Film > La strada per El Dorado
Segui la storia  |       
Autore: Snow_Vaal    29/03/2018    3 recensioni
Talvolta non è affatto semplice accettare ciò che si è e ciò che si prova.
Illusione, realizzazione, delusione. Forza, coraggio, riaccesa speranza.
L'amore che trova sempre la via.
Perché l'oro, ad El Dorado, non è il tesoro più prezioso.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chelo, Miguel, Tullio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“...iota. Tullio sei solo un idiota...”

Il moro sgranò gli occhi e sollevò di scatto la testa verso la sua sinistra quando udì quelle parole appena sussurrate, ma che, nel silenzio della notte, distinse chiaramente. Era la voce di Miguel, era la sua, ne era sicuro. Finalmente l'aveva trovato. Non riusciva a crederci, ormai aveva quasi perso tutte le sue speranze ma... Era lui, ed era lì.

Miguel se ne stava seduto su un largo piedistallo di pietra, dando le spalle a lui e alle acque del bacino, preferendo invece la straordinaria vista di un muro di mattoni scuri. Tullio non sapeva se avvicinarsi o meno. Dopo averci pensato, scelse di aspettare.

Non voleva spaventare il suo amico, e prima di provare a sistemare le cose, voleva cercare di capire cosa turbasse davvero così tanto Miguel da farlo scappare via. Dentro di sé sperava che non lo avesse notato, e si accucciò dietro uno degli alberi decorativi per poterlo spiare. Forse non era corretto, forse non avrebbe dovuto farlo, però non aveva davvero idea di cosa passasse per la mente dell'amico, e affrontarlo a viso aperto era troppo rischioso, poteva correre il rischio di compromettere ancora di più la sua posizione.

Miguel girava e rigirava un piccolo sassolino che teneva tra le dita, mentre, con lo sguardo basso, cercava di contenere la sua frustrazione e il suo disprezzo per il compagno. Malediva Tullio per ciò che aveva fatto, ma malediva ancora di più se stesso per aver reagito a quel modo.

“Tu... non capisci. Non hai mai capito e mai capirai...” sussurrò ancora.
“È così strano? È così sbagliato?” strinse forte il sassolino nel palmo della sua mano, pronunciando parole vaghe a denti stretti. Non voleva piangere, non più, ma non riuscì a trattenersi, e iniziò a singhiozzare di rabbia. Tirò su col naso un paio di volte, poi, velocemente, alzò il braccio che stringeva la pietra.
“VA ALL'INFERNO! DANNAZIONE!” urlò, scagliandola contro il muro di mattoni scuri.
Il sassolino si infranse in due metà con uno schiocco chiaro, lasciando un solco bianco, appena visibile.
“Al diavolo tu ed El Dorado!” si disse Miguel, asciugandosi il viso con la manica della maglia.

Tullio, ancora accucciato dietro la siepe, assistette a tutta la scena. “Va all'inferno” aveva detto. Il suo cuore a quelle parole mancò un battito.
Il moro si sentì come comprimere il petto da un macigno. Non capiva? No, su questo Miguel aveva ragione. Non capiva, non riusciva a capire.
Non aveva mai visto il suo collega così furioso, così distrutto, e si sentiva tremendamente in colpa, ma anche agitato, impaurito. Cosa avrebbe dovuto dirgli?
Spiare Miguel aveva solo alimentato i suoi dubbi ma non gli aveva dato alcuna certezza o risposta. Tullio si sentiva ancora più confuso di prima.

Mentre continuava ad osservarlo, vide Miguel alzarsi in piedi, e capì di non avere molto tempo. Poteva fare soltanto due cose in quel momento: Lasciare che Miguel andasse via per poi pedinarlo e cercare di capirne di più, o fermarlo lì dov'era. Senza pensare, scelse la seconda opzione.

 

Con uno scatto si sollevò da terra e si avvicinò all'amico che gli dava le spalle.
“Miguel!” lo chiamò, fermandosi a pochi metri da lui.

Nell'udire quella voce, il biondo trasalì. Non si aspettava di risentirla, di certo non quella sera. Si immoblizzò per un secondo e il silenzio riempì la notte per attimi lunghissimi. Per quanto si ostinasse nel cercare di odiarlo, di non provare altro che disprezzo per lui, la voce di Tullio riusciva sempre a scuoterlo, ad annullare i suoi pensieri. Non appena la sentì, il biondo non riuscì a provare altro che tristezza. Via il dolore, via la rabbia e il disprezzo. Tullio... Avrebbe tanto voluto ignorare ogni cosa, poterlo abbracciare, avere il conforto che tanto cercava. Miguel sapeva bene che Tullio era l'unica persona capace di confortarlo. Ma adesso che proprio il moro era la causa del suo dolore, come poteva farsene confortare?

Non si voltò a quel richiamo. In cuor suo sapeva bene che, se l'avesse fatto, non sarebbe riuscito a reggere il peso del confronto, lo sguardo di Tullio. Miguel era assolutamente sicuro che lui non capisse, e per quanto cercasse di incolparlo, sapeva bene che la colpa non era nemmeno sua. Non poteva capire, non avrebbe potuto comunque. Se c'era un colpevole in tutto quello, questo era Miguel.
Si sentì stupido nel cercare di scaricare la colpa sull'amico, quando sapeva bene che l'unico ad aver sbagliato, in quel frangente, era proprio lui.
Si sentì in imbarazzo, si sentì colpevole. Non era ancora pronto per vuotare il sacco e prendersi le sue responsabilità. 'Vigliacco' si disse.

“Tullio, per favore, va via... non dovresti essere qui.” riuscì infine a rispondere, con gran fatica.
“Come sarebbe a dire?” rispose il moro evidentemente seccato. “È tutto un pomeriggio che ti cerco, hai idea di quanto io sia esausto?” Tullio iniziò ad alzare la voce.
Miguel si sentì ancora più in colpa, si fece piccolo ascoltando quelle parole.
“Sei assurdo Miguel! Davvero? Arrivi, interrompi tutto sul più bello, fai una scenata e scappi via senza dire una parola. Adesso, dopo ORE che ti cerco per tutta El Dorado, hai il coraggio di venirmi a dire che devo andarmene e che non dovrei essere qui. Secondo te tutto questo è normale? Dai, dimmelo Miguel: tutto questo è normale secondo te?!”

Ancora silenzio. Miguel non riusciva a trovare il coraggio per rispondere.

 

Tullio lo osservava in silenzio. Non potendo nemmeno guardarlo in faccia non riusciva a capire se il biondo lo stesse davvero ascoltando. Ripensò alla scena di poco prima, alle lacrime e alla frustrazione di Miguel. No, probabilmente urlare non era la mossa migliore.
Sospirando si avvicinò all'amico e gli poggiò una mano sulla spalla destra. Lo sentì tremare leggermente.

“Hey... Senti. Io non so cosa sia successo, cos'ho fatto, o perché tu ce l'abbia a morte con me” cominciò a dire con tono amichevole “però se ti ho fatto torto ti chiedo scusa. Miguel, siamo amici da una vita. Non è da te scappare così.” -fece una pausa- “Non ti fidi di me?” - lo provocò- “Perché non mi spieghi che sta succedendo? È per Cielo? Non sapevo piacesse anche a te... Scusa, amico.” Tullio tacque, aspettandosi una risposta, una spiegazione.
“Miguel, mi sembra di parlare con il muro se non ti vedo in faccia. Ti prego, guardam-”
Il biondo afferrò la mano di Tullio con la sua sinistra, e la scostò dalla sua spalla con un gesto poco delicato. Si girò verso l'amico e Tullio potè notare la tristezza del suo sguardo. Tristezza e quello che pareva essere senso di colpa. Cosa? Non era lui che aveva sbagliato? Lo attanagliò un senso di confusione, e rimase a guardarlo allibito, con occhi incerti. Più dubbioso che mai, in attesa che parlasse. Sperava che finalmente Miguel si fosse deciso a spiegargli qualcosa, a fugare qualche suo dubbio.

“Per favore, non toccarmi.” -disse invece, abbassando la testa. Ci aveva provato, ma non riusciva proprio a reggere lo sguardo di Tullio. Allontanandosi di qualche passo aggiunse: “Ho bisogno di stare da solo...”
A quell'affermazione Tullio restò interdetto.

“C-come?”

“...”

Il moro guardava il suo amico mentre cercava di evitare il suo sguardo. Percepì l'imbarazzo di Miguel e la sua difficoltà nel parlare. Cominciò a ridacchiare.

“Dio Santo Miguel! Mi sembri una ragazzina! Hahaha” lo prese in giro, ma quando notò che Miguel non reagiva, tornò serio. La cosa stava diventando davvero imbarazzante. Tutto quel silenzio, semplicemente non era da loro. Solitamente Tullio avrebbe dovuto pregare Miguel affinché smettesse di parlare, ma questa volta, lo stava implicitamente supplicando di fare l'esatto contrario.

“Miguel...” lo chiamò piano allungando una mano verso il volto del compagno, che prontamente la respinse. Tullio sapeva che Miguel era arrabbiato, ed infatti non si sorprese più di tanto del gesto. Nonostante questo però, non potè fare a meno di sentire dentro di se un forte disagio. C'era rimasto male, ma a dire il vero, nemmeno lui sapeva esattamente che reazione desiderasse ricevere dal biondo con quel gesto.

“Ti avevo detto di non tocc-”

“Senti, adesso tu mi dici che succede. Sono stanco di giocare, Miguel.” lo guardò severo, afferrandolo saldamente per un braccio.

“Non posso.”

“MIGUEL!”

“NO!”

 

Silenzio.
Tullio, ansante e spettinato, stringeva forte il braccio del compagno, digrignando i denti per via della rabbia frustrata che provava. Miguel d'altro canto, lo fissava dritto negli occhi, sicuro, serio, fermo più che mai nella sua decisione di non dargliela vinta.

“Lasciami.”

“No.”
“Non fare il bambino.”

“Sei tu che stai facendo il bambino!”

 

Si udì un forte schiocco che rimbombò sul muro di mattori scuri, e fece tremare impercettibilmente l'acqua del bacino idrico.
La guancia sinistra di Tullio cominciò a colorarsi di un rosso acceso mentre Miguel riprendeva fiato. Il moro lasciò la presa sull'amico.
Uno schiaffo. Gli aveva dato uno schiaffo.

Si guardarono. Miguel sembrava essere impaurito, osservava Tullio con occhi spalancati e tremava. Tullio, di rimando, lo guardava incredulo. Non era arrabbiato. In realtà, non riusciva a sentire più niente.
Miguel cominciò ad ansimare e, preso dal panico, indietreggiò di qualche passo. Poi corse via, lasciando Tullio così, ancora paralizzato dalla sorpresa.

I suoi occhi azzurri brillavano del riflesso della luce lunare.
Ci fu un silenzio assoluto. L'acqua smise di scorrere, i grilli di cantare.
Non riuscì a muovere un muscolo.
Sentì le gambe cedere, e in un primo momento non riuscì a comprendere se fosse per la stanchezza o per lo shock.

Rimase lì in ginocchio, fermo immobile sul selciato, e mentre guardava pietrificato la figura del compagno di una vita allontanarsi e sparire all'orizzonte, sentì il tessuto della loro amicizia, venire strappato centimetro per centimetro. Lo colse un forte dolore al petto, come se il cuore gli fosse stato strappato via e calpestato brutalmente.
Mai come prima d'allora nella sua vita, si era sentito così perso.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > La strada per El Dorado / Vai alla pagina dell'autore: Snow_Vaal