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Autore: Axia    24/03/2018    7 recensioni
Spin Off tratta da Nel Dubbio dagli Fuoco.
Il primo giorno di lavoro è sempre il peggiore, è un dato di fatto, ma niente può preparare una nuova squadra eccitata a un capo tiranno, colleghi Babbani razzisti, Mangiamorte e a una vittima di rapimento molestatrice.
E il matrimonio? Chi lo organizza?
Glorya Malfoy, Lex Saxton e Lucas Potter alle prese con la loro ultima avventura di gruppo, un modo elegante per dire che si tratterà di un'ammucchiata senza decoro dove l'onniscienza si scontra con l'imprevedibilità dell'idiozia.
Buona Natale ragazzi! E buon #WonderMonday.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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wonder3

 

 

 

 

«It's like I have a loaded gun in my mouth and I like the taste of metal.»

- Robert Downey Jr.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30'30'' N

Longitudine: 0°07'32'' W

St. Dunstan – Londra, 24 dicembre

 

 

 

 

 

 

Qualcuno avrebbe potuto argomentare che sotto le feste natalizie di norma si dovrebbe mettere in mostra, almeno in apparenza, un comportamento positivo e aperto, amando il prossimo e rinnovare così le speranze di un gioioso futuro.

La neve scendeva, le luminarie venivano accese per tutta Londra, la gente era felice.

Insomma, il clima ideale per essere tutti più buoni.

Qualcun altro al contrario avrebbe potuto tirare acqua alla propria tesi, secondo cui il Natale non era altro che una festa messa in piedi a scopo puramente lucrativo e che l’unico sentimento positivo che doveva essere dimostrato apertamente era l’amore per un buon eggnog bevuto al buio.

La neve era bagnata, le luminarie potevano provocare attacchi epilettici e la gente faceva schifo.

Draco Lucius Malfoy faceva parte di questa seconda categoria ed era abbastanza certo che se non fosse stato soccorso subito un futuro non ce l’avrebbe più avuto.

Era ormai la mattina della viglia di Natale e sapeva senza ombra di dubbio che non solo quelle feste sarebbero state come un simpatico braccialetto di fil di ferro legato alle palle, ma che se ne fosse uscito vivo sua moglie si sarebbe assicurata personalmente di mettergli un cappio al collo ammanettandolo (non nel modo divertente) alla sua scrivania, per far sì che non avesse mai più potuto mettere piede fuori di casa.

Fra il pensare di salvarsi la vita e l’idea di dover spiegare a Hermione Granger-Hargrave del perché una Babbana gli fosse stata quasi fatta secca di fronte al naso le cose non si mettevano bene per lui.

Aveva sempre saputo che un giorno Mangiamorte o esseri simili sarebbero tornati per vendicarsi delle sue bravate giovanili, cioè sfanculare la sua famiglia e la causa perché forse non era il caso di darsi a sfrenati genocidi per il gusto di seguire Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ma non aveva mai immaginato che la sua dipartita sarebbe avvenuta durante una semplice e insignificante riunione del MAF.

Il che di per sé era seccante.

Tutta quella maledetta situazione lo era.

Com’è che lo Sfregiato, sua moglie, mezza famiglia Weasley e pure metà dei suoi colleghi al Quartier Generale potevano andare a tutti i loro perfidi comizi Pro-Fusione, sbandierando l’integrazione e vomitando unicorni e arcobaleni ma lui non poteva neanche respirare verso la direzione di un piccolo pidocchioso raduno del MAF?

Non era giusto! Il MAF negli anni era stato il suo piccolo porto sicuro lontano da una moglie liberale e da quel rompipalle di Potter, un posto dove lamentarsi dei Babbani che la mattina gli rubavano l’ultimo Zenzerotto alla caffetteria perché adesso la roba la vendevano pure a loro, del vicino che minacciava ancora oggi di chiamare la polizia quando una piccola esplosione nel suo laboratorio distruggeva il muretto separatorio delle loro case o dei loro maledetti marmocchi che afferravano la sua scopa ai giardini, pretendendo che lui ce li facesse salire sopra per un giro.

Al MAF si era fatto qualche amico che non voleva uccidere i Babbani, ma neanche avrebbe sputato su uno di loro nel caso lo avesse visto andare a fuoco; gente che metteva firme per avere vagoni separati in metro, settori divisi al ristorante e non più bagni in comune, bravi maghi e streghe che non si sarebbero mai sposati con quei cosi.

Non per questo avrebbero fatto saltare per aria un gruppo di Babbani rimostranti con un Bombarda, ecco. Magari sarebbe scappato un Crucio di striscio, ecco, ma niente di eccessivo. E Draco conosceva gente eccessiva, i suoi conoscenti non erano selvaggi violenti!

Uno Schiantesimo gli sfrecciò accanto all’orecchio sinistro, portandosi via una parte dell’altare ribaltato dietro a cui si era nascosto e almeno il 30% del suo udito.

Ne seguirono urla e strilli inferociti, un vero coro di battaglia.

- Venite fuori, bastardi!-

Quei ritrovi settimanali erano stati la sua boccata d’aria fresca ed ora eccolo lì, il cielo lo puniva perché votava no alla Fusione tanto da farlo stare accucciato come un barbone dietro a un misero pezzo di roccia, poca cosa per la sua personale sicurezza, insieme a Babbana stordita che a quanto aveva sentito aveva pestato la coda alla nipote di George Trevelian, trasformandola in un’erinni vendicativa.

Non ci poteva credere! La cazzo di Vigilia di Natale e lui era infognato in una situazione assurda insieme a un’ordinaria umana che l’aveva guardato con sospetto da quando avevano iniziato a piovere incantesimi! Come se il cattivo lì fosse lui!

Ma la conosceva quell’espressione, oh si, e che quella donna non tentasse neanche di farlo sentire in colpa! Hermione aveva brevettato quella faccia e quell’aria di disappunto fin da prima del loro matrimonio, anzi, ai tempi di Hogwarts, quindi se la Babbana pensava di sottometterlo in quel modo si sbagliava di grosso!

Almeno fino a quando un grosso pezzo del frontone della chiesa, già di per sé precaria (St. Dunstan era una maledetta rovina e quelli si mettevano a lanciarci dentro incantesimi, cervello zero) non piombò sul suo scudo strappandogli un gemito, dato che tenerlo in piedi dopo un colpo simile gli costò uno sforzo immane.

La donna si rannicchiò più vicina a lui, imprecando qualcosa nella sua lingua.

- Stai bene?- gli chiese.

- No.- rispose con un ringhio, mentre la magia del suo scudo sfrigolava pericolosamente pronta a cedere da un momento all’altro – Siamo nella merda.-

- Il tuo telefono?-

Malfoy sollevò il cellulare frantumato di fronte alla faccia della sua nuova recalcitrante amica, che arricciò la bocca disperata. Forse pensava che la polizia sarebbe intervenuta, perché tanto i poliziotti Babbani erano sempre felici di buttarsi in una rissa fra maghi. Come no.

- Uscite fuori!- urlò la voce rabbiosa di George Trevelian – Sappiamo entrambi che non puoi resistere Malfoy! Dammi la professoressa e ti lasceremo andare.-

- Cosa?- sbottò in lontananza la voce acuta di sua nipote, Bernadette – Zio dobbiamo farli a pezzi!-

Mentre l’uomo gracchiava alla nipote di chiudersi quella maledetta fogna, Draco guardò di sottecchi la tizia per cui tutti sembravano accanirsi tanto. Chi diavolo era? E perché era così importante da meritarsi una pubblica esecuzione?

- Si può sapere che ha fatto?- domandò mentre la diatriba continuava nelle retrovie.

La professoressa Rastogi, così Draco ricordava, lo guardò a bocca spalancata per lo sdegno.

- Qualunque cosa io abbia fatto, e non ho certo ucciso nessuno, non mi meritavo di venire ammazzata da quella nazi strega squilibrata di fronte a un branco di Neanderthal!-

- Ti prenderò Priya!- strillò Bernadette sentendosi tirata in causa – Ti ammazzerò con le mie stesse mani!-

La risposta della professoressa lo deliziò, anche se si guardò ben bene dal mostrarlo.

La tizia alzò il dito medio in aria, gli occhi che roteavano pericolosamente per il nervoso.

- Va a succhiarlo a tuo zio Bernie!-

Ecco, quello andava meno bene. Le afferrò la mano e gliela tirò giù prima che venisse tranciata di netto e la pioggia di attacchi riprese, più forte di prima. Se San Potter non si fosse dato una mossa sarebbe finita davvero male. Addio eggnog, addio sbronza al buio nel suo studio. Addio moglie.

- Farla incazzare ancora non è saggio.- sibilò rafforzando come poteva le sue difese – Immagino che nessuno la stia cercando.-

- Ho un amico nella polizia. Lui mi sta cercando di sicuro, ma se anche fosse vicino di certo non vorrei che mi scovasse qui!- replicò Priya ad alta voce – I tuoi soccorsi? Come faranno a salvarci?-

- Sono Auror, ce la faranno!-

- Auror?- la donna lo squadrò di nuovo, di sottecchi e con aria ancora più diffidente – Hai amici Auror?-

- Io sono un Auror!- sbottò Draco perdendo la pazienza e infilando la bacchetta sopra il bordo dell’altare, riuscendo a infilare un Bombarda decente che scatenò una serie di acute grida prese in contropiede – Sono un Auror, ok? Da più di vent’anni! Vengo qua per starmene in pace da quell’arpia liberale di mia moglie…-

- Sei un ragazzo…-

- Sono più vecchio di te!- abbaiò, facendole incassare la testa nelle spalle con un broncio in faccia – Sono un Auror, sono vecchio e ne ho le palle piene! Fanculo il Natale.- ringhiò, inginocchiandosi per guardare oltre il loro riparo.

Un rapido calcolo gli confermò che lui e la piantagrane erano spacciati. Fanculo, fanculo, fanculo!

Che situazione di merda, a quell’ora avrebbe potuto starsene tranquillo a sentire metà MAF inneggiare contro i presepi viventi dei Babbani in mezzo a una decina di piazze della città, ipotizzando piani folli per spaventare quei dementi magari spargendo un’orda di folletti sbronzi fra la mangiatoia e la Madonna e invece eccolo, nascosto come un ladro insieme a una Babbana cafona!

Il momento tanto temuto non si fece comunque attendere troppo: in pochi secondi un attacco di gruppo frantumò il suo scudo e sebbene riuscì a sospingere indietro almeno cinque degli sgherri di Trevelian, altri quattro si Smaterializzarono tutti intorno a lui con l’aria più agguerrita che mai, il che di per sé era esilarante: gente come quella seguiva il denaro e Trevelian doveva pagarli parecchio, ma certamente non abbastanza per odiare il prossimo in quel modo. Venne fuori che si sbagliava, perché oltre a quattro bacchette puntate in faccia, si beccò anche del volgare traditore, del bastardo e pure della serpe voltagabbana.

Roba vecchia e ritrita insomma.

Così ecco la situazione. Era fottuto, accerchiato e con una donna incazzosa attaccata alla sua schiena che sembrava pronta nonostante tutto a cavare gli occhi a un’altra donna, la cara nipotina di George Trevelian.

Non che Draco ne avesse sentito realmente parlare, ormai quasi più nessuno di filava i Rosier e nel malaugurato caso qualcuno di loro rimasto indenne alle guerre avesse osato strisciare fuori dalla buca in cui si erano rintanati, era difficile che l’opinione pubblica non sopperisse con una gogna mediatica sulla Gazzetta del Profeta. Quindi c’era da capire il suo sconcerto quando mezz’ora prima vedendo Bernadette Rosier inneggiare alla morte di una Babbana lui avesse preso la scena con le dovute precauzioni e una buona dose d’incredulità.  Però poi la cosa aveva preso una brutta piega e sfortunatamente non c’era più stato verso di girare gli occhi dall’altra parte, far finta di trovarsi a miglia di distanza.

- Bene, bene, bene. Chi abbiamo qua.- sibilò Bernadette fissando trucemente i due passando fra gli uomini di suo zio – Draco Malfoy. Il figliol prodigo di ritorno…dimmi, chi ti ha informato? Tua figlia? Si, deve essere lei, so che è una Veggente, mi stava addosso un paio di giorni fa. O c’è una spia fra di noi? Allora?- lo incalzò, incurante dell’espressione incredula del biondo mago – Chi ti ha informato?-

- Tesoro, sono socio del MAF dalla sua fondazione.-

- Non mentirmi!- gracchiò quella furibonda ma prima di mettersi a strillare Cruciatus ai quattro venti, fortunatamente suo zio tossicchiò, attirando l’attenzione della pazza.

- È vero.-

- Cosa?- riecheggiò Bernadette con tono cavernoso.

- È nostro socio. Dal 2002.-

L’imbarazzante momento in cui tutti guardavano tutti e quei tutti alla fine puntavano gli occhi a fanale prima su Trevelian, considerandolo evidentemente un imbecille e poi su di lui, catalogandolo un’altra sottospecie di mentecatto, durò abbastanza a lungo da permettere alla professoressa Rastogi di dare a Draco una sberla sulla testa.

- Vergogna! Un Auror che viene in questo orribile posto! Non hai senso del dovere? Dove sta la tua etica professionale?-

Se non avesse già chiamato Potter probabilmente avrebbe meditato di farla secca, tuttavia dare soddisfazione a quel branco di pazzi era ormai fuori discussione. Scoccò a Priya un’occhiata bizzosa, quindi tornò a sorridere piacevolmente verso i loro avversari.

- Non imparerai mai a tacere, vero prof?- ironizzò acidamente Bernadette – Beh, goditi la lingua finché puoi usarla. Riguardo a lei Malfoy, dopo più di vent’anni dalla prima volta e dieci da Dunnotar, avrà finalmente ciò che si merita.-

- Vi siete immerdati da soli, non provate neanche a dare la colpa a me. Questa era la mia oasi di pace prima che voi stronzi decideste di mettere in piedi questo numero da circo. Ma siete seri? Pensavate davvero di farla franca?-

- Quello che penso io è che avrebbe fatto meglio a starsene a casa sua stasera, insieme alla sua sporca moglie mezzosangue.- replicò Trevelian.

- Attento a come parli bello.-

Bernadette rise, sprezzante – Perché, non è forse vero?-

- No, ma tende a prendersela quando la chiamo in quel modo.- rispose Draco, che al momento non le stava prestando nessuna attenzione, privilegiando alcuni uccelli scuri che volavano in cerchio sopra l’Incantesimo di camouflage sulle loro teste. Nascosti al mondo certo, ma loro potevano ancora vedere al dì fuori delle macerie. Se solo quel branco di idioti si fosse dato la pena di guardarsi alle spalle.

Troppe chiacchiere, sempre il solito punto debole.

Troppe chiacchiere da lunatici e troppa poca attenzione ai dettagli.

Senza indugiare oltre afferrò Priya e si gettò a terra.

 

 

 

 

Harry J. Potter amava il Natale, ma era flirt recente il suo.

Da bambino i Dudley avrebbero dovuto essere ingabbiati dagli assistenti sociali e per troppi anni Harry aveva visto il cenone dal buco della sua porta nel sottoscala, ma da Hogwarts e dall’ingresso nella sua vita di amici, di Molly Weasley e in particolar modo di Elettra, le feste erano diventate finalmente un periodo gradevole. L’arrivo di Lucas e Faith aveva coronato la sua piccola nuvola rosa.

Quella mattina della Vigilia però la sua felicità stava raggiungendo picchi di inaudita goduria.

Perché ci sono belle notizie, ottime notizie e poi c’è la vincita alla lotteria della fortuna.

Malfoy si era fatto beccare a una riunione di estremisti a meno di ventiquattro ore dal 25 e Merlino solo sapeva quanto lui, Ron e le squadre che erano intervenute gratis fuori dal loro orario di lavoro si stavano impegnando per non sganasciarsi dalle risate.

Dopo la telefonata che da principio era stata catalogata come una presa in giro, c’era gente che si era detta disponibile a pagare pur di imbucarsi a quella retata; altri probabilmente non avrebbero neanche messo quelle ore in straordinario e altri ancora degli uffici amministrativi si erano uniti ai Veggenti dei piani bassi al Ministero per seguire in diretta ciò che stava accadendo lì a St. Dunstan.

Edward non era parso neanche stupito quando Harry l’aveva buttato giù dal letto per avvisarlo che forse quell’avvenimento sarebbe stato ben più interessante del cuscino.

- Ok,- borbottò Ron al suo fianco strappandolo da quei deliziati pensieri - Come...- una risatina quasi femminea gli uscì di gola, provocando l’ilarità generale di chi stava loro intorno - Come...- un’altra, stavolta meno trattenuta - Come vogliamo entrare?-

- Forse dovremmo aspettare. Lui e la donna di cui ha parlato al telefono sono tenuti come ostaggi.- borbottò Asher sull’altro fianco di Harry - Dovremmo mandare qualcuno a parlamentare.-

- O forse dovremmo pagarli per entrare.- ridacchiò Anele Jabari, giovane Mutaforma che militava nella squadra di Jess Mckay da circa un anno e mezzo.

L’uomo a sua volta alzò debolmente le mani in segno di resa, come a dire che non aveva né la forza per mettere in riga i suoi né tantomeno quella per far finta ancora a lungo che tutta quella situazione non fosse di uno spasso planetario.

Il buon senso avrebbe consigliato a un certo punto di limitare l’ilarità il più possibile, perché per quanto fosse spassosa la situazione in cui Draco si era cacciato tutti quanti avrebbero dovuto sapere ormai che scherzare attorno a sua moglie, per di più una moglie inferocita, non era saggio.

Quindi Harry cercò di darsi un tono, davvero, ci provò fino allo sfinimento.

Ma come accadeva anche a Hogwarts Ron non sembrava essere in grado di fare altrettanto neanche sotto lo sguardo di riprovazione di Hermione Granger-Hargrave.

Lo spirito di sopravvivenza del suo miglior amico con gli anni non era granché migliorato e infatti anche quella volta Ron lo cacciò in un mare di guai, senza contare che non sarebbe stato lui a dover passare le feste minuto per minuto con un’Hermione furibonda.

Come poteva darle torto? Anche lui, venendo a scoprire che Elettra frequentava il MAFla Vigilia di Natale forse non l’avrebbe presa bene. Però…

- Oh, andiamo!- sbottò Ron che faticava a tenersi dritto, entrambe le mani sullo stomaco e gli occhi pieni di lacrime per le troppe risate – Dai Herm, che ti aspettavi?-

- Cosa mi aspettavo?- riecheggiò lei, uscendo finalmente dal suo mutismo, altra solenne fonte di torture.

- Cosa mi aspettavo?- sbraitò quindi più forte, ma tanto neanche il suo tono impedì a Weasley di sganasciarsi a crepapelle di fronte a lei – Mi aspettavo di non aver sposato un completo serpente, ecco cosa mi aspettavo!-

- Ma dai, magari era lì per caso…- bofonchiò Asher facendo un gesto vacuo verso le luci magiche che sprizzavano sulle pareti del St. Dunstan. Zittito dalla strega con una semplice occhiata al veleno, la tirata riprese più forte di prima.

- Sembra che anche questa mia ultima speranza sia letteralmente finita nel cesso, visto che abbiamo appena scoperto…e non solo noi!- abbaiò, indicando le squadre di Auror alle loro spalle e un Edward appena Smaterializzato con metà camicia del pigiama aperta sotto un piumino e sciarpa – Sì, visto che avviamo appena scoperto che mio marito partecipa ai raduni di quei pazzi esaltati estremisti!-

- Oh, andiamo, è il MAF. Sono un branco di perdenti.- rise Ron – Due mesi fa quelli del turno di giorno li hanno multati perché hanno tirato della Burrobirra addosso ai passanti Babbani fuori da King’s Cross.-

- E la tizia che secondo il mio futuro ex marito stanno per uccidere?- inquisì allora Hermione, gli occhioni dorati lampeggianti.

- Beh…- Harry fece mente locale, pensando all’ufficiale fama di Trevelian e dei suoi (ovvero un branco di caproni ignoranti) contro alla notizia ricevuta da Malfoy per telefono. Non ce li vedeva proprio. Sapeva, perché un tempo era stato legato al Malefico tramite i Bracciali che frequentava certi movimenti al conservatorismo fin dal loro diploma da Auror. Gli era sempre stato bene, in fondo Malfoy aveva diritto di votare per chi gli pareva e considerati i precedenti in famiglia era già tanto che non si arrampicasse sui muri, perciò Harry aveva sempre considerato innocua quella sua fissa anti Babbana. Draco non sarebbe mai stato una di quelle bestie che uscivano di casa per lanciare Cruciatus sulla folla, ecco perché non ne aveva mai fatto parola con Herm, anche abbastanza convinto che lei sapesse e girasse gli occhi altrove.

Come si era sbagliato. Avrebbe dovuto saperlo che Hermione non era donna da nascondere la testa nella sabbia né Draco un uomo tanto folle da sfidare il suicidio, ammettendo alla moglie le sue particolari tendenze politiche anche post guerre contro i Mangiamorte.

- Sentite, perché non facciamo l’inquisizione spagnola a Malfoy dopo che l’abbiamo salvato?- propose Edward,  spostatosi dietro alla loro amica per massaggiarle la schiena, rigida come un asse da stiro – Vedrai che c’è una spiegazione razionale a tutto questo e sono sicuro che sarà anche soddisfacente ed esaustiva. Ma è da poco passata la mezzanotte, è più mattina che altro e io vorrei tornarmene a dormire senza stare qui a sentirmi le paranoie sulle idee conservatrici di tuo marito.-

- Io sono vedova.- sibilò Hermione lugubre.

- Ehi, dici che esce di casa vestito in un certo modo e ficca il mantello col cappuccio a punta nel borsone della palestra?- ridacchiò Ron in lontananza, più imbecille che mai – Magari hanno anche un saluto segreto. O una password per entrare. Tipo “MuggleOut1” o “D13Muggl3”?-

- La seconda mi sembra più plausibile.- commentò Asher, serissimo, inconsapevole di essere a un passo dallo scotennamento.

- Ragazzi, ragazzi…- li bloccò Jess, tornando verso di loro con un CannOcchio Svelto, l’ultimo modello in quanto a materiale standard per gli Auror attivi – Stiamo per ricevere compagnia. Dal Quartier Generale ci informano che le reclute che abbiamo mandato a casa di Trevelian hanno contato una trentina di uomini del suo entourage personale Smaterializzarsi. Stanno venendo qui.-

- Trenta uomini più quelli già dentro per attaccare Malfoy?- Harry era impressionato – Wow, facciamo le cose in grande stanotte. Ok, tutti ai vostri posti. Andiamo a liberare quel deficiente e l’ostaggio. Non ingaggiare prima di esserci assicurati che l’ostaggio non sia in linea di tiro. Vi ricordo che Draco ha menzionato una Babbana.-

- Cerchiamo di non scatenare un incidente col Sindaco.- continuò Edward – Voglio un lavoro pulito e quegli stronzi simil Mangiamorte nelle mie celle giù alla casa basa entro un’ora al massimo. Contenete i fuggitivi e i loro attacchi, se escono dal perimetro della chiesa inseguiteli anche in cielo se necessario. Qualche domanda?-

- C’è un’altra cosa strana.- gli disse Jess, staccandosi dal CannOcchio Svelto – C’è gente in arrivo.-

Sotto gli sguardi stupiti dei presenti indicò in aria, fra le stelle, direzione sud ovest.

- Cinque scope. Sei passeggeri.-

McKay passò l’attrezzò a Harry che lo lasciò a Dalton.

- Vanno di fretta, direi che stanno per piombare qui.-

- Ma che cazz…- Edward tacque per qualche secondo, strizzando forte le palpebre. Incredulo.

Ci volle qualche secondo affinché la verità di ciò che stava vedendo si sedimentasse nel suo cervello, ma quando le cinque scope planarono in picchiata su di loro come missili non ebbe più dubbi.

Sarebbe bastato l’urlo disumano del detective Pierce a confermare la sua teoria.

- Chi è che urla in questo modo?- fece Hermione stranita.

- Non rallentano.- fece Jess.

- Attacchiamo?- gli chiese allora l’altra capo squadra, Serinda Gordon e tutti si voltarono in sua direzione. In attesa di qualche perla di saggezza.

Da lui, che stava in pigiama e probabilmente stava lentamente subendo la rottura di vena nel cervello, sul trampolino di lancio di per un fantastico aneurisma cerebrale.

Ma per quanto avesse voluto, si, vi prego, buttateli giù da quelle scope, Edward si fece una violenza inaudita per dire un secco no.

No, non fate fuori quei sei bastardi. No, non potete, perché anche se lo vorrei come non ho mai voluto niente fino ad oggi, poi finiremmo tutti nei casini per aver ammazzato il figlio di Harry Potter mentre stava facendo un lavoro del cazzo per l’operazione del cazzo che io stesso, sommo idiota, ho affidato agli Omega.

- Un momento.- sbottò Harry, levandosi il CannOcchio dal naso scoprendo finalmente l’arcano – Quello è Lucas!-

- Cosa?- fece Ron sconcertato – Come diavolo fa ad essere Lucas?-

Un istante più tardi, proprio come nei film, Edward fu costretto a chiudere le palpebre più forte possibile per accogliere la folle speranza che se non vedeva la colonna di fuoco che si era appena abbattuta sulla chiesa facendo esplodere le protezioni di Trevelian e i suoi, la cosa non sarebbe davvero successa.

Ma era successa.

In sei erano piombati dall’alto come bombe della seconda guerra mondiale e ora all’interno delle rovine era scoppiato un caos pazzesco. Grida allarmate, strilli, magie di protezione strepitate a gran voce e scintille che volevano ovunque.

Piena immunità, aveva garantito a quei ritardati.

Fate come volete ma risolvetemi i casi. Un pub esploso, il casino nella metro e ora questo.

Trovatemi la professoressa Rastogi.

Ecco il bel risultato.

Un’operazione Auror interrotta, la corrente elettrica che cominciava a lampeggiare nei quartieri circostanti e l’assoluta convinzione che stavolta quei cinque avrebbero ucciso qualcuno.

Detective Pierce compreso.

 

 

 

 

Lucas era perfettamente conscio del fatto di aver pestato i piedi a qualcuno.

Grazie a L.J. negli anni aveva sputtanato abbastanza operazioni sotto copertura da farsi numerosi nemici e prendere una valanga di richiami disciplinari, ma il buon senso impediva di mettersi in mezzo quando una fazione è a trenta metri dal tuo bersaglio già pronta ad entrare in azione.

Non che avessero avuto altra scelta.

Quando Glory nonostante le ingerenze di Bernadette Rosier era riuscita a vedere una lama alla gola di Priya durante il volo sul Tamigi era già stato troppo tardi per i gusti di tutti, specialmente di Gil.

Il loro nuovo amico non solo aveva messo insieme i pezzi del puzzle scoprendo dove la vittima fosse stata condotta ma non si era nemmeno fermato di fronte all’impossibilità di Smaterializzarsi nelle vicinanze di St. Dunstan e fino ad allora aveva rifiutato di cedere al panico: Priya Rastogi non era donna da morire facilmente. O in silenzio.

Secondo lui avrebbe lottato anche a mani nude contro una bacchetta, vendendo cara la pelle quindi non dovevano disperarsi ma raggiungere il più in fretta possibile.

Il volo in scopa, anzi, addirittura il sollevarsi da terra, oh, quello sì che aveva buttato Gil nel panico.

Non era esattamente un peso piuma ed era come portare un bambino piccolo per la prima volta sulle spalle, si era agitato per tutto il tempo urlando come un pazzo ma a un certo punto Lucas si era girato guardando il Babbano appena sopra la spalla e…

Forse per la prima volta aveva capito lo stupore puro, totale.

La capacità di guardare la magia con meraviglia e di restarne completamente storditi e affascinati e persino terrorizzati. Questo aveva visto negli occhi chiari di Albert Gil Pierce, quando cercando sul suo volto paffuto aveva letto paura, per essere tanto in alto. E stupore sincero di una sensazione che cresce da dentro, trasformandosi piano piano in un sentimento chiaro.

Con il riverbero notturno dell’acqua sotto di loro, le stelle in cielo, l’aria gelida fra i capelli.

Un Babbano aveva scoperto la magia sulla propria pelle.

E aveva visto la bellezza in essa.

Restandone innamorato. E urla non erano state di orrore o paura.

Quelle grida erano state pura esaltazione.

E forse col senno del poi avrebbero dovuto pensare meglio, prima di portare un Babbano eccitato in scopa, tranciare la linea di difesa di un nugolo di squadre di Auror già appostate fuori da St. Dunstan e fiondarsi sulla chiesa in rovina dopo aver bruciato letteralmente gli scudi protettivi apposti sopra di essa. Ma quelle in fondo erano inezie se paragonate all’epocale casino che crearono lanciandosi fra fiamme in espansione, grida, magie strillate, pezzi di pietra che cadevano dal soffitto divelto e Mangiamorte furibondi.

E dire che St. Dunstan era sopravvissuto, per modo di dire, al Grande Incendio e ai bombardamenti della capitale durante le guerre mondiali.

Quando atterrarono le cose si erano fatte abbastanza inguardabili, almeno dal lato architettonico.

Dal lato pratico, una ventina di loschi figuri armati puntava le loro bacchette spianate su un gruppo di sparuti maghi dall’aria scossa, tanto da sembrare tutti presi in ostaggio.

Al centro del cerchio degli sgherri di quello che Josh aveva detto essere Trevelian, spiccavano due teste bionde. La prima era Bernadette Rosier, ben lontana dalle foto dallo stile hipster che avevano raccolto in rete.

L’altro capo color platino era quello di…

Lucas si sentì male.

- E tu cosa diavolo ci fai qui?- sbottarono lui e Glory insieme.

Allo stesso momento, l’identica uguale domanda venne loro posta da Draco Malfoy, accucciato a terra e coperto da almeno due centimetri di polvere. Ma sotto di lui…oh oh!

- Beccata!- sbraitò L.J. scendendo dalla scopa come un cowboy, un coltello quasi fra i denti, pistola nella mano sinistra e bacchetta nella mano destra – Spiacenti bastardi, la tizia è nostra.-

- Priya!-

Se Houser era sembrato John Wayne, il detective Pierce scendendo con le sue gambette tozze dalla scopa inciampò goffamente come un marinaio alle prime armi di fronte a una tempesta. Mancò poco pure che vomitasse, si trattenne per fortuna e anzi, si rizzò con tutto il potere da alpha che riuscì a raccogliere ed estrasse la pistola.

Puntandola su Draco.

- Signore, sono il Detective Albert Pierce, Scotland Yard. Si allontani da quella donna.-

- Gil!-

La faccia arrossata e smunta di Priya fece capolino dalle spalle di Malfoy, che in quel casino sembrava non saper più su chi posare gli occhi o su chi riversare le sue bestemmie, dato che Potty ancora non si era fatto vivo.

- Priya!- tubò il Babbano, illuminandosi per qualche secondo come un ebete, prima di tossire e riassumere la sua miglior aria da duro – Professoressa Rastogi, sta bene?-

- Ho fame e sono sfinita, ma a parte aver cercato di uccidermi questi stronzi non sono male.- sibilò quella con livore.

- Cercato?- ringhiò Bernadette furibonda – Non abbiamo ancora finito noi due!- quindi si volse verso i ragazzi, sprizzando furore dalle pupille – Credevo di avervi fatti fuori!-

- Beh, hai sbagliato i calcoli.- le disse Glory – Siete circondati, avete un sacco di accuse a carico e abbiamo abbastanza prove da spedirvi tutti ad Azkaban senza passare prima dal Wizengamot. Vuoi che continui?-

- Questo è un oltraggio!- urlò Trevelian – Quest’uomo e questa Babbana ci hanno attaccati!-

Lex fu l’unico a non esalare un commento sarcastico verso l’arguzia di quella scusa, ma l’uomo era un politico, quindi pagato e abituato a sparare cazzate. Strinse i denti e puntò di nuovo la bacchetta contro Draco – Quella donna è pericolosa! Mi ha minacciato mesi fa a una riunione in comune, proprio di fronte al Sindaco Babbano! La sua è diventata un’ossessione, ha perfino cercato d’irretire mia nipote con la sua volgare propaganda!-

- Ma che stronzate.- dissero Priya e Draco in coro.

- Stia zitto Malfoy!-

- Sta zitto papà.- gli disse anche Glory – Avanti, possiamo risolvere le cose in due modi. Con calma o con molta violenza.-

- Noi siamo numericamente avvantaggiati.- le rammentò Bernadette Rosier – Avrei giusto voglia di piantarti un Cruciatus in fronte Veggente. A te a questi Babbani con cui vi accompagnate con tanta gioia.- dopo di che fissò Gil, il disgusto che le colava dalle papille a ogni parola che sputava fuori, insieme al suo veleno – Sono il cancro della nostra società. Sono deboli, lenti e grassi. Dovremmo farne ciò che vogliamo mentre voi idioti vi mettete pure a lavorare con loro.-

- Cristo, non la smetti mai di parlare?- bofonchiò L.J.

- Farò fuori anche voi. Siete spazzatura in fondo, farò il mio dovere civico eliminandovi.-

- Non sarà comunque tutta quanta ragazzina.- le disse allora Priya, la rabbia che iniziava a farle fremere le membra – Non tutta quanta.-

- Ok, calmiamoci.- s’intromise Lex che a differenza dei soci stava rapidamente facendo il calcolo delle loro probabilità di uscire intatti da lì dentro (o quasi) – Trevelian, fino ad ora lei non ha fatto niente. È stata sua nipote. Ha rapito un’importante figura di spicco della politica Babbana, ma non è ancora troppo tardi.-

- Quindi sono davvero qui per te.- fece Draco, buttando un’occhiata obliqua alla sua compagna di sfighe – Si può sapere chi cavolo vi ha mandati? E dove accidenti sta Potter? A quest’ora potevo essere spalmato sul pavimento o fatto a pezzettini e lui neanche ha la decenza di presentarsi! No, tu non vali!- ringhiò verso Lucas, che s’immusonì come un bambino.

- Voi forse ancora non capite!- urlò Bernie dando conferma d’isteria – Non c’è via d’uscita e mio zio non mi venderà di certo per salvarsi la pelle! Morirete tutti, uno dopo l’altro e se per una fortuna scelta del caso Harry Potter metterà piede qui dentro…-

Una risata amara la squassò tutta e il suono fu abbastanza fastidioso da far mettere Draco in posizione di difesa.

- Oh, uccidere Harry Potter. Sarebbe magnifico.-

- Continua a sognare.- la rintuzzò Lucas, vedendo che qualcosa finalmente si smuoveva nell’espressione di Trevelian. Forse stava cominciando a osservare davvero sua nipote, forse riusciva finalmente a vederla per ciò che stava facendo, oltre alla retorica. Oltre alla politica.

– Posate le armi,- ridisse allora Lucas - e ce ne andremo tranquilli con la professoressa Rastogi. A nessuno di voi verrà fatto del male.-

- E tu pensi che m’importi? Sarete voi a non uscire vivi da qui!-

Non poteva crederci e neanche i suoi amici a dire il vero, che la Rosier stesse facendo sul serio.

Per mesi aveva premeditato un rapimento con omicidio, ingannando una donna scaltra come la professoressa Rastogi, ingoiando politica liberare a cucchiate nonostante la sua dottrina Mangiamorte e ora, circondata da nemici di fronte a una fine quasi certamente violenta, non sembrava voler cedere.

Uccidere la professoressa era diventato l’osso che non voleva mollare. Sebbene più viscida e più organizzata, anche Bernadette Rosier era caduta nella stessa tana del coniglio che molti Mangiamorte prima di lei aveva sconfitto.

L’ossessione. La loro fissazione.

L’odio che li fomentava li rendeva ostinati, fino alla fine, fino all’eccesso, verso quella che pensavano sarebbe stata una morte giusta o una sanguinosa vittoria, calpestando cadaveri di innocenti per il gusto di vedere il loro antico maestro idolatrato e temuto.

Scambiandosi rapide occhiate con Glory e L.J. capì che gli altri stavano pensando la stessa cosa.

Non importava quanti Auror ci fossero fuori dalle rovine, che quelle stesse pietre che traballando li proteggevano a malapena stessero per piombare loro addosso.

Non importava neppure che Harry Potter fosse lì fuori, pronto a porre fine alla loro brillante carriera da sovversivi radicali.

Sarebbero andati fino in fondo.

Bernadette Rosier sarebbe andata fino in fondo.

A costo di passare sul cadavere di suo zio per giungere ad avere fra le mani la gola tagliata di Priya Rastogi.

“Prendiamo ancora tempo” disse mentalmente a Lex “Facciamo uscire i civili”.

Il biondo Phyro si spostò leggermente alla sua sinistra, lasciando uno spazio di visuale minimo ma accettabile per gli Auror all’esterno, specialmente per i membri speciali delle squadre.

“Ho l’impressione che preferisca ammazzarli tutti, piuttosto che ammettere che non la volessero seguire.”

Una trentina di maghi infatti stava ancora asserragliata sotto la minaccia delle bacchette dell’entourage di Trevelian e a parte il tizio che si era preso un manrovescio in faccia da Wade, appena entrati, gli altri erano in piedi e sembravano più che pronti a una lotta.

“Se Draco si sposta con Priya verrà attaccato.”

“Ma se riusciamo ad avvicinarci noi due possiamo alzare una barriera. Non l’attraverseranno, non sono pazzi.” fece Lucas, muovendo le dita con un paio di gesti secchi che attirarono lo sguardo attento di Houser.

“Qualunque cosa vogliamo fare è meglio farla alla svelta. C’è troppa tensione qui dentro.”

Quella santa donna della Rastogi, neanche fosse telepate, comprese che la storia stava volgendo nel peggiore dei modi e anche se preda di una rabbia visibile si rivolse alla Rosier che se fosse stata ancora una sua intima amica, più conscia della strega che di quel passo sarebbe sicuramente morta colpita durante la lotta che lei stessa aveva cominciato.

- Bernie…-

Quella fischiò, interrompendola subito – Wow, siamo tornati a Bernie.-

Priya la ignorò – Non ti starò a chiedere se pensi che valga la pena morire per quello in cui credi. Sei una donna intelligente e abbiamo in comune almeno questo. Amiamo ciò che cui ci battiamo.-

- Ben detto.- sibilò l’altra, puntandole la bacchetta contro e infastidita che Draco fosse ancora in mezzo a loro due – Quindi chiediti, vuoi far morire un innocente, si fa per dire, a causa tua o esci fuori dalle spalle di Malfoy e la facciamo finita?-

- La mia morte non è un favore che posso concederti. E non dovresti nemmeno tu.-

- Queste perle di saggezza puoi risparmiartele.-

- Hai già ucciso molte persone Bernie.- le disse Priya – Per quanto ancora vuoi andare avanti? Uccidere me, quest’uomo, il detective Pierce e gli Auror qui fuori non ti farà sentire in pari col mondo.-

- Vuoi scommettere?- la incalzò la bionda, sogghignando – Voi menti pie mi fate veramente morire dal ridere. Sempre il solito bel discorso del perdono, dell’essere superiori. La vendetta non ti farà stare meglio tesoro,- le fece il verso, usando il suo stesso tono di voce – Beh, ti sbagli! La vendetta mi farà godere come non mai. Vuoi sapere cos’ha fatto quello strisciante sentimento che ora chiamate Fusione alla mia famiglia? Cacciati e braccati come animali, spediti ad Azkaban, mio nonno ucciso da un Auror come un cane e per cosa? Per il nome di Harry Potter, per salvarvi da noi Mangiamorte! Per voi!- gridò, puntando prima la bacchetta sulla professoressa, poi deviando fino a incrociare Gil.

- Vale la pena di morire per schiacciarvi?- riecheggiò, gli occhi ormai sgranati, in preda a un puro attacco nervoso – Sì. Non siete come noi. Siete merce avariata. Insozzate il nostro sangue e vi prendete ciò che spetta a noi di diritto, nascondendovi dietro al vostro perbenismo politico, alla barbara idea di uguaglianza che sembra regnare l’ideologia di questo secolo. Ho smesso di guardare la magia e il nostro sangue diluirsi nelle vene di bastardi generati insieme a voi. Quindi, Priya cara, ecco perché io non muoverò un solo muscolo per lasciarvi andare ed ecco perché le tue parole per me sono solo lerciume.-

Regnò il silenzio per qualche istante.

A parte il crepitio del fuoco che divorava le pareti in rovina intorno a loro, gli avversari si guardavano l’uno l’altro. Sotto tiro, in attesa.

Chi avrebbe fatto la prima mossa, chi avrebbe commesso il primo sbaglio.

Chi era destinato a prevale. Chi a soccombere.

Fu il clic del grilletto della pistola del detective Pierce a fermare lo stallo dei giochi e stavolta nella voce dell’uomo qualcosa era cambiato. Non vi era paura nel suo timbro.

O alcun tremore. Calmo era il suo respiro, nonostante il bollente fiato del fuoco che li circondava.

- Signorina, questo è il mio ultimo avviso. Sono autorizzato a usare la forza. Si allontani dalla professoressa Rastogi e da quell’uomo o sarò costretto a sparare.-

Bernie spalancò gli occhi e subito rise con una ghigno amaro, rimbombante e così fecero Trevelian e il suo entourage sopravvissuto al crollo.

- O cosa? Avanti, cosa vorresti farmi Babbano?- lo incalzò  la strega facendo un paio di teatrali passi indietro, le mani alzate come la vittima di una rapina – Pensi che una pallottola possa farmi qualcosa?-

- Pensa che abbia portato pallottole normali con me?-

La domanda la mise in una sorta di stasi.

Lex colse l’occasione per quello che era. Bluff o verità la Rosier si era come bloccata di fronte alla sfrontatezza di Gil, colpita dal suo sangue freddo e dalla possibilità, così remota e assurda, che un Babbano armato potesse ferirla.

- Balle.- ringhiò sdegnata, ricomponendosi – Non avete l’abilità per creare qualcosa che possa combattere la nostra magia.-

- Ne sei sicura?- le domandò allora Glory, forse conscia di ciò che stava per succedere.

- Non mi metta alla prova.- le disse Gil senza cedere di un millimetro, anzi, facendo un passo avanti seguendola con la canna della pistola.

Come uno specchio Bernadette senza rendersene conto ne mosse uno ancora più indietro.

Allontanandosi abbastanza da Priya e Draco, praticamente la posizione perfetta.

Come ogni azione che compivano insieme, Lucas e Lex si mossero in perfetta sincronia. Dove Lex li proteggeva levando uno scudo, Lucas scattò in avanti afferrando Priya e Draco quanto più velocemente possibile. Al che tutto divenne questione di secondi. Frazione di secondi, il tempo che impiegano i neuroni umani a sparare i loro impulsi al cervello.

Dapprima ci fu l’esplosione di un proiettile, poi i primi risucchi da Smaterializzazione. Prima uno, poi due, frammentati di grida rabbiose e incantesimi lanciati a casaccio per tentare di colpire qualcuno, chiunque. L’adrenalina nelle orecchie diventò il sottofondo ovattato ideale per coprire l’incredibile fracasso e quando Lucas ancora coperto dallo scudo vide anche Glory Smaterializzarsi via dopo aver lanciato un Bombarda contro i Mangiamorte, seppe che era il momento giusto.

Avvertì Lex al suo fianco come sentiva il sangue pompargli nelle vene.

Un braccio proteso in avanti a difesa, l’altro in aria e le bacchette rapide com’erano salite discesero verso il pavimento andando a sfiorare la pietra solida con un unico singolo colpo.

Tutto si fece rosso.

Dapprima una piccola ragnatela di luce strisciò sulla pavimentazione, dipanandosi come una vena che fratturò St. Dunstan in due parti e solo allora si scatenò l’inferno. Un vero inferno, perché una colata di fiamme risalirono al contrario verso il soffitto, sbucando da sotto i loro piedi in un turbine d’aria calda bollente che sventrò del tutto le vecchie rovine.

Dal dì fuori lo spettacolo fu ancora una volta terrificante. Magnifico al tempo stesso perché laddove il fuoco era vivo, centinaia di visi, mani e corpi si protendevano in esso in una danza macabra che mise in fuga molti dei Mangiamorte.

I pochi che rimasero dimostrarono di essere fatti di una pasta diversa.

Più pericolosa.

 

 

 

 

 

Quando Gil Pierce si riprese non fu proprio una sveglia gradita.

Aveva la faccia nella neve, un dolore alla spalla sinistra, la sua giacca andava a fuoco proprio sul culo e quasi due metri di americano lo stavano rotolando malamente sul terreno per estinguere la fonte del bruciore e si poteva dire tutto di L.J. Houser, ma non che brillasse per delicatezza.

Vigorosamente castigato Gil si rimise immediatamente in piedi alla ricerca di Priya, resosi conto di essere stato Smaterializzato a metà strada fra i giardini del St. Dunstan e la strada, dove almeno una ventina fra auto e bus di turisti si erano dovuto fermare perché sotto i loro occhi si era scatenata una vera e proprio battaglia senza quartiere.

Aveva già visto maghi combattere, anche durante le rare riprese della guerra, e come allora una sorta di muta angoscia gli schiacciò il torace. Non potendoselo più permettere ripensò agli ultimi attimi prima della fuga, mentre l’ex chiesa in rovina collassava su sé stessa inondando il cielo notturno di un fiabesco color arancione.

- L’hai beccata?- gli chiese Houser, mettendosi a protezione di fronte a lui.

Ripensandoci, sì, l’aveva presa. Aveva sparato a Bernadette Rosier!

- Incredibile.- ghignò L.J. parando un incantesimo che gli venne lanciato addosso come nulla fosse, girandosi a malapena verso di lui – Chi avrebbe mai pensato che quella pallottola funzionasse?-

- Non ne eri certo?- gracchiò il detective strabuzzando le palpebre – Sei fuori? Poteva farmi secco!-

- Ma va, hai tutte le protezioni. Potrebbe cascarti un divano addosso dal trentesimo piano di un palazzo e non sentiresti niente!-

- Sì, perché sarei morto spiaccicat…- non finì la frase, troppo intento ad accucciarsi con le mani sopra alla testa quando un nugolo di nubi nere iniziarono ad affastellarsi attorno a loro. Fra essere volavano le scie di Smaterializzazione degli Auror, entrambe le parti intente in un complicato combattimento aereo che non lasciava scampo. Dal loro cozzare scappava ogni sorta di scintilla, esplodeva ogni genere di incantesimo d’attacco.

Una decina piombarono a terra rotolando e finalmente Gil rivide Priya, avvolta come un salame nel cappotto che era appartenuto al signor Malfoy, atterrato praticamente accanto a lei con un tonfo sordo.

Precipitandosi le s’inginocchiò a fianco nonostante la magia che sfrecciava sopra le loro teste, prendendole il viso fra le mani per controllare il vistoso taglio che aveva in fronte.

- Eccoti finalmente.- fece la donna, nessun problema al mondo se non strattonare un lembo del lungo piumino nero rimasto sotto i regali glutei del Malefico.

Il sorriso che gli risolve cancellò automaticamente quelle ultime quarantotto ore di ricerca affannata, di preoccupazioni, di paura.

– Stai bene Gil?-

- Questo taglio non mi piace, dobbiamo metterti al sicuro.- le disse, ignorando la sua retorica.

- Ecco bravi, fuori dai piedi.- commentò Draco lanciando a casaccio un Crucio che per fortuna prese Ernest Pendregast, il segretario di Trevelian, facendolo schiantare nell’erbe alta – E dove diavolo sono tutti gli altri?-

- Giù!- gridò da qualche metro L.J. giusto poco prima di lanciare un coltello che centrò in pieno un altro dell’entourage dell’ormai ex capo del MAF, trafiggendolo alla mano che impugnava la bacchetta.

- Santo cielo che casino!- sospirò Priya, appoggiandosi a Gil per rimettersi in piedi.

- Dobbiamo levarci da qui. Sapete dove sono Glory e gli altri?-

Fu Josh a rispondere, comparendo insieme a Harry Potter in persona e a un altro paio di Auror che disarmarono i restanti avversari con una manciata di colpi.

- Lex e Lucas sono insieme a lei verso le rovine, hanno catturato Trevelian e il resto della sua scorta ma non troviamo Bernadette. Gil? Tutto bene?-

- Sono intero.-

- Così lei è la famosa professoressa Rastogi.- disse Harry facendosi avanti – Sapevamo che era sparita ma non potevamo immaginare di trovarla qua. È un sollievo vederla tutta intera, nonostante gli sforzi di qualcuno nella direzione opposta.-

La donna ci mise qualche secondo di troppo a capire chi le stesse rivolgendo la parola, non si poteva dire che la prigionia l’avesse trattata bene e aveva la sua età ormai, il tempo di festini e balli sfrenati era finito, tuttavia riconobbe il Salvatore dei maghi tanto da rimanere completamente a bocca aperta.

- Oh, ella tace.- brontolò Draco mentre Harry le dava la mano, divertito dal suo stato di trans.

- Oh, egli è vivo.- cinguettò invece sadicamente Potter rivolto al biondo – Come va? Tutto bene Draco? I Mangiamorte cattivi ti hanno fatto il lavaggio del cervello? O ti hanno stracciato la tessera di rappresentanza del partito?-

- Vai a farti fottere.- fu l’elegante replica – E qualcuno mi dia un mantello, maledizione, sto gelando!-

- Ho sentito bene? Avete sparato a Miss Rosier?-

Gil annuì, interdetto – Sì, i ragazzi mi hanno dato questi proiettili speciali. Hanno delle incisioni sopra?- si volse, confuso e guardò L.J. – Dove li avete presi?-

Tutti stavolta puntarono gli occhi a fanale su Houser.

La vendita di armi e manufatti bellici di origine magica era un grosso divieto per il Governo britannico, specialmente che questi manufatti finivano in mano Babbana. La scusa, tuttavia, era abbastanza bastarda da mettere a tacere le proteste.

- Me li ha dati Cruz.-

Draco corrucciò le sopracciglia – Non puoi dare la colpa a quella per tutto.-

- Quella è un lui, quante volte devo dirglielo?- sbottò Houser saltellando fra i cumuli di neve per raggiungerli – Dovrebbe portare le mutande di latta ogni volta che le si avvicina. E poi sono una manciata di proiettili standard, servono solo a bucare i Protego. Le ha sforacchiato un braccio, sai che roba.-

- Quindi fatemi capire bene. Voi cercavate Miss Rastogi e siete finiti nella mia operazione per salvare il Malefico?- domandò Harry.

- Sì.- annuirono Josh, L.J. e Gil in coro. Da bravi bambini.

- Complimenti per l’entrata in scena, un’opera davvero sottile.-

- Grazie.- fecero di nuovo, all’unisono.

- Era sarcasmo il mio. È stato un macello di proporzioni colossali, ci sono Babbani che ci scattano fuoco ovunque e ora dobbiamo anche risponderne al sindaco.-

- Andiamo Harry, non è colpa loro.- intercedette Jess, tirando in piedi un paio degli sgherri di Trevelian – Non del tutto. Volevano solo ritrovare la professoressa sana e salva.-

- Fortuna che c’era lei, Auror Malfoy.- ridacchiò Ron in lontananza, scatenando l’ilarità generale mentre dietro di loro un’altra esplosione si alzava dalle ceneri di ciò che era stato il St. Dunstan.

Se tanto gli dava tanto, suo figlio era sicuramente laggiù.

Deciso a lasciar stare la sua progenie satanica si rivolse ai pochi Auror restanti al suo fianco, cominciando a dare ordini.

- Ok. Servono Medimaghi per i feriti e dei privati per la professoressa Rastogi. Qualcuno mi prende un’ordinanza per un arresto coatto. Finiamola con questa pulizia. Arrestate tutti.-

- Davvero?- gli chiese Anele Jabari, la mutaforma di Jess, con un entusiasmo quasi indecente – Tutti quanti? Anche i soci del MAF?-

- Oddio, non saprei.- cinguettò Potter Senior – Che dici Draco, ti va di passare una notte al fresco?-

- Sai una cosa, mi basta mia moglie per questa rottura di palle ok? Non mi servi anche tu a rovinarmi la serata che poi ormai è mattina.- poi gettò un’occhiataccia a Priya – E lei! Lei ha mandato tutto a puttane!-

- Io?- allibì la donna – Cosa accidenti ho fatto io?-

- Non lo so, ma qualcosa di sicuro ha combinato per rovinarmi la vita.- si lamentò Malferret prendendo con rabbia i guanti e la cuffia nera che gli vennero passati fra il giubilo dei colleghi – Dov’è l’arpia?-

- Con Edward a recuperare quelli intrappolati fra le macerie. Avrà già chiesto il divorzio a quest’ora.-

- Bene, finché stiamo lontani andrà tutto bene.-

- È Natale.- gli fece presente Harry.

- Fanculo il Natale.- e si voltò per andarsene il più lontano possibile dal raggio d’esplosione di sua moglie ma uno scintillio color smeraldo nell’oscurità lo bloccò dov’era inchiodandolo con gli stivali affondati nella neve.

Arrivò come una furia dopo aver sicuramente colpito alle spalle i compagni nelle vicinanze, stordendoli o peggio, pensò Draco in quei bravissimi istanti. Uccidendoli.

Passando fra di loro, silenziosa come un gatto. È folle come chi un tempo l’aveva preceduta.

Riconobbe quella scintilla nel buio come l’aveva già fatto decenni prima.

E stava arrivando dritta dritta su di loro o forse su una sola persona.

Una persona che sarebbe stata molto importante da morta. Molto più di Priya.

- Avada Kedavra!-

L’urlo di Bernadette squarciò la notte. La sua voce acuta era resa rauca dal dolore mentre la magia senza perdono veniva scagliata dalla sua mano destra, la sinistra che pendeva sanguinante e immobile lungo il suo fianco.

E i suoi occhi…folli, iniettati di sangue, delirio, odio.

Come un animale affamato la coltre magica marciò su di loro spostando aria, sciogliendo la neve, frantumando persino il terreno su cui passò.

La memoria del Tower Bridge mosse gli arti di Gil prima che il panico si potesse impadronire di lui e afferrando Priya con tutta la sua forza si gettò a terra insieme a lei, coprendola con la sua mole di cui per una volta fu enormemente grato. Cadendo tuttavia, una buona parte di sé si rammaricò e vergognò di essere riuscito ad afferrare solo lei e non Harry Potter che rimase in piedi e poi venne investito.

Ma non mosse un passo.

Non indietreggiò.

Lasciò la magia lo centrasse in pieno a occhi chiusi, che si arrestasse e infine si dissolvesse.

Quando tutto finì rimase il silenzio, scaglionato unicamente dai lunghi respiri di Bernadette Rosier il cui pesante fiato pareva stare per tramutarsi in un severo attacco d’asma.

O di panico.

- Tu.- sibilò a bassa voce, la testa bassa ma gli occhi chiari ben puntati sul Bambino Sopravvissuto, che lentamente si spostò di qualche centimetro per coprire entrambi.

Quale sensazione avere di fronte la schiena di quell’uomo, essere dietro di lui di fronte a un nemico.

Con la mano tremante e coperta di neve Gil si rannicchiò in ginocchio, continuando a coprire Priya.

Come lui, anche la sua cara amica gemeva per il freddo e la fatica, i muscoli tesi come corde di violino per l’aver assistito, forse per la prima volta dal vivo, alla potenza e alla crudeltà dei maghi.

- Harry Potter.- continuò Bernadette da lontano, avvicinandosi con piccoli passetti pesanti, il capo ciondoloni, una scia di sangue che macchiava lo strato gelido al suo passaggio.

- Posa quell’arma, Miss Rosier.- le disse l’Auror.

- Tu cederesti la tua vita?- gli domandò – Lo faresti per due…- indicò Priya e Gil, ridacchiando istericamente -…due insetti? Tua madre lo fece per te, vogliamo ripagare il favore quasi cinquant’anni dopo?-

Il moro le sorrise, allargando le braccia – Anche se te lo spiegassi, non capiresti. Ho capito tempo fa che quelli come te non hanno la capacità di…-

- Di fare cosa? Di fare cosa? Di abbassarmi al loro livello di bestie? Di livellarmi al loro essere inferiore così da poter essere insignificantemente ordinaria per buona pace di chi ci vuole a cantare insieme kumbaya? Io sono un universo lontano da loro!-

 Aleggiava nell’aria quello che stava per succedere ed Harry si era ritrovato in quella situazione tante volte. In guerra aveva combattuto e abbattuto i suoi nemici, li aveva uccisi quando era stato necessario e non si era guardato indietro, correndo a perdifiato tra esplosioni e duelli attaccando e difendendosi da ogni angolo. Sempre pronto.

Sempre in agguato, per sconfiggere chiunque gli si parasse davanti.

Per difendere chiunque avesse alle spalle, per proteggere i suoi compagni.

Gl’indifesi.

Quella situazione avrebbe potuto mescolarsi ai ricordi del suo passato con un nemico di fronte a sé e quei due Babbani che aveva unicamente lui come scudo.

Ma forse era l’età.

Forse non poteva più semplicemente puntare la bacchetta su quella ragazza, tornare a casa e mettersi a tavola per festeggiare il Natale.

Forse non poteva più sopportare l’idea di vedere ragazzi tanti giovani colmi di odio, gente che ancora immergeva la propria mente in quella di Voldemort, assorbendo il suo marciume come una spugna per poi rovesciarlo su coloro che non potevano difendersi.

L’Avada Kedavra era ancora caldo su di lui, pizzicava la pelle e sapeva di per certo che la sua avversaria ne avrebbe potuti scagliare altri cento fino a farsi sanguinare le dita e la gola.

Piegando la testa intravide Draco di sfuggita, stava bene.

Tentennava a sua volta.

Non erano di fronte a una nuova Angelica Riddle.

Erano in presenza di una mente ordinaria. Un altro debole essere umano che aveva preferito la strada della violenza e dell’odio, uno dei tanti.

Abbassando il capo si ritrovò a scuotere la testa, infastidito dalle sue grida.

- Proprio non ho voglia di farlo stasera, Miss Rosier.-

- Quello che tu vuoi, Harry Potter, non è mai stato rilevante!- strillò quella – Tu mi hai rovinato la vita! Hai rovinato la vita a centinaia di discendenti delle più onorate famiglie di questo paese e nessuno osa fare un fiato in tua presenza! Ti chiamano eroe, ti acclamano, vieni ricordato come una leggenda ma non scordarti mai l’altra faccia della medaglia! Per ogni Mangiamorte che hai messo in prigione ci sono i suoi figli pronti nell’ombra a darti la caccia.-

- È lì che finirai.- replicò Potter Senior con tono quieto, così distaccato dai toni vibranti di Bernadette – Finirai in prigione. Marcirai ad Azkaban per tentato omicidio e per crimini d’odio. Sono vent’anni senza sconti, Miss Rosier e nessuno crederà che tu sia pazza.-

- Davano del folle anche a Tu-Sai-Chi, ricordi? Oh, sì che lo ricordi. Te lo leggo in faccia.- Bernie mosse un paio di passi avanti, spiando nelle iridi verdi dell’Auror ora messi in mostra, dopo che i suoi incantesimi avevano fatto volare via i suoi occhiali – Ti nascondi ancora sotto le coperte come quando eri bambino? Tremi ancora quando un nuovo caso e Marchio Oscuro compaiono sulla tua scrivania? Pensi mai che un giorno una persona stramaledettamente comune come me possa arrivarti alle spalle e ucciderti nel più sciocco dei modi? La fine del grande Harry Potter. Il bambino sopravvissuto a Lord Voldemort, ucciso da un’accolita qualunque.-

Bernie rise, vacua – I miti vanno sfatati prima o poi, no?-

- Così pare.-

- Quindi cosa vuoi fare? Vuoi degnarti di combattere o startene lì a proteggere due sporchi Babbani? Magari però ho scelto i bersagli sbagliati per farti smuovere. Forse dovrei provare a usare Mr. Malfoy.- abbozzò, spostandosi lievemente alla sua destra, dove Draco non aveva mosso un muscolo per tutto il tempo – O i tuoi figli. Dio, il tuo primogenito ti assomiglia moltissimo. Anche se credo abbia preso gli occhi da sua madre. Tua moglie. Come sta? Vivete sempre in una di quelle grandi case di fronte a Kensington Gardens?-

- Non funzionerà Miss Rosier.-

- Qualcosa lo troverò, devo solo sforzarmi ancora un poco.- disse in un sibilo – Tutti hanno un punto debole. Per Priya è stato facile.- sghignazzò, inquadrando il volto della donna poco sopra la spalla dell’Auror – Per lei è stato l’insegnamento. Fare da mentore, allargare le giovani menti. Si è sbrodolata quando ha avuto fra le mani un po’ di materia grigia sopra la media. Usare la vanità di mio zio è stato altrettanto facile, quando la professoressa l’ha insultato di fronte a tutti i suoi colleghi mi ha praticamente consegnato le chiavi del regno.-

- Hai manipolato tutti, Bernie.- le disse Priya – Ma ormai è finita. Non capisci? Il tempo in cui incutevate l’orrore è passato. Il mondo intero ha visto centinaia di streghe e maghi alzarsi per combattervi, nessuno è fuggito spaventato, nessuno ha deciso di ficcare la testa sotto la sabbia. Tutti vi hanno visto per quello che siete. Gente malvagia che può essere sconfitta.-

- Ancora quella tua brutta abitudine di parlare troppo…-

Scostandosi appena un poco dalle braccia del detective Pierce, Harry sentì la Rastogi farsi più vicina. Avrebbe preferito fosse rimasta completamente immobile ma nell’oscurità fra gli alberi che attorniavano il parco qualcosa attirò la sua attenzione: una mezza dozzina di occhi di svariate sfumature rossicce e dorate si era palesata, informandolo dell’arrivo dei paraumani.

Mutaforma, Diurni, Asher e Trix.

Si stavano avvicinando.

Era questione di pochissimo tempo.

-…davvero vuoi morire così Bernie?- stava dicendo la professoressa, mentre il detective di Scotland Yard le intimava di fermarsi – Davvero vuoi buttare via la tua vita con una colossale sconfitta?-

- Non sarà una sconfitta se mi porterò dietro qualcuno di voi!-

Lo scoppio nella sua voce, fino a pochi secondi prima ancora sotto controllo, salì come un’impennata e così fece la sua bacchetta, rialzata nella mano buona con letale desiderio.

Perse di nuovo nel suo delirio, scoccò un Bombarda urlando l’incantesimo con quanto fiato aveva in gola e poi ancora e ancora. Ogni magia andò a cozzare col doppio scudo formato da quello di Harry e da quello di Draco, Smaterializzatosi accanto a lui per sostenerlo nella difesa.

– Anche imprigionata non smetterò mai volervi tutti morti!- urlò fra un attacco e l’altro, vicina, sempre più vicina, fuori di sé per ogni colpo che andava a vuoto – Non mi fermerò mai! Mai!-

Lo sparo rombò nell’oscurità, sorprendendoli.

Sordo e assordante che riecheggiò per tutto il parco.

Fra le cime degli alberi, fra le rovine della ex chiesa, nelle orecchie di Auror e poliziotti che si erano radunati.

Harry non era mai stato molto vicino alle armi da fuoco Babbane, ma l’odore della polvere dopo il colpo era persistente, quasi amaro sulla lingua.

Si girò ancora prima di sentire lo strepito strozzato della Rosier che cadeva a terra, tenendosi la mano destra con l’altra incolume, nonostante fosse già stata ferita precedentemente alla parte superiore del bicipite sinistro.

La sua bacchetta di noce era spezzata a metà e il suo palmo, forato da un proiettile, grondava copiosamente sangue.

Si girò e vide il detective Pierce con l’arma fumante fra le dita.

La mascella serrata, un’espressione illeggibile in faccia e negli occhi la precisione con cui aveva atterrato l’indiziata, coperta solo dalla violenza che aveva dovuto fare su sé stesso per ignorare il suo addestramento.

Ovvero sparare per rimuovere un indiziato.

Rimase a guardare mentre Bernadette Rosier rannicchiata nella neve teneva le mani strette al petto, ululando come un animale in gabbia, mentre a poco a poco Auror da ogni dove ci chiudevano intorno a lei a cerchio.

Finita, pensò Harry Potter tirando finalmente il fiato.

Era finita.

- Detective, vuole l’onore?- chiese a Gil, mettendosi al suo fianco.

L’uomo annuì, senza dimostrare soddisfazione o felicità nell’aver praticamente risolto il caso dell’anno, senza gioire del triste spettacolo che avevano di fronte.

Come Harry, forse anche quel semplice Babbano pensava che catturare quelli come Bernadette Rosier non fosse una vittoria.

La vera sconfitta era stato il proliferare di quell’idea e la loro totale incapacità di strappare quel velenoso germoglio alla radice.

- Bernadette Rosier, la dichiaro in arresto sotto mandato di Scotland Yard. Essendo una strega secondo i Trattati Pacifici fra Maghi e Umani lei ha diritto al suo avvocato che l’accompagnerà nell’iter che l’accuserà per tentato omicidio della professoressa Priya Rastogi. Dovrà rispondere inoltre di rapimento, l’incendio di un locale e sei morti legati ad esso. Al tentato omicidio Scotland Yard premerà affinché le vengano mosse accuse con l’aggravante per crimini d’odio, incitazione politica alla violenza e incitazione all’omicidi. Dopo di che spero che i maghi l’accusino anche di terrorismo.-

Non mosse un muscolo quando Trix afferrò Bernie, tirandola rudemente in piedi.

- Ha il diritto a restare in silenzio, tutto quello che dirà verrà usato contro di lei in un tribunale composto equamente da umani e da maghi. Le è tutto chiaro?-

Come una belva la strega tentò di scagliarsi su di lui, usando l’ultima arma che le restava a disposizione, i denti, ma l’irremovibile forza di Trix la tenne bloccata nonostante i suoi sforzi per dimenarsi.

Comunque, durò poco. La perdita di sangue la scontò cara quando appena sorpassata Priya, che si godette un ultimo fiammeggiante sguardo colmo d’odio seguito da improperi omicidi, Miss Rosier si accasciò letteralmente in ginocchio non riuscendo più a tenersi dritta sulle gambe.

Svenne dopo che fu ammanettata in un’ambulanza prima dai poliziotti e poi dagli Auror, che usarono un paio di geniali Manette Soppressive entrate da poco in vigore.

Era buffo, ma seppur in piedi in mezzo a una strada transennata che grondava neve sciolta e passanti a frotte, guardando le porte dell’ambulanza richiudersi sul lettino della Rosier avvertì la pace. Una pace che lasciava un gusto acido in bocca, aveva pur sempre sparato a una giovane ragazza due volte e ogni volta lei si era rifiutata di retrocedere.

Tanto era il suo odio per loro.

Possibile che dopo dieci anni quell’odio fosse ancora vivo?

Ciò che aveva visto al Tower Bridge era tanto impossibile da estirpare?

Tuttavia, sorrise quando sentì i borbottii di Priya, seduta a sua volta in un’ambulanza mentre un paio di medi maghi uniti ai primi soccorritori tentavano di infilarle una flebo e prenderle la pressione.

- È una donna che non ha paura di parlare troppo.-

Il commento giunse alle sue spalle e Gil annuì, sospirando mentre Harry Potter gli si avvicinava.

- Ha ragione.- rispose prendendogli la mano con vigore e ringraziandolo – Senza di lei saremmo già morti. Conosco quella magia. So cosa può fare.-

L’Auror parve sinceramente intristito nel sentire quelle parole.

- Allora a nome della mia gente le chiedo scusa. Non siamo tutti come loro.-

- Oh, lei no di certo.-

Harry ridacchiò con una nota appena percettibile di malinconia – Sa, non sono mai stato come lei. Come la sua amica.-

- Difficile esserlo.- commentò Gil, proprio quando un infermiere venne malamente mandato a quel paese per averle mancato una vena.

- Io ho solo combattuto nella mia vita. Non ho mai fatto grandi discorsi o pensato a chi sarebbe venuto dopo. Non mi è mai passato per la testa che una buona istruzione potesse aiutare a salvare delle vite così come lo è la guerra. La sua professoressa invece illumina la mente e lo fa così bene da crearsi dei nemici Mangiamorte. Questo mi fa pensare che ha fatto bene il suo lavoro.-

- Non dica così signore.- fece Pierce rizzandosi tutto – Lei ha fatto molto. Ha dato l’esempio. Alcuni di noi combattono, altri insegnano ai giovani laddove genitori sbagliati hanno commesso molti errori. Ma alla fine non sta a noi cambiare davvero le cose.-

Guardò Harry, sorridendo tristemente – Uno deve voler ascoltare per sentire davvero, non pensa? E poi,- aggiunse con vigore – anche lei ha insegnato bene a suo figlio. Ho passato gli ultimi quattro giorni con lui e i suoi amici e mi creda, le lezioni necessarie gli sono arrivate. O non avrebbe mai lavorato con un uomo così diverso da voi, no? Lucas e Glorya mi hanno aiutato in ogni modo possibile, mi hanno protetto quando le cose si facevano troppo complicate per una palla al piede senza magia, sono stati dei veri amici. Mi hanno perfino dato consigli amorosi non richiesti, quindi si fidi. La prossima generazione è in buone mani.-

Così quello era il famoso Gil Pierce di cui tanto Glory aveva parlato in quei mesi.

Il Babbano che aveva visto arrivare nelle sue visioni.

Il Babbano che sarebbe rimasto nelle loro vite quindi, citando la Veggente alla lettera, tutti loro avrebbero dovuto fare la loro parte affinché si fosse sentito accettato e in famiglia.

Sospirando gli diede una pacca sulla spalla, spingendolo verso l’ambulanza.

- Forse è ora che segua i consigli dei ragazzi allora. Vada dalla sua amica. Noi ci rivedremo prossimamente per i nostri rapporti. È stato un piacere, detective.-

- È stato un onore.- lo corresse Gil – Sul serio, grazie signore. E Buon Natale.-

Tutto il mondo sembrava felice di essersi tolto dai piedi una pazza omicida sotto le feste ma non Priya, no, perché lei non festeggiava il Natale e guardava malissimo chiunque in quell’ambulanza le chiedesse se fosse ebrea.

Cosa che tra l’altro aveva fatto anche Houser, ma con tono più antisemita islamico non capendo o fregandosene che la Rastogi fosse di origini indiane e non di quei bei paesi che a lui piacevano tanto per andare a comprare armi illecite.

- Ehi.- tubò Gil andando a sedersi accanto a lei.

E fu tutto davvero perfetto.

La sua amica era viva, al caldo, al sicuro. Affamata e stremata, certo, ma viva come lo era la sua scintilla combattiva e la sua convinzione che anche un piccolo passetto in avanti potesse aiutare a cambiare il mondo.

Sorridendo Priya gli posò la testa sulla spalla, i lunghi capelli neri che scivolavano sul suo giaccone sporco e zuppo.

- È bello rivederti, detective.-

- È bello rivedere te viva prof.- disse mesto – Stavo perdendo le speranze, sapevo che ti era successo qualcosa ma ci eravamo arenati. Poi sono arrivati loro.-

Priya riaprì un occhio, esausta, per inquadrare i cinque squinternati che le avevano fatto cadere una chiesa in fiamme sulla testa. Tutti e cinque se ne stavano mogi a farsi sgridare da quel bell’uomo del signor Dalton, a cui Priya personalmente aveva fatto un pensierino più volte.

Non fosse stato per la fede nuziale…ah!

C’era anche il biondo che l’aveva salvata dallo sgozzamento, solo che lui stava inseguendo una donna in rosso con una folta massa di capelli ricci che camminava come un’ossessa davanti a lui per poi fermarsi di botto quando le arrivava all’orecchio una scusa forse troppo stupida per quella debacle notturna. Piantandosi a terra faceva in modo che il biondino le andasse a sbattere addosso e subito riprendeva ad abbaiargli in faccia.

Sul quel faccino sarcastico tirò anche una palla di neve.

Romanticismo allo stato puro insomma.

- Ti sei fatto nuovi amici.-

- Già.- cinguettò allegro.

- E com’è stato?- gli chiese, richiudendo le palpebre pesanti – Lavorare con loro?-

Com’era stato?

- È stato bellissimo.- le disse, sentendola sogghignare delicatamente. Sentendola felice per lui, Priya che era una dei pochi a conoscere la profondità del suo desiderio di evadere, di poter essere qualcosa di più.

Di poter vivere una vita più importante e più significativa.

- Una vera avventura.-

Aveva viaggiato per Smaterializzazione, assaggiato piatti assurdi dai colori e dalle forme improponibili, era stato quasi mangiato vivo da un branco di Strilettere inferocite, aveva inseguito Mangiamorte per tutta la metropolitana, si era fatto leggere il futuro da una vera Veggente, visto maghi avvolti da fiamme e da fulmini, conosciuto Harry Potter e aveva volato in scopa sul Tamigi.

Il Gil di quattro giorni prima era svanito.

Ora c’era solo l’uomo che aveva lottato per salvare un’amica e l’uomo che aveva sparato, alla fine, quando era stato necessario.

Quando non c’era più stata altra via d’uscita.

- Priya?-

- Mh?- mugugnò la donna insonnolita.

- Verresti a cena con me?-

- Ce ne hai messo di tempo detective.-

- Vegetariano?-

Le uscì una risatina ancora più ovattata, pronta a svenire del tutto.

- Facciamo vegano crudista.- scandì seria – Tutto a vapore.-

A Gil non poteva venire in mente programma più disgustoso.

E ne gioì come un ragazzino.

 

 

 

 

 

 

Godette per tipo metà giornata.

Erano le sei passate del pomeriggio della Vigilia e il mondo aveva deciso che era stato troppo bello per essere vero, troppo generoso.

Ecco perché al tramonto di una giornata che era stata infernale, ed era un eufemismo, costellata di riunioni col sindaco, un pisolino di mezz’ora all’ora di colazione, una riunione a Scotland Yard con gli alti capi, una con Mr. Dalton al Ministero della Magia (wow, che posto! Meglio di Disneyland) e un altro pisolino da 45 minuti all’ora del brunch, arrivò per Gil solenne e crudele una somma inculata.

Ma roba grossa.

Roba che un uomo non può mandar giù o semplicemente piegarsi a novanta e accogliere ad occhi chiusi.

Il fatto era che Priya avrebbe dovuto incontrarsi con lui e i ragazzi in ufficio, per offrire la sua prima versione ufficiale insieme ad avvocati, procuratori, scribacchini dei tribunali, poliziotti, Auror.

Una vera ammucchiata.

Solo dopo avrebbero potuto uscire a cena. Gil si era preparato mentalmente per tutto il pomeriggio, arrivando al punto da farsi venire una crisi di nervi sulla scelta della cravatta.

Glory le aveva definite orribili entrambe, il che aveva risolto la questione sul come presentare il suo notevole peso all’appuntamento con la donna più meravigliosa e straordinaria che avesse mai incontrato.

Peccato che Priya non si fosse presentata né in ufficio né avesse risposto al telefono.

Quando L.J. e Josh erano andati a cercarla all’hotel in cui Mr. Dalton l’aveva parcheggiata perché la sua casa era ancora sotto sopra non avevano trovato nulla di incriminante a parte le prove che la professoressa si fosse vestita e fosse uscita.

Da sola.

- Io quella la uccido.- fu la pura e sacra esclamazione di L.J. quando tornò insieme a Wade – È uscita da sola senza aspettare la scorta, io l’ammazzo! Giuro che la secco quella maledetta portoricana!-

- Viene dall’India.- bofonchiò Lucas in sottofondo.

- Ha nemici da qui alla Scozia e lascia pure il telefono sul letto, complimenti! Dio, sono così stufo di queste cazzate da bianchi! Prima i Mangiamorte, poi quella disagiata della Rosier che tenta una mossa alla Hannibal Lecter contro le infermiere e adesso quella sparisce! La Vigilia! È sparita di nuovo alla Vigilia di Natale!-

Lex roteò gli occhi sul commento razziale verso i bianchi, conscio che far notare ad Houser quanto fosse inappropriata la t-shirt delle Pantere Nere che stava indossando sarebbe stato l’ennesimo spreco di tempo.

La maglietta inneggiava così caldamente al potere nero che un paio di Babbani di Scotland Yard gli avevano chiesto l’amicizia su Twitter.

- Calmiamoci.- propose Josh attaccandosi al cellulare – Ora Imogen controllerà le telecamere, Glory sbircerà qualunque cosa spii di solito e…-

- SPARITA A NATALE!- abbaiò L.J. con tutta l’ugola.

- Da quando ti piace il Natale?- bofonchiò Lucas – Neanche torni a casa tua.-

- Il Ringraziamento mi è bastato, grazie tante, quello che mi rompe è che dopo aver corso per tutta questa maledetta città e aver ritrovato quella cambogiana in mezzo a un covo di satanisti ora siamo punto e a capo! Che palle!-

- Priya è indiana.- mugugnò Gil con la testa poggiata sulla scrivania.

- Tu sta’ zitto, non hai diritto di parola visto che vuoi portartela a letto.-

- Tu vuoi solo andartene a casa mia a bere l’eggnog dei Malfoy.- si lamentò Lucas puntandogli il dito addosso – Ma ti ricordo che il nostro lavoro è appeso a un filo, se non ritroviamo Priya verremo tutti quanti sodomizzati da Edward, nessuno escluso.-

- Già e poi che ne sarà di te?- ghignò Josh fra una chiacchiera e l’altra con uno dei suoi informatori – Farai il clandestino senza permesso di soggiorno? Faith potrebbe nasconderti in uno sgabuzzino, magari prima che la tua storia finisca su tutti i giornali. Già vedo i titoli a caratteri cubitali: “Immigrato dall’America sventa un rapimento con omicidio ai danni di una Babbana.” e il sottotitolo “Rimpatriato perché senza carta viola, è la vergogna del suo paese.”-

- Sai una cosa Wade, puoi farmi una ricca sega.-

- Questo ti renderebbe gay.- gli spiegò Lex pazientemente.

- Non è vero, non se me la fa lui.-

- Ah,- fece Lex ammaliato da quella genialità – ho capito.-

- Ha tutto più senso.- borbottò Lucas senza preoccuparsi di nascondere il suo sarcasmo.

- Non per te, deviato bianco bastardo.-

- Ok, basta.- disse Gil fermando quella diatriba – Calmiamoci e riflettiamo. L’abbiamo trovata una volta, possiamo farlo di nuovo. Chi può averla rapita?-

- Non c’erano segni di scasso o di lotta nella sua stanza.- fece Josh – Abbiamo controllato gli archivi della Smaterializzazione e nessun mago o strega si è presentato in camera sua o nelle vicinanze della reception da almeno cinque ore. Gli Auror di guardia hanno già negato che qualcuno sia entrato o uscito e solo i suoi genitori sono passati a trovarla.-

- Polisucco?- ipotizzò Lex.

- No, fra quelli di ronda c’era Iris Blackwater. È una Segugio e ha straordinari poteri alla vista, non come Glory però, i suoi occhi riescono a svelare qualunque Trasfigurazione. Se qualche stronzo avesse tentato uno scherzo se ne sarebbe sicuramente accorta. La sto cercando al telefono, datemi un attimo.-

Persone con meno sangue freddo avrebbero spaccato la baracca per la frustrazione.

Glory, messa in un angolo buio dell’ufficio a fianco da cui poteva sentire lo sciamare di Scotland Yard e il relativo delirio che l’ennesima sparizione di Priya Rastogi aveva causato, ammetteva di non essere quel genere di donna.

Una dal sangue freddo.

Una che non voleva seccare la prof per quel fottuto disturbo.

Non l’avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma possibile che quella stramaledetta Babbana dovesse scomparire come un coniglio nel cilindro sotto le feste natalizie? Perché proprio a lei?

Perché lei aveva dovuto sorbirsi la Rastogi come primo caso?

Erano licenziati, tutti licenziati.

Mentre i ragazzi si beccavano come galline su chi fosse più gay fra Artie Haviland e Josh e su perché Iris Blackwater si lamentasse di dover lavorare con loro, tutto il mondo della Veggente di sgretolava.

Come avrebbero pagato l’affitto? Come avrebbero pagato le rate del divano? Oddio e l’estrattore? Sarebbero finiti a chiedere l’elemosina a Linnie magari o peggio ancora, ad Aidan!

Poteva quasi percepire le particelle atomiche nel cervello di Edward che prendevano la decisione di silurarli per l’esplosione del pub, per i morti ben arrostiti e in generale per la rottura di balle che gli avevano causato.

Si vedeva povera, sporca, affamata, accucciata sotto un ponte con Lex e Lucas e tutti e tre avrebbero dovuto vendere L.J. per una sheperd pie calda o una dose di caffè.

Disonore sui Potter, sui Malfoy, sulla loro mucca.

Erano la rovina di…

Glory spalancò le palpebre, rialzando la testa di scatto come se qualcuno l’avesse frustata a sangue.

Oh, mio Dio.

Vedeva Priya Rastogi!

Vedeva nitidamente quella dannata megera, chiara come se fosse giorno!

La vedeva e sapeva benissimo dove quell’orribile mostro liberale si trovasse e specialmente… in compagnia di chi!

Non poteva crederci, non poteva essere vero!

- Ma porca puttana!- urlò, terrorizzando a morte mezzo Scotland Yard.

Altro che Natale e buoni propositi, pensava marciando fuori dagli uffici seguita a ruota da cinque uomini confusi e furiosi. Altro che essere tutti più buoni!

Non c’era al limite alla cattiveria umana.

Non c’era limite alla perversione del prossimo.

Priya Rastogi era in pericolo, si.

Era finita in un guaio letale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Latitudine: 51°30’30'' N

Longitudine: 0°07’32'' W

Londra – Lucky House

 

 

 

 

 

-…questo è un naturale principio di autodeterminazione, è talmente palese che ogni essere umano messo di fronte a questa realtà non può che ritrovarsi in piena accordanza con esso. La Fusione è diritto che rimanda all’altro diritto, quello più importante di tutti. La coabitazione pacifica. Posto che non esiste una definizione unanime fra maghi e umani comune, per comunità possiamo proprio intendere quel gruppo di persone accomunate da intenti e fini che spontaneamente si ritrovano d’accordo nel perseguire un nuovo ordinamento statuale. Non è questo in fondo che si trova insito nell’essere umano? La capacità di aggregarsi, di evolvere in meglio, di vedere oltre le barriere e ciò che ci divide?-

Draco Malfoy era all’inferno.

All’inferno in casa sua, alla Vigilia di Natale, prigioniero di una Babbana. Privato del suo eggnog.

Priya Rastogi stava cercando di ucciderlo e lui era troppo sobrio per anestetizzare il dolore che derivava dalle sue chiacchiere politiche.

E sua moglie l’aveva aiutata. Era preda di un diabolico piano che vedeva sua moglie come la mente dietro a quella crudele tela omicida.

Eccola lì Priya Rastogi, un tripudio di abiti tradizionali del Sahara o da qualunque paese magrebino arrivasse, piazzata di fronte a lui, in casa sua, davanti al suo camino nel suo salone.

Alla sua festa con tanto di cenone del 24.

E perché? Tutto perché sua moglie, l’esimia Hermione Granger-Hargrave non sapeva lasciar andare una piccola onta ed era talmente malvagia da lavare gl’insulti personali col sangue.

Il suo sangue.

Quindi aveva invitato la Rastogi a cena. Splendido, no? Una favola.

Una Babbana al cenone di Natale. Una Babbana liberale Pro-Fusione e per di più vegana crudista.

La signora Niente Proteine Animali Non Cotto sopra i 40° era asserragliata alla sua persona da un’ora e cinquanta minuti, ovvero da quando lei e quei due piccioni grigi dei suoi genitori si erano presentati sulla loro soglia ed Hermione gioendo come un maiale in una pozza di fango li aveva fatti entrare sorridendo tanto da spaccarsi le mandibole per la contentezza.

Ecco quanto era crudele sua moglie.

Quelli erano gli abissi di depravazione che riusciva a raggiungere.

Anche se l’ultima infame cattiveria erano state le teglie stracolme di roba che quei tre mostri si erano portati appresso, abbracciando un ignaro San Potter (che si era tuttavia ben guardato dal fare obiezioni) che li fece entrare senza osare aprir bocca.

Il codardo aveva tentato di fare domande ma a un’occhiata di Hermione era corso in cucina, osservando con aria disperata le “prelibatezze” portate dai Babbani: involtini di bietola con verza, funghi e rape, curry di lenticchie rosse, polpette di fave e topinambur, zuppa di ceci alla curcuma e cumino, tartine crudiste con zucchine e senape e per finire gazpacho piccante di cui però erano sconosciuti gl’ingredienti.

Draco per la contentezza avrebbe voluto iniziare a sparare.

Così, a caso.

Ed adesso era lì seduto in salotto, sprofondato quanto più possibile nella poltrona di fronte al camino, fosse mai che gli venisse voglia di darsi fuoco, con la professoressa piantata al suo fianco a farlo diventare matto. Tanto di cappello, moglie. Tanto di cappello.

Certa malvagità non conosceva limiti o vergogna.

- Le sue tesi sono così accattivanti.- commentò Miss Cruz, la cui soglia del dolore sembrava anch’essa senza limiti per aver accettato la loro compagnia in primo luogo – Così lei ha viaggiato in lungo e in largo. Ha avuto una vita davvero fantastica prof. A quando il suo prossimo seminario?-

- Ah, cara, dopo questa gita credo che mi fermerò per qualche mese.- disse la Rastogi, che però trincava l’eggnog tradizionale dei Black-Malfoy come acqua – Mi sento stremata.-

- Lo posso immaginare. Questi maghi…- ghignò Cruz, mostrando un’impressionante dentatura candida e due pupille grosse come piatti (ecco il segreto antidolorifico) – Gentaglia! Vero Tom?-

Draco si girò in tempo per ritrovarsi un piatto da portata con sopra disposte numerose tartine.

Non l’ombra di un carboidrato da lì alla cucina del loro vicino.

- Un involtino di bietola?- gli chiese Tom Maximilian Riddle, dolcezza extraordinaire, mentre girava fra gli ospiti come un perfetto cameriere a cinque stelle – Polpetta di fave?-

Non sudò neanche sotto lo sguardo omicida del cugino, infatti sorrise come un miele e andò a molestare Sirius e Remus, piazzati sulla porta della cucina forse per controllare Elettra. Forse per sapere dove si tenessero le scorte di cibo spazzatura in caso di evenienza.

- Comunque mi sembra che la sua prima incursione con tanto di morti e feriti coi maghi non l’abbia strapazzata troppo prof.- perseverò Miss Cruz – Ha un aspetto magnifico e sono sicura che il suo appuntamento la penserà in questo modo. Hermione dice che dovrebbero arrivare da un momento all’altro.-

- Che donna intelligente e cortese che è tua moglie.- disse Priya rivolta a Draco, ignorando la sua smorfia melliflua – È stata davvero gentile a invitarci.-

La suddetta apparve dal nulla alle spalle del suo adorato marito, facendolo scattare in poltrona come una molla. Si sedette e prese a massaggiargli le spalle, il tocco caldo e premuroso.

- Grazie a lei, professoressa.- cinguettò Hermione – Era il minimo che io e mio marito potessimo fare dopo l’orribile situazione in cui si è trovata negli ultimi giorni. Fortunatamente il mio tesoro l’ha protetta come si deve.-

Le mani della strega si piantarono su Draco come macigni.

- Vero amore?-

- Come no.- rispose con tono piatto, per poi sorriderle vacuamente stile cervo di fronte ai fari.

- Davvero, siamo felici che ci abbiate fatto l’onore di venire a cena. I suoi genitori sono proprio speciali Miss Rastogi, capisco da chi ha preso.-

- Ti prego cara, chiamami Priya, ormai siamo oltre certi perbenismi.-

- Assolutamente e sa, non vedo l’ora di ascoltare a tavola i dettagli della sua ultima ricerca per il matrimonio misto. So che vuole presentare la mozione nei prossimi dibattimenti in Comune e al Ministero della Magia.-

Draco ricevette un bacio sulla testa e si sentì gelare.

- Mio marito non sta più nella pelle, adora aprire la mente a nuove idee.-

Bastardi. Bastardi tutti quanti. Potter che non usava le sue misere palle per chiedere che cavolo ci facessero dei Babbani in casa loro e maledetta Hermione. Maledetta Hermione.

Tutto per una misera seduta del MAF.

Che ora come minimo avrebbe chiuso i battenti, perfetto. Fantastico.

Super.

Il delirio si scatenò dieci secondi più tardi quando sua figlia, unica luce in un mondo di tenebra, spalancò la porta di casa come un’ossessa e con occhi laser puntò loro nel salone.

- Oh Gil, salve tesoro!- tubò la Rastogi vedendo il detective con i cinque Auror, del tutto incurante delle facce a metà fra lo spiritato e il posseduto dei nuovi arrivati – Mi hanno che saresti venuto, ora ci siamo tutti finalmente! Com’è andata la seduta con gli avvocati?-

Strilli, recriminazioni, insulti non tanto gentili, Glory che sembrava pronta a tramutarsi in un’Arpia tanto era furibonda (la cui strigliata fu fermata solo da Tom quando le mise sotto al naso una tartina con zucchine e senape) e finalmente le finali presentazioni.

Draco ed Harry non seppero dire bene come ma la professoressa riuscì con un semplice abbraccio a mettere in stand by ogni lamento da cornacchia dei principianti, strizzandoli uno a uno (pure Houser e la leggenda narrava che nessun essere umano al di là dell’Italia e sopra la Germania avesse mai sfiorato il suo corpo) fino a far capire quanto fosse grata a tutti loro per la dedizione con cui l’avevano cercata.

- Spero non ti dispiaccia, ma Miss Hargrave ci teneva a invitarci.- disse poco dopo Priya a Gil, tenendogli la mano – Farà bene anche ai miei genitori stare con me stasera.-

- No, assolutamente.- fece Pierce tirando un sospiro – Capisco, ma la prossima volta ti prego mandami un messaggio.-

- Miss Hargrave dice che sei invitato anche tu, tesoro.-

- Cosa?-

- Ma certo, più siamo e meglio è!- tubò una raggiante Elettra apparendo dalla cucina con un improponibile pullover rosso sgargiante cosparso di renne e gnomi – Oh, lei deve essere Gil! Venga, Glory mi ha parlato tantissimo di lei!-

Da lì in poi ogni persona sana di cervello decise di lasciarsi trascinare dalla corrente e sorvolare su qualunque stranezza, tanto non ci sarebbero stati chiarimenti né delucidazioni perciò perché affannarsi?

Quell’anno il premio maleducazione comunque (stranamente) lo vinse Houser, infatti la sua maglietta del potere nero batté a mani basse quella di Draco che testualmente diceva “Kill a Potter, save a DeathEater” come ultima opera di ribellione a sua moglie.

Ma L.J. aveva altre carte in mano. Sparì per qualche minuto dopo aver mandato al diavolo Miss Cruz per tornare con un regalo per la padrona di casa che rischiò di rompere il precario equilibrio zen raggiunto dai più.

- Oh, mio Dio, mioddio!- urlò Elettra al colmo della gioia quando Houser le piazzò in mano un porcellino rosa come un confetto, tutto fatto su in un volgarissimo gilet natalizio. Qualche idiota, forse Faith, gli aveva persino ficcato in testa un cerchietto con corna da renna e fu la fine.

La cena fu ritardata di un’ora e benché la famiglia Potter mantenesse da anni circa sei maiali adulti che venivano affidati a una famiglia del Devon in possesso di una cascina, Daisy fu la nuova aggiunta alla grande collezione di maiali di Elettra.

Altri, ben più depressi, si erano augurati che Houser le avesse fatto quel regalo in previsione della cena vegana ma no, non furono tanto fortunati.

Lo scambiò però, oh, lo scambio fu molto peggio.

Ancora estasiata per la maialina, Elettra tornò dallo sgabuzzino con una specie di lungo oggetto tubolare incartato (male) che minacciava di sbilanciarla in avanti col suo peso.

- Ecco qua!- fece giuliva piazzandolo con un tonfo ai piedi dell’allibito ex seal - Per il tuo primo Natale con noi! Spero che ti piaccia, non sapevo decidermi ma il signore che me l’ha venduto mi ha detto che questo è vintage e che sicuramente ti sarebbe potuto servire.-

Ne venne fuori qualcosa che fece brillare gli occhi pece di Houser.

E si, era un’arma. Un’arma enorme.

- È un lanciarazzi mamma!- sbottò Lucas a bocca aperta mentre L.J. si metteva a saltellare, parlando a vanvera di un RPG-7 con una munizione di 85mm di diametro dell’ogiva e 40mm per il motore a razzo – Perché gli hai comprato un dannato lanciarazzi?-

- Lo so cos’è, sciocco!- celiò Elettra con semplicità – L’ho anche usato, è stato divertente. Mr. Cooper è stato tanto gentile, abbiamo sparato tutto il pomeriggio nella sua riserva e mi ha detto che questo modello è degli anni ’70.-

- Mr. Cooper? E te l’ha dato così?- replicò Lex sconvolto.

Cruz lo era più di lui – Dove sei stata, in Texas?-

- Sì, ad Austin!- dopo di che Elettra continuò, imperturbabile mentre L.J. deliziato come un bambino si posava in spalla la sua creatura - Più americano di così non si può. Spero che ti ricordi casa.-

Unicorni e arcobaleni si sprecarono e Houser arrivò al punto di abbracciare un’altra donna bianca (dopo Faith) ed era una donna bianca completamente vestita, insomma, era un grandissimo passo.

- Ti adoro.- borbottava il sergente seguendola in cucina con un anatroccolo, l’RPG-7 in braccio come lei si teneva il porcellino cornuto stretto al petto – È la cosa migliore di sempre, dico davvero. Ti è piaciuto il Texas? È uno dei miei posti preferiti, dobbiamo portartici per il quattro luglio!-

- Qualcuno ha fame?- chiese Tom spezzando il silenzio.

- Forza,- disse anche Lucas – tutti a tavola. E state lontani da Houser.-

 

 

 

 

L’eggnog dei Black poteva essere usato per far partire le macchine, per accedere un fuoco e per sgrassare l’argento ma per Glory sapeva di casa perché era una Malfoy e loro morivano da eroi.

Sbronzi.

Piacevolmente ubriaca e piena da scoppiare di portate che non avrebbe mai più assaggiato se ne stava seduta sui gradini del giardino d’inverno a godersi da brilla la bellezza dei bagliori delle lanterne natalizie contro i vetri mentre tutt’intorno la sua strana famiglia allargata si dava ai festeggiamenti. In grembo teneva stretto un libro che le era stato regalato da sua madre e fra le dita un piccolo bucaneve pallido colto da una delle piante del giardino.

Da qualche parte in quel momento Gilda e Colin si godevano il loro primo Natale a tre. Morty era in braccio a suo padre ed entrambi guardavano Gilda appendere una luminescente stella comoda sopra alla punta di un abete imbiancato.

Da qualche parte Jason Stein camminava su un selciato innevato e teneva per mano suo figlio, mentre Mia li attendeva sulla soglia della porta di casa. Un sorriso lieve stampato in viso.

Da qualche parte Phin, Roger e Leo Weasley si preparavano per la consueta recita di Natale insieme alle loro compagne, mentre a Piccadilly Circus Aidan Howthorne e Artie Haviland seguivano uno spettacolo di luci organizzato dai maghi in mezzo alla grande piazza.

Uniti, abbracciati.

Poteva scorgere Gil e Priya seduti alle sue spalle di fronte al caminetto acceso, dimentichi dell’insignificante esistenza di persone come Bernadette Rosier. Le mani congiunte, troppo persi nei loro sguardi e in quella strana girandola multicolore in cui si era trasformata la loro vita per accorgersi di essere giunti fin lì da loro per restare.

Ancora non sapevano in quali altre follie sarebbero stati coinvolti. Ancora non immaginavano che razza di adrenalinico futuro li attendeva.

Glory vedeva Linnie, su un volo diretto a Londra pronto ad atterrare.

Vedeva le persone che l’aspettavano al gate. Fra queste Derek. E Chris e sua madre.

Poteva quasi sentire il profumo degli ellebori gialli che Derek le aveva comprato.

Edward era stato lì, poco prima, così come ora era in viaggio per l’aeroporto. Era venuto in gran stile, dando a tutti loro degli idioti incompetenti e solo dopo aver atteso che firmassero dei regolari contratti, uno dei quali avrebbe permesso a L.J. di ottenere la carta viola senza diventare un immigrato irregolare, se n’era andato facendo a tutti i migliori auguri di buone feste.

E di sopravvivenza a quel nuovo anno.

Glory vedeva A.R.E.S. il tatuaggio sulla schiena di Lex, proprio al livello del cuore.

Ma vedeva anche molto di più. Intravide un futuro che le fece storcere il naso e poi scorse qualcun altro.

Scorse Eris. Così si sarebbe chiamata.

E sarebbe arrivata presto. Tanto presto che…

- Che hai?-

Glory rispose con una smorfia disgustata, lasciando che Lucas le si mettesse dietro e la scaldasse col proprio corpo. Figurarsi. Lucas Potter avrebbe fatto i salti di gioia.

- Ricordi quando ti dissi che avevo predetto a Gilda la sua gravidanza e lei mi rise in faccia?-

- Sì. E?- il Phyro fece una smorfia – Oddio, non parlerai mica di Faith?-

- Cosa? No, sei fuori? Ci manca solo che Houser muoia al pensiero dei bambini falsi neri.-

- E allora chi…? Oddio, sei incinta?-

- COSA?- gracchiò Draco dall’altra parte della sala.

- Fatela finita.- mugugnò Glory annoiata – No, non sono incinta. Ma ho visto a chi tocca la prossima croce e la cosa mi rompe. Ma tu scoppierai di gioia, fidati.-

- Grande. Un altro bambino!- tubò Lucas alzandosi dopo aver sentito suonare il campanello – Scusa, abbiamo Vicky per uno Scotch, torno subito. Fai la brava.-

Fai la brava, osava dirle sbaciucchiandola.

Sarebbe stato meglio per la stronza fare la brava e mollare con l’alcol giusto per qualche altro mese. Non voleva che la figlia di Lex uscisse con tre teste o una coda, ma non si azzardò a dirlo ad alta voce e poi c’era Lex in ballo. Lei e Lucas dovevano tenerselo stretto.

Come stretto, purtroppo, d’ora in avanti sarebbe diventato il loro appartamento. Quell’equilibrio precario costruito negli ultimi cinque mesi sarebbe andato distrutto e la loro via avrebbe subito un altro cambiamento per plasmarsi in una nuova forma.

Per evolversi.

Da ultimo richiuse gli occhi e in una nebbiolina brillante un’ultima porzione di futuro venne avanti.

Era fine primavera e l’aria era calda e zuccherata. Sotto il sole l’abito candido che un tempo aveva rubato a Mia Garland splendeva di luce propria.

Lucas sarebbe stato un bellissimo sposo.

Lex era al suo fianco, così Jason, Colin, Phin, Roger e…Gil.

Tutti insieme, a cerchio intorno a loro sotto una parata di lanterna tonde e alberi dalle lunghe fronde spioventi.

Un matrimonio splendido.

Il giorno perfetto.

Così sarebbe andata, perciò tentennare non era più un’opzione.

Doveva prepararsi alla battaglia e così facendo chiuse il piccolo bucaneve fra le pagine del libro, tornando dalla sua famiglia mentre poco lontano proprio fra la neve congelata della notte un’altra manciata di piccole testoline bianche di quello stesso fiore iniziava a fare capolino da quella dura e fredda scorza che le opprimeva.

Sempre indomite, un nuovo inizio dopo l’inverno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

« Possiamo passare la vita a farci dire dal mondo cosa siamo.

Sani di mente o pazzi.

Stinchi di santo o sesso-dipendenti.

Eroi o vittime. A lasciare che la storia ci spieghi se siamo buoni o cattivi.

A lasciare che sia il passato a decidere il nostro futuro.

Oppure possiamo scegliere da noi.

E forse inventare qualcosa di meglio è proprio il nostro compito.»

- Chuck Palahniuk

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

THE END  -

 

   
 
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