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Autore: BrokenSmileSmoke    23/03/2018    0 recensioni
Mia moglie ha gravi problemi mentali specialmente nelle giornate in cui piove, io dopo anni di matrimonio sono sfinito fisicamente e mentalmente.
Avevamo un figlio, Jay, che è sparito misteriosamente e nessuno è mai riuscito a trovarlo.
Come se non bastasse strane cose iniziano ad accadere in casa mia, e vengo incolpato di crimini che mai mi sarei permesso di compiere.
O almeno credo.
Ad ogni modo, io sono innocente ma ogni prova è contro di me. Qualcuno sembra mi abbia incastrato e d'un tratto mi si mette contro anche mia moglie.
Sono stanco, sfinito, e mi manca poco per arrivare ad un crollo emotivo.
Chiunque legga questo: credetemi, io non ho fatto nulla.
Non avrei mai massacrato Jay.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Tesoro posa quella pala ed entriamo in casa, poi la sistemo io – le dissi poggiando una mano sulla sua spalla mentre con l’altra prendevo cautamente l’oggetto.
- Oh che sei dolce, tesoro – mi guardò negli occhi dolcemente – ma come abbiamo fatto a restare insieme così a lungo? -
Me lo domandai anche io, anche se la mia domanda consisteva nel motivo, o nel miracolo, per il quale ero riuscito a sopravvivere.
- Vado a fare il caffè, vieni? – mi propose.
Accettai: al massimo, visto l’andamento della giornata, poteva essere avvelenato.
Mi accomodai in salotto e accesi il televisore, più tardi sarei andato a coprire la buca, anche se mi chiedevo ancora chi mai l’avesse potuta fare.
Stavo per sprofondare nel sonno quando una notizia mi fece riaprire gli occhi.
Al notiziario stavano trasmettendo la morte di Paolo, lo psicologo.
Un rumore di vetri rotti e bruciore sulla pelle distolse il mio sguardo verso mia moglie, aveva sentito tutto ed era in un visibile stato di shock: il vassoio con il caffè le era caduto dalle mani, finendo sul pavimento e su di me.
Si coprì la bocca con la mano, mi guardò e sussurrò.
- Chi ha mai potuto fare una cosa del genere? Era un uomo così buono – singhiozzò.
Ero spaventato anche io, ed invece di lamentarmi della sua distrazione feci finta di nulla e mi tolsi la maglietta, rimanendo a petto nudo.
- Ma non ti vergogni? Hanno appena trasmesso la morte di Paolo e tu mi vuoi portare a letto, sei uno schifoso insensibile! – iniziò ad urlare.
Non le diedi retta, giustificarmi era solo una perdita di tempo.
Mi misi le mani ai capelli, ora che Paolo era morto non sapevo più cosa fare.
I migliori psicologi di Cagliari si erano rifiutati di seguire mia moglie, solo Paolo aveva detto che il caso lo interessava a tal punto di venirci a trovare a casa di tanto in tanto, anche quando non c’ero.
Non me ne feci un problema, tanto mia moglie era diventata mentalmente instabile e l’aiuto di uno psicologo che veniva direttamente a casa non poteva che portare dei benefici.
Chiamai il suo studio, e la segretaria mi comunicò che probabilmente non ci sarebbe stato alcun funerale.
Chiesi ulteriori informazioni in merito, ma lei ne sapeva tanto quanto me.
Si era allontanato dall’ufficio e una mezz’ora dopo aveva chiamato i carabinieri dicendo di essere in punto di morte, qualcuno lo aveva accoltellato e la chiamata era terminata ancor prima che riuscisse a dire dove si trovava.
Il suo corpo non si trovava, e la chiamata non si riusciva a rintracciare.
- Signor Steven, so che il signor Paolo ci teneva particolarmente al suo caso, lei è sicuro di non saperne nulla? – mi domandò un po’ troppo curiosa.
Dissi quello che era successo quella mattina, di quando ero passato da lui e poi tornato a casa, precisando che da quel momento non lo avevo più sentito.
La sentì piagnucolare, ma non sulla morte del suo capo, piuttosto sulla sua difficoltà nel trovare un altro lavoro.
- Chi mai prenderà una donna che ha lavorato per un uomo che è stato brutalmente ucciso? – aveva detto tra una cosa e l’altra.
Riattaccai chiedendo di informarmi su eventuali dichiarazioni e scoperte, volevo essere d’aiuto nelle indagini.
Nel frattempo tornai in giardino a ricoprire la buca, si stava già facendo buio.
Ci misi un bel po’, in fin dei conti era abbastanza larga e profonda, poi vidi un luccichio nella terra, e ne estrassi un orologio maschile.
Chissà come era finito lì, ma non mi feci troppe domande. L’avrei portato l’indomani al commissariato, non era mio.
Ricoprì completamente la buca, poi tornai in casa per cenare, fare una doccia ed andare a dormire, sperando solo che Paolo adesso fosse in un posto migliore.

 
   
 
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