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Autore: marie52    31/03/2018    1 recensioni
Alcuni pensieri di Carina riguardante l'unica persona che abbia mai realmente cercato: suo padre.
Dal testo:
Aveva iniziato a leggere per quello, per potersi avvicinare alla filosofia di quell’uomo mai conosciuto e più imparava, più comprendeva quanta conoscenza ci fosse dietro l’apparente indifferenza dell’atto stesso dell’abbandono.
Se l’aveva lasciata lì, da sola, lo aveva fatto per una buona ragione.
Spero vi abbia incuriosito
Un bacio
marie52
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Carina Smith, Hector Barbossa, Un po' tutti
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Chi sono io per te?

Era la prima domanda che le era venuta in mente, non appena alla sua vista si era mostrata fuori da quella nebbia che l’aveva sempre nascosta alla sua vista, quella costellazione da cui aveva preso il suo nome.
Carina.
Come la stella più luminosa del globo, la più lontana e la più solitaria.
Ma lei, la giovane donna appesa a diversi metri dal mare che si stava per chiudere sopra le loro teste, cresciuta in un orfanotrofio senza sapere chi fosse ne da dove venisse, dai capelli neri come la notte più oscura e gli occhi azzurri identici a quel pirata che la stava trattenendo dal cadere e raggiungere quella madre sconosciuta, a differenza di quella stella, alta sempre e comunque nel cielo non era bella.
Intelligente, forse, ma in confronto all’universo che la circondava, al mare a cui era sempre appartenuta e alle stelle che la guidavano sempre, ascoltavano i suoi tormenti e la consolavano nelle notti fredde passate in carcere perché considerata una strega, una minaccia, non era carina.
Era solo un misero riflesso di una luce sbiadita, di una vita che mai avrebbe potuto avere.
Per tanto tempo, Carina Smyth aveva odiato il suo vecchio, perché chi mai avrebbe potuto abbandonare la propria bimba in un misero orfanotrofio, con solo un rubino, anche se prezioso e la cui vendita avrebbe procurato alla piccola una vita migliore, e un diario con scritte incomprensibili?
Tuttavia, più cresceva e si tramutava in una giovane donna, più la curiosità di scoprire chi fosse aveva lentamente offuscato e cancellato l’odio provato per quell’uomo.
E nella sua mente, si immaginava sempre qualcuno di importante: uno scienziato, che l’aveva abbandonata per studiare il mondo, scoprire luoghi nuovi  e vivere milioni di avventure.
Aveva iniziato a leggere per quello, per potersi avvicinare alla filosofia di quell’uomo mai conosciuto e più imparava, più comprendeva quanta conoscenza ci fosse dietro l’apparente indifferenza dell’atto stesso dell’abbandono.
Se l’aveva lasciata lì, da sola, lo aveva fatto per una buona ragione.
Da lì in poi era stata una strada in ascesa che si era conclusa, se così si potesse definire, quando quel pirata, Jack Sparrow era stato arrestato come lei per essere giustiziato.
Anche se era una donna di scienza, di logica, Carina provava un naturale disprezzo nei confronti dei pirati e perciò essere messa alla forca con un tipo del genere, per la Smyth fu come se l’avessero uccisa una seconda volta: valeva talmente così poco la sua conoscenza per quella ammassa di stolti, tanto che alla sua impiccagione sarebbe morta affianco ad un pirata?
Trogloditi aveva pensato mentre sperava con tutto il cuore che il boia la impiccasse il più velocemente possibile per poter scappare dai discorsi senza senso di quell’ubriacone proprio di fronte a lui.
Il suo pregiudizio sugli uomini tuttavia, cambiò non appena Henry entrò nella sua vita.
Il ragazzo era infatti diverso in modo positivo da qualsiasi altro avesse incontrato nella sua intera storia da orfanella senza nome: era gentile ma allo stesso tempo ironico, che la prendeva in giro senza pudore, trattandola come una pari e non solo come una sforna figli come molti del suo minuscolo villaggio pensavano dell’universo femminile.
Poi l’incontro con Barbossa, le fece chiedere se ci fosse un problema con i pirati di una certa età.
Diversamente da Sparrow che per il suo modo di sorridere e di parlare pareva più la versione adulta di un bambino di sette anni che giocava a fare il pirata che non un vero corsaro dei mari , Hector Barbossa prendeva molto seriamente il suo ruolo da capitano: freddo come il ghiaccio, trattava molti della sua nave come degli stupidi ingranaggi di un vecchio orologio, e non si fidava di nessuno se non delle sue conoscenze.
Tuttavia Carina, aveva notato lo sguardo carico di confusione non appena aveva visto il diario di suo padre: anche se le parole, dicevano altro, sostenendo che il padre fosse una canaglia come lui, la donna era quasi certa che quell’uomo sapesse molto di più di quanto non volesse far vedere.
Forse, non si sarebbe dovuta sorprendere quando aveva visto il tatuaggio impresso sopra la sua pelle.
Infondo, gli indizi c’erano tutti celati in occhiate fugaci che aveva sempre notato.
Invece, era normale se non comprensibile il suo stupore dello sguardo carico di emozione, consapevolezza e un pizzico di gioia nello sguardo di quell’uomo che la stava fissando con una tenerezza che non aveva mai mostrato.
Come se fosse importante per lui.
Come se fosse il suo mondo.
- Un tesoro- le rispose in un sussurro quasi impercettibile.
Forse, non l’aveva abbandonata perché pensava fosse un peso, come invece credeva da bambina.
Forse, lo aveva fatto per salvare dall’umiliazione, da quella vita fatta di pericoli, dalla fame e dalla sete.
Ma, non l’avrebbe mai saputo.
Non era più il tempo delle domande, perché era arrivato già il momento dell’addio.
E, mentre lo vedeva cadere giù tra le acque profonde insieme a Salazar,il nemico a cui suo padre si era gettato per salvarla,Carina per qualche istante, non penso alla crudeltà della vita ne a quelle mani che l’avevano sfiorata per qualche secondo prima di lasciarla andare.
Pensò solo al conforto che trovava nei suoi occhi blu quanto i suoi, che continuavano a fissarla con struggente affetto.
Poi sparirono e la verità la colse inattesa.
Era da sola, nuovamente.
Aveva avuto tutto e ora, non aveva più niente.
- Vita da pirata, Hector-

Angolo autrice:
Okay è un po' ripetitiva come storia perché letteralmente riprendo la stessa scena che ho già trattato, ma io adoro follemente la loro relazione.
Per la prima volta, viene approfondito un aspetto di Barbossa, accennato solamente nel terzo, quando convince Elizabeth (se non mi sto confondendo) a trovare Will per sposarlo.
Carina poi, è un personaggio ottimo con aspetti molto simili a Elizabeth ma anche diverse differenze non soltanto dal punto di vista della posizione sociale ( Elizabeth se non sbaglio era una nobile mentre Carina dovrebbe appartenere alla categoria della plebe), ma anche del passato di Carina (sua madre ha avuto lei da un pirata ed è morta dandola quasi sicuramente alla luce, la mortalità per parto se non sbaglio era frequente e inoltre per la società la posizione della madre dovrebbe corrispondere, se non sbaglio, alla cosiddetta fallen women, ovvero tutte coloro che volenti o non avevano perso la verginità).
Spero che vi sia piaciuta.
Un bacio
marie52
  
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