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Autore: CowgirlSara    31/03/2018    1 recensioni
[Cast The Maze Runner]
(Fanfiction sul Cast di The Maze Runner)
A poche settimane dall'inizio delle riprese del primo film, i ragazzi sono già un gruppo affiatato, tra videogiochi, alcolici e risate.
Ma per Dylan e Thomas non è facile avere un momento per conoscersi meglio senza che gli altri lo facciano diventare il soggetto di scommesse scomode...
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cast The Maze Runner, Cast The Maze Runner, Dylan O'Brien, Thomas Brodie-Sangster
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The flying teapot
Dopo una pausa che mi è sembrata eterna, sono tornata a scrivere qualcosina... Magari non è quello che mi aspettavo, forse non è perfetta, ma mi sono divertita ed è stata una prova che sono ancora capace di scrivere dopo tutto questo tempo.

Ho scelto un rating giallo soprattutto perché stiamo parlando di ventenni un po' ubriachi, quindi il linguaggio non è esattamente da educande, sapetelo.

La fanfiction è scritta con il massimo rispetto per i personaggi reali citati, il loro lavoro e la loro vita privata. Quanto scritto è una storia di pura fantasia, i fatti narrati non vogliono dare rappresentazione della realtà. Non ha alcun scopo di lucro.

Dategli una chance, grazie.

- The Flying Teapot -


“Tieni Dex, è il tuo turno.” Disse Thomas lasciando la consolle nelle mani dell'amico e alzandosi dal divano. “Io vado a prendere una boccata d'aria.”
“Una boccata di nicotina.” Commentò l'altro.
Lui non rispose, si limitò a scrollare le spalle mentre apriva la porta a vetri che dava sul patio.
Dylan, seduto sul bracciolo della poltrona su cui stava Kaya, seguì tutta la scena con lo sguardo, il naso mezzo infilato nel grande bicchiere rosso che aveva in mano.
Sull'altro divano, Ki Hong e Will osservarono Dylan e si scambiarono uno sguardo complice, distraendosi dallo schermo gigante dove si svolgeva il gioco.
“Quanto regge, secondo te?” Domandò il primo a bassa voce.
“Gli do cinque minuti.” Rispose Will sussurrando.
“Secondo me, al massimo tre.” Replicò l'altro.
Finito questo scambio, però, Dylan si mosse dalla sua posizione appollaiata, biascicò un 'torno subito' e attraversò la porta finestra.
“Cazzo, ci ha fregati tutti e due!” Sbottò Will.
“Meno di tre minuti, un record!” Si accodò Ki Hong.
“È perché sono un campione, raga!” Commentò a sproposito Dexter.
“Non credo parlassero di te, Dex...” Dichiarò solenne Kaya.
“Ma cosa ne vuoi sapere te, che stasera ti sei bevuta anche lo sciroppo della nonna!” Replicò lui, impegnato in un azzardato sorpasso virtuale.
“Oh, non offendere la mia bumba!” Esclamò Will.

Thomas fumava tranquillo, seduto al tavolo del patio, con l'unica luce che proveniva dall'interno della casa. La semi oscurità non gli dava fastidio, anzi, era rilassante dopo il casino del soggiorno e le luci del videogioco.
Qualcuno che inciampava nella guida scorrevole della porta finestra lo distrasse dalla contemplazione della notte. Era Dylan. Ovvio, chi altro avrebbe inciampato nella guida.
“Oh, cazzo!” Imprecò il ragazzo. “Perché mi succede tutte le volte?”
Perché sei tu, avrebbe voluto rispondergli Thomas, ma preferì sorridergli divertito. Dylan sorrise a sua volta, in quel suo modo scemo e bellissimo, poi andò a sedersi sul bordo del tavolo di ferro battuto, i piedi su una sedia.
“Posso prendere una sigaretta?” Domandò all'amico, indicando il pacchetto.
“Certo.” Gli rispose Thomas con un cenno.
Dylan si accese la sigaretta usando l'accendino di Thomas, poi entrambi si misero a fumare silenziosi, guardando in direzioni diverse.
“Ti posso fare una domanda, T-Bird?” Fece ad un certo punto Dylan, dopo qualche minuto di confortevole silenzio.
Thomas lo guardò, ma non disse niente a proposito di quel nomignolo che ogni tanto usava con lui, però ogni volta era come se un piccolo omino facesse una capriola nel suo petto.
Dylan era seduto un po' in bilico, con i gomiti sulle ginocchia e lo osservava con occhi attenti, trasparenti nonostante l'oscurità.
“Spara.” Fece allora Thomas, accennando con la sigaretta.
“Perché fumi?”
Fu un po' sorpreso dalla domanda. Si rilasciò contro la spalliera della sedia e prese una lunga boccata di fumo, spiando il viso dell'amico. La luce proveniente dalla porta a vetri faceva disegnare alle sue ciglia ombre mobili sugli zigomi sporgenti.
“Potrei semplicemente dirti che lo faccio perché mi piace.” Disse quindi.
“Ma non è tutto.” Soggiunse l'altro, serio.
Thomas sorrise e spostò di nuovo lo sguardo sulla notte, incassandosi nelle spalle. Dylan, dopo ormai diverse settimane di conoscenza, continuava a stupirlo. La maggior parte del tempo sembrava un grosso cucciolo affamato di vita, emozioni, risate e bisognoso di essere al centro dell'attenzione e poi aveva questi momenti di profondità e intuizione che lo coglievano sempre un po' impreparato.
“È colpa della mia faccia, sai.” Si risolse a dire infine, continuando a non guardarlo. “Quando hai sedici, diciassette anni e tutti ti prendono per un bambino, la sigaretta... aiuta a non fartici sentire.”
Dylan lo studiò per un momento. Il viso chiaro, la linea definita della mandibola, i grandi occhi scuri. E le labbra piegate in un sorriso consapevole e vagamente triste. Lui gli sorrise a sua volta, cercando di sembrare rassicurante.
“Capisco...” Commentò infine.
“Tu perché?” Ribatté Thomas, indicando la sua sigaretta, dopo essersi girato verso di lui.
“L'ansia.” Rispose subito Dylan. “A volte una sigaretta è l'unica cosa che mi separa da un attacco di panico.” Confessò poi, provando a mantenere un tono leggero.
Oh, se Thomas lo capiva bene. Sembrava sempre che l'ansia fosse una cara amica delle persone di talento. E Dylan di talento ne aveva davvero tanto.
“A volte una sigaretta è l'unica cosa che mi separa dal mangiarmi un dito.” Questa affermazione gli valse un'occhiata curiosa da parte di Dylan. “Mi mangio le pellicine intorno alle unghie, a volte s'infettano, fanno un male cane.” Spiegò allora.
“Oh...” Commentò attento l'altro. “Ho fatto caso che ogni tanto lo fai, ma...”
“Sono anni che cerco di smettere, ma l'ansia è più forte di tutto.”
“Non sembri un tipo particolarmente ansioso... Cioè, io sono tipo... caricato a molla, iperattivo, gesticolo, faccio il cretino...” Affermò Dylan con enfasi, muovendo le sue grandi mani, poi però posò gli occhi sull'amico e si fece improvvisamente serio. “Pensi che sia fastidioso? Perché so che le persone tranquille come te a volte...”
Si guardarono negli occhi per un lungo momento, poi Thomas sorrise dolcemente, prima di accendersi un'altra sigaretta.
“Di solito...” Rispose infine. “...le persone iperattive mi danno fastidio, sì.” Dylan arricciò le labbra in una espressione dispiaciuta. “Ma stranamente tu no.” La faccia dell'altro si illuminò in un sorriso accecante. “Sembra esserci una sorta di equilibrio misterioso tra noi due e questo... mi piace.”
Dylan gli sorrise con ancora più intensità, ma poi, come se un pensiero improvviso gli avesse attraversato il cervello, si fece di nuovo serio.
“Ti prego, dimmi che non ti mette a disagio il mio... approccio personale molto fisico...” Mormorò un po' tentennante. “Perché mi dispiacerebbe davvero tanto averti creato un problema col mio modo di fare, a volte non ci penso e...”
“È vero, non amo molto il contatto fisico, specialmente se inaspettato.”
“Oddio, mi dispiace!”
“No, fammi finire.” Lo interruppe l'amico con calma. “Non so come dirlo senza sembrare... Ecco, il contatto fisico con te è piuttosto... piacevole.”
Non aveva il coraggio di alzare lo sguardo su Dylan, ma sapeva che lui lo stava fissando con quei suoi occhi bellissimi e sempre così pieni di cose. Si irrigidì.
Ma poi si accorse che qualcosa era cambiato. Si girò appena e vide l'altro ragazzo dondolare su se stesso con un ghigno divertito e soddisfatto. E allora si lasciò andare ad una piccola risata liberatoria.

Fu un'altra persona che inciampava nella guida della finestra a farli smettere di sorridersi come due ritardati. Si girarono entrambi verso l'uscita dalla casa.
Era Kaya. La ragazza si diresse verso il tavolo barcollando leggermente, in una mano una sigaretta, nell'altra un bicchiere di carta. Non sembrava proprio sobria.
“Ma come? Non state pomiciando?” Chiese ai due appena li raggiunse.
“Ehhh, no?” Le rispose confuso Dylan.
“Mi avete appena fatto perdere venti dollari!” Sbottò Kaya con uno sguardo di rimprovero.
“Aspetta.” Intervenne Thomas. “State scommettendo su di noi?”
La ragazza non gli rispose, bensì si girò scomposta verso la porta finestra e gridò diretta all'interno.
“Ki? Niente limone.”
“Oh, fanculo!” Imprecò l'amico dall'interno della casa. “Io me ne vado a letto!”
“Evvai!” Esclamò allo stesso tempo la voce profonda di Will.
Kaya tornò a guardare Dylan e Thomas. “Will ha scommesso che limonerete tra due settimane.”
Il ragazzo biondo scambiò un'occhiata con l'altro, poi s'incassò nelle spalle facendo la faccia di uno che non si decide se sotterrarsi o ridere fino alla morte.
“Che cazzo...” Biascicò Dylan, ancora incredulo.
Kaya non si scompose. Sedette al tavolo, davanti a Thomas, bevve un sorso dal suo bicchiere e prese un tiro dalla sigaretta.
“Ad ogni modo, come vanno le cose tra voi due?” Chiese infine ai due amici.
“Indaghi per il giro di scommesse?” Ribatté subito Thomas, con un sorrisetto divertito.
“No!” Fece lei, quasi offesa. “Perché vi voglio bene!”
Dylan rise di cuore, mentre scivolava giù dal bordo del tavolo, fino a sedersi sulla sedia accanto a quella dell'altro ragazzo.
“Allora?” Insisté Kaya.
“Le cose vanno molto bene, direi.” Rispose allora Dylan, poi guardò l'amico. “È come se... come se ci conoscessimo da diecimila anni.” Aggiunse, allargando le mani.
Thomas annuì. “Sì, come se ci fossimo conosciuti in un'altra vita.”
Dylan s'illuminò. “È buffo, sai, lo dico sempre anche a Tyler, che in un'altra vita dovevamo essere fratelli!” Affermò, senza smettere di guardare l'amico.
“Beh, se lui è tuo fratello, io che cosa sono?” Replicò Thomas.
L'amico lo guardò con un'espressione leggermente interrogativa, lui fece lo stesso reclinando il capo sulla spalla. E rimasero così, a fissarsi, aspettando una risposta a quella domanda caduta nel silenzio.
E la risposta arrivò, ma non portata da un'illuminazione divina, bensì dalla voce sognante e un po' strascicata di Kaya.
“Ohhh, voi siete i perduti amanti di Atlantide!” Esclamò la ragazza, facendoli voltare verso di se. “Periti tragicamente senza consumare il proprio amore perché gli dei affondarono l'isola nell'oceano.”
Dylan si appoggiò allo schienale della sedia spalancando la bocca, con una espressione incredula pronta a rompersi in un rovescio di risate.
Thomas, invece, si sporse in avanti, appoggiando i gomiti sul tavolo, il braccio che sfiorava quello dell'amico e fissò serio la ragazza davanti a se.
“Kaya...” Esordì poi. “...che cazzo ti sei bevuta?!”
Lei si strinse nella spalle. “La bumba di Will.” Rispose serafica.
Entrambi i ragazzi la accettarono come una risposta esauriente, annuendo convinti. Tutti, prima o poi, si erano beccati una ciucca leggendaria per colpa della bumba. Will, più spesso che no, esagerava col gin.
Dylan, quindi, si appoggiò al tavolo e guardò intensamente Kaya, la fronte aggrottata.
“Ora, però, spiegami questa cosa dei perduti amanti, perché sono curioso.” Le disse, prima di appoggiare il mento sulla mano sollevata.
“Dyl.” Soggiunse Thomas ridacchiando.
“Shh!” Gli fece lui con un cenno della mano.
“Ok.” Acconsentì Kaya, mentre si spostava un ciuffo di lunghi capelli scuri dietro l'orecchio. “Ma prima devi sapere una cosa.” Aggiunse, con tono sorprendentemente lucido.
“Dicci.” La spronò il ragazzo moro.
“Sono piuttosto ubriaca.” Dichiarò lei e lo puntualizzò con un indice alzato.
“Non ce ne eravamo per niente accorti.” Commentò sarcastico Thomas, ormai appoggiato alla spalla di Dylan. Lui rise e reclinò la testa di lato fino a sfiorare i capelli dell'altro.
“Ad ogni modo...” Riprese la ragazza, per niente scalfita. “Loro si amavano, ma non hanno potuto coniugars... congiungersi carnalmente, perché gli dei invidiosi li hanno affogati tutti.”
“Tutti?” Fece Dylan.
“Non c'è rimasto neanche un babilonese.” Sentenziò lei, solenne.
Dylan si piegò in due dal ridere, rischiando di sbattere la fronte contro il bordo del tavolo. Thomas rideva a sua volta, gli occhi tanto assottigliati da scomparire.
“Che... che cavolo c'entrano i babilonesi adesso?!” Riuscì a mormorare con un filo di voce.
“Non lo so!” Gli rispose Dylan, guardandolo con gli occhi lucidi dal divertimento. “Ma è tutto bellissimo, vorrei avere una telecamera!”
“Voi ridete ma è una storia tragica.” Protestò Kaya. “Questi sono morti senza scopare.”
“È ingiusto...” Singhiozzò Dylan cercando di smettere di ridere.
“Sì, infatti.” Concordò Thomas annuendo. “Insomma, nemmeno una scopatina piccola?”
“Come sarebbe piccola?” Intervenne perplesso Dylan.
L'altro si strinse nelle spalle, allargando le mani in un gesto vago. “Incompleta...”
“Ah...” Annuì lui, poi si girò veloce verso Kaya. “È molto triste, cioè... nemmeno una leccatina?”
“Una succhiatina?”  
Lui e Dylan si scambiarono un'occhiata pestifera, improvvisamente concordi nel prendere un po' in giro l'amica, poi si strinsero più uno all'altro, spalla contro spalla e le sorrisero complici.
“Sì, giusto, una succhiatina piccina.” Insisté quindi Dylan.
“Un pezzettino...” Rinforzò Thomas con un ghigno.
“Vi ho detto di no!” Sbottò Kaya.
Allora Thomas si voltò verso Dylan con uno sguardo malizioso, giocherellando con la propria catenina.
“Non sai che cosa ti sei perso.” Affermò poi, languido.
Dylan spalancò occhi e bocca in un'espressione di divertita sorpresa. “Tommy!” Esclamò, prima di scoppiare in una risata vagamente isterica.
“Hai capito, sembra tanto quieto...” Commentò Kaya gongolante.
“Sono sconvolto!” Rincarò Dylan con le lacrime agli occhi.
“E poi, scusa...” Riprese la ragazza, sporgendosi sul tavolo. “...non è Dylan quello con la bocca enorme?”
“Già, non sono io?” Gli fece eco l'amico, girandosi veloce verso Thomas.
Lui mantenne la sua aria calma, si appoggiò alla spalliera e accese una sigaretta. Prese una lenta boccata di fumo, indugiando con la lingua sul filtro, gli occhi fissi in quelli di Dylan, che deglutì ipnotizzato.
“Cosa c'entra la larghezza della bocca? Qui si parla di abilità.” Sottolineò poi, sicuro, lo sguardo ancora  agganciato a quello di Dylan. Quindi allontanò la sigaretta e leccò le labbra.
“Metti dentro quella lingua...” Esalò l'altro con un sorriso tirato e gli occhi accesi.
“Dentro dove?” Ribatté lui ammiccante.
“Oh, mio Dio!” Sbottò Dylan, con un'altra risata nervosa. “Adesso mi sento abbastanza a disagio!” Aggiunse, mentre si aggiustava sulla sedia come se il cuscino fosse diventato improvvisamente incandescente.
“Io mi sento come se le mie mutande stessero per polverizzarsi.” Dichiarò seria la ragazza.
“Kaya!” Scattò Dylan saltando in piedi, la bocca sempre aperta in un sorriso esagerato dei suoi.
“Tu non capisci, Dyl!” Replicò lei. “Io vi shippo disperatamente, darei il mio primogenito per vedere la Newtmas canon!”
Thomas, durante tutto questo scambio, aveva continuato a ridere beato, gli occhi chiusi e la sigaretta ancora in mano.
“Darei una tetta per vedervi limonare adesso!” Insisteva l'amica, con la mano a coppa sul seno sinistro.
“No, tesoro.” Le rispose serafico Thomas. “Per un limone ci vorrà qualcosa in più.”
“Hey!” Fece allora Dylan, dandogli un piccola spinta su una spalla. “Vuol dire che non mi baceresti gratis? Perché io ti bacerei anche gratis!”
“Ohhh, sei così dolce!” Gli disse l'amico, poi si sorrisero con tenerezza.
“Ok.” Intervenne Kaya con voce stentata. “Quindi adesso potete andare in camera a fare le cosacce e domattina mi racconterete tutto, con dovizia di particolari.”
“Kaya sei stanca, vai a letto.” Fu il commento divertito di Dylan.
“Non sono stanca!” Protestò lei. “Sono ubriaca Dylan, te l'ho detto! E voi non vi decidete a fare roba!”
“E come mi dovrei giustificare poi, con la mia ragazza?” L'interrogò lui.
Kaya allargò le braccia e si strinse nelle spalle. “E che ne so, mi chiedi troppo adesso!” Rispose quindi. “Presentale lui, magari capisce.” Aggiunse indicando Thomas con un cenno.
Dylan si girò verso l'amico con un'espressione shockata. Lui fumava ridendo, gli occhi brillanti.
“Sono piuttosto certo che la mia ragazza capirebbe, vedendo te.” Disse a Dylan, prima di mordersi la punta del dito medio.
E l'altro ragazzo si chiese, non per la prima volta, perché doveva fare certe cose apparentemente innocenti fissandolo negli occhi e facendo sembrare tutto molto poco innocente.
Dylan si schiarì la voce, cambiando posizione sulle gambe, pestandosi un piede, senza riuscire a togliere gli occhi da quelli scuri e accesi dell'amico.
“Ooook!” Esclamò maliziosa Kaya, interrompendo l'incantesimo. “Allora vi lascio soli... Non deludetemi, bene?” Aggiunse, mentre si alzava con un gesto esagerato.
Loro la guardarono allontanarsi dondolando sui suoi sandali con la zeppa e salutarli con un gesto della mano ed un'allusiva alzata di sopracciglia. I ragazzi si voltarono di nuovo uno verso l'altro e scoppiarono a ridere.
“Willy, c'è ancora un po' di bumba della buona notte?” Chiedeva nel frattempo la ragazza, entrando in casa.
“Quanta ne vuoi dolcezza!” Le rispose una voce dall'interno.

Una volta rimasti soli, scese un silenzio vagamente imbarazzante. Dylan si mise le mani in tasca e cominciò a guardarsi intorno senza sapere cosa dire per riprendere una conversazione normale.
A dispetto dell'atmosfera ilare, non poteva negare che i discorsi di Kaya lo avevano messo davvero un po' a disagio. Perché, alla fine dei giochi, doveva ammettere che... era attratto da Thomas.
Non sapeva esattamente spiegarsi di cosa si trattasse, se voleva solo conoscerlo meglio, scoprire come fosse davvero dietro quell'aria un po' misteriosa che aveva, oltre i suoi sorrisi enigmatici e le battute improvvise. O se fosse qualcosa di più... fisico. Ad ogni modo, gli piaceva tanto stare con lui, parlare e ridere e confidarsi... E ora, non sapeva come ripartire.
“Forse è meglio se anche noi chiamiamo la serata.” Lo riscosse una voce più vicina del previsto.
Dylan si girò di scatto e vide Thomas in piedi, a qualche passo di distanza.
“Un altro giro di bumba, prima?” Replicò quindi.
“Meglio di no.” Rispose l'amico, scuotendo il ciuffo biondo.
“Perché?” Fece lui deluso.
Thomas spostò lo sguardo e arricciò il naso, prima di sistemarsi i capelli con un gesto lento.
“Tu... mi piaci tanto, Dylan.” Mormorò infine, tornando a guardarlo. “E aggiungere altro alcool a questa cosa non mi sembra una scelta felice.”
Dylan abbassò il capo con un sorriso amaro. Capiva perfettamente la sua posizione. Meglio restare lucidi e, magari, un po' frustrati, piuttosto che fare una cazzata. Anche se aveva idea che farla con Thomas sarebbe stato molto, molto piacevole.
“Ok.” Mormorò allora, con un cenno.
Thomas gli sorrise e si spostò per passargli davanti diretto in casa. Quando gli fu accanto, però, Dylan lo prese delicatamente per il polso, fermandolo. Lui alzò gli occhi e trovò un sorriso timido.
“Beh?” Domandò.
“Non sono ancora pronto a lasciarti andare, penso.” Rispose esitante Dylan.
“Oh, Dio!” Esclamò Thomas roteando gli occhi con un sorriso.
“Non prendermi in giro!”
Ma lui si limitò a guardarlo negli occhi, un mezzo sorriso storto e il sopracciglio sollevato, in attesa.
Dylan abbassò gli occhi e mosse le dita sul polso di Thomas. La sua pelle era tiepida, morbida. Scese fino al palmo, poi alle dita che risposero al suo tocco, stringendosi alle sue.
Rialzò la testa per incontrare uno sguardo dolce ed un sorriso gentile, cui rispose un po' imbarazzato. Thomas, allora, sfilò la mano dalla sua e gli accarezzò il viso, il collo. Dylan seguì il movimento delle dita, socchiudendo gli occhi.
“Vedi perché dobbiamo andare a letto?” Fece quindi Thomas.
Dylan riaprì gli occhi e rise. “E non insieme!” Esclamò.
“Definitivamente non insieme!” Confermò l'amico.
Continuando a ridere sommessamente si allontanarono. Thomas si diresse verso la porta finestra, ma prima di entrare si girò un'ultima volta verso Dylan.
“Ad ogni modo...” Gli disse con un'espressione pestifera. “...se domattina vuoi raccontare a Kaya che abbiamo passato la notte insieme, facendo del soddisfacente e fantasioso sesso, sappi che ti appoggerò su ogni particolare.”
Dylan lo fissò per un secondo, poi scoppiò a ridere con la testa reclinata all'indietro, reggendosi la pancia. La sua risata era irresistibile e Thomas l'adorava. Rise anche lui.
“Sei malvagio!” Singhiozzò con gli occhi brillanti. “Ti amo!”
“Buonanotte, tesoro.” Gli augurò l'altro, prima di dargli di nuovo le spalle.
“No, fermo!” Lo bloccò Dylan, lui girò solo il capo. “Ridillo!”
“Ma perché?”
“Il tuo accento.” Rispose l'amico. “Adoro quando ti esce così.” Aggiunse, lo sguardo addolcito.
Si guardarono per un lungo momento, poi Thomas scosse la testa e sorrise divertito, tornando a guardare Dylan.
“Buona notte, tesoro.” Gli disse quindi, calcando sulla sua inflessione britannica.
L'amico gli fece un sorriso abbagliante, che era senza dubbio una delle cose più belle Thomas avesse mai visto. “Buonanotte T-Bird.”








   
 
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