ROBBER

Stavo camminando nel buio, i lampioni non mandavano luce a sufficienza. Mi strinsi nel cappotto quando si sollevò una folata di vento; i capelli, spettinati, danzavano nell'aria.
Il pensiero di essere letteralmente a dieci minuti da casa mi spinse ad accelerare il passo; non mi piaceva girare da sola nella mia città, non mi sentivo al sicuro. Ancora una volta mi rimproverai di aver perso l'ultimo autobus; se solo non mi fossi fermata davanti a quella profumeria!
I miei passi frettolosi risuonavano come ticchetii sul marciapiede, ed erano l'unico suono che udivo.
Persa nei miei pensieri, all'improvviso mi accorsi di essere arrivata di fronte al portone di casa; feci scivolare la borsetta sul braccio, rovistandone l'interno alla ricerca delle chiavi.
- Non muoverti o sparo.
Sentii una forte pressione sulla schiena: era la canna di una pistola, che al contempo venne caricata.
- Non parlare. Tu prova a parlare e sparo – mi sussurrò, a denti stretti, nell'orecchio sinistro.
Non avevo saliva in bocca, non riuscivo a proferire parola. Il mio corpo era rigido, bloccato ancora nell'atto di cercare le chiavi.
L'uomo mi strappò la borsetta dalle mani; io tenevo gli occhi chiusi, serrati. La mascella aveva cominciato a tremarmi.
- Brava, così; stai zitta – riprese lui – stai zitta, shh, o sparo. Io ti sparo, se apri bocca, sparo.
Aveva gettato la mia borsa a terra, non l'aveva nemmeno controllata.
- Ora alza le mani, così, appoggiale in alto, dove posso vederle.
Lo assecondai, in panico. Sentii che mi si avvicinava, dal dietro. Ora stava facendo aderire il suo corpo al mio, incastrandomi contro lo porta. Teneva ancora la pistola carica contro la mia schiena con la mano destra; con la sinistra, mi cinse il bacino, toccandomi il ventre. Poi si spinse più su, premendomi sul seno; sentivo il suo respiro farsi irregolare.
Un'ondata di disgusto mi pervase tutto il corpo; con un impeto di rabbia, urlando, gli tirai una gomitata con il braccio destro, riuscendo ad allontanarlo.
Mi girai di scatto, pronta ad affrontarlo; ma lui, che si era leggermente accasciato, subito si rimise in piedi ed alzò la pistola al mio viso.
- Non dovevi farlo! - sbraitò, mentre gli correvo incontro.

[ BAM ! ]

Mi svegliai di soprassalto, sobbalzando sulla sedia, inspirando profondamente e con il cuore a mille.
- Buongiorno, bella addormentata!
Mi guardai attorno confusa; mi ci vollero un paio di secondi prima di accorgermi di essermi addormentata durante la lezione.
- Scusa! - disse ridendo Matty Healy, riprendendosi il volume di chimica che aveva lasciato appositamente cadere sul mio banco – l'ho fatto assolutamente senza proposito. Ma se me lo permetti, cosa stavi sognando?



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