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Autore: _Atlas_    03/04/2018    2 recensioni
[...] il fatto che il suo rapporto con Tony fosse ambiguo da qualunque angolazione lo si guardasse, che il suo cuore accelerasse in modo incontrollato ogni volta che la guardava negli occhi con quello sguardo e che lei diventasse dello stesso colore dei suoi capelli subito dopo, erano dettagli irrilevanti che non avrebbero mai potuto influire sul loro rapporto durante una vacanza nella città più romantica del mondo.
[Pre-Iron Man / Pre-Pepperony]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Pepperony Holidays'
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Some Nights
 
 
 

 
 
 
h. 10.45, martedì 3 maggio
Palazzo Congressi di Milano, Italia
 
 
Happy Hogan tamburellava le dita sul volante dell'Audi con fare annoiato, in attesa.
Dopo una breve occhiata all'orologio da polso i suoi muscoli facciali si rilassarono lievemente: erano quasi le undici e presto il signor Stark avrebbe scalpitato dai sedili posteriori per poter tornare a casa.
Virginia gli avrebbe intimato di darsi una calmata, lui avrebbe sbuffato e poi ripreso a farfugliare qualcosa sulla buona riuscita del convegno.
Allora la donna lo avrebbe assecondato e poi sarebbe finita a battibeccare con lui per qualche motivo irrilevante, magari proprio per quel toga party che Tony voleva organizzare per il suo ormai imminente compleanno.
Happy era più che abituato a questa routine e il fatto che si trovassero dall'altra parte del mondo – precisamente al palazzo congressi di Milano – ben lontani dagli Stati Uniti, non faceva alcuna differenza.
Si sistemò gli occhiali da sole scivolati sulla punta del naso, dopodiché riconobbe la sagoma di Tony che camminava con falsa disinvoltura verso l'Audi. Pepper avanzava svelta dietro di lui, come da manuale.
«Quel maledetto acquirente» brontolò Tony salendo in auto «Veramente il tizio più insopportabile sulla faccia della terra.»
«Per favore, stava solo facendo il suo lavoro dopotutto» intervenne Pepper chiudendo lo sportello con un gesto stizzito.
Qualcosa è andato storto, pensò Happy in attesa di ricevere un qualunque ordine da parte del suo capo.
«Cosa, accertarsi che non gli stessi vendendo una bomba atomica? Sia ragionevole, Potts, ci hanno fatto scapicollare in un altro continente solo per un...nulla di fatto» si accese Tony iniziando a gesticolare.
Pepper si passò una mano sulla fronte, non aveva alcuna voglia di mettersi a discutere su una faccenda che personalmente riteneva chiusa. Era vero, la vendita si era conclusa con un nulla di fatto, ma la conferenza stampa di poche ore prima aveva ottenuto i risultati sperati e affatto scontati per le Stark Industries.
«Diciamo che è andata male a metà» disse ragionevole, appunto.
Tony si chiuse nel silenzio e iniziò a guardare un punto indefinito al di là del finestrino.
Happy allo stesso tempo iniziò a guardarsi intorno senza sapere bene che fare e dopo qualche secondo di esitazione ruppe il silenzio.
«Direzione aeroporto?» chiese.
«Sì, Happy» acconsentì Pepper sovrastata nello stesso istante dalla voce di Tony.
«No.»
«No? Non sono previsti altri convegni per...» cercò di spiegare la donna ma venendo interrotta quasi subito.
«E chi ha parlato di convegni? Pensa sempre al lavoro, Potts» disse Tony ritrovando improvvisamente il buon umore.
Tuttavia fu in quell'istante che un presagio più che spiacevole si insinuò dentro Pepper.Quella frase poteva significare solo una cosa.
«Voglio andare a Venezia.»
Appunto.
«Siamo in Italia, no? Già che ci siamo facciamo un salto da quelle parti» continuò Tony, felice di aver avuto un lampo di genio in circostanze così poco favorevoli.
«Tony...» iniziò a dire quindi la giovane «...non mi sembra proprio il caso di fare una vacanza ades-»
«Tre giorni non sono abbastanza per poter essere definiti vacanza, ma se lo dice lei...»
«Tre giorni? Tony io ho del lavoro da sbrigare, prima torniamo a casa e meglio sarà per tutti.»
«Il suo lavoro è assistermi, seguirmi negli affari...perché crede che l'abbia assunta?» chiese lui con impertinenza.
Pepper lo guardò accigliata ma non si lasciò intimidire, dopotutto in sei anni aveva visto picchi d'arroganza ben più alti di quello.
«Se lei svolgesse il suo lavoro io allora potrei limitarmi a svolgere il mio, ma dal momento che le cose mi sembrano leggermente diverse, purtroppo sono costretta a occuparmi anche della sua azienda, motivo per cui fare un viaggio a Venezia adesso è del tutto fuori luogo» disse quindi mantenendo la calma.
Happy invece aveva ripreso a picchiettare la mani sul volante, questa volta con una punta di nervosismo; non gli era ancora del tutto chiaro come facesse la signorina Potts a sopportare il suo datore di lavoro, da qualche tempo aveva iniziato a dubitare addirittura che non fosse umana.
Sospirò senza però perdere la compostezza e continuò a fingere di non ascoltare la loro discussione.
«Sei lei riuscisse a preoccuparsi meno di qualcosa che non preoccupa neanche me, a ques-»
«È proprio perché lei non si preoccupa che qualcuno lo deve fare, Tony!»
«Voglio dire che non è necessario che lo faccia lei! Il consiglio d'amministrazione e tutto quel che ci gira intorno è sotto la supervisione di Obadiah e tanto basta» spiegò l'uomo prendendosi solo un momento prima di continuare: «E comunque mi pare stessimo parlando di Venezia.»
«Ho già espresso la mia opinione a riguardo» rispose gelida la donna.
A Tony non sfuggì il suo tono distaccato ma non riusciva lo stesso a capacitarsi del perché la donna non volesse mai appoggiarlo in situazioni simili. Si trattava di tre giorni, tre, cosa mai avrebbe potuto cambiarle?
Le mani di Happy avevano nel frattempo abbandonato il volante e ora giacevano ferme lungo i suoi fianchi.
Dunque? Che diavolo doveva fare adesso?
«Happy portaci a Venezia» intervenne quindi Tony.
«Cosa?! No! Portaci in aeroporto!» si affrettò a dire Pepper.
«Venezia» ribadì il miliardario.
«Aeroporto.»
«Venezia.»
«Aeroporto.»
«Aeroporto.»
«Vene...no! Tony!» esclamò la donna, paonazza di rabbia per il pessimo scherzo del suo capo.
«Affare fatto. Hap, sentito la signorina Potts? Portaci a Venezia» disse quindi  Tony sfoderando un sorriso assolutamente sfacciato.
«Tony, la prego...»
«Dal momento che la mia bontà non ha limiti di nessun tipo...sono disposto a rimanere un giorno in meno, ma solo per lei» chiarì Tony contento del suo slancio di generosità.
«Un giorno» cercò allora di negoziare Pepper, approfittando della situazione. Se proprio dovevano andare a Venezia, avrebbe dovuto decidere lei per quanto tempo.
«Ci fermeremo solo per un giorno» ribadì.
«Vede? Se ne approfitta. Due giorni. Non sono disposto a cedere.»
«Nemmeno io: un giorno, Tony.»
«Non se ne parla, tra poco è anche il mio compleanno...»
«E questo cosa c'entra?»
«Potrebbe farmi un regalo, no? Due giorni» ribadì l'uomo.
«Un giorno.»
«Due.»
«Uno.»
«Due giorni»
«Un giorno, Tony. Altrimenti Venezia se la può scordare.»
Tony si accigliò per qualche momento, poi valutò il da farsi. Un giorno era davvero poco, ma ormai si era impuntato e di certo non poteva tirarsi indietro adesso e darla vinta alla sua assistente.
«Molto bene, affare fatto» disse quindi scrollando le spalle «Happy, portaci a Venezia.»
Happy Hogan si destò dal suo finto abbiocco, osservò i due litiganti dallo specchietto retrovisore – iniziando a chiedersi chi dei due avrebbe rotto adesso il silenzio – e finalmente mise in moto l'auto.
Destinazione: Venezia.
 
 
*
 
 
h. 15.20,
Hotel Cipriani,Venezia, Italy
 
 
Virginia non era particolarmente contenta di trovarsi a Venezia.
Certo, la laguna era incantevole e la finestra della sua stanza affacciava direttamente sul canale della Giudecca, da cui era ben visibile il centro storico della città; l'hotel Cipriani aveva fatto breccia nel suo cuore sin dal primo momento e Tony era riuscito a prenotare due camere meravigliose (e soprattutto separate) soltanto nel giro di pochi minuti.
Inoltre Venezia le era rimasta nel cuore dall'età di tredici anni, quando vi aveva soggiornato per una settimana con i genitori durante una lunga vacanza che ricordava sempre con affetto.
Ma a parte la nostalgia per il passato e l'indiscutibile bellezza della città, Virginia era convinta che non fosse stata una buona idea arrivare fin laggiù.
Intanto non era un buon momento dal punto di vista lavorativo – non lo era mai, se si considerava il rapporto tra Tony Stark e il concetto generale di "gestire un'azienda multimiliardaria"- ma, più di tutto, non lo era dal suo punto di vista prettamente personale.
Lei era l'assistente di Tony Stark e il suo contratto prevedeva di doverlo seguire in convegni, riunioni, conferenze stampa o, per essere più precisi, presenziare laddove il suo eccentrico capo non avesse alcuna voglia di farsi vedere.
E sebbene nel pacchetto affidatole fossero inclusi numerosi viaggi all'estero, era del tutto sicura che essi si riferissero a viaggi d'affari e non a vacanze organizzate all'ultimo minuto nella città più romantica del mondo.
Naturalmente il fatto che il suo rapporto con Tony fosse ambiguo da qualunque angolazione lo si guardasse, che il suo cuore accelerasse in modo incontrollato ogni volta che la guardava negli occhi con  quello sguardo e che lei diventasse dello stesso colore dei suoi capelli subito dopo, erano dettagli irrilevanti che non avrebbero mai potuto influire sul loro rapporto durante una vacanza nella città più romantica del mondo.
 
Un lieve bussare alla porta destò Virginia dai suoi pensieri, facendole indietreggiare dal terrazzo della sua stanza.
«Pepper, è pronta?»
La donna temporeggiò una manciata di minuti per darsi una sistemata veloce, chiedendosi se il vestito bianco a fiori che indossava non fosse troppo corto e se fosse stato meglio rimettersi l'elegante tailleur che aveva tenuto addosso fino a un'ora prima.
Eliminò subito il dubbio, ricordandosi di trovarsi a Venezia per una vacanza – per una gita - e non per un noioso viaggio d'affari.
Si sistemò i capelli e quindi aprì la porta della camera, trovandosi davanti un Tony Stark in jeans e giacca elegante e iniziando già a percepire un certo calore sulle guance.
«Finalmente! Mi stavo preoccupando, di solito sono io ad essere in ritardo» disse Tony sforzandosi di mantenere lo sguardo all'altezza degli occhi della sua assistente.
Pepper apprezzò l'impegno ma non riuscì comunque ad evitare di arrossire. Di nuovo.
Ma che diamine mi sta succedendo?
«Mi sono concessa uno sguardo al panorama, la vista è meravigliosa» disse sincera, riuscendo a recuperare un briciolo di compostezza.
«Oh, già...concordo. Anche lei lo è, a dire il vero.»
Tony si era evidentemente reso conto troppo tardi di quel che aveva detto ma se per un momento aveva pensato di pentirsene, quando vide il volto di Pepper assumere cinque differenti gradazioni di viola, in fondo ne fu contento.
«Allora...andiamo ad esplorare Venezia?»
In quel frangente Pepper era del tutto a corto di parole, così si limitò a sorridere accondiscendente, senza dimenticarsi di prendere un respiro profondo. Molto, molto profondo.
Sarà una giornata lunghissima.
 
 
*
 
 
Il pomeriggio era passato in fretta, tra negozi di lusso e giri in gondola, Tony era riuscito ad ottenere un numero indefinito di souvenir inutili e Pepper una fastidiosa nausea causata dal mal di mare.
Ma a parte questo Venezia si era rivelata la città più bella che avessero mai visitato, il tutto reso ancora più apprezzabile dal sole che aveva brillato luminoso fino a quel momento.
«Scommetto che un tramonto così non l'aveva mai visto» disse Tony osservando l'ultimo raggio di sole nascondersi sotto il blu della laguna.
 
«E invece sì» rispose Pepper con un sorrisetto. «Proprio qui, tra l'altro.»
«Sul serio? Proprio qui in piazza San Marco?»
«Mm-hm, parecchi anni fa ormai.»
«Ma non mi dica...E con chi ha avuto il piacere di venire a Venezia?» domandò Tony infilandosi le mani in tasca e assumendo un'espressione a metà tra il curioso e il preoccupato.
Lo sguardo puntato distrattamente sull'orizzonte.
Pepper sorrise e scosse la testa, non del tutto sicura di come dover interpretare quel suo comportamento.
«Con i miei genitori» chiarì quindi, gustandosi la reazione dell'uomo.
«Oh!» esclamò lui con sorpresa e sentendosi all'improvviso molto sollevato. »Bello.»
«Già, fu una bella vacanza...» ammise la donna, «Anche se all'epoca non sarei potuta entrare nei negozi in cui siamo entrati oggi.»
«Lo prenderò come un complimento, Potts.»
«Potrebbe esserlo, in un certo senso. In ogni caso quel che non spendemmo in souvenir lo usammo nei ristoranti. Non fu una cattiva idea» disse allegra.
«Punti di vista. A proposito di ristoranti...» mormorò Tony dando un'attenta occhiata in giro «...dovremmo cenare. Che ne dice? Le lascerò scegliere il posto» ammiccò come se stesse offrendole chissà quale privilegio.
«Quale onore...Ma a dire il vero pensavo di tornare in albergo, domani mattina dovremo svegliarci presto per ripartire.»
«Oh andiamo, due ore di sonno in più non possono competere con una serata a Venezia. Può sempre dormire in aereo...» le suggerì vedendola scoppiare in una risata. Qualcosa di indefinibile gli si attorcigliò nello stomaco e i suoi occhi si illuminarono di una luce nuova.
Pepper avrebbe voluto rifiutare la sua offerta, non aveva di certo dimenticato le sue riflessioni riguardo al loro rapporto ambiguo e spesso poco professionale, ma d'altra parte non si sentì di negargli quello che dopotutto le aveva proposto con disinteresse.
« Eva bene...» cedette quindi, evitando anche di ricordargli che, per colpa della sua parlantina, non era mai riuscita a chiudere occhi in aereo.
«Affare fatto, allora! Dove vogliamo andare...?»
Pepper ci pensò qualche istante e al ricordo di un delizioso piatto di spaghetti alle vongole, optò per il famoso Laguna Blu.
 
 
*
 
 
Il ristorante non era certo quello di vent'anni prima, ma a parte qualche differenza nello stile e ovviamente del personale, Pepper fu lieta di assaporare la stessa atmosfera che era chiusa nei suoi ricordi lontani.
Tony sembrava trovarsi al proprio agio, aveva già legato con lo chef per assicurarsi una cena in perfetto stile italiano e adesso sorseggiava lentamente un ottimo bicchiere di vino bianco.
Virginia non era abituata a questo suo atteggiamento pacato e sebbene la cosa in un certo senso la mettesse a disagio, doveva ammettere di essere piacevolmente stupita. Era abituata al caos del suo laboratorio, alla musica alta, ai suoi vestiti macchiati di grasso e bruciati in più punti, alle sue battutine pungenti e alle sue serate movimentate.
Vederlo così posato e spoglio della sua solita spavalderia, la stava tuttavia anche mettendo in allarme: non era la prima volta che capitava, ma le rare volte che era accaduto era sempre stato in occasioni ambigue e incerte come quella.
La sua voce si incrinava, il suo sguardo diventava più intenso e lei non riusciva più a mantenere alto il muro che aveva costruito per tenersi a distanza da lui.
«Dov'è adesso?» chiese Tony molto tempo dopo e del tutto a sproposito, terminando il suo risotto ai frutti di mare.
Pepper lo guardò senza capire e gli rivolse uno sguardo interrogativo.
«La sua famiglia. Dove vivono i suoi genitori?» chiese quindi più esplicito.
«Oh...» Pepper rimase perplessa di fronte a quella domanda e non era del tutto sicura di voler iniziare  una simile conversazione, così si affrettò a chiudere il discorso.
«Mia madre vive a Brisbane, a sud di San Francisco.»
«Bel posto» convenne Tony «E suo padre?»
La donna posò la forchetta nel piatto vuoto e sorrise brevemente.
«Lui non...beh...» iniziò a dire ma senza arrivare a un conclusione.
Tony la osservò per un istante che parve a entrambi lunghissimo, poi abbassò lo sguardo iniziando a giocare con le posate.
«Ho capito» mormorò «Domanda sbagliata al momento sbagliato e forse anche nel posto sbagliato. Giusto?»
«Non del tutto. Ormai sono passati vent'anni e questo posto è solo uno dei tanti che mi fa pensare a lui...va tutto bene, in realtà» spiegò con sincerità, sperando che l'argomento fosse definitivamente chiuso.
In realtà non le capitava molto di parlarne, ma quando succedeva non era così doloroso come aveva temuto all'inizio; ciò che temeva, a dire il vero, era la reazione di Tony.
Che non fosse il suo argomento preferito era risaputo, quindi il fatto che fosse stato lui a tirarlo fuori non era di buon auspicio, considerando che le poche altre volte in cui lo aveva fatto era stato bel lontano dal potersi definire lucido.
«Lei non va mai a casa, in sei anni sarà successo sì e no un paio di volte» le fece notare l'uomo dopo un po', sviando di poco l'argomento.
 
Pepper iniziò a chiedersi se il vino gli stesse dando alla testa. A stento riusciva a scorgere nello sguardo dell'uomo quello del Tony che conosceva, impertinente, sì, ma sempre scanzonato e divertente.
Si limitò a fare spallucce, rispondendo nel modo più sincero che le fosse possibile.
«Mi piace il mio lavoro, lo faccio volentieri.»
«Anche quando il suo capo si rifiuta di firmare le pratiche amministrative?»
«Quello mi piace di meno. Per non parlare di quando mi costringe a seguirlo in vacanze organizzate all'ultimo minuto» lo assecondò, contenta di sentirlo scherzare di nuovo.
«Mmm, dev'essere proprio terribile questo signor Stark.»
«Un vero despota.»
«Ma nonostante questo è contenta di lavorare per lui...» disse Tony prendendo il menù dei dolci e scrutandolo con finto interesse.
«Temo proprio di sì» ammise Pepper.
Ci fu un istante di assoluto silenzio che Tony decise di interrompere solo quando il suo volto fu ben nascosto dal cartone del menù.
«Sono sicuro che anche il signor Stark sia contento di averla come assistente.»
«Lo pensa davvero?»
«Ovvio. E immagino anche che non si opporrebbe se lei volesse passare più tempo a Brisbane, dalla signora...?»
«Lilian
«...Lilian. Basta che poi faccia ritorno a Malibu.»
«Il signor Stark può stare tranquillo. Non amo cercare altri lavori" disse con un sorriso e finalmente riuscì a incrociare lo sguardo dell'uomo. Il suo viso era quasi del tutto coperto dal menù, ma era sicura che anche lui stesse sorridendo.
 
 
*
 
 
Era quasi mezzanotte quando uscirono dal locale, per le strade si contavano ben poche persone e anche la temperatura era scesa notevolmente.
Pepper si ritrovò a rabbrividire nel suo vestito, ma non era sicura che fosse per il freddo.
«Comunque ribadisco che le farebbe bene cambiare aria qualche volta, uscire...divertirsi. Non deve pensare sempre al lavoro e io so cavarmela benissimo anche senza di lei. Bene, insomma. Discretamente. Diciamo che sopravvivo. Ma ehi, lei è libera di avere una vita sociale come chiunque altro», riprese a parlare Tony, imboccando uno dei tanti vicoli del centro storico.
«Apprezzo l'interesse, Tony, ma in tutta franchezza...chi le dice che non abbia una vita sociale?» gli domandò la giovane mordendosi la lingua. Certo, non è che uscisse molto spesso e frequentasse molta gente, ma questo Tony non aveva il diritto di saperlo né di immaginarlo.
«Andiamo Pepper, l'ultima volta che è uscita con un uomo è stato sei mesi fa! Oltretutto non poteva sceglierne uno peggiore di Geller.»
Pepper spalancò gli occhi, completamente attonita per ciò che aveva appena sentito.
«Si può sapere chi le ha dato tutte queste informazioni?!» chiese senza preoccuparsi di nascondere il fastidio. Mike non era certo un tipo indiscreto e poi tra loro non c'era stato niente di serio, non avrebbe avuto motivo di spettegolare con i suoi colleghi, tanto meno con Tony Stark.
L'uomo d'altra parte si limitò a fare spallucce come se niente fosse.
«È stato J.A.R.V.I.S., era preoccupato per lei...»
«Ah mi faccia capire: un' intelligenza artificiale progettata da lei era preoccupata perché uscivo con Mike Geller? Questa mi è nuova» borbottò con sarcasmo.
«Ehi, non se la prenda. Avevo, cioè J.A.R.V.I.S., aveva paura che fosse uscita con uno squilibrato e ha preferito tenere sotto controllo la situazione.»
Pepper sospirò profondamente e ripensò a Mike. Con lei era stato gentile, premuroso e attento nelle sue esigenze. Certo aveva un senso dell'umorismo pari a zero, ma era rimasta contenta del tempo che avevano passato insieme, sebbene lei fosse stata sempre molto impegnata con il lavoro.
Immaginarselo come uno squilibrato era parecchio difficile, quindi.
«Apprezzo l'interesse ma penso di essere in grado di scegliere le persone con cui uscire, non ho bisogno che qualcuno mi controlli, Tony. Tanto meno lei.»
Allora l'uomo alzò le mani in segno di resa, concedendole la vittoria.
«E va bene, ha ragione. È la sua vita, dopotutto...ma se posso permettermi di darle un consiglio: lasci perdere quelli settore amministrativo, sono degli incapaci. E anche molto noiosi. Potrei licenziarne qualcuno quando torneremo a Malibu.»
Pepper stava per fargli notare che fino a quattro anni prima lei faceva parte proprio di quel settore che tanto odiava, ma fu interrotta dall'arrivo di un esaltato che correva in bicicletta a velocità vietata in qualsiasi centro storico del mondo.
D'istinto si spostò per lasciarlo passare ma il ciclista la prese ugualmente di striscio facendola barcollare pericolosamente. Tony la trattenne per il braccio evitando di farla cadere nel canale a un passo da lei, ma non riuscì lo stesso a frenarle la caduta a terra.
«Accidenti!» esclamò la donna non potendo evitare il muretto che prese in pieno il suo ginocchio.
«Ehi! Si è fatta male?»
Tony si accovacciò per constatare le sue condizioni, combattendo con l'altra parte di sé che voleva disperatamente raggiungere il ciclista e gettarlo nel primo canale che vedeva.
«Non è niente, è solo un graffio» lo rassicurò Pepper che non aveva ancora ben realizzato la dinamica dell'incidente. Come diavolo aveva fatto a cadere?
 
«...Che sanguina come un taglio. Ce l'ha un fazzoletto?»
«Uhm, credo sì» il tempo di recuperarne uno dalla borsa che Tony glielo aveva già preso di mano e poggiato sulla ferita.
«Andrebbe disinfettato, sembra profondo» disse ripulendole il sangue.
Malgrado la situazione, lo spavento, la ferita e quel dannato ciclista...Pepper arrossì.
Perchè quel giorno aveva pensato a ogni scenario possibile, ma uno in cui lei rovinasse a terra per colpa di un maleducato e che Tony le ripulisse la ferita che aveva sul ginocchio, non avrebbe mai potuto immaginarselo.
«Tony, lasci» disse cercando di riprendere in mano la situazione, «In albergo ho una valigetta del pronto soccorso.»
L'uomo quindi l'aiutò a rialzarsi e le offrì il braccio per appoggiarsi a lui.
Pepper fu tentata dal rifiutare, ma mettendosi in piedi realizzò che la ferità bruciasse molto di più di quel che aveva immaginato, così accettò l'aiuto e procedendo a rilento arrivarono in albergo.
 
 
 
 
 
«Quel ciclista...» borbottò Tony una volta entrato nella camera della sua assistente «...con tutto lo spazio che aveva a disposizione...»
«Ormai è andata così» mormorò Pepper, molto più turbata dal fatto che Tony si trovasse nella sua stanza, seduto sul suo letto e con una mano molto vicina al suo ginocchio ferito.
«Con il disinfettante starò meglio, domattina lo coprirò con un cerotto e la ferita guarirà prima che me ne possa accorgere.»
«Mmh» concordò Tony, a un tratto pensieroso, »Da quando lei va in giro con una valigetta del pronto soccorso? Se posso saperlo» chiese sospettoso.
«Da quando due anni fa ha fatto a botte in un pub di Vienna e per poco non si è spaccato il naso» rispose pronta la donna e Tony, suo malgrado, sorrise.
Ricordava quella sera, qualcuno aveva lanciato un'accusa contro suo padre e lui, che aveva decisamente bevuto troppo, non ci aveva pensato due volte a iniziare uno scontro a tu per tu nel locale gremito di gente.
«Touché. In ogni caso, mi spiace che per colpa di quel tizio si sia rovinata la vacanza» disse con sincero dispiacere.
«Oh, non fa niente. E poi il resto della giornata non è andato affatto male.»
«Già, sono stato bene anch'io...» concordò Tony prima di ancorare lo sguardo su quello della donna.
In pochi secondi calò un silenzio teso mentre i loro occhi continuavano a scambiarsi sguardi confusi, incerti, avvicinandosi sempre di più.
 
Fu quando le dita di Pepper sfiorarono quelle di Tony, sul bordo del materasso, che entrambi si resero conto della situazione. Dovevano fermarsi ora, prima che la situazione precipitasse del tutto.
Pepper parlò per prima, seguita subito dopo da Tony.
«Credo che sia meglio...»
«Sì, anch'io. Si è fatto tardi e poi...»
«...domani dobbiamo svegliarci presto.»
«...giusto. Allora...beh, buonanotte, Pepper.»
«Buonanotte» disse anche la donna, prima di vederlo chiudersi la porta alle spalle e ritirarsi nella sua camera.
Pepper sospirò, enormemente agitata e confusa, si tastò la ferita sul ginocchio e nonostante le bruciasse ancora dovette riconoscere che quello era solo l'ultimo dei suoi problemi.
 
 
 
*
 
 
h. 08.22, mercoledì 4 maggio
Venezia, Italia

 
 
Happy Hogan tamburellava le mani sul volante dell'auto, in attesa.
Il suo soggiorno veneziano si era concluso in compagnia di Rossella, un'attraente violinista con la quale aveva cenato a lume di candela, bevuto champagne e guardato il chiaro di luna.
La compagnia migliore che potesse trovare e anche quella più gentile, educata e raffinata.
Venezia era davvero un luogo meraviglioso e non gli era importato nulla quando era tornato in albergo da solo. La sua serata era stata perfetta anche così.
L'idea di tornare a Malibu non lo entusiasmava troppo, ma la sua vita era lì e presto ci si sarebbe abituato di nuovo.
«Happy, portaci in aeroporto prima che la qui presente signorina Potts mi costringa di nuovo a prenotare in qualche altra città italiana e rimandare ancora la partenza» esclamò Tony salendo in auto e mettendosi comodo.
«Sì Happy, affrettati. Il signor Stark non vede l'ora di tornare al lavoro e presenziare ai cinque convegni settimanali che ci aspettano da...domani» rispose prontamente la donna rivolgendo un'occhiata angelica al suo datore di lavoro.
«Lei è perfida. Come va il ginocchio?»
«Sta bene. E lei non faccia il ruffiano» lo rimproverò venendo però tradita da un sorriso.
 
Happy osservò i due dallo specchietto retrovisore e scosse il capo, chiedendosi fin quando avrebbero fatto durare quella farsa. Poi pensò a Rossella e anche le sue labbra si inclinarono in un sorriso.
Ma ormai era ora di partire e tornare a casa, destinazione: Malibu.

 
 
 
  
 
 
 
NdA
Hello...it's me...
Buona Pasqua e buon inizio settimana (in ritardo) a tutte :)
Dopo molto tempo sono tornata con una one-shot; mi era mancato scriverne una così lunga, che fosse ambientata nel periodo pre-Iron man e che parlasse di Venezia. Oltretutto mi sono sempre chiesta cosa fosse mai accaduto laggiù ma la pigrizia mi ha sempre impedito di mettere per iscritto qualsiasi cosa.
Questo fino alla settimana scorsa, quando mi sono imposta di scrivere una volta per tutte la mia versione dei fatti.
Mi sono permessa di inventare il nome del ristorante in cui cenano Tony e Pep – lo so, originalità zero – e di inserire qualche particolare della vita di Pep, che ogni tanto torna a far capolino nelle mie storie.
L'hotel Cipriani invece esiste davvero e tra l'altro bazzicando sul web ho scoperto che ha prezzi che solo Tony Stark a questo punto potrebbe permettersi.
O forse no, ma io sono una studentessa povera quindi capitemi <3
 
Spero tanto che questa OS vi sia piaciuta e che vi abbia strappato un sorriso...
Un bacione e alla prossima,
 
_Atlas_
 
   
 
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