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Autore: nausicaa_00    25/03/2018    1 recensioni
Dal capitolo uno:"Scappa, Selene, scappa" era l'unica cosa che la ragazza riusciva a pensare. Aveva perso l'arco, era coperta di ramoscelli e piena di graffi, ma non le importava. Continuava a correre, non riusciva a pensare ad altro: il padre, il demone, le urla. Erano tutti pensieri confusi e dolorosi, che le ferivano l'anima come una pioggia di frammenti di vetro. Solo di una cosa era sicura:lei era tornata"
Selene, strappata dal suo addestramento per essere riportata in una villa tra le verdeggianti colline gallesi, in una sola notte perde il padre è ha una rivelazione, in quello che le sembra un incubo: è l'unica figlia di Lilith che non sia un Lilim.
Quale sarà il destino di Selene? Sceglierà di seguire la sua indole o sprofonderà nel buio'
Genere: Avventura, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Il sole era tramontato da molto, e la luna brillava alta nel cielo. Selene aprì lo sportello della piccola auto rossa e scese. Il padre, al volante, la raggiunse pochi istanti dopo. La ragazza sorrise -Da quanto tempo non vedo questo posto?Non è cambiato per niente- L'uomo rivolse uno sguardo alla costruzione-Perchè dovrebbe esserlo?-Il venticello di quella fresca sera estiva  accarezzava la spalla di Selene, che il suo largo e smunto maglione lasciava scoperta, e le sottili gambe, coperte solo da una vecchia e poco pratica gonna bianca, erano più pallide del solito. La ragazza aprì il bagagliaio,e tirò fuori la sua valigia rosa, la stessa con cui era partita alla volta della capitale. Avrebbe dovuto trascorrere una settima di riposo, assieme alla sua famiglia, che non vedeva da tempo. L'addestramento era così durò che aveva visto suoi coetanei, all'apparenza svegli e robusti, piangere per intere notti al pensiero di aver lasciato la propria famiglia. A tratti, si sentiva in colpa per non essersi sentita così quando se n'era andata: non ci aveva pianto sopra nemmeno una sola notte o un solo giorno. Ora che era tornata a casa, cosa che molti ragazzi le invidiavano, sentiva già la mancanza di Londra. Il cancello della grande villa si aprì, e il padre della ragazza mosse i primi passi verso la casa -Forza, Selene.  Entra, sono certo che manchi anche ad Annette- Selene guardò l'asfalto sotto le sue scarpe da ginnastica: era certa che la madre non avesse risentito per nulla della sua assenza. Forse per questo, sentì il bisogno di restare lì, ferma. 
-Andiamo, Sel. Sbrigati- La ragazza mosse un piccolo e riluttante passo, ma appena posò il piede, un urlo femminile squarciò il silenzio della notte -Pa'? Cosa è stato?- L'uomo non rispose subito -Era la voce di Margot, la cameriera- la voce era cupa -Selene, prendi il tuo arco- La ragazza annuì, poi prese prontamente dal bagagliaio ancora aperto arco e faretra, e corse incontro al padre. Il cortile era scarsamente illuminato, ma si intravedeva una figura umanoide correre verso di loro: un Lilim, un demone figlio di Lilith.Nonostante Selene avesse compreso la specie dell'essere, sperò di essersi sbagliata-Cos'è?- Il padre guardò negli occhi la ragazza, poi scosse la testa -Non è possibile-  l'essere si avvicinava sempre di più, sempre più veloce, producendo un verso stridulo, simile al pianto di un neonato. Selene non si era sbagliata. Il cuore della giovane batteva forte, e le sembrava che le gambe le tremassero. Il padre della ragazza si voltò verso di lei -Scappa nel bosco. Ci penso io- Lei scosse il capo -Scappa, Selene.- -No- -Ti ho detto di scappare, Selene- Il Lilim era inciampato, producendo un tonfo sordo. Selene si voltò, fece qualche passo verso l'altro lato dell'isolata strada di campagna, ma non resistette e guardò indietro: il padre aveva tirato fuori una pistola -Papà...-  -Non guardarti indietro. Corri-  Lo stridere di un gufo, poi un urlo. Selene corse e non si voltò.
"Scappa, Selene, scappa" era l'unica cosa che la ragazza riusciva a pensare. Aveva perso l'arco, era coperta di ramoscelli e piena di graffi, ma non le importava. Continuava a correre, non riusciva a pensare ad altro: il padre, il demone, le urla. Erano tutti pensieri confusi e dolorosi, che le ferivano l'anima come una pioggia di frammenti di vetro. Solo di una cosa era sicura:lei era tornata





 
   
 
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