Cap 40 Essere un
buon re
Quando Elena era
uscita dalla tenda del capo, l’ultima
cosa che il castano si aspettava di vedere era uscire la madre di
quest’ultima,
Rachel, e subito dopo di lei un uomo vestito da soldato… il
capo in persona dei
cacciatori.
Tra quei tre vi
era un aria tesa, Elena aveva le
mani strette in due pugni, sul suo viso vi era un’espressione
turbata ed era
più tesa e spaventata di quando l’aveva vista
entrare. Non sapeva quel che
fosse successo dentro quella tenda, ma non avrebbe esitato a
chiederglielo una
volta rimasti soli.
Elena e Rachel
si misero a parlare poco distanti da
lui, il Capo dei cacciatori fece due passi nella sua direzione.
“Abbiamo
una missione importante da compiere,
ragazzo ho bisogno del tuo aiuto” Nick quasi non
potè credere alle proprie
orecchie, un’occasione del genere non capitava tutti i
giorni, incontrare il
capo ed eseguire per lui una missione speciale.
“Sono
pronto.” Disse serrando le mascelle, assumendo
un’espressione da soldato in attesa di ordini.
“ho
una missione da affidarti, la più importante di
tutte.” Gli disse quello solenne.
“è
una vita che aspetto questo momento, signore.” E
quando proferì queste parole una nota di emozione
scappò al suo controllo.
Ben, o meglio,
il Capo dei cacciatori gli mise in
mano una pistola carica. “Ti affido la cosa più
preziosa che ho.”
Il ragazzo
abbassò il suo sguardo sull’arma, nella
sua mente tentò di capire in cosa quella pistola fosse tanto
speciale, chiederlo
sarebbe stato da stupidi, e di certo il capo gli avrebbe tolto
l’incarico
seduta stante quindi fece quello che gli riusciva meglio,
guardò l’uomo dritto
negli occhi e gli rispose in modo solenne “ne avrò
la massima cura”.
Ben
annuì con il capo in un cenno di intesa.
“so’ di
chiederti molto, ma difendila a costo della vita”
Nick stava per
rispondergli quando l’uomo chiamò
Elena, la ragazza si avvicinò zoppicante ai due, la gamba le
faceva sempre più
male, ma aveva una missione da svolgere. “ti prego, proteggi
mia figlia.”
Figlia? Elena
era la figlia del capo? Cosa gli era
sfuggito? Come era possibile? Una serie di domande prese a tormentargli
la
testa.
“Elena
io e tua madre andremo avanti, cercheremo un
buon punto da dove scoccare la freccia. Voi restate dietro di
noi,” la guardò
per un lungo istante incerto sul da farsi poi quando finalmente si
sporse per
abbracciarla ella lo schivò. “Cerca di fare
attenzione” disse solo imbarazzato,
poi lui e Rachel si addentrarono nel folto della foresta con la
famigerata
borsa nera pronta a percorrere un altro viaggio.
“Nick
dovrò chiederti un altro passaggio…” la
bionda
si avvicinò al ragazzo con fare incerto.
Il castano le
diede le spalle e le fece segno di
risalire, senza di lui la ragazza sarebbe stata persa. “siamo
diretti al cuore
della battaglia, vero?” le chiese iniziando a correre per la
strada che aveva
percorso poco prima.
Elena stringeva
tra le dita gli anelli mancanti di
Alimede, sapeva che lontano dal tridente non avevano alcun potere,
eppure era
come se le ustionassero la carne, come se tentassero in tutti i modi di
scappare al fato che andava loro incontro.
“si
nick, proprio lì.”
Il piano le era
sembrato disperato e folle, ma era
l’unico che avevano. Ben aveva tirato fuori da una tasca un
sacchetto con gli
anelli, camminavano sempre con lui per qualsiasi evenienza, ma adesso
era
giunto il momento di affidarli ad Elena. Non era stato possibile
fabbricarne
dei falsi, ed in ogni caso Tritone avrebbe potuto scoprire facilmente
il
trucco. Suo padre le aveva raccomandato di prendere più
tempo possibile, magari
provare a trovare il suo ragazzo pesce, forse lui sapeva come usare
quell’arma,
e mai, in nessun caso, permettere a Tritone di impossessarsi degli
anelli.
Erano l’unica cosa che avevano dalla loro parte per tentare
di fermarlo, se
fossero caduti in mano sua, allora tutto sarebbe stato perduto.
“proverò
a prendere tempo… a parlare con Tritone”
“perché
devi andare proprio tu?” Il ragazzo tacque
qualche istante. Quello che stava per dirle non c’entrava con
quanto gli avesse
detto il padre di Elena o il suo capo. Non voleva vederla andare
incontro alla
morte certa, aveva bene limpida in mente l’immagine del
povero ambasciatore
folgorato solo per aver tentato un approccio con il Re. “Lascia
che sia io a farlo”
La ragazza
abbassò il capo sulle spalle di Nick che
si muovevano al ritmo della sua corsa. Per quanto fosse gentile,
ammirevole,
persino folle che lui si fosse proposto al suo posto, quello era un
compito che
spettava solo a lei.
“Tritone
mi conosce. Conosce il legame che c’è fra
me e Aris e spero che questo basti a frenarlo
dall’incenerirmi all’istante come
quell’altro ambasciatore…”
Il ragazzo
attese in silenzio che ella continuasse.
“Non
credo che farebbe lo stesso con te o con
chiunque altro. Devo farlo io, ma grazie lo stesso”
Il suo
ragionamento non faceva una piega, ma proprio
non riusciva a lasciarla andare. “sei ferita El, non ti reggi
nemmeno in piedi,
come farai a tenergli testa?! Sono preoccupato per te, non posso
nasconderlo.”
“troverò
la forza. In qualche modo ce la farò.”
Rispose lei in un tono che voleva essere rassicurante ma che invece
risultò
incerto.
“e i
tuoi genitori che faranno?”
“abbiamo
trovato un arma” gli spiegò brevemente lei,
“ma dobbiamo capire come usarla, sembra troppo pericolosa per
essere maneggiata
da mani inesperte. Quando mio padre ha provato ad incoccarla in un arco
questo
ha preso fuoco. Probabilmente ci vuole l’arma
giusta.”
“o
forse la persona giusta…”
A quello Elena
non aveva pensato. “credi che ci
voglia una persona giusta per usarla?”
“la
freccia ve l’ha data Ursula no? E appartiene al
popolo del mare, magari ci vuole un tritone per scoccarla, per questo
con voi
non funziona.”
“Nick,
sei un genio.” Era una cosa talmente ovvia da
essergli completamente sfuggita.
“davvero?”
le disse sorpreso.
“ma
certo! Aris deve usarla! È una freccia che può
usare solo lui!”
“come
possiamo fare?” Nick rallentò per riprendere
fiato,
“è
necessario cambiare i nostri piani… mentre io
tenterò di distrarre Tritone tu e i miei genitori proverete
a cercarlo.”
Erano quasi
giunti a destinazione. “Elena, tu non
uscirai allo scoperto fino a che non avremo visto dove si trova Aris e
non
avremo fatto in modo di avere Tritone sotto tiro, il tempismo
è essenziale.”
La ragazza scese
dalla sua schiena e si sporse oltre
il tronco che li proteggeva alla vista dei nemici, finalmente erano
arrivati.
Dov’era Aris? Il suo sguardo prese a vagare per tutto il
lago, ma purtroppo
quando lo vide il suo cuore prese a palpitare più forte in
petto dalla paura.
Tritone teneva puntato contro Ursula il tridente ancora carico,
frapposto tra
quei due si trovava lui.
“Elena
mi stai ascoltando?” ma quando Nick protese
la mano per afferrarle un braccio la ragazza era già
sgusciata in avanti
uscendo dall’ombra.
“Aspetta
El!” ma il ragazzo non la fermò in tempo.
“Tritone!
Fermati!” scandì
la bionda.
E tutta la loro
attenta pianificazione andò in fumo.
****
Aris aveva
raggiunto la radura, Nick, Rachel e un
uomo gli erano venuti incontro con una borsa nera. L’uomo, il
capo dei
cacciatori gli aveva messo fra le mani uno scrigno semi aperto,
“ti
prego, dicci che sai come funziona questa cosa”
disse Rachel sempre più spaventata per
l’incolumità di sua figlia.
“è
la freccia di Artemide!” disse il ragazzo
prendendola in mano delicatamente.
“sai
come si usa?” chiesero all’unisono i tre.
Il ragazzo la
prese in mano, era la prima volta che
vedeva un manufatto del genere in vita sua, come avrebbe dovuto fare?!
****
Elena aveva teso
la mano con gli anelli di Alimede
proprio sotto il naso del re. Quando aveva visto Aris in pericolo non
aveva
capito più nulla e si era gettata nella mischia, proprio
quello che tutti, Nick,
sua madre, Aris, persino suo padre, le avevano raccomandato di non fare.
Tritone prese a
ridere e la sua risata risuonò per
tutta la radura come un malvagio eco distorto.
“sciocca
ragazzina, perché stipulare un accordo con
te quando posso ucciderti e prendermeli ugualmente?”
Elena
ritirò la mano spaventata, era giunto il
momento cruciale, per quanto ancora sarebbe stata in grado di
trattenerlo
dall’ucciderla? – ti prego, Aris, falla funzionare.
– pensò con tutte le sue forze.
“lasciala
stare!” e la voce di Nick fu seguita da
una serie di colpi di pistola. I proiettili colpirono il Re come se
fossero
fatti di gomma. Il ragazzo le corse incontro e le si mise davanti per
proteggerla.
“Vattene
via di qui Nick!” gridò lei disperata.
“spero
che la tua fiducia in Aris sia ben riposta.”
Le disse continuando a sparare gli ultimi colpi rimasti.
****
Aris
impugnò la freccia e ne notò le antiche
iscrizioni tutt’attorno. Erano scritte in una lingua
dimenticata da tempo, ma
lui aveva avuto modo di vedere quelle rune sui libri che Tritone lo
costringeva
a studiare. Ci mise qualche istante a tradurne il significato, che
pressappoco
suonava così:
“per
vedere bisogna credere.”
Il rosso chiuse
gli occhi e stringendo forte la
freccia si lasciò pervadere dal suo potere, ma ancora non
succedeva nulla. Non
sapeva cosa stesse aspettando, magari che la freccia si scagliasse da
sola.
Rumori di spari lo avvisarono che il tempo stava per finire, - per favore, funziona –
sperò con tutte
le sue forze, Elena stava per morire, lui non poteva permetterlo. – ti prego. Ti supplico –
strinse con due mani
la freccia e poi come per
magia, la luce iniziò a prendere forma, un arco argenteo gli
si materializzo
fra le mani.
Era il segno che
aspettava.
Aris fece alcuni
passi ed uscì dall’oscurità che lo
proteggeva. Era passato del tempo ma ricordava ancora come impugnare un
arco.
Afferrò saldamente l’impugnatura, tese la corda e
sistemò la sua unica freccia.
“quella
sciocca
ragazzina è sotto la mia protezione!”
Nick ed Elena si
voltarono a guardarlo, la ragazza
aveva le lacrime agli occhi dalla paura.
Tritone
calò il tridente con il colpo mortale.
La bionda chiuse
gli occhi.
Un sibilo
sfrecciò nell’aria. Per un istante ci fu
un interminabile silenzio nell’attesa che il colpo arrivasse
a destinazione.
La freccia
argentata attraversò l’armatura di Re
Tritone come fosse di carta, fermando la sua corsa nel suo petto.
“Addio
Tritone” sussurrò Aris mentre un fiotto di
sangue blu iniziò a sgorgargli dal petto. Il tridente
scivolò dalla sua mano
cadendo nella profondità del lago, la battaglia si
fermò, tutti si fermarono a
guardare cosa stesse succedendo.
Sul volto del re
si dipinse un’espressione di
incredulità, poi quel sorriso strafottente che
l’aveva sempre accompagnato fece
nuovamente la sua comparsa, con gli occhi maligni guardò il
nipote che aveva
cresciuto, ucciderlo.
Un re doveva
essere pronto a sacrificare tutto per
la sua gente e lui non sarebbe mai stato in grado di fare
ciò che aveva fatto
lui. Come veleno sputato dalla bocca di un serpente proferì
le sue ultime
parole, rivolte verso la persona che l’aveva deluso
più di tutti.
“tu, non sarai mai, un buon re.”
Dalla sua bocca
uscì un fiotto di sangue blu
intenso, poi la sua immensa figura si crepò in mille pezzi,
come fosse stato fatto
di cristallo. Nel momento in cui i frammenti si separarono dal corpo si
tramutarono in schiuma di mare, e dove prima c’era stato un
folle tiranno adesso
non vi era altro che una schiuma azzurra che stava via via
disperdendosi
nell’acqua.
La freccia che
l’aveva trapassato cadde nel profondo
del lago andando a seguire il Tridente rimasto senza un possessore.
Re tritone era
finalmente morto.