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Autore: ayamehana    24/03/2018    16 recensioni
Certi amori sono destinati a durare in eterno; altri a bruciare e a estinguersi come la fiamma di una candela ormai consumata. Ranma e Akane hanno dovuto impararlo a loro spese, quando la loro relazione è terminata a pochi giorni dal matrimonio che li avrebbe legati per tutta la vita. Una rottura nata da un imbroglio, ma che l’erede della palestra Tendo ha interpretato come un «non siamo fatti per stare insieme».
Troppe parole, però, sono rimaste in sospeso. Sono passati sei lunghi anni; Akane è cresciuta ed è in procinto di sposare l’uomo di cui è innamorata… tuttavia, si è dimenticata di fare i conti con un’unica cosa: certi amori sono destinati a finire, solamente per ritornare ancora più forti.
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Non erano mai andati molto d’accordo, loro due; si erano amati con quella caparbietà tipica degli adolescenti… ma la loro relazione era stata fragile, si era incrinata con eccessiva facilità. Se si sforzava, riusciva ancora a vederne le crepe… in una fidanzata di troppo, nelle pressioni di due genitori invadenti… nella propria impulsività e nella timidezza intrinseca di Ranma.
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[MOMENTANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Shan-pu, Shinnosuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Piccola premessa dell'autrice: Sì, insomma, ciao a tutti! Volevo innanzitutto scusarmi immensamente per questo inaccettabile ritardo; come ho scritto diverse volte nella mia pagina Facebook, ho avuto un improvviso calo dell'ispirazione - tanto che avevo pensato persino di cancellare Tempi Supplementari, non uccidetemi, ve ne prego! Tutto quello che scrivevo, insomma, non mi sembrava abbastanza decente... basti pensare che questo capitolo l'ho scritto non una, bensì due volte! La prima stesura non mi convinceva affatto, sembrava troppo 'pacchiana' e non avevo la minima intenzione di pubblicare qualcosa che non mi piaceva solo per accontentarvi. Quindi, eccomi qui! Vi ringrazio di cuore per tutti i commenti che mi avete lasciato finora (sia su EFP sia su Facebook), ve ne sono immensamente grata e il vostro supporto è preziosissimo per me! ♡ Vorrei ringraziare anche la mia betareader per tutta la pazienza dimostratami, e per ultima, ma non meno importante, la dolcissima Desirè, che sta realizzando una fanart su questo capitolo (trovate il link della sua pagina FB nel post fissato in alto nella mia pagina autrice! È un'artista formidabile, vi consiglio vivamente di darci un occhio!)  Bene, vi ho annoiati fin troppo e vi lascio alla lettura. Mando un bacio enorme a tutti, sperando vivamente di non deludervi!
 

CAPITOLO VIII

SENTIMENTI CONTRASTANTI


 
Ranma sgranò gli occhi, digrignando la mandibola talmente forte da farsi quasi male. Shan-pu non poteva dire sul serio, voleva semplicemente intimidirlo per convincerlo a gettare la spugna sulla sua ex fidanzata… ma lui si era già ripromesso di non lasciarsi abbindolare da quei suoi stupidi giochetti, non più. Con uno strattone non troppo delicato, si liberò, quindi, dalla presa di quella pazza e le rivolse uno sguardo velenoso. «Lo dici solo per farmi desistere dal correrle dietro, non è vero?»

Il viso della cinesina si contrasse in un’espressione annoiata. «Certo che no, sciocco», esclamò, sollevando gli angoli della bocca in un sorriso privo di allegria. «Sai bene anche tu che ho degli uomini al mio servizio pronti a far del male ad Akane a mio comando. Mi basta uno schiocco di dita e…»

«Quella storia non regge più, Shan-pu», la interruppe Ranma con rabbia, incrociando le braccia al petto. «Sei riuscita a ingannarmi anni fa, ma ora…»

«Oh, davvero? E, secondo te, perché il Neko Hanten non è ancora stato comprato da nessuno durante questi anni?»

Il codinato aprì la bocca, ma presto si accorse di esser rimasto a corto di parole. Se prima aveva avuto dei dubbi circa la sanità mentale dell’amazzone di fronte a lui, ora non ne aveva più. Era talmente ossessionata da lui e da quell’amore malato, che avrebbe fatto di tutto pur di non farsi mettere i bastoni tra le ruote… Senza quasi volerlo, Ranma si ritrovò a indietreggiare per allontanarsi il più possibile da quella donna che gli stava rovinando letteralmente l’esistenza. «Tu sei completamente fuori di testa», sputò, imprimendo in quelle parole più odio possibile. «E, poi, che senso avrebbe coinvolgere Akane in tutta questa faccenda se, ora, come hai detto tu, si sta per sposare con un altro uomo?»

Shan-pu sollevò un sopracciglio, prima di scoppiare in una risata che gli fece saltare tutti i nervi. «Sul serio non ci arrivi, wo qin ai de? L’ho tenuta d’occhio per tutto questo tempo e mi sono accorta di una cosa: il modo in cui lei guarda Shinnosuke… è totalmente differente dal modo in cui guardava te. Lei crede di amarlo, ma, in realtà, il suo cuore ti appartiene ancora. È solo questione di tempo, prima che se ne accorga e…»

«Basta così», la fermò Ranma, scuotendo il capo con vigore. Shan-pu stava travisando tutto come al solito, ne era certo. «Dovresti smetterla con questa tua fissazione, non è facendo così che conquisterai il mio cuore.»

Salvo che ciò possa essere mai possibile, pensò l’artista marziale, prima di aprire la porta e precipitarsi fuori dallo spogliatoio. Non aveva intenzione di passare un singolo minuto in più in compagnia di quella pazza; doveva assolutamente trovare Akane e darle delle spiegazioni su tutta quella situazione assurda. Le parole di Shan-pu, però, si erano già insinuate prepotentemente nel suo cervello e continuavano a turbinargli nella mente in un fastidioso mantra: il suo cuore ti appartiene ancora… E se fosse stato vero?
 
***
 
Akane era furiosa, diamine se lo era! Perché quell’idiota del suo ex fidanzato continuava a girarle intorno, se si stava per sposare con un’altra donna? E perché, tra tutte, aveva scelto proprio Shan-pu? Non si ricordava, forse, di tutti i tiri mancini che quella pazza le aveva giocato in passato? Di quando, pur di farla allontanare da lui, l’aveva privata della memoria…?

Non gli importa proprio, non è vero? pensò l’artista marziale, fermandosi sul ciglio della strada e appoggiando la testa contro un palo della luce. Tutte quelle emozioni l’avevano travolta con la stessa forza di un uragano, facendola sentire completamente scombussolata. Che cosa provava nei confronti di Ranma? Rabbia, rancore, disgusto… La sua gola si serrò in una morsa sempre più stretta e la piccola Tendo quasi non si accorse di aver iniziato a singhiozzare. Perché quell’imbecille aveva ancora tutto quel potere su di lei? Possibile che i suoi sentimenti fossero così labili?

Akane si asciugò rabbiosamente le lacrime dalle guance e tirò un pugno al palo che aveva di fronte. Una scossa le percorse subito il braccio dal polso sino al gomito, facendola gemere per il dolore. «Dannazione», mormorò con la voce incrinata, massaggiandosi delicatamente la mano ferita. Forse dovrei metterci un po’ di pomata, una volta arrivata a casa…

«Akane!» la chiamò una voce alle sue spalle e lei s’irrigidì sul posto. Possibile che quello scemo l’avesse seguita fin lì? Quante volte doveva ripetergli di lasciarla in pace? La giovane si girò e rivolse un’occhiataccia a Ranma, che se ne stava in piedi a pochi passi da lei.

«Vattene», esclamò, compiendo uno sforzo enorme per non mettersi a frignare come una stupida ragazzina. «Non avevo forse interrotto qualcosa d’importante con Shan-pu?»

«Hai frainteso tutto, credimi. Lascia almeno che ti spieghi… ti prego.»

Akane sollevò le labbra in un sorriso amaro. «Tu… mi preghi?» gli domandò, fulminandolo con lo sguardo, prima di dargli le spalle e incamminarsi verso la stazione. Non aveva alcuna voglia di stare ad ascoltare le menzogne di quel bugiardo… ma lui non sembrava essere del suo stesso avviso. Lo sentì, infatti, imprecare a mezza voce, per poi cominciare a correrle dietro senza alcun ritegno. «Ma dico, Akane, ti hanno mai insegnato le regole della buona educazione?»

La piccola Tendo inspirò bruscamente dal naso, racimolando quel poco di pazienza che le era rimasta. «E a te, non hanno mai detto che non si insegue una ragazza per strada? Potrei denunciarti per stalking.»

«Come se ne fossi realmente capace.»

Akane guardò il codinato di sbieco: stava camminando sopra il muretto che costeggiava il vialetto, con le braccia incrociate dietro la nuca. È vero quando dicono che certe abitudini sono dure a morire… si ritrovò a pensare, suo malgrado, mordendosi nervosamente l’interno della guancia. Un’altra cosa che non era affatto cambiata di lui era la cocciutaggine: quando Ranma si metteva in testa qualcosa, era inutile provare a fargli cambiare idea. «Per quanto ancora hai intenzione di pedinarmi?» chiese, risalendo i gradini della metro per dirigersi verso il suo binario. Magari, una volta raggiunta Roppongi, sarebbe riuscita a seminarlo approfittando del traffico del suo quartiere…

«Fino a quando non avrai intenzione di starmi a sentire», borbottò il suo ex fidanzato, saltando giù dal muretto e seguendola a ruota dentro la stazione. «Certo che sei davvero testarda!»

«Ha parlato lo stalker!» lo rimbeccò lei, roteando gli occhi al cielo, prima di salire sul suo treno. Ranma, ovviamente, fece lo stesso e prese posto sul sedile al suo fianco.

«Quindi, non vivi più a Nerima? E dove abiti, ora?» le domandò, allungando la testa per osservare la cartina della metro. «A Shimbashi oppure a Ueno?»

Akane sbuffò e girò la testa dall’altra parte. Perché diamine continuava a essere così insistente? Che fosse il caso di chiamare davvero la polizia? «A Roppongi», mormorò, scattando in piedi, quando le porte del treno si aprirono. «E non provare a seguirmi ancora!»
 
***
 
Nonostante le parole di Akane, Ranma si alzò ugualmente dal suo posto. «A Roppon…» iniziò, ma non fece in tempo a terminare la frase che le porte si erano già richiuse davanti a lui. Il codinato le guardò per un breve momento, con le labbra socchiuse, dopodiché soffocò un’imprecazione sul nascere. E adesso, come faccio a spiegarle quello che è successo con Shan-pu? pensò, mentre il treno sfrecciava lontano dalla stazione del rinomato quartiere. E, cosa ben più importante, perché Akane vive in un posto simile?

Ben intenzionato a scoprirlo, l’artista marziale sfilò il cellulare dalla tasca e cercò il numero dell’unica persona che avrebbe potuto dargli delle spiegazioni a riguardo. Keiko non si fece attendere molto e gli rispose al secondo squillo. «Qui parla il dojo Taniguchi, come posso aiutarla?»

«Sensei, sono Ranma», tagliò corto il ragazzo, scendendo alla prima fermata disponibile. Doveva raggiungere Akane il prima possibile, se sperava di riuscire a parlarle, una volta per tutte.

«Va tutto bene? Ti sento strano…» mormorò la sua datrice di lavoro, con la voce resa metallica dall’apparecchio telefonico. Ranma roteò gli occhi al cielo e si avvicinò al tabellone con gli orari dei treni.

«Sì, ho bisogno di un’informazione urgente: mi sa dire, gentilmente, dove abita Akane?»

Keiko sospirò. «Non so se posso dirtelo, in realtà; si tratta, comunque, di un dato sensibile… ed io non sono disposta a invadere la sua privacy contro la sua volontà.»

«Per l’amor di tutti i Kami, sensei», esclamò il codinato, reprimendo uno sbuffo. Per chi l’aveva preso, per uno stalker, per caso? Certo, si stava un po’ comportando come tale, ma… «Devo restituirle una cosa e, se non conosco il suo indirizzo, non so davvero come fare.»

«Non gliela puoi restituire domani, quando torna a lavoro?»

«No.»

Dopo varie insistenze, Ranma riuscì finalmente a strappare a quella vecchiaccia l’indirizzo di casa di Akane. A quanto pareva, la sua ex fidanzata viveva in un appartamento in una zona non troppo affollata di Roppongi… e, se la memoria non lo ingannava, quel quartiere era famoso per la sua pessima reputazione. Di notte, infatti, vi si aggiravano delle persone poco raccomandabili e non era affatto consigliabile per una ragazza camminare per le sue strade senza un accompagnatore adeguato. Quella stupida ha la straordinaria abilità di cacciarsi sempre nei guai, pensò il codinato, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Ma, adesso, mi sente, altroché!
 
***
 
Era già calata la sera, quando Akane raggiunse la stradina di casa. I lampioni stavano iniziando lentamente ad accendersi, proiettando fievoli quadrati di luce sul viottolo altresì scarsamente illuminato. La piccola Tendo si gettò un’occhiata alle spalle e tirò un sospiro di sollievo, quando appurò che nessuno la stava effettivamente seguendo. Ranma era stato non poco invadente quel giorno, con quell’assurda convinzione di volerle parlare ad ogni costo. Chissà che cosa voleva mai dirle di tanto urgente riguardo a Shan-pu… si ritrovò a chiedersi l’artista marziale, trafficando nella borsetta per cercare le chiavi del suo appartamento.

«Ehi, bambolina, vai da qualche parte?» le chiese improvvisamente qualcuno con una voce dal forte accento orientale. La ragazza sussultò – più per la sorpresa, che per la paura- e si voltò a guardare il suo interlocutore. Si trattava di un giovane sulla trentina, con gli occhi leggermente allungati e una spruzzata di barba scura sul mento spigoloso. Un accenno di sorriso gli adornava le labbra carnose, mettendogli in risalto gli zigomi alti e pieni.

Akane sollevò un sopracciglio, muovendosi di qualche passo per guadagnare un po’ di distanza. Non le erano mai piaciuti particolarmente gli sconosciuti, e doveva ammettere che vi era un che d'inquietante nella bellezza eterea di  quel tipo. «Sì, me ne stavo giusto andando a casa.»

«Oh, ma che fretta hai?» le domandò il ragazzo, avanzando nuovamente in sua direzione. «La notte è ancora giovane, possiamo andare a divertirci insieme, se ti va.»

«Il problema è che non mi va affatto», replicò Akane, stringendo forte la propria borsetta al petto, come se quella bastasse a proteggerla. Stava ricominciando a sentirsi debole per via della febbre che l’aveva assalita in quei maledettissimi giorni… Perché continuava a trovarsi nei posti sbagliati in momenti poco opportuni?   

«Avanti, una bella ragazza come te non può certo rinchiudersi in casa», insistette il giovane, prima di avvicinarsi ulteriormente a lei e afferrarla per il polso. Akane digrignò i denti, mentre un forte puzzo di sakè le opprimeva le narici, facendole venire il voltastomaco. Quanto diavolo aveva bevuto quel tipaccio?

«Lasciami o giuro che ti metto al tappeto.»

Il ragazzo ghignò, strattonandola forte per il braccio. «Oh, ma davvero? E, dimmi, come credi di fare, bambolina? Pensi di essere un’artista marziale, per caso?»

«Esattamente», esclamò Akane, racimolando più forza possibile, prima di assestargli una bella ginocchiata alle parti basse. Il suo aggressore ululò per lo stupore e si accartocciò su se stesso, con le mani ben premute sui preziosi gioielli di famiglia. Finalmente libera da quella disgustosa presa, la piccola Tendo sgusciò via da lui e si adoperò per ritrovare la sua borsetta, che aveva lasciato accidentalmente cadere a qualche metro da lì.

«Brutta puttana, questa me la paghi!» ringhiò il ragazzo, alzandosi a sua volta e mostrandole i pugni chiusi. Voleva forse combattere contro di lei? Akane sorrise compiaciuta, ma non fece in tempo a mettersi in posizione di attacco, che qualcuno le bloccò i fianchi.

L’artista marziale si girò e i suoi occhi si specchiarono in quelli azzurri di Ranma. Era indubbiamente arrabbiato con lei, perché le rivolse un’occhiata in grado di incenerire chiunque. «Stupida!» le urlò contro senza troppe cerimonie. «Non ti si può lasciare un attimo da sola, che ti metti a fare a botte con il primo che capita!»

Akane si divincolò e pestò i piedi, con il solo risultato, però, di essere stretta maggiormente dal suo ex fidanzato. Ma a che razza di gioco stava giocando? «Mollami, Ranma, non è affar che ti riguarda questo! E poi, posso cavarmela benissimo senza il tuo aiuto!»

«Certo, come no», borbottò il codinato, prima di sollevare lo sguardo sul tipo che l’aveva aggredita. «Ti consiglio vivamente di girare a largo dalla mia ragazza, se non vuoi ritrovarti con il labbro spaccato in due!»

La piccola Tendo sussultò, mentre un ricordo di un tempo lontano si affacciava, timido, alla sua mente. Una sfida su una pista da pattinaggio e un dongiovanni disposto a tutto pur di rubarle un bacio sulle labbra. Ranma, a sedici anni, che la copriva con il proprio corpo e sbraitava contro il suo avversario: Prova a fare qualcos’altro di strano ad Akane… e altro che ginocchia! Ti stendo in una bara! È chiaro?! Akane è la mia fidanzata, prova a toccarla e ti ammazzo! All’epoca, il suo cuore aveva compiuto una capovolta su se stesso per la gioia. Possibile, insomma, che quel ragazzo con il codino nutrisse tanto affetto per lei? si era chiesta più volte, nell’arco di tutta la giornata. E poi… poi, al crepuscolo, era arrivata Shan-pu e aveva rovinato tutto.

«Tienitela pure, amico, non sono interessato a una ragazza tanto violenta», stava dicendo il suo aggressore in quel momento, con un’espressione rabbiosa stampata in faccia.

«Non lo dire a me», bofonchiò Ranma, quando quello se ne fu andato. Akane riuscì a percepire il torace del suo ex fidanzato rilassarsi contro la sua schiena, prima che lui si decidesse finalmente a lasciarla andare. «Mi dispiace, io…»

«Chi sarebbe la tua ragazza?» lo interruppe lei, alzando la voce di un’ottava. Per colpa di quell’imbecille e delle sue stupidissime parole, si sentiva ancora il petto oppresso da un moto di nostalgia…

Ranma aprì la bocca e la richiuse di scatto in una linea retta. «Bel ringraziamento per averti salvata da quel tipaccio», brontolò, girando la testa dall’altra parte. «E comunque, se ci tieni tanto a saperlo, nemmeno io fremo dalla voglia di ripetere quell’esperienza. Insomma, chi vorrebbe mai sposare una donna rozza e con il sex appeal di un ghiacciolo, come…»

… Te. Quella parola rimase sospesa a mezz’aria, soffocata dal suono secco di uno schiaffo. Akane trattenne il fiato, quasi incredula di averlo fatto davvero, mentre sulla guancia del suo ex fidanzato appariva un livido rosso scuro. «E, allora, se mi disprezzi tanto, perché non fai altro se non girarmi intorno?»

«I-Io…» iniziò il ragazzo in evidente difficoltà, toccandosi lo zigomo ferito con la punta delle dita.

Lo aveva lasciato senza parole, e una parte di Akane se ne rallegrò. «Credi che sia tutto un gioco per te, non è vero? Che, adesso che mi hai persa, mi devi riconquistare a tutti i costi per un tuo tornaconto personale… ma ti voglio svelare un segreto, Ranma: io non sono Shan-pu.»

Aveva ripreso a piangere e, ora, le lacrime scendevano, copiose, a bagnarle il viso… ma non le importava. Si sentiva terribilmente ferita nell’orgoglio e presa in giro dal giovane che una volta aveva considerato l’amore della sua vita. Come aveva fatto a essere così sciocca?

Ranma allungò una mano per toccarle una spalla e lei vi si aggrappò con forza, lasciando che i singhiozzi le scuotessero tutto il corpo. Era così stanca…

«Dai, ti accompagno a casa», mormorò il codinato, afferrandola sotto le ginocchia e prendendola in braccio. Akane si morse le labbra, ma non protestò. Si sentiva talmente debole a causa della febbre e di tutto quel maremoto di emozioni, che aveva cominciato a temere di non riuscire più a reggersi sulle gambe. «Sei davvero un cretino, Ranma.»

«Lo so.»
 
***
 
L’aveva fatta piangere, di nuovo. Perché non riusciva a smettere di farla soffrire? Eppure, conosceva perfettamente quella giovane donna da sapere che, sotto quella sua corazza da dura, si nascondeva una fanciulla fragile e dal cuore d’oro. Akane era così piccola tra le sue braccia, uno scricciolo che aveva sopportato in silenzio troppi anni di dolore… e che, infine, era scoppiato in un pianto liberatorio. I singhiozzi avevano smesso da un po’ di scuotere il petto della sua ex fidanzata che, alla fine, vinta dalla stanchezza, si era addormentata con la testa ciondolante contro la sua spalla.

Approfittando della situazione, Ranma le rivolse un’occhiata fugace: un tempo, lui e quella ragazza erano stati alti quasi uguali, ma, ora, lui la superava di diversi centimetri. Nonostante l’avesse sempre presa in giro per il suo sex appeal, non vi era forma in quel corpo minuto che lui non trovasse sensuale. Il seno non eccessivamente grosso si sposava perfettamente con il bacino sottile che, in quel momento, era fasciato semplicemente da un paio di shorts troppo corti per i suoi gusti. Se fosse stato in quell’imbecille di Shinnosuke, pensò il codinato con una punta di rammarico, si sarebbe sentito geloso di tutto quello splendore in bella mostra. Non che non lo fosse già, ovvio, ma ormai si era rassegnato a dover fare i conti con quell’orribile sentimento che continuava a straziargli, prepotente, il petto. Lei appartiene già a un altro, lei non ti ama più…

Ranma sospirò e continuò a scrutare il viso dell’amata, desiderando quasi di poterlo imprimere nel proprio cuore. Vi era un che di angelico in quei suoi tratti rilassati: le ciglia abbassate erano ancora imperlate di lacrime e creavano uno strano effetto sugli zigomi alti e morbidi. Le labbra leggermente socchiuse sembravano fatte per essere baciate… e i capelli lunghi incorniciavano il tutto in una soffice corolla scura. Anni addietro, ricordò il giovane con non poco affetto, Akane li aveva portati corti, in un caschetto che arrivava a sfiorarle a malapena le spalle. Chissà perché, invece, adesso se li è fatti crescere in questo modo… si domandò, recuperando le chiavi dell’appartamento e sgusciandovi silenziosamente dentro.

La casa della sua ex fidanzata non sembrava eccessivamente grande e, quasi a riprova di ciò, l’artista marziale non ebbe difficoltà a trovare la camera. Quella stanza era un vero e proprio disastro: il pavimento era ricoperto di pacchetti vuoti di kleenex e fazzoletti sporchi, e il comodino assomigliava a una farmacia, da quante scatole di medicinali vi erano posate sopra. «Non ti smentisci mai, vero, Akane?» borbottò, adagiando la giovane sul letto sfatto. «Sei proprio un maschiaccio in tutto e per tutto.»

Per una volta tanto, non vi era malizia alcuna in quelle parole e Ranma quasi si stupì della dolcezza con la quale le aveva pronunciate. Da quando era diventato così melenso? si chiese, lasciandosi scivolare stancamente a terra. Che cosa doveva fare? Tornare a casa oppure rimanere a vegliare su quella ragazza pasticciona e malaticcia?

Kami, ditemelo voi, pensò, prima che un oggetto in particolare attirasse la sua attenzione. Incuriosito, il codinato vi si avvicinò e le sue mani si chiusero intorno ai manici usurati di un vecchio baule. Vi era qualcosa di terribilmente familiare nel disegno floreale scolpito nel legno… qualcosa che indusse Ranma a far scattare la serratura. Quando questa si aprì, il ragazzo affondò subito le dita nella stoffa ruvida e ingiallita di un abito da sposa. «Cosa diamine…» iniziò, prima che un’intuizione lo colpisse come un fulmine a ciel sereno. Come mai Akane continuava a conservare quel vestito? Non si trattava, forse, di un ricordo appartenente al passato che avevano condiviso insieme? Il suo cuore ti appartiene ancora… per quanto si fosse sforzato, non era ancora riuscito a cancellare le parole di Shan-pu dalla sua mente. No, lei ama Shinnosuke, lei…

I suoi occhi si posarono su un cofanetto in feltro blu su cui erano incise le iniziali della famiglia Saotome. Adesso mi ricordo, pensò Ranma, afferrando la scatoletta. È la custodia di medicinali che mia madre ha voluto regalare ad Akane, in occasione del nostro fidanzamento… Quest’aggeggio mi ha causato non pochi problemi a scuola, con le mie ‘ragazze’… Il codinato sbuffò, prima di sollevare il coperchio e sussultare, quando una vera d’oro gli ricadde tra le mani. Quella era… «La nostra fede nuziale», sussurrò, sentendo un improvviso nodo alla bocca dello stomaco. «Hai voluto tenere davvero tutto, vero, Akane?»

Ricordava ancora tutti i sacrifici che aveva dovuto compiere, pur di comprare un bell’anello alla sua ex fidanzata… e l’ansia che l’aveva colto, quando finalmente aveva deciso di farsi avanti. Era sempre stato un gran timidone, in fin dei conti. Il sorriso che Akane gli aveva poi rivolto, dopo che si era proposto, era ancora impresso a fuoco nella sua memoria… Come poteva mai dimenticare quel suo meraviglioso viso illuminato dalla gioia? Gli faceva male il petto al sol pensiero di quante lacrime quella ragazza aveva dovuto versare, quando lui l’aveva abbandonata, negandole qualsiasi spiegazione in merito… Eppure, mi ero ripromesso di non farti piangere più…

Con il cuore gonfio di dolore, Ranma posò nuovamente la scatola sopra il vestito e richiuse il baule. Scusami, Akane, non avrei dovuto profanare così i tuoi ricordi… pensò, avvicinandosi al letto e afferrando la mano della sua ex fidanzata. Aveva delle dita davvero esili, in confronto alle sue… «Io…» iniziò, ma le parole inciamparono nella sua gola. Da dove poteva mai iniziare per chiederle scusa? «Posso essere così egoista da sperare in un tuo perdono?»

 
Non si accorse di essersi addormentato, finché qualcuno non lo scosse per la spalla. Ranma sbadigliò e si stropicciò gli occhi, chiedendosi, nel frattempo, che ora fosse. Era seduto sul tatami vicino al letto della sua ex fidanzata, le cui dita erano ancora intrecciate alle sue. Al suo fianco, Akane dormiva profondamente, rannicchiata su un lato in posizione fetale. Il codinato le rivolse un sorriso amorevole, prima di girarsi a guardare la nuova arrivata.

«Che ci fai tu qui?» gli domandò Kasumi con voce grave, squadrandolo da cima a fondo. Il suo sguardo si soffermò, in particolare, sulle mani unite dei due ragazzi, prima di tornare a posarsi sul viso di Ranma… che, colto in flagrante, balzò in piedi.

«Potrei domandarti la stessa cosa, Kasumi», borbottò il giovane, lisciandosi i vestiti spiegazzati, mentre il rossore saliva a imporporargli le guance. Certo che la sua ex cognata aveva davvero un pessimo tempismo… «Come hai fatto a entrare?»

Kasumi si accigliò un poco, arricciando la bocca in una smorfia. «Shinnosuke era preoccupato per Akane, perché non gli rispondeva ai messaggi… e, visto che io ho una copia delle chiavi del suo appartamento, mi ha chiesto gentilmente se potevo venire ad assicurarmi che fosse tutto apposto.»

«Gentile da parte sua», commentò Ranma sarcastico, serrando i pugni. Quel dannato damerino di Shinnosuke… cos’era passato per la testa alla sua ex fidanzata, quando aveva deciso di mettersi con un parassita simile? «Comunque, come vedi, tua sorella sta benone. Si è addormentata tra le mie braccia, mentre la accompagnavo a casa… ma, visto che ora ci sei tu qui con lei, se non ti dispiace, io toglierei il disturbo.»

Si era già voltato per andarsene, quando Kasumi lo fermò, afferrandolo per il polso. «Shinnosuke le vuole molto bene, ecco perché era preoccupato per lei» sibilò… e quelle parole lo colpirono con la stessa forza di uno schiaffo. Gli stava forse rinfacciando tutte le scelte che aveva fatto in passato, pur di proteggere Akane dalle grinfie di Shan-pu? L’artista marziale si morse il labbro inferiore con rabbia, e la sua ex cognata sembrò notare il suo turbamento, perché lo lasciò improvvisamente andare. «Non è possibile… Tu la ami ancora, non è vero?»

Ranma si sentì persino le punte delle orecchie in fiamme. «C-Certo che no!» esclamò con voce più acuta del normale, prima di maledirsi mentalmente e abbassare gli occhi al pavimento. «I-Insomma, chi potrebbe mai innamorarsi di una ragazza rozza e priva di fascino come lei?»

Kasumi sbuffò una risata e gli picchiettò due dita sulla fronte. «Io avrei qualche idea a riguardo. Mia sorella ha proprio ragione quando dice che sei uno sciocco, Ranma… Mi vuoi spiegare perché l’hai lasciata, se ci tieni ancora a lei?»

Ranma guardò la maggiore delle sorelle Tendo di sottinsù. Poteva davvero fidarsi di quella giovane donna? «È una storia lunga…»

«Ed io ho tutto il tempo del mondo per ascoltarla», esclamò la ragazza gioviale, dirigendosi verso la cucina. «Vieni, ti preparo una tazza di latte, così mi racconti.»

Il codinato, seppur titubante, la seguì. «Mi devi giurare, però, che non dirai una singola parola ad Akane», la ammonì, accomodandosi su una delle tante sedie attorno al tavolo. «Vorrei… essere io a raccontarle tutto a tempo debito, se possibile.»

Kasumi gli scoccò un’occhiata interrogativa, prima di annuire, suo malgrado. «D’accordo, terrò la bocca chiusa, te lo prometto.»

«Ti ringrazio, Kasumi», le disse Ranma, sollevando le labbra in un sorriso riconoscente. «Dunque, iniziò tutto, quando io e mio padre arrivammo in Cina…»

 

Annotazioni di Ayamehana: Ed eccoci di nuovo qui! Non volevo mettere anche delle note finali, ma avevo giusto due cosette da mettere in chiaro (due si fa per dire, eh!) Per quanto riguarda l'aggressore di Akane, mi sono ispirata all'aspetto fisico di quel gran figo di Godfrey Gao (per intenderci, è l'attore che ha interpretato il mio adorato Magnus Bane nel film di Shadowhunters - saga che io amo immensamente, per giunta!)
Ebbene sì, ho voluto dare un'alleata 'canon' a Ranma. Kasumi viene spesso e volentieri messa da parte nelle fanfiction e molti preferiscono inserire Nabiki come sorella 'ripara guai'... La mezzana, però in questa fanfiction avrà un ruolo del tutto differente! Eh, sì, apparirà anche lei prima o poi (giusto per la felicità di Nabiki90!) Kasumi, ovviamente, ha un carattere più docile della vipera acchialappasoldi (?) della famiglia Tendo... e nulla, non voglio dire altro sul modo in cui aiuterà il nostro protagonista con Akane.
Infine, Ranma. Ha finalmente fatto i conti con i suoi sentimenti e si è reso conto di amare davvero la sua ex fidanzata. Vuole assolutamente fare pace con lei e spiegarle quanto accaduto... ma riuscirà nel suo intento, prima che quest'ultima si sposi con un altro uomo? Adesso che vi ho messo la pulce nell'orecchio, vi lascio! Spero di riuscire ad aggiornare presto, ho ancora un sacco di cose da scrivere purtroppo! La cosa certa è che non abbandonerò TS tanto facilmente! Quindi, vi chiedo di portare pazienza... spero tanto che ne varrà la pena! Grazie a tutti per aver letto fin qui, siete fantastici!

 
  
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