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Autore: DanieldervUniverse    22/03/2018    3 recensioni
Questa storia è un "breve" spaccato volto ad allargare il circolo narrativo di Legend of Sanctuary, partendo da una specie di prequel riguardante la vita dei Gold SaintCavalieri d'Oro prima che succedesse il casino con Atena, Saga e Aioros.
Questa è una one-shot di anticipazione, se sarà gradita potrebbe diventare una serie. Sostenete se volete con recensioni, seguite o preferite. E ora leggete.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Capricorn Shura, Gemini Saga, Leo Aiolia, Sagittarius Aiolos, Scorpio Milo (Legend of Sanctuary)
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Poche cose descrivono bene la condotta di un Saint come la vita sana e delle abitudini che scandiscono la sua giornata in modo così netto che Crono in persona è costretto ad aggiustare il tempo per seguire la loro puntualità (persino quando si reincarnò nell’Ammiraglio Bum, residente al Viale dei Ciliegi a Londra).

E tra tutti i Saint, non uno era capace di tale rigore come Aioros, cavaliere del Sagittario classe ‘86; straordinario, coraggioso, leale, forte non erano aggettivi che gli si addicevano quanto corretto e umile, dotato di una straordinaria capacità di resistere alle faticose tendenze di alzarsi alle cinque di mattina (ora del Santuario), dedicarsi a due ore di digiuno forzato per organizzare gli allenamenti e i turni di guardia e nello stesso tempo pregare in silenzio Atena (che manco i chierici di D&D), per poi tornare al proprio tempio, lavarsi, vestirsi, e riassemblare la propria brillante armatura per dare il buongiorno al Gran Sacerdote nella Grande Casa; e poi, per dieci ore filate, si prodigava ai suoi doveri di Saint, cioè pesanti turni di guardia e all'occorrenza anche fare viaggi inter-galattici per sedare eventuali folli imperatori spaziali (Zurg, Freezer e Palpatine solo per dirne alcuni), e solo al tramonto, con le membra doloranti e il Cosmo rovente che sembrava pronta a scoppiare come una supernova capace di annientare l’intera galassia, dopo aver salutato il Gran Sacerdote ed aver rivolto un’ultima preghiera di ringraziamento ad Atena, il Saint rientrava forte e felice nel suo spazio privato.

Ad essere onesti e precisi, Aioros (come anche i suoi vecchi compagni d’allenamento Saga e Death Mask, e Mur perché era il bimbetto preferito dal Gran Sacerdote) aveva un piccolo privilegio nella sua vita da Saint: il Gran Sacerdote gli aveva accordato una piccola tasca dimensionale da modellare come un appartamento secondo i gusti dell’occupante, e Aioros, nella sua modesta umiltà, aveva scelto un piccolo cottage a due piani, stile inglese (senza moquette per ragioni igieniche): al piano di sopra c’erano cinque stanze, tra cui un bagno occidentale (da quando era passato in Italia per una rapida lezione di storia su un suo predecessore non aveva potuto più fare a meno del bidet), un ripostiglio dove il cavaliere aveva chiuso le ultime effigi di Stalin, i busti di Cesare e vari oggetti di epoche precedenti (nel vano tentativo di finire la faida millenaria con la Casa dei Gemelli che dalle guerre persiane stava sempre schierata sul fronte opposto, perché alla lotteria per diventare Gold Atena faceva vincere sempre due che non potevano andare d’accordo) e tre camere da letto, una per lui e le altre due in caso servissero; al piano di sotto c’era una confortevole cucina con un tavolo e uno stereo per la musica (come facessero ad arrivare le onde radio lì solo gli dei lo sapevano), un soggiorno fin troppo ampio con ben tre divani e un piccolo tavolo giapponese per sedersi con le gambe al caldo sotto gli immensi plaid attaccati al bordo (un souvenir di quella volta in cui una principessa aliena era atterrata in Giappone e aveva minacciato di distruggere la Terra a meno che un campione non l’avesse battuta, e altre cose imbarazzanti dopo), e pieno di ripiani dove il cavaliere aveva stipato le migliaia di souvenir che prendeva ogni volta che andava in missione (c’erano anche una spada laser, un costume da Batman, una copia del martello di Thor, la borsa di Mary Poppins e altri artefatti leggendari di cui il cavaliere non conosceva nemmeno la potenza), e un altro bagno con un enorme vasca.

Ciò che attendeva il cavaliere quando rientrava nel suo spazio privato erano un bagno caldo, arroventato dal suo Cosmo ribollente, stretching serale per evitare di svegliarsi la mattina dopo rigido come uno stoccafisso, una cena vegana fatto salvo per alcuni formaggi (come insegnavano gli antichi maestri greci), e infine via a letto, con i sensi all’erta per scattare in piedi al minimo sentore di un intruso.

Tutto questo era il mondo di Aioros una volta, ma ormai non più. Alle cinque di mattina Aioros russa sonoramente, e non si sveglierebbe neanche se Atena stessa lo chiamasse al suo fianco, perché negli ultimi due mesi ha dormito meno di sessanta ore. E non vi fate venire scrupoli, dato che una persona media dorme ben quattrocentoventi ore nello stesso lasso di tempo. Alle sei tuttavia l’umile cavaliere trova finalmente la forza di spingere da parte le coperte e gli altri occupanti del suo letto (nonché immancabili disturbatori del suo sonno), e alzarsi mogio e barcollante per raggiungere la porta e uscire in corridoio per raggiungere le scale. Con gli occhi ancora chiusi per la pressione del sonno, ma imperterrito, Aioros percorse decine di volte quella strada con la sicurezza e la caparbietà di un sonnambulo, finché un giorno...

-GUACAMOLE!- gridò il cavaliere nel tragico momento in cui il suo mignolo centrò lo stipite della porta in quel modo temibile che neanche la tortura cinese osa sfruttarlo (e Aioros di tortura cinese, dopo più di dieci anni di allenamenti con il Gran Sacerdote, ne sapeva anche troppo), probabilmente abbastanza forte da svegliare tutte le case dall’Altura delle Stelle a quella dell’Ariete (anche se la metà di esse era vuota).

Ma se credete che uno come Aioros fosse estraneo al dolore vi sbagliate, perché il giovane uomo trovò la forza di saltellare (in modo isterico, come un bambino che si è appena fatto male) fino al corrimano della scala, dove batté l’altro mignolo, e, con molta eleganza data la situazione, volò a bomba oltre la ringhiera, cadendo di testa (perché i Saint, comunque cadano, atterrano sempre di testa, che sia fumetto, videogioco o fanfiction) sui gradini di legno, che essendo privi di moquette non fecero assolutamente niente per attutire la caduta. Se qualcuno dovesse ulteriormente chiedersi dove sia andata a finire la sua invulnerabilità di Saint, gli basti considerare che l’uomo non ha praticamente chiuso occhio per due mesi e che probabilmente non trovava modo di recuperare la sua immacolata rigidità di abitudini per ristabilire la piena forza del suo Cosmo. In fondo, i Saint sono normali esseri umani senza il Cosmo e le armature (paradossale, eh). Aioros rimase a contorcersi spasmodicamente per quella che sicuramente gli parve un’eternità ma che di fatto non erano altro che due miseri minuti in cui il soggetto non fece che miagolare ed imitare le mosse di un gatto che si stiracchia.

-Ahio- borbottò infine, cercando di sollevarsi in piedi e mancando miseramente il pomello delle scale, ricadendo dolorosamente sul suo osso sacro e scivolando per tre gradini.
-Onii-san?- lo chiamò Aioria, da sopra le scale -Sei caduto?
-N-no, ho messo un piede in fallo- replicò Aioros, cercando di ignorare il dolore con quel poco di dignità che gli restava.

Puzzava perché non poteva lavarsi più come una volta, i suoi abiti comuni erano tutti da lavare perché non aveva nemmeno il tempo di fare il bucato, la sua armatura non veniva lucidata da mesi e non aveva ancora finito di ricostruire la cucina dopo l’ennesimo insuccesso di cucinare una cena decente senza doversi affidare a dei piatti prepagati, di cui teneva il frigo rigorosamente pieno per evenienze come quelle.

-Hai di nuovo avuto un incubo vero?- chiese Milo, sporgendosi affianco ad Aioria.
-Non dovresti camminare al buio- raccomandò invece Shura, aggiungendosi agli altri due.
-Buongiorno ragazzi- rantolò il cavaliere, rimirando il doloroso silenzio le tre cause della sua sfortunata (e bisogna essere gentili per chiamarla così) vita giornaliera.

Aioria, il suo fratellino dalle capacità straordinarie ma dalla maturità piuttosto mancante; come si può immaginare, la cosa aveva provocato parecchi incidenti (tra cui rientrava sfortunatamente la distruzione di una delle colonne portanti della Grande Casa).
Milo, una bambina poco più grande di Aioria e molto combattiva; il suo maggiore difetto era che non accettava il fallimento e quindi nel suo strafare combinava danni ancora più grandi (Aioros aveva dovuto chiedere alle Saintia di rimettergli a posto la schiena con l’agopuntura a seguito di un fallimento con lo Scarlet Needle).
Shura, l’orgoglio del Saint e il maggiore dei tre; Aioros sentiva che il ragazzino aveva molte somiglianze con lui, data la disciplina indiscutibile e la rigorosità dei suoi comportamenti e delle sue abitudini, ma purtroppo era troppo “geloso” della sua approvazione per condividere (e il motivo principale per cui Aioros non poteva dormire era perché doveva tenere i tre separati onde evitare omicidi volontari).

Aioros teneva ai suoi tre apprendisti come se fossero Atena stessa, e probabilmente anche di più, ma così non sarebbe arrivato ancora molto lontano.


-Ripeti un attimo.
-Mi serve un inserviente.
Saga sollevò il sopracciglio sinistro, pensando che il suo amico (rivale, ma dettagli) fosse leggermente esaurito, soprattutto a giudicare dall’aspetto e dall’odore.
-Hai deciso di farti insegnare come cucinare?
-No Saga. Ho imparato a distruggere imperatori galattici con un pugno, saprò domare anche le padelle.
Il Saint dei gemelli aveva i suoi dubbi (considerati i fiaschi che aveva dovuto mandare giù quando lui, Aioros e Death Mask si dividevano i compiti di casa, durante l’allenamento per diventare Gold Saint) ma evitò di esternarli perché non aveva intenzione di iniziare una discussione con Aioros davanti ai suoi allievi.
-Allora perché?
-Perché non ce la faccio a badare a Milo, Shura e Aioria da solo.
Saga stavolta alzò entrambe le sopracciglia, prima di sorridere sornione, fiutando l’occasione di scimmiottare il suo irraggiungibile rivale.
-Il grande Aioros, il più potente Saint del suo tempo…
-Dopo i maestri Dohko e Sion…
-Non mi interrompere. L’allievo prediletto del Santuario e il suo miglior difensore, colui che da solo ha affrontato Thor di Asgard- (si, quel Thor che finisce sotto le macchine) -ha problemi a gestire tre bambini. Non hai imparato niente da Sion-sensei quando si occupava di noi?
-Almeno tu e io eravamo di aiuto.
-E Milo e Shura non lo sono?
-Sì. Quando non cercano di strangolarsi a vicenda.
Saga fece una smorfia, cercando di nascondere il senso di compassione che gli stava comparendo negli occhi.
-Beh, te li sei scelti tu, i tuoi studenti.
-Il Cosmo è singolarmente potente in loro. Sono perfetti per diventare Gold Saint.
-Per diventare un Saint bisogna considerare anche il carattere…
-E di Death che mi dici?

Saga ammutolì, perché in effetti Death Mask era la pecora nera del Santuario; anche da giovani, non aveva mai dimostrato un minimo di rispetto se non per sé stesso, e soprattutto nei confronti suoi e di Aioros non aveva altro da offrire se non sprezzo e superiorità (però era quello che cucinava meglio quindi l’avevano sopportato fintanto che poteva gustare la sua pasta asciutta due-tre giorni alla settimana).

-Non vorrai riempire il Santuario di soggetti simili usandolo come termine di paragone, vero?
-Saga nel nome di…!
Il Saint dei gemelli tappò la bocca del suo “amico” con un balzò, voltandosi con gli occhi sgranati verso i suoi studenti. Fortunatamente nessuno dei tre venne turbato dalla cosa: Shaka continuò a meditare in silenzio e con gli occhi chiusi, borbottando “Ohm” a intervalli regolari; Camus si limitò ad alzare lo sguardo per pochi istanti, prima di tornare a dedicarsi ai suoi compiti (cercava di non restare indietro, poverino); Aphrodite continuò a fare le sue… cose con lo specchio. Saga sospiro di sollievo, prima di voltarsi verso Aioros con uno scatto e fulminarlo con una delle sue migliori occhiate omicide.

-Ho lavorato sodo per due mesi in modo da avere i miei ragazzi perfettamente a loro agio ed ammansire i loro eventuali spiriti ribelli. E giuro su Atena che ti distruggerò fino all’ultimo atomo se rovinerai la pace che ho portato in questo luogo, è chiaro?
Aioros annuì convinto, e l’altro si allontanò con passo misurato, pronto a tappargli la bocca di nuovo o a stenderlo con uno dei suoi micidiali pugni.
-Li hai educati ad essere così?- domandò il Sagittario un attimo dopo, con una strana espressione sul volto.
-Sì. È stato facile- rispose con sufficienza Saga, facendo per immergersi nella lettura di una delle commedie di Shakespeare (Macbeth, la sua preferita, senza sapere ancora dell’ironia della sua sorte) per troncare la discussione e riprendere una delle sue più sane abitudini: ignorare Aioros.
-Saresti capace di fare lo stesso con Aioria, Milo e Shura?

Il Saint dei Gemelli spalancò la bocca, ovviamente sbalordito all’idea. Provò a balbettare una risposta ma dalla sua bocca non uscì parola, nemmeno un bisbiglio d’aria, e Saga rimase a fissare Aioros come uno stoccafisso che aveva appena abboccato all’amo (metafora molto calzante dato che il Saint non aveva idea dell’enormità del problema che erano i tre giovani, ma non poteva sicuramente farsi sfuggire un’occasione simile). Senza aggiungere altro mise da parte la sua preziosa raccolta di opere di Shakespeare e tirò fuori il suo taccuino personale, in cui annotava una per una tutte le cose in cui era migliore di Aioros.

-Che cosa fai…?
-Controllo la mia agenda- mentì spudoratamente, mettendo su una faccia di bronzo che avrebbe fatto invidia ai Bronzi di Riace mentre si segnava l’ultima nota (che ci crediate o no, era l’ultima di molte).
-Bene, credo di potermici dedicare da adesso- annunciò, riponendo il suo prezioso amuleto con cura.
-Oh grazie!- esclamò Aioros, facendo per abbracciarlo ma venendo respinto dalla solida mano destra di Saga.
-Aioros?
-Sì?
-Puzzi. Lavati prima di toccarmi- lo freddò, prima di aggirarlo con passo marziale -I ragazzi non avranno bisogno di essere tenuti d’occhio, quindi per favore non badare a loro.
Sparì momentaneamente fuori dalla sua tasca dimensionale, ma si riaffacciò dopo pochi istanti -E stai lontano dalla mia cucina.


-Brutto! BRUTTO BRUTTO BRUTTO!- esclamò Aioria, calando pugni alla velocità della luce con l’insistenza di un bimbo di otto anni, che ovviamente rimbalzavano sulla barriera di Cosmo di Saga come i pugni di un normale bambino.

Tuttavia il Saint dei Gemelli non poté fare a meno di rabbrividire al sospetto di essersi cacciato in un guai grosso quanto quello in cui era finito entrando nel covo dell’idra per dimostrare a Death che era migliore di lui (e le sculacciate del Gran Sacerdote avevano sottolineato la cosa con molta perizia).

-Falla finita bamboccio!- esclamò Milo, lanciando un pezzo della fornitura dritto in testa al giovanissimo Saint.
-WHAAAAAAAAAA!!!- si mise ad urlare questi, liberando un Cosmo ovviamente straordinario per un individuo della sua età.

Si concretizzò in una devastante esplosione di fulmini che martoriò in modo ancora più irreparabile la “casa” di Aioros. Come avesse fatto il Sagittario a resistere per due mesi in quell’inferno, Saga non poteva nemmeno iniziare a immaginarlo: lui li avrebbe strangolati in tre giorni; due se l’ultimo avesse deciso di ubbidire senza fare storie. Ma tutti e tre insieme? Gestirli? Educarli!? ADDESTRARLI!? Aioros era un pessimo giudice di carattere; certo, sarebbero divenuti tutti dei Saint di prima classe, i più forti tra i Gold forse, ma senza l’indole non avrebbero aiutato granché. Death Mask in confronto era uno stupido barbagianni.

-VOGLIO IL MIO FRATELLONE! LO VOGLIO ADESSO!
-Stara via solo mezza giornata! È un dovere da Saint!- gridò Saga, facendo rimbombare la sua voce con tale forza da quietare la tempesta che si era appena scatenata.

Cosa che non di dimostrò molto utile, dato che Aioria continuò a piangere in mezzo alla stanza, ma almeno smise di spedire fulmini tutt’attorno con il rischio di provocare un esplosione galattica (di cui, personalmente, Saga era il massimo esperto e gradiva tenersi il primato).

-Beh, aiutatelo- aggiunse poi il Saint adulto, rivolto agli altri due: una si era rifugiata sul lampadario pericolante, l’altro di era messo in posa a quattro zampe su uno dei piedistalli, imitando un caprone seduto.

Entrambi scossero la testa.

Sospirando, Saga si fece avanti, iniziando a parlare -Aiutare i propri compagni, per quanto ogni Saint combatta le sue battaglie da solo, è il principio primario di fratellanza tra noi servitori di Atena; è possibile aiutare il proprio compagno durante una battaglia solo se, all’inizio dello scontro, preferisce ritirarsi di fronte ad un avversario più forte, o se alla fine sopravvive. Anche morire nel nome di Atena è il più grande onore che un Saint possa avere-eh-eh-eh-eh-eh-eh-eh-eh-eh-eh…

Un dettaglio che ovviamente Saga non aveva considerato era che Aioria era ancora elettricamente carico, decisamente in negativo, e quindi cercare di essere positivi con lui non era proprio una furbata, specie se intendeva stabilire un contatto fisico.

-Si sarà fulminato?- domandò Shura, scendendo dal suo piedistallo.
-Non lo so. Non capisco cosa dice- replicò Milo, senza dare segni di volersi separare dal lampadario, anche a costo di caderci assieme.

Impotente (almeno finché non avesse trovato il modo di sopprimere il Cosmo di Aioria, cosa che, considerando che la sua arma migliore, il Pugno di Amianto che respingeva tutto, era intrappolato nella tela elettrica dell’altro cavaliere, non sarebbe stata molto breve), Saga pensò di essere caduto in un brutto scherzo di Aioros. Shura rimase a fissarlo a pochi passi di distanza, con le braccia conserte e gli occhi fissi su di lui; il cavaliere avrebbe voluto dirgli cortesemente (ma anche no) di aiutarlo a liberarsi, ma data la sua limitata capacità di parole dovette sopportare molto dolorosamente quegli attimi in cui il ragazzo rimase a meditare (assomigliando ad uno stoccafisso).

-Perché non fai qualcosa?- suggerì la ragazzina ad un certo punto.
-Non sono sicuro di cosa fare. Insomma, Aioros-sensei potrebbe dirmelo ma non è qui.
“Al diavolo Aioros, usa il Cosmo ragazzo!” brontolò Saga nella sua testa, ma esternando solo un debole grugnito.
-E che c’è di così difficile?- insisté la ragazzina (e ovviamente il Saint dei Gemelli era assolutamente d’accordo con lei).
-Non so se tagliargli il braccio o no- spiegò Shura.

Se Saga avesse potuto sgranare gli occhi di più l’avrebbe fatto: tutto ma il suo braccio no, il suo braccio era più d’oro dell’armatura, e gli serviva (per strangolare Aioros o Death Mask, chi dei due l’avesse fatto impazzire per primo), gli serviva molto. Provò a protestare, contorcendosi quel poco che gli riusciva, sperando che quei ragazzini fossero abbastanza intelligenti da accorgersene.

-Tu che dici?- continuò Shura, rivolgendosi a Milo.
-Lui sembra d’accordo- replicò lei.
-Per tagliarlo o meno?
-Credo per entrambi.

Il Saint dei Gemelli provò disperatamente a sopprimere il Cosmo di Aioria, usando tutto il suo straordinario allenamento per aggirare la trappola mortale in cui era caduto senza realizzarlo, ma non era neanche lontanamente abbastanza in fretta: ci sarebbero volute ore, forse.

-Ma dovrà pur sceglierne una- continuò Shura.
-Perché non scegli tu così la facciamo finita?
-Taglio il braccio?
-Sì.
-Sì?
-No.
-No?
-Fallo!
-Cosa?!
-Oh Atena, quello che ti ho detto di fare!
-Non mi hai detto niente!
-Ti ho detto “Sì”!
-“Sì” cosa!?
-Sì fallo!!!!

Saga sperò che forse la discussione si sarebbe prolungata abbastanza da permettergli di liberarsi da solo e tornare da Aioros per sistemarlo una volta per tutte per averlo ficcato nei guai in quel modo.nE se anche non fosse stato così, i due giovani che-mai-sarebbero-diventati-Saint-finché-avesse-avuto-vita-in-corpo erano distratti dalla questione spinosa del suo braccio, cosa che gli andava molto a genio.

-Vieni giù se hai coraggio scimmia!- gridò Shura, agitando i pugni verso la ragazzina.
-Non ti conviene caprone!- replicò Milo, agitandosi con tale foga che il lampadario cominciò a dondolare pericolosamente.

Troppo pericolosamente. I Gold Saint erano perfettamente capaci di vivere alla velocità della luce, vivendo negli istanti tra un secondo e l’altro, e così per Saga non ci volle molto a capire che il lampadario era sul punto di staccarsi e finire da qualche parte, probabilmente sulla sua faccia indifesa in quanto il suo Cosmo era troppo soppresso per funzionare. Pregò Atena misericordiosa che l’oggetto non calasse su di lui in quello stato, ma quando la catena finalmente cedette e Milo si avventò su Shura con un balzo, Saga ebbe solo un pensiero da rivolgere alla dea: “S*****a”.


Aioros si sorprese di quanto stanco fosse quando si risvegliò nella vasca da bagno di Saga, constatando che l’acqua bollente in cui si era immerso era ormai gelida. Con un colossale starnuto saltò fuori e sprigionò un po’ di caldo Cosmo per asciugarsi alla svelta (ed evitare così di aggiungere anche il raffreddore alla lista dello cose che andavano male), e rimirare il suo riflesso allo specchio. Era ancora ridotto uno schifo, con occhiaie talmente viola da fargli gli occhi infossati, e gli stessi erano lucidi e arrossati; però la pelle aveva recuperato un po’ di colore e il suo aspetto quantomeno aveva ripreso una nota più dignitosa, ora che si era tolto di dosso lo sporco di quasi due mesi. Fischiettando un allegro motivetto, si mise a lavare i propri abiti lordi (almeno quello lo sapeva fare); era quasi di umore gaio, sicuro che Saga non potesse fallire con i suoi allievi. Forse non oggi, o neanche domani, ma un bel giorno sarebbe sicuramente riuscito a far rigare dritto i tre e lui avrebbe potuto finalmente tirare un sospiro di sollievo. Aveva appena finito di asciugare gli abiti quando le sue aspettative furono frustrate da un -AIOROSSSSHHHHHH!!!!- disperato e allo stesso tempo infuriato. Capendo che era Saga, il Sagittario fu lesto a rivestirsi e a catapultarsi nel salotto: si trovò davanti il vecchio amico cooperto di lividi, sanguinante dalla bocca e con gli abiti a brandelli, come se fosse appena uscito da una ressa. Prima che Aioros potesse mormorare il suo -Oh no- sconvolto, l’altro scoppiò in una risata selvaggia, agitando il capo come se fosse posseduto da un dio oscuro.

-Tu!- gridò quando ebbe finito, puntandogli il dito contro -Tu infame! Tuuuuhhhh!
-Io c-cosa?- balbettò il Sagittario, confuso e atterrito allo stesso tempo.
-Tu… tu mi hai fatto questo! Bwhawhawhawhawhahhahah!- continuò Saga, delirante, mentre si infilava le mani tra i capelli scompigliati -Per tutto questo tempo sei stato tu!
-Ehhhhhh…- disse il Sagittario, voltandosi verso i tre allievi di Saga, i quali scossero brevemente il capo per poi tornare a dedicarsi alle loro… cose.
-Lo sapevo, lo sapevo io! Mi hai ingannato! Ti ho visto! Sei stato tu! Tuuuhhhhh!- continuò il cavaliere dei Gemelli.

Aioros ebbe il bruto presentimento di essersi definitivamente alienato le simpatie dell’amico che aveva imparato ad amare come un fratello per colpa dei tre demoni.

-Non può continuare così! Uno di noi deve morire!- esclamò infine Saga, saltandogli addosso con gli occhi rossi e i capelli apparentemente scuriti.
-ONIIIII-SAAAAAN!
-YEAAAAARGH!

Aioros non fece neanche in tempo a reagire che il Saint dei gemelli lo sorpassò ad una velocità superiore a quella della luce, senza neanche sfiorarlo. Il Sagittario temette che l’altro avesse sferrato un colpo che lui non era stato in grado di vedere, ma nessun assalto arrivò e invece il suono di mobili rovesciati rimbombò violentemente alla sue spalle.

-CAMUS, CONGELA!
-DIAMOND DUST!

Aioros, voltandosi, si trovò davanti ad muro di ghiaccio alto quasi quanto lui, che si avvolgeva impenetrabile attorno a vari componenti dell’arredamento.

-Questo è l’impenetrabile muro dell’inverno Siberiano! Nessun esercito è mai riuscito a passare, e sarà così anche oggi!- esclamò Saga, ergendosi imperioso dietro la barriera improvvisata;

Aioros non poté nemmeno protestare riguardo al fatto che il cavaliere che aveva difeso l’URSS era del Sagittario che tre paia di braccia gli si avvolsero attorno al corpo e tre paia di voci gridarono il suo nome.

-Che diavolo…- balbettò il Sagittario, riuscendo solo a scorgere la faccetta arrossata e paffuta di Aioria che si stropicciava contro il suo volto (e considerato tutto, non gli fu difficile capire di chi erano le altre due paia di braccia).
-Fratellone- replicò commosso il piccolo cavaliere.
-Sparite dalla mia vista demoni!- esclamò Saga.
-Scappa Aioros, quell’uomo è un demone- replicò Shura, con tono gelido.
-Voleva farci da maestro!- aggiunse Milo, con voce rotta.
-IO non volevo fare un bel niente, avete fatto tutto VOI!- rispose il cavaliere dei gemelli, fuori di sé.

Aioros sapeva bene che gli scatti d’ira del compagno erano soliti ad essere… beh incontenibili non era abbastanza per descriverli, ma per il Saint andava più che bene; per questo, dopo aver guardato un’altra volta gli occhi lucidi e umidi del fratellino, gli accarezzò la nuca e sorrise. Quindi, senza proferire altra parola (che tanto non avrebbe sentito nessuno perché Milo e Saga non facevano altro che tirarsi insulti ad una velocità prossima alla luce), si caricò il fratellino in spalla, prese Milo in braccio senza permetterle di protestare, afferrò con dolcezza la mano di Shura, e si avviò fuori della stanza, ignorando la risata vittoriosa del cavaliere dei Gemelli.


-Beh ragazzi, devo dire che…- osservò Aioros, notando i suoi allievi intenti ad aiutarlo in cucina come dei bravi fratellini -Questa non l’avevo pensata.

Anche se l’intervento di Saga era stato… beh, decisamente non quello che il cavaliere si era aspettato, l’effetto era stato immediato, e per grazia di Atena i suoi allievi avevano smesso di litigare tra loro ed avevano persino cominciato a collaborare, il che gli aveva fatto molto comodo: la sera erano troppo stanchi per litigare e potevano mettersi tutti a dormire in pace (sempre nello stesso letto perché ormai persino lui si era abituato alla loro presenza), al mattino tornava dalla meditazione e li trovava già in piedi ed intenti a fare colazione (e certi giorni la facevano anche per lui), e il resto del giorno potevano allenarsi quasi in pace perché purtroppo i suoi allievi erano troppo irruenti per non litigare tra loro. E dopo il bagno della sera, rissoso anche quello, cucinavano la cena tutti assieme.

-Però Shura per favore, potresti evitare di tagliare la carne con la mano? Insomma, stai ancora imparando la tecnica, potresti farti male.
-Credevo fosse un’ottima occasione per padroneggiarla, sensei- rispose il giovane, interrompendo i suoi maldestri tentativi con l’Excalibur di ritagliare la gigantesca bistecca di manzo per fare lo spezzatino.
-Ehm… non credo che dovrei parlare dopo quello che ho… mhhh, diciamo che la cucina non è un buon posto dove sperimentare- spiegò Aioros, calandosi nella migliore veste da fratello maggiore -E poi piantala di rubare roba dal frigo. Se vuoi ti porto fuori e ti compro quello che ti pare, ma solo se prometti di non fare l’ingordo come al solito, che finisci subito tutto i soldi.
-Vuoi dire i soldi che usi per comprarti i tuoi souvenir?- domandò pungente Milo, centrando il punto.
Aioros si morse il labbro e replicò -Ogni adulto ha i suoi bisogni.
-Non sei per niente entusiasmante fratellone- disse Aioria, e purtroppo il Sagittario non ebbe scelta se non mettersi mogio ad impastare.
-Fratellone?- lo chiamò Aioria -Scusa.
Aioros gli sorrise, prima di mettersi a fischiettare Con un poco di zucchero e riprendere ad amalgamare l’impasto per le paste fritte.
-Ti prego, non quella canzone- fece Milo.
-Con un poco di zucchero la pillola va giù; La pillola va giù-u-u; La pillola va giù…


Nel caso qualcuno si chiedesse come se la stava cavando intanto Saga vi basti sapere che aveva cominciato a prendere appuntamenti con il Gran Sacerdote per terapia, ma il suddetto lo lasciava a lagnarsi per ore con un’illusione mentre pensava agli affari del Santuario, e non appena il cavaliere lo scoprì… diciamo che le sue mani furono piuttosto piene per alcuni minuti.

  
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