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Autore: PrincipessaLove    02/04/2018    0 recensioni
-Possiamo parlare?-
-Non ho niente da dirti.- Oliver nel frattempo si era alzato dal letto e cercava lo sguardo del più piccolo che evitava di guardarlo negli occhi. Cercava un contatto fisico che Elio ignorava. In modo brusco, lo prese con un dito nel mento costringendolo a guardare.
-Elio, guardarmi, sono qui. Sono venuto per te.-
Il piccolo si staccò e gli vennero le lacrime agli occhi.
-Ti sei innamorato? Ci hai fatto sesso con il biondino che sembra la mia fotocopia?-
-Ancora no. Ma presto accadrà. Non sono stato io che mi sono sposato e mi sono dimenticato di te. Ora per favore vattene dalla mia camera.- Urlò quell'ultima frase senza preoccuparsi che Mafalda potesse sentire. Oliver, per la prima volta, aveva l'aria da cane bastonato e si diresse nella sua “vecchia camera” chiudendo la porta alle sue spalle.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardami, sono qui


Era passato oramai un anno.
Elio aveva frequentato il suo penultimo anno di scuola con il pensiero fisso che non lo lasciava stare: Oliver.
Era il suo primo pensiero quando si svegliava e l'ultimo prima di andare a letto. Si chiedeva se anche per lui fosse stato lo stesso. Forse no visto che si era sposato quella primavera. Da quando aveva annunciato le sue nozze, Elio si rifiutava ogni qualvolta di parlargli. Oliver parlava solo con suo padre che con ogni tentativo provava a far si che il figlio superasse quella rabbia e quei rancori che si portava dentro dopo quella notizia. Elio soffriva e per non far preoccupare i suoi genitori tutti i giorni ripeteva:
-Sto bene, perché fate quelle facce?-
I due preoccupati si guardavano.
-Elio, se hai voglia di parlare noi siamo qui. Sfogati. Vogliamo vederti com'eri quando Oliver è stato qui con noi.-
Era l'ora di pranzo. Il ragazzo si alzò di scatto da tavola sbattendo il bicchiere.
-Sto bene. Quel nome non voglio più sentirlo.- Lasciò il suo pranzo e si rinchiuse in camera sua, quella di città.
Ogni notte piangeva e sperava che tornasse ma nello stesso tempo provava rabbia perché aveva accettato le imposizioni di suo padre di sposare la sua fidanzata.
Non era sicuro di volere tornare nella sua casa di campagna a Crema. Troppi ricordi in quella casa. Avrebbe sentito il suo profumo nella sua stanza, nella stanza di Oliver e persino in cucina. Non era sicuro di volere soffrire di nuovo con i ricordi che bussavano alla sua porta incessanti e nevrotici.


L'estate era arrivata. Quell'anno avrebbero ospitato una ragazza di Londra.
Elio faticò a sopportarla benché fece subito amicizia con Chiara e Marzia. La ragazza si chiamava Elizabeth ed era una ragazza abituata alla vita di città, alle feste, alla bella vita. Lo escludeva sempre. Faceva sempre comunella con le ragazze e trovava ogni scusa per tagliare fuori Elio dalle chiacchiere e dalla vita sociale. Era una gran bella ragazza e qualunque ragazzo ci provava. Aveva i capelli lunghi color cioccolato e le mesches rosse, occhi grandi verdi e un sorriso che incantava tutti. Non prese molto in simpatia Elio perché aveva capito che era l'unico ragazzo che con lei non ci avrebbe mai provato visto i suoi portamenti e le camice che indossava. Da quando Oliver era stato li, portava sempre le camice che gli avevano regalato Sonny e Cher senza vergogna di mostrarsi per quello che era realmente. Non aveva paura dei giudizi della gente perché si sentiva forte con i suoi genitori che lo sostenevano.
“Sono solo sei settimane.” Si ripeteva Elio sospirando.
Da come era cominciata l'estate, la passava a leggere e a scrivere canzoni per Oliver. Rimpiangeva l'estate dell'anno. Rimpiangeva ogni cosa. Tutto aveva avuto un sapore più magico in sua presenza.
“Chissà se mi sta pensando.”
Spesso quando gli altri suoi amici giocavano a pallavolo, guardava fisso il vuoto perché sognava Oliver con il costume verde pisello che faceva una schiacciata ma...si doveva accontentare di Elizabeth.
All'improvviso.... SBAM.
Qualcuno per sbaglio lo colpì con una schiacciata in faccia. Elio svenne e tardò una decina di minuti a svegliarsi.
Quando riprese conoscenza aveva la vista annebbiata e vide una figura alta, capelli biondi e costume che non sapeva distinguere se era verde o azzurro perché il sole gli offuscava la vista.
-O...Oliver.-
Guardò più chiaramente e la figura non era di certo chi pensava o voleva chi fosse.
-Chi è Oliver? Ti senti bene moccioso?-
Il ragazzo porse la mano a quel ragazzo che gli si era presentato davanti agli occhi. Era bellissimo, fantastico. Il più bello dopo Oliver. Era biondissimo, occhi verdi espressivi e costume azzurro.
-Mi piace prendere le pallonate in faccia. E' la mia passione.-
-Se vuoi te ne tiro un'altra.- Elio non rideva così di gusto da circa da un anno. Scoppiò in una risata liberatoria da sembrare pazzo. Il bel biondo lo aiutò ad alzarsi da terra.
-Grazie. Comunque io sono Elio, piacere schiaccia palle in faccia.- Disse prendendo in giro il ragazzo che rise con altrettanto gusto.
-Io mi chiamo Marco, piacere. Me lo dirai chi è questo Oliver, spero un giorno.- I due strinsero la mano e Elio tornò subito serio.
-Nessuno. Non è nessuno.-
Marzia, che aveva assistito a tutta la scena aveva visto il volto di Elio incupirsi tanto che i due si scambiarono uno sguardo che capirono solo loro. Marzia sapeva di Elio e Oliver, della loro storia, sapeva quanto ci era stato male Elio alla notizia del matrimonio e la soluzione per quanto fosse banale e infantile, era rispondere che Oliver non era “Nessuno”. Voleva comportarsi come se non avesse mai fatto parte della sua vita, come se non lo avesse mai amato, come se non fossero mai stati una cosa sola. Oliver aveva scelto la sua strada, Elio avrebbe fatto la sua.
-Se non ti ho offeso, visto che il tuo bel sorriso si è spento, spero di vederti ancora.- Disse Marco mettendosi le mani dietro la testa in segno di imbarazzo rendendosi conto del clima teso che si era creato tra di loro.
Elio fece cenno di si con la testa.


Nei giorni successivi, Elio si frequentò con Marco. Frequentava con lui tutti i posti che non aveva frequentato con Oliver e anche perché nutriva gelosia per quei posti, come se fossero intoccabili, una parte di lui.
Le chiamate di Oliver si facevano sempre più frequenti. Voleva sentire la voce di Elio, voleva sapere che stava bene. Rispondeva sempre suo padre, il quale con evidente agitazione e paura di fargli male gli disse che Elio aveva cominciato a frequentare un ragazzo che gli somigliava molto. Regnava il silenzio e il dolore di Oliver nel ricevere quella notizia.


Marco aveva la passione per il karaoke. Portò Elio a cantare “in quel bar” con suo stupore. Entrò dalla porta “di quel bar” facendosi violenza. Entrò a piccoli passi.
-Elio stai bene?- Marco lo prese per mano e si guardarono negli occhi.
-Ora che tu sei qui con me, si.-
Marco in tutto quel periodo gli aveva dimostrato il suo interesse. Si stava innamorando di Elio e anche per lui fu lo stesso. Lo passava a prendere con la Vespa e facevano gite in moto. Facevano pic nic lontano da Crema. Elio con molta naturalezza raccontò a Marco chi era stato per lui quel famoso Oliver e gli raccontò la loro storia. Il bel biondo ascoltava ogni parola come se stesse leggendo un libro, invece stava leggendo l'anima di Elio. Il racconto si concluse con un pianto liberatorio di Elio e Marco lo consolò abbracciandolo.
Erano passate solo due settimane da quando si conoscevano ed erano entrati subito in confidenza l'uno con l'altro. Trascorrevano insieme ogni giorno e lontano da casa da quel telefono che squillava incessantemente.
Elio stava tornando a sorridere e stava nutrendo sentimenti che stavano diventando molto profondi per quel ragazzo che lo aveva colpito fin da subito.
Quella sera Marco prese il microfono ed era assai brillo come Elio, iniziò a cantare Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler che quell'anno, nel 1984, andava molto di moda. Elio si unì di li a poco a cantare il ritornello e sentirono che era una specie di dichiarazione d'amore per entrambe.
Quella sera, Marco portò a casa Elio in motore e notò che la luce della sua vecchia camera era accesa. Erano giorni che li non ci dormiva nessuno. Elizabeth aveva lasciato la sua casa e si era trasferita a casa di Marzia, ma a Elio non fu mai chiaro il motivo.
Appena scese dal motorino la luce si spense.
-Elio... Io sta sera sono stato benissimo con te.-
-Stai parlando sotto l'effetto dell'alcool vero?- Scherzò Elio trovandosi in un momento di imbarazzo.
-No, no non sto scherzando Elio. Io voglio che siamo una cosa sola. Provi le stesse cose anche tu vero?-
Senza pensarci due volte, Elio prese l'iniziativa e lo baciò. Le sue labbra erano morbide. Per fortuna che era notte fonda e nessuno li stava vedendo, almeno così credevano. Quel bacio durò una mezz'ora e faticarono a riprendere fiato. Elio gli sbottonò la camicia che indossava e una mano lo fermò.
-Sei voglioso, è cucciolo?-
-Non sai quanto.- Marco prese la testa di Elio e si avvicinarono con le punte dei loro nasi. Gli accarezzava il viso in un modo che lo faceva impazzire.
-Allora aspettiamo il momento giusto, sei d'accordo? Voglio che sia un momento magico.- Spiegò il bel biondino.
-Era quello che speravo di sentirti dire.- I due si salutarono con un altro bacio e si diedero appuntamento il giorno dopo.
Elio pensò che se non poteva essere felice con chi amava, almeno sarebbe potuto essere sereno con Marco che gli dava sicurezza e non rinnegava la sua natura di omosessuale.


Entrato in casa, vide un ombra salire le scale. Accese la luce e non c'era nessuno. Pensò che era stato suo babbo al alzarsi a prendere un bicchiere d'acqua. Si strofinò gli occhi e c'era una camicia verde stesa nel salotto. Era talmente ubriaco e stanco che si stava sognando le cose. Si spogliò e si mise a letto con i calzoncini e la camicia che gli aveva regalato Oliver. Dormire con quella vicino gli dava sicurezza e quel profumo lo mandava in estasi benché lo avesse rinnegato con tutti.
Il giorno dopo era lunedì e la settimana iniziò nel più impensabile che conoscesse. Quando si svegliò, entrò in bagno e notò che c'era una nuova coppia di asciugamani, non ci diede troppo peso. La domestica Mafalda sicuramente si era sbagliata. Pensava ancora che ci fosse quella strega di Elizabeth. Si fece una doccia e scese per la colazione. Era sommerso nei suoi pensieri, pensava a Marco, quando...
-Ti sei divertito ieri sera?-
Non ci poteva credere. Lui era li in carne e ossa. Era senza parole. Sentiva solo una gran voglia di urlargli contro. Oliver era li e per quel che si ricordava, dall'ultima conversazione che avevano avuto, sarebbe dovuto essere in viaggio di nozze posticipato.
-Certo che ti sei divertito. Avete anche la vostra canzone...- Come faceva a sapere che aveva il ragazzo? Come faceva a sapere che avevano cantato insieme? Cosa ci faceva li davanti ai suoi occhi con quella faccia sciupata? Perché era venuto li? Per sbattergli in faccia in suo matrimonio? Per farlo stare di nuovo male come l'anno prima? Per prendere il suo cuore e romperlo in mille pezzi?
-Non sono a tenuto a darti spiegazioni.- Rispose freddamente Elio.
-Perché non hai mai risposto alle mie chiamate?- Elio stava a testa bassa per evitare di guardare i suoi lucidi e tristi.
-Mi prendi in giro? E' un anno che aspetto ogni tua qualsiasi mossa. Ora non voglio sapere niente.- Elio tirò fuori tutta la rabbia che si teneva dentro.
-Io non ti ho mai preso in giro. Comunque resto per questa settimana poi riparto così sarai libero di stare con chi vuoi. Dobbiamo parlare, Elio.-
Elio uscì da casa sbattendo la porta e fuori c'era Marco che lo aspettava. I due si baciarono e partirono per uno dei tanti loro picnic fuori porta.
-Gli passerà vedrai. Dagli tempo.- Rassicurò il professor Perlman, Oliver che aveva assistito alla scena e aveva il cuore infranto che l'unica persona che amava al mondo lo odiava.
Aspettò Elio tutto il giorno in attesa di parlargli ma tornò a casa a notte fonda.
-Questo mi ricorda qualcosa.- Disse Oliver intanto che si era steso nel letto della piccola cameretta di Elio.
-Beh, almeno sai cosa vuol dire cosa si prova.- Oliver alludeva al fatto di avere fatto passare notti in bianco a Elio l'estate scorsa. Quell'attesa e quella voglia di vederlo che lo uccideva perché non arrivava mai.
-Possiamo parlare?-
-Non ho niente da dirti.- Oliver nel frattempo si era alzato dal letto e cercava lo sguardo del più piccolo che evitava di guardarlo negli occhi. Cercava un contatto fisico che Elio ignorava. In modo brusco, lo prese con un dito nel mento costringendolo a guardare.
-Elio, guardarmi, sono qui. Sono venuto per te.-
Il piccolo si staccò e gli vennero le lacrime agli occhi.
-Ti sei innamorato? Ci hai fatto sesso con il biondino che sembra la mia fotocopia?-
-Ancora no. Ma presto accadrà. Non sono stato io che mi sono sposato e mi sono dimenticato di te. Ora per favore vattene dalla mia camera.- Urlò quell'ultima frase senza preoccuparsi che Mafalda potesse sentire. Oliver, per la prima volta, aveva l'aria da cane bastonato e si diresse nella sua “vecchia camera” chiudendo la porta alle sue spalle.
Elio crollò per terra e pianse. L'ultima cosa che voleva era ferire che gli aveva dato tutto e ora lo stava trattando come se gli avesse strappato il cuore del petto e lo avesse frantumato in mille pezzi. Oliver piangeva anche lui nella sua stanza e, di nascosto, usciva per controllare se sentiva ancora gli singhiozzi di Elio. Doveva riuscire ad abbattere quel muro che il più piccolo aveva costruito.
Il giorno seguente ritentò di nuovo di trovare chiarimenti e Elio uscì di nuovo sbattendo la porta con un-Ho da fare.- Mentre fuori c'era Marco che lo aspettava.
Il Mercoledì, Oliver uscì dalla camera prima di Elio e vi trovò i suoi genitori che erano sempre gentili e disponibili con lui.
-Domani chiamo un taxi. Non riusciamo a comunicare. Quello che c'era tra di noi non c'è più.-
-Mi addolora vedere che non siete come l'anno scorso. Ma queste sono solo cose vostre. Non credo sia innamorato di quel ragazzotto come di te.- Oliver non rispose.
Elio aveva ascoltato tutta la conversazione di nascosto. Marco lo stava aspettando e voleva stare con Oliver. Voleva dirgli che non era cambiato niente tra loro, i suoi sentimenti erano gli stessi e non pensava le cose dette due giorni prima.


-E' due ore che siamo qui, e non hai detto una parola. Lui è tornato vero?- Il riccio si voltò lentamente e lo guardò con aria sorpresa.
-Tu come fai a saperlo?
-L'ho visto che controlla quando ti riporto a casa e mi ha fulminato dalla finestra quando ci siamo baciati.- Si trovavano in un giardino enorme vicino a Crema e Elio nervosamente strappava l'erba.
-Non ci ho fatto niente, se è questo che vuoi sapere.-
-E avete parlato?-
-No, ci ricadrei se parlassimo e rovinerei tutto con te.-
-Elio, ascolta, tu e lui avete dei conti sospesi e non fa bene a nessuno dei questa distanza che stai creando tra di voi. Dovete parlare. Quando avrete parlato mi dirai che decisione hai preso anche per noi.- Elio a sentire queste parole lo baciò appassionatamente perché si sentiva capito, sentiva che lui poteva fidarsi. Era molto maturo per la sua età.
Rientrarono per il pomeriggio. Elio quando tornò a casa lo cercò per tutta la casa ma non lo trovò. Mafalda gli disse che era uscito con Marzia e con Chiara perché avevano saputo che era ritornato. La gelosia gli pervase il corpo visto che Chiara lo aveva già sedotto in passato. I suoi genitori erano usciti per fare le spese e Mafalda era andata in paese.
-Sono veramente uno stupido.- Disse pensando che nessuno lo stesse ascoltando.
-Perché saresti stupido?- Disse Oliver sbucando dalla sala.
-Ma.. non eri con Chiara e Marzia?-
-Si ma non ero tanto di compagnia e ho deciso di rientrare.-
-Non mi dire. Avremo la stessa allergia?-
Oliver sorrise e si strinse Elio fra le braccia visto che aveva cambiato atteggiamento nei suoi confronti.
-Scusa per come mi sono comportato.-
-Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato con me. Io non ti ho mai preso in giro, Elio.-
I due cominciarono a baciarsi e sembrò tornare l'ossigeno nelle loro vite, come se per tutto quel periodo che erano stati separati avessero smesso di vivere. Le loro vite si erano fermate e solo con l'uno con l'altro avevano di nuovo un senso. Quel giorno fecero l'amore come se non si fossero mai detti addio, come se fosse il loro momento di ricongiungersi senza separarsi mai, come se tutto il mondo appartenesse a loro. Si sentirono tornare alla vita con i loro corpi di nuovo insieme.
-Arriverà mai il giorno in cui ci sposeremo anche noi come fanno tutti?.- Oliver gli accarezzava il petto e disse:
-Era questo il motivo per cui eri arrabbiato con me?- Elio imbarazzato rispose:
-Si, uno dei motivi è questo. Trovi così strano che desidero questo per noi?-
-No, non mi sembra strano. Se qualcuno farà qualcosa per noi saremo i primi a sposarci. Noi ci apparteniamo Elio. Quello che c'è tra noi non svanirà mai.- I due vivevano come se un domani non ci fosse, quello era tutto per loro. Si amavano e avrebbero continuato a farlo finché avrebbero avuto vita.


 
  
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