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Autore: ChrisAndreini    24/03/2018    4 recensioni
Hiccup, Merida, Rapunzel e Jack sono maghi, e frequentano la scuola di magia e stregoneria di Hogwarts.
Ma nemici tramano nell'ombra grandi maghi oscuri cercheranno di dividerli, controllarli e usarli per i propri piani malefici, e impedire che la profezia die quattro possa essere portata a compimento.
Riusciranno i quattro ragazzi a contrastare il male, e le loro bacchette e la loro amicizia saranno più potenti della terribile setta?
Sta a voi scoprirlo, leggete se volete.
Dal cap.1
Madre Gothel ricorda ogni bacchetta che ha venduto, ha vissuto così tanti anni da assistere anche alla creazione delle quattro bacchette più potenti di tutto il mondo magico.
Sono state create in diverse epoche, con diversi materiali, uno più raro e prezioso dell’altro.
Li conserva come gioielli, nella sua enorme collezione, sperando in cuor suo che mai nessuno glieli porterà mai via.
P.s. Saranno presenti tantissimi riferimenti ad altri film d'animazione, dai minions ai personaggi di Frozen.
Alcune cose dei film sono cambiate per esigenze di trama.
Buona lettura
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La profezia delle quattro bacchette'
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Capitolo 27: Il Legame empatico parte 2

ovvero

Come salvare il proprio migliore amico in modo poco legale

 

Malefica osserva seccata il drago che dorme in lontananza, a denti stretti.

Non riesce a credere di doverlo uccidere. Non che gli sia simpatico o altro, ma è il suo drago, l’ultimo rimasto, e la irrita un po’ il fatto di non riuscire più a controllarlo come un tempo per colpa di uno stupido ragazzino con una bacchetta potente e un cuore puro.

Un drago che lei stessa ha creato dall’oscurità più profonda e le tenebre più oscure. E Omega era sempre stato il migliore tra tutti.

Sbuffa, seccata, e proprio in quel momento una voce che si infila prepotentemente nella sua testa facendole venire una fitta la fa sobbalzare.

“Hiccup è lì!” la avverte la voce rarefatta di Bill.

In quel preciso momento un gufo del ministero entra dalla sua finestra per consegnarle una lettera.

“Il giovane Haddock ha preso la passaporta. Sta arrivando lì”

Non riesce a fare a meno di pensare che per una volta Bill è arrivato in ritardo, ma un’altra fitta alla testa, più forte di quella di prima, la mette in guardia che fare certi pensieri sul proprio capo non è cosa poi molto saggia.

“Devi ucciderlo!” le ordina poi.

Malefica si blocca.

Ucciderlo?

Perché mai Bill Cipher vorrebbe Hiccup morto? Già aveva tirato una filippica di ore, quando erano tornati acciaccati dopo la terza prova, sul fatto che non dovevano ucciderli perché gli servivano vivi… perché mai adesso Hiccup sarebbe dovuto morire.

Non aveva alcun senso per la corrotta dall’oscurità.

Per sua fortuna Bill quel giorno sembrava in vena di chiacchiere.

“Posso permettermi di sacrificarne uno, e quest’uno deve essere Hiccup. Deve morire!” spiegò brevemente, con un’ulteriore fitta.

-Certo padrone- acconsentì lei, prendendo la propria bacchetta e lanciando un’ultima occhiata verso il drago dormiente prima di avviarsi fuori dall’edificio.

 

Hiccup sospira, e si prepara a superare il più in fretta possibile i pochi ma infiniti metri che lo separano dal drago.

Sicuramente i membri del ministero si materializzeranno lì il prima possibile e avvertiranno Malefica, o peggio, suo padre.

Davvero Hiccup è arrivato al punto di considerare suo padre un rischio maggiore rispetto ad un membro potentissimo, immortale e impregnato fino al midollo di cattiveria della setta oscura?

Forse dovrebbe rivedere le sue priorità.

Ridacchia sommessamente pensando al libro di Harry Potter, e subito il suo sorriso si congela quando si ricorda che ha lasciato Merida a Hogwarts, probabilmente in un modo che non lo farà mai perdonare e le ha rubato la bacchetta.

Ma non ha tempo di perdersi in pensieri sul futuro, anche perché è improbabile che dopo tutte le cose illegali che sta facendo ne avrà ancora uno.

Raggiunge all’erta il portone dell’arena dove il drago è stato rinchiuso, e dopo aver tirato un profondo sospiro per prepararsi, riesce con una certa difficoltà ad aprire le porte, ed entra titubante nell’arena.

La vista di Sdentato, a pochi metri da lui, addormentato e sofferente, gli provoca una fortissima fitta al cuore, non sa dire se per l’affetto che ancora prova per lui e per il ricordo di quello che gli ha visto fare a sua madre.

Con la bacchetta di Merida stretta tra le mani con la massima forza, come un appiglio importante, gli si avvicina a piccoli passi, cercando di captare ogni suo piccolo movimento ed agire di conseguenza, ma il drago sembra completamente inerme.

-Sdentato?- prova a chiamarlo una volta arrivato più vicino ma non abbastanza da permettere al drago di decapitarlo in un secondo.

Più si avvicina più sente che la voce gli sta tornando, anche se non è sicuro che il drago lo riesca a sentire.

Ma Sdentato si muove leggermente, e apre con difficoltà un occhio, verde come Hiccup lo ricorda.

Un leggero sollievo lo avvolge. È Sdentato, è lui, non l’ha perso del tutto. 

Un leggero sorriso gli torna alle labbra, e solleva una mano per avvicinarla al drago, cercando di trasmettergli sicurezza, calma, familiarità.

Sdentato però richiude gli occhi e si riaccascia a terra, completamente privo di spirito e voglia di vivere.

-Sdentato- Hiccup lo prova a richiamare, la voce più sottile di prima che neanche lui riesce a sentire.

-Bene bene bene, chi abbiamo qui?- una voce ormai tremendamente familiare fa sobbalzare il ragazzo, e mette sull’attenti il drago, come se si risvegliasse da una trance.

Gli occhi di Sdentato diventano neri come l’inchiostro.

-Malefica- sussurra Hiccup voltandosi a guardarla con astio e stringendo sempre più forte la bacchetta di Merida, che però sente più restia a collaborare.

-Scusa, caro, non ti sento. Sembra che la bacchetta che ti dava il controllo totale sulle creature ti abbia tolto le voce, oltre che il drago- lo provoca Malefica, materializzata davanti all’entrata dell’arena, e bloccandogli ogni via d’uscita.

Non che Hiccup voglia uscire.

Dopo averle lanciato un’occhiataccia si volta nuovamente verso Sdentato, e prova a parlargli, anche se la voce sembra essere del tutto scomparsa.

E rimane ancora più senza parole davanti al drago, che si è alzato ed è pronto ad attaccare, e lo fissa con gli occhi neri come l’inchiostro. Hiccup sente di essere tornato alla prima volta in cui l’ha visto, ma non ha più la bacchetta con sé, e non sa proprio come liberarlo senza.

All’improvviso tutti i suoi piani e le sue idee sembrano completamente infattibili. Cosa gli è saltato in mente?!

-Non sprecare fiato che non hai “Drago Nero”. Non lo puoi più controllare- gli rivela Malefica, malevola, avvicinandosi e prendendo la propria bacchetta, puntata verso il drago, che si avvicina a sua volta pronto ad azzannarlo o a sputargli fuoco contro.

Hiccup non sa che fare, e non riesce a non indietreggiare, iniziando a spaventarsi. 

Si sente ancora vuoto, non ha idee, e non crede che Malefica gli darà il tempo di riordinare i suoi confusi pensieri.

Rivedere Sdentato, soprattutto in questo stato, lo ha davvero destabilizzato.

-Omega, uccidi- ordina Malefica, tranquillamente, e Hiccup riesce a malapena a buttarsi da un lato prima che una fiammata investa il luogo preciso dove si trovava pochi secondi prima.

No! Non lo accetta. Se Malefica lo vuole uccidere deve farlo di persona, perché non morirà a causa di Sdentato. Si rifiuta.

Si rialza in piedi in fretta, la bacchetta di Merida freme di rabbia e indignazione, e lancia in fretta schiantesimi contro Malefica, che li para senza problemi.

Il fatto che è Hiccup a usare la bacchetta è sicuramente un punto a sfavore del ragazzo, che evita con sempre maggiore difficoltà i colpi del drago, che non sembra affatto incline a non seguire gli ordini della padrona.

-Basta, ragazzino! È finita! Hai perso!- Malefica inizia ad irritarsi, e lo disarma facilmente, facendolo poi crollare a terra, a pochi centimetri dal volto infuriato del drago.

Lo guarda negli occhi, ancora neri come pozzi bui.

-Sden…- prova a chiamarlo, ma lui apre la bocca, pronto a sparare un getto di plasma bollente.

Hiccup chiude gli occhi, preparandosi a fare la stessa fine di sua madre e dicendo un addio mentale a Merida.

Ma il plasma non arriva.

Apre un occhio confuso, e per un attimo, solo per un attimo, il suo sguardo si posa negli occhi del vero Sdentato, il suo Sdentato, che lo guarda terrorizzato e incredulo, senza riuscire a lanciare il colpo fatale.

Ma è questione di un solo secondo, perché subito dopo un getto schiantante fortissimo lo fa indietreggiare, e tornare rabbioso come prima.

Hiccup volta la testa in direzione dell’origine del getto, sicuro di trovarci la bacchetta di Merida, ma essa giace a pochi metri da lui, in tutt’altra direzione.

Malefica è sparita, e l’origine dell’incantesimo è l’ultima persona che Hiccup vorrebbe vedere.

-Hiccup! Che cosa ci fai qui?!- chiede furente Stoik l’immenso, con la bacchetta puntata contro Sdentato, che gli ringhia contro ma si tiene a distanza.

-P… papà?- chiede lui, ma gli esce un pigolio come di un pulcino. E in ogni caso il padre non lo può sentire.

Stoik sembra parecchio arrabbiato, e leggermente preoccupato.

Lo prende con forza per un braccio, facendogli anche male, e lo trascina fuori dall’arena.

La bacchetta di Merida lo segue, e finisce in mano a Hiccup, che la stringe cercando conforto, come se stringesse la mano dell’amica.

Apre la bocca per spiegarsi, ma poi la richiude, senza sapere cosa dire.

E poi il padre non lo sentirebbe, in ogni caso.

Neanche il padre non sa che dire, e continua a trascinarlo dentro l’edificio adiacente l’arena, in silenzio, per quattro rampe di scale.

Apre una porta, e lo spinge dentro quella che sembra una misera camera da letto sgangherata, prendendo dalle sue mani la bacchetta di Merida, che Hiccup non riesce a trattenere.

Hiccup, non aspettandosi questa forza, cade a terra, e rimane lì seduto, a testa bassa, e in silenzio.

-Io… non so cosa fare con te, ragazzo!- Stoik si porta una mano sul volto, e sospira.

Sembra deluso. Beh, non è una novità.

-Ora rimarrai qui. Vado a preparare una passaporta per farti tornare a Hogwarts, per il momento. Ma il ministero non è affatto contento- fa per chiudere la porta, ma esita, e lancia un’altra occhiata al figlio, lo sguardo indecifrabile.

Scuote la testa, senza aggiungere altro, e chiude la porta, lanciando un incantesimo per sigillarla.

Hiccup avrebbe tante cose da dire, tanto da urlare, tanto di cui sfogarsi, ma la voce non gli esce, e la cosa lo irrita immensamente. 

Ma cosa gli è saltato in mente?!

È diventato un criminale, magari lo sbatteranno ad Azkaban, e per cosa?! Per l’assassino di sua madre, che comunque non riuscirà a salvare. Perché è così debole?!

Ha decisamente pensato troppo di se stesso. Ma come ha potuto pensare di riuscire senza bacchetta e senza magia a salvare un drago controllato da Malefica e portarlo via sotto il naso dell’intero ministero della magia. E se anche ci fosse riuscito, cosa avrebbe fatto dopo?! Si sarebbe dato alla macchia? Con la bacchetta di Merida, senza magia e senza voce con un drago facilmente rintracciabile. Era stata un’idea decisamente stupida!

Si butta sul letto, seppellendo il volto sotto il cuscino. Come ha potuto pensare di riuscire a salvare Sdentato se neanche lui per primo doveva essere salvato. Cosa aveva nella testa?!

Sembrava aver deciso di buttare alle ortiche la sua vita come se non esistessero conseguenze. Insomma, sta interpretando il ruolo di Merida, e non è qualificato per farlo e non sa come concludere in modo positivo la recita. Lui è Hiccup, non Merida. Non ha la sua fortuna e non è forte neanche la metà di lei!

Forse, in questa situazione, deve essere Hiccup, solo Hiccup.

Ma da quando ha rotto la bacchetta non si sente più se stesso. E lo odia!

Odia che controllare gli altri sia una parte così importante di sé. Che il suo potere così orribile lo condizioni così tanto.

Anche se forse… forse Merida ha ragione, e nel suo potere libera anche gli altri dal controllo.

Come nel caso di Sdentato.

Ma se la bacchetta è rotta, come diavolo può liberarlo, in ogni caso?!

Vuole urlare, ma ovviamente non ci riesce. E non riesce a farsi venire qualche idea. Sembra completamente bloccato.

Mai come in quel momento vorrebbe sentire le parole rassicuranti di Rapunzel, o ricevere uno schiaffo da Merida che cerca in modo poco convenzionale di farlo tornare in sé. O essere il soggetto di una battutina irritante di Jack che prova a sollevargli il morale e viene prontamente zittito da un’occhiataccia di Rapunzel che lo riprende dicendo che non è il momento giusto per gli scherzi. Gli mancano già tantissimo, tutti quanti.

Soprattutto Merida, però.

Si pente amaramente di non averle detto nulla, neanche a lei. Probabilmente aveva paura, paura di quello che avrebbe detto, paura che lo fermasse, paura che non lo fermasse. 

Perché lui aveva già messo in conto che non sarebbe mai tornato, che non l’avrebbe mai più rivista. Che non avrebbe rivisto nessuno.

E come può salvare Sdentato se da già per scontato di non farcela?!

Pensare a Merida, però… inizia a smuovergli qualcosa dentro. Suo padre ha detto che lo trasporterà a Hogwarts, quindi tempo un’ora e potrebbe rivederla.

Ma come può farlo? Lei, Jack e Rapunzel hanno fatto di tutto per Sdentato, non può tornare e guardarli negli occhi dando prova che ha fallito senza neanche provarci davvero.

Immagina il tetro futuro che gli si prospetta all’orizzonte. 

Vivere con la consapevolezza di aver permesso che Sdentato venisse giustiziato. 

Vivere in un mondo dove ha deluso Merida.

Un mondo senza Sdentato.

Senza andarlo a trovare ogni volta che aveva un secondo libero. 

Senza dargli da mangiare condividendo alle volte anche il pessimo cibo che gli propinava. 

Senza volare sulla sua groppa di sera.

Senza progettare sempre nuovi modi per aiutarlo a volare di nuovo e senza parlare con lui.

Senza confidargli i suoi problemi e sentire che lui capiva, e che lo ascoltava veramente.

Senza… senza… come può vivere senza Sdentato?!

Si alza di scatto dal letto, mettendosi a sedere.

No! Non può permettere che gli facciano del male! Non può permettere che Sdentato venga ucciso!

Deve salvarlo, a qualsiasi costo!

E deve assolutamente tornare a Hogwarts, tornare da Merida! Scusarsi per quello che ha fatto e aiutarla a superare i suoi demoni. Anzi, il suo demone triangolare giallo personale. 

Come può essere stato così egoista da pensare di lasciarla sola e morire con Sdentato.

Perché era chiaramente il suo intento quando ha deciso di tentare la missione suicida.

Deve uscire da lì!

Ma come può senza la bacchetta di Merida?

La soluzione è semplice, ma esita un po’ a farla arrivare nella sua mente e ad accettarla.

I pezzi della sua bacchetta sono in tasca, li prende in mano senza neanche pensarci per davvero, e li osserva, esitando un attimo.

Vibrano, come pronti ad agire. Sembrano non vedere l’ora di riunirsi e aiutarlo a salvare Sdentato, più ubbidienti della bacchetta di Merida ma con la stessa forza.

Si sente più sicuro stringendoli. Avvicina i due punti di rottura, e un’enorme forza che credeva spenta in lui sembra accendersi, così come il blocco in gola inizia a sciogliersi.

Chiude gli occhi, concentrandosi, cercando di non avere dubbi. Deve salvare Sdentato e deve tornare da Merida. 

Avverte oltre le palpebre chiuse un lampo di luce molto simile a quello avvenuto alla rottura della bacchetta, ma questa volta non parte dalla stessa, ma sembra provenire da tutto intorno a lui e confluire su di essa.

Per un momento, Hiccup si sentì sopraffatto da un’energia indescrivibile che non riesce a controllare appieno, poi apre gli occhi, e per la prima volta da giorni si sente completo, forte e sicuro.

Incredibilmente sicuro di sé e del suo piano suicida, anche se una piccola macchia rimane nel suo cuore, e una piccola crepa nella bacchetta.

Ha davvero liberato Sdentato?

Perché effettivamente osservando con occhio logico la situazione, tutte le prove sostengono il contrario. Ma Hiccup non ha tempo per i ripensamenti, anzi ha un piano per dimostrare a sé stesso e a tutti i membri del ministero che non controlla Sdentato, ma lo libera. 

E se non dovesse funzionare… beh… lo controllerà per davvero, porterà da qualche parte e lo lascerà libero. Magari in Antartide o in qualche altro luogo dove è improbabile che ammazzerà troppe persone innocenti. Un luogo dove forse potrà allontanarlo da Malefica.

In ogni caso non può neanche volare da solo.

E non può assolutamente permettere che lui muoia, a prescindere da quello che ha fatto.

Ma prima di tutto deve uscire da lì, e possibilmente trovare la bacchetta di Merida, anche se non conta di usarla più, ora che ha aggiustato la propria. Ma può sempre tornare utile.

-Alohomora- sussurra alla porta, felice di notare che la voce è tornata, anche se sembra avere il raffreddore.

La porta si spalanca obbediente, e Hiccup caccia fuori la testa per guardarsi intorno e controllare di essere solo nel corridoio.

Appurato questo, esce e si chiude la porta alle spalle.

-Desilludo- si lancia contro un incantesimo di disillusione, che lo rende perfettamente mimetico, anche se con meno efficacia del solito.

Si dice che è normale, dato che la bacchetta è stata appena riparata, e si promette di utilizzarla con attenzione.

Se si muove lentamente, però, o se sta fermo, dovrebbe risultare praticamente invisibile.

Ma non ne ha bisogno adesso che è solo, perciò inizia a correre, deciso a raggiungere l’arena il prima possibile.

Arriva al primo piano, quando dei passi lo fanno stringere contro il muro, all’erta.

Poco dopo da dietro l’angolo passano Stoik e Marilis, o meglio, Malefica, che sembrano discutere.

Stoik è decisamente irritato. Tiene in mano un calzino destro. Probabilmente uno spaiato separato dal sinistro rubato da un orco. 

Hiccup osserva che suo padre deve decisamente detestarlo se vuole usare un dannato calzino per portarlo a Hogwarts, ma si dice che probabilmente se lo merita.

Marilis è più tranquilla, o almeno lo sembra all’apparenza, ma gli occhi sono gelidi e le labbra sottili.

-Non capisco le tue insinuazioni, Stoik. Sto solo dicendo che è meglio che consegni io personalmente la bacchetta alla signorina Dumbroch piuttosto che portarla con la passaporta. Hiccup potrebbe usarla ancora- sta dicendo la strega, e Hiccup sobbalza.

La bacchetta di Merida. Malefica non può prenderla! Regalerebbe alla setta oscura un vantaggio non indifferente.

Come ha fatto a non pensarci prima?!

-Non mi interessano le tue ragioni, Marilis. Ci penso io alla bacchetta di Merida. E tu dovresti andare a controllare il drago mentre io finisco di programmare la passaporta per mio figlio. Sono tutti all’arena, ormai manca poco all’esecuzione- tenta di congedarla, tenendosi a distanza e controllando che la bacchetta di Merida sia nella tasca dei pantaloni dove l’ha posizionata.

Marilis alza le mani, in segno di resa, e fa un sorriso gelido.

-Va bene, ma se poi Hiccup dovesse scappare sono sicura che ti riterranno tutti responsabili. Già il fatto che sia diventato un criminale getta fango sulla tua reputazione. Molti si chiedono se non sia solo colpa del fatto che suo padre non era abbastanza presente per occuparsi al meglio di lui- insinua, facendo stringere i pugni al cacciatore di draghi, che però non ribatte, e si limita a scuotere la testa e a procedere per la sua strada.

Marilis trattiene una risatina e si avvia nella direzione opposta, con passo svelto, per poi sparire dietro l’angolo.

Hiccup dovrebbe seguirla, ma osserva la bacchetta di Merida che spunta dalla tasca posteriore dei pantaloni del padre.

Non dovrebbe, sa che non dovrebbe. È un grande rischio. Ma sente come se avesse una fiala di felix felicis iniettata nelle vene. Deve prendere la bacchetta della sua migliore amica. Anche solo per tenerla sicuramente fuori dalla portata della setta oscura.

Tira un silenzioso sospiro, poi trova un posto nascosto, e sussurra -Accio bacchetta- puntando la propria in direzione del padre, che pensieroso non sembra notare nulla.

Appena ha la bacchetta dell’amica in mano, essa si sente in dovere di picchiarlo un paio di volte sulla testa, e smette solo dopo che lui le fa cenno di stare in silenzio, mostrando la propria in segno di minaccia.

Al ché la bacchetta ritorna immobile come dovrebbe essere, e Hiccup riesce ad intascarla senza problemi.

Quando arriva all’arena, nota che la porta d’ingesso non è sorvegliata, e dal suo interno si sentono delle voci che discutono animatamente, aspettando che Stoik arrivi per fare poi da testimoni all’esecuzione.

Hiccup si fa coraggio, e apre la porta.

Sente i suoni diminuire, ma la maggior parte degli impiegati del ministero sono troppo concentrati su loro stessi o sul drago per accorgersi della porta che si apre da sola.

Hiccup approfitta della sua semi invisibilità momentanea per avvicinarsi il più possibile al drago, che legato con pesanti catene, e con gli occhi neri come la notte, sta ringhiando e lanciando scariche di fuoco per tutta l’arena, interpretando alla perfezione il ruolo che Malefica gli ha ordinato di eseguire.

-Sdentato- sussurra il suo nome quando è abbastanza vicino perché lui lo senta. 

Il drago si blocca di scatto, e gira la testa verso di lui, all’erta. Lo guarda nonostante l’incantesimo, e Hiccup decide che non gli serve più.

-Finitus incantatem- posa la bacchetta sulla sua testa, e torna visibile. Poi decide di intascarla. Non gli serve per quello che vuole fare.

Non ha bisogno della bacchetta per liberarlo. Lo sente.

Il drago socchiude gli occhi, e gli ringhia contro, mentre tutti i membri del ministero sembrano essersi accorti del nuovo venuto, e si parlano uno sull’altro, cercando le bacchette, non si capisce se per salvarlo dalla furia del drago o fermarlo da qualsiasi sia il suo piano. Hiccup si volta verso di loro, e parla con voce chiara e potente.

-Uomini del ministero. Sono Hiccup Horrendus Haddock III e vi chiedo, vi prego, di abbassare le bacchette, e permettermi di farvi vedere che questo drago non è cattivo. Io posso contr…- si blocca, non vuole usare quella parola, anche se non sa come spiegare davvero la situazione -… io l’ho addestrato, è perfettamente innocuo, ma dovete permettermi di dimostrarvelo-  sollevò le mani in segno di pace.

-Non abbiamo bisogno dei tuoi trucchetti di magia oscura, ragazzo! Soprattutto non dopo quello che hai combinato al ministero- il tipo anziano che Hiccup ha incontrato all’ufficio misteri è già con la bacchetta sollevata, e Hiccup abbassa la testa, cercando una giustificazione.

-Lo so che non potete fidarmi di me, ma fidatevi dei vostri occhi. Non userò la bacchetta, non ne ho bisogno- mostra con chiarezza le mani, gli impiegati del ministero sono confusi. Marilis, dall’altro della sua posizione, sembra decisamente presa in contropiede sia dalla ripresa di Hiccup, sia dal suo piano suicida.

-Nella peggiore delle ipotesi morirò. Non avete niente da perdere- quest’ultima affermazione sembra convincere gli impiegati, che abbassano le bacchette, pur rimanendo all’erta e pronti ad usarle in qualsiasi momento.

Hiccup si volta verso Sdentato, che continua a muoversi e a cercare di liberarsi per azzannarlo o ucciderlo.

Si avvicina.

-Sdentato- lo chiama, con voce dolce. Il drago si ferma, ma continua a guardarlo storto, e sembra in procinto di arrostirlo con un suo colpo al plasma.

Hiccup non si lascia intimidire, e si avvicina di un altro passo, cercando di non risultare ostile.

-Mi dispiace- comincia, il drago piega la testa, leggermente confuso.

-È solo colpa mia se sei qui, in questo momento. Pensavo che tu… ho scoperto che tu… hai fatto qualcosa che non credevo di poter mai perdonare. Mi sono detto che non ce l’avevo con te, almeno non così tanto, ma con me stesso, perché credevo, ero convinto che ti stessi privando della tua libertà- continua, e il drago non sembra prenderla benissimo, e ringhia sommessamente, ma Hiccup non demorde, deve essere onesto con Sdentato, e, per la prima volta, con se stesso.

-Ho mentito. Soprattutto a me stesso. Pensavo di poterti perdonare, ma è difficile. Pensavo di liberarti, ma credo che in fondo io volessi in parte vendicarmi per quello che hai fatto. E mi dispiace. Non solo perché penso che tu non lo abbia fatto, ma anche perché in ogni caso non sei più quel drago- afferma con sicurezza. Sdentato chiude gli occhi, come se iniziasse a lottare contro qualcosa dentro di lui.

-Sdentato, abbiamo passato anni insieme. Ti ho studiato, e tu hai studiato me. Ti ho dato da mangiare, ti ho aiutato a volare di nuovo. Sei stato il mio maggiore confidente quando nessun altro poteva capirmi. Questo non può essere derivato da un controllo che ho esercitato su di te. Questo sei tu! Tu non sei quello che io voglio che sia, o che qualcun altro…- Hiccup lancia un’occhiata a Marilis, che tiene gli occhi fissi sul drago, cercando di controllarlo -…vuole che tu sia. Tu sei libero. Libero di combattere, di essere te stesso, di andare dove vuoi, fare quello che vuoi e seguire chi vuoi. Chi ti vuole bene. Qualcuno a cui tu vuoi bene- 

Il drago sembra avere una profonda crisi interiore, Hiccup solleva una mano verso di lui, e si avvicina di un altro passo.

-Non si può cambiare il passato, i nostri errori ci inseguiranno per sempre, e io ne ho fatti tantissimi, soprattutto ultimamente, soprattutto che riguardano te- il drago torna a ringhiargli contro, come se lo vedesse come la causa della sua situazione disperata, e Hiccup non può dargli torto. Ritira leggermente la mano, ma non demorde, e continua il suo discorso.

Ora che ha recuperato la voce, vuole usarla al meglio delle sue possibilità.

-E voglio provare a perdonarmi per questo, così come ti perdono, per quello che tu hai fatto. Mi dispiace per quello che ho fatto io. Sdentato, se non vuoi perdonarmi io lo capisco. Ma voglio fare tutto quello che mi è possibile per farmi perdonare, e ti prometto che non ti controllerò mai. Mai più. Perché non hai bisogno del mio controllo, e neanche della mia liberazione dal controllo degli altri. Sei abbastanza forte da decidere da solo chi vuoi essere. Per me tu sarai sempre il mio migliore amico- chiude gli occhi e gira la testa, avvicinandosi ulteriormente di un passo e tenendo la mano tesa verso di lui a pochi centimetri dal suo muso, per dargli una scelta.

Quando sente il muso posarsi con delicatezza contro il suo palmo tira un profondo sospiro di sollievo. Sente una piccola scarica di luce partire dal drago per poi aggiustare l’ultima crepa rimasta sulla sua bacchetta, e si ritrova inconsciamente a sorridere, sentendosi del tutto se stesso.

Si volta per guardare il drago, che apre gli occhi, ormai tornati verdi come un tempo, e lo guarda amorevolmente.

-Sdentato, sei tornato…- Hiccup non riesce a crederci. Ha funzionato. Il drago è tornato, è riuscito a liberarlo senza neanche usare la bacchetta.

Sdentato sembra felice quanto lui, e inizia a inondarlo di saliva.

-Si, bello, anche a me sei mancato- sorride lui, godendosi l’affetto e con un nodo in meno nello stomaco.

I membri del ministero sono sconvolti, iniziano a mormorare tra loro, discutendo il da farsi. Colpiti, loro malgrado, dal discorso accorato del ragazzo che sembra anche aver dato i frutti sperati, ma non ancora convinti del tutto dalla faccenda decisamente inverosimile.

Uno di loro, però, è solo incredibilmente furente.

Marilis non riesce a trattenere la rabbia, e con un veloce gesto della bacchetta riesce a immobilizzare tutti quanti, e si precipita verso Hiccup, decisa a fargliela pagare e ad adempiere ai suoi doveri da corrotta dell’oscurità agli ordini di Bill Cipher.

Un altra donna del ministero fa lo stesso, e prima che Hiccup possa accorgersene, due draghesse sono davanti a lui, togliendogli ogni via di fuga.

-Bello, credo che dovremo batterci- Hiccup si mette sull’attenti, e con due incantesimi esplosivi ben assestati libera il drago dalle catene, e gli monta con sicurezza in groppa.

Sfortunatamente però non ha la coda realizzata da Hiccup, quindi non possono volare.

Cercherà di non renderlo necessario, e stringe la becchetta, pronto ad usarla, ma con poche speranze di riuscita, a dire il vero.

L’ultima volta che si è ritrovato in una situazione simile c’erano anche gli altri con lui, e l’unica soluzione era stata scappare, durante la terza prova del torneo trescuole.

E quando non aveva avuto possibilità di scappare, durante la seconda prova, erano in quattro contro uno, ed erano riusciti a sconfiggerla solo grazie alla pozione che Rapunzel aveva recuperato da Ariel.

Ora è solo, contro due membri della setta oscura, di cui uno potentissimo, entrambe trasformate in draghi, non può scappare via perché Sdentato non può volare a ha a disposizione solo la sua bacchetta e quella di Merida.

La situazione è davvero disperata.

Almeno c’è Sdentato con lui, ormai del tutto tornato se stesso.

Solleva le ali in modo intimidatorio, ma Malefica e l’altro drago sono più grandi di lui, e anche parecchio più minacciose.

-Narissa!- chiama Malefica, svelando il nome dell’altro membro -Gli ordini sono di ucciderlo!- le rivela, sollevandosi in volo e facendo per lanciare un getto di fuoco, che Sdentato para proteggendo Hiccup con le ali. 

-Ucciderlo? Ma non gli servono vi…- inizia a chiedere Narissa, ma Malefica lo interrompe.

-Gli ordini sono quelli, non fare domande!- le impone, in tono che non ammette repliche. Narissa non ribatte, e si solleva in volo a sua volta.

In mano entrambe hanno una bacchetta, che sembra possano usare nonostante l’aspetto draghesco.

Non sembra affatto giusto a Hiccup, che si ritrova a lanciare e schivare colpi su colpi con una sola bacchetta, e con Sdentato che non riesce a proteggerlo e a proteggersi del tutto, soprattutto se non può volare.

Per ogni getto che riesce a parare, un altro lo sfiora o viene a malapena coperto dalla mole del drago, che fa la maggior parte del lavoro.

E gli incantesimi sono così fitti, insieme ai getti di fuoco ardente, che Hiccup non ha il tempo e la possibilità di ricambiare in nessun modo. Non con una bacchetta sola

Forse potrebbe usare anche… 

Ma il pensiero gli muore in mente quando un incantesimo che non riesce a parare gli colpisce la spalla e una fiammata per poco non gli arrostisce la gamba, e inizia davvero a rendersi conto che non può affatto continuare così. 

Spegne con un aguamenti veloce la gamba, ma un altro getto di luce lo becca alla schiena e lo disarciona dal drago, che non riesce a riprenderlo in tempo.

Cade di faccia sull’asfalto e sente erba e terra finirgli in bocca.

Riesce a malapena ad alzare la testa, e si ritrova faccia a faccia con Malefica, che con i suoi occhi brillanti di drago lo guarda pronto a ucciderlo definitivamente.

Narissa è alle sue spalle e si avvicina con la stessa furia. Sdentato prova ad avvicinarsi e prepara un colpo al plasma da lanciare contro la vecchia padrona. 

Il tempo sembra fermarsi, e Hiccup vede tutta la vita passargli davanti.

Sembra finita, tutto sembra perduto.

Alla fine è riuscito a salvare Sdentato, ma non riuscirà a salvare se stesso.

Non potrà dire addio ai suoi amici, non si sentirà la sfuriata di Merida… non vedrà mai più Merida.

E la lascerà da sola ad affrontare la setta oscura, e quel dannato demone che ha in testa.

No! Non vuole permetterlo! Non può permetterlo!

Questa volta non arriverà nessuno a salvarlo, deve vincere da solo, e con Sdentato.

E deve vincere!

Prende con una velocità incredibile la bacchetta di Merida con la mano destra, e sempre tenendo la propria con la sinistra, le punta entrambe verso Malefica, proprio mentre Sdentato fa fuoco.

Non pensa neanche a un incantesimo in particolare, ma entrambe le bacchette sentono il suo desiderio di finirla. Di vincere. Di sconfiggere, distruggere, la causa di tutti quei disagi. E di tornare finalmente a Hogwarts, a casa, da Merida.

Due getti di luce, uno verde e uno rosso, escono dalle bacchette come sparate da un cannone, e si uniscono al colpo al plasma di Sdentato, creando un incantesimo di straordinaria potenza, che si fionda dritto verso il drago davanti a Hiccup.

Malefica si scansa appena in tempo, tornando, probabilmente senza volerlo, nella sua forma umana di Marilis, ma Narissa non è altrettanto fortunata, e viene colpita in pieno petto dal getto combinato di fuoco, collera e disperazione.

Torna in forma umana, il corpo avvolto dalle fiamme, che cerca invano di spegnere.

Malefica e Hiccup, entrambi a terra, rimangono a guardarla agghiacciati e senza parole mentre lentamente e con agonizzanti urla sembra consumarsi, senza riuscire a spegnersi in nessun modo.

In poco più di un minuto, rimane solo una macchia di bruciato sul suolo, e della cenere che viene spazzata via dal vento e in fretta sparisce senza lasciare traccia della corrotta dell’oscurità.

Hiccup si sente completamente scarico, ed è sconvolto. 

Come ha fatto? Come ha potuto? Ha ucciso una persona?! Beh, è una corrotta dell’oscurità, quindi immagina sia stato quasi inevitabile, ma è comunque tanto da sopportare. E soprattutto non ha idea di come ha fatto, e non crede affatto di poterlo rifare in tempi brevi. È completamente distrutto, gli arti sembrano fatti di gelatina e non riesce a mettersi neanche a sedere.

Lanciare qualsiasi altro incanto, poi, gli sembra praticamente impossibile. Neanche un protego o un banalissimo Wingardium Leviosa.

Malefica lo guarda spaventata, ma sembra riprendersi abbastanza in fretta, e si rimette in piedi puntandogli la bacchetta contro, pur essendo piuttosto scossa.

Hiccup non sa proprio come difendersi. Pensa possa essere arrivata la fine, ma Malefica esita, la mano tremante, e alcuni secondi di incertezza sono abbastanza per Sdentato che riesce a riprendersi dallo shock e si mette davanti a Hiccup per proteggerlo con la sua vita dalla sua precedente padrona, senza alcuna incertezza.

Come ha potuto, Hiccup, dubitare di lui anche solo per un secondo.

-Sdentato, salvati!- lo incoraggia Hiccup, ormai rassegnato al fatto che non c’è niente che possa salvarlo.

Ma quei giorni sembra avere fortuna.

Infatti dei pesanti passi fuori dall’arena tolgono tutto il coraggio che difficilmente Malefica sta cercando di recuperare, e la strega, lanciata un’occhiata assassina verso il ragazzo e la sua creatura, si smaterializza, e sblocca tutti i membri del ministero, che iniziano a guardarsi confusi e chiedendosi cosa stia succedendo.

Sdentato, visto il cessato pericolo, per il momento, si volta verso Hiccup, per controllare le sue condizioni, e sentendo le forze che lentamente sembrano tornare verso di lui, il ragazzo gli accarezza il muso con dolcezza, per tranquillizzarlo.

-Sei stato bravissimo, bello- lo complimenta, sorridendo un po’ sofferente e controllando le sue condizioni.Per fortuna il drago ha la pelle dura, e non ha accusato molto i danni del fuoco, anche se ha qualche bruciatura magica e qualche ferita alle ali.

Si mette con difficoltà in ginocchio, e intasca la bacchetta di Merida, pur tenendo stretta la propria.

Proprio in quel momento, i passi che hanno allertato Malefica, o l’uomo a cui questi passi appartengono, armato di tutto punto e decisamente combattivo, fa il suo ingresso nell’arena spalancando con furia le porte, la bocca aperta già pronta ad urlare un richiamo o una domanda.

La scena che gli si para davanti però lo lascia senza parole, e per i motivi sbagliati.

Infatti vista da fuori è abbastanza fraintendibile, se non si ha un quadro preciso della faccenda, e Hiccup non può quindi biasimare troppo il padre per pensare male e per la reazione leggermente radicale.

Hiccup è a terra, ferito e quasi sul punto di svenire, con un drago teoricamente selvaggio e crudele che ha quasi ucciso tre studenti a Hogwarts chino su di lui e che sembra in procinto di mangiarlo, per quanto è vicino, come oltretutto la situazione si è parata al cacciatore di draghi solo poche ore prima.

Stoik però non rimane ammutolito a lungo, e con rabbia corre verso il drago, che dandogli le spalle e concentrato su Hiccup, non sembra notarlo.

Ma Hiccup lo fa, e prima che l’ascia magica del padre possa piantarsi dritta sulla spina dorsale del drago, il ragazzo racimola tutte le poche forze recuperate per scattare in piedi e prendere con la massima forza il braccio del padre per fermarlo.

-Papà, aspetta. Non…- prova a fermarlo, ma Stoik non vuole sentire ragioni, e lo scansa via come fosse una bambola di peluche, così Hiccup si ritrova di nuovo a terra e con qualche chilo di polvere nei polmoni.

Almeno questo ha allertato Sdentato, che si mette sull’attenti e ringhia contro il pazzo armato di ascia, che vede con un pericolo per Hiccup. Perciò si prepara a combattere, senza ascoltare il ragazzo che prova a dissuaderlo.

-Allontanati, Sdentato- Hiccup prova ad alzarsi nuovamente in piedi, ma le gambe non reggono e cade in ginocchio, sbucciandosi quello sinistro. Nessuno dei due combattenti sembra ascoltarlo, anche se Sdentato esita ad attaccare mortalmente il padre di Hiccup, ed è anche piuttosto provato dalla battaglia precedente, perciò si limita a difendersi e a tentare di difendere Hiccup.

-Papà…- Hiccup inizia a strisciare verso i due, ancora la bacchetta stretta in mano, e gli viene un pensiero.

Sente che è tornata abbastanza energia magica per un incantesimo, anche se teme possa essere troppo per lui, e forse anche per la neo aggiustata bacchetta.

Non può fare altrimenti, però. Gli impiegati del ministero sono sugli spalti completamente inermi e ancora intontiti dall’incantesimo di Malefica, e Hiccup non ne può davvero più di tutti questi combattimenti.

Sdentato sembra iniziare ad avere la peggio, e Hiccup si decide, senza molte esitazioni.

Solleva il braccio, e fa l’unica cosa che gli sembra giusto fare.

-Venculensus!- urla, puntando la bacchetta contro Sdentato e colpendolo in pieno.

Tutto sembra fermarsi, e dopo qualche respiro strozzato e sorpreso, tutto sembra anche ammutolirsi.

Sia Stoik che Sdentato guardano Hiccup, il primo incredulo e sconvolto, il secondo molto confuso.

Inizialmente Hiccup pensa di aver sbagliato o di non esserci riuscito, perché si sente esattamente come prima, poi inizia a venirgli un forte mal di testa, e Sdentato stesso inizia a scuoterla e a ritirarsi su se stesso sofferente.

Poi Hiccup inizia ad essere parecchio confuso, e decisamente perso. Quasi tradito. Perché lo ha fatto? 

Poi preoccupato, immensamente preoccupato, per se stesso però. Ha fatto qualche sciocchezza per difendere Sdentato? Deve pensare prima a lui! Sta per svenire?

No, un momento, quelle emozioni non sono sue. Perché mai dovrebbe provarle. Lui considera il drago decisamente importante quanto se stesso, se non di più. Significa che il legame ha funzionato e sta sentendo le emozioni di Sdentato? 

Si sente orgoglioso e speranzoso, e vede anche Sdentato con occhi più brillanti che sembrano provare quelle emozioni.

Ora ci penseranno tutti due volte prima di provare ad ucciderlo, dato che sono legati.

Dopotutto un conto è uccidere un drago, un conto è uccidere un mago, no?

Solleva una mano per raggiungere il drago, ma è sempre più debole.

Deve smetterla però di svenire sempre, che cavolo!

Sdentato inizia ad avviarsi verso di lui, senza più badare ad altro, ma Stoik non rimane fermo a lungo.

Probabilmente pensa che è improbabile che l’incantesimo abbia funzionato, o comunque lo spera tanto da convincersene. Approfitta perciò della distrazione del drago per attaccarlo a sorpresa, e gli apre una profonda ferita nel petto con l’ascia magica.

Nello stesso istante sia Hiccup che Sdentato emettono un forte gemito di dolore, e Hiccup si porta con forza la mano al petto, dal quale inizia a sgorgare sangue a fiotti.

Entrambi si accasciano a terra, e mentre Hiccup sente le forze abbandonarlo e tutto il mondo intorno a lui urlare in preda al panico parole che non riesce a capire, due sono i pensieri che gli salgono alla mente.

Innanzitutto che sicuramente adesso nessuno può dubitare del suo legame empatico con Sdentato.

E poi che suo padre è davvero un rischio maggiore rispetto ad un membro potentissimo, immortale e impregnato fino al midollo di cattiveria della setta oscura.

Poi tutto si fa nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Una ventina di pagine piene di azione… e che non sono sicura siano all’altezza delle aspettative portate da tre mesi di attesa.

Lo so che avevo promesso che sarebbe uscito presto, ma è un capitolo difficile, davvero difficile.

Sono stata settimane in blocco solo per la scena del combattimento finale, che oltretutto alla fine è uscita breve e poco descritta perché non avevo proprio la forza di scriverla più corposa.

Spero comunque che in generale il capitolo vi piaccia. È uno dei più importanti per Hiccup.

Finalmente è rinsavito, è ormai legato a Sdentato e la scena dove, senza bacchetta, prova a salvarlo dal controllo di Malefica, è una delle primissime scene della fanfiction che avevo programmato, e sono strafelice di essere finalmente arrivata a questo punto e aver raggiunto così uno dei più importanti traguardi di questa storia, anche se la parentesi “Hiccup” non è finita, dato che ora dovrà subire le conseguenze di tutte le sue azioni, senza contare la consapevolezza morale di aver ucciso Narissa, per sempre.

Chissà il nostro caro Bill come prenderà questo fallimento su larga scala.

E Merida perdonerà Hiccup per non averle detto?

Ora che la setta oscura ha fallito i tre piani per spezzare Rapunzel, Jack e Hiccup, chi punteranno?

Il legame empatico sarà un vantaggio o uno svantaggio in futuro?

E la scrittrice di questa storia ormai dimenticata dal mondo riuscirà a non morire prima di finire l’anno scolastico?

Per tutte le domande, tranne l’ultima, la risposta verrà nei prossimi capitoli, che spero arriveranno presto, anche se non prometto più nulla di nulla.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ringrazio ancora tanto tutti quelli che ancora, dopo tutti questi anni e queste attese, continuano a seguire la storia e spero che ogni aggiornamento ripaghi in parte tutto quanto.

Un gigantesco bacione e alla prossima :-*

   
 
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