Noia

Cercò di portare pazienza quando sentì il tocco freddo dell’inchiostro contro la pelle del viso, e la lasciò fare anche quando lei iniziò a torturargli una ciocca di capelli, intrecciandogliela e raccogliendola poi in un vezzoso nastrino rosa, nonostante la sua virilità gridasse vendetta. Non paga, la ragazza si appoggiò contro di lui, mento contro guancia, e prese a battere velocemente le ciglia per fargli il solletico. Infine, gli morse un orecchio.

   A quel punto il giovane non si trattenne dal sospirare pesantemente. «Cos’ho fatto di male?»

   «Mi stai bellamente ignorando», gli spiegò la bionda, stendendosi a pancia in giù e puntellandosi sui gomiti.

   «Cercavo di dormire, sai?» Lui rialzò le palpebre per guardarla. «Che mi ha disegnato sulla faccia?»

   «Una cacca», rispose serafica Cagalli. «E sotto ho scritto scemo», aggiunse, affondando la punta di un dito contro il suo capolavoro.

   Athrun non seppe se protestare o meno. Sopportò stoicamente, tornando a chiudere gli occhi e passandole un braccio attorno al collo per attirarla a sé. «Ci vuole pazienza», ricordò a se stesso, mentre lei si accucciava contro il suo petto.

   «È che mi annoio», bofonchiò pigramente la Principessa, mettendo il broncio.

   «Non oso immaginare che peste dovevi essere da piccola.»

   «Ero un angioletto», gli assicurò.

   «Certo. E io ho una tresca con l’Haro rosa di Lacus.»

   «Sono gelosa, pervertito.» Quella risposta le fece guadagnare un bacio sul capo. «Andiamo a fare una nuotata?»

   «Sono le undici di sera.»

   «Mai sentito parlare del bagno di mezzanotte?»

   «Con te nuda?»

   Nonostante l’imbarazzo per l’audacia dell’innamorato, Cagalli non si lasciò scoraggiare. «Quello no. Altrimenti Pink-chan ci resterà male.»

   «Allora no.»

   «Una corsa fino a casa dei bambini?»

   «Sei superattiva… Ti sei drogata?»

   «Ho solo voglia di giocare!»

   Il giovane sbadigliò. «Me ne sono accorto…»

   «Athrun?»

   «Mh…»

   «Sei sveglio?» Indispettita da tanta indolenza, si liberò dal suo abbraccio per mettersi a sedere ed iniziare a scendere dal letto. Calpestandolo. «Allora vado a prendere i trucchi: ho scoperto che il rosa ti dona.»

   Una mano scattò per afferrarla prima che lei mettesse piede a terra, e l’Ammiraglio la bloccò cingendole saldamente la vita. «Va bene, hai vinto», mugugnò, assonnato, nascondendo il volto nel suo grembo. «Andiamo a nuotare.»

   Cagalli lo fissò perplessa per qualche attimo, accorgendosi che il poveretto non aveva neanche la forza per muovere muscolo. «Mah», sospirò con un sorriso sulle labbra, passandogli le dita fra i capelli scuri per scostarglieli dalla fronte, «dopotutto, si sta bene anche così.»

   «Dio esiste…», non poté fare a meno di ringraziare Athrun, ricevendo in cambio un leggero scappellotto.