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Autore: Heyale    25/03/2018    0 recensioni
I momenti non sono altro che piccoli frammenti di vita quotidiana, di un'ora, o di un minuto. Ci sono momenti belli e brutti, momenti esilaranti e commoventi, momenti che restano incisi e altri che vanno dimenticati.
Poi ci sono i momenti di Misaki Yata e Saruhiko Fushimi, che riescono ad essere tutto quanto contemporaneamente.
Dal momento "WhatsApp"
– Avete scambiato una persona per un calmante. – fece presente Saruhiko con un'espressione seccata. – E vi mettete a fare ipotesi su un mio probabile ricovero in psichiatria e su una mia probabile relazione con Misaki Yata. Penso che me ne andrei anche se il mio presunto ragazzo fosse qui.
– Lei è una persona orribile! – gridò il medico, agitato come probabilmente mai nella sua vita.
Fushimi lo guardò sorridendo, uscendo innervosito da quella sottospecie di circo. – Non è mai stato un problema. – salutò infine, varcando la soglia d'uscita con uno sbuffo.
Dove diavolo era Misaki?
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fushimi Saruhiko, Misaki Yata, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Momenti - Hawaian songs
Hawaiian songs


Misaki Yata si chiedeva, in tutta la sua finezza, perché cazzo in quel bar stessero facendo sentire canzoni hawaiane.
Non che avesse qualcosa contro le Hawaii, anzi, era al primo punto nella sua lista di posti da visitare. Era solo infastidito dal fatto che era quasi Natale, faceva freddo, e lui di certo non aveva un ukulele in mano e un gonnellino di paglia per cantare quelle ridicole canzoncine. Poi senza motivo immaginò tutti i ragazzi dell'Homra vestiti con un gonnellino di paglia e un ukulele in mano sullo sfondo delle Hawaii, e si mise a ridere da solo. Lo divertiva parecchio quell'immagine buffa di quei ragazzi che nella realtà invece del gonnellino di paglia avevano più macchie di sangue che altro. Poi, senza volerlo, immaginò prima Tatara e poi Mikoto, entrambi con un sorrisone stampato in faccia. A quell'immagine si rattristò appena, ma il sorriso gli tornò sulle labbra quando immaginò se stesso tutto contento con una collana di fiori attorno al collo mentre ballava al ritmo della canzone che stavano facendo sentire in quel bar.
Si sentiva proprio un idiota a fare pensieri del genere a vent'anni, con la testa appoggiata sulle braccia appoggiate a loro volta sul tavolino del bar. Era un po' triste andare in giro senza Kamamoto, ma in sua presenza Yata non avrebbe potuto prendere il suo regalo di Natale.
Aveva già pensato a tutto l'avanguardia, tutti i regali erano pronti da ritirare. Alcuni come il regalo di Kusanagi e quello di Anna li aveva fatti fare da qualche giorno, trattandosi rispettivamente di una foto su una cornice e di una bambola di pezza vestita di rosso.
Era tutto pronto, doveva solo fare gli ultimi giri e poi sarebbe stato libero di passare di nuovo tutte le sue giornate al bar Homra, invece di stare ad ascoltare quelle maledette canzoncine hawaiane. Gli mancava vedere Rikio ingozzarsi come se non ci fosse un domani e Anna stare ad ascoltare Kusanagi in merito alla questione 're'.
– Sei inquietante se ridi come un cretino da solo, Misaki.
Yata alzò la testa di colpo, sgranando gli occhi alla vista di Saruhiko di fronte a lui con due bicchieri colmi di caffè in mano. Stranamente non era vestito con la divisa dello Scepter4, indossava un paio di jeans e una camicia coperta da una felpa un po' più pesante, anche se Yata pensò che la faccia era la stessa di quando stavano per affrontarsi: sempre maledettamente irritante. Inoltre, si chiedeva cosa diavolo ci faceva al suo tavolo in quel giorno vicino a Natale con due bicchieri in mano. Quello inquietante era lui, decisamente.
– Non chiamarmi col mio nome, Scimmia.
– Anche la ragazza al bancone è inquietata, – rispose allora Fushimi, sedendosi sulla sedia di fronte a Yata. – Ti stava guardando strano, allora ho detto che stavi aspettando me.
Le guance di Yata si colorarono di rosso velocemente sapendo che quella ragazza lo stava guardando, e Fushimi non poté perdere l'occasione di prenderlo in giro l'ennesima volta. – Fai ancora il verginello, eh?
– E tu ti fai ancora i cazzi degli altri, dannata scimmia. – Il castano guardò il suo ex migliore amico avvicinargli il bicchiere di caffè. Così lo guardò stranito, non capendo il perché di tutta quella gentilezza improvvisa. Non gli sembrava di ricambiare lo stesso sentimento, in ogni caso, sebbene non avesse la mazza a portata di mano, l'istinto di rompergliela addosso era sempre lo stesso.
– L'hai avvelenato? – gli chiese prima di prendere il bicchiere caldo tra le mani, giusto per precauzione.
– Ci ho respirato sopra, Misaki. – disse Saruhiko in tono annoiato. – Poi vedila come vuoi.
– Non chiamarmi col mio nome, bastardo. – borbottò il castano, sentendo il caffè caldo riscaldargli ulteriormente lo stomaco. – Si può sapere cosa diavolo ci fai qui?
Saruhiko schioccò la lingua: – Seri ha insistito per fare un regalo al capo Munakata, e quindi ha mandato me. In realtà, non ho la minima idea di cosa prendergli.
– Compragli un cd di musica hawaiana. – rispose l'avanguardia della Homra senza pensarci molto. Solo dopo qualche istante si rese conto di aver detto un'autentica cazzata, e scosse la testa facendo un sorrisetto. – Ritiro quello che ho detto, non darci peso.
– Potrebbe essere una buona idea, invece. – Saruhiko fece un'espressione concentrata, annuendo tra sé e sé. – E' la prima buona idea che tu abbia mai avuto.
– Fottiti. – rispose tranquillamente Yata, finendo velocemente di bere il caffè. – Non sapevo che a quel bastardo piacessero le canzoni hawaiane.
Il ragazzo di fronte a lui sbuffò: – Visto che ti ho offerto il caffè, tu mi accompagni al negozio di musica.
– Eh? – Yata sgranò gli occhi, guardando veramente male Saruhiko, che invece sembrava assolutamente a suo agio. – Te lo scordi.
– Io ti ho salvato dallo sguardo inquietato di quella ragazza. – gli fece presente il ragazzo dello Scepter4. – Non voglio andare al bancone del negozio con un cd di musica hawaiana e chiedere pure che sia impacchettato. Perciò lo farai tu e salderai il tuo debito, e così farai anche pratica con le ragazze dato che, se non sbaglio, la commessa del negozio di musica è una femmina.
– Te ne vai da solo da qui o ti ci spedisco io a fiamme nel culo? – domandò retoricamente il castano, facendo un sorrisetto isterico.
– Per una volta che ti offro la tua adorata possibilità di farmi cambiare idea e tornare nell'Homra senza armi tu la sprechi così, Mi...sa...ki?
Yata strinse i pugni mentre si alzò da quel tavolino, sentendo che avrebbe perso il controllo da lì a poco e che era meglio andarsene. Peccato che quell'ultima frase che quella scimmia aveva osato dire l'aveva mandato in tilt, e se non l'avesse accontentato lui probabilmente sarebbe andato avanti facendogli perdere anche l'ultimo briciolo di autocontrollo.
– Allora muoviti, ho dell'altro da fare. – disse solamente il castano, uscendo in fretta da quel bar maledettamente hawaiano. Saruhiko lo seguì più lentamente e con un sorrisetto vittorioso stampato in faccia che Yata avrebbe voluto far sparire semplicemente stampandogli lo skateboard da una guancia all'altra.
Grazie al cielo però riuscì a trattenersi, salì sulla tavola e diede una leggera spinta col piede, stando al passo di Saruhiko, che camminava fin troppo piano per farlo naturalmente. Questo diede non poso fastidio a Yata, che però si trattenne ancora una volta e si limitò a sbuffare, sperando di uscire al più presto da quella situazione imbarazzante.

Quando arrivarono davanti al negozio di musica, Misaki prese in mano lo skateboard e si diresse dentro evitando lo sguardo della ragazza che stava dietro al bancone, mentre Saruhiko esclamò un sonoro. – Buongiorno! – e poi diede anche un pugno sulla spalla al castano, come se fossero amici da tanto tempo.
– Toccami ancora e ti uccido. – sbottò l'avanguardia della Homra senza nemmeno guardare in faccia Fushimi, dirigendosi direttamente al reparto di cd di musica vecchia. – A sprangate sulle gengive! – aggiunse poi in soprappensiero.
Saruhiko rise di gusto, seguendo il ragazzo e fermandosi davanti al reparto di musica hawaiana. Si sentivano entrambi due cretini, peccato che per Yata fosse ancora peggio, dato che a lui spettava il compito di pagare e chiedere il pacchetto. Oltre ai gonnellini di paglia, cominciava ad odiare anche il Natale.
– Questo dici che va? – gli chiese Fushimi mostrandogli un cd che sembrava tutto tranne che ascoltabile. Aveva una copertina scrausa e sembrava essere già stato usato.
– Il tuo capo ti sbatte fuori da quel cazzo di Clan se gli presenti questa roba. – disse in tutta sincerità il più basso. – E comunque sono cazzi tuoi, io devo solo andare alla cassa.
– Sbaglio o sei diventato più noioso da quando Mikoto è morto?
Yata si sentì una pugnalata al petto. Per il suo parere, quella scimmia non si doveva nemmeno permettere di nominare il precedente Re Rosso, tanto meno farci ironia su. Non poteva sopportare sentire la voce languida di quel bastardo nominare Mikoto, e per quel motivo per poco non perse la testa nel giro di qualche istante.
– Ho...detto qualcosa che non va? – domandò Saruhiko con un sorrisetto che stranamente non mirava a dar fastidio a Misaki, che invece pensò esattamente quello.
– Senti, fottuta scimmia, se non vuoi che fuori di qui ti pesti a sangue ti conviene chiudere ermeticamente quella boccaccia che ti ritrovi. Chiaro?
Il più alto alzò le mani all'aria: – Però sei aggressivo.
– Però me ne importa poco. – rispose il castano con lo stesso tono. – Prendi questo accidenti di cd e muoviti.
– Cosa ne pensi di...Elvis Presley?
– Chi? – Yata sbuffò sonoramente, portandosi le mani alle tempie. Non poteva credere di essere veramente in un negozio di musica a consigliare al suo acerrimo nemico un cd per il suo capo.
– Presley. – ripeté quindi Saruhiko, ovvio. – Non lo conosci? Lo conoscono tutti!
– Non. Me. Ne. Frega. – Misaki fece finta di strapparsi i capelli. – Non mi fa piacere condividere la tua stessa aria, Scimmia, se non l'hai notato.
Fushimi sorrise sinceramente, divertito dal disagio di quel nanerottolo troppo basso per la cattiveria che portava dentro stava provando. In fondo, per la prima volta, non aveva cattive intenzioni: si era imbattuto in Yata per puro caso, non aveva di certo programmato che si sarebbe fatto un giro con l'avanguardia della Homra per comprare un ridicolo cd.
– Come sta andando da voi? – domandò il più alto, leggendo distrattamente le tracce incise sul disco. – Come se la cava Anna?
Il castano sospirò: – Va bene, si sta abituando. Izumo ed io siamo sempre con lei.
– Già, ricordo quando l'abbiamo portata via dal centro di ricerca del clan Blu che a quel tempo non aveva un Re.
Yata ricordò quella battaglia che lui e Fushimi avevano avuto contro i due gemelli del clan Blu come compagni di squadra. Gli sembrava solo ieri che combatteva fianco a fianco con la persona che odiava di più in quel momento, e che stava esattamente accanto a lui.
– Ho sentito dire che è forte quasi come Suoh. – continuò Fushimi. – Non lo so, mi fa strano che a capo della temuta Homra ci sia una bambinetta di undici anni.
Misaki fece un sorrisetto nervoso: – Non osare chiamarla bambinetta, Anna sa il fatto suo, Scimmia. Pensa al tuo Re, ne hai già abbastanza.
– E' inutile che ti scaldi, tanto lo sappiamo tutti e due che la Homra ha perso ogni suo valore da quando Mikoto è morto, Misaki.
– Senti, razza di bastardo, se mi hai fatto venire qui per prenderti gioco del mio clan, allora puoi tranquillamente andare a farti fottere nell'immediato futuro, prima che decida di mangiare scimmia fritta per cena.
Il più alto sbuffò: – Non cambi mai, eh? Mi...sa...ki.
Yata non ci vide più, così prese Saruhiko per il colletto e se lo portò alla sua altezza, guardandolo con gli occhi pieni di astio: – Ne ho abbastanza della tua voce irritante, Saru! Sei solo un traditore che non ne sa nulla di lealtà verso un Re e verso il proprio clan. Non puoi permetterti di dire una sola lettera in merito all'Homra, chiaro?
– E' sempre stato questo il tuo problema. – rispose con calma Saruhiko. – Vuoi cambiare il pensiero delle altre persone urlandogli addosso, ma così non risolverai mai ni...
– Scusate ragazzi. – la ragazza che stava alla cassa li interruppe bruscamente, evidentemente infastidita. – Potreste evitare di fare rissa nel negozio?
Yata divenne rosso in un istante e mollò in fretta il colletto di Fushimi, sfilandogli poi dalla mano il cd di Elvis. Saruhiko si divertì parecchio a vedere la scena, ma si divertì ancora di più quando il castano si avvicinò velocemente alla cassa con i soldi che prima lui gli aveva dato seguito dalla ragazza che aveva uno sguardo decisamente incuriosito. Per la prima volta una ragazza non era intimorita da lui.
– Potresti...ecco, i-io vorrei un p-pacchetto. – Misaki diventò ancora più rosso mentre passava il cd alla castana che gli stava di fronte.
– Certo. Rosso va bene?
Yata sorrise: – Sì, grazie s-signorina.
Saruhiko si andò a nascondere dietro un reparto di vinili e rise di gusto, pensando a quanto idiota fosse Misaki quando tentava di parlare con le ragazze. Aveva fatto proprio bene ad obbligarlo ad andare in quel negozio di musica, così finalmente aveva potuto stare con lui senza i clan tra i piedi e si era pure divertito.
– Puoi chiamarmi Ren, non essere così formale. – la castana ridacchiò appena mentre sfilava un foglio di carta rossa dal pacchetto. – Io ti conosco. Conosco anche il tuo amico che si è appena nascosto.
Yata si guardò attorno sommerso dall'imbarazzo, ma appena notò che quello che aveva fatto la figura peggiore era stato Saruhiko andandosi a nascondere, si fece forza e cercò di non risultare un deficiente: – E come faresti a conoscerci?
– Tu sei Yatagarasu della Homra, no?
Misaki abbassò il colletto del maglione bianco, scoprendo il marchio: – Esatto. Sono proprio io.
– Mentre lui è Fushimi dell'altro clan che ora mi sfugge. – Ren posizionò lentamente il cd al centro del foglio rosso. Per qualche motivo, voleva parlare ancora un po' con quel ragazzo che al momento sembrava tutt'altro che pericoloso.
– Clan Blu. – la corresse il castano facendo una smorfia disgustata. – Mi dispiace se ti abbiamo dato fastidio, di solito, e-ecco...noi non andiamo in giro insieme. E' un'eventualità.
Ren fece un sorriso, poi guardò Misaki negli occhi facendolo arrossire terribilmente: – Certo che quando ti ho visto in azione eri totalmente diverso. Ora sembreresti anche un ragazzo tranquillo.
– E-ehi, cos'è tutta questa confidenza? – Yata si grattò la testa, imbarazzato. Poi però pensò che Saruhiko era ancora dietro lo scaffale a cercare qualche sua mossa falsa per prenderlo in giro a vita, quindi decise di prendere in mano la situazione sfruttando l'interessamento della ragazza nei suoi confronti. – E comunque, è ovvio: quando combatto è diverso, non posso andare in giro a picchiare gente se non ne ho motivo. Anche se spesso finisce così.
Ren prese un fiocco dal contenitore e lo attaccò alla confezione pronta: – Dovrei avere paura di averti nel mio negozio?
– Tranquilla. – la rassicurò l'avanguardia, notando che sul bancone erano disposte tre candele rosse delle quali ne era accesa solo una. Così fece un sorrisetto, fece apparire una fiamma attorno alla sua mano e poi accese con facilità le candele spente.
– Wow, è sbalorditivo! – Ren guardò meravgliata le fiamme traballare appena. – Anche quando ti ho visto combattere, due mesi fa, schizzavi da una parte all'altra della strada lasciando una scia rossa dietro di te.
– Dov'eravamo? – chiese il castano, cercando di ricordare i combattimenti di due mesi prima. In effetti però era difficile considerando che combatteva un giorno sì e l'altro pure.
Mentre pensava però spuntò fuori Saruhiko, che raggiunse il bancone mentre si aggiustava gli occhiali sul naso: – Stava combattendo contro di me, tanto per cambiare. Ecco perché ti conosco, ci siamo visti quella volta. Eravamo al centro commerciale.
Misaki borbottò qualcosa di incomprensibile mentre passava i soldi a Ren, scoccando poi uno sguardo seccato verso Fushimi che si era deciso finalmente a farsi vedere dopo tre minuti che era andato a nascondersi per fare chissà che cosa.
– Esatto, era lì! – Ren passò il cd a Yata, sorridendogli. – Mi ricordo che hai rotto una vetrina con la tua mazza.
– Capita due volte su tre, in effetti. – Misaki si grattò la nuca ridacchiando con fare colpevole. – Allora noi andiamo, scusa ancora per la confusione, ma la colpa è sua.
– Ehi! – Fushimi guardò male il più basso attraverso le lenti degli occhiali. – Sei tu quello violento tra i due.
Il castano roteò gli occhi al cielo: – Clan Rosso, te lo ricordo, Scimmia.
– Questo non ti autorizza a fare casini a destra e a manca. – puntualizzò Saruhiko, facendo schioccare la lingua. – E' questione di principio.
– Te lo do io il principio. – grugnì Misaki, e poi sghignazzò appena. – In testa, però.
– Avete finito, voi due? – Ren scoppiò a ridere e poi mise il resto sulla mano aperta di Misaki. – Tornate a trovarmi, siete divertenti!
Misaki e Saruhiko assunsero la stessa espressione allibita allo stesso tempo, pensando che era la prima volta che qualcuno definiva i loro battibecchi 'divertenti', considerando che il clan Rosso li definiva 'noiosi' e il clan Blu 'inutili'. Di sicuro per loro due erano una delle cose più attese nella loro routine.
– Toneremo. – promise Yata, battendo il palmo della mano sul bancone come saluto. – Ci vediamo!
– Ciao ragazzi! – Ren agitò la mano mentre i due si allontanavano standosi a debita distanza.
In quell'istante, Misaki pensò a come sapere di essere in presenza di Saruhiko cambiava il suo modo di agire sotto ogni punto di vista. Avrebbe voluto cambiare questa sua debolezza nei confronti di quel ragazzo che apparentemente odiava, ci aveva provato, eppure non ci era mai riuscito. Se in giro c'era Fushimi, lui diventava qualcuno che non era pur di tenergli testa, anche se andava completamente contro ogni suo principio.

– Abbiamo finito? – domandò Misaki mentre tornavano al punto di partenza in silenzio.
Fushimi schioccò la lingua com'era solito a fare e poi guardò Yata di lato: – A quanto pare.
– Bene. La prossima volta che ci scontreremo non parlare di questo con i ragazzi. – ordinò il castano, appoggiando lo skateboard a terra e portandovi un piede su.
– Ti vergogni a far sapere che in fondo tieni ancora al tuo migliore amico? – domandò retoricamente Saruhiko, anche se nel suo tono c'era una leggera nota di amarezza. Si sentì un completo idiota per essersi lasciato sfuggire ciò che pensava realmente, e sperò con tutto se stesso che Yata non ci avesse dato peso. Conoscendolo però, la prima cosa che avrebbe fatto sarebbe stata andare su tutte le furie.
In effetti, Misaki aveva cambiato espressione quando Fushimi si girò per guardarlo. Era un'espressione alquanto indecifrabile, ma forse tendeva più di ogni cosa al malinconico.
– Non devono sapere che ho perso tempo e basta. – mormorò infine il più basso. – Non ci sono altre ragioni.
– Se ti fidi così tanto dei tuoi compagni non dovresti nascondere loro certe cose. – infierì ancora il moro, sistemandosi con nonchalance gli occhiali sul naso. – Tutta questa grande famiglia e poi...
Il discorso di Fushimi venne bruscamente interrotto da una fiammata che arrivò improvvisamente allo stomaco del ragazzo, facendogli terminare prematuramente il fiato. Saruhiko non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che Misaki prese il colletto della sua camicia e lo attaccò alla prima parete che vide, guardandolo dritto negli occhi: – Non voglio sentire una sola parola in più uscire dalla tua maledetta bocca, Scimmia, ti è chiaro? Tu ci hai traditi, non sai un cazzo dell'Homra né di come si comportano i membri. Quindi pensa al tuo misero Scepter4 e non osare dire un'altra singola sentenza sul mio clan.
– Non sto parlando del tuo clan, in questo momento. – borbottò Saruhiko sentendo il fiato corto. – Sto parlando di te, Misaki. Del tuo non affrontare le cose.
Il castano mollò improvvisamente la maglietta di Fushimi, lasciando riprendere fiato al castano. Era vero, lo sapeva anche lui. Era il primo a dire che non riusciva ad affrontare le cose come stavano, e che era più facile ignorarle. Ma con Saruhiko lì davanti, quella concezione aveva dato più fastidio del previsto.
– Anche se fosse, – iniziò allora il castano sottovoce. – Tu saresti una cosa già archiviata.
Il più alto sbuffò, proprio non capiva perché Yata non volesse ammettere la sua debolezza che era già stata scoperta. Era chiaro che non era ancora una questione archiviata, ma per qualche motivo Misaki continuava a negare a se stesso che in fondo teneva ancora al suo migliore amico.
– Fa' un po' come vuoi. – borbottò Fushimi sistemandosi il cappuccio della felpa. – Grazie per l'aiuto. Ci vediamo in giro.
Misaki tenne lo sguardo basso mentre sentiva i passi di Saruhiko allontanarsi sempre di più, anche se gli sembrava di vivere quel momento in slow-motion. Era davvero come aveva detto Fushimi? Non si fidava abbastanza dell'Homra per raccontare cosa realmente sentiva? Erano servite delle maledettissime canzoni hawaiane per capirlo veramente?
Elvis Presley?
Sul serio?
Misaki scoppiò a ridere così sgaiatamente che Fushimi si girò di scatto, pensando che quel ragazzo avesse perso del tutto la ragione - già messa male in precedenza. Così lo guardò storto da dietro quella montatura nera sottile che portava da anni, ma decise di continuare per la sua strada. Certo, avrebbe continuato volentieri se non fosse stato per la voce di Yata che mormorò appena il suo nome, ma abbastanza forte da essere sentito.
– Mi hai chiamato? – domandò apposta Saruhiko, riponendo le mani nelle tasche.
– Seguimi, Scimmia. – decretò allora Misaki, camminando velocemente verso una stradina poco popolata. Avrebbe preferito andare in skateboard ma conoscendo la calma pacata del soggetto allora tanto valeva andare a piedi. Fushimi lo seguiva senza fiatare, incuriosito dal cambiamento improvviso d'umore del più basso. Certo, non era una novità ma era una novità invece che si mettesse a ridere come un matto senza un'apparente ragione.
Quando arrivarono davanti ad un negozio ormai in disuso, Yata spinse la tavola da skate distante da loro e guardò il moro negli occhi: – Okay, hai vinto. Non è il fatto che non mi fidi di loro, è il fatto che sei un argomento di cui mi piace poco parlare. Probabilmente loro mi capirebbero, ma non riuscirei mai a dire loro che questa giornata mi è piaciuta, che volevo stare in tua compagnia, che ti vorrei di nuovo nell'Homra. E' già abbastanza inquietante che io lo dica a me stesso, non voglio di certo inquietare anche gli altri.
Saruhiko serrò istintivamente i pugni e nell'istante successivo scagliò un coltello sfilato dalla manica che andò a finire incastrato nel muro dietro a Misaki, passando però solo di lato per la sua guancia, provocandogli un taglio non molto profondo. Yata sgranò gli occhi, portandosi istintivamente la mano alla guancia sula quale già scorreva qualche goccia di sangue. Lanciò uno sguardo d'odio verso Fushimi, anche se lo sguardo del più alto era chiaramente infastidito. Infastidito per cosa, poi? Yata se lo chiese nella mente, ma alla fine concluse che, qualsiasi fosse il motivo, non avrebbe mai dovuto lanciare quel coltello.
– Che ti passa per la testa? – gridò allora l'avanguardia, avanzando velocemente verso Saruhiko.
– Adesso vedrai! – sbottò prima di scagliarsi su di lui sollevando una fiammata rossa.
Fushimi si difese lanciando un coltello a terra che alzò una barriera di luce blu, facendo da contrasto contro Yata che si vide costretto a retrocedere. Partì così una battaglia senza esclusione di colpi, e tutto senza più parlare, anche se le loro espressioni parlavano già da sole.
Saruhiko era arrabbiato come mai prima. Sentiva un sentimento che gli rodevo lo stomaco che aveva provato pochissime volte, ma comunque in tutte c'entrava Misaki. Era sempre lui a provocargli quella reazione che non lo faceva più ragionare, che gli faceva perdere ogni traccia di autocontrollo.
Soprattutto, non aveva accettato che Misaki gli avesse rivelato che lo voleva ancora nell'Homra solo dopo essersi sentito in un determinato modo che gli aveva dato la situazione giusta per aprirsi. Insomma, Fushimi lo vedeva ancora come il suo migliore amico, ed era sicuro che la cosa era reciproca. Allora, perché tante storie per dire una cosa tanto ovvia? Era mai possibile che solo due anni prima erano come fratelli che passavano tutto il tempo insieme, e in quel momento erano come due estranei?
Era vero che Saruhiko aveva fatto di tutto per allontanarsi da Misaki, sia in battaglia che nella sua quotidianità, ma non ci era riuscito. La prova era arrivata quando, quel pomeriggio, l'aveva visto tutto solo in quel bar mentre rideva a suon di canzoni hawaiane. Non gli era sembrato inquietante, anzi, l'aveva reso felice. Vedere Misaki ridere era sempre stato qualcosa che gli era piaciuto, aveva trovato la risata dell'avanguardia fin dai tempi delle medie. Solo che, ovviamente, non poteva di certo avvicinarsi senza un motivo, ed era riuscito ad usare quella risata proprio come scusa.
Per quel motivo, in quel momento, l'idiota tra i due si sentiva proprio lui.
Bastò un attimo perché Misaki si distraesse, confuso dall'attimo di tregua di Fushimi, per colpirlo in pieno con un'onda blu che lo buttò a terra. Il più alto fece una smorfia, e subito dopo si mise a carponi sul corpo dell'amico disteso sul pavimento, fissandolo dritto negli occhi.
Yata, prima concentrato a non badare al dolore che stava provando, sgranò completamente gli occhi quando vide il volto di Fushimi così vicino al suo da respirare la stessa aria, diventando completamente rosso sulle guance.
– S-Saru... – balbettò, ma aveva paura a toccare il corpo del ragazzo per divincolarsi. – Se vuoi finirmi dovresti farlo con un po' più di d-distanza.
– Non ti voglio finire. – precisò allora Saruhiko, notando di aver fatto un'emerita cazzata. La prima della sua vita, a suo parere. – Voglio solo dirti che se è vero che mi rivorresti nell'Homra e che sei stato bene oggi, dovresti fare anche tu qualcosa perché questo riaccada. Vedo che vostro informatore Kusanagi e Awashima si frequentano senza causare danni. Cosa ci sarebbe di diverso?
Yata sentiva il cuore esplodergli in petto, non pensava che proprio Fushimi Saruhiko poteva davvero aver detto qualcosa del genere. 
– Ho sempre pensato che tu mi odiassi. – confessò allora l'avanguardia. – Tutte quelle volte che ho cercato di parlarti mi hai sempre detto che ero fastidioso. Come potevo venirti in cerca se la pensavi così?
– Potevo lavorare nello Scepter4 e mostrare che ero ancora legato a voi? A te?
Era un battibecco di domande senza risposta, così Misaki si vide costretto a darci un taglio se voleva uscire da quella situazione senza ulteriori danni.
– Chiedilo a Elvis Presley.
– Sei un idiota. – concluse Saruhiko, facendo un lieve sorriso. Dopo pochi istanti si alzarono entrambi e senza più aggiungere una parola si allontanarono dalla parte opposta, diretti ai loro rispettivi quartier generale. Non si erano fatti alcun genere di cenno, né una pacca sulla spalla prima di andare via. Ma sapevano entrambi che qualcosa era cambiato, e tra di loro, non c'era alcun bisogno di ricordarlo.

  
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