Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |       
Autore: Malanova    30/03/2018    7 recensioni
Hello! Per vostra disgrazia sono tornata con un'altra fiaba XD dopo il successo di Dragon Oz (quale?).
Questa volta saranno i nostri tre cyborg preferiti ad essere protagonisti: C-17, C-18 e C-16.
I tre sono dei vivaci ma quanto pestiferi fratelli che costringono con la forza il povero Crilin Pan a portarli nell'Isola Che Non C'E.
Pronti per un altro buco nell'acqua? Buona lettura!
Genere: Comico, Demenziale, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: 16, 17, 18, Crilin
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Queste oscure favolette'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Tutto iniziò in quella notte d’autunno, tanti anni fa, in una lussuosa villetta nel centro della Città del Nord rassomigliante al castello di Frankenstein.

A quei tempi ci abitava un vecchio scienziato, un certo Dottor Gelo, insieme ai suoi tre figli: due gemelli, una femmina e un maschio, di nome C-18 e C-17, e il più piccolo di nome C-16. E fantasia portami via.

In città nessuno sapeva spiegarsi come l’anziano li avesse avuti: l’uomo, fin dalla gioventù, era conosciuto, oltre per la sua genialità, per essere un rinomato rompiballe ossessionato quasi fino alla follia dalla meccanica e dalla biologia e non c’era donna sulla faccia della Terra che lo potesse sopportare. Eppure, un giorno, presentò i suoi tre Pargoletti ai vicini.

Se c’è ancora qualcuno che mi ha seguito fino a questo punto senza addormentarsi, spiegherò il perché della parola Pargoletti scritta in grassetto.

I tre, nonostante il dottore insisteva nel dire che C-17 e C-18 avessero otto anni mentre C-16 soltanto quattro, i primi due avevano già l’aspetto da diciottenni ed avevano un’inquietante bellezza, così perfetta da sembrare quasi artificiale mentre il più piccolo era un armadio a tre ante dallo sguardo di ghiaccio. Roba che faceva venire la pelle d’oca a tutti, soprattutto quando i piccoli Gelo frequentavano le scuole elementari.

Ben presto la gente prese ad odiare i tre giovani quasi quanto il padre. Erano disobbedienti, bruti, arroganti e per niente interessati ad ascoltare il prossimo, soprattutto il loro genitore. In poche parole dei teppisti.

Però torniamo ai nostri avvenimenti.

Quella notte i tre fratelli erano particolarmente tremendi: i gemelli saltavano sopra ai loro rispettivi letti prendendosi a raggi energetici e cuscinate mentre il minore faceva Tarzan sul lampadario della stanza, urlando a squarciagola e sventolando il suo Teddybear come una bandiera. Il Dottore non ce la faceva più, doveva far qualcosa per calmare quelle calamità della natura altrimenti non sarebbe più riuscito a concentrarsi su qualsiasi cosa. Non c’è l’avrebbe mai fatta da solo… aveva bisogno di una persona, magari di una tata! Ma a chi poteva lasciare in tutta sicurezza (più che altro quella della tata) i figlioletti? Ci pensò un po’ su e qualcosa si accese nel suo cervello tenuto sotto spirito...

Dopo un paio d’ore…

Quando i giochi stavano raggiungendo l’apice e le mura il limite, l’anziano fece il suo ingresso nella stanza dei bambini insieme ad un essere mostruoso. Era alto quasi tre metri, verde con l’esoscheletro maculato, occhi felini e una lunga coda dotata alla punta di un pungiglione. Le mani munite di tre dita ciascuna si sfregavano, nervose, ricordando ai tre fratelli un grosso insetto. Fermarono i loro giochi all’istante.

L’uomo ridacchiò, molto soddisfatto dalla loro reazione, e presentò la creatura “Ragazzi, vi presento la vostra nuova tata. Lui è Cell…” “Che adorabili, piccole, bestiole…” gracchiò il mostro, sorridendo con quella specie di bocca a becco e guardandoli in modo famelico. Calò un silenzio pesante. Il Dottore guardò il suo orologio da polso e mormorò “Oh, quasi dimenticavo… Devo essere presente in un’importante congresso nella Città dell’Est… Ritornerò fra qualche ora…” “Papino!” esclamò C-17, che andò ad abbracciarlo e facendo la voce lagnosa “Non lasciarci soli!” “Ma non siete da soli! C’è Cell insieme a voi…” “Non è la stessa cosa!” si lagnò il moro. Poi guardò la sorella e ringhiò, usando solo il labiale “E dì qualcosa!”. La biondina disse, rivolta al genitore, con voce dura “17 ha ragione…”. Guardò freddamente Cell e borbottò “La tata ci fa paura”. L’uomo fece un sorriso più ampio, quasi maligno “Dopo che avrete passato qualche minuto insieme sono sicuro che cambierete idea…”. Diede un bacio sulla fronte a tutti (Si… Anche a Cell, che si accucciò come un grosso cane affinché le labbra pelose dell’uomo potessero sfiorare la bio gemma) e se ne andò senza voltarsi indietro.

Cell mosse leggermente la coda, ancora accucciato, poi girò la testa fino a fissare in modo inquietante i tre “Allora… Che ne dite di giocare a nascondino?”. Si alzò lentamente “Voi vi nascondete e io vi vengo a man… ehm… cercare… ”. C-18 inarcò un sopracciglio.

Dopo qualche ora…

Il Dottor Gelo tornò a casa e la prima cosa di cui si accorse era che c’era un silenzio assoluto e le pareti non avevano bisogno di restauro. Si diresse verso la stanza dei figli e aprì un poco la porta. I ragazzi erano nei loro letti mentre Cell era seduto su una seggiola, con un libro tra le mani e la coda che dondolava in modo inquietante sopra la testa di C-17 “… Ed il lupo soffiò sulla casetta di paglia, facendola in mille pezzi, e quando arrivò davanti al porcellino spalancò la bocca e…”. L’essere si accorse della presenza dello scienziato, ritirò la coda ed esclamò “Buonasera Dottor Gelo!”. L’uomo salutò a sua volta e domandò “Già a letto? Che rarità…” “Io e le sue adorabili bestiole abbiamo fatto così tanti giochi… e poi abbiamo guardato un film…” “Ah si? E quale?” “SHINING”. Cell diede un colpetto con la punta dell’indice alla copertina del libro e disse “Ora stavo leggendo la favola dei TRE PORCELLINI” “Un classico” riconobbe il vecchio “Ma ora è arrivato il momento di dormire…” “Certo, Dottor Gelo”. Si avvicinò ai tre e sussurrò una piccola ninna nanna

“Pecorella,
pecorella
E’ ora di andare a dormire!
Domani sulla collina in fiore tu andrai
E tra le braccia del macellaio ti troverai…”.

Mosse le dita a mo di saluto e si chiuse la porta alle spalle, dando un’ultima occhiata famelica ai tre e spense la luce. Quando furono da soli, C-16 disse “Percepisco ostilità da parte della tata”.

I tre non riuscivano a prendere in nessun modo il sonno. Come era possibile che lo scienziato non si accorgesse dei messaggi subliminali che lanciava quell’orrida creatura? Stettero a guardare il soffitto finché dalla finestra non si sentì un tonfo. Per un attimo, i tre fratelli credettero che era Cell, smanioso di mangiarseli. “State immobili nel letto… Percepisce la paura”. La finestra si aprì al secondo tonfo ma per fortuna non fu l’insetto mutato ad entrare.

Egli era un nanetto di un metro e quarantacinque, vestito di verde, con la testa talmente pelata che poteva riflettere la luce lunare. Si muoveva per la stanza a passi felpati e bisbigliava sottovoce “Tu controlla nei cassetti mentre io cerco negli armadi…”. Si udì un tintinnio e una flebile luce si mosse da una parte mentre il ragazzo si stava muovendo verso l’armadio di C-16 quando ricevette una forte botta sulla nuca, che lo fece inginocchiare. La luce si accese e C-17 puntò la canna di una pistola verso lo sconosciuto, che urlò “Cacchio!”. La biondina si mise affianco al fratello e ringhiò “Che diavolo ci fai nella nostra stanza? Sei un pervertito?”. Il nuovo venuto alzò le braccia al cielo e gridò “Vengo in pace! Stavo solo cercando la mia ombra!” “La tua che?” “La mia ombra” ripeté l’altro. Il trio si guardò negli occhi per un attimo e disse “Hai provato a guardare per terra?”. Lo sconosciuto abbassò lo sguardo e vide l’ombra ai suoi piedi “Grazie al cielo! L’ho trovata!”. Si voltò verso gli armadi “Ehi, Lunch! Tutto a posto, c’e l’ho!”.

Dal primo cassetto del mobile uscì una fatina molto graziosa, dai capelli blu cotonati e lo sguardo dolce. Svolazzò attorno alla testa pelata e disse “Crilin Pan, è una bellissima notizia! Per festeggiare il ritrovamento farò la danza dei fio…”. Non poté terminare la frase che C-18 la schiacciò con entrambe le mani. La poveretta cadde a terra con un tonfo. “Lunch! No!”. Il nuovo arrivato si chinò verso la creatura e disse, con le lacrime ai occhi “Io credo nelle fate, lo giuro!” “Ma vattela a prendere in quel posto, cretino!” urlò l’altra, completamente trasformata. I lunghi capelli blu erano diventati biondi e gli occhi color smeraldo trasmettevano perfidia.

Dovete sapere che le fate erano creature talmente piccole che il loro corpo aveva spazio solo per un sentimento alla volta… Penso che questa citazione sarà la prima e l’unica che prenderò dalla storia originale. La fata fece apparire un mitragliatore, lo puntò contro C-18 e ringhiò “Un altro scherzo del genere e ti riempio di piombo, biondina!” “Bel coraggio che hai Pan Di Zucchero”. C-17 le puntò contro la canna della pistola “Con quei confetti non riusciresti a farci neanche un graffio” “Dimmelo quando t’avrò scaricato tutto il caricatore su per il cu…” “Calma, ragazzi!” esclamò Crilin alzando le mani “Non siamo in un film di Quentin Tarantino” “Bambini? Che ci fate ancora svegli?”.

La voce di Cell filtrò come un trapano attraverso la porta, irrigidendo i presenti. Allora C-18 sibilò “Senti… Noi non ti denunciamo per infrazione di domicilio se tu ci porti via con te!”. Il pelato la fissò a bocca aperta e iniziò a dire “Ma tu sei pa…”. La bionda lo afferrò per la maglietta, lo sollevò di peso, l’attirò a sé e lo baciò sulle labbra. Dopo un attimo si separarono e lui balbettò, rosso come un peperone “Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino!”

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Malanova