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Autore: EdSheeran    22/03/2018    7 recensioni
Dal testo:
"I soldati erano belli e dannati, i tipici ragazzi per cui uno come Derek dalla mente e il cuore da infermiere avrebbe potuto facilmente perdere la testa."
Genere: Angst, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note autrice: Prima che festeggiate per questo secondo ed ultimo capitolo vorrei avvisarvi dello schifo che state per leggere, e no, non sto affatto facendo la modesta per sentirmi dire il contrario. Sarò sincera, avevo iniziato questa fic con entusiasmo e poi mi sono ritrovata con un blocco grande quanto una casa, e più provavo a pensare a come continuarla e finirla più la mia mente scartava ogni idea. C'è stato un momento in cui ho pensato addirittura di cancellarla, anche perché molti di voi mi hanno inviato dei messaggi in cui mi chiedevano proprio di questa fic e mi sentivo in colpa a rispondervi con "Non so se riuscirò mai a finirla".

Poi ho chiesto aiuto a Fefi, che per qualche assurdo motivo tiene davvero tanto a questa fic, e ho trovato un modo per finirla (l'idea del finale è sua, ringraziate lei per ciò!), anche se ammetto di aver scritto questo secondo capitolo con pochissimo entusiasmo...è così, quando una fic perde il mio interesse è difficile che ne possa uscire qualcosa di buono, quindi vi chiedo perdono in anticipo per ciò che starete per leggere.

Anch'io ho i miei momenti no da autrice (e fidatevi, sono tanti), quindi spero possiate passare sopra a questo capitolo scritto in modo palesemente affrettato e che possiate essere comprensive. <3













Tre mesi dopo.
 
 
La prima volta che si erano baciati era stata durante la loro quinta uscita, e sorprendentemente era stato Derek a chiudere la distanza tra loro e a baciare Stiles, perché si era ritrovato a non avere più la forza di resistergli. Stiles stava fumando il suo sigaro e stava ascoltando attentamente un suo discorso insensato come se fosse la cosa più interessante del mondo, e Derek aveva perso il filo di quello strano racconto e lo aveva fissato stupito, perché mai nessuno in vita sua lo aveva ascoltato con così tanta attenzione e premura, come se qualsiasi cosa avesse da dire fosse super importante, e quando Stiles lo aveva chiamato preoccupato e lo aveva incentivato a continuare, non aveva resistito oltre e gli aveva sfilato via il sigaro dalle labbra per poterle congiungere con le proprie. Era stato un bacio insicuro e casto, le loro bocche si erano appena sfiorate e poi aveva allontanato appena il viso dal suo per poterlo guardare negli occhi con titubanza; gli occhi ambrati di Stiles erano spalancati e sorpresi, ma poi aveva posato delicatamente una mano sulla sua guancia e gli aveva accarezzato lo zigomo con il pollice, e Derek aveva trovato il coraggio per avvicinarsi nuovamente a lui, e quella volta il bacio era stato approfondito e passionale, un bacio che Derek non avrebbe mai pensato di poter ricevere davanti al molo e premuto contro la portiera di una strana macchina azzurra senza tettuccio.
 
 
Non avrebbe mai pensato che il suo primo bacio lo avrebbe dato ad un soldato, eppure era stato così, ed  era stato uno dei momenti più belli della sua vita.
 
 
 
 
Non avrebbe nemmeno mai pensato che quel loro frequentarsi sarebbe durato così tanto. Certo, per molte persone tre mesi potevano essere considerati un lasso di tempo breve, ma per lui e Stiles che erano consapevoli del poco tempo che avrebbero potuto trascorrere insieme tre mesi erano davvero tantissimo. Era difficile per lui ammetterlo, ma da quando aveva iniziato ad uscire con Stiles la sua permanenza lì era diventata mille volte più piacevole, e persino il suo atteggiamento era cambiato radicalmente: Adesso sorrideva di più, era più propenso a scherzare con Nolan ed Isaac e spesso si ritrovava a ridere alle loro battute invece di alzare gli occhi come faceva prima, lavorare era diventato meno stressante perché solo pensare che una volta finito il proprio turno avrebbe potuto vedere Stiles gli faceva affrontare la fatica con più facilità.
 
 
Insomma, Isaac aveva avuto ragione quando gli aveva detto che un po’ di compagnia rendeva tutto più bello.
 
 
Spesso lui e Stiles erano l’argomento preferito del gruppetto che avevano formato gli infermieri e i soldati, ed erano costretti a subirsi le loro prese in giro perché tutti erano convinti che in realtà fossero fidanzati segretamente, il che era ridicolo perché avevano da subito messo in chiaro che non sarebbero mai arrivati a quel punto.
Anche se…sinceramente, Derek stava iniziando ad avere difficoltà nel reputarsi solo un amico di Stiles, perché era abbastanza incoerente definirsi tale quando lo baciava o lo teneva per mano, eppure entrambi all’inizio di quella storia avevano stabilito che non gli convenisse coinvolgersi sentimentalmente perché altrimenti sarebbe stato ancora più doloroso lasciarsi.
 
 
Derek continuava a ripetere a Stiles cose come “Non sentirò affatto la tua mancanza” e “Scordati di vedermi piangere nel giorno della tua partenza, perché non accadrà”, ma più passava del tempo con lui e più la notte si ritrovava a piangere silenziosamente al solo pensiero di non rivederlo mai più.
 
Ovviamente non disse niente a Stiles, perché non voleva fargli pesare ancora di più l’imminente partenza per la guerra, e magari non dicendoglielo lo avrebbe protetto da una relazione che avrebbe solo portato  dolore  ad entrambi.
 
Però maledizione…era così difficile non dirgli niente quando Stiles lo abbracciava da dietro durante le uscite con il gruppo e continuava a parlare con gli altri come se niente fosse, stringendoselo inconsciamente contro ogni volta che lo nominava tra una chiacchiera e l’altra, era così straziante non sentirsi parte di qualcosa quando Stiles gli voltava il viso verso di sé e lo baciava dolcemente, accarezzandogli la guancia con il pollice e guardandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto.
 
A volte sopprimere i sentimenti che provava per lui e che scalciavano per uscire fuori era quasi doloroso, ma era un dolore che Derek avrebbe sopportato pur di non rovinare quell’equilibrio che avevano trovato in quella loro sottospecie di frequentazione.
 
 
 
Insieme avevano stipulato una lista di tutte le cose a loro detta “normali” che avrebbero dovuto fare in quel periodo in cui potevano stare insieme, e le più semplici le avevano già effettuate.
 
 
 
 
-Cose normali da fare: Andare in bicicletta.
 
 
-Coraggio Stiles, ricorda cosa ti ho detto. Mantieni le mani ben salde sul manubrio e cerca di trovare un equilibrio, non sbilanciarti né troppo verso destra né troppo verso sinistra.-lo istruì Derek, correndo dietro alla bicicletta e mantenendo una mano sul sellino su cui era seduto Stiles per aiutarlo a rimanere in equilibrio.
 
 
 
Ancora stentava a credere che Stiles, un soldato da già undici anni, non sapesse andare in bicicletta. Quando glielo aveva confessato con sguardo basso e guance rosse per l’imbarazzo, Derek aveva dovuto lottare con tutte le proprie forze per non scoppiare a ridergli in faccia, e quindi gli aveva sorriso rassicurante e gli aveva detto che gli avrebbe insegnato lui come andare in bici senza cadere.
 
 
Non credeva però che per spuntare quel punto dalla lista ci sarebbe voluta un’intera giornata, Stiles sarà anche stato bravo con le armi, agile e forzuto per superare i duri allenamenti ai quali era sottoposto, ma era totalmente negato per andare in bicicletta. Non riusciva nemmeno a pedalare per cinque secondi che subito la bicicletta si ribaltava, e Derek proprio non riusciva a non scoppiare in fragorose risate quando lo vedeva a gambe all’aria mentre mandava delle maledizioni a “quell’oggetto infernale e privo di senso!”.
 
 
 
 
 
-Al mio tre ti lascio, ok?-gli domandò Derek, e Stiles subito si irrigidì ed iniziò a sbandare.
 
 
 
 
 
-Nono, aspetta. Non sono ancora pronto.-lo supplicò Stiles.
 
 
 
 
 
-Certo che sei pronto. Sei un soldato, ricordi? Non puoi lasciarti vincere da una bicicletta.-cercò di incoraggiarlo, Derek, lasciandolo andare senza contare.
 
 
 
 
 
 
Stiles non si era accorto che Derek avesse mollato la presa sul suo sellino e stava continuando a blaterare cose su quanto in realtà andare in bicicletta fosse più difficile del maneggiare un’arma e…stava pedalando da solo. Derek sorrise fiero e si portò una mano davanti alla bocca, osservando Stiles pedalare in modo incerto sul piccolo sentiero di campagna che avevano scelto per evitare di essere visti da qualcuno, o la dignità di Stiles sarebbe sparita per sempre.
 
 
 
 
 
-Bravissimo Stiles! Ce l’hai fatta! Stai andando in bicicletta!-esclamò Derek, applaudendo entusiasta.
 
 
 
 
 
-Cosa??-domandò Stiles, voltandosi all’indietro e spalancando gli occhi quando lo vide fermo lontano da lui e non più dietro di sé.-Oh merda! Oh merda, oh merda, oh merda.-farfugliò Stiles andando nel panico ed iniziando a barcollare pericolosamente.
 
 
 
 
 
 
-Nonono! Continua a concentrarti!-lo incitò Derek, correndo verso di lui.
 
 
 
 
 
-Avevi detto che avresti contato! Traditore!-lo accusò Stiles, iniziando a pedalare sempre più agitatamente.
 
 
 
 
 
 
-L’ho fatto per aiutarti!-ribatté Derek.
 
 
 
 
 
 
-Non è così che si aiutano le persone, Derek.-
 
 
 
 
 
-Sasso!!-
 
 
 
 
-Cos’è, uno strano modo di offendermi? Tu sei un sasso!-
 
 
 
 
 
-No, idiota, sto cercando di dirti che c’è un sasso proprio davanti a te e- Derek chiuse gli occhi e sospirò quando, inevitabilmente, Stiles finì con la ruota della bici sul sasso e cadde per terra.-Stai bene?-gli domandò, avvicinandoglisi ed accovacciandosi al suo fianco.
 
 
 
 
 
 
Stiles soffiò verso l’alto, scostandosi un ciuffo di capelli che gli era ricaduto sugli occhi e lo guardò con un sorriso perso.-Potrei stare meglio se ti facessi perdonare con un bacio.-
 
 
 
 
 
 
Derek alzò gli occhi al cielo.-Non ho proprio niente da farmi perdonare.-borbottò, chinandosi lo stesso per far incontrare le loro bocche in un dolce bacio.-E comunque sei stato bravo.-sussurrò.
 
 
 
 
 
Stiles sorrise raggiante e gli avvolse le braccia intorno al collo, spingendoselo contro e fregandosene se in questo modo si sarebbero sporcati entrambi di terra. Avevano spuntato un altro punto della lista, si erano avvicinati un po’ di più a quella normalità che tanto bramavano ma che non avrebbero potuto avere mai.
 
 
 
 
 
 
-Cose normali da fare: Mangiare un mega gelato.
 
 
Derek non aveva mai visto un gelato così grande in vita sua. Il cono sembrava riuscire a malapena a reggere tutti quei gusti che andavano dal più semplice al più particolare, e poteva quasi sentire i livelli di glucosio salire nel suo sangue solo a vederlo. Avevano davvero esagerato questa volta, eppure non riuscivano a smettere di ridere sia per l’assurdità della situazione sia per la faccia scioccata del gelataio quando era stato costretto a cercare di far mantenere in equilibrio le piccole palline di gelato su un unico cono.
 
La gente che passava davanti alla panchina sulla quale erano seduti non faceva altro che mandargli occhiate confuse e stranite, ma a loro poco importava visto quanto erano impegnati a leccare il gelato che stava colando vergognosamente sulla mano di Stiles stretta al cono, e più Stiles imprecava per la sensazione fredda più Derek rideva.
 
 
 
 
 
-Rimarrò sveglio tutta la notte grazie a quest’enorme dose di zucchero.-piagnucolò Stiles non fermandosi però dall’assaggiare ogni gusto che avevano scelto.
 
 
 
 
 
 
Derek annuì in accordo perché Stiles gli aveva confessato di soffrire di ADHD e  quindi, da infermiere, sapeva che lo zucchero lo avrebbe reso soltanto più iperattivo del solito.
 
 
 
 
 
 
-Potremmo uscire di nascosto ed andare in spiaggia, così potremmo spuntare anche il punto sul fare il bagno di notte.-propose Derek.
 
 
 
 
 
 
Stiles lo guardò scioccato.-Tu, Derek Hale, mi hai appena proposto di infrangere le regole??-
 
 
 
 
 
 
Derek fece spallucce e diede un’altra leccata al gelato alla fragola.-La gente normale infrange le regole ogni tanto, no?-
 
 
 
 
 
Stiles ridacchiò e lo guardò con uno strano luccichio negli occhi.-Ti piace proprio la fragola, vero?-
 
 
 
 
 
 
-E’ il mio gusto preferito.-ammise Derek, dando un’altra lenta leccata al gelato senza distogliere gli occhi da quelli di Stiles.
 
 
 
 
 
 
Fortuna che non c’erano Isaac e Nolan con loro, o già avrebbero preso a gridare cose come “Derek la troietta!” o incitamenti come “Lecca quel gelato, baby! Fagli vedere cosa gli aspetta!” e no, Derek aveva già fatto abbastanza figuracce per colpa loro.
 
 
 
Stiles seguì quel gesto, palesemente ammaliato, e proprio quando Derek stava per stuzzicarlo e chiedergli a cosa stesse pensando, Stiles lo sorprese colpendogli il naso e la bocca con il gelato.
Derek si sarebbe infuriato per quel gesto infantile se Stiles non avesse gettato da parte il gelato e non gli si fosse avvicinato sensualmente, guardandolo in modo languido e sussurrandogli.-Allora mi sa che lo assaggerò.-
 
 
Il Derek di una volta non avrebbe mai permesso a nessuno di leccargli via del gelato dalle labbra e dalla punta del naso davanti a dei passanti, ma al diamine, il Derek di quel momento avrebbe dato di tutto affinché quel momento non finisse mai, e quindi sorrise e strofinò il viso contro la guancia di Stiles, sporcandogliela di gelato alla fragola, facendolo ridere davanti alle persone che alzavano gli occhi e scuotevano la testa davanti alla loro immaturità.
 
 
 
 
-Usciamo di nascosto stasera.-sussurrò Stiles contro la sua bocca.-Ultimamente non riesco mai a dormire, sei costantemente nei miei pensieri e a volte mi sembra di impazzire. Ti prego, amerei passare una notte con te.-
 
 
 
 
Derek deglutì e tremò appena nel sentire quelle parole e nel rispecchiarsi negli occhi sinceramente desiderosi di Stiles ed annuì silenziosamente in risposta, ottenendo in cambio un altro bacio mozzafiato al gusto dolce di fragola e cioccolato.
 
 
 
 
 
 
-Cose normali da fare: Bagno di notte.
Evadere dal dormitorio fu più difficile del previsto, Derek non lo aveva mai fatto e non aveva idea di come fare ma non voleva dare buca a Stiles. Era nervoso per ciò che stava per fare ma al tempo stesso non vedeva l’ora di vedere Stiles e di spuntare un altro punto della loro lista, e invece di sentirsi in colpa quando riuscì a sgattaiolare fuori dal dormitorio, si sentì solo emozionato ed impaziente.
 
Stiles era già lì fuori ad aspettarlo con la macchina, e gli dedicò un sorriso affettuoso non appena lo vide in lontananza. Derek non rimase stupito quando prese posto sul sedile passeggero e alla radio partì la canzone “Total Eclipse of the heart”, ormai lui e Stiles la mettevano a ripetizione ed avevano anche un po’ rovinato la cassetta per questo, ma a loro non importava perché quella era diventata la loro canzone e l’avrebbero trovata bellissima in ogni modo.
 
La spiaggia di sera era ancora più bella, l’acqua rifletteva la figura della luna piena e donava un’atmosfera quasi magica, faceva un po’ freddo per farsi un bagno, ma ormai si erano recati lì e non si sarebbero tirati indietro.
Spogliarsi davanti a Stiles fu un po’ imbarazzante, perché era il primo uomo da cui Derek si faceva vedere senza maglietta e si sa che in certi momenti si pensa ad ogni minimo particolare. Sapeva di avere un bel fisico per essere un semplice infermiere di soli vent’anni, ma in quel momento temeva di non risultare attraente agli occhi di Stiles che invece si era sfilato la maglia velocemente e senza problemi, mostrando una sicurezza sul proprio corpo che Derek forse non avrebbe avuto mai.
E come poteva non essere sicuro del proprio corpo, Stiles? Aveva davvero il fisico più bello che Derek avesse mai visto, asciutto ma con la giusta dose di muscoli. E poi sicuramente a lui era capitato di spogliarsi davanti ad altre persone svariate volte, non avevano mai parlato delle avventure intraprese da Stiles nel corso della sua carriera militare, però Stiles non aveva mai fatto niente per nascondere il fatto che avesse già avuto esperienze passate, ed in fondo Derek non si sarebbe aspettato diversamente.
 
Quando Stiles fu a torso nudo lo guardò pazientemente, poggiando le mani sui fianchi sporgenti e non sembrando infastidito del modo in cui Derek stava facendo passare gli occhi sul suo torace e sui suoi addominali accennati. Non erano fidanzati ma si stavano comunque frequentando, dunque Derek aveva tutto il diritto di guardarlo ammaliato.
Derek prese un respiro profondo e si sfilò in un gesto lento la propria maglia, cercando di sembrare seducente ma risultando solo completamente impacciato, era così agitato che rimase bloccato con la testa nel colletto della maglia, e Stiles rise e gli si avvicinò per aiutarlo, sfilandogli la maglietta con lentezza e delicatezza. Quando si ritrovò a sua volta a torso nudo, il primo istinto di Derek fu quello di incrociare le braccia al petto per tentare di coprirsi in qualche modo, ma desistette quando vide lo sguardo perso di Stiles che gli stava percorrendo ogni centimetro di pelle scoperto con malcelata bramosia.
 
Era una sensazione nuova quella di sentirsi desiderati in quel modo, e Derek si sentì per la prima volta in vent’anni di vita davvero seducente, così com’era, senza doversi sforzare. Stiles lo baciò e gli accarezzò la schiena con i palmi delle mani, facendolo rabbrividire e facendo coincidere il proprio petto con il suo quando una folata di vento un po’ più forte li fece imprecare per il freddo.
 
 
 
 
-Sei bellissimo.-gli sussurrò Stiles guardandolo negli occhi.-Ti ringrazio per avermi concesso di vederti così.-
 
 
 
 
 
Derek chiuse gli occhi e posò la fronte sulla sua spalla, odiandosi per come si fosse innamorato di lui così velocemente e per la propria incapacità di controllarsi quando si trattava di Stiles. Aveva pianificato la sua vita così minuziosamente, ripetendosi più e più volte di diventare un infermiere e di dedicare la propria esistenza nella cura dei soldati feriti senza lasciarsi coinvolgere dalle emozioni, eppure gli era bastato incontrare Stiles, un soldato diverso dagli altri, per dimenticarsi tutto ciò per cui aveva duramente lavorato e lasciarsi trascinare in una situazione più grande di lui.
 
Come si poteva essere così irrimediabilmente persi per qualcuno a soli vent’anni?
 
 
 
 
Si immersero lentamente nelle acque fredde del mare, rimanendo abbastanza vicini alla riva e fissandosi negli occhi mentre tentavano di rilassarsi e di resistere all’impulso di avvicinarsi. Derek vedeva Stiles farsi sempre più vicino al punto in cui si trovava lui, e non riusciva a capire se fosse lui a starsi avvicinando a Stiles o se fosse quest’ultimo a stare camminando lentamente verso di sé. Forse si stavano avvicinando entrambi all’altro, come calamitati da una forza superiore che non potevano combattere, e Derek si sentì mille volte meglio quando si ritrovò tra le braccia di Stiles e poté legargli le gambe alla vita e lasciarsi baciare.
 
Si lasciò sfuggire un flebile gemito quando Stiles gli posò le mani sul sedere per reggerlo meglio e tenerselo vicino, e il loro bacio divenne appena più disperato e passionale, Derek poteva quasi vedere le nuvolette di condensa che creavano i loro respiri affannosi contro il viso dell’altro.
Aveva voglia di fare l’amore con lui, non gli importava se poi si sarebbe ritrovato a pentirsene o se al contrario si fosse ritrovato ancora più innamorato di Stiles. Più passavano i giorni e più Derek si sentiva sul punto di crollare, non voleva che Stiles partisse, non voleva perderlo, non voleva vederlo salire su un treno e non fare più ritorno, voleva che restasse lì con lui per sempre. Avrebbero potuto fare così tanto insieme, avrebbero potuto fare una lista interminabile di cose normali da fare e spuntarle una ad una nel corso degli anni, avrebbero potuto smettere di essere un infermiere e un soldato che avevano a che fare con la morte ogni giorno ed avrebbero potuto diventare due semplici ragazzi innamorati che facevano cose normali. Avrebbero potuto sposarsi, andare a vivere insieme, Derek gli avrebbe presentato le sue sorelle e si sarebbe subito i loro racconti imbarazzanti per metterlo in imbarazzo, avrebbero potuto rimanere a letto di domenica e fare l’amore fino alla sera.
 
 
Derek aveva provato a far capire a Stiles che non fosse costretto a fare quel tipo di vita, ma come ogni altro soldato Stiles era irremovibile sulla sua decisione e non avrebbe cambiato idea. Derek non sapeva perché fosse così difficile per i soldati tornare alla normalità e lasciare quel lavoro orribile, ma forse era qualcosa che potevano capire solo loro che avevano visto e vissuto l’inferno, e forse ne erano rimasti così tanto traumatizzati da non riuscire più a trovare la forza per uscirne fuori.
 
Se solo Stiles si fosse lasciato aiutare…
A Derek non importava se Stiles non fosse mai tornato un ragazzo normale, non gli importava se avesse continuato ad avere incubi su bombe e sparatorie di notte o se ogni tanto avesse avuto scatti di rabbia, gli sarebbe bastato saperlo lì con lui al sicuro. Lo avrebbe stretto a sé durante ogni incubo e lo avrebbe baciato dolcemente dopo ogni scatto di rabbia per fargli capire che andava tutto bene e che lui lo amava.
 
 
 
 
-Cosa c’è?-sussurrò Stiles, preoccupato per il suo silenzio e per il suo sguardo perso.
 
 
 
 
Derek sollevò gli occhi lucidi sul suo viso bagnato illuminato dalla luna e deglutì.-Niente, pensavo.-
 
 
 
 
 
-Non farlo.-bisbigliò Stiles, strofinando la punta del naso contro la sua.-Non pensare a niente, ora.-
 
 
 
 
 
Derek strinse gli occhi, lasciando andare una sola lacrima ed abbracciò Stiles con più forza, baciandogli ripetutamente la spalla nuda.-Potrei renderti felice.-sussurrò con voce rotta.-Te lo giuro, potrei renderti così felice se me lo permettessi.-
 
 
 
 
 
Stiles scosse la testa e lo strinse con più forza, sussurrandogli degli “Shhhh” rassicuranti ed accarezzandogli dolcemente i capelli.-Andrà tutto bene, te lo prometto.-
 
 
 
Derek non gli credeva. Stiles non poteva sapere che sarebbe andato tutto bene, non poteva essere certo che sarebbe tornato da lui, e lo odiava così tanto per questo.
 
Si stava comportando esattamente come suo padre quando prima di partire faceva mille promesse a sua madre, illudendola, solo per poi lasciarli per sempre.
 
 
 
 
-Derek.-lo supplicò Stiles quando Derek singhiozzò e lo spinse via con rabbia.
 
 
 
 
 
-No!-urlò Derek, incamminandosi verso la riva per uscire dall’acqua.-Vaffanculo, sei come tutti gli altri. Sei un egoista!-
 
 
 
 
 
 
Stiles sospirò ed uscì a propria volta, guardandolo rassegnato.-Avevamo un accordo, ricordi? Non ci saremmo lasciati influenzare dai nostri sentimenti, sei stato proprio tu a decidere questa cosa, quindi no, non sono un egoista.-
 
 
 
 
 
Derek si rimise la maglia con gesti agitati e furiosi e lo guardò con occhi spalancati.-Ma come fai?? Come fai a non provare niente quando sei con me??-gli domandò allibito.-Mi guardi in quel modo, mi baci dolcemente, mi stringi a te e vorresti farmi credere che non ti stai lasciando trasportare dai sentimenti??-
 
 
 
 
 
 
Stiles indurì la mascella e guardò da un’altra parte.-Non posso permettermi di provare qualcosa per te. Farebbe troppo male, poi, lasciarti.-
 
 
 
 
 
 
Derek scosse la testa e si passò le mani tra i capelli bagnati.-Beh, a me fa già male.-disse in un sussurro.-Quindi finiamola qui. Ti ho dato tutta la normalità che ho potuto darti, ma adesso ho bisogno di tornare alla realtà e riabituarmi ad una vita in cui tu non ci sei.-
 
 
 
 
 
 
Stiles lo guardò sconcertato, e questa volta anche i suoi occhi erano lucidi quanto i suoi.-Ti prego..-sussurrò.
 
 
 
 
 
 
-Non scomodarti a riaccompagnarmi a casa. Buonanotte.-disse Derek, voltandogli le spalle e rabbrividendo per la sensazione dei pantaloni bagnati contro il vento della sera.
 
 
 
 
 
 
 
Stiles fece come gli aveva detto e non lo seguì, e Derek ne fu felice perché altrimenti lo avrebbe visto piangere e magari avrebbe fatto ancora di più la figura del ragazzino patetico che non sapeva mantenere fede ad un patto e che non riusciva a non innamorarsi di chi frequentava. Faceva così male, e per la prima volta in tutta la sua vita sentiva di avere davvero vent’anni e non aveva voglia di fingere di averne di più. Aveva vent’anni, era solo un ragazzino, e quindi era normale che avesse fatto più fatica a non lasciarsi coinvolgere sentimentalmente da ciò che aveva vissuto con Stiles, non era mai uscito con nessun ragazzo prima di lui, non aveva mai baciato nessuno, mai accarezzato nessuno, e poi era arrivato lui con quel suo sorriso storto e furbo e quegli occhi meravigliosi e gli aveva fatto provare tutta una vita in soli tre mesi.
 
Gli aveva dato un assaggio di ciò che l’amore poteva donargli, e Derek era stato così avido da non riuscire a trattenersi dal volere di più. Peccato che Stiles non avesse intenzione di dargli quel di più, perché in fondo per lui era più facile, era un uomo, aveva più esperienza, ed invece di focalizzarsi sulla guerra presente nel proprio cuore si concentrava soltanto su come combattere quella in mezzo al campo in cui lo avrebbero mandato, non pensando a quanto la sua mancanza avrebbe influito sulle vite di chi lo amava.
 
 
Sapeva che sarebbe finita in quel modo, sapeva che innamorarsi di un soldato fosse la cosa più sbagliata che avrebbe potuto fare, eppure non aveva potuto evitarlo. Aveva visto il fosso in lontananza ed era andato dritto contro di esso senza nemmeno provare a scansarsi.
 
 
Era stato debole e non lo sarebbe stato una seconda volta.
 
 
 
 
Stiles aveva provato a parlargli nei giorni seguenti al loro litigio ma Derek era stato irremovibile e lo aveva mandato via ogni volta sotto gli occhi sbigottiti di Isaac e Nolan che gli avevano chiesto ripetutamente cosa fosse successo, e Derek aveva sempre risposto con “Niente. Ho capito che lui non ne vale la pena”, finché,  passata una settimana,  lui e Stiles smisero definitivamente di frequentarsi.
 
 
Derek continuò ad uscire insieme ai suoi colleghi per incontrarsi con il gruppetto che avevano formato con i soldati perché non voleva che Stiles pensasse che senza di lui non potesse vivere, e vedere Stiles seduto distante da lui e non più al suo fianco fece dannatamente male. Tutti continuavano a mandargli occhiate incuriosite, straniti di non vederli abbracciati come sempre, ma nessuno osò fare domande e finsero che niente fosse cambiato.
 
Alcuni soldati presero la palla al balzo e si avvicinarono a lui per flirtare e fargli dei complimenti, e Derek abbassò la testa ad ognuno di questi, non sentendosi affatto lusingato o emozionato come lo rendeva Stiles quando lo corteggiava, e ogni volta Stiles si era alzato di scatto dal proprio posto ed era andato a fumarsi un sigaro lontano dal gruppo, non mancando di mandargli un’occhiata ferita.
 
Derek non capiva. Era stato Stiles a dire che fosse meglio non andare oltre e non lasciarsi coinvolgere sentimentalmente, quindi perché agire da persona ferita quando Derek interagiva con altri soldati? Cosa si aspettava che facesse? Che rimanesse solo e non rivolgesse la parola a nessuno?? E perché avrebbe dovuto farlo? Non erano mica fidanzati.
 
 
Quando passò anche un’altra settimana Derek pensò di essersi un po’ ripreso da Stiles, perché aveva iniziato a sorridere ai soldati gentili che gli rivolgevano parole dolci ed aveva preso a guardare Stiles dopo diversi minuti e non più ogni pochi secondi, ma poi durante un falò in spiaggia un infermiere gli si era avvicinato con fare impacciato e gli aveva chiesto se lui e Stiles fossero ancora fidanzati.
 
 
 
-Non siamo mai stati fidanzati.-gli aveva risposto Derek a voce alta, perché Stiles lo stava guardando da lontano e stava sentendo tutto.
 
 
 
 
-Oh, credevo di si. Quindi…non te la prenderesti se ci provassi?-
 
 
 
 
 
Derek indurì la mascella e strinse i pugni che teneva affondati nelle tasche della giacca.-Certo che no, è tutto tuo.-mentì spudoratamente, sentendo il proprio cuore urlare “mio, mio, mio” ad ogni passo che l’infermiere faceva verso Stiles.
 
 
 
 
Stiles si alzò di scatto dal muretto su cui era seduto non appena l’infermiere gli si parò davanti, e disse ai suoi colleghi che sarebbe tornato all’accampamento perché era stanco, e quando loro provarono a  convincerlo a rimanere un altro po’ lui guardò verso Derek e sussurrò.-No, grazie. Non ce la faccio proprio più.-
 
 
 
 
 
Derek era confuso. Doveva essere lui ad essere arrabbiato, non Stiles, eppure in quel momento tutti gli stavano mandando occhiate risapute, come se stessero dando a lui la colpa del comportamento strano di Stiles.
 
 
 
 
 
-Non rimanerci male, tesoro.-disse Gabe all’infermiere che si era imbronciato quando Stiles lo aveva ignorato ed era andato via.-Stiles ha già in testa qualcun altro, per questo non ti ha calcolato.-
 
 
 
 
 
No, adesso Derek necessitava di spiegazioni.
 
 
 
 
 
-Non penso proprio che Stiles abbia già in testa qualcun altro.-ribatté quindi.-Anzi, direi che a lui piace molto giocare con i sentimenti delle persone.-
 
 
 
 
 
I soldati parvero mettersi tutti sulla difensiva dopo quelle parole, e Derek deglutì quando Gabe e Scott si alzarono per pararglisi davanti e guardarlo dritto negli occhi.
 
 
 
 
-Non hai mai pensato che Stiles ti abbia detto quelle cose solo per proteggerti?-gli domandò Scott.
 
 
 
 
 
Derek capì che Stiles avesse parlato con loro e strinse i pugni sentendosi attaccato per una colpa che non era sua.-Si dia il caso che sia stata solo colpa sua se alla fine ci siamo ritrovati in quella situazione!-esclamò indignato.-E’ stato lui a provarci con me e ad invitarmi ad uscire, è stato lui a chiedermi di fargli vivere “un po’ di normalità” e io glielo avevo detto che avevo paura di innamorarmi di lui.-chiarì sentendosi in procinto di mettersi a piangere.-Glielo avevo detto e lui ha fatto in modo che io mi innamorassi di lui comunque, e quando è riuscito a farmi capitolare ai suoi piedi si è tirato indietro!-
 
 
 
 
Scott e Gabe si scambiarono uno sguardo sorpreso.
 
 
 
 
-Si è innamorato anche lui di te.-sospirò Scott.-Non penso volesse arrivare a tanto, credo che avrebbe davvero voluto divertirsi e basta in tua compagnia ma che alla fine non ci sia riuscito. Si è comportato in modo diverso con te sin dal primo giorno, tutti noi lo abbiamo notato, Stiles non si era mai esposto tanto con qualcuno durante le nostre pause dalla guerra.-
 
 
 
Derek si asciugò frettolosamente una lacrima che sfuggì al suo controllo.-Allora perché non vuole restare con me?-domandò in tono affranto.-Se davvero mi ama perché preferisce andare in guerra e rischiare di morire invece di stare con me?-
 
 
 
 
Tutti i soldati abbassarono lo sguardo e Derek avrebbe voluto prenderli a schiaffi e farli svegliare, urlargli quali fossero le vere priorità della vita, fargli capire che solo perché avessero vissuto la morte non significava che avrebbero dovuto rinunciare ad una vita felice e piena d’amore.
 
 
 
 
-E’ difficile per un soldato…credere di meritare l’amore.-parlò un soldato con cui Derek non aveva mai parlato.
 
 
 
 
 
Derek lo guardò sorpreso, sembrava sul punto di mettersi a piangere anche lui.
 
 
 
 
 
-Non si è più gli stessi dopo che si ha ucciso una persona.-sussurrò Gabe.-E noi abbiamo perso il conto di quante ne abbiamo uccise. E’ il nostro lavoro, si congratulano con noi per questo, ci ripetiamo che è giusto così, “meglio lui che io”, ma la verità è che con ogni vita che togliamo strappiamo una parte della nostra umanità. Non ti converrebbe stare con un ex militare, Derek. Sarebbe come passare la vita a provare ad aggiustare qualcosa che rimarrà per sempre difettosa. Stiles vuole soltanto risparmiarti tutto ciò, rispetta la sua decisione.-
 
 
 
-Ma-
 
 
 
-Sii un uomo, Derek.-lo interruppe Scott guardandolo duramente negli occhi.-Accetta il volere di Stiles senza farlo sentire sbagliato. Non farlo tornare in guerra con la consapevolezza che lo odi, non penso che lo sopporterebbe.-
 
 
 
 
Derek rimase in silenzio mentre osservava tutti i soldati alzarsi e tornare al loro accampamento, non mancando di mandargli occhiate giudicanti e tristi.
 
 
 
Nelle notti successive Derek non chiuse occhio, troppo provato da quelle parole, troppo confuso dallo sguardo ferito di Stiles, e ogni volta che provava a chiudere gli occhi e ad addormentarsi, immagini orribili gli si paravano davanti. Stiles, sangue, bombe, urla, spari…Derek non vedeva altro nei suoi sogni, e più di una volta Isaac e Nolan erano corsi a svegliarlo perché lo avevano sentito urlare nel sonno, e Derek si era lasciato stringere dalle loro braccia ed aveva pianto disperatamente, rivedendo l’ultima scena del proprio incubo ancora ed ancora…
 
 
Lui che allungava una mano verso Stiles e lo chiamava a voce così alta da farsi bruciare la gola, Stiles che si voltava verso di lui con il volto pieno di sangue…per poi saltare in aria per via di una mina.
 
 
 
Derek era sicuro di aver appena perso la ragione.
 
 
 
*
-Hale! Per l’amor del cielo, si svegli!-urlò il suo superiore, il dottor Deaton.
 
 
 
 
Derek si risvegliò dai suoi pensieri e sobbalzò sul posto.-Mi scusi dottore!-esclamò mortificato.-Mi dica.-
 
 
 
 
Il dottor Deaton gli regalò uno sguardo deluso ed adirato, l’ennesimo solo di quella giornata, e Derek abbassò il capo sentendosi in colpa per la pessima assistenza che stava dando in quei giorni.
 
 
 
 
-Le ho chiesto di prendermi una nuova sacca per la flebo. O vuole che questo paziente abbia delle gravi ripercussioni?-domandò alterato, Deaton.
 
 
 
Derek guardò il soldato sofferente sul lettino, era appena giunto lì direttamente dal campo di battaglia e per la prima volta in tutta la sua vita Derek ebbe paura di tutto quel sangue presente sul suo corpo ricoperto di ferite. Più lo guardava più vedeva Stiles al posto suo, steso in mezzo alla terra e al sangue con intorno solo cadaveri e persone che si uccidevano a vicenda, senza nessuno che si curasse di lui, che lo abbracciasse e gli dicesse che sarebbe andato tutto bene e che non sarebbe morto.
 
 
Chissà a cosa pensasse un soldato ancora cosciente prima di morire in un posto del genere, come una comune carcassa gettata nel fango, chissà se in quell’unico momento di lucidità non si pentisse di aver scelto quella vita per sé.
 
 
 
-Hale!!-
 
 
 
 
Derek si affrettò ad andare a recuperare la nuova sacca ed eseguì in silenzio tutti gli ordini impartiti dal medico, tirando un sospiro di sollievo quando dichiararono il paziente non più in pericolo di vita. Dopodiché corse in bagno a vomitare e a piangere disperatamente,  e quando sollevò il viso dopo essersi sciacquato la bocca e la faccia, incontrò il riflesso del dottor Deaton nello specchio posto sopra al lavandino.
 
 
 
 
-Mi dispiace per oggi. Anzi, mi dispiace per questa settimana.-disse con voce tremante, appoggiando le mani al marmo freddo del lavandino per sostenersi.
 
 
 
 
-Ti ho sempre ritenuto l’infermiere più brillante e all’altezza di questo settore, e invece ultimamente sei continuamente su un altro pianeta e metti a rischio le vite dei tuoi pazienti.-gli disse lui, la voce ferma ma anche stranamente gentile.-Devo dedurre che alla fine sia successo anche a te. Ti sei affezionato a qualche soldato, non è così?-
 
 
 
 
Derek deglutì e si voltò per guardarlo. Non lo aveva mai visto come una figura paterna, tra di loro c’era sempre stata quella leggera tensione tra dottore e infermiere, ma in quel momento sentì di potersi fidare di lui.-A dir la verità me ne sono innamorato, signore.-disse.-E adesso non so più come andare avanti.-
 
 
 
 
Deaton sospirò e si avvicinò all’altro lavandino per sciacquarsi le mani.-Sono anni che faccio questo lavoro ed è come se si ripetesse sempre la stessa storia. Non c’è un modo per sfuggire a tutto ciò, Hale, se è ciò che mi stai silenziosamente chiedendo. Se ti sei innamorato probabilmente questa paura e questo dolore non svaniranno mai, ma puoi usarli per dare il massimo al lavoro, puoi impegnarti a salvare quanti più soldati possibile e rendere così il giusto onore alla professione scelta dalla tua persona amata, oppure puoi arrenderti e lasciare che questi sentimenti ti annientino. Ma in questo modo rovineresti solo te stesso.-
 
 
 
 
 
Derek stava per rispondere con un patetico “Non fa niente, signore, tanto non penso che ci sia ancora qualcosa che leghi me e quella persona” , quando Isaac entrò nel bagno come una furia e lo guardò con occhi spalancati.
 
 
Derek capì cosa stesse per dirgli soltanto guardando quegli occhi pieni di panico e dispiacere, e sentì il proprio cuore sgretolarsi in mille pezzi.
 
 
 
 
 
-Sono stati convocati. Stanno per partire.-gli disse Isaac provando a riprendere fiato.
 
 
 
 
 
Derek si voltò di scatto verso Deaton e questi gli sorrise e gli sussurrò un “Vai” pieno di pazienza e comprensione, e lui non se lo fece ripetere due volte e corse fuori dal bagno e dall’infermeria, avvertendo il cuore battergli furiosamente nel petto al solo pensiero di non potergli nemmeno dire addio e dirgli che gli dispiaceva per non essere riuscito a capire che volesse soltanto salvarlo da un’esistenza triste e per niente “normale” come invece avrebbe voluto.
Quando giunse alla stazione era stremato e credeva di stare per avere un mancamento tanto che non riusciva a respirare, alcuni soldati che non erano ancora saliti sul treno gli si avvicinarono per chiedergli se stesse bene ma lui li spinse da parte ed usò quel poco che gli era rimasto delle sue forze per chiamare Stiles a gran voce.
 
Più lo chiamava e più la gola gli bruciava, e Derek pianse quando si rese conto di quanto tutto ciò somigliasse ad uno dei suoi incubi.
 
 
 
 
-Derek!-lo chiamò una voce conosciuta, e Derek sollevò lo sguardo sulla finestra dell’alto vagone del treno da cui si era affacciato Scott.-Cosa ci fai qui??-
 
 
 
-Scott! Ho bisogno di vedere Stiles, ti prego!-urlò lui, alzandosi inutilmente sulle punte per poter essere un po’ più alto.
 
 
 
 
-Aspetta.-
 
 
 
 
 
Derek attese sentendosi morire dentro ogni secondo che passava e non riuscendo ancora a respirare normalmente, e sorrise tra le lacrime quando dalla stessa finestra dalla quale era scomparso Scott si affacciò Stiles. Vederlo nuovamente in uniforme fu come ricevere uno schiaffo, perché gli ricordò della prima volta che si erano visti e gli fece realizzare che stesse davvero andando via, che stesse davvero per andare in guerra e rischiare di non tornare mai più.
 
 
 
 
-Derek…-sussurrò lui, incredulo.
 
 
 
 
 
-Puoi scendere? Vorrei salutarti come si deve.-lo supplicò Derek.
 
 
 
Stiles fece un’espressione distrutta e scosse la testa.-Non ho il permesso di scendere.-
 
 
 
 
 
Derek si pressò le mani sul viso e soffocò un verso straziato. Un bacio. Voleva dargli solo un maledettissimo bacio, dannazione!
 
 
 
 
 
-Hey, voi!-quasi ringhiò a due soldati che gli passarono davanti.-Presto, sollevatemi e fatemi dare un bacio al mio fidanzato.-ordinò quando questi si voltarono per guardarlo, e stranamente i due soldati dopo un momento di smarrimento fecero come gli aveva detto e gli fecero poggiare le gambe sulle loro spalle per permettergli di essere più o meno alla stessa altezza della finestra del vagone.
 
 
 
Derek si trovava ancora un po’ troppo in basso rispetto a Stiles, ma questi si sporse più che poté verso il basso e riuscì a posargli una mano sul viso. Derek strinse gli occhi e premette maggiormente il viso su quella mano calda che gli sarebbe mancata come l’aria, e quando riaprì gli occhi notò che anche Stiles stesse piangendo mentre gli accarezzava il viso quasi ossessivamente, come se volesse memorizzarne ogni parte solo con quel gesto.
 
 
 
 
-Come mi hai definito?-gli domandò Stiles, stirando un sorriso.
 
 
 
 
Derek tirò su col naso e gli baciò la mano.-Il  mio fidanzato. Sei il mio fidanzato che ti piaccia o meno.-
 
 
 
 
Stiles sorrise ancora di più e una lacrima gli scivolò lungo il collo.-Non posso chiederti questo…-
 
 
 
 
 
-Non me lo stai chiedendo. L’ho deciso io.-gli assicurò Derek.-E ti aspetterò. Aspetterò il tuo ritorno per poter continuare la nostra lista.-
 
 
 
 
 
Stiles sospirò e deglutì, sembrando davvero spaventato di ciò che lo aspettava.-Non avrei mai dovuto farti questo, avrei dovuto lasciarti in pace subito dopo aver saputo di tuo padre. Mi dispiace così tanto.-
 
 
 
 
 
Derek gli strinse con forza la mano e scosse la testa.-Sta zitto. Sono felice di aver perso quella dannata scommessa durante il giorno dei vaccini, sono contento di essere uscito con te, di aver ballato con te e di averti pestato i piedi.-più parlava più entrambi  si ritrovavano con più lacrime che gli scorrevano sulle guance.-Sono…sono felice di averti insegnato ad andare in bici e di aver mangiato quel gelato, sono fiero di aver dato a te il mio primo bacio, e mi dispiace di essere stato così impulsivo e di non aver capito che stessi cercando solo di proteggermi. Voglio che tu parta sapendo che non mi pento di niente. Non mi pento di essermi innamorato di un soldato. Di te.-
 
 
 
 
Stiles si sporse maggiormente verso il basso, tanto che i suoi amici all’interno del vagone si affrettarono ad afferrarlo per le gambe per impedirgli di cadere, e lo baciò con disperata paura, e Derek provò a mettere in quel tocco di labbra e di lingua tutta la forza di cui l’altro aveva bisogno. Entrambi emisero un verso distrutto quando sentirono il fischio che annunciava l’imminente partenza del treno e si separarono con riluttanza, guardandosi ogni punto del viso per memorizzarne ogni minimo dettaglio.
 
 
 
-Tieni.-gli disse Stiles sfilandosi la catenina con la targhetta e mettendogliela al collo.-Così potrò starti vicino anche da lontano.-
 
 
 
 
 
Derek si frugò nervosamente nelle tasche del camice che non aveva tolto nella fretta di raggiungere l’altro, ed estrasse un braccialetto di plastica azzurro, quello che legavano ai pazienti per riconoscerli, e glielo attaccò al polso con le dita che gli tremavano e le guance che gli offuscavano la vista.
 
 
-Così potrò proteggerti anche da lontano.-sussurrò.
 
 
 
 
Stiles deglutì e strinse la mascella.-Promettimi che vivrai, che non permetterai alla nostra lontananza di annientarti. Vivi per entrambi, esci, ridi, balla…conosci altri ragazzi se vuoi, vai a letto con loro.-disse anche se sembrava che le ultime parole le avesse dette con grande sforzo.-Ma non dimenticarmi.-lo supplicò.
 
 
 
 
-Ti prometto che sopravvivrò.-pianse Derek, perché era impossibile che potesse vivere senza Stiles.-E che non amerò nessun altro a parte te.-
 
 
 
 
Stiles sospirò ed emise un verso simile ad un singhiozzo.-Ti amo anch’io.-
 
 
 
 
 
Si baciarono un’ultima volta, e poi i soldati che lo stavano sorreggendo furono costretti a salire a propria volta sul treno e a metterlo giù. Derek fissò Stiles finché poté, sentendosi più straziato mano a mano che il treno spariva dalla sua vista.
 
 
 
 
Ora la sua vita non sarebbe più stata la stessa, e a Derek che aveva sempre ritenuto di avere tutto ciò di cui avesse bisogno lì…in quel momento gli sembrò di non avere più niente.
 
 
 
 
 
 
 
 
Un anno più tardi.
 
Derek strinse gli occhi quando la bocca di quello sconosciuto gli si posò sul collo e le sue mani si infilarono al di sotto della maglietta. Una parte di sé desiderava tutto quello, aveva così voglia di fare sesso da star male eppure, come ogni volta che aveva permesso a qualcuno di toccarlo, aveva un blocco che non gli permetteva di rilassarsi e godersi quelle attenzioni. Più le dita e la bocca del ragazzo cercavano di esplorare il suo corpo più lui si irrigidiva e avvertiva l’impellente desiderio di spingerlo via e di fuggire lontano da lui, eppure era stato lui stesso ad assecondare i flirt di quello sconosciuto, era stato lui a farsi convincere da Isaac e Nolan a provare a vedersi con qualcuno dopo tutto quel tempo passato a lavorare e piangere in camera sua, ma non ce la faceva, non poteva fare sesso per la prima volta con qualcuno che non fosse Stiles sebbene questi gli avesse dato il permesso di farlo.
 
 
Ma come avrebbe potuto farsi toccare da qualcuno che non fosse lui?
 
 
Quello sconosciuto poi stava infilando le sue manacce ovunque senza porsi alcun problema, e quando gli sollevò la maglietta non si premurò nemmeno di rendere quel momento un po’ più speciale, e a Derek tornò in mente il momento in cui si era sfilato la maglia davanti a Stiles durante quella sera sulla spiaggia, e di come questi lo avesse guardato perdutamente e poi lo avesse ringraziato per avergli concesso di vederlo in quel modo.
 
 
 
-Basta. Fermati.-ordinò Derek, divincolandosi da sotto al corpo del ragazzo.
 
 
 
 
 
 
-Andiamo, non ripensarci proprio adesso.-sbuffò l’altro provando a sfilargli la maglia.
 
 
 
 
 
 
Derek provò ad allontanarsi da lui, e spalancò gli occhi quando il ragazzo per tirargli la maglia gli tirò via anche la collana che gli aveva regalato Stiles, rompendola e facendo cadere sul materasso la targhetta. A Derek parve che gli si fosse spezzato il cuore insieme a quella catenina, e la sua mente confusa dal dolore e dal dispiacere gli fece pensare che quello fosse un cattivo segno, che significasse che a Stiles fosse successo qualcosa di orribile.
 
 
 
 
 
-Hey, dai, non fare così.-mormorò il ragazzo quando lo vide raccogliere disperatamente i pezzi della catenina e la targhetta.-E’ solo una collana.-
 
 
 
 
 
 
-Vattene.-disse Derek stringendo i denti e avvertendo le lacrime bruciargli le guance.-Vattene via!-urlò spingendo con forza il ragazzo giù dal letto.
 
 
 
 
 
Il ragazzo emise un verso sorpreso quando cadde sul pavimento, e quando si rimise in piedi gli dedicò uno sguardo di puro disprezzo.-Gli altri avevano ragione. Sei davvero uno psicopatico.-gli disse affrettandosi a chiudere la lampo del pantalone.-A mai più!-esclamò uscendo dalla camera del suo dormitorio non mancando di sbattere con forza la porta.
 
 
 
 
 
Derek si rannicchiò sul proprio letto e strinse a sé i pezzi della collana, e non si mosse nemmeno quando Isaac e Nolan entrarono nella sua stanza per controllare che stesse bene.
 
 
 
 
 
-Cos’è successo questa volta?-gli domandò Nolan, comprensivo.
 
 
 
 
Oramai erano abituati a vedere i ragazzi fuggire via dalla stanza di Derek per un motivo o per un altro.
 
 
 
 
 
 
-Mi ha rotto la collana.-singhiozzò Derek aprendo la mano per mostrargli i pezzi della catenina.
 
 
 
 
 
Isaac e Nolan si scambiarono uno sguardo triste. Almeno loro sapevano che quel suo attaccamento morboso a quella collana non fosse una cosa da psicopatico, sapevano che quell’oggetto fosse tutto ciò che gli rimaneva di Stiles e che lo legava a lui, e quindi Derek non si vergognò di mostrarsi in quel modo proprio con loro.
 
 
 
 
 
-Si è rotta solo la catenina, hai ancora la targhetta.-provò a rassicurarlo Isaac.-Aspetta, credo di averne una di riserva.-mormorò prendendogli la targhetta dalla mano ed uscendo dalla sua camera.
 
 
 
 
 
Derek dovette trattenersi dal riprendersi la targhetta con la forza e cercò di distrarsi sfilando via le lenzuola dal letto sotto allo sguardo preoccupato di Nolan.
 
 
 
 
-Derek, non credo ci sia bisogno di mettere a lavare le lenzuola. A giudicare da come sei completamente vestito direi che non hai fatto niente con quel ragazzo.-provò a farlo ragionare.
 
 
 
 
Derek tirò su col naso e scosse la testa.-Sento comunque il suo odore qui sopra e mi viene da vomitare.-borbottò.
 
 
 
 
 
Nolan sospirò e si fece da parte per permettergli di andare verso il bagno. Lo seguì e si appoggiò allo stipite della porta, osservandolo mentre riempiva il lavatoio e ci gettava dentro le lenzuola.-Hai pensato alla proposta del dottor Deaton? Secondo me ti farebbe stare meglio parlare con uno specialista.-
 
 
 
 
Derek prese il sapone con una mano ed iniziò a sfregarlo con forza sulle lenzuola, cercando di sfogarsi in quel modo.-Non ho bisogno di uno psicologo.-ripeté.-Sto bene. Ho solo bisogno di tempo per potermi sentire nuovamente a mio agio con un ragazzo.-
 
 
 
-E’ passato un anno.-gli fece presente il suo amico.-Non fraintendermi, so che stai soffrendo e che Stiles rimarrà sempre l’unico, ma non mi piace vederti sempre così depresso e odio sentire le cose che gli altri ragazzi dicono di te.-
 
 
 
 
-Gli altri ragazzi sono degli stupidi, e quando Stiles tornerà gli darà una lezione.-disse annuendo alle sue stesse parole.
 
 
 
 
Non aprì la bocca e poi la richiuse.-…certo.-sussurrò schiarendosi la gola.
 
 
 
 
 
Derek sapeva cosa stesse pensando. Il suo amico si era trattenuto dal ricordargli che non fosse sicuro che Stiles sarebbe tornato, anzi, magari sarebbe anche tornato…ma dentro ad una bara, e che lui dovesse smetterla di aspettarlo così disperatamente, perché se poi avesse scoperto che non ce l’avesse fatta sarebbe morto anche lui.
 
 
Stiles gli aveva chiesto di vivere in sua assenza, di non deprimersi troppo…ma era troppo facile credere che lui sarebbe davvero riuscito a tenere fede ad una promessa del genere. Era troppo facile credere che lui si sarebbe realmente permesso di vivere come sempre, come se non si sentisse il petto costantemente aperto da una voragine che diventava ogni giorno più grande e che gli ricordava che il ragazzo che amava era lontano da lui a cercare di non farsi ammazzare.
 
Ogni volta che Derek mangiava pensava se Stiles stesse mangiando in quei giorni e se avessero abbastanza provviste per tutti i soldati, ogni volta che finiva il turno di lavoro e si immergeva nella vasca pensava a come dovesse essere sporco il corpo ed il viso di Stiles, a come dovesse essere macchiato di terra, fango, sudore e sangue, e allora iniziava a strofinarsi le mani insaponate con insistenza in ogni punto del corpo, sentendosi sporco al posto suo, ogni volta che riusciva a salvare la vita di un suo paziente si domandava quanti soldati fossero invece deceduti in battaglia, e ogni volta che provava a dormire pensava agli occhi terrorizzati e spalancati di Stiles e allora si alzava e si sedeva sul davanzale della finestra. Rimaneva a fissare le stelle e la luna per tutta la notte, la mano stretta intorno alla targhetta e gli occhi pieni di lacrime che pregavano silenziosamente affinché Stiles stesse bene e tornasse presto da lui.
 
 
 
Non aveva idea che quelle sue preghiere si sarebbero realizzate un giorno. Non era per niente preparato a tutto ciò, e non c’era stato niente di quella mattina che gli aveva fatto pensare che quel giorno sarebbe stato diverso, eppure una volta entrato nell’infermeria per iniziare il suo turno si era ritrovato in un inferno fatto di urla straziate, odore di sangue e corpi martoriati sparsi un po’ ovunque.
 
C’erano più infermieri del solito a lavorare quel giorno, e Derek capì che quelli dovessero essere nuovi pazienti appena arrivati lì dal campo di battaglia. Si attaccò velocemente la mascherina al viso ed iniziò ad aiutare i pazienti più gravi che si aggrappavano al suo camice bianco con mani insanguinate e tremanti e che gli chiedevano aiuto con gli occhi, e Derek- tra un ordine ed un altro urlati agli infermieri più giovani- provò a rassicurarli dicendogli che se la sarebbero cavata.
 
 
Erano bugie. Alcuni avevano ferite troppo gravi ed infette per cavarsela, ma Derek non aveva mai osato far capire ad un proprio paziente che sarebbe morto, il dottor Deaton lo aveva rimproverato spesso per quello, vedendola quasi come una mancanza di rispetto, ma Derek aveva continuato a farlo ed aveva anche usato su di loro gran parte della morfina sebbene sapesse che non bisognasse sprecarla per i casi persi , ma non poteva proprio evitare di farlo. Se non poteva salvarli allora gli avrebbe almeno concesso una morte indolore e serena, facendoli addormentare lentamente e pulendogli almeno il viso dalla terra e dal sangue.
 
 
 
Fu solo dopo che ebbe visitato già diversi pazienti che si imbatté in un viso familiare. All’inizio non riuscì a riconoscerlo e questi provò a parlargli senza successo perché troppo preso dal dolore, e quando Derek provò a pulirgli il viso con una pezza bagnata e si rispecchiò in due occhi tra il castano ed il verde e dal taglio malizioso, finalmente lo riconobbe.
 
 
 
 
-Gabe?-lo chiamò sorpreso, e il ragazzo aprì a fatica gli occhi.
 
 
 
 
 
Derek si portò una mano guantata alla bocca, fermandola appena si rese conto che fosse sporca di sangue. Se Gabe era lì voleva dire che la nuova truppa arrivata doveva essere quella di Stiles, e che quindi dovesse esserci anche lui tra i pazienti…se fosse ancora vivo.
 
 
Avrebbe voluto chiedere direttamente a Gabe di Stiles ma il ragazzo stava evidentemente soffrendo, e sebbene Derek in quel momento avesse solo voglia di mettersi a cercare Stiles si occupò prima di lui. Aveva una ferita d’arma da fuoco grave sulla gamba, e a Derek venne da piangere quando si rese conto che l’unico modo che avesse per salvargli la vita fosse amputargliela. Per una persona normale era già un trauma ritrovarsi senza una gamba, ma per un soldato il trauma era decisamente più grande, e Derek non se la sentì di non chiedere il permesso al ragazzo prima di agire.
 
 
 
 
-Gabe, riesci a sentirmi?-gli domandò e il ragazzo emise un altro verso dolorante ma annuì.-La ferita che hai alla gamba è troppo grave, dovremmo amputarla.-gli disse e strinse i denti quando si rispecchiò negli occhi terrorizzati e spaesati dell’altro.-Lo so, mi dispiace.-gli disse e la sua voce tremò mentre continuava a pulirgli il viso con gesti dolci e gentili.-Puoi scegliere di non farlo, ma è mio dovere avvisarti che in tal caso moriresti quasi sicuramente.-
 
 
 
Gabe ci pensò davvero, e Derek aumentò la presa sulla pezza umida e si trattenne dall’inveirgli contro.
 
 
 
 
 
 
-Gabe. Una gamba è davvero più importante della tua stessa vita!?-gli domandò severamente, provando a farlo ragionare.
 
 
 
 
 
 
Gli occhi di Gabe si riempirono di lacrime mentre questi scuoteva la testa e gli stringeva la mano.-Sa..lvami.-disse a fatica e Derek annuì e ricambiò la stretta.
 
 
 
 
 
-Procedete e portatelo dal dottor Deaton.-disse quindi agli altri infermieri, facendosi da parte per permettergli di trasportare il lettino nella stanza delle operazioni.
 
 
 
 
 
Derek prese un profondo respiro per infondersi forza e poi si voltò verso l’intera sala. Solo lì dentro dovevano esserci una trentina di pazienti, e sapeva che non sarebbe stato facile trovare Stiles in quel caos formato da soldati feriti e da infermieri che si spostavano freneticamente da una parte all’altra della sala, ma costasse quel che costasse…lui lo avrebbe trovato, perché Stiles era vivo, doveva essere vivo.
Guardò ogni singolo paziente in viso, stringendo i pugni ogni volta che vedeva che molti fossero già morti, ma nessuno di loro era Stiles, Derek non aveva nemmeno bisogno di pulirgli il viso per capire che non fossero lui, avrebbe riconosciuto il suo volto in ogni circostanza. Spalancò la porta della seconda sala quando ebbe controllato il viso di tutti i pazienti della prima, e il suo cuore prese a battere sempre più velocemente man mano che percorreva anche quella sala senza però trovare il suo ragazzo, e quando arrivò alla terza sala aveva già permesso alla rassegnazione di farsi largo in lui ed avvertiva già il sapore amaro delle lacrime morirgli in gola.
 
 
E poi lo vide.
 
 
Seduto sulla brandina in fondo alla sala, i denti stretti con forza al labbro inferiore mentre due infermieri si stavano occupando di ricucirgli delle ferite sulla gamba e sul braccio. Derek si sentì rinascere nel vederlo lì, ferito ma vivo, e poco gli importò di essere in servizio, non si sarebbe trattenuto, non quella volta.
 
Corse verso di lui, cogliendolo di sorpresa quando gli fu davanti ed abbracciandolo con forza mentre avvertiva lacrime di felicità e sollievo bagnargli le guance, Stiles emise un verso dolorante per l’impatto contro il suo corpo, ma no appena lo riconobbe portò le braccia intorno alla sua vita e si strinse più che poté a lui, infilando il capo nello spazio tra la sua spalla ed il suo collo come un bambino che cercava di rannicchiarsi contro il grembo della madre in cerca di protezione.
 
 
 
 
-Sei vivo. Sei vivo. Sei vivo.-Derek non riusciva a smettere di ripetere quelle parole, assaporandole dopo un anno intero che desiderava pronunciarle. Stiles soffocò contro la sua spalla un verso così straziato che gli spezzò il cuore, e Derek se lo strinse maggiormente contro e gli baciò i capelli, fregandosene di sporcarsi il viso.-Quadro clinico?-domandò ai due infermieri.
 
 
 
-Due ferite non particolarmente gravi. Una al braccio sinistro e l’altra alla gamba testa, e crediamo abbia anche un trauma cranico.-gli spiegò uno dei due infermieri.
 
 
 
 
 
Derek smise di stringere Stiles contro di sé e si allontanò di poco per non provocargli altri danni al capo.-Gli avete somministrato un po’ di morfina?-
 
 
 
 
-No…-
 
 
 
-E cosa state aspettando?-domandò spazientito.-Fatelo riposare.-ordinò.
 
 
 
 
 
 
Qualche minuto più tardi Derek stava ripulendo il viso di Stiles con dolcezza mentre questi si rilassava gradualmente sotto l’effetto della leggera dose di morfina che gli avevano dato. Ancora non poteva credere che fosse davvero lì con lui, che non avesse nessuna ferita grave e che stesse “bene”.
 
 
 
 
-Dormi ora.-gli sussurrò accarezzandogli la guancia da cui spuntava una leggera barba.-Sei al sicuro.-
 
 
 
 
 
Stiles lo guardò con occhi offuscati e poi i suoi occhi caddero sulla targhetta che gli pendeva dal collo. Alzò una mano per accarezzargli il viso e Derek si abbassò maggiormente la mascherina per permettergli di vederlo meglio, e si abbassò per strofinare la guancia contro il palmo della sua mano proprio come avevano fatto prima di separarsi.
 
 
 
 
 
-Ti amo.-gli sussurrò Derek, baciandogli il palmo della mano.
 
 
 
 
 
Solo allora Stiles si lasciò definitivamente andare all’effetto della morfina, rilassandosi e chiudendo gli occhi per riposare.
 
 
 
Tuttavia da un suo occhio scese una lacrima, e Derek si domandò se fosse una lacrima di sollievo o di dolore.
 
 
 
 
 
 
Quattro giorni più tardi.
 
Derek posò un braccio sulle spalle di Isaac e gli permise di stringersi a lui per sfogare le proprie lacrime, e fissò la figura di Stiles da oltre la rete che delineava l’accampamento militare. Era una giornata grigia e piovosa e il colore verde scuro delle uniformi dei soldati era quasi abbinato a quell’atmosfera tetra e deprimente.
 
 
 
Tante…troppe bare erano state piazzate in fila lì davanti, in una di quelle c’era anche quella di Scott McCall, soldato valoroso e migliore amico di Stiles, e Derek non riusciva a smettere di fissare quest’ultimo mentre se ne stava impettito e rigido con la testa alta e una mano posata sulla fronte e che si imponeva di mantenere la posizione e di ricacciare indietro le lacrime mentre ascoltava la melodia triste della tromba che dava il proprio addio ai defunti in guerra.
 
 
 
Non aveva idea di che cosa gli stesse passando per la mente e non poteva nemmeno provare ad immaginarlo. Stiles era stato freddo e distaccato con tutti da quando aveva ripreso conoscenza in infermeria, e quando Gabe gli aveva detto della fine di Scott, Derek gli aveva semplicemente dato il suo spazio.
 
 
 
Derek aspettò che la cerimonia terminasse e quando vide Stiles avviarsi verso la propria macchina, chiese a Nolan di prendersi cura di Isaac(lui e Scott non erano fidanzati ma erano andati a letto più di una volta, finendo comunque per creare un legame) e corse verso di lui.
 
 
Non voleva davvero parlargli, voleva solo…abbracciarlo.
 
 
 
 
-Stiles!-lo chiamò agitando una mano in sua direzione.
 
 
 
 
 
Stiles si fermò e si voltò a guardarlo. I suoi occhi sembravano quasi vitrei, privi di emozione, privi di quel luccichio giocoso che li contraddistingueva, ed era dimagrito ancora di più in quei quattro giorni…a Derek parve un cadavere  che si reggeva a malapena in piedi.
 
 
 
 
-Io…-mormorò senza sapere cosa dire.
 
 
 
 
Ma Stiles non gli permise nemmeno di inventarsi qualcosa pur di stargli vicino, perché gli voltò nuovamente le spalle e salì in macchina senza degnarlo di uno sguardo, e Derek rimase lì fermo sotto alla pioggia a guardarlo andare via, sentendosi sempre più distante da lui, sempre più impotente dinnanzi quel dolore che l’altro non voleva condividere con nessuno…
 
 
 
 Sentendosi sempre di più come se alla fin dei conti a Stiles lo avesse perso comunque.
 
 
 
 
 
 
Tre settimane più tardi.
 
Derek si passò entrambe le mani sul viso stanco, aveva fatto gli straordinari anche in quella giornata e non c’era una singola parte del suo corpo che non gli dolesse, ma almeno Deaton gli aveva detto che se avesse continuato a studiare e a lavorare in quel modo sarebbe potuto diventare un medico anche lui.
 
Si bloccò quando notò una figura seduta sulle scale del dormitorio degli infermieri, e strinse le mani in due pugni quando la persona sollevò la testa in modo che il cappello non gli nascondesse i tratti del viso. Si trattava di Stiles, lo stesso ragazzo che non si era fatto vivo per giorni e poi si era presentato improvvisamente in infermeria con un mazzo di fiori per chiedergli di uscire, e che poi non si era presentato al loro appuntamento, lasciandolo da solo in quel locale pieno di gente ubriaca  e pronta ad abbordarlo in modi squallidi.
 
Derek sapeva che stava soffrendo per la morte di Scott ma non ammetteva che venisse trattato in quel modo. Ci stava male anche lui e più Stiles si comportava così più Derek si sentiva stupido e miserabile, e vederlo lì in quel momento gli fece solo salire una gran rabbia, perché era stanco, erano giorni che lavorava senza sosta e provava  a non pensarlo troppo, e adesso lui era lì e Derek si domandò quando sarebbe durata quella volta.
 
 
 
 
 
 
-Va via, Stiles.-borbottò quindi, superandolo salendo gli scalini.-Sono distrutto e voglio solo dormire, non ho voglia di stare dietro ai tuoi sbalzi d’umore.-
 
 
 
 
 
 
 
Stiles si alzò dallo scalino e lo seguì con passo incerto.-Ti prego, sono venuto qui per scusarmi.-lo supplicò appoggiando un braccio sulla porta del dormitorio per impedirgli di chiuderla e togliendosi il capello con l’altra mano.
 
 
 
 
 
 
 
 
-Scusarti per cosa? Per avermi lasciato in quel locale da solo ad aspettarti per ore?-domandò Derek in tono ferito.-Per non esserti fatto più né vedere né sentire improvvisamente? Per avermi fatto sentire un completo idiota per essermi ritenuto il tuo fidanzato quando è evidente che non è ciò che vuoi.-
 
 
 
 
 
 
 
-Certo che lo voglio.-gli disse Stiles abbassandosi leggermente per poter legare i loro sguardi, ma Derek continuò ad evitare i suoi occhi.-E’ solo che…io…non riesco a…-balbettò prima di portarsi una mano al viso e ridere imbarazzato di se stesso.
 
 
 
 
 
Derek socchiuse gli occhi.-Sei ubriaco?-
 
 
 
 
 
 
La risata di Stiles passò ad essere imbarazzata a triste.-…forse.-ammise alla fine, chiudendo gli occhi e reclinando il viso di lato.-Ultimamente sto bevendo parecchio. Mi aiuta a non pensare.-
 
 
 
 
 
 
 
Derek scosse la testa e sospirò amaramente.-Ci sono modi migliori per non pensare, e dovresti non assumere tutto questo alcool se stai ancora prendendo antidolorifici.-
 
 
 
 
 
 
Stiles annuì alle sue parole anche se Derek era quasi sicuro che non lo avesse ascoltato, perché era troppo preso a fissargli il petto e solo allora Derek si accorse di avere la collana con la targhetta fuori dalla maglietta.
 
 
 
 
 
 
-Posso restituirtela se vuoi.-sussurrò abbassando lo sguardo.-Sono arrabbiato per il modo in cui mi hai trattato ma non pretendo di certo che tu voglia ancora stare con me, dopotutto è passato un anno da quella promessa.-
 
 
 
 
 
 
Stiles scosse la testa.-Non voglio che tu me la restituisca, è solo che non pensavo che la tenessi ancora al collo dopo come mi sono comportato.-ammise.-E comunque io ho questa qui, ora.-disse sfilandosi una catenina da sotto alla maglia.-Era di Scott.-specificò anche se Derek lo aveva già capito da come i suoi occhi si rattristirono nel guardare la targhetta.
 
 
 
 
 
 
-…vuoi entrare?-domandò dopo un po’.-Posso farti un tè, se vuoi.-
 
 
 
 
 
 
Stiles annuì e lo seguì all’interno del dormitorio a testa bassa, e Derek dovette ammettere che gli fece una gran pena nonostante lo avesse fatto star male per quei giorni. Era la prima volta che Stiles entrava nella sua camera e Derek si sentì un po’ strano nel vederlo guardarsi intorno con aria curiosa, i dormitori degli infermieri non erano niente di speciale, avevano una piccola cucina, un bagno ancora più piccolo e una camera da letto, e a loro andava bene così perché tanto non passavano molto tempo lì dentro.
 
 
 
 
 
-Ti trovo bene.-gli disse Stiles, osservandolo mentre preparava il tè.-Non sei cambiato molto rispetto all’anno scorso ma sembri anche diverso, in un certo senso.-
 
 
 
 
 
 
 
Derek ed accese i fornelli con il fiammifero e mise il bollitore con l’acqua sopra la fiamma, dopodiché si voltò verso Stiles ed incrociò le braccia al petto quando vide il modo in cui lo stava quasi studiando.-Non ho notato nessun cambiamento in me stesso, sinceramente.-
 
 
 
 
-Hai fatto sesso con qualcuno?-
 
 
 
 
 
 
Derek rimase spiazzato da quella domanda improvvisa.-Come??-
 
 
 
 
 
 
Stiles deglutì e distolse lo sguardo dal suo.-Non devi aver paura di ammetterlo. Sono stato io a dirti che potevi farlo e non ti giudicherò se lo avessi fatto.-
 
 
 
Derek rimase in silenzio per un lungo momento, ancora troppo scioccato per poter proferire parola, dopodiché emise una risata sprezzante e spense i fornelli. Stiles non meritava nemmeno una tazza di tè dopo quella domanda.
 
 
 
 
 
-Vattene.-gli disse in tono duro.
 
 
 
 
 
Stiles si alzò dalla sedia su cui si era seduto e gli si avvicinò lentamente.-Non fare così. Non volevo offenderti o metterti a disagio, ero solo curioso...e si, anche un pó geloso. Ma te lo ripeto, non mi arrabbierei se lo avessi fatto, anzi, ti capirei. È passato comunque un anno.-
 
 
 
 
 
Derek si ritrasse quando Stiles provò a posargli una mano sul viso.-Non ci posso credere. Scompari per giorni, poi ricompari e mi inviti ad un appuntamento in cui non ti presenti, e poi vieni qui, ubriaco, e tra tutte le domande che potresti farmi decidi di chiedermi proprio se sono andato a letto con qualcun altro.-
 
 
 
 
 
 
Stiles si passò le mani sul viso ed afflosciò le spalle.-Mi dispiace, io...non so cosa dire, non so cosa fare, sono così confuso e non riesco a pensare.-
 
 
 
 
 
Derek strinse la mascella e fece qualche passo indietro.-Forse dovresti farti una doccia.-tentò, odiando la sua incapacità di essere arrabbiato con lui per troppo tempo.-Così ti schiarisci le idee.-
 
 
 
 
 
 
Stiles si abbracciò da solo ed annuì a testa bassa, a Derek non era mai sembrato così piccolo ed indifeso, e forse uno degli sbagli più grandi che la gente facesse spesso con i soldati era quello di vederli sempre come degli uomini indistruttibili, dimenticandosi che dietro a quelle uniformi ci fossero delle persone con le loro debolezze e le loro fragilità.
 
 
 
 
*
 
-Stiles, tutto bene?-domandò a voce alta mentre bussava alla porta del bagno.-Sei lì dentro da un bel pó.-
 
 
 
Stiles non rispose e Derek si impose di non andare nel panico, dopotutto poteva essere che Stiles non gli rispondesse perché non riusciva a sentirlo per via dello scrosciare dell'acqua...
 
Ma era passato già troppo tempo, e Derek iniziava a preoccuparsi. Si era reso conto di essere stato troppo brusco con Stiles...certo, il soldato avrebbe potuto fargli domande meno inopportune, ma dopotutto era palesemente ubriaco e fuori di sé, Derek non avrebbe dovuto aspettarsi di meglio.
 
 
 
 
 
 
-Stiles??-lo chiamò ancora, bussando con più insistenza.-Ok, sto per entrare.-annunciò abbassando il pomello della porta ed aprendola lentamente.
 
 
 
 
 
 
Rimase spiazzato quando vide Stiles all'interno della doccia...completamente vestito, e con gli occhi spalancati fissi nel vuoto. Gli si avvicinò immediatamente e provò a richiamare la sua attenzione posandogli le mani sul viso, trovandolo gelido e pallido.
 
 
 
 
 
 
-Mio Dio, Stiles, sei impazzito!?-domandò azionando l'acqua calda della doccia per scaldarlo.-Vuoi per caso farti venire una bronchite??-
 
 
 
 
 
 
 
-Falli smettere.-sussurrò Stiles.
 
 
 
 
 
 
 
Derek deglutì e riportò nuovamente le mani sul suo viso.-Cosa? Cosa devo far smettere?-domandò cauto.
 
 
 
 
 
 
Stiles tremò e strinse gli occhi.-Gli spari. Falli smettere.-lo supplicò.
 
 
 
 
 
 
Derek si sentì morire davanti quella supplica e scosse la testa.-Non ci sono spari qui. Non ci sono armi.-lo rassicurò aumentando la presa sul suo viso.
 
 
 
 
 
 
Stiles singhiozzò e si portò le mani sulla testa.-Io li sento. Continuamente. E sento anche le bombe, e le urla...e Scott...sento Scott che mi chiama per avvisarmi del pericolo, e poi...e poi lo vedo mentre si para davanti al mio corpo e becca la pallottola al posto mio.-disse cadendo in ginocchio e singhiozzando, e Derek si inginocchiò a propria volta e lo abbracciò con forza, fregandosene di starsi bagnando a propria volta.
 
 
 
 
 
Quindi era in questo modo che era morto Scott, per salvargli la vita.
 
 
 
 
 
 
-Non è giusto. Doveva toccare a me. Io dovrei trovarmi in quella bara, non Scott.-disse Stiles a denti stretti, la voce distorta dal dolore e dalla rabbia.
 
 
 
 
 
-Non dire così.-lo supplicò Derek, chiudendo gli occhi e sentendosi male e al solo pensiero di Stiles in una bara.-Scott ti voleva molto bene o non avrebbe rischiato la sua vita per salvarti, e sapeva che anche tu avresti scelto di morire al posto suo. Ma lui in quel momento ha ritenuto che non dovessi morire, e allora il minimo che potresti fare per ricambiare il suo gesto è cercare di perdonarti ed andare avanti. Cercare di vivere anche per lui.-
 
 
 
 
 
Stiles lo abbracciò con forza e si lasciò andare ad un pianto disperato.-Ho cercato di salvarlo, ho cercato di tenerlo in vita, ma dalla nostra postazione era impossibile riportarlo all'accampamento, e io...lui mi è morto tra le braccia. Prima di morire mi ha fatto promettere che avrei lasciato questo lavoro una volta tornato a casa, e io gliel'ho giurato ma adesso non so come farò ad andare avanti. Sono così segnato dentro da tutto questo, Derek, e non vorrei coinvolgerti nei miei problemi ancora di più, ma al tempo stesso quando non sono con te mi manchi come l'aria e non ce la faccio a lasciarti andare.-
 
 
 
 
 
 
Derek sospirò e lo cullò tra le sue braccia.-Sono un infermiere, ho a che fare con dei sopravvissuti di guerra ogni giorno, riuscirò a gestire i tuoi problemi. Insieme riusciremo a cavarcela e ad andare avanti, devi solo permettermi di aiutarti.-lo supplicò.
 
 
 
 
 
 
Stiles continuò a piangere contro il suo collo ma annuì silenziosamente, e Derek allora lo aiutò ad uscire fuori dalla doccia e lo portò in camera da letto. Si prese cura di lui come non aveva mai fatto per nessuno, spogliandolo dagli abiti bagnati,  asciugandogli delicatamente il corpo con dei teli asciutti e medicandogli nuovamente le ferite. Era la prima volta che vedeva il corpo di Stiles interamente scoperto e lo trovò bellissimo anche con tutte quelle cicatrici che confermavano le atrocità che aveva subito.
 
 
 
 
 
-Ti amo.-gli sussurrò Stiles, posandogli una mano sulla guancia e deglutendo.
 
 
 
 
 
 
Derek trattenne il respiro e posò la mano sulla sua.-Ti amo anch'io.-
 
 
 
 
 
 
Stiles emise un sospiro tremante e gli scostò un ciuffo di capelli dal viso.-Ho promesso a Scott anche un'altra cosa prima che morisse.-ammise a voce bassa ed insicura.
 
 
 
 
 
 
-Che cosa?-gli domandò Derek, aggiustandogli la fascia sul braccio.
 
 
 
 
 
 
-Gli ho promesso che ti avrei sposato.-sussurrò sbuffando un sorriso triste e nostalgico.-Credo di averlo esaurito con le mie continue chiacchiere su di te.-
 
 
 
 
 
 
Derek ridacchiò e sentì gli occhi inumidirsi.-Lei è un uomo davvero sorprendente, Mieczyslao.-scherzò, abbassandosi per baciarlo.-Ma accetterò lo stesso di sposarla.-
 
 
 
 
 
 
 
Stiles sorrise e se lo tirò addosso per baciarlo con più energia, e Derek arrossì quando si rese conto di essere a cavalcioni sul suo corpo nudo.
 
 
 
 
 
 
-Scusa. Non intendevo...-sussurrò Stiles quando si rese conto della situazione che aveva creato.
 
 
 
 
 
Derek scosse la testa e prese un profondo respiro.-Non mi dà fastidio, anzi voglio farlo, è solo che...non l'ho mai fatto con nessun altro.-ammise.-E quindi non so cosa fare, nei corsi di medicina non ti preparano a questo tipo di esperienze.-ironizzò sorridendo timidamente.
 
 
 
 
 
Stiles lo guardò meravigliato.-Mi hai aspettato...-sussurrò incredulamente.
 
 
 
 
 
 
Derek annuì e fece strofinare i loro nasi con il movimento.-È dalla prima volta che ti ho visto e che mi hai infastidito con il tuo strambo modo di flirtare che ho deciso che fossi l'unico soldato con il quale avrei volentieri fatto un'eccezione al mio patto personale sul non concedersi a nessun soldato.-
 
 
 
 
 
 
Stiles lo guardò come se non potesse credere che fosse reale e gli accarezzò la schiena da sotto alla maglia bagnata, facendolo rabbrividire.-Pensa un po’, anch'io per te ho infranto il mio patto personale sul non provarci con gli infermieri troppo giovani e altezzosi.-ridacchiò.
 
 
 
 
 
-Io non sono affatto altezzoso!-esclamò Derek, ridendo quando Stiles capovolse le loro posizioni.-Stai attento, potresti rischiare di aprire qualche ferita.-
 
 
 
 
 
Stiles lo tranquillizzò con un bacio e lo guardò dritto negli occhi.-Possiamo aspettare se vuoi. Non siamo costretti a farlo stasera.-lo rassicurò.
 
 
 
 
 
Derek deglutì e gli posò le mani sul viso, su quel bellissimo viso che aveva rischiato di non rivedere più.-Abbiamo aspettato abbastanza.-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Fecero l'amore, quella notte. Fu doloroso, ma si trattò di un dolore bello, di un dolore che sapeva di amore, di vita, di vuoti che venivano colmati e fantasmi e paure che venivano abbracciati. Per la prima volta dopo aver passato anni ad assistere gli altri, Derek poté capire cosa si provasse nell'avere qualcuno che si occupasse di lui e che si prendesse cura del suo corpo, e invece Stiles per la prima volta si ritrovò su un campo di battaglia per niente pericoloso, ma fatto di baci, carezze, ansimi, gemiti e preghiere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Cinque anni più tardi.
 
 
 
 
 
 
-Stilinski, scenda dal mondo delle nuvole e mi passi le garze!-
 
 
 
 
 
 
-Mi scusi, mi scusi! Ecco a lei!-
 
 
 
 
 
 
-Sarà la milionesima volta che glielo ripeto: Non bisogna mai distrarsi quando si è in servizio.-
 
 
 
 
 
 
-Mi scusi, dottore, ma è che lei è così bello in camice blu che mi distrae.-ghignò Stiles.
 
 
 
 
 
 
 
Derek gli mandò un'occhiataccia mentre fasciava il braccio del soldato che li stava guardando confuso e leggermente divertito.
 
 
 
 
 
-E mi sembra di averle anche detto che è proibito flirtare con i propri superiori, Stilinski.-
 
 
 
 
 
 
-Ha ragione, ma credo che ci sia un'eccezione se il proprio superiore sia anche il proprio marito. Non trova?-lo stuzzicò Stiles, avvicinandoglisi e scoccandogli un bacio a fior di labbra.
 
 
 
 
 
 
 
Derek provò a trattenere un sorriso esasperato senza successo.-Mi farai licenziare.-bisbigliò sulle sue labbra.
 
 
 
 
 
-Sei troppo in gamba per essere licenziato.-lo rassicurò Stiles.
 
 
 
 
Derek ci pensò su.-Hai ragione, ma tu no e per di più sei ancora un tirocinante, quindi va ad aiutare il dottor Deaton invece di seguirmi come un cagnolino e distrarmi.-
 
 
 
 
 
 
 
Stiles emise un lamento.-Ma il dottor Deaton mi odia!-
 
 
 
 
 
 
-Solo perché combini continuamente disastri e non lo ascolti.-
 
 
 
 
 
-Sai, non mi piace che prendi le sue difese e non le mie. Comincio a pensare che Nolan ed Isaac avessero ragione a sospettare che tra voi due ci fosse qualcosa.-borbottò Stiles.
 
 
 
 
 
 
Derek rise e lo spinse giocosamente via.-Taci, sai che sei stato il primo. Ora vai, ci vediamo in pausa pranzo.-
 
 
 
 
 
 
-Sisi.-sospirò Stiles allacciandosi la mascherina sul viso.-Ti amo.-non mancò di dirgli.
 
 
 
 
 
 
-Ti amo anch'io.-
 
 
 
 
 
-Ma che razza di coppia siete, voi due!?-domandò il paziente di cui si stava occupando Derek.
 
 
 
 
 
Derek ridacchiò e continuò a fasciargli le ferite. Alla fine Stiles aveva deciso di intraprendere a propria volta la carriera infermieristica, perché se proprio non poteva andare in guerra almeno avrebbe aiutato i soldati a modo suo, e Derek sapeva che avesse deciso di farlo anche perché per ogni vita che riusciva a salvare si sentiva meno in debito con Scott, ma non glielo fece comunque presente.
 
C'erano ancora momenti bui tra loro, momenti in cui Stiles urlava nel sonno o scoppiava a piangere all'improvviso e si allontanava da Derek, ma tornava sempre da lui, alla fine, e gli permetteva di rimettere insieme i suoi pezzi.
Entrambi sapevano che non sarebbe stato facile andare avanti, la guerra aveva cambiato ed influenzato entrambi in modi differenti, ma erano pronti ad affrontare la "normalità" insieme, con la consapevolezza che loro, normali, non lo sarebbero mai stati.
 
 
 





P.S. IL BACIO CHE DEREK E STILES SI DANNO ALLA STAZIONE, NEL MOMENTO DELLA PARTENZA DEI SOLDATI, E' STATO ISPIRATO A QUESTE FOTO:


 
 
  
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