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Autore: Lilies    30/03/2018    1 recensioni
«Lo so io cos’è successo, Moony» riattaccò Sirius con aria di sfida.
James Potter arrossì violentemente; ora il fumo negli occhi iniziava davvero a dargli sui nervi.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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About an angry boy (and a very stubborn girl)

 

 

 

James era semplicemente incazzato.

Incazzato con l’ammasso di libri di scuola che si accumulavano sulla scrivania impazienti di essere letti, incazzato con Sirius per i suoi melodrammi da primadonna (il che era tutto dire, considerando che il ruolo di primadonna designata era da sempre appartenuto a James), incazzato con Frank e Alice per quel loro fastidiosamente tenero modo di baciarsi di continuo. Incazzato perché da quel giorno Lily non gli aveva più rivolto la parola né dato adito di volerlo fare nel futuro più prossimo.

Ci ripensava, rimuginava sulle parole non dette, sulle questioni rimaste in sospeso, convincendosi di aver sbagliato tutto. A nulla servivano le bonarie parole di un Remus particolarmente premuroso, che cercavano di rassicurarlo ma ottenevano in cambio nient’altro che bofonchi indistinti e occhiate bieche – innescando così un circolo vizioso per cui entrambi si sentivano colpevoli di errori mai commessi e rendevano la vita all’interno del dormitorio maschile di Grifondoro pressoché insopportabile.

Ci ripensava continuamente, la osservava conversare a colazione catturando ogni istante in cui il suo sguardo si posava distrattamente su di lui, salvo poi tornare frettolosamente alle vuote chiacchere mattutine a cui Mary la teneva incollata. Mi sta guardando di nuovo, esultava James dentro di sé senza rendersi conto di quanto ridicolo potesse apparire agli occhi dei suoi amici, che in quelle circostanze avevano quasi sempre il buonsenso di non commentare.

Si era accorto di tenere a lei più di quanto potesse immaginare, più di quanto fosse disposto ad ammettere a sé stesso. Se n’era definitivamente accorto nel momento esatto in cui aveva visto quel Corvonero stringerla protettivamente a sé tra le viette di Hogsmeade in una gelida giornata d’inverno, accarezzandole le guance e strappandole un caldo sorriso. James passava di lì per caso, bighellonava coi ragazzi discutendo dell’ultimo album di una strana rock-band babbana; accorgendosi di loro, si era sentito avvolgere da un fastidioso prurito al volto e alle punte delle dita. Si era accorto di voler essere lui la causa di quel sorriso, voleva che fossero sue le mani che carezzavano i rossi capelli di Lily, che si sarebbe stretta al suo abbraccio e gli avrebbe detto James, sono felice.

 

*

 

«Quanto ancora pensi di continuare con questa sceneggiata?»

Era finalmente riuscito a placcarla – letteralmente – non appena l’aveva vista poggiare un piede fuori dall’aula di Antiche Rune, cogliendola di sorpresa e facendola sobbalzare contro il muro di pietra.

«Non posso credere che tu mi abbia pedinata su quella stupida mappa» esclamò prontamente Lily dopo aver fulmineamente riacquisito il suo solito autocontrollo. James rinunciò a riporre furtivamente la Mappa del Malandrino dentro le maniche della divisa, esalando uno sbuffo stizzito.

«E io non posso credere che una persona così notoriamente sensata come Lily Evans possa comportarsi in modo talmente infantile da evitarmi per giorni interi quando, voglio ricordarlo, ha passato anni della sua carriera scolastica a dare dell’infantile al sottoscritto» ribatté di getto lui, senza preoccuparsi di celare la rabbia che l’aveva divorato in quell’ultimo periodo. Lei aprì e richiuse la bocca un paio di volte, presa in contropiede, salvo poi distogliere precipitosamente lo sguardo da James per inchiodarlo, decisa, su un punto imprecisato alle spalle di lui.

«Potter…» sospirò Lily. Lui deglutì, le guance ancora arrossate dalla sfuriata. «Te l’ho già detto, è sbagliato. Non contava niente! Dimentica tutto

 

*

 

La situazione era rimasta invariata.

James sedeva scompostamente su una delle panchine scampate alla gelata della notte precedente. Si trovava nei pressi de I Tre Manici di Scopa, gli sbuffi della sigaretta di Sirius che gli annebbiavano la vista a momenti alterni. E James avrebbe effettivamente preferito non vederci più, piuttosto che essere costretto ad assistere a quel pietoso, snervante spettacolo: Lily e quel Corvonero – Frank gli aveva riferito che si chiamava Edwin, Edward o qualcosa del genere – ridevano da un tavolino all’interno del pub che dava sulla strada di fronte, davanti a loro due Burrobirre. Lei, notò James, non sfoggiava il suo solito sorriso pacato, e continuava ad aggiustarsi nervosamente una ciocca ribelle dietro l’orecchio. 

«James, piantala, ora sembri decisamente un pazzo fanatico» disse Sirius lanciandogli un’occhiata in tralice, il fumo della sigaretta che svolazzava pigro davanti a sé.

James ridacchiò, rubandogli un tiro. «Lo sembri anche tu, visto che devi averli fissati tanto a lungo quanto me per esserti accorto che li stessi osservando». Espirò il fumo nebuloso e poi tossì raucamente, smettendo solo dopo che Remus gli ebbe veementemente colpito diverse volte la schiena. Peter sogghignò a bassa voce, dicendo qualcosa a proposito degli sciocchi che si ostinano a voler fumare.

«Sì, va bene, hai ragione. Resti comunque un coglione totale» continuò Black aggrottando vistosamente le sopracciglia, disgustato, adocchiando Edward mentre si sporgeva sul tavolo per pulire un baffo di schiuma dal naso di Lily.

«Siete entrambi dei coglioni» si intromise pacatamente Remus, scuotendo la testa in una delle sue migliori imitazioni della McGranitt e prendendo posto tra i due amici. «Tu di più però, Prongs». James lo squadrò, oltraggiato dall’offesa, poi Remus riprese: «Se solo ci dicessi cos’è successo esattamente, magari potremmo esserti d’aiuto.»

James scosse la testa. «No, non se ne parla, ve l’ho già detto.»

«Lo so io cos’è successo, Moony» riattaccò Sirius con aria di sfida.

James Potter arrossì violentemente; ora il fumo negli occhi iniziava davvero a dargli sui nervi.

 

*

 

Guardava Edward, nelle orecchie l’eco della risata di Madama Rosmerta e del chiasso di decine di studenti decisi a distrarsi dal carico di studio quotidiano. Osservava il suo ragazzo e al posto dei suoi rassicuranti occhi azzurri vedeva il fantasma di due iridi dall’aria sgradevolmente familiare.

Era impossibile tenerlo fuori dalla propria testa e lo odiava per questo. Se possibile, odiava ancora di più sé stessa per essersi resa così vulnerabile, complice un bicchiere di Whisky Incendiario di troppo e una serata trascorsa in compagnia della persona sbagliata. Eppure, nonostante il bruciante rimpianto che provava, ascoltando Edward che raccontava di come la sua sorellina avesse finalmente mostrato segni di magia, non riusciva a desiderare fino in fondo che tutto quel casino non fosse mai accaduto.

«Lily, che succede?»

Al suono della sua voce, la ragazza si ridestò improvvisamente dalla trance in cui era inconsapevolmente caduta; Edward la guardò stranito, grattandosi la tempia. «Mi stavi ascoltando?»

«Sì, sì, ovviamente!» rispose lei forse con troppa enfasi, abbozzando un sorriso conciliatore.

«Non ne sono convinto» ridacchiò Edward. «Se preferisci, possiamo tornare al castello.»

«Sì, va bene. Non credo di sentirmi troppo bene» mentì Lily, aggiungendo altri sensi di colpa al già bruciante senso di inadeguatezza che provava in presenza del suo ragazzo.

Uscirono in fretta dal locale, nascondendosi dentro i mantelli per sfuggire al gelido venticello che si era alzato. Un paio di iridi screziate d’oro li seguirono finché le loro sagome non furono scomparse alla vista…

 

*

 

Due settimane più tardi, il freddo invernale sembrava aver dato tregua agli abitanti di Hogwarts.

Lily studiava pacificamente al tavolo più isolato della biblioteca, i pesanti tomi di Aritmanzia che ne invadevano la maggior parte della superficie. Più teneva ostinatamente gli occhi sulla pergamena fittamente vergata di appunti, più le sembrava che qualcosa la stesse sondando da capo a piedi. Non ci volle molto a scovare la fonte di tale disagio.

«Tu e Edwin Gibson vi siete lasciati.»

Con disappunto, Lily notò quanto quella sembrasse una vera e propria affermazione, più che una pacata seppur scomoda e inopportuna domanda. «Si chiama Edward. In ogni caso, non vedo come questo possa riguardarti in alcun modo, Potter.»

«Oh, ma per favore

James Potter strattonò una sedia facendola sfregare sul pavimento e si sedette rumorosamente, attirando le occhiatacce della bibliotecaria. Lily sbuffò infastidita, riportando lo sguardo sui suoi appunti.

«Lo sai benissimo anche tu come questo mi riguardi direttamente» sibilò lui, riavviandosi con una manata i capelli già di per sé abbastanza sconvolti.

«Non essere ridicolo» replicò Lily affrettandosi a recuperare le proprie cose, decisa a porre fine a quella conversazione. «La grandezza del tuo ego a volte mi sconvolge». Si avviò verso l’uscita prima che la bibliotecaria trovasse un buon motivo per cacciarli, non stupendosi di ritrovarsi James alle calcagna appena un attimo più tardi.

«Qui sei tu quella ridicola, Lily Evans». James affrettò il passo. «Ehi, ehi, sto parlando con te!»

Lily si sentì afferrare per un braccio e, immediatamente dopo, si ritrovò faccia a faccia con un James Potter determinato a chiarire una volta per tutte l’assurda situazione in cui, stupidamente, si era cacciata. Il respiro di lui appariva accelerato, mentre la fissava con sguardo truce e le faceva segno di stare a sentirlo.

«Non voglio chiederti quale sia la causa di questa rottura» ammise stancamente James, accennando un mezzo sorriso. Poi tornò immediatamente serio, serio come Lily non l’aveva mai visto. «Voglio che tu sappia che non ho fatto quello che mi hai chiesto, non ho dimenticato. Non voglio dimenticare.»

«Potter…»

«James» la interruppe, sospirando pesantemente.

«James… Io so che non potrebbe funzionare in nessun modo». Il volto di lui sbiancò, allentando la presa sul suo braccio. Lily cercò di ignorarlo. «In nessun modo. Si è trattato di uno sbaglio dettato dall’alcool. Una stupida leggerezza. È già incredibile il fatto che riusciamo ad avere un rapporto quantomeno civile dopo anni di litigi. Capisci anche tu che sarebbe assurdo anche solo pensare che potrebbe esserci qualcos’altro.»

La mano di James mollò definitivamente la presa, ciondolando stupidamente. Di nuovo quel mezzo sorriso, pensò Lily mentre lo osservava riavviarsi i capelli con meno energia di prima. Quel mezzo sorriso triste.

«Be’» ruppe il silenzio James. «Direi che non abbiamo altro da dirci.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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