Serie TV > Betty la fea
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Autore: orchidee    27/03/2018    5 recensioni
Ciao a tutte. Questa è la mia seconda FF. completa e da le risposte alla precedente, Besame. E' una storia forse un po' pazza e l'ho immaginata in due parti, in due momenti distinti. La prima si ricollega alla mia prima storia, la seconda è il seguito, ma si discosta e molto per temi e atmosfere. Spero possa piacervi e possa darvi magari qualche emozione. Grazie in anticipo a chi vorrà dedicare un po' del proprio tempo alla lettura.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Fantasie'
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Capitolo 26
 
“Ma perché non glielo hai ancora detto?”
“Non c'è stata occasione...”
“Marcella, cosa ti preoccupa?”
“Tutto... Betty, perché credi che abbia scelto me? Perché?"
“Perché ti ama!”
“Perché? Cosa ho di diverso? Io non sono bella come una modella, non sono intelligente come lui, nessuno mi ha mai definito simpatica... Bisbetica, gelosa, insicura... Ecco cosa sono!”
“Beh, io so solo che per lui eri e sei speciale. Eri e sei la donna che ha saputo cambiargli la vita... E lo sei davvero, speciale intendo! Sei una donna forte, bella, intelligente... Ma perché ti fai queste domande proprio ora?”
“Quando eravamo allo chalet, ha conosciuto una donna... Lei lo ha corteggiato... Giovane, carina...”
“Non penserai ci sia andato a letto? Ha fatto tesoro degli sbagli del passato!”
“Sì, lo so... Per un attimo ho dubitato di lui, ma so che era sincero quando mi ha detto di non avermi tradito... Ma avrebbe potuto... Come faccio a vivere continuando a temere per ogni suo ritardo? Per una parola o un gesto che fraintendo o che colgo?”
“Come facevi prima?”
“Ad un certo punto avevo smesso di guardare gli sguardi che gli rivolgevano le modelle o le attrici, o chiunque lo guardasse. Ma a cosa è servito? Alla fine il mio più grande incubo è diventato realtà! E ora come posso fingere indifferenza?”
“Credevo l'avessi perdonato...”
“Ed è così! Non mi riferisco a quello che è stato... Ma ad adesso!”
Betty le si sedette accanto.
“Tesoro, non puoi vivere in questo modo! Devi stare tranquilla! Devi fidarti e soprattutto parla con lui! So che ti capirà!”
“Scusa se riesco solo a lamentarmi...”
“Io ti voglio bene! Sei la mia amica e sono felice che tu mi parli in questo modo... Significa che tra noi tutto è tornato come una volta... Io credo che tu debba fidarti di lui. Io so che non farà mai più gli stessi errori. Anche lui ha sofferto!”
“Grazie...”
 
Le nausee da qualche giorno non le davano tregua. Nicola era preoccupato per la moglie e non capiva come mai fosse sempre pallida e inappetente. Era spesso stanca e imputava quei malesseri allo stress che aveva subito, alle tensioni che c'erano state tra di loro. 
“Non stai bene nemmeno questa mattina... Vuoi che rimanga a casa?”
“No, sto benissimo! Non preoccuparti...”
“Cosa c'è amore mio? Non stai bene già da qualche giorno!”
Era preoccupato per lei, doveva dirglielo! 
“Io... Io ti amo e...”
Il cellulare di Nicola squillò. Era il rettore dell'Università.
Le chiese scusa e si allontanò un momento per rispondere. Glielo avrebbe detto quella sera! Forse non sarebbe stato speciale come la prima volta né come la seconda... Ma era certa che anche per lui sarebbe stata una gioia e non lo avrebbero dimenticato!
“Amore, devo andare... Per favore ora riposa e promettimi che chiamerai il medico... Forse sei un po' anemica, magari ti prescriverà qualche vitamina... Ci vediamo più tardi! Ah, oggi pomeriggio sarò impegnato con delle riunioni e la pianificazione delle lezioni, tornerò solo per cena... Ma se hai bisogno di qualcosa, ti prego di chiamarmi!”
Gli diede un bacio e lo salutò sorridendogli.
 
“Signora Marcella, suo marito mi ha chiesto di dirle che stasera ha organizzato una cena al club con alcuni suoi colleghi... Dovrebbe raggiungerli...”
“Oh... Una cena... Ho provato a chiamarlo prima ma aveva il telefono spento. Va bene! Marta i bambini non devono fare tardi! Anche se domani è sabato devono svegliarsi presto!”
“Non si preoccupi! Ci penso io! Ah, dimenticavo, il signor Mora ha detto di indossare qualcosa di elegante...”
Elegante? Cosa avrebbe potuto indossare? Aspettava un bambino. Era incinta di due mesi. Andò in camera. Non aveva voglia di uscire, si era preparata un discorso da fargli, ma quella cena avrebbe messo in discussione tutto. Certo poteva aspettare di tornare a casa, ma sapeva che durante quella maledetta cena sarebbe stata nervosa e impaziente. 
Indossò un abito non troppo attillato, sapeva che la gravidanza non era ancora visibile, ma non voleva costringersi in abiti stretti o scomodi. Era comunque molto elegante, con delle scarpe alte, ben truccata e pettinata. 
 
“Signora Mora, buona sera! Prego mi segua!”
Si guardò in giro, non vide Nicola su nessuno dei tavoli. Il cameriere le aprì la porta che portava alla piscina. Nessun tavolo era stato allestito. 
“Franco, ma dove...”
Dalla serra proveniva una luce calda. Il cameriere la precedeva e la fece accomodare all'interno.
“Buona serata... Per qualsiasi cosa, chiamatemi...”
Il cameriere le sorrise e poi uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Si guardò in torno, un tavolo era stato apparecchiato con cura, le candele erano accese e il profumo dei fiori della serra riempivano l'aria.
“Ti piace?” Le chiese abbracciandola da dietro.
Non si girò verso di lui, si limitò ad appoggiarsi al suo petto. Lui la strinse e le baciò i capelli
“Cosa hai combinato?”
“Una piccola sorpresa! Per te...”
Una lacrima scese sulla sua guancia. 
“Io... Io non so cosa dire...!”
“Non dire nulla... Siediti e mangiamo! Ti va? Non puoi proprio dirmi di no! Ho fatto preparare tutti i tuoi piatti preferiti! C'è lo champagne...”
La aiutò a sedersi e le versò da bere. I piatti erano tutti pronti. Nicola aveva fatto le cose per bene, era tutto in ordine, tutto bellissimo, tutto perfetto. La cena fu meravigliosa.
“Nicola, sono senza parole...”
“Era la mia intenzione! Ma spero che... Almeno una parola saprai dirla!”
Nicola si alzò dalla sedia e le tese la mano facendola alzare a sua volta.
Le diede un bacio a fior di labbra e le sorrise.
“Voglio che tu mi renda felice! Voglio che mi risposi, voglio che tu sia di nuovo mia moglie! E... E vorrei un altro figlio da te! Vorrei che tu ci pensassi! Ma voglio che mi sposi e che sia il prima possibile!”
“Vuoi sposarmi? Di nuovo?”
“Non avremmo mai dovuto lasciarci...”
Le prese la mano e le infilò al dito una fede di brillanti.
“Dimmi di sì!”
“È la cosa che voglio più al mondo...”
La strinse e lei si abbandonò al bacio pieno di passione che lui le diede.
“Nicola...”
“Non ci disturberà nessuno! Ho fatto in modo che nessuno si avvicini! Facciamo l'amore qui! Dove tutto è ricominciato!”
Vinse le sue resistenze baciandola e accarezzandole la pelle. Fecero l'amore nella serra, giurandosi di amarsi per sempre.
“Nicola... Vorrei che questa notte non finisse mai!”
“Io ti amo così tanto... È solo l'inizio!”
“Vuoi un figlio? Un altro figlio?”
“Se tu lo vuoi quanto me!”
“Sarai di nuovo padre, amore mio!”
“Sei sicura? Sei sicura di volerlo anche tu?”
“Sono sicura che avremo un altro bambino... E lo voglio! Oggi più di ogni altra cosa al mondo! Sono incinta...”
Nicola la guardò, stava sorridendogli. Aveva davvero capito bene quello che gli aveva detto? Era incinta? 
“Aspettiamo un bambino... Sono incinta di due mesi! Era tanto che volevo dirtelo! Avevo un po' di paura... Non ero sicura che tu fossi d'accordo! È per questa ragione che ti sono sembrata stanca, se ho qualche malessere... Ti darò il figlio che vuoi...”
Sul volto di Nicola apparvero due lacrime che lei asciugò prendendogli il viso tra le mani.
“O mio Dio, Nicola dimmi che non mi hai mentito, dimmi che lo vuoi anche tu!”
“Amore mio! Sei incinta... Aspettiamo un figlio! Io... Io... Amore mio...”
“Nicola! Ho paura!”
“No! No! Non dirlo! Andrà tutto bene! Grazie! Grazie per ciò che mi hai dato e mi darai! Grazie! Ti amo! Ti amo così tanto!”
La strinse come non aveva mai fatto! Era incinta, la sua donna aspettava un bambino! Sarebbe stato padre per la terza volta! Le giurò che nulla avrebbe rovinato la loro vita! Pianse chiedendole scusa per tutto quello che le aveva fatto, per il dolore che per colpa sua aveva subito e sopportato! Le chiese di andare a casa subito, di svegliare i bambini e raccontar loro la bella notizia. Insieme avrebbero arredato la cameretta. I bambini sarebbero stati felici di avere una sorellina, o un fratellino... Il nome l'avrebbero scelto loro, ma dovevano sposarsi! 
“Nicola, calmati! È tardi! I piccoli dormano! Glielo diremo domani... Sono felice!”
“Io invece sto impazzendo. Impazzendo dalla gioia!”
Lasciarono la serra mano nella mano e corsero a casa. Lui non dormì quella notte, accoccolato accanto alla donna che amava, appoggiava la testa sul suo seno e mentre lei lo abbracciava e gli accarezzava i capelli, non smise di stringerle la mano e di sussurrarle parole d'amore. Sì, doveva sposarla subito! E sarebbe stato un momento che avrebbero vissuto soli! Sarebbe stato un momento speciale solo per loro due e i loro figli!
 
“Ho parlato con il giudice Herrera...”
“Tesoro, è sabato mattina e sono le nove e un quarto... Quando l'hai chiamato?”
“Poco fa... Oggi pomeriggio ti sposo!”
“Cosa?”
“Non voglio aspettare nemmeno un giorno! Oggi ci aspetta in municipio, ci sposeremo tra poche ore!”
“Ma...”
“Non vuoi sposarmi?”
“Certo... Credevo che avremmo fatto una cerimonia, i miei fratelli... I nostri amici...”
“Li avvertiremo, festeggeremo con loro... Ma dopo! Andremo in municipio, senza nessuno oggi! Ci sposeremo oggi è voglio essere solo con te!”
“E i testimoni? I bambini?”
“I bambini verranno con noi! Marta si occuperà di tenerli tranquilli! I testimoni saranno i due segretari del giudice! Ho bisogno di essere tuo marito e ne ho bisogno ora! Non dirmi di no!”
“Non te lo dirò! Ti sposerò oggi! E saremo soli! Noi quattro... E Marta!” Marcella rise mentre lui si buttò sul letto rischiando di rovesciare il vassoio con la colazione che aveva servito alla sua donna. 
“Mamma sta male?”
“Un pochino... Ma non devi preoccuparti Giulio!”
“Stai tranquillo amore, non sono malata... Ecco io...”
“Francesca, vieni qui! Io e la mamma dobbiamo dirvi una cosa molto importante!”
Francesca cominciò a piangere.
“Papà vai via ancora? Non voglio che vai via! Mamma per favore digli di non andare via!”
Nicola la prese in braccio e cercò di consolarla, anche Giulio sembrò preoccupato e si sedette tra i due genitori afferrando la camicia del padre e guardando la madre.
“Va via? Va via di nuovo?”
“No! State tranquilli! Io e la mamma ci vogliamo bene e non ci lasceremo mai più! Voi siete la nostra vita! Quello che vi dobbiamo dire è una cosa molto bella!”
“Piccolini, presto avrete un altro fratellino, o una sorellina... Giulio, ne sei felice? Francesca e tu?”
I bambini si tranquillizzarono. Per loro erano stai anni difficili, soprattutto per Francesca, che essendo più piccola, non era riuscita a capire perché entrambi i genitori avevano sofferto tanto.
“Ma io non voglio dargli i miei giochi! Se no io non posso più giocare!”
“Non dovrai darglieli! Ma tu, Giulio e il fratellino o la sorellina giocherete insieme!”
“Io sono contento!”
“Davvero?”
“Sì...”
“Io e la mamma ci siamo allontanati per un po', ma ora abbiamo capito che non possiamo stare lontani! Così oggi pomeriggio, andremo in un posto e giureremo che staremo insieme per sempre! Voi verrete con noi?”
“Ma oggi devo andare in piscina!”
“Io voglio venire!”
“In piscina ci andrai dopo! Oggi noi quattro staremo insieme! Giulio, tu vuoi tenermi la mano mentre io e il papà ci scambieremo le nostre promesse?”
“Allora io sto in braccio al papà!”
“Sì, mamma!” Il bambino abbracciò il padre felice.
"Viene anche Chicco?"
"No, principessa! Saremo solo noi, solo la nostra famiglia!"
"E Chicco non è la nostra famiglia?"
"Sì, ma oggi, io e la mamma, vogliamo stare solo con voi! Puoi aspettare domani per stare con il tuo amichetto?"
"Forse sì..."
Marcella e Nicola risero e si baciarono, Quel pomeriggio la loro famiglia si ricompose anche formalmente. Fu tutto perfetto, e quando uscirono dal municipio lo fecero come marito e moglie.
 
“Come avete potuto escluderci in questo modo?”
“Abbassa la voce, tesoro!”
“Betty... Non c'era il tempo per avvisare nessuno!”
“Avreste potuto aspettare! Potevamo organizzare una piccola cerimonia! Solo per noi!”
“Betty! Era il loro matrimonio!”
“Grazie, Armando!”
“Betty, amica mia...”
“Sono molto offesa!”
“Non è offesa...”
“Armando! Smettila di fare così! Dovresti essere arrabbiato anche tu! Loro! I nostri amici! Ci hanno completamente esclusi!”
“Betty...”
“No, Nicola non provare a giustificarti!”
“Per favore... Non puoi essere felice per noi?”
“Io sono felice! Felicissima! Ma... Ma avrei voluto esserci...”
“Betty, non è colpa di Marcella... Ma io dovevo sposarla subito! Non potevo più aspettare! E volevo stare solo con lei... Lei è... Lei è tutto!”
Marcella guardò il marito e gli sorrise commossa, poi tornò a guardare Betty i cui occhi si erano riempiti di lacrime.
Nicola si alzò e si sedette accanto a lei che lo abbracciò. 
“Scusa, non volevo essere egoista... Io sono solo un po' emotiva...”
“Congratulazioni Marcella! Amico mio, sono felice che siate riusciti a chiarire ogni dubbio!”
Armando abbracciò l'amica e poi strinse la mano a Nicola tenendogliela stretta e guardandolo con amicizia e rispetto!
“Adesso però non potete escludermi anche nel momento in cui lo direte ad Ugo... Proprio non posso mancare!”
I quattro scoppiarono a ridere. In effetti non sarebbe stato semplice dirlo allo stilista. Continuava a vivere sulla sua nuvoletta rosa, felice e appagato con il suo compagno, ma già immaginavano le urla e i rimproveri che si sarebbero sorbiti.
 
“Le nausee sono molto forti?”
“Un po', ma solo il mattino... E poi tra qualche settimana dovrebbero passare!”
“Io penso che non dovresti mangiare in questo modo...”
“Quando eri incinta di Francesca mangiavi quanto me in questi mesi!”
“Non mi sembra proprio!”
“Beh, ogni donna ha le proprie necessità!”
“Ma se mangi così tanto, è normale che tu stia male...”
“Non è così! Quando mangio le nausee finiscono!”
Betty addentò con gusto un muffin al cioccolato con una soddisfazione tale che Marcella, guardandola, non poté fare a meno di ridere.
“Marcella... Non voltarti! Credo che sia entrata la bionda finta con un passeggino... Oh, sì! È lei!”
“Patrizia?”
“È in compagnia di una ragazzina e... Sì! È proprio lei!”
Marcella si voltò leggermente. Patrizia non le notò, troppo impegnata a prendere in braccio un bambino di pochi mesi, biondo e paffuto. Rideva e scherzava con la ragazzina che Marcella aveva conosciuto parecchi mesi prima.
“Erano anni che non la vedevo...”
“Io la vidi in un ristorante qualche tempo fa!”
“Non me ne avevi parlato!”
“No... Quella sera mi diede uno schiaffo!”
“Lei? Lei ti diede uno schiaffo?”
“Già e credo di essermelo meritato!”
“Ne dubito!”
“È vero! Quella sera sono stata pessima! E fu proprio quella sera a spingermi a fare il più grande e terribile errore della mia vita...”
Marcella le raccontò quello che era successo, di come era stata scortese e arrogante! Di come Parrizia avesse colto nel segno e di quanto lei fosse stata colpita dalle sue parole! Ma soprattutto di come per dimostrare a se stessa che Patrizia si stava sbagliando, aveva deciso di concedersi a quello che si era rivelato un mostro. La voce di Marcella si era incrinata e gli occhi le si erano riempiti di lacrime amare e piene di dolore. Betty le accarezzò la guancia e lei si appoggiò lasciandosi consolare.
“È tutto passato, tesoro! Passerà molto tempo prima che possa uscire da quella cella!”
“Sì, lo so...” Le rispose Marcella portandosi istintivamente una mano sulla pancia.
“Se non te la senti di vederla, possiamo chiedere a Giovanni di uscire dal retro!”
“No, amica mia! Non voglio più scappare di fronte a nessuno! Quella sera sono stata io a sbagliare! Ti assicuro che lei è stata molto gentile!”
“Sarà... Ma se fosse vero voglio che tu mi prometta che non mi sostiuirai con la tua ex migliore amica!”
“Mmmmmm... Ci devo pensare!”
“Marcella!!!”
“Non fare la sciocca! Sei semplicemente insostituibile per me!”
Le due risero e si alzarono. Passarono di fronte a Patrizia che, proprio seduta in un tavolo poco distante dall'uscita, non poté non vederle. Parve scossa, vedendole insieme. Era chiaro che, nonostante il tempo, per lei non era facile vedere quella che era stata la sua amica, la sua complice contro la racchia, chiacchierare e passeggiare proprio con la loro nemica di un tempo. I giornali le fotografavano spesso insieme agli eventi o quando insieme facevano shopping, ma vederle con i suoi occhi era un'altra cosa.
Nonostante il disagio, sorrise loro e le salutò con il cenno di una mano.
“Ciao Patrizia!”
“Marcella... Betty...”
“Come sta, Patrizia?”
“Bene, grazie... Congratulazioni a tutte e due! Marcella...”
“Come? Oh... Grazie! Congratulazioni anche a te...”
“Perdonami Marcella, io esco... Armando mi sta chiamando sul cellulare! È stato un piacere, Patrizia! La sua bambina è deliziosa! Ti aspetto fuori!”
“Betty ha ragione! È una bambina molto bella!”
“Patty, posso prendere un gelato?”
“Sì, certo! Ti aspettiamo qui...” La ragazzina si alzò e, salutata cortesemente Marcella, corse alla gelateria accanto alla caffetteria.
“Lei è Elena... E tu? È un maschietto o una femminuccia?”
“Non lo sappiamo ancora... Cioè non abbiamo voluto saperlo...”
“Oh... Sarà una bella sorpresa!”
“Già! Patrizia, ecco, io vorrei scusarmi per quella sera!”
“Non ha importanza! Sono sicuramente stata inopportuna!”
“No, non lo sei stata! Ero nervosa... Tutto qui! E non posso dire che le tue parole non fossero giuste!”
“Beh le cose mi pare si siano sistemate... Sono contenta per tutti e due!”
“Grazie! Ora devo andare, Betty mi sta aspettando... Patrizia, quella sera avevi ragione! Ero gelosa di te!”
“Io ho sempre saputo che tra voi c'era qualcosa... Ricordo che ad un certo punto lui aveva cominciato a guardarti come non mi aveva mai guardata... E anche tu! Anche tu lo guardavi come se fosse l'unico uomo al mondo! Io lo sapevo!” Patrizia le sorrise e Marcella ricambiò salutandola con la mano e raggiunse Betty che la stava aspettando.
“Ehi? Va tutto bene? Stai piangendo?”
“Un po'! Ma solo perché sono contenta di aver chiarito tutto! È cambiata...”
“Ammetto che è stata gentile... Ma cosa ti ha detto?”
“Che io e lui ci amiamo da molto prima che lo sapessimo...”
“Sei strana... Andiamo o faremo tardi!”
 
Entrò in camera senza che lei se ne accorgesse e rimase ad ammirarla per qualche istante. Si stava guardando allo specchio, con indosso solo una canottiera e dei pantaloncini. Si accarezzava la pancia e Nicola trovò quel gesto intimo e privato, meraviglioso. Sua moglie era meravigliosa. Mancavano solo poche settimane alla nascita del loro bambino. Durante la gravidanza Marcella aveva alternato momenti sereni e difficili. Lui sapeva che l'angoscia che a volte vedeva sul volto della sua donna, non era solo una questione ormonale. Gli era capitato di vederla piangere senza motivo, di essere preda di mille paure. Marcella aveva subito la perdita di un bambino, si era sentita colpevole per quello che era successo e lui aveva fatto gli errori più grandi che un uomo potesse fare. Tutto quello che avevano passato aveva rischiato di dividerli per sempre e sapeva di essere fortunato per essere riuscito a riconquistarla. Ma il prezzo più alto lo aveva pagato lei. Lui lo sapeva. Lui sapeva che quella donna, la sua donna, si sentiva in quel modo anche per colpa sua. Non smise di guardarla anche quando lei si accorse di lui. Sul suo volte si dipinse un sorriso innamorato, dolce. Le si avvicinò senza parlare e le diede un bacio a fior di labbra e le accarezzò la pancia.
“Sei così bella...”
“Lo dici solo perché sai che sono particolarmente suscettibile in queste settimane?”
“No, perché è la verità! Non immagini quello che provo quando ti guardo!”
“Ti amo, lo sai?”
Non le rispose. Ma la strinse come se volesse trasmetterle i suoi sentimenti con un abbraccio.
“Non mi sento molto bene oggi... Devo aver mangiato qualcosa che mi ha fatto male...”
“È il bambino?”
“No! Mancano ancora due settimane al termine della gravidanza...”
“Preferirei andare dal medico!”
“Non essere apprensivo!”
Lo rassicurò. Marcella sapeva bene che il marito aveva temuto che succedesse qualcosa a lei o al bambino. Per qualche tempo anche lei era stata terrorizzata, ma poi aveva cercato di calmarsi. Lui invece no! Infondo però le attenzione che aveva nei suoi confronti le piacevano. E soprattutto l'aiutavano a tenere sotto controllo le sue paure. Irrazionali, ma vive. C'erano stati momenti in cui credeva che tutto sarebbe finito. Aveva spesso degli incubi terribili, che non ricordava una volta sveglia, ma che sapeva collegati alla violenza subita. Ma lui era sempre lì a consolarla, a rassicurarla. Lo amava. Non lo aveva mai amato tanto. Ogni giorno sentiva che il suo amore cresceva. E non vedeva l'ora di potergli dare quel bambino arrivato all'improvviso, inaspettatamente, ma che fin da subito aveva amato.
Una fitta la fece piegare in due. Una contrazione? Impossibile. Eppure sembrava davvero una contrazione.
Nicola si allarmò 
“Cosa c'è? Marcella!”
“Una piccola fitta...”
“Per favore, amore mio! Andiamo in ospedale!”
“Vorrei dirti di no... Ma ho paura!” Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. Sì, aveva paura. Lungo le gambe le corse del liquido rosso.
 
“Nicola...”
“Armando, non avresti dovuto venire!”
“Non dire sciocchezze! Cosa è successo?”
“Sto aspettando che qualcuno mi dica qualcosa...”
L'amico lo guardava. Era terrorizzato, il volto tirato, pallido, era seduto su una seggiola e si dondolava nervosamente. 
“io... Io ho paura!”
“Andrà tutto bene. Che cosa è successo?”
“Non lo so... Stavamo parlando poi ha cominciato a sentire un forte dolore... C'era del sangue sul pavimento!”
Qualsiasi parola Armando avesse detto sarebbe stata inutile. Ciò che Nicola gli aveva appena detto lo aveva preoccupato. Si sedette accanto all'amico e si mise ad aspettare in silenzio.
Dopo un tempo che parve interminabile il medico di Marcella uscì dallo studio.
“Signor Mora, il bambino nascerà oggi! Sua moglie ha rotto le acque ma dovremo intervenire chirurgicamente. Il piccolo non si è ancora girato come avevamo previsto nell'ultima visita... Se vuole potrà assistere al parto. Per sua moglie sarebbe sicuramente un aiuto!”
“Cosa? Non capisco di cosa parla? Oggi? Ma non è troppo presto? Chirurgicamente?”
“Si tranquillizzi. Il bambino è perfettamente sano! Vedrà che tutto andrà per il meglio. Molti bambini nascono con un taglio cesareo!”
“Segui il dottore, Nicola! Non lasciarla da sola!”
L'uomo ubbidì e corse dietro al medico fino a scomparire con lui dietro ad una porta.
Armando immerso nei suoi pensieri, fu destato dalla vibrazione del suo cellulare. Era sua moglie, evidentemente molto preoccupata per quanto stava accadendo. Anche lui lo era e non l'aveva chiamata per non allarmarla più di quanto non fosse necessario. Sperava di poterle dare buone notizie ma era passata già un'ora da quando Nicola aveva seguito il medico. Le disse che tutto andava bene, mendendole.
 
“Armando... Lei è...”
“Nicola! Dimmi! Come sta Marcella? E il bambino?”
“Lui è... È bellissimo... È un maschio!”
“Congratulazioni amico mio! Come sta la mamma?”
“Non lo so... Loro mi hanno fatto uscire... Armando... Mi hanno solo fatto uscire!”
“Il piccolo sta bene?”
“Sì, ora lo stanno lavando...”
“Nicola...”
“Lei... Lei starà bene?”
Armando si rendeva conto di non essere la migliore delle compagnie in quel momento. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma non riusciva davvero a trovare le parole. Il bambino stava bene, ma era evidente che qualcosa in quella sala, stava succedendo. Lo vedeva dal volto sconvolto dell'amico. Pensò a sua moglie, alla sua meravigliosa Betty e pregò che a lei non succedesse nulla! Forse era egoista! Il suo amico si aspettava che lui lo rassicurasse, la sua amica, Marcella, era in una sala operatoria e non aveva nessuna idea di quello che stava succedendo, ma lui non riusciva a fare altro che pensare all'amore della sua vita. 
Il suo telefono vibrò una, due, tre volte, ma non rispose. Non aveva il coraggio di rispondere. Cosa poteva dire? Da almeno un'altra ora dalla sala operatoria non c'erano notizie. Nicola era stato chiamato dalle infermiere per il piccolo appena nato, ma nessuna di loro sapeva dirgli nulla. Nicola si sedeva e si alzava continuamente, camminava fino alla porta della sala operatoria per poi tornare a sedersi. Poi si rialzava e andava al nido per vedere il piccolo.
“Signor Mora...”
Il medico distolse i due dalle loro posizioni.
“Signor Mora, sua moglie ha perso molto sangue. Ha avuto un'emorragia e abbiamo avuto qualche difficoltà a fermarla... Ci sono state delle complicazioni...”
Nicola lo guardava intontito, senza emettere alcuna parola. Guardandolo sembrava quasi si potesse udire il battito del suo cuore che accelerava ad ogni sillaba uscita dalla bocca del medico.
“Ora sta riposando... Ci vorrà almeno qualche ora prima che si svegli...”
Solo a quelle parole l'uomo sembrò riprendersi.
“Sta bene?”
“Sì, lei sta meglio. La cosa più importante ora è che riposi e che il piccolo stia bene... Poi parleremo di tutto il resto! Nicola, ora la prego, vada dal piccolo! Non ha nemmeno un nome!”
“Sarà mia moglie a dargliene uno!”
“E allora vada dal suo bambino. Non appena possibile lo porteremo dalla mamma...”
“Nicola! Il bambino e Marcella stanno bene! Ora cerca di star tranquillo!”
“Sì... Vado dal piccolo!”
Il cellulare vibrò nuovamente. Armando prima di rispondere si assicurò che il medico e Nicola avessero varcato la porta del reparto
“Tesoro...”
“Perché non mi hai più risposto?”
“Ti amo!”
“È successo qualcosa?”
“No! Ora va tutto bene!”
Armando lo disse senza troppa convinzione, le parole del medico gli risuonavano nella testa... “Ci sono state delle complicazioni”. Riuscì a convincere Betty a rimanere a casa con i bambini. Presto anche lui sarebbe tornato. Ma prima doveva sapere che quelle parole non fossero nefaste quanto credeva.
Nicola tornò da Armando dopo poco più di un'ora. Era affaticato e sul suo volto erano ancora evidenti i segni della paura e della tensione. Ma sorrise e Armando si quietò.
“Stanno dormendo... Marcella è in camera, ma non si è ancora svegliata... È attaccata a fili e tubicini... Il piccolino invece è al nido. L'ho tenuto in braccio... È un bambolotto...”
“Hai parlato col medico?”
“Sì! Ha avuto un'emorragia, ha perso sangue, molto sangue, ma sono riusciti a fermarla...”
“L'ha detto il dottore... Ma...”
“Ma la conseguenza è che non potrà più avere bambini...”
“Oh...”
“Già, ma a me non importa... A me importa solo che lei si riprenda e che il piccolo stia bene! Il resto non conta! Marcella starà bene!”
“Amico mio! Vuoi che vada a prenderti qualcosa da mangiare?”
“No! Torna da Betty e dai bambini... Io rimarrò con lei! Quando si sveglierà, voglio esserle accanto e voglio che le portino subito il piccolo... Lei non l'ha visto!”
“Sei sicuro di stare bene?”
“No! Non sto bene... Sono successe così tante cose... Ora voglio solo portare a casa mia moglie e mio figlio e passare la vita a dedicarmi a loro e a Giulio e Francesca...”
Armando gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise. Capiva molto bene cosa intendesse dire il suo amico. Lo salutò promettendogli di badare ai bambini.
“Più tardi li chiamerò! Domani potresti accompagnarli qui?”
“Ma certo! Dai un bacio al tuo piccolo e uno a tua moglie!”
 
Nicola passò gran parte della notte tra la camera di Marcella e il nido. Le infermiere avevano provato a convincerlo a riposare, ma lui non aveva sentito ragioni. 
Era quasi l'alba quando lei si svegliò. Era agitata e spaventata.
“Dove... Dove sono?”
“Amore mio, sei in ospedale...”
“Cosa... Cos'è successo? Nicola...”
“Amore stai tranquilla!”
“No! No! Io...”
“Tesoro hai partorito... Lo ricordi? Ero con te!”
“Sì... Ma poi non ricordo più nulla!”
“Ci sono state delle complicazioni, hai perso conoscenza, ma ora va tutto bene!” Le si riempirono gli occhi di lacrime, dov'era il bambino?
Nella camera entrarono un'infermiera e uno dei medici che avevano assistito al parto.
“Signora Mora, le fa molto male? Vuole un altro antidolorifico? No, non cerchi di alzarsi! Ha perso molto sangue e deve stare ferma e tranquilla...”
“Nicola, ti prego dov'è il bambino?”
“Signorina Valeria, veda se il piccolo dorme e lo faccia portare qui!”
Marcella non sentì le parole del medico, guardava il marito terrorizzata.
“È un maschio! È un maschietto meraviglioso! Amore, tu, sei stata meravigliosa!”
“Un maschietto? Sta bene?”
“Sì, state bene entrambi! Eccolo...”
Nicola corse verso l'infermiera e al lettino che stava portando, la guardò e quando con un sorriso la donna gli fece un cenno di assenso, lo prese in braccio mentre il piccolo dormiva sereno.
“Guardalo! È un capolavoro! Sei stata tu! Tu hai fatto questa meraviglia!”
Il medico controllava i valori e i medicinali somministrati e assentì che lei lo prendesse in braccio
“Signora Mora, solo per qualche minuto. Il piccolo ha appena fatto la poppata e sta dormendo e anche lei deve riposare! Domani starà meglio e potrà godersi il bambino e suo marito, ma ora solo per qualche minuto...”
Nicola glielo mise tra le braccia che lei aveva teso. Lo guardò con dolcezza e le lacrime le rigarono il volto
“Ti somiglia così tanto... È bellissimo!”
“Sì, è bellissimo... Davvero mi somiglia?”
“Guarda il nasino... E sta bene... Nicola, grazie!”
“Grazie a te per avermi dato questo tesoro...”
“Claudio...”
“È il suo nome?”
“Ti piace?”
“È il nome più bello che esista, insieme a Giulio e Francesca...”
Un sorriso felice si dipinse sulle labbra di Marcella ma fu un momento. Perse i sensi sopraffatta e lui spaventato cercò di svegliarla.
“Valeria riporti il piccolo al nido... Signor Mora, è normale! Stia tranquillo e la lasci dormire! E vada con la signorina... Sui documenti di suo figlio manca ancora il nome e mi sembra che ora ne abbia uno...”
Nicola ubbidì e completò tutti i documenti del bambino poi tornò dalla moglie che cominciava a riprendersi lentamente ma costantemente. 
“Papà! È nato il fratellino?”
“Amore mio! Sì, è un maschietto! Sei felice?”
"Così giocheremo insieme!”
“Io anche papà! Sono tanto contenta!”
“Anche io tesoro! Sarà bellissimo giocare tutti insieme! È tanto bello!”
“E la mamma?”
“La mamma è di là! Ma mi dovete promettere che farete i bravi e che non la farete stancare!”
I bambini promisero e corsero dalla madre accompagnati dal padre. Quando la videro le corsero in contro e lei, senza badare ai tanti tubicini che aveva ancora addosso, li volle sul suo letto per abbracciarli e dir loro quando li amava.
“Ma dov'è il fratellino?”
“È lì... Sta facendo la nanna...”
I bambini scesero dal letto e si avvicinarono al lettino dove il bimbo stava dormendo. Nicola prese in braccio Francesca ancora troppo piccola per riuscire a vederlo e aiutò Giulio ad alzarsi su un piccolo sgabello.
“Lui è Claudio!”
I bambini parvero un po' spiazzati nel vederlo tanto piccolo, ma erano felici di vedere la loro mamma e tornarono presto a farsi coccolare da lei.
“Grazie Armando per averli portati!”
“Non dirlo nemmeno! Ho faticato a convincere Betty ad aspettare...”
“Immagino... Si sta riprendendo sai? È la donna più forte che ci sia, la mia Marcella!”
Armando gli diede una pacca sulla schiena e lasciò che tornasse dalla sua famiglia.
 
Per Marcella i giorni in ospedale furono difficili. Aveva voglia di tornare a casa con i suoi bambini e suo marito ma la ferita faticava a rimarginarsi, era debole e, nonostante non ci fossero state ulteriori complicazioni, aveva dovuto restare ricoverata più del piccolo Claudio. Nicola glielo portava ogni giorno ma il distacco e la lontananza la facevano soffrire. Si sentiva sola, nonostante le visite della famiglia e degli amici. 
Quando finalmente i medici le comunicarono l'intenzione di dimetterla il giorno dopo, pianse abbracciata al marito per la gioia. 
Nicola non le aveva permesso di alzarsi dal letto prima che tutto fosse pronto per uscire. Aveva chiesto aiuto ad una delle cameriere per sistemare la borsa della moglie e poi l'aveva aiutata a vestirsi e prepararsi.
“Lo sai vero che ora sono guarita? Che sto bene e che posso fare da sola?”
Lui la guardò con tenerezza e le prese il viso tra le mani.
“Lo so! Ma lascia che ti dia una mano lo stesso! Tu non ne hai bisogno, ma io sì”
“Sei molto dolce... Allora ti prego, dammi la felpa!” Gli rispose sorridendo.
“Andiamo a casa amore mio! Senza di te è troppo vuota!”
 
“Sorpresaaaaaa!”
A casa tutti i suoi amici e i bambini la aspettavano e avevano organizzato una piccola festa per il suo ritorno. C'era anche Maria Beatrice che fu la prima ad abbracciarla.
“Tu lo sapevi?” Disse, quasi sussurrando, rivolta al marito.
“Ovviamente!”
“Sorellina, non ti arrabbiare! Lo sappiamo che non ami certe cose! Ma noi ti vogliamo bene e siamo felici che tu sia a casa!”
“Marcella... Maria Beatrice ha ragione! Lascia che sia per tutti noi una festa il tuo rientro! Ciao tesoro!”
Marcella abbracciò anche Caterina, e poi Ugo, Mattia. Camilla invece si limitò come suo solito a stringerle la mano. Armando la strinse e lei ricambiò con sincero affetto il suo gesto. I bambini correvano felici mentre in un angolo, seduta su una poltrona, Betty guardava la sua amica tenendo in braccio il piccolo Claudio
“E tu non vieni a salutarmi?”
Gli occhi di Betty si riempirono le lacrime. Era stata l'unica a non andare a trovarla, che si era limitata a qualche sporadico messaggio. Marcella, che la conosceva, non l'aveva biasimata. Sapeva bene che le ragioni di quel distacco non erano dovute a mancanza di affetto, sapeva che Betty le era stata lontana perché era spaventata da quello che era successo. Perché lei era incinta e la notizia della sua impossibilità ad avere altri figli l'aveva colpita più di chiunque altro. Sapeva che l'amica non avrebbe saputo cosa dirle. Betty rimase seduta, quasi senza guardarla, imbarazzata.
“Allora? Non vuoi darmi il mio bambino?”
Betty si alzò, facendo attenzione a non svegliare il neonato e lo pose tra le braccia della madre che gli diede un piccolo bacio sulla fronte.
“Amica mia, sarebbe carino se mi aiutassi a metterlo nella culla... Ti va?”
Betty, sempre evitando il suo sguardo, non si sottrasse alla sua richiesta.
Insieme andarono nella cameretta che era stata sistemata per il bambino e quando Marcella lo mise nella culla la guardò sorridendo.
“Io sto bene...”
“Scusa se non sono venuta in ospedale... Ma con i bambini, il lavoro...”
“Non sono arrabbiata, e so che non erano i tuoi impegni ad tenerti lontana... Ma io sto bene davvero!”
“Sì?”
“Sì! Come potrei non stare bene?” Disse indicandole la culla.
“Scusami!”
“Non devi scusarti! Ma vorrei che mi salutassi anche tu, come hanno fatto tutti gli altri!”
“Io... Io non ti sono stata vicino...”
“Ti sei presa cura dei bambini... In questi giorni sapevo che avresti voluto bene a Claudio come se fosse tuo figlio! So che hai avuto paura per me, che non hai saputo affrontare quello che è successo... Ma dopo tanti anni di amicizia e dopo tutto quello che mi hai dato, un momento di sconforto ci può stare! E lo capisco! Perché anche io mi sarei comportata nello stesso modo! Ma ora ti prego, vieni ad abbracciarmi anche tu!”
Betty non riuscì più a contenere le lacrime e corse ad abbracciare l'amica che ricambiò con affetto.
“Quando Nicola me l'ha detto mi sono sentita strana... Ma io non sono diversa da prima!”
“Il tuo bambino è dolcissimo! Ma te lo devo dire! Al contrario di Francesca e Giulio, lui non ti somiglia per nulla!”
“Che fregatura! Tre figli e l'unico parto difficile e sofferto mi ha dato un bimbo che somiglia a suo padre... Non lo trovi adorabile?”
“Beh, Riccardo e Camilla sono la copia di Armando... Io spero che almeno l'ultimo somigli un pochino a me!”
“Quindi sarà un maschietto?”
“Non lo sappiamo... È timido...”
Le due risero serene. La loro amicizia era cresciuta nel tempo e Marcella aveva ragione, c'erano sempre stata l'una per l'altra! 
Armando si era fermato sulla soglia della cameretta del piccolo Claudio e le guadava. Nonostante fossero passati tanti anni, ancora gli sembrava strano vederle tanto affiatate. Ricordava bene come erano stai i loro rapporti all'inizio, quando Betty aveva iniziato a lavorare all'Ecomoda, Marcella non la sopportava. 
“Anche a te sembra impossibile, vero?”
“Sì, a volte torno indietro con i ricordi... Anche se non mi piace ricordare quel periodo...”
“C'è stato un tempo in cui avevo dimenticato perché mi fossi innamorato di lei... Oggi quando la guardo, mi rendo conto che non potrei vivere senza! Lei è tutto!”
“Io invece non ho mai scordato per un secondo perché la amo! Da quando, una notte, ho confessato a me stesso di amarla, non ho mai messo in dubbio il mio amore... Guardala, non la trovi bellissima?”
“Marcella lo è di più!”
Armando lo guardò, come aveva fatto ad essere geloso di un uomo che vedeva la sua donna, la sua meravigliosa donna, come una sorella? 
“Lasciamo stare, Nicola! Lasciamo stare!”
Nicola rise e poi si rivolse alle due donne che, chiacchierando fitte, non li avevano nemmeno notati.
“Signore, la festa è di là... Marcella, amore mio, vuoi davvero che tua sorella monopolizzi i tuoi ospiti con i suoi discorsi?”
I quattro tornarono nel salotto e la festa continuò per tutto il giorno. I bambini si divertivano e per tutti fu una giornata speciale.
 
Guardava il bambino che dormiva tranquillo nella sua culla. Era tornato a casa dal lavoro da qualche minuto. Riccardo era al maneggio. Ormai passava più tempo insieme al suo cavallo che con loro. Camilla era con Francesca e Giulio, in piscina, la sua piccola sirenetta... La casa era silenziosa, in penombra. Uscì dalla cameretta e raggiunse la moglie. Si era assopita sul divano, una mano sotto una guancia, i capelli un po' arruffati. Era stanca, sua moglie. Il bambino aveva scambiato la notte per il giorno così lei passava ore a cullarlo, a canticchiare canzoncine e cercando di non far troppo rumore per non svegliare lui e gli altri figli. Senza quasi accorgersene cominciò ad accarezzarle i capelli. Quanto era bella sua moglie, dolce, intelligente, forte, comprensiva. Era una madre attenta e premurosa e la moglie perfetta. Era fortunato. Fortunato che lei lo amasse. A volte pensava a quanto fosse stata terribile la sua vita prima di poterla riavere. Quanto aveva sofferto per gli errori terribili che aveva commesso. Si era quasi fatto scivolare dalle dita la felicità. Lei si svegliò e lo guardò sorridendogli.
"Ciao... C'è qualcosa che non va?"
"No, no, amore mio! Ora va tutto benissimo!"
 
 
 
   
 
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