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Autore: Sam__    26/03/2018    3 recensioni
[ What If basato sui primi episodi della terza stagione, a Neverland.
Come sarebbe andata se le notti su quell'isola fossero state gelide e Regina ed Emma avessero cominciato a giocare per non morire di freddo?
SWAN QUEEN ovviamente]
Genere: Angst, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fire Meet Gasoline

 


 

E’ colpa di Fire meet Gasoline di Sia

(Ascoltatela che è troppo Swan Queen!)

 

 

 

 


 

“Non farti strane idee, Swan! E’ solo per non morire di freddo.” sussurrò Regina quando Emma strinse più forte le braccia attorno ai suoi fianchi.

“Lo so, è solo che più strette siamo meno freddo sento.” il respiro caldo di Emma sulla sua pelle fece rabbrividire Regina, altro che freddo…

 

Dieci minuti prima.

Hook dormiva beatamente, come se in quella dannata isola non si congelasse e i Charmings dormivano così stretti l’uno nelle braccia dell’altro che era difficile distinguerli, figurarsi se sentivano freddo.

Regina voleva diventare un tutt’uno col fuoco che avevano acceso perché a breve sarebbe morta congelata, ne era sicura.

Perché diavolo si era vestita in quel modo? O perché quel dannato Hook non l’aveva avvertita del freddo che faceva su quella dannata isola al calare della dannata notte?

Guardò Emma, un po' più distante dal fuoco, rannicchiata su quel pezzo di stuoia con addosso solo una canottiera.

Era morta di freddo, Regina ne era sicura.

O sarebbe morta a breve.

Di certo, non sarebbe arrivata alla mattina, ma per fortuna, a Regina balzò una grande idea in testa.

Si chinò accanto ad Emma “Swan, sei sveglia?”

La bionda aprì di scatto gli occhi “che succede?”

“Niente. E’ che sto morendo di freddo e credo che anche tu stia morendo di freddo.” scrollò le spalle.

Emma annuì “e?”

“Credo sia una buona idea dormire … insieme.”

Emma strabuzzò gli occhi.

“Per riscaldarci, idiota!” chiarì subito “guarda come dormono tranquilli i tuoi genitori.”

Assottigliò gli occhi e dall’altra parte del fuoco li vide dormire abbracciati, più in là Hook dormiva da solo e sembrava alquanto pacifico “Hook sembra dormire tranquillo anche se da solo.”

“Ha un cappotto pesante?! Senti se non ti va basta dirmelo.”

“No, no era solo per dire, sto congelando quindi è ovvio che mi va.”

Le fece posto accanto a sé e Regina si sdraiò, dandole le spalle “posso toccarti?” chiese Emma.

A Regina venne da sorridere per quella domanda così premurosa “è questo il senso, idiota” rispose invece, e trovò dolcezza nell’imbarazzo con il quale Emma stava passando le braccia attorno al suo corpo in modo impacciato “se devi stare così tesa non ha senso, pensa che io sia qualcuno che ti piace, dovrebbe venirti facile dal momento che non vedi nemmeno il mio viso.”

La parte ironica, pensò Emma, era che Regina era davvero quel qualcuno che le piaceva.

Rilasciò un respiro che non si era accorta di trattenere e congiungendo le mani sopra il ventre di Regina la strinse forte contro di sé.

La mora sperò che l’altra non avesse percepito il suo lieve sussulto quando sentì il seno di Emma premere contro la sua schiena.

“Non farti strane idee, Swan! E’ solo per non morire di freddo.” sussurrò Regina quando Emma strinse più forte le braccia attorno ai suoi fianchi.

“Lo so, è solo che più strette siamo meno freddo sento.” il respiro caldo di Emma sulla sua pelle fece rabbrividire Regina, altro che freddo…

“Comincia ad andare meglio?” le chiese.

Regina avrebbe potuto incendiare l’intera isola con il calore che la vicinanza del corpo di Emma le stava provocando, ma non l’avrebbe mai ammesso. Non se poteva ottenere di più.

“Più o meno.” rispose vaga.

Emma colse l’occasione al volo e smossa da tutto quel coraggio premette un bacio sul collo di Regina, cosa che sconvolse la mora e mandò alle sue terminazioni nervose una tale eccitazione da non farla reagire in tempo, perché Emma morse piano la parte che aveva baciato e poi vi passò sopra la lingua.

Strinse la presa attorno a Regina non appena percepì che stesse per alzarsi “dimmi che non ti sei riscaldata” le sussurrò all’orecchio in un tono che se il gesto di prima non le avesse riscaldato non solo il corpo ma anche il basso ventre, quello l’avrebbe sicuramente fatto.

Regina si rigirò piano tra le braccia di Emma per trovarsi il viso della ragazza davanti “ok.”

“Ok cosa?”

“Ok possiamo riscaldarci in questo modo ma non spingiamoci troppo oltre.”

Emma alzò un sopracciglio e sorrise “hai paura che io ti faccia urlare così forte da svegliare i miei genitori?”

“Ho paura di farti urlare così forte da svegliare i tuoi genitori.”

“D’accordo, nessuno deve svegliarsi. Fermami se ti sto spingendo troppo al limite ed io farò lo stesso.”

“E niente baci in bocca!”

“Ovviamente” sorrise “cominciamo.”

Emma giocò troppo pesante fin da subito e se ne pentì non appena lo fece, l’idea di vincere – chissà poi che cosa – le offuscò il buonsenso di capire cosa fosse opportuno:

Allungò una mano con velocità e la inserì in mezzo alle gambe di Regina.

“Troppo!” urlò e quella sensazione attivò una magia spontanea e di protezione che sbalzò Emma lontana da Regina.

Si svegliarono tutti.

“Che succede?” chiese Snow.

“E’ stato Peter Pan?” le fece eco David.

“Emma stai bene?” Snow si alzò e le andò incontro mentre Regina restò immobile a guardare la ragazza.

L’aiutò ad alzarsi “è stata colpa, colpa ….” Mia, avrebbe aggiunto se non avesse poi dovuto spiegare il perché, così tenne gli occhi incatenati a quelli di Regina mentre disse “credo sia stato un trucchetto di Pan” ma sperò che dal suo sguardo trasparissero tutte le scuse che volesse farle “mi ha fatta praticamente volare all’indietro mentre dormivo.”

“Chi ha urlato?” chiese Hook.

“Regina. Credo si sia spaventata.”

Quest’ultima annuì e senza proferir parola si girò verso il fuoco.

“Tornate a dormire, va tutto bene.” li incitò Emma.

“Io preferirei che facessimo dei turni di notte per controllare e stare più sicuri.” suggerì David.

“D’accordo, resto sveglia io, non saprei comunque come riprendere sonno.”

Così i tre tornarono a dormire mentre Regina rimase seduta il più vicino possibile al fuoco e non accennò a distogliere lo sguardo dalla fiamma.

Emma poco lontano la guardò come se uno sguardo potesse farle percepire quanto le dispiacesse.

Aspettò di accertarsi che i sei occhi indiscreti si fossero addormentati prima di avvicinarsi a Regina, le si sedette accanto “possiamo riprovarci? Mi comporterò bene” le sussurrò.

“Il piacere non è l’unico modo di surriscaldare il corpo” le rispose, gli occhi ancora fissi sul fuoco “l’eccitazione sa farlo, forse per più tempo se sai mantenerla viva.”

“Mi dispiace, Regina, davvero. Sembrava un gioco a chi spingeva più al limite l’altra ed io volevo vincere.”

“Non è un gioco, è un modo per non sentire freddo. Te l’avevo detto.”

“Lo so.”

Emma sembrava davvero dispiaciuta per l’accaduto, glielo doveva.

“Mi hai spaventata, è stato un gesto troppo precipitoso.”

Un gesto precipitoso che le aveva ricordato come Re Leopold era sempre troppo risoluto su quello che voleva e quando lo voleva, ma questo non lo disse.

“L’ho vista. La paura, intendo. L’ho vista nel tuo sguardo e … non vorrei mai essere guardata come qualcuno di cui avere paura.” almeno, non da te. Da te vorrei essere guardata solo come qualcuno di cui sai di poterti fidare.

“Voglio mostrarti come eccitare qualcuno.” le disse Regina.

Ed Emma avrebbe voluto ribattere, dirle che sapeva perfettamente come farlo, ma in quel momento decise che Regina sdraiata sulla stuoia, che le faceva cenno di raggiungerla, fosse un buon motivo per tenere la bocca chiusa.

Le si sdraiò di fronte.

“Niente baci in bocca e se ti spingo troppo al limite, informami ed io mi fermerò” le ripeté Regina ed Emma annuì.

La mora si avvicinò al suo orecchio “pensare che non hai niente sotto questa mi fa impazzire” sussurrò, mentre con una mano tirava piano il tessuto della canottiera di Emma.

La baciò sotto l’orecchio e pian piano le lasciò una scia di baci lungo tutto il collo fino ad arrivare alla clavicola, indugiò qualche istante e il suo respiro sulla pelle di Emma era puro fuoco per la bionda.

Alzò il viso mettendolo all’altezza di quello dell’altra “la tua pelle è bollente” le sussurrò, ed era così vicina che Emma poté sentire il suo fiato sulle proprie labbra.

“Lo sai che solo un sussurro e una pericolosa vicinanza possono provocare eccitazione?”

Beh, il basso ventre di Emma ne sapeva qualcosa.

Regina aveva gli occhi più scuri del solito, tanto che ad Emma parve un animale che guardava la sua preda con immenso appetito.

Al diavolo le regole! Voleva solo premere le sue labbra su quelle di Regina e morderle e far giocare le loro lingue.

Ma Regina si sarebbe arrabbiata e non ci sarebbe stata una terza possibilità.

Quindi Emma chiuse gli occhi, non potendo più sostenere quello sguardo, nel tentativo di calmarsi.

Sentì Regina ridere piano “non dirmi che sei già al limite.”

Emma non proferì parola.

Regina le spostò i capelli dietro l’orecchio con fare delicato “mi spingerò un po' oltre, ma devi guardarmi.”

Aprì gli occhi e li incatenò a quelli di Regina.

La mano che sentiva sui capelli si spostò sul suo stomaco, sotto la maglietta e in una lenta carezza salì fino al suo petto, proprio in mezzo ai suoi seni.

Regina prese a disegnare dei piccoli cerchi sul petto di Emma per poi spostarsi piano verso un seno.

Se la sua pelle non stesse bollendo, si sarebbe accorta di quanto fosse calda la mano di Regina contro la sua pelle.

Questo perché il contatto tra i loro corpi era come un incontro tra il fuoco e la benzina.

Regina strizzò piano un seno prima di torturare il capezzolo con le dita, giocandoci un po'.

Emma voleva dirle di non fermarsi, anzi di darle di più, ma tutto quello che uscì non appena schiuse le labbra fu un gemito che fece diventare gli occhi di Regina ancora più scuri, prima che si rendesse conto di cosa fosse accaduto.

Allontanò la mano da quel corpo caldo ma la mano di Emma si strinse attorno al suo polso “no” piagnucolò.

“Un gemito è essere al limite, Swan.”

“No, non è vero.”

“Il punto è non far svegliare gli altri e un gemito è solo un segno di tutti gli altri che verranno e che saranno sempre più forti e impossibili da contenere.”

Emma rilasciò un respiro tremolante.

“E poi sei già abbastanza calda, credimi.”

Macchissenefrega del caldo! Pensò Emma e del freddo! O di chi può sentirci!

La verità era che adesso che aveva avuto un assaggio, non voleva più smettere.

Voleva essere scopata da Regina e voleva scoparsi Regina!

Dio, se lo voleva.

“Toccami, ti prego.” sussurrò in quella che sembrava una supplica.

Regina prese tutto il suo coraggio e buonsenso per declinare quella richiesta.

“Ci arriveremo. Le notti da passare sono tante” e con tutta la forza che aveva si allontanò leggermente da Emma.

“Dove vai? Sentirò freddo tra poco.”

“Lo so, anch’io, sono qui infatti. Meglio aspettare un po', per adesso fa troppo caldo.”

 

 

Quando la seconda notte arrivò, entrambe sapevano di essere troppo stanche da tutto quel camminare per trovare Henry e dalla lotta con i bimbi sperduti e per il mettersi d’accordo su cosa fare, per sentire così freddo da non poter dormire. Ma nessuna delle due lo disse, perché entrambe volevano giacere insieme.

Aspettarono che gli altri si addormentassero prima di distendersi l’una di fronte all’altra esattamente come la notte prima.

La prima a muoversi fu Emma che si avvicinò a Regina e l’abbracciò, mettendo il viso nell’incavo del suo collo.

Questo.

E basta.

“Swan” chiamò Regina.

“Non ti stai riscaldando?”

Era ovvio che quell’abbraccio e – soprattutto – la vicinanza di Emma, mandava calore a tutto il suo corpo. Ma dall’audacia del giorno prima non si sarebbe mai aspettata un solo e semplice abbraccio.

Il respiro leggero di Emma le stava facendo venire la pelle d’oca.

Cercò di non pensarci, cercò di rilassarsi.

Ricambiò l’abbraccio di Emma e la strinse maggiormente contro di sé, godendosi non solo il calore ma anche la protezione che – chissà poi perché – quella donna le trasmetteva.

 

 

La terza notte, nonostante la stanchezza, entrambe erano fin troppo frustrate e sapevano perfettamente come poter allentare la tensione.

Fu il turno di Emma che con morbidezza insinuò piano un ginocchio tra le gambe di Regina che senza volerlo spinse i fianchi avanti. Il suo corpo reagì a quella pressione e ne volle di più.

Emma sorrise a quello spasmo e notò che l’espressione di Regina fosse quella di chi stesse cercando di trattenersi.

Spinse un po' più dentro il ginocchio e il corpo dell’altra non solo reagì portando i fianchi in avanti ma cominciò a muoversi piano avanti e indietro in un movimento quasi impercettibile.

Emma mise le mani sulle natiche di Regina alternando piccole strizzate con l’accompagnare il corpo in quel movimento contro il suo ginocchio.

Lo sfregare delle stoffe sul suo clitoride fece impazzire Regina che si portò una mano al viso in un gesto disperato “non posso farcela” sussurrò.

Con suo grande dispiacere, Emma dovette fermarsi e allontanarsi immediatamente da Regina per lasciarla rilassare.

Quanti orgasmi sprecati!

Pensò Emma.

 

 

La quarta notte, i baci erano ancora vietati ma iniziavano a scambiarsi dei piccoli tocchi non destinati all’eccitazione dell’altra.

Come giocherellare con le collane di Emma da parte di Regina o dare piccoli strattoni al colletto della giacca blu di Regina da parte di Emma.

“Questo non ha per niente senso.” affermò la bionda.

“Mmh?”

“Questo” non poterti baciare sulle labbra quando l’unica cosa che voglio fare è baciarti sulle labbra!” “Stare così.”

“Lo facciamo per non morire congelate.”

Ma non devi giocherellare con le mie collane provocandomi la pelle d’oca ogni volta che le tue dita mi sfiorano, per non morire congelata!

Ma Emma non lo disse, perché avrebbe dovuto, se avesse indotto Regina a smettere? Non voleva che quel piccolo contatto si interrompesse.

“Le hai da quando ti ho conosciuta” disse la mora, tirando leggermente le collane che non smetteva di guardare “le indossi sempre. Devi tenerci tanto.”

“Non ti racconterò cosa significano per me.”

Regina incrociò il suo sguardo “perché?”

“Perché no” rispose Emma salendo leggermente sopra Regina e iniziando a baciarle il collo.

Quel gesto fece lasciar perdere le collane alla donna che mise le mani attorno al collo di Emma per spingerla maggiormente verso di sé.

Emma fece scivolare le mani su e giù lungo i fianchi di Regina, mentre con la bocca le torturò il collo. Entrambe le sue gambe strette intorno ad una gamba dell’altra.

Regina sfruttò la posizione della sua gamba e la mosse verso Emma avendo una risposta immediata dai fianchi della ragazza che scattarono in avanti e cominciarono a muoversi avanti e indietro.

Emma smise di dare attenzioni al collo di Regina solo per poggiare la sua fronte contro quella dell’altra mentre aumentava il ritmo delle spinte contro la sua gamba “questa cosa ci ucciderà, Regina.”

Sorrise “perché lo dici?”

“Perché-” i tessuti dei loro pantaloni erano così sottili che Emma avvertiva perfettamente la pelle di Regina “perché voglio un rapporto completo, voglio gli orgasmi e tutto il resto. E so che anche tu lo vuoi. Fermarci ogni volta, finirà per ucciderci.”

Regina sfruttò la debolezza del corpo di Emma troppo concentrato ad ottenere di più per ribaltare completamente la situazione e spingere Emma sulla schiena, mettendosi a cavalcioni su di lei, si avvicinò al suo viso “se pensi che la cosa possa ucciderti, allora dovremmo smettere” le soffiò sulle labbra prima di distendersi nuovamente accanto alla ragazza, lasciando le loro gambe intrecciate.

Emma rimase immobile a fissare il cielo notturno.

Non voleva smettere.

E Regina, con le gambe incrociate tra le sue, le fece capire esattamente la stessa cosa.

Aspettò di calmarsi e di allontanare il pensiero di fare sesso con Regina dalla mente prima di accoccolarsi all’altra per dormire.

 

 

La quinta notte, Regina non sembrava avere intenzione di andare da Emma che l’aspettava da un pezzo sdraiata sulla stuoia.

Così, Emma andò da lei. Le si sedette accanto, di fronte al fuoco.

La scrutò perplessa prima di stamparle un bacio sul collo “posso sapere cosa è successo?” le sussurrò all’orecchio.

“Non è successo niente” rispose con troppa acidità.

Emma si allontanò, per guardarla in faccia, nonostante Regina si ostinasse a tenere gli occhi fissi sul fuoco “e allora perché non vieni a distenderti con me?”

“Forse preferiresti la compagnia del pirata.”

“Che cosa dovrebbe significare?”

“Dimmelo tu, dal momento che è andato in giro tutto il giorno dicendo a gran voce quanto è stato bello il bacio che vi siete scambiati.”

Emma strabuzzò gli occhi “L’ho fatto per ringraziarlo di aver aiutato mio padre! Mi ha praticamente costretto!”

Regina rise amaramente.

“Un secondo” disse Emma “perché sto cercando delle spiegazioni? Non stiamo mica insieme! Non ti devo nulla.”

“Come io non devo nulla a te, quindi se non mi va di stare vicine stanotte, non mi va.”

Emma si alzò “d’accordo.”

Regina si sarebbe arresa, prima o poi, perché la notte si faceva sempre più fredda.

O almeno, Emma lo sperava, perché il calore del corpo di Regina – oltre a tutte le sensazioni che le suscitava – le mancava davvero. Le braccia scoperte erano ghiacciate ed Emma riusciva a sentirle a malapena, era sicura che si sarebbero staccate da un momento all’altro come fanno le stalattiti con il ghiaccio.

Regina si voltava a guardarla di tanto in tanto, constatando di volta in volta che il tremore dovuto al freddo aumentava. Non mi devi nulla, idiota! Va da quello stupido pirata.

Ma in cuor suo Regina sperava – e in qualche modo sapeva- che Emma sarebbe rimasta lì a congelare perché voleva solo lei per riscaldarsi.

E Regina era stata la Evil Queen, non provava compassione per nessuno, per questo quando andò a distendersi dietro Emma ed abbracciò la ragazza, coprendo le sue braccia con le proprie disse “solo perché non voglio morire congelata.”

E tra i tremori per il freddo, Emma sorrise, perché sapeva dal modo stretto in cui Regina la stava stringendo a sé che lo stava facendo per lei.

Regina, le braccia strette attorno ad Emma che la premevano contro di sé, le gambe che avvolgevano quelle della ragazza, si appoggiò con il mento nell’incavo del suo collo. Voleva solo riuscire a coprirla tutta.

Dopo poco i tremori per il freddo diminuirono e Regina usò la mano che non era bloccata sotto Emma per toccare un braccio della ragazza. Era decisamente più calda adesso “l’unico essere umano tanto idiota da partire solo con una canottiera! Una giacca si porta sempre!”

Ma Emma sorrise a quel commento. Regina la stava rimproverando perché si era preoccupata.

Se così non fosse stato, non sarebbe stata lì ad abbracciarla.

“Grazie.” mormorò Emma.

“Non ti avrei lasciata morire di freddo. Henry non mi perdonerebbe mai.”

“Ah certo, quindi ora è tutto per Henry.”

“E perché avevo freddo anch’io.”

“Come no.”

“Guarda che sono ancora arrabbiata.”

“Per cosa? Non hai motivo di arrabbiarti.”

“Non dai peso alle cose. E’ per questo che non ti permetto di baciarmi: per te un bacio non conta niente, per me è più intimo del sesso.”

Emma fece per girarsi e Regina la lasciò fare, si mise a pancia in su e la guardò “lui voleva una ricompensa e voleva un bacio. Ed io ero e sono davvero grata che mio padre sia vivo. Non mi scuserò per questo.”

“Non devi scusarti. Ti ho solo spiegato perché una determinata cosa è così.”

“La regola l’hai messa prima del bacio con Hook e tu non mi conosci, non puoi dire cosa conta o non conta per me.”

“Ma so che questo” indicò prima se stessa e poi la bionda “non è niente. Non deve esistere fuori da quest’isola e un bacio spezzerebbe la farsa che è, trasformandolo in una realtà che non è.”

“Un bacio ha significato quando vuoi che ce l’abbia e se hai paura di quello che un nostro bacio potrebbe scatenare è perché per te conterebbe qualcosa.”

“No, Swan, ti sbagli. Ti ho detto che un bacio lo considero più intimo del sesso, non ho paura di quello che potrebbe scatenare ma di quello a cui potrebbe dare inizio: una confidenza che non voglio.”

“Quindi in pratica non mi bacerai perché per te quello che facciamo non ha valore, non gli dai peso, è solo per non morire congelate, giusto?”

“Giusto.”

“Perfetto” disse prima di ribaltare la situazione, spingere Regina sulla schiena e mettersi sopra di lei.

Si distese sul suo corpo, finendo col viso pericolosamente vicino al suo e poi iniziò a muoversi piano con i fianchi, su e giù.

L'attrito creò subito un eccitazione tra le gambe di entrambe nonostante i tessuti che le dividevano.

“E’ solo per riscaldarsi” sottolineò Emma.

“Finirai col svegliare gli altri, è meglio che la smetti” le disse Regina mentre con le mani andava ad indirizzare i fianchi di Emma sul punto giusto.

“Non sembra che tu voglia che io la smetta.”

“Vuoi che i tuoi genitori si sveglino per colpa nostra e ci trovino che facciamo sesso? Come desideri.”

No, Emma non lo voleva.

E non voleva nemmeno che la sua prima volta con Regina fosse fatta con rabbia o fosse considerata una cosa da niente dall’altra. E non voleva fosse fatta in quell’isola, su una stuoia, solo perché faceva freddo.

Forse Regina non ci credeva ancora, ma loro avrebbero fatto l’amore prima o poi, perché Emma vedeva benissimo l’effetto che aveva su Regina.

Emma si fermò e si alzò da sopra Regina, andandosi a mettere più lontano ma vicino al fuoco.

Regina respirava profondamente mentre aspettava che il fuoco tra le gambe si spegnesse.

Poi Emma tornò da lei per dormire abbracciate, anche quella notte.

 

 

 

La sesta notte, era Emma a starsene davanti al fuoco, seduta con le gambe strette al petto e le braccia ad avvolgerle come se avesse paura di qualcosa, lontano dalla stuoia dove Regina l’aspettava.

Quest’ultima decise di avvicinarsi ma non appena arrivò vicino ad Emma, optò per sedersi dietro di lei invece che accanto.

Emma non fu sorpresa, si stava abituando al contatto con il corpo di Regina.

La mora passò le mani per tutta la lunghezza delle sue braccia dal basso verso l’alto e arrivata all’altezza dei bicipiti si fermò e strizzò piano “adoro le tue braccia” le sussurrò.

“Perché?”

“… sono così toniche e ben scolpite. Bellissime” le diede un piccolo morso alla spalla.

“Che stai facendo?”

“Niente, mi andava di toccarti. Ci siamo toccate ogni notte, qual è il problema?”

Non c’erano problemi ed Emma non intendeva ritornare al discorso di quali gesti avessero un valore e quali no, quali classificassero una cosa come importante e quali no.

Ma non poteva nascondere la voglia che aveva di andare oltre.

“Perché non vieni a dormire?” le chiese, spostandole i capelli dal collo per cominciare a baciarlo.

“Perché voglio di più.”

Regina si fermò a quelle parole.

Emma si girò per guardarla “voglio toccarti, voglio sentirti …”

i loro visi così vicini che Emma pensò di baciarla, pensò che si sarebbe fatta mandare al diavolo da Regina e che quella notte sarebbe anche morta congelata pur di baciare quelle splendide labbra.

“Swan.”

Gli occhi di Emma divennero bui “chiamami con il mio nome. O un nome è troppo confidenziale per te?” eccolo là. Si era ripromessa di non tornare sull’argomento eppure ecco qualcosa che lo riguardava.

“Emma, lo vorrei anch’io.”

Gli occhi della bionda si illuminarono.

“Ma non è il luogo adatto.” concluse.

Emma annuì, sapeva che Regina avesse ragione.

Si accoccolò con la schiena contro il suo petto “è solo che non so quanto ancora potrò fermarmi se continuiamo a fare quello che facciamo.”

Regina sospirò “lo so.”

“E mi manca Henry.” aggiunse con tono frustrato.

“Anche a me.”

Il silenzio fu padrone degli attimi che seguirono, un silenzio che fece sentire a proprio agio entrambe. Perché Emma sarebbe volentieri rimasta tra le braccia di Regina per l’eternità e Regina voleva tenere Emma tra le braccia per altrettanto tempo.

“Andiamo a dormire, ti va?”

“Senza...preliminari per riscaldarci?”

Regina sorrise al tono sorpreso nella domanda di Emma “l’abbiamo già fatto una volta.”

“E’ che eravamo stanche e non ne abbiamo proprio parlato.”

“Se è per questo non abbiamo mai parlato di quello che facciamo o di cosa vogliamo, oggi è stata un’eccezione per tutto.”

Emma sembrò pensarci su “d’accordo, andiamo a dormire.”




 

Fatemi sapere cosa ne pensate, la seconda (ed ultima) parte arriverà presto, stay tuned! ♥

  
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