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Autore: DarkDec    02/04/2018    0 recensioni
[ Fantasy / Horror / Nonsense ]
Un ragazzo privo di un nome, identificato con un numero di serie, che cammina in un condotto fognario. C'è una voce che ride e che lo richiama, in fondo. E intanto dall'ombra escono e si muovono strani esseri ciechi. Cosa c'è alla fine del tunnel?
Genere: Fantasy, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Violenza
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Risa lontane echeggiano nel buio.
0154 cammina lungo il canale della fogna. Il rumore secco dei passi risuona sopra il sibilo della brezza puzzolente, sopra lo sciabordare dell’acqua putrida.
Un punto di luce si accende nel buio e 0154 si ferma. Altri punti si accendono accanto al primo. Lucciole - sciami di lucciole ronzanti che escono dalle crepe nelle pareti e si levano in volo. Con il volto bagnato dalla luce giallo-verde, 0154 riempie la bocca e le narici dell’aria tiepida che sa di sterco, carne putrefatta, con una traccia di benzina.
La risata di un bambino echeggia nell’aria.
Il gelo serra le braccia e le gambe. Ora le lucciole vorticano su corpi sdraiati dall’altro lato del canale: corpi gonfi, con i petti che si alzano e si abbassano, che rilasciano acqua dalle pieghe della carne grigia e violacea. 0154 distoglie lo sguardo e riprende a camminare.
La luce illumina una scala arrugginita; 0154 afferra i pioli, risale con il respiro affannato fino ad issarsi all’aria aperta. Il freddo lo schiaffeggia, nuvole di condensa escono dalla bocca mentre si alza in piedi.
Alcuni bracieri sparsi lungo la strada rompono la penombra. Attorno alla luce si muovono esseri umani obesi, dalla carne grigia, e le fiamme si riflettono sui monili d’oro e d’argento sopra gli stracci che coprono i rotoli di lardo ondeggianti.
0154 rimane immobile e alcuni esseri si girano, lo fissano con orbite vuote, schiudono le bocche distorte che vanno da un orecchio all’altro. Poi tornano a fissare la luce.
Con le dita tremanti che sfiorano l’impugnatura del pugnale alla cintura, 0154 prende a camminare lungo la schiera di case cubiche che corre lungo la strada. Dalle finestre quadrate poste appena sotto i tetti scendono lungo le pareti scie di muco e urina che formano pozze alla base dei muri, e da lì si disperdono nelle crepe del terreno.
Dei passi pesanti rimbombano nel silenzio. 0154 si volta, sgrana gli occhi.
La risata di un bambino echeggia nell’aria.
Lungo la strada, sei zampe da crostaceo trasportano una conchiglia a spirale del colore dell’avorio, e ad ogni passo la punta oscilla al livelo delle finestre; in mezzo alle zampe anteriori, all’altezza di un uomo, dall’apertura straripa la mole di un essere ancora più lardoso degli altri. Fra i suoi rotoli di carne, stretti nella conchiglia, scivolano rivoli di sangue, di urina, di bava.
0154 rimane a fissarlo con le gambe piantate al suolo. Il gelo risale la spina dorsale e i muscoli tesi delle braccia si intorpidiscono, mentre la mano annaspa alla cintura e le dita scivolano sull’impugnatura del pugnale.
L’essere si ferma a tre passi da lui. Una lingua rosea schizza fuori dalla bocca, lo avvolge al collo e lo strattona in avanti; con il respiro mozzato 0154 cade in ginocchio, le tempie che pulsano, ma in uno spasmo la lingua lo strattona verso l’alto fino a strapparlo da terra.
La risata di un bambino echeggia nell’aria.
Mentre la lingua si ritira nella bocca gocciolante bava, si stringe ruvida e schiumosa sul collo, e la vista di 0154 diventa sempre più nebbiosa e il sangue pulsa sempre più forte. 0154 viene trascinato dall’essere finché l’alito caldo non gli lambisce il volto, e gli ansimi arrivano ovattati alle orecchie.
Una scarica elettrica percorre il braccio fino alla mano, che scivola sulla cintura e annaspa sulla fodera del pugnale – poi si chiude sull’elsa. 0154 sgrana gli occhi e il braccio scatta, pianta la lama nella fronte dell’essere, che rimane immobile. La stretta della lingua si allenta, ma non cede.
Sangue e materia cerebrale schizzano dalle orbite vuote, bava schiumosa e muco schizzano dalla bocca e dalle narici. La lingua ha uno spasmo e lo getta via; 0154 colpisce il suolo con la spalla e nell’esplosione di dolore inspira a fondo l’aria gelida con un sibilo raschiante, la mano ancora serrata attorno all’elsa.
Lo schianto della conchiglia echeggia nella strada. 0154 trema al suolo, il diaframma brucia mentre si dilata e si contrae. Passi strascicati attorno a lui, rantoli e versi viscidi. Fa leva sul braccio tremante per mettersi in ginocchio.
Una dozzina di esseri obesi ora lo circonda, e la bava gocciola dalle loro bocche aperte, da cui penzolano lingue lunghe quanto un braccio. Le braccia di 0154 tremano allo spasmo, troppo appesantite per alzarsi. Cessa di ansimare e trattiene il respiro.
Una lingua scatta e serra il polso, tanto forte che la mano si apre e lascia cadere il pugnale. Un’altra lingua sibila nell’aria e con uno schiocco lo colpisce sul volto, la vista si annebbia di rosso. Altre due lingue avvolgono le braccia, le tirano in direzioni diverse. 0154 alza lo sguardo contro un essere che si avvicina e lo fissa con le orbite vuote.
La risata di un bambino echeggia nell’aria.
Un raggio di luce bianca trapassa l’essere da parte a parte. 0154 si ritrae mentre quello si accascia e un fiotto di sangue caldo gli schizza sulla guancia, la stretta delle lingue si allenta. Un altro raggio di luce ne taglia una a metà, che si ritira nella bocca zampillando sangue. Gli esseri si allontanano nel loro passo ondeggiante; due raggi di luce fanno esplodere la testa di uno, che cade prono al suolo. 0154 fissa la carcassa, la pozza di sangue che si allarga e si mischia con il muco e l’urina nelle crepe del terreno.
Passi regolari dietro di lui. 0154 si rimette in piedi, contro il vorticare del mondo attorno a lui, trattiene la bile nello stomaco. Si volta. Lungo la strada avanzano quattro robot di acciaio bianco, con un torso compatto in contrasto con le braccia, gambe e cranio da scheletro. I teschi ruotano in direzione degli esseri che fuggono, seguiti dalle pistole da cui partono i raggi di luce.
0154 si avvicina a loro. –Perché voi, ora?-
I quattro robot-scheletri ruotano i loro teschi  verso di lui, sull’asse delle loro sottili vertebre di metallo, e senza emettere alcun suono lo fissano con i fiochi puntini di luce rossa al centro delle loro orbite. Fermo di fronte a loro, 0154 ansima a fondo per riprendere fiato. Poi i robot si separano – due da un lato, due dall’altro – e uno scheletro vero emerge nella penombra, avvolto nelle pieghe di un mantello nero.
Lo scheletro si ferma. –Perché?- Pianta il bastone della sua falce nella pozza di sangue e fango e urina che si allarga sul terreno fangoso, la lama all’altezza degli occhi. –Qui non c’è mai un perché. Non c’è mai, in questi mondi.- Una folata satura dell’odore del sangue muove il suo mantello. –Ma tu mi servi ancora.- Afferra la falce con entrambe le mani, taglia l’aria con la lama e la affonda nel terreno fra di loro.
0154 raddrizza la schiena, si staglia contro di lui. –Allora ho un debito verso di te, immagino.-
-Allora tu hai un debito verso di me.- Lo scheletro annuisce. - La tua vita e la tua sanità mentale implicano che tu diventi una delle mie creature. Un marchio che ti obbliga a soddisfare i miei desideri.-
0154 chiude gli occhi, li riapre. -E così sia.-
-E forse, col tempo, potrai anche trovare divertente tutto questo.-
La Morte ride. La risata di un bambino echeggia nell’aria.
 

Angolo dell'Autore. Ho scritto questa breve storia anni fa, quando ero chiuso in un ospedale. Potrei dire che l'ho fatto per la noia: ma in realtà, è stato uno dei miei periodi di più grande ispirazione, in cui fui capace di dattilografare a razzo decine di pagine in un giorno. Ma non siamo qui per parlare di questo, giusto? Spero che il racconto vi sia piaciuto, che vi abbia dato la stessa scintilla di sense of wonder che al tempo diede alla community cui lo presentai al tempo. E se non vi è piaciuto, perché lo avete trovato inconcludente o "troppo" privo di senso: well, potrei dire che mi spiace di avervi deluso ma, invero, spero di ritrovarvi con una storia che reputerete migliore.

In origine il racconto era poco più che un mero esercizio di scrittura. Soltanto con quest'ultima ripresa ho scelto di scriverne un seguito, sempre one-shot: la trama già la ho picchiettata nella testa e dovrebbe chiamarsi La Città Limbo. Ho qualche bozza ma non so quando lo posterò, dacché - conoscendomi - rigetto le scadenze.

In ultimo, riguardo alla community su cui ho compiuto la prima stesura e tutti gli editing:
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