Anime & Manga > Soul Eater
Ricorda la storia  |       
Autore: Black Drop    03/04/2018    3 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Nel momento stesso in cui Maka richiuse delicatamente la porta d'ingresso alle sue spalle, l’inesorabile certezza che quella mattina, già iniziata molto male, sarebbe potuta solamente peggiorare, la colpì, come un’improvvisa doccia fredda.
Un cappotto in pelliccia e una borsa dall'aria alquanto costosa facevano la loro bella mostra dal divano, esattamente come li aveva visti qualche ora prima, quando nel cuore della notte era sgattaiolata via, sull'orlo di una crisi di nervi.
Con uno sbuffo, avanzò a passo felpato verso le scale, diretta in camera sua, ma si fermò bruscamente quando sentì uno schiarirsi di gola, seguito da un: “E tu chi sei?”
Sulla soglia della porta della cucina, una donna che non aveva mai visto prima la scrutava con un velo di indignazione e forse un po’ di timore. Era a malapena vestita, con addosso solo una familiare camicia verde che fece storcere il naso a Maka, e i capelli scuri in disordine che le incorniciavano il volto pallido.
Maka strinse le labbra in una linea sottile.
Non si aspettava di trovare nessuno in piedi. In realtà non si era aspettata neanche che l'ultima conquista di suo padre fosse ancora lì, prima di notare la sua roba sul divano. In ogni caso era stata beccata e questo non rientrava nei piani.
“Potrei chiederti la stessa cosa.” borbottò quasi annoiata, lasciando perdere l’educazione. Non che l’avrebbe mai più rivista.
La donna sgranò gli occhi, sbigottita e Maka sospirò.
“Senti, non mi aspettavo che fossi ancora qui. Possiamo fare finta di nulla?” propose, cercando di non sembrare troppo seccata. “Ognuna continua per la propria strada. Chi si è visto, si è visto.”
Dopo di che, raggiunse la base delle scale, ma si fermò nuovamente quando la donna sconosciuta iniziò a balbettare sconvolta.
“Ma... ma... tu entri così, come se niente fosse, e ti aspetti che io non faccia domande? Ma insomma!”
“Io vivo qui!” scandì Maka perdendo la pazienza. Questa donna non aveva la più pallida idea di chi lei fosse e la situazione non faceva che peggiorare. “Ora, se vuoi scusarmi, devo prepararmi per andare a scuola.”
Detto questo, se ne andò al piano superiore, lasciando la sconosciuta da sola in cucina a boccheggiare confusa. Quando qualche minuto più tardi Spirit Albarn scese le scale, vestito di tutto punto, fu subito bombardato di domande.
“Spirit! C'è forse qualcosa che hai dimenticato di dirmi?” chiese la mora con aria stizzita.
Spirit, che in realtà non si aspettava di trovarla ancora lì, rimase a corto di parole, non sapendo davvero come rispondere.
“È appena arrivata una ragazzina e se n'è andata al piano di sopra come fosse la cosa più naturale del mondo!” sbottò lei, davanti al silenzio dell’uomo, sollevando la voce di qualche ottava.
Spirit chiuse la bocca e la riaprì. “Intendi Maka?”
“Chi?!”
“Te ne ho parlato ieri notte, non ricordi?”
In quello stesso momento, Maka tornò nuovamente in cucina, vestita e pettinata in maniera impeccabile. Ignorò completamente i due, iniziando a preparare un tramezzino.
“Maka, tesoro, sei già in piedi?”
Maka gli lanciò un'occhiata storta, serrando la mascella. Sentì l’ospite di suo padre muoversi in maniera impaziente alle sue spalle.
“Spirit?” incalzava nervosamente.
Spirit deglutì, quasi ansioso.
“Ieri notte ti avevo detto… insomma, so di avertelo detto!”
La donna continuava a guardarlo, senza capire a cosa si riferisse. Scosse il capo, irritata.
Spirit prese fiato con una certa esasperazione ma, prima che potesse continuare a parlare, fu interrotto da un bussare alla porta finestra della cucina. Con uno sbuffo, andò ad aprire, trovando un familiare ragazzo albino, dall'aria assonnata.
“Ciao Spirit.” salutò lui con uno sbadiglio.
Prima che l’uomo potesse chiedergli di aspettare fuori, Maka parlò a voce alta. “È Soul? Fallo entrare.”
Spirit e Soul si lanciarono un’occhiata diffidente a vicenda, prima che Maka si intromettesse nuovamente. “Vieni, dai!”
Il ragazzo superò Spirit e si piazzò al fianco di Maka. Notando poi l’altra presenza (e la sua mancanza di indumenti) nella stanza, sembrò percepire immediatamente l’atmosfera tesa.
“Uhm…” bofonchiò corrugando le sopracciglia. “Posso aspettare fuori, se vuoi.”
Probabilmente Spirit stava già per rispondergli che sì, sarebbe stato meglio se fosse rimasto fuori, ma Maka lo battè sul tempo, scuotendo il capo.
“No, rimani pure.” gli disse con palese finta tranquillità, offrendosi poi di preparare un tramezzino anche per lui. Ignorò spudoratamente suo padre che si portava le mani alla testa, con agitazione.
“Cosa sta succedendo?” sempre più nervosa, la donna guardava dall’uno all’altro i presenti con gli occhi spalancati. Tutta quella gente stava entrando in casa senza farsi nessun problema e lei non era vestita!
Spirit tentò di nuovo di spiegare. “Ti ho parlato di lei. La mia Maka.” disse indicando la figlia.
“Maka...” mormorò la donna, confusa. “Io non avevo capito che fosse una persona.”
La cucina si fece silenziosa.
Soul deglutì.
Maka rigirò tra le dita il coltello con cui stava spalmando la maionese, sporgendosi all’indietro e allungando il collo per guardare suo padre.
“Ora sono diventata il tuo cagnolino?” commentò con un sorriso pericoloso e una buona dose di amarezza. Lui scosse vigorosamente il capo.
Soul si schiarì la gola, evidentemente a disagio.
“Davvero, posso aspettare fuori.” ripeté debolmente.
“Rimani.” lo sovrastò Maka, con tono che non ammetteva repliche.
“Maka, angelo mio! Ti assicuro che non è così. È stato un malinteso, lei non mi ha capito.” blaterava suo padre, sempre più disperato. Soul riusciva a vedere la fronte che gli si velava di sudore.
Maka sospirò seccata, avvolgendo con poca grazia i tramezzini nella pellicola e porgendone uno a Soul. Si voltò di colpo a guardare l’estranea nella sua cucina.
“Non so cosa ti abbia detto e cosa tu abbia capito” iniziò, con una smorfia di irritazione. “Ma io sono semplicemente la figlia dell'uomo che ti ha rimorchiata ieri notte in qualche squallido bar. E no, non sei la prima che si porta a casa e di certo non sarai l’ultima.” concluse, lanciando un’occhiata di disgusto a suo padre. Lui si coprì il volto con un mugolio sofferente.
“Ora, se volete scusarci, noi dovremmo andare a scuola.” continuò Maka con tono ferreo.
Afferrò la manica della giacca in pelle di Soul e lo trascinò fuori dalla porta d'ingresso, sbattendola dietro di sé.
Durante il viaggio fino a scuola non dissero niente, il ruggito della motocicletta di Soul che li accompagnava per tutta la strada. Maka non parlò neanche quando scesero nel parcheggio e Soul la lasciò rimuginare per qualche altro minuto.
“Scusami. È stato imbarazzante.” gli disse dopo un po’, in un mormorio.
Soul fece una smorfia, poi si sforzò subito di tornare impassibile e si strinse nelle spalle. Le sfiorò la mano con la sua.
“Non preoccuparti. Ho passato di peggio.”
Maka sorrise.


Il suo sorriso, purtroppo, non poteva durare all’infinito.
Maka era una persona abbastanza positiva, ma c’erano davvero molte cose che non riusciva a sopportare, e la maggior parte di queste avevano a che fare con suo padre.
Erano passati due giorni dal suo incontro ravvicinato del terzo tipo, Spirit aveva chiesto perdono alla figlia in quasi tutte le maniere possibili e alla fine Maka aveva fatto spallucce, dicendogli che finché non si fosse dato una regolata sarebbe stato tutto inutile.
Per quei due giorni avevano cercato di evitare l’argomento e avevano cenato insieme a casa, ma, come ogni volta che sembravano avvicinarsi ad una tregua, suo padre ne stava già combinando un’altra.
“Ha detto che è a una cena di lavoro.” disse acidamente, passando in rassegna i contenuti del frigo.
Seduto al tavolo, Soul storse la bocca. Non ci voleva un genio per capire che Spirit facesse un po’ troppe cene di lavoro, per essere un insegnante. Avrebbe almeno potuto cambiare scusa di tanto in tanto.
“Devi tornare a casa a mangiare?” gli chiese poi lei, lanciandogli un’occhiata di sottecchi.
Soul scosse il capo.
“Non per forza. Se mi stai invitando allora rimango qua.” le rispose, facendosi più comodo sulla sedia.
Non era raro che Soul le facesse compagnia, quando Spirit era fuori per le sue importantissime cene di lavoro. Soprattutto visto che spesso suo padre non tornava neanche la notte, presentandosi il giorno dopo con aria stanca e aspetto alquanto disordinato. In quei giorni Soul si offriva di rimanere a dormire, giusto per non lasciarla completamente sola.
Maka viveva in un tranquillo quartiere residenziale, in una villetta a due piani, molto semplice e graziosa. Alla destra di questa, c’era una villa considerevolmente più grande e sfarzosa, in cui viveva la famiglia di Soul. Perciò, fin da quando erano piccoli, andare l’uno a casa dell’altra non era mai stato un problema.
Maka, comunque, si chiedeva come Soul giustificasse i loro ‘pigiama party’ improvvisati, e l’idea che i suoi genitori potessero avere periodicamente l’ennesima conferma di come suo padre fosse un donnaiolo la metteva assurdamente in imbarazzo.
Almeno aveva provato, di rimando, una certa di soddisfazione per le crisi isteriche di Spirit all’idea che Maka fosse rimasta di notte sola in casa con un uomo, come aveva affermato le due volte che era tornato all’alba e aveva trovato Soul spaparanzato sul divano al fianco del suo angioletto.
Inutile dire che dopo quell’episodio Soul non aveva fatto che prenderla in giro per la terribile scelta di parole di suo padre.
“Non hai un granché di angelico.” le aveva detto.
Maka gli aveva tirato un cazzotto sul braccio.
Anche quella sera, Spirit non sembrava in vena di tornare per la notte, ma Maka rassicurò Soul che sarebbe stata bene anche da sola e lo rispedì a casa sua.
Si mise a letto, leggendo fino a tardi e si addormentò, cercando di ignorare il solito pizzico d’ansia che la tormentava nelle notti che suo padre passava fuori. Sapeva che probabilmente era a casa di qualche bella donna sconosciuta, che probabilmente lei era l’ultima delle sue preoccupazioni in quel momento, ma ogni volta non faceva che pensare a come lui non avvisasse mai. E a quel punto si tormentava con una serie di paranoie che le facevano rizzare i capelli sulla nuca e sentire il cuore in gola. E se gli fosse successo qualcosa? E se avesse fatto l’idiota e avesse guidato dopo aver bevuto? E se…?
Cercava di non dargli troppo peso, distraendosi in altro modo e sostituendoli con la rabbia. Quella era decisamente più facile da gestire dell’ansia.
Come previsto, Spirit era a casa la mattina dopo. Sembrava più sereno del solito e le preparò la colazione con un sorriso sulle labbra. Maka non voleva assolutamente sapere perché fosse così felice.
L’unico momento in cui riusciva a distrarsi completamente era durante la scuola. Non pensava alla sua ridicola situazione familiare perché aveva altro per la testa. Aveva una borsa di studio per l’università da aggiudicarsi, quindi le sue uniche preoccupazioni erano seguire le lezioni e prendere appunti, senza farsi distrarre dagli schiamazzi di Black Star, o dalle sue bravate. Il che, in effetti, non era facilissimo in quei giorni. Non faceva che parlare continuamente di una fantastica ragazza che aveva conosciuto la settimana prima e che aveva deciso sarebbe diventata sua moglie.
La prima volta che ne aveva parlato (o meglio, urlato durante il pranzo, facendosi così sentire per tutta la mensa), Maka aveva fatto una smorfia, chiedendosi chi fosse la povera malcapitata, mentre Soul era semplicemente scoppiato a ridere. E poi c’erano Liz e Patty che avevano messo in dubbio l’esistenza stessa di questa misteriosa ragazza, alimentando maggiormente l’attacco di ridarella di Soul.
Ad ogni modo, che fosse distratta dallo studio o da questo tipo di ridicole situazioni (che considerati i suoi amici erano all’ordine del giorno) riusciva a non farsi buttare giù e non passare l’intera giornata col broncio, ripensando alla terribile condotta di suo padre.
Due sere più tardi però accadde qualcosa di inaspettato.
“Mangio fuori anche oggi.” la informò Spirit, armeggiando davanti ai fornelli. “Ti lascio la cena nel microonde.”
Maka girò il capo così bruscamente che sentì quasi dolore.
Non era certa di aver capito bene. Suo padre le aveva preparato la cena, nonostante dovesse uscire?
Ripensò a come gli ultimi due giorni si fosse persino alzato presto e avesse preparato la colazione.
“Potevo farlo da sola.” balbettò, confusa da quello strano comportamento.
Spirit le sorrise in maniera sdolcinata. “Non so a che ora torno, non aspettarmi.”
A quel punto Maka sapeva che c’era qualcosa di diverso dal solito.
Spirit Albarn, l’uomo che incarnava il concetto stesso di ‘fatica ad impegnarsi per qualsiasi cosa’, aveva già programmato la sua serata, l’aveva avvisata per tempo e le aveva persino lasciato la cena pronta.
Forse il giorno dopo avrebbe nevicato.
Il giorno dopo il clima era desertico come sempre, ma Spirit era già in piedi quando lei si alzò per andare a scuola. Sembrava aver mantenuto il suo buon umore e non sembrava subire particolarmente il tipico malessere da post sbornia.
Maka era a dir poco preoccupata.
“Ho paura che mio padre si sia ammalato.” esordì in un sibilo, tre giorni più tardi.
Soul poggiò il controller della play station sulla gamba e la guardò serio, gli occhi sbarrati.
“Cosa?”
Maka sospirò, lasciandosi cadere sul letto di Soul.
“Sono giorni che ormai si comporta in maniera davvero strana. È diventato quasi più responsabile, ha persino riniziato a cucinare.” spiegò scrutando il soffitto con aria sconsolata. “Perché all’improvviso è diventato così normale? Sicuramente si è ammalato e non vuole litigare.”
Soul lasciò andare il fiato che stava trattenendo con uno sbuffo stizzito.
“Cazzo! Mi hai fatto spaventare!” si lamentò, riprendendo a giocare con una smorfia.
“Ma io sono spaventata!” ribatté Maka, mettendosi a sedere. “Cosa dovrei pensare? L’hanno forse rapito gli alieni?”
Soul sghignazzò, gli occhi fissi sullo schermo della tv.
“L’area 51 non è così lontana da qui, dopotutto.” mormorò divertito.
“Dovrei chiamare Stein?” continuò Maka, preoccupata. Stein, il suo padrino, era un vecchio amico di suo padre, di certo si sarebbe accorto se qualcosa non andava con lui.
Soul si lasciò andare ad una risata vera e propria. Non la stava prendendo per niente seriamente.
“Penso che daresti inizio ad un ciclo di esperimenti, e non so se sia il caso.” commentò, beffardo.
Maka ci ragiono qualche secondo.
“Credo che sia già successo una volta, in realtà.” fece pensierosa.
Soul si voltò di scatto per guardarla. Aveva un’espressione a metà tra il divertimento e l’orrore. Parlare di Stein faceva sempre quell’effetto.
“Non so i dettagli.” si giustificò Maka, stringendosi nelle spalle. “Comunque, ora non è importante.”
Soul tornò a guardare il suo videogioco.
“Magari si è semplicemente reso conto di essere un idiota e sta cercando di rimediare.” ipotizzò, tornando a parlare di Spirit.
Maka non era convinta, ma non sapeva davvero più cosa pensare.
“Perché così all’improvviso?” borbottò tra sé e sé.
“Forse perché l’ultima volta è stato davvero uno stronzo e se n’è accorto pure lui.” le rispose Soul con semplicità. Poi la guardò, più cauto. “Senza offesa.”
Maka fece spallucce. Sapeva che Soul aveva ragione, dopotutto.
Guardò lo schermo della tv, imbronciata. Era sicura che la questione non fosse così semplice, c’era qualcosa che le sfuggiva.
Soul le lanciò uno sguardo veloce e sospirò, mettendo il gioco in pausa.
“Maka, non è malato e non c’è niente sotto.” disse come se le avesse letto il pensiero, poggiando nuovamente il joypad. “Stai facendo la paranoica.”
Maka non era convinta. Continuava a scrutare la televisione, cercando di analizzare il comportamento di suo padre. Il problema era principalmente uno: l’idea che Spirit si fosse finalmente accorto di essere stato un disastro per gli ultimi dieci anni e che stesse cercando in qualche modo di rimediare era talmente inverosimile per lei che non riusciva a prenderla seriamente. Non lo reputava abbastanza maturo.
Soul aveva ripreso il controller, ma stava spegnendo la console.
“Dai, guardiamo un film e non ci pensare più.” provò di nuovo, alzandosi e prendendo il computer dalla scrivania.
“Che film?” chiese Maka mentre Soul le si risedeva accanto con il pc sulla gambe.
La fissò in silenzio per qualche secondo, ragionando.
“The Blair Witch Project.” le disse poi. “Tu non l’hai mai visto.”
Maka fece spallucce. Forse avrebbe dovuto davvero cercare di distrarsi, stava continuando a pensare a rapimenti alieni o malattie rare.
“Possiamo anche fare i compiti, dopo.” aggiunse Soul stancamente, come se gli stesse costando uno sforzo enorme. Maka ridacchiò.
“Oh, perfetto! L’hai detto, ormai non puoi rimangiartelo!” lo minacciò con un sorrisetto. “Dai, metti il film.”
Soul sembrava vagamente preoccupato per la sua sorte, ma tornò alla ricerca del film senza dire nulla.
Nonostante tutto, Maka non era riuscita a togliersi dalla testa l’idea che ci fosse qualcosa di davvero strano nel comportamento di suo padre. Continuò a pensarci e ripensarci per tutta la notte.
Non l’aveva visto così sereno e responsabile da quando sua madre viveva ancora con loro. Anzi, da quando lei andava ancora alle elementari. Perché all’improvviso aveva iniziato a comportarsi quasi in maniera normale?
Quasi perché continuava a uscire la sera, ma la avvisava e a volte tornava persino a orari passabili. Sembrava essere diventato un qualsiasi padre, se non fosse per le sue sempre esagerate manifestazioni d’affetto nei suoi confronti (la mattina prima aveva cercato di farle i pancake a forma di cuore per colazione, con risultati decisamente disastrosi).
Maka, però, era sicura che ci fosse qualcosa sotto, qualcosa che non riusciva proprio a capire.
Poi, due settimane più tardi i suoi sospetti trovarono conferma. Come volevasi dimostrare.
L’aveva fatta sedere in soggiorno, un pomeriggio. Lei sul divano, lui sulla poltrona. Sembrava nervoso, e Maka non sapeva se sentirsi sollevata o se iniziare ad arrabbiarsi.
Suo padre aveva cercato di tornare nelle sue grazie di proposito!
“Mi chiedevo se fossi libera stasera.” iniziò, quasi timidamente.
Maka corrugò le sopracciglia, confusa. “Sì, perché?”
Spirit prese fiato, sforzandosi di sorridere.
“Be’, c’è qualcosa di molto importante di cui vorrei parlarti.” iniziò, tormentandosi le mani. “È da un po’ che aspetto di dirtelo, in realtà.”
Maka non poteva essere più impaziente. Annuì, incitandolo a continuare.
Suo padre tentò un sorriso nervoso che sembrava più una smorfia.
“Senti, so di non essere stato molto corretto nei tuoi confronti negli ultimi anni. Non ho fatto proprio un bel lavoro, come padre, eh!” balbettò con voce leggermente strozzata.
Come risposta ricevette solamente un sopracciglio inarcato, quindi si affrettò a continuare.
“E innanzitutto volevo dirti che mi dispiace.”
Maka sbuffò. “Ok. quindi?”
Voleva sapere cosa aveva da confessare.
“Il punto è che… qualche settimana fa in effetti è successo qualcosa di inaspettato.” Spirit iniziò a far ballare la gamba, il capo chino e la faccia contorta dal nervosismo.
Maka si mordicchiò il labbro, irritata. Doveva proprio girarci intorno così tanto?
“Insomma… ho conosciuto una persona.” confessò suo padre. Sollevò un attimo lo sguardo su di lei e precisò: “Una ragazza.”
Maka rimase impassibile.
Perché glielo stava dicendo? Suo padre andava con una donna diversa ogni sera, lo sapeva benissimo.
“Ci stiamo frequentando.” specificò Spirit, non ricevendo nessun tipo di reazione dalla figlia.
A quel punto, però, Maka reagì.
Frequentando. Suo padre stava frequentando una ragazza.
“Come?” balbettò, non tanto sicura di aver capito bene.
Spirit sospirò tremante. Sembrava che quella conversazione gli stesse costando un enorme sforzo.
“Insomma, stiamo uscendo insieme.” spiegò ad alta voce.
Maka sembrava non riuscire a capacitarsi di una tale notizia. “Cioè più volte? Con la stessa persona?”
Spirit si riavviò nervosamente i capelli rossi all’indietro, cercando di non farsi prendere dal panico. Annuì freneticamente.
Maka si prese qualche secondo per rimuginare su quelle parole, le sopracciglia corrugate e le labbra strette.
“Perché mi hai chiesto se sono libera stasera?” domandò all’improvviso con tono molto serio.
Spirit deglutì, allargando il colletto della camicia. Stava sudando freddo.
“Perché l’ho invitata a cena.”
Maka lo fissò attonita.
Quella serata si preannunciava a dir poco disastrosa.






Nota:
Non pubblico una long da circa un millennio, perciò sono giusto un filino nervosa... ehm...
Bene, spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto, vi abbia strappato almeno un sorriso e che vi abbia incuriosito abbastanza.
Grazie per aver letto. I commenti sono sempre ben accetti. :)
Alla prossima 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Soul Eater / Vai alla pagina dell'autore: Black Drop