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Autore: Io_amo_Freezer    23/03/2018    1 recensioni
Una caduta improvvisa, l’ennesimo incontro nello stesso luogo…
Quando un cliente chiede, non si può far altro che accontentarlo. Soprattutto se dietro ad ogni suo gesto si rivela l’amore puro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Marco, Portuguese D. Ace
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salì la piccola scaletta, sporgendosi con il busto dove reggeva le scatole di cereali con le braccia conserte, e iniziò a posizionarle sullo scaffale apposito, sotto l'ultimo, in alto.-Che noia.- borbottò quando ormai ne restavano solo due dei cinque che teneva, da posare sul ripiano. Si allungò un altro po', con una smorfia, ma nel farlo, il piede si storse di poco, e per salvarsi si resse sull'altro; purtroppo non abbastanza, così piombò a terra, con una smorfia sofferente mentre si passò una mano sulla fronte, a sollevare le ciocche ondulate, nere e lunghe fino al suo naso, mentre sbuffò per evidenziare la sua critica per quell’accaduto.
-Ehi.-
Ace, ancora a gattoni per terra, seduto; alzò il capo in alto ritrovandosi la figura del ragazzo biondo e della sua perenne capigliatura che ricordava quella delle foglie dell'ananas, alle sue spalle, e che, la prima volta che l'aveva vista aveva avuto l'istinto di evidenziarne la stranezza visto che la trovava carina; peccato fosse nel luogo di lavoro e lui un cliente, come ancora ora; così l'idea era sfumata, perché non era, davvero il caso. Scrutò quella faccia un po' allungata e che, al momento gli si mostrava al contrario data la sua posizione mentre quello lo stava squadrando con un cipiglio sereno, prima di azionarsi per soccorrerlo, chinandosi pacato e aiutandolo a rimettersi in piedi per poi, entrambi, guardarsi negli occhi.
-Di nuovo tu...- mormorò il moro, osservandolo cingergli il busto e tenerlo, fin troppo vicino al suo, rigido e vigoroso.
-Ciao Ace, tutto bene?-
-S-sì...- mugugnò, distanziandosi con le mani, ora distese contro i pettorali dell'altro, rosso in volto e guardando in basso per brevi istanti prima di affrettarsi ad afferrare le cinque scatole cadute e un po' ammaccate, ma che vennero prese dal biondo ragazzo che lo anticipò. -Si sono rovinate...- borbottò piano e mogio, deluso di aver fallito ancora; e quello era un compito facile!, protestò contro sé stesso, nella mente: quel lavoro sembrava davvero che non fosse fatto apposta per lui. Forse sarebbe stato rimproverato… Di nuovo. Ma ormai ne aveva fatto il callo, delle sgrida del Signor Magellan: una in più o in meno non faceva differenza.
-Tranquillo, non è successo niente. Li prendo io: mi servivano.- attirò la sua attenzione l’altro, ed Ace scuoté subito il capo:
-Ahm... No, non ti preoccupare.- commentò impacciato, per poi voltarsi e rimettere in piedi la scaletta di quattro gradini, azzurra.
-Sono solo cereali, e non puoi contraddire un cliente.- esclamò lui, afferrando poi le scatole e posizionandole entrambe dentro il cestino rosso, dotato di rotelle che stava trasportando lungo la pavimentazione chiara, di piastrelle quadrangolari.
-Aspetta! Tu sei un compratore, sì, ma non puoi... sono rovinati...- si fermò: ormai le aveva prese; e non era sicuro di riuscire a fargli cambiare idea, o a imporsi: era pur sempre un cliente. Ed Ace sospirò, scrutandolo in quei centimetri in più che aveva rispetto a lui, con la camicia aperta che dava spettacolo sui suoi pettorali scolpiti, decorati al centro da un buffo quanto simpatico tatuaggio a croce con la luna in mezzo, rovesciata verso l'alto, interamente blu come gli occhi del suo interlocutore; e con il suo lato scoperto che attirava l'attenzione delle altre persone, e, fin troppo, la propria dato la pessima caduta precedentemente fatta, a cui perfino le telecamere avevano assistito.
-Hai bisogno di aiuto nel fare la spesa?- domandò allora Ace, non resistendo a quegli occhi così vivi e decisi, che lo scrutavano in quel modo dolce facendolo arrossire sempre di più. Voleva aiutarlo come da un paio di giorni a quella parte, effettivamente, succedeva. All'inizio era lui a chiederlo sempre, ma, adesso, i ruoli sembravano essersi invertiti. Quel Marco; da quando si erano conosciuti per caso in quello stesso luogo, aveva iniziato a frequentarlo fin troppo spesso: se n'era accorto perché aveva la sensazione che lo pedinasse mentre sistemava alcune cibarie, facendo il suo lavoro; ma quando lo seguiva si teneva continuamente, e fin troppo in evidenza, forse di sua volontà: si mostrava sempre a lui, in quel supermercato dove lavorava come commesso, e, con una scusa: gli chiedeva di dargli assistenza. Però, da un po', era lo stesso Ace che si faceva avanti, e un po' se ne vergognava; tuttavia gli piaceva la sua presenza, e, purtroppo, poteva averla solo in quel luogo.
-Sì, mi piacerebbe.- annuì il ragazzo per poi avviarsi prendendolo per mano e facendolo trasalire, con il corpo e con il cuore. -Allora, a che ora smonti?-
-I...io...- mormorò, arrossendo e deviando il capo per poi individuare, nella tasca laterale dei pantaloni dietro di Marco; un nome che si era scolpito nell'anima da quando lo aveva saputo, la lista delle cose da comprare, e così l'afferrò lentamente, senza essere invadente, controllandola poi mentre il biondo sorrise, divertito da quel gesto ingenuo, mosso dall'istinto e dalla voglia di non rispondere ma che gli aveva mandato un brivido intenso, lungo e morbido, sulla schiena.
Era incredibile, pensò il moro: era la prima volta che gli chiedeva una cosa simile; doveva rispondere? In fondo, si conoscevano solo da qualche settimana. Poteva fidarsi?, rifletté, Ace, e continuò a non guardarlo, ma sorrise anche lui; in fondo, quel ragazzo era stato e continuava ad essere dolce con lui; perennemente stato durante quei giorni. E lui desiderava vederlo ancora, anche quando finiva di lavorare, quindi… No, non poteva.
 
 
 
Sospirò, il lentigginoso, guardandosi attorno alla ricerca di un oggetto: era ormai sera tarda, il magazzino aveva chiuso da poco, e quindi stavano ancora sistemando anche se, alcuni commessi e cassieri stavano andando, lasciandolo al suo lavoro da solo visto che era nuovo; ma ancora per poco, sperava: non aveva intenzione di dormire in quel posto. E lui era lì, nello sgabuzzino, con la porta aperta dietro, a rimpiangere di non aver risposto a quel Marco quando gli aveva chiesto quando finiva il proprio turno... Tanto non avrebbe aspettato così tanto... Erano già le dieci e mezza…
-Ah!- urlò, ma la bocca gli venne tappata e il suono uscì fin troppo ovattato mentre si accorse di trovarsi nel buio totale, colpa del fatto che la porta si fosse richiusa all'improvviso.
-Shh.-
-Mhmhm?- mugugnò spaventato, muovendosi frenetico per cercare di liberarsi; la presa era forte ma si meravigliò del fatto che non gli facesse male mentre gli teneva il busto: un braccio che gli cingeva la pancia, reggendolo con la schiena vicina contro l'addome di quello che, a tatto, erano muscoli di un ragazzo che si trovava posteriormente a lui. Sentì in un attimo il polso destro braccato da una possente mano che, in un attimo lo fece voltare fino a farlo adagiare contro il muro, con sopra gli scaffali che stava ispezionando poco prima e che ora erano nella parte retrostante alla sua.
-Lasciami!- scattò appena appurò che le labbra fossero libere ma per poco visto che qualcosa di soffice e caldo si infranse su di esse. Sgranò gli occhi, Ace: un bacio… Qualcuno lo stava baciando!
-Tranquillo.- si sentì dire, nell'orecchio; notando, in quel buio, solo due occhi che scintillavano di una luce azzurra mentre ne riconobbe la voce e ne rimase colpito, aprendo di poco la bocca e appiattendosi di più contro la parete per lo stupore.
-M-M-Marco?- balbettò confuso, provando a uscire da quella situazione in qualche modo, prima di strabuzzare gli occhi, fermandosi dal provare a scrollarsi di dosso quelle mani nel realizzare, rosso in volto, che lo aveva baciato proprio lui. E restò immobile, a bocca aperta, come una statua.
-Cosa c'è? Dimmi.- sospirò caldo contro la sua pelle, vicino all'orecchio del più giovane che trattenne il fiato, sentendo i brividi percorrergli la schiena come una scossa, densa di piacere.
-I-i-io, t-t-tu... C-che stai facendo? C-come fai a essere qui?- farfugliò imbarazzato, rosso in volto mentre sigillò le labbra per il disagio del momento.
-Shh, non ti preoccupare.- continuò, Marco lasciando che le mani scorressero fino ai fianchi del ragazzo dalle lentiggini sulle guance, tenendolo stretto e portandoselo contro il suo petto.
-Ma Marco...- mormorò senza farsi sentire, odorando i pettorali dell'altro, non potendo vederli in quella oscurità ma si irrigidì, drizzandosi di scatto nell'udire quelle mani scendere fino ad afferrare i suoi glutei sodi in cui, leggermente affondò le dita, palpandoli e tenendoli stretti fino a farlo gemere.
-Ah...!- strizzò gli occhi quando l'altro si posizionò a leccargli il petto dopo avergli sbottonando la divisa con i denti, senza fretta; posizionandogli le labbra sulle proprie e iniziare ad assaporarle, succhiando leggermente il labbro morbido e tiepido, e poi Ace percepì la lingua dell'altro scorrere, con pacata lentezza, su di esse. E senza volere, dettato più dalla frenesia del momento, socchiuse la bocca insieme alle palpebre, il giusto da udire, poi la calda e umida lingua dell'altro coccolare la propria tra mille, e sempre più intense, capovolte.
-Mhm...-
Non poteva, pensò il moro: non poteva continuare a lasciarlo fare; esclamò nella mente, con le gote purpuree come a prendere fuoco da un momento all'altro mentre sentì quello strato mobile di carne nella bocca del biondo accarezzargli, sensuale, il palato. -Smettila... Oh!-
Sgranò gli occhi, il lentigginoso, a quell’ennesimo gemito sfuggito senza la propria volontà dalla sua mandibola, cercando subito di dimenarsi e di sottrarsi al contatto che aveva osato avere nei suoi confronti, fin troppo tenace e frettoloso per i suoi gusti: si era ritrovato la mano di Marco all'interno dei suoi slip, a stuzzicargli il suo membro fino a farlo mugolare e mozzare il fiato. Di questo passo non si sarebbe più liberato di lui! Sempre se era quello che voleva… No?
-I... Marco...- mugugnò, sospirando frenetico e lasciando vagare le pupille in quelle azzurre come le onde del mare e il cielo del sole, dell'altro. -D-devo... d-evo l-a-avorare...- gemette, strizzando gli occhi a quel dolce contatto che, non poté negare di aver bramato da alcuni giorni in cui si stavano conoscendo, forse con troppo azzardo.
-Shh... Il cliente ha sempre ragione.- motivò, con un ghigno divertito, portandoselo, con una mano, a stringerselo di più contro di sé; e quelle parole parvero bastare visto che, il moro iniziò a concedersi al piacere, sempre con quel fare impacciato con lui che lo caratterizzava.
-Oh... Mh...- commentò sorpreso dall'ultimo gesto, affondando ancora il muso nel petto dell'altro, e osservando, con occhi attenti e grande la parte iniziale del tatuaggio blu che portava; gelando e sospirando sotto i suoi tocchi, l'attimo dopo nel sentire ancora quel massaggio alla sua intimità venir sempre con più frequenza e dolcezza, strizzando gli occhi; capendo che, comunque, non poteva sottrarsi a quel ragazzo; e non per le parole ironiche che aveva usato, ma perché lo voleva lui stesso; lo volevano entrambi. E, tra il rossore scelse di celare il suo volto, risalendolo, imbarazzato e colpito, nella spalla dell'altro; tenendosi con le mani alla sua camicia mentre si sentì scivolare via, cinta e jeans in un attimo; così decise di levarseli completamente, alzando le gambe e spostandoli più in là, a terra; per poi sfilarsi piano anche gli stivali neri, delicatamente, reggendosi, con le dita, alle spalle di Marco.
A pensarci, Ace non poteva credere che stesse accadendo per davvero; non se lo aspettava: Marco... provava qualcosa per lui?, pensò spento, non avendone la certezza; sentendosi prendere di peso da sotto il fondoschiena dopo che ebbe interrotto il contatto con il suo membro, eretto e palpitante, e così gli circondò le gambe attorno al suo girovita d’istinto, volendolo più addosso a sé stesso e richiamando quindi il suo tocco, desiderando continuasse fino alla fine mentre adagiò le labbra contro la sua guancia, leccandola anche, sensualmente.
-Marco...- sussurrò poi, affannato e tornando nascosto nell'incavo del collo del biondo, continuando a sentire una mano percorrere tutto il suo corpo, dal collo ai fianchi e viceversa, lentamente; facendolo sospirare e affannare, e con l'altra a reggerlo e a tenerlo abbracciato contro di lui. -Perché questo?-
-Perché mi piaci, Ace.- affermò tranquillo, accarezzandolo con dolcezza sulla schiena.
-A-ah...- tirò dentro di sé un po' di aria, e ancora di più dentro i polmoni, dandosi coraggio in tutto quell'imbarazzo, per poi distanziarsi in modo da poterlo guardare dritto negli occhi, assaporando il suo profumo e il suo essere, sorridendo felice di quelle parole che gli avevano riempito il  suo battito, e così fu pronto a ricambiare: -Anche tu mi piaci!- affermò, per poi abbassare le pupille, ancora felice nonostante si vergognasse un po' di aver aperto in quel modo il suo cuore senza preavviso, tranquillizzato, poco dopo, dal tocco del pollice e dell'indice di Marco sulla sua guancia, così dolce e pacato.
-Grazie...- mugugnò allora, avvicinando poi, timidamente, le labbra alle sue, contraccambiando il sapore e la morbidezza di quella bocca mentre socchiuse gli occhi, appagato da quei brividi e da quelle sensazioni che gli dava, tornando poi a toccarlo dopo che lo ebbe adagiato sopra un davanzale e avergli divaricato le gambe; con Ace che tenne le mani sui ginocchi, e guardandolo con le proprie pupille nocciola scuro.
-Di cosa?- gli sussurrò Marco, all'orecchio, stuzzicandogli un capezzolo con le falangi e leccandosi la parte superiore delle labbra, divertito ma con gli occhi che scintillarono, curiosi da quella semplice parola.
Ace scuoté il capo negativo, come a dirgli di lasciar perdere e che non era nulla di importante mentre si strusciò contro il pettorale dell'altro, trovandolo così confortevole, gemendo e mugugnando ad occhi chiusi nel sentire quella mano stringere quella parte delicata del suo petto tra le dita, e l'altra fare lo stesso, tornando però sulla propria parte intima e fragile, di nuovo, volendo appagarla, finalmente e pienamente.
-Dimmelo.- affermò pacato, con la lingua a leccarsi la parte superiore del labbro mentre si fermò dal massaggiare il membro del ragazzo una seconda volta, senza però lasciare la presa, ma continuando a stuzzicarlo, premendo il pollice contro la punta bagnata, e ascoltando i suoi mugugni strozzati ed eccitati; e gli effetti che essi davano al biondo, ormai si potevano ben sentire, e anche vedere se non fosse per l'oscurità che gli riempiva; potendo, Marco, udire perfettamente la sua erezione pulsare e premere contro la patta dei pantaloni, in cerca di attenzioni e di libertà da quegli strati di tessuti, che, al momento percepiva così ingombranti su di sé.
-Mmh... Solo...- sospirò, strizzando gli occhi e fremendo nello stringersi contro la sua camicia aperta, tenendo i lembi tra le mani, vicini alle sue guance, arrossendo, e con la fronte contro quel tatuaggio. -Solo... Mi piaceva il tuo contatto sulla mia pelle, sei così dolce con me... Sei il primo ad esserti avvicinato a me e a dirmi che ti piaccio... Per questo, ho detto grazie...- rivelò, affannato e disturbato da quella confessione, ma chinando gli occhi e trasalendo l'istante dopo nel sentire di nuovo, quella mano e quelle dita contro la sua guancia destra, e così alzò lo sguardo verso di lui, mostrandosi in tutta la sua sorpresa prima di sorridere con fare innocente e candido.
Marco addolcì il volto e gli occhi, amando quell'espressione di serenità, e trovandolo fin troppo bello mentre passò la mano tra le ciocche ondulate dei suoi capelli, scendendo fino a dietro l'orecchio, e poi sul collo con la punta delle dita, scorrendo con esse con pacata sensualità, toccando la spalla e poi raggiungendo il petto intanto che scontrò le proprie labbra con le sue, mordicchiandole e succhiandole, godendo di quei gemiti e di quei sospiri accaldati, come tutto il suo corpo, ormai sudato. E, non resistendo più a tutta quella bellezza e a quel fascino che sapeva trasmettere Ace, non solo con il corpo e con gli occhi ma anche dai suoi modi; lasciandosi sfuggire un gemito nel compiere quell'azione, Marco si spogliò, lasciando che i pantaloni vagassero fino al terreno insieme agli slip, lasciandolo senza nulla ma con un orgasmo in esecuzione e una sensazione di libertà alle parti inferiori che lo appagarono, anche se non abbastanza, non come voleva che fosse.
Lasciò vagare le mani sul corpo del più giovane, avanzando con la mandibola verso la cavità del collo, e ci passò la lingua, umida e calda; fermandosi sulla spalla e lasciando un tenero e profondo succhiotto mentre lo udiva alzare il capo tra l'estasi, e legarsi di nuovo a lui, al suo busto, con le gambe, baciandolo ovunque; e, finalmente, Marco ascoltò il tocco di Ace sulla propria pelle, che gli lascio un sospiro sollevato e frenetico. Con i palmi di quelle mani, del moro, che scendevano, andando così sfuggevoli sul suo petto e sul suo addome, risalendo l'attimo dopo, per poi ricominciare daccapo.
-Marco...- mugugnò, nascondendo il muso contro la spalla, fermandosi un attimo e a malincuore. -Perché tutto questo? Perché così all'improvviso...?-
Marco rimase fermo appena lo senti parlare, sorpreso da quella definizione ma non gli servì riflettere: aveva già la risposta, così ghignò, continuando a tenerlo stretto e lasciando che i loro sguardi si aggrovigliassero ancora mentre adagiò la propria fronte contro quella del più giovane.
-Perché sei difficile da prendere, e così ho pensato di catturarti seguendo il mio istinto. E ti ho preso.- sorrise divertito, per poi tornare serio. -Avevo notato il tuo modo di fare con me; certo, all'inizio, visto come mi attiravi, ero io che desideravo conoscerti, perché iniziavi a piacermi, però, tu non sembravi contento di questo, e ho preferito smetterla ma poi ho visto che eri tu, quello che mi ricercava appena mi vedeva in questo supermercato, e, ammetto, che ogni volta che mi vedevi e sorridevi mi riempivi il cuore di battiti. Ho preferito agire al momento che ho ritenuto più opportuno per entrambi.-
-Ti piaccio...- sussurrò cauto, udendo il sorridente e sicuro "Già." che uscì dalle labbra dell'altro, come a voler confermarglielo con dolcezza mentre Ace, bramando ancora e ancora il suo odore, tornò ad operare sul suo corpo con la lingua, sul ventre ricoperto di muscoli fino a fermarsi, con le dita, sull’inguine, e toccarlo in quel punto con timidezza, temendo di potersi approcciare male in quel luogo tanto intimo, soprattutto davanti a quella persona, e in quel momento particolare in cui si erano confessati ogni cosa, ogni sentimento: temeva di rovinare tutto proprio sul più bello.
-Tranquillo.- vagò, allora, dalle spalle con le proprie mani, giungendo a quelle dell'altro, cogliendole con attenzione e poi scontrandosi nei suoi occhi scuri.
-Okay.- farfugliò il lentigginoso, annuendo per poi strusciarsi contro il suo torace, ascoltando i sospiri sul suo collo, che si susseguirono nell'udire i gemiti appena massaggiò quel membro duro con più frequenza, e si lasciò sfuggire un sorriso, felice di fargli quell'effetto.
Proseguì nel muovere delicatamente le mani, solleticando poi lo scroto quando scese dalla sporgenza del davanzale su cui era appoggiato, facendo leva con il fondoschiena e premendo le punte dei piedi contro il terreno, chinandosi fino a ritrovarsi alla bocca il membro pulsante e fremente del biondo, così spalancò abbastanza la bocca, guardando con occhi attenti quando fosse grande, e iniziò ad afferrarlo, cercando di non ferirlo con i denti e socchiudendo, poi gli occhi eccitato mentre continuava a tenere, tra le mani, la parte inferiore che non riusciva a raggiungere. Non sembrava così fastidioso come immaginava, anzi, era piacevole; allora tornò a manipolare, con le labbra, quel pezzo di carne; ascoltando i mugugni, a mala pena trattenuti dell'altro che gli accarezzò i capelli prima di stringerlo contro di sé con forza per fargli capire, per chiedergli, di andare più veloce. Eseguì, volendo accontentarlo in ogni suo desiderio, aumentando l'andatura e sempre toccando e sollecitando, nel mentre e con le mani, la parte che non riusciva a toccare con la bocca, prima di sentire la mandibola riempirsi di quello strano e caldo liquido che celava dentro, e che ingoiò tutto d'istinto, strizzando gli occhi, assaporandolo e trovandolo abbastanza buono anche se amarognolo e appiccicoso; al contrario di come aveva temuto. Staccandosi piano, alzò lo sguardo, scrutando nel buio gli occhi azzurri che lo studiavano, abbastanza provati e sedotti da quell'emozione prima che lo afferrasse con le sue braccia, da sotto i propri arti superiori, portandoselo vicino; sorreggendolo dai sodi e sudati glutei per stringerlo di nuovo, non volendo lasciarlo a terra.
-Mhm...- mugugnò Ace, sorpreso dal gesto prima di crollare in quell'abbraccio, affondando il muso contro la guancia dell'altro, e strusciandoci poi il naso con fare dolce e tenero; gli piaceva troppo restargli accanto: lo trovava confortante.
-Ace.- mormorò sensuale e bruciante di ardore, tenendolo stretto prima di passare un dito a sfiorare le labbra del più giovane, sentendole schiudersi sotto il proprio tocco fino a farlo entrare, e lo sentì baciare e assaporare quelle falangi con pacata passionalità un paio di volte prima che le togliesse, facendole scivolare fuori sulla sua carne, dal collo ai pettorali, al fianco, fino a passare dentro al piccolo forino del fondoschiena con l'indice, esplorando poi l'interno e allargandolo man mano, andando alla ricerca di quel "luogo" che gli avrebbe dato piacere.
-Mhm! Ah!- gemette forte, non aspettandoselo: aveva udito un dolore lieve ma acuto quando penetrò, dovuto anche allo stretto passaggio, finché non toccò qualcosa e fu subito come un fuoco d'artificio, partito da quel punto di estremo piacere, e poi nel petto a prendere aria che si tramutava, subito dopo in un urlo di piacere, uscito fuori per esplodere in cielo. E strizzò le palpebre, con la testa gettata all’indietro per l’estasi mentre si sentiva avvampare, e il petto fremere dal respiro, udendo chiaramente le, ormai, due dita dentro di sé, che rovistavano, facendogli palpitare il cuore e perdere, quasi il senno della ragione a quel piacere inaspettato quanto gradito che lo faceva annaspare e chiedere di più.
-Marco!- decise di pronunciare quel nome, affermandolo dalla passione, perché gli piaceva, e sperava che anche per lui fosse lo stesso con il proprio; strizzando gli occhi con il battito accelerato e il corpo sudato, con il ragazzo che era tornato a stuzzicare il proprio membro ancora una volta.
Il biondo ghignò, avvicinandosi a quelle labbra e assaporandole con passione, sigillando quel legame nato così per caso e senza alcuna previsione, inserendo un terzo dito, con i gemiti che gli vennero contro, soffocati da quel simbolo di amore, da quel bacio così caldo e forte. Amava sentire quella voce che chiamava il suo nome, e quei mugugni intensi che sapeva solo lui dare, ed era certo, Marco, di essere l'unico ad averglieli donati e di essere stato l’unico a cui era stato concesso di farlo, se lo sentiva. Ma ne erano una dimostrazione anche le sue parole pronunciate poco prima dell'inizio di quel coito, quel "Grazie." e ciò che ne scaturiva.
-Marco...- continuò eccitato, propendendo in fuori il petto; mugugnando e strizzando gli occhi, ingoiando più volte groppi di saliva e sentendo la gola secca, trattenendosi dal gemere a tutta voce nel sentirlo entrare con il suo membro, di nuovo eretto e rigido. -A-ah!- esclamò con il volto alzato al soffitto e adagiato, delicatamente contro la parete; fremendo e stringendosi ai suoi polsi che gli cingevano i fianchi delicatamente prima che iniziasse, piano piano, a spingere, permettendogli di abituarsi, prima.
-P-posso... Posso sapere perché... Perché hai scelto me? Tra tanti ragazzi, o anche ragazze... perché proprio me?- sussurrò, stringendosi alle sue spalle con le mani pronto a celarsi nell'incavo del collo, ma lui gli è lo impedì, volendo guardarlo mentre gli rispose:
-Perché tu sei quello giusto.-
-Oh... Ah!- sussurrò prima di gemere nel sentire il membro del ragazzo spingere una nuova volta, però annuì a quella frase, contento. -Sono quello giusto… Sono tuo.- mormorò affannato, mostrandogli un fantastico sorriso e lasciandosi baciare e cullare dopo che gli annuì, da quelle labbra che partirono dalla sua bocca per poi invadere tutto il suo corpo, arrivando a fermarsi sopra all’ombelico, in quella posa che teneva le gambe di Ace all’altezza del suo busto, e il suo petto all’altezza della propria testa; e iniziando, poi a mordicchiare dolcemente i pezzi di pelle; lasciandoci incastonati sopra il simbolo di un succhiotto.
E Marco continuò a spingere, ascoltando i gemiti dell’altro che chiamava il suo nome con sempre più enfasi, baciando il suo petto e stuzzicando poi i suoi capezzoli, fermandosi sotto il suo mento subito dopo e guardandolo in quegli occhi castani, decorati da quella spruzzata di lentiggini sulle guance arrossate e provate, con la fronte sudata e le ciocche ondulate che, con una mano, accarezzò, portandole indietro.
-M-Marco…- farfugliò ancora, avvicinandosi e legando le braccia attorno al suo collo per poi leccarlo con sensualità, tempestandolo di dolci bacini fino a sotto il mento, strusciandosi contro la barbetta che pizzicava sulla fronte mentre gli restò attaccato. -Ti amo tanto…- mormorò contento. -E sono davvero felice.- ammise con un sorriso, adagiandosi contro la sua pelle, e sentendo il suo petto muoversi per respirare, e il suo cuore battere insieme al suo con forza.
-Ti amo.- asserì in risposta, dando un’ultima spinta prima di venire dentro di lui, ascoltando il suo sospiro soddisfatto, congiunto a quello piacevolmente sfinito di Ace che si lasciò inerme tra le sue braccia con pacata lentezza e gli occhi chiusi, appagato e custodito nel sentirsi stringere con tenerezza.
-Ti porto da me. Non hai niente in contrario?-
-Va… Va bene.- annuì, ancora rosso sulle gote mentre iniziò, pian piano, a dare l’impulso alle sue gambe di reggerlo in piedi dopo averle districate e guidandole a toccare il pavimento gelido con i piedi. -P-puoi passarmi i vestiti?- chiese, sentendo il proprio corpo indolenzito e bagnato, soprattutto il suo fondoschiena.
-Ci facciamo un bagno, a casa.- sorrise, rimettendosi i pantaloni dopo aver passato il completo da commesso al suo ragazzo.
-Sì, grazie.- annuì, infilandosi la maglia e sentendosi già più al sicuro e coperto nonostante preferì non abbottonarla, prima di indossare anche i boxer e i pantaloni lunghi, e poi gli stivali. Di Marco non si preoccupava, però temeva potesse essere scoperto da qualcun altro, anche se era impossibile visto che erano di sicuro andati via tutti. Portò lo sguardo a terra, sospirando per quello che era accaduto in pochi attimi: era stato fantastico, ripensò con un sorriso che nacque spontaneo e lieve sul suo volto. -Mhm… Forse dovrei pulire, prima.- farfugliò senza farsi sentire, con il biondo già fuori dalla porta e che la lasciò aperta. Però, ora che ci pensava… Cosa stava cercando in quello sgabuzzino? Non se lo ricordava più. Voleva andare con Marco, ma non poteva lasciare il lavoro a metà… No?
-Ace.-
-Mhm?- alzò lo sguardo, trovandosi di nuovo il volto di quel ragazzo davanti, che gli porgeva la mano con gentilezza.
-Andiamo?-
-Okay.- afferrò quell’arto, lasciando indietro quella stupida responsabilità di fare quello che non voleva: lui odiava quel lavoro! E poi, aveva l’intenzione di stare ancora con Marco per quella sera; ancora un altro po’, si disse.
O magari per sempre, sorrise, ridendo e attirando così l’attenzione dell’altro che si chinò a baciarlo ancora una volta, assaggiando quelle labbra da quel momento in poi, e tenendo stretto a sé l’arto di lui tra le sue dita.
Felici, insieme.
 
Fine.

 
  
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