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Autore: LorasWeasley    23/03/2018    2 recensioni
AU [LabradorCastor]
"-Ho fatto un sogno stanotte- annunciò Labrador a un certo punto.
Castor si girò a scrutarlo, il ragazzo al suo fianco continuava ad essere tranquillo e rilassato, quindi non doveva essere nulla di troppo preoccupante.
Si rilassò e chiese curioso –Che hai sognato?"
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Castor, Frau, Labrador
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ehilà!
Non ho mai scritto in questo fandom, in realtà avevo iniziato questa storia tipo due anni fa, non l'avevo mai finita fino a qualche giorno fa, quando ho deciso di riprenderla dopo aver finito di leggere i fumetti.
E' una coppia insolita: Labrador e Castor, ed è una AU senza pretese, semplicemente ho visto che nel fandom praticamente nessuno li shippa, quindi dovevo rimediare. Se c'è qualcun'altro vi prego fatemelo sapere ahahah
Spero vi piaccia!
Deh
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Sogni


Quella giornata non era iniziata nel migliore dei modi, esattamente come tutte le altre.
A Castor si era rotta la macchina qualche giorno prima, così era stato costretto a chiedere un passaggio al suo migliore amico di sempre: Frau.
Poteva utilizzare i mezzi pubblici, ma non li prendeva dal primo anno e ricordava che le uniche due linee di autobus che passavano per la sua scuola o arrivavano con 20 minuti di ritardo o con 40 di anticipo.
Certo, mentre borbottava imprecazioni contro il suo amico che era già svariati minuti in ritardo, si rese conto che poi non faceva così tanta differenza prendere i mezzi pubblici.
Frau arrivò sgommando con la sua moto, tutto trafelato, segno che anche lui si rendeva conto di essere in ritardo.
Castor incrociò le braccia al petto e lo fissò malissimo sistemandosi gli occhiali sul naso, non ebbe bisogno di dire nulla perché il biondo iniziò a inventare scuse –Ho perso la cognizione del tempo, ero molto impegnato in una cosa importantissima!
Il rosso diede un’occhiata allo zaino dell’amico che era rimasto mezzo aperto per via della fretta che ci aveva messo per prepararlo, un angolo di una rivista usciva fuori. Non si vedeva molto, ma Castor capì subito di cosa si trattava.
-Hai ragione scusa, leggere i tuoi giornalini porno è così impegnativo!
Frau gli lanciò un’occhiataccia e incassò la testa fra le spalle, poi gli borbottò di salire perché avrebbero fatto davvero tardi.
-Come se fosse colpa mia- borbottò in risposta l’altro mentre comunque obbediva. Si issò in sella dietro Frau e questo partì spedito.
Alla fine non arrivarono poi così tardi, la campanella sarebbe suonata solo dopo qualche minuto.
Castor scese dalla moto e aspettò li accanto che Frau gli mettesse il catenaccio.
Stava guardando il suo lavoro quando si sentì osservato, girò lo sguardo nel parcheggio delle moto deserto e notò una piccola figura nera a diversi metri di distanza.
Era quasi sicuramente un ragazzo, aveva un lungo cappotto nero e stretto con il pelo dello stesso colore sui polsi e sul collo. Stava seduto elegantemente e con le gambe accavallate sulla sua moto, anche questa completamente nera. I capelli viola chiaro al vento e gli occhi dello stesso colore ma di una tonalità più scura e brillante puntati su di lui.
Il ragazzo non si mosse quando vide che Castor si rese conto del suo sguardo, non fece nulla se non continuare a fissarlo con la stessa intensità.
-Andiamo?- Chiese Frau quando finì il suo lavoro, poi guardò il suo amico con le sopracciglia corrugate e gli schioccò le dita davanti al naso –Ti sei incantato?
Castor si riprese e fissò l’amico, per poi riportare lo sguardo su quello strano ragazzo e chiedere –Lo conosci?
Il biondo sembrò accorgersi solo in quel momento di quella presenza lontana che non smetteva di fissare il suo amico.
Si limitò a scrollare le spalle –Se non sbaglio è una classe dietro di noi. Non ho idea di come si chiami, ma qualche settimana fa lo stavano picchiando dietro la palestra alla ricreazione, l’ho notato quando sono andato li dietro per fumare… E’ un tipo strano, lasciarlo stare.
Detto questo gli mise una mano sulla spalla e lo convinse a girarsi ed avviarsi verso la scuola.
Castor annuì e fece come gli era stato detto, non prima di aver lanciato un’ultima occhiata a quello strano ragazzo.
 
Fu durante il secondo cambio di ora che Castor si avviò al suo armadietto per prendere i libri giusti.
I corridoi erano quasi deserti, ma quando chiuse il suo sportellino e si girò per tornare in aula sussultò dallo spavento.
Il ragazzo di quella mattina era a pochi centimetri da lui, non si era ancora tolto il cappotto e il suo volto dalla carnagione chiarissima spiccava su tutto quel nero.
Lo fissava serissimo, gli occhi socchiusi.
Castor cercò qualcosa da dire, ma il ragazzo dai capelli viola lo anticipò –Non andare oggi.
-Come?- Chiese l’altro sempre più confuso.
-Non uscire di casa oggi pomeriggio, tutte le commissioni che devi fare oggi rimandale, succederà qualcosa di brutto, non so di preciso dove, tu rimanda tutto.
-Tu sei pazzo!- Sbottò il rosso andando via, ma fece solo pochi passi prima che la piccola mano del ragazzo afferrasse il suo braccio in una presa ferrea.
I suoi occhi viola, se possibile, diventarono ancora più intensi.
-Io l’ho visto- si limitò a sussurrare, poi lasciò la presa e andò via velocemente, come se non fosse successo nulla.
Castor fissò la sua schiena magra e le sue sottili gambe fasciate da quei pantaloni neri, forse troppo stretti, mentre si allontanava, poi si riscosse e corse verso la sua aula.
 
Castor inizialmente l’aveva sul serio preso per pazzo e non aveva più pensato a quell’episodio.
Non vide più il ragazzo per il resto della giornata. Ma poi una strana inquietudine aveva iniziato a farsi strada dentro di lui e le sue parole iniziarono a vorticargli in mente sempre più frequentemente.
In effetti quel pomeriggio doveva davvero uscire, doveva andare a fare la spesa come gli aveva chiesto sua madre e doveva passare dal teatro per finire gli ultimi vestiti.
Ma alla fine decise che un giorno di pausa se lo poteva anche prendere.
Ovviamente non lo fece per via di quel ragazzino… certo che no. Lo faceva solo perché voleva un giorno di riposo e non perché quelle parole gli ruotavano ancora in testa. Proprio no…
Sbuffando si buttò sul suo letto, chiuse gli occhi e vi poggiò un braccio sopra.
Due occhi viola invasero la sua mente, perdendosi in quella visione il rosso si addormentò.
 
Il suono del campanello era diventato così insistente che Castor capì che non faceva di certo parte del suo sogno.
Si alzò dal letto barcollando e si diresse alla porta borbottando –Arrivo, arrivo…
Non appena aprì qualcosa lo investì in pieno. Quando vide solo una massa di capelli biondi capì che era solo il suo migliore amico.
-Frau? Che è successo?- Domandò più che confuso.
Il suo amico si staccò e lo afferrò per le spalle, quasi non credendo che fosse davvero li davanti a lui.
-Sei vivo! Cazzo, quanto mi hai fatto preoccupare!
Castor strabuzzò gli occhi –Ma di che diavolo stai parlando.
-Okay siediti- disse il biondo tornando tranquillo e chiudendo la porta alle sue spalle –Quello che ti dirò non ti piacerà per niente.
Castor, sempre più confuso, fece come gli aveva detto il suo migliore amico, mettendosi in un angolo del divano a tre posti che aveva nel soggiorno. Frau si sedette dall’altro lato. Poi, dopo un sospiro, iniziò a parlare.
-C’è stato un incidente. Un camion che portava materiale infiammabile si è guastato e, non sapendo che fare, l’autista ha cercato di sgommare in mezzo alla strada. Stiamo parlando della via principale. Non gli è riuscito molto bene e… in parole povere si è andato a schiantare contro il laboratorio del teatro. Tutto ha preso fuoco all’istante.
Castor sbiancò.
-Hai perso tutti i vestiti. Ma almeno stai bene. Cazzo, pensavo che fossi li dentro, oggi mi avevi detto che ci saresti passato, no? Inoltre neanche rispondevi al telefono!
-No…- Furono le prime parole che il rosso disse –Avevi ragione dovevo andarci, ma poi non l’ho fatto più.
Frau corrugò la fronte –Come mai?
Ma Castor sembrava quasi in trance –Lui mi ha salvato- sussurrò impercettibilmente.
-Che diavolo stai dicendo Castor?- Frau non era famoso per la sua pazienza.
-Il ragazzino di questa mattina dai capelli viola. Hai presente?- Aspettò che l’amico annuisse prima di continuare –Lui… Mi ha detto di non uscire questo pomeriggio, perché sapeva che sarebbe successo qualcosa di brutto. Non sapeva di preciso dove sarebbe accaduto. Ma lo sapeva.
-E come lo sapeva?
-Ha semplicemente detto che l’aveva visto.
 
I corridoi erano super affollati, Castor dovette farsi strada quasi a gomitate per raggiungere il suo amico.
-Grazie tante per i 20 minuti di ritardo di questa mattina. Non solo domani devo venire giustificato, ma potevamo anche trovare meglio il ragazzino, ora come si fa in mezzo a tutta questa confusione? Non so neanche di che classe sia!
-Dobbiamo trovarlo per forza?
Castor gli lanciò un’occhiataccia al quale Frau rispose alzando le mani in segno di resa.
-Allora… Hai qualche idea?- Domandò il biondo.
-Nulla- sospirò il rosso.
-Bhè, io invece una mezza idea l’avrei.
Castor corrugò la fronte e Frau gli fece segno di seguirlo. Lo portò in cortile, dietro la palestra, dove lui di solito andava per fumare in santa pace senza che qualche professore lo vedesse.
Come aveva già visto altre volte il ragazzino si trovava li, era appena caduto a terra e aveva sputato un grumo di sangue.
I due ragazzi che lo circondavano ghignarono.
Castor agì d’istinto. Urlò un “ehy!” e velocemente si avvicinò a loro.
Frau conosceva quell’espressione, l’aveva vista poche volte, perché il suo amico era sempre sorridente e gentile con chiunque, ma esisteva anche quel suo lato, quando il sorriso diventava quasi sadico e una strana luce passava sui suoi occhi e si rifletteva sugli occhiali.
Il biondo sospirò e velocemente lo raggiunse, sapeva come sarebbe andata a finire.
Poco dopo infatti il ragazzo si stava massaggiando le nocche, non faceva a pugni da un po’ in effetti.
I due ragazzi che se la stavano prendendo con quel ragazzino avevano iniziato a ridere alla vista del suo amico, ma il rosso li fece ricredere quasi subito.
-Stai bene?- Chiese tornando alla sua solita faccia dolce e gentile, con un pizzico di preoccupazione.
Il ragazzino era ancora seduto a terra, sporco di terra e con il sangue che gli scendeva dall’angolo della bocca, li stava fissando con un’espressione impassibile, che Frau non riuscì a comprendere.
Ma quando il ragazzo dai capelli viola spostò il suo sguardo verso il suo migliore amico, semplicemente sorrise e pronunciò –Sono felice che tu stia bene.
Castor e Frau si lanciarono una veloce occhiata, poi il secondo annunciò –Ci devi spiegare molte cose.
 
Si ritrovarono all’interno di un bar, subito dopo scuola.
Frau era tutto concentrato al suo pezzo di torta al cioccolato, mangiandolo con foga.
Castor fissava il ragazzino che aveva di fronte.
Quest’ultimo invece era tutto interessato ai fiori dentro il piccolo vaso che stava al centro del tavolo.
-Mi chiamo Labrador- iniziò la conversazione –E giuro che tutto quello che vi dirò, sarà solo la verità. Anche se sarà difficile credermi.
Alzò lo sguardo e aspettò che Castor gli annuisse prima di continuare.
Il ragazzo dai capelli viola disse la frase successiva velocemente –Faccio dei sogni dove prevedo il futuro.
Frau smise di mangiare per qualche secondo e Castor alzò un sopracciglio scettico, ma non dissero niente.
Labrador continuò più lentamente –Si insomma, non credere chissà cosa, faccio dei sogni strani e non precisi, ma quando li ricordo nel particolare vuol dire che si avverano, sempre.
Gli altri due ragazzi continuarono a non dire nulla.
-A volte sono cose stupide, come quando sognai di andare a scuola scordando di lavarmi e il giorno dopo a casa mia mancava l’acqua. Altri sono un po' più seri… tipo la tua morte.
Castor sussultò leggermente a quelle parole e Labrador si sentì in colpa, abbassò lo sguardo e si alzò –Scusatemi, so che sembro pazzo, vi ringrazio per avermi aiutati oggi, ma non siete obbligati a parlarmi.
Il rosso si alzò e lo afferrò per un braccio di scatto, prima che riuscisse ad andare via.
-Non ti stiamo parlando perché siamo obbligati a farlo e non penso che tu sia pazzo, non potrei mai giudicarti, non dopo che mi hai salvato la vita.
Frau sospirò, poi fissò il più piccolo negli occhi con sguardo serio –Io gli darei ascolto, se si mette in testa qualcosa nessuno può più dissuaderlo.
Labrador sorrise.
 
Divennero inseparabili tutti e tre.
Frau si era lamentato con Castor per aver introdotto nel loro gruppo esclusivo di due quel ragazzino, ma poi era il primo che si preoccupava per lui, che lo proteggeva e che minacciava chiunque lo guardasse male o anche solo pensava di poterlo di nuovo picchiare.
Per quanto poteva fare lo scorbutico sapeva che aveva un debito enorme nei suoi confronti, infondo era grazie a lui che aveva ancora il suo migliore amico.
Era ancora abbastanza scettico nel credere ai “sogni premonitori” ma una cosa era certa: se quel giorno Castor fosse uscito di casa per andare a lavoro sarebbe sicuramente morto.
Castor e Labrador avevano stretto subito un rapporto quasi intimo, totalmente diverso da quello che entrambi avevano con Frau.
Castor inizialmente era convinto di cercare continuamente con lo sguardo il più piccolo e accertarsi che stesse bene perché aveva un debito nei suoi confronti, ma ben presto si rese conto che non era così, lo cercava con lo sguardo perché voleva trovarlo.
Ben presto iniziò a conoscerlo, era gentile, altruista, sempre felice e fissato con le piante, era anche sbadato e quasi sempre perso nel suo mondo, capiva perché veniva preso di mira da molti, una volta l’aveva trovato anche addormentato in un’aiuola della scuola. Ma non era affatto ingenuo.
Era fine Aprile, quell’anno scolastico era praticamente volato.
Era sabato e Labrador gli aveva chiesto di vedersi al parco, nel loro solito posto.
Non era una cosa tanto strana e Castor aveva accettato di buon grado.
Non ci mise troppo a trovare il più piccolo, vestito quasi interamente di bianco era seduto contro un albero, stava giocando con un fiore giallo che era cresciuto vicino ai suoi piedi, non aveva nessuna intenzione di staccarlo dal suolo però.
-Ciao- mormorò il ragazzo dagli occhi viola prima ancora di riuscire a vederlo, sapeva che l’altro era appena arrivato, l’aveva sentito.
Castor neanche si chiese come avesse fatto, ormai si era abituato a tutte le sue stranezze, erano grazie a quelle che gli piaceva davvero così tanto.
Si sedette accanto a lui e parlando del più e del meno, alternando quei momenti con altri di completo silenzio, non un silenzio pensante, ma uno di quelli nel quale godevano ognuno della compagnia dell’altro.
-Ho fatto un sogno stanotte- annunciò Labrador a un certo punto.
Castor si girò a scrutarlo, il ragazzo al suo fianco continuava ad essere tranquillo e rilassato, quindi non doveva essere nulla di troppo preoccupante.
Si rilassò e chiese curioso –Che hai sognato?
Labrador non rispose per diversi minuti, continuando a essere perso nel suo mondo.
Castor era indeciso se riformulargli la domanda, temendo che il ragazzo fosse stato troppo distratto per sentire quello che aveva detto, o semplicemente lasciar cadere li l’argomento.
Non ci fu bisogno di scegliere, Labrador si girò a fissarlo, aveva il suo solito sorriso dolce in volto e gli occhi viola intensi, stavano brillando e avevano tutta l’attenzione dell’altro ragazzo.
Poi il più piccolo si sporse in avanti e poggiò le labbra su quelle dell’altro, come se fosse stata la cosa più normale del mondo e come se fosse una cosa che facevano da sempre.
Gli diede un semplice bacio a stampo, uno di quelli dolci e brevi.
Castor rimase così shoccato che non registrò nulla di quello che era appena successo, come se fosse fuori dal suo corpo e vivesse quella scena in terza persona.
Labrador si scostò di pochissimo, quel poco che bastava per non vederci doppio mentre riapriva lentamente gli occhi.
Tornò a sorridergli, questa volta quasi imbarazzato, poi una voce li raggiunse, la voce di un biondo che entrambi ormai conoscevano bene.
-Ce l’avete fatta finalmente! Così Castor non mi stresserai più per mesi su quanto ti piaccia e ti stia struggendo d’amore per lui.
Fu quello a far tornare la voce al rosso, mentre la sua faccia diventava quasi dello stesso colore dei capelli –Io non ho mai…
-Si si certo, come no. Bene, vedo che siete occupati, quindi io vado a seguire quella ragazza che prima ho visto correre in quella direzione, ci sentiamo dopo per organizzarci per stasera, no? Usciamo come sempre.
Non si aspettò una risposta, dava per scontato che fosse così, corse subito via, prima che la ragazza di cui parlava andasse troppo lontano.
-Ecco- annunciò a quel punto Labrador –La frase che ha detto Frau, mi sono sognato quella.
-Ah.
Non una delle migliori rispose del rosso, ma che altro poteva dire?
-Scusa se ho agito d’istinto- continuò a quel punto il più piccolo –Ma pensavo che se Frau avesse detto quello magari… Potevo prendere l’iniziativa senza farti scappare via, mi dispiace se ho frainteso tutto.
-Non hai frainteso nulla- mormorò a quel punto Castor quasi senza fiato, poi fu il suo turno di agire d’istinto, gli infilò una mano tra quei capelli soffici e lo tirò di nuovo verso di se, tornò sulle sue labbra in un bacio molto diverso da quello che si erano dati in precedenza.
Labrador gli faceva provare un sacco di emozioni contrastanti, come se l’attimo prima avesse voluto baciarlo fino a fargli perdere il fiato, mentre quello dopo avrebbe solo voluto abbracciarlo con la paura di romperlo se avesse stretto troppo forte per proteggerlo dal mondo.
E lo amava per questo, adesso ne era certo.

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