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Autore: Unforgiven_Ice_Girl    24/03/2018    1 recensioni
Sono Cassie, dublinese acquisita che cerca di riorganizzare la propria vita tra pensieri, sbagli e scelte che so benissimo non essere giuste. Non sono brava nelle sintesi, ma se volete vi accoglierò molto volentieri nel mio mondo.
Genere: Erotico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Accartoccio il foglio e lo butto nel primo cestino che trovo. Mi guardo intorno per assicurarmi che nessuno mi stia guardando, come se gli altri potessero sapere cosa ci ho scritto. Non possono saperlo, proprio come io non posso sapere a cosa sta pensando la ragazza a pochi passi da me. Sorride e si sistema i lunghi capelli castani dietro l’orecchio. La sua mano è delicata, le unghie lunghe e rosse. Sono un’eterna romantica e penso che stia aspettando qualcuno, ma in realtà non posso saperlo. Non posso neanche sapere cosa sta scrivendo il ragazzo seduto su quella panchina. Sbatte furiosamente le dita sullo schermo del telefono, espressione seria e quasi arrabbiata. Per lo stesso motivo di prima penso che ce l’abbia con la sua ragazza, si sarà innervosito per qualche valida ragione. Ma ancora una volta, non mi è permesso saperlo. In un attimo mi trovo a pensare a loro due: la ragazza con i capelli lunghi e il ragazzo nervoso. Magari se si conoscessero potrebbero andare d’accordo. Lei ha un sorriso così rassicurante che scioglierebbe il cipiglio di quel ragazzo. Ma è impossibile che si conoscano: lui è troppo furioso per calmarsi ma troppo debole per rinunciare a quella tipa che lo fa arrabbiare anche a distanza, mentre lei è troppo su di giri per un ragazzo che si presenterà in ritardo al loro appuntamento. Non andrà. Per un buffo scherzo del destino, non potrà mai funzionare. Passeggio da sola, a volte guardandomi i piedi, altre alzando la testa. Non guardo quasi mai di fronte a me. Sono solita crearmi interi romanzi mentre cammino, e gli altri mi distrarrebbero soltanto. In realtà non creo nessun romanzo, le mie idee dentro la testa sono troppo in disordine e impiegherei troppa energia per riordinarle. Sta arrivando la primavera e si sente in nell’aria fresca e malinconica che mi accarezza il viso come non fa più nessuno da tempo ormai. Eppure a volte mi capita di incontrare e conoscere qualcuno. Ma finché non hai quello che desideri ti sembra sempre di non avere abbastanza. Ed ecco quello che desidero: riprovare certe sensazioni del passato, come quella volta che mi sono innamorata. Precisiamo, non voglio innamorarmi di nuovo, parlo solo delle emozioni di quel periodo. Che dire, erano belle, autentiche. Poi qualcuno mi ha rovinata e non sono più riuscita a sentirmi in quel modo. Sentivo… sento una bolla di malinconia intorno a me, che non mi abbandona nemmeno quando mi diverto. Rido e i muscoli del mio viso si sforzano e mi danno fastidio, come quando fai movimento dopo troppo tempo di fermo. Lavoro mattina e pomeriggio, esco con il ragazzo che mi piace e che mi sono tanto impegnata a conquistare. Ma allo stesso tempo i miei lavori sono al di sotto delle mie possibilità, e quel ragazzo mi piace, ma non riesco a riprovare quelle sensazioni di cui parlavo. Veramente sono convinta che non riuscirò mai più a riprovarle e che tutto questo è il massimo che possa fare. I miei pensieri rallentano. Suono il campanello e mi trascino dentro l’appartamento. “Un lavoro al di sotto delle mie possibilità”, mi ripeto. Ma oramai ci sono affezionata e mi dispiacerebbe lasciarli da soli o in balìa di un’altra tata, sicuramente non attenta e premurosa come me. Ho scoperto che non sono così egoista come pensavo. Sono cresciuta in una bella famiglia, c’erano problemi ma non era un disastro come tante altre. Ma la cosa che più mi tocca è che a casa litigavo sempre con mio fratello per l’ultimo pezzo di torta. Ed ora mi ritrovo a preparare il pranzo per dei bambini che fino a qualche mese fa erano dei perfetti sconosciuti e a lasciar loro l’ultimo pezzo di carne, naturalmente quello di torta, fare il tifo per loro alle gare sportive, partecipare ai saggi di pianoforte senza lasciarmi scappare nemmeno uno sbadiglio. Mi affaccio alla finestra e guardo una zona ben precisa. E’ lì che tra un po’ dovrò andare ad accompagnare Jack a lezione di musica. I tetti coprono l’edificio, eppure con un po’ di fantasia riesco a vederlo bene. Sento quasi le dita dei piccoli pianisti poggiarsi sui tasti. Ogni tanto suonano la nota sbagliata, eppure per me sono tutti così bravi. Io non sono di certo così esigente come il loro insegnante con la puzza sotto al naso. A volte vorrei chiedere a Jack come fa a sopportare quella persona così presuntuosa. Una volta però ho sognato che chiedevo ai genitori di Jack e Rob come potessero dare dei soldi a quell’essere per delle stupide lezioni di pianoforte… ma devo tacere, perché è stato proprio quell’essere così spregevole a trovarmi questo lavoro, senza il quale non sarei più riuscita a pagare l’affitto della mia stanza e sarei dovuta tornare a casa dai miei, fuori Dublino. Jack saltella verso la porta e suona il campanello. Io mi preparo a mostrare il mio cipiglio e il mio sguardo pieno di rancore, e per un attimo sento che riesco a farlo. Si apre la porta e Jack corre dentro, sembra felice. Lo seguo a passi lenti e silenziosi e lo raggiungo nella stanza. Il grande pianista è lì, saluta affettuosamente Jack e lo invita a sedersi. Io e Jack ci salutiamo con un sorriso complice, come facciamo sempre e sono pronta ad andare via. Pronta, almeno finché non incrocio il suo sguardo, e sento i muscoli del mio viso rilassarsi improvvisamente. “Ciao Cassie.” Mi saluta gentilmente. “Mentre Jack si prepara alla lezione, ti accompagno fuori.” Chiude la porta e mi prende i fianchi. “Mi sei mancata.” Sussurra. Poi mi prende il viso tra le mani… e mi bacia. Uno dei suoi soliti baci impazienti, forti e quasi tossici per me. Le sue mani sono calde e morbide, almeno finché non sento la durezza dell’oro della sua fede che quasi mi pietrifica, come sempre. “Ci vediamo dopo.” Sussurra di nuovo, ed esco silenziosamente a testa bassa. Mi guardo intorno e c’è qualche passante ignaro. Come possono essere tutti così stupidi da non capire che razza di persona sono? Ma scaccio subito questo pensiero e riprendo a camminare per la mia strada.
  
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