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Autore: AriaJaneRothfeller    23/03/2018    0 recensioni
Jane vive a Londra in un piccolo quartiere fatto di alberi verdi e villette a mattoncini rossi, la sua è una vita tranquilla come quella di tante diciassettenni, le sue preoccupazioni più grandi sono quelle di passare i test di biologia e matematica, la sua unica via d'uscita dalla routine sono i suoi amati libri, almeno fin quando non decide di seguire un misterioso sconosciuto dai capelli chiari.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 4

 

Jane tornò, come promesso, a Buckingham Palace la mattina seguente. Le fecero bere la malia della verità e la interrogarono nuovamente.

Henry Bennett, che da quanto aveva capito era il medico ufficiale del consiglio, la portò nel laboratorio.

A differenza del laboratorio da stregone dove di solito Will trascorreva il suo tempo, il laboratorio medico somigliava più a quello di un chimico. Le pareti erano completamente bianche, una di esse era ricoperta da scaffali piene di boccette di vetro variopinte (Jane intuì fossero malie), al centro del pavimento piastrellato c’era una sedia imbottita che somigliava straordinariamente ad una poltrona da dentisti. Vicino alla scrivania c’era un computer che aveva l’aria d’essere molto complicato.

-Come stai, Jane? - le chiese Henry cercando di metterla a suo agio.

-Al momento, signor Bennett, non so risponderle- gli confessò Jane. Era vero, non avrebbe saputo rispondere, provava uno strano miscuglio di emozioni dalla sera precedente, tanto che, una volta tornata a casa e andata a letto, non era riuscita a chiudere occhio, neanche le gocce di biancospino di Mike l’avevano aiutata.

Henry rise.

-Beh, credo sia piuttosto normale considerato tutto- Henry prese un ago sterilizzato dal cassetto. -Siediti, per favore- le disse indicandole la poltrona da dentista.

-Cosa mi farà? - chiese Jane.

-Ho bisogno di un campione del tuo sangue, nulla di terrificante, tranquilla- le rispose Henry.

Jane si sedette mettendosi più comoda possibile, Henry le prese il braccio e posizionò la sua mano sulla vena. Jane percepì un calore confortevole attraversarle la pelle per poi dissolversi.

-Che cos’era? - gli chiese Jane.

-Ti ho anestetizzato la zona- le rispose Henry mentre le prelevava il sangue.

Jane non si accorse neppure dell’ago.

Henry, con la siringa piena, si avvicinò al computer ed inserì il sangue in un contenitore ad esso collegato, apparvero dei dati sullo schermo.

Henry diventò di ghiaccio. Non si muoveva, non parlava, l’unica cosa che faceva era continuare a fissare il monitor.

Jane, notando quello strano comportamento, iniziò a sudare freddo. C’era qualcosa che non andava?

-Signor Bennett? - trovò il coraggio di chiamarlo.

Henry si girò verso di lei risvegliandosi dallo stato di trance in cui era caduto. Jane notò che era sbiancato.

-Va tutto bene? - chiese preoccupata.

-Sì, è tutto a posto, permettimi di controllare un’ultima cosa- disse prendendo due fili collegati al computer.

Avevano una ventosa all’estremità che Henry posizionò sulle tempie di Jane.

-Chiudi gli occhi e cerca di rilassarti- le disse sorridendole.

Rilassarsi non è facile quando si hanno dei fili colorati collegati alla testa. Nonostante ciò cercò di fare quello che il signor Bennett le aveva consigliato, anzi, ordinato.

Henry tornò a guardare lo schermo del computer e, ancora una volta, rimase di sasso. Non poteva essere vero, i dati sullo schermo non avevano alcun senso, com’era possibile una cosa del genere? Com’era possibile un essere del genere?

 

Dei rumori provenivano dalla sala d’addestramento, Tamira entrò trovando Dante ad allenarsi con l’uomo di legno, uno strumento per perfezionare le tecniche di combattimento orientali. Stava mettendo troppa forza nei movimenti, se avesse continuato a colpirlo così forte lo avrebbe di certo rotto, nonostante ciò, non si fermò.

Solo una volta lo aveva visto allenarsi con altrettanta foga, durante la prima missione di Will.

-Stressato? - Gli chiese facendolo girare verso di lei.

Dante le sorrise voltandosi per prendere l’asciugamano sulla panca.

-Tu che ne dici? - le chiese sarcastico.

-È per la nuova ragazza? - azzardò Tamira.

-Jane- la corresse Dante. Tamira sorrise beffarda -Sì- ammise lui.

-Credevo ti piacesse- disse Tamira.

-Beh, a differenza di quanto si può credere, non mi fido di lei- le spiegò Dante.

-Sei stato te a portarla qui o sbaglio? - gli fece notare Tamira con una punta di rimprovero nella voce.

-Non sbagli, ma l’ho fatto solo perché possano tenerla sotto controllo- disse Dante saccente.

-Solo per questo? - gli chiese alzando un sopracciglio.

-Non fare quella faccia- la avvertì.

-Quale faccia? - chiese lei.

-la faccia da “Io sono Tamira Collins e so tutto”- disse imitandola.

-È così? - lo stuzzicò sorridendo beffarda.

-Ah, sta zitta! - le disse ridendo e lanciandole l’asciugamano.

Tamira lo afferrò prima che le finisse in faccia.

-Voglio sentirtelo dire, avanti- lo sfidò appallottolando l’asciugamano per poi lanciarglielo indietro.

Dante lo prese, guardò Tamira per un po’, aveva la determinazione di un leone quella ragazza.

-L’ho portata qui perché non avevo alcuna intenzione di tornare a mani vuote- ammise sospirando.

-Ah, il dolce suono della verità.

 

Henry si avvicinò a Jane togliendole i cavi dalla testa. Jane, sentendo il signor Bennett così vicino aprì gli occhi, la prima cosa che vide fu proprio il volto diafano del medico, la sua pelle aveva assunto uno strano colore grigiastro e aveva gli occhi vigili spalancati, respirava pesantemente anche se stava cercando di nasconderlo. Era spaventato? Era Jane quella che doveva esserlo, era a lei che era stato prelevato del sangue, era lei quella che era stata collegata al computer. Che cosa aveva letto su quello schermo che lo turbava tanto?

-Puoi aspettarmi un attimo qui, Jane? - Le chiese lui in tono gentile.

Lei annuì.

Henry le sorrise ed uscì dal laboratorio.

Jane aspettò che fu abbastanza lontano per scendere dalla sedia e scappare via. Se il signor Bennett credeva che non si fosse accorta del suo strano atteggiamento si sbagliava, se credeva di averla incantata con le parole gentili si sbagliava, se credeva che non avesse provato a scappare…beh, non poteva essere più in errore.

Si ritrovò a camminare per un lungo corridoio della sera prima, la porta d’uscita non era troppo lontana, certo sarebbe stato strano per le guardie trovare una perfetta sconosciuta in mezzo all’ingresso di Buckingham Palace ora che la malia celante aveva esaurito il suo effetto. Jane frugò nella tasca del giacchetto di Jeans tirando fuori la fiala in vetro che Dante le aveva dato la sera prima, era vuota, l’aveva utilizzata tutta per entrare a palazzo.

-Magnifico- disse tra sé e sé.

Percepì una strana sensazione al polso, un pizzicore, si ricordò della catenina dorata con cui Dante le aveva gentilmente sottratto la libertà di andarsene. Alzò gli occhi al cielo, come mai l’effetto della catena non si esauriva e quello della malia celante sì?

Jane sentì delle voci poco lontane.

-È per la nuova ragazza?

-Jane, sì.

Sentendo il suo nome decise di avvicinarsi arrivando all’ingresso di una specie di palestra, non entrò, rimase nascosta dietro la porta.

Erano Dante e Tamira a parlare, perché stavano parlando di lei? Domanda stupida, era ovvio che parlassero di lei! Era quella nuova, il nuovo giocattolino, chissà quanto doveva essere eccitante per loro avere questo mistero tra le mani.

-Beh, a differenza di quanto si può credere, non mi fido di lei- disse Dante.

Jane non aveva alcun dubbio su questo, non ne rimase sorpresa la cosa che la fece arrabbiare fu sentirlo dire che l’aveva portata qui solo per non tornare a mani vuote, cos’era lei? Un osso per cani da riportare al padroncino?

-Che cosa fai qui fuori?

 

Henry entrò nell’ufficio di Donna, era un ufficio abbastanza grande e luminoso, i mobili erano in legno di rosa ed il colore predominante era il blu delle pareti, Henry sapeva, come tutti i consiglieri, che quel blu grigiastro era il colore preferito da Donna.

-Spero che tu sia qui per darmi delle risposte, Henry.

-Ho effettuato i test sulla ragazza- disse Henry con voce spezzata.

-Ebbene? - chiese severamente Donna.

-Non ho mai visto niente del genere- confessò Henry, la sua fronte era imperlata di sudore freddo, solo ora Donna sembrava averci fatto caso.

-Parla Henry, non mi piace essere tenuta sulle spine- chiese, quindi, impaziente.

-Dai risultati emerge che ha sangue di elementale nelle vene…- disse Henry prima di venire interrotto.

-È un invisibile dunque, e io che credevo…

-…e di stregone- finì Henry interrompendo Donna.

Quest’ultima aveva gli occhi chiari spalancati e le labbra socchiuse, forse non aveva capito bene.

-Che cosa hai detto? - chiese Donna con un filo di voce.

-Possiede sangue di elementale e, di stregone- ripeté Henry con più convinzione.

Com’era possibile una cosa del genere? In tutta la loro storia non si era mai sentito di un essere dalla doppia natura, persino i mutaforma più temibili ed esperti non erano in grado di esercitare due diversi poteri nello stesso corpo. Se quella ragazza fosse finita nelle mani sbagliate… no, non doveva succedere e non sarebbe successo, non lo avrebbe permesso.

-Henry, chiama i rappresentanti e porta la ragazza nella sala del consiglio.

-Che cosa vuole farne? Di Jane, intendo- chiese con un filo di preoccupazione.

-Non c’è da preoccuparsi.

 

Il ragazzo alle sue spalle la colse di sorpresa, con le mani nel sacco, spaventandola, dannazione! Poteva andare peggio?

Jane si voltò riconoscendo la figura del giovane dai capelli rossi.

-Will, era Will, vero? - chiese imbarazzata.

Will annuì appena.

-Stai spiando? - le chiese.

-No! - esclamò Jane indignata.

-A me sembra proprio di sì, invece- insistette lui.

-Ho sentito che parlavano di me e mi sono avvicinata, ecco tutto- spiegò lei.

-Quindi stai spiando.

-Cosa? No, io…ah! Pensa quello che ti pare! - Jane diventò rossa in viso per la vergogna, sentiva una voragine nel petto.

-D’accordo, d’accordo- disse Will liquidando la faccenda, guardò all’interno della sala d’addestramento, Dante e Tamira stavano ancora discutendo ignari della loro presenza.

-Non dice sul serio- disse a Jane.

-Di chi parli? - chiese lei.

-Di Dante, non ti ha portata qui solo perché non voleva tornare a mani vuote, cioè, in parte è così, ma portarti qui costituisce un enorme rischio per lui, non ci si può fidare di nessuno ultimamente- sospirò.

-Perché? Che succede “ultimamente”? - chiese Jane incuriosita.

-Ah no, mi dispiace, ho detto anche troppo, sono affari del consiglio- si difese Will.

Jane alzò gli occhi al cielo, perché loro dovevano sapere tutto di lei al punto di esaminarla e lei non poteva sapere niente su di loro? E la chiamano giustizia…

-Ah! - Will si lamentò portandosi le dita alle tempie. Le fitte dei messaggi telepatici erano ancora troppo intense per uno stregone del suo livello.

-Ehi, va tutto bene? - gli chiese Jane sinceramente preoccupata.

-Si, si, non è niente- liquidò in fretta lui. -Dobbiamo andare alla sala del consiglio- le disse.

-E chi lo dice? - gli chiese incrociando le braccia.

-Mio padre, tra l’altro credono che tu sia scappata e se non vuoi finire in guai seri dobbiamo fare in fretta.

Jane si chiese se le avessero inflitto qualche tipo di tortura come punizione, al pensiero le venne la pelle d’oca.

-Ehi, ragazzi! - Will entrò nella sala chiamando Dante e Tamira, Jane lo seguì senza pensarci troppo, i due si voltarono verso Will, gli occhi di Dante si posarono severi su Jane.

-E lei che fa qui? Non dovrebbe essere con Henry? - chiese.

-Sì, a questo proposito, siamo tutti convocati dal capo consigliere- disse Will.

-Perché? Che è successo? - chiese Tamira, confusa ed anche un po’ preoccupata, non è mai un buon segno quando si è convocati da Donna Hastings.

-Non ne sono sicuro, ma credo abbiano scoperto qualcosa sulla nostra ospite- suppose Will.

-Potreste non parlare come se non ci fossi- chiese irritata Jane.

-Allora non c’è tempo da perdere- continuò Dante ignorandola completamente.

-No, credo anch’io- concordò Will.

Jane sospirò.

I due ragazzi si diressero a passo svelto verso il corridoio, seguiti dalla figura snella di Tamira che, poco dopo, si voltò verso Jane sorridendole.

-Andiamo?

 

Nella sala del consiglio dominava un’atmosfera carica di tensione, i quattro ragazzi ne sentirono il peso sulle spalle da subito. Donna era al centro della sala spalleggiata dal padre di Dante, James ed una donna dai lineamenti asiatici. Poco distante da loro sedeva Henry, palesemente contrariato dal comportamento di Jane.

-Ci siete tutti, bene- disse Donna.

-Perché siamo qui? - le chiese Tamira.

-Per i risultati dei test di Jane- rispose lei.

-Qualcosa non va? - chiese Dante cercando di nascondere la tensione.

-Jane è un’invisibile- dichiarò Donna.

Tamira sorrise, felice della notizia, se Jane era un’invisibile voleva dire che sarebbe dovuta restare, che avrebbe avuto un’amica, una specie di sorella magari.

-Come? Io?

La voce di Jane tremava, non riusciva a capire come si sentiva, percepiva il sangue pulsarle sino alla testa.

Tamira smise di sorridere, dalla sua espressione si capiva che Jane non la pensava come lei.

-Hai sangue di stregone nelle vene- continuò Donna.

-Lo dice come se fosse una brutta cosa- disse Will nel vano tentativo di alleggerire l’atmosfera.

-Non è tutto…- gli occhi di tutti i presenti scattarono sulla capo consigliera, sia Lorenzo che James che la donna asiatica sembravano sapere che cosa avrebbe detto. -…sei anche un’elementale- concluse.

Jane sentì i tre ragazzi accanto a lei trattenere il fiato sconvolti dalle parole appena sentite.

-Cosa?! - chiese Dante sbigottito.

-Com’è possibile? - si aggiunse Tamira.

-Non ne abbiamo idea, ma una cosa è certa, può essere una risorsa utile per il consiglio- disse Donna.

Una risorsa, cos’era? Una fonte di energia rinnovabile? Jane era stufa di essere trattata come un oggetto, da quando era arrivata non avevano fatto altrimenti, prima l’interrogatorio, poi i test e ora questo, avevano superato il punto di rottura.

-Io non sono una risorsa, sono una persona! Ho il diritto di scegliere se restare o meno, non mi interessa che politica avete qui, non osate prendere decisioni al posto mio! - quasi urlò.

Nella sala calò il silenzio, erano tutti stupiti dal tono con cui le aveva risposto, tutti tranne la stessa Donna, lei sembrava compiaciuta.

-Bene, scegli dunque, vuoi restare o andar via? Sappi però che se deciderai di andartene la tua memoria verrà cancellata, sarai tenuta d’occhio, sia te che le persone che ti circondano, giorno e notte, i miei subordinati sono stati addestrati a spiare e pedinare criminali internazionali e ti do la mia parola che verrai trattata come tale- disse.

Jane sentiva la rabbia salirle al petto fino a creare una voragine che sarebbe stata riempita solo dopo aver preso a schiaffi Donna, strinse il pugno fino a farsi male, le unghie nella carne pizzicavano.

Dante le mise una mano sulla spalla, Jane sobbalzò a quel contatto, si voltò verso di lui, la sua espressione era indecifrabile.

-D’accordo- si arrese alla fine.

-Ci avrei giurato- commentò Donna -Sarai addestrata alle arti magiche ed elementali, lascerò che i miei rappresentanti nominino i tuoi tutori- disse rivolgendosi ai tre accanto a lei.

-Tamira ti darà filo da torcere, ma non c’è elementale migliore di lei in tutto il mondo- disse James.

-Lavinia? - Donna si rivolse alla ragazza asiatica.

-Dato che sei qui, Will, sarai tu ad insegnarle la stregoneria- decretò lei.

-Bene, Dante- lo chiamò Donna. -Tu la addestrerai nel combattimento e nella strategia militare.

-Come? Perché io? - protestò lui.

-Sei o non sei il miglior soldato che abbiamo? - chiese Donna sarcastica.

Un’altra faccenda che lo avrebbe tenuto lontano dalle missioni sul campo. Dante sbuffò.

-Potete andare.

I tre ragazzi uscirono dalla stanza portando Jane con loro.

-Non sono del tutto convinto della ragazza- disse Henry.

-No, neanche io- concordò Lorenzo.

-La sua duplice natura è a dir poco sospetta- disse Donna.

-Bisognerà tenerla d’occhio- decretò Lavinia.

-Chiedo il permesso di indagare più a fondo sul conto della ragazza- chiese Henry a Donna.

-Accordato.

   
 
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