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Autore: Calipso19    03/04/2018    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Balla come se nessuno stesse guardando,

ama come se nessuno ti avesse mai ferito,

canta come se nessuno stesse ascoltando,

vivi come se il paradiso fosse sulla terra.

 

 

U.S.A. Los Angeles

Motown 25, Yesterday, Today and Forever

13 marzo 1983, poche ore prima dell'inizio…

 

- E' tutto pronto di là? E le luci? John, quante volte ho detto che quelle casse devono stare a destra e non a sinistra? E che fine ha fatto la mia orchestra?

 

In più di vent'anni di carriera Berry Gordy non era mai stato così agitato. 

Rosso come un pomodoro dava ordini a destra e a manca, e il suo staff tentava faticosamente di obbedirgli perfettamente. 

Non era un compito facile, poiché ogni cosa doveva essere perfetta e a Berry pareva che nulla andasse bene. 

Nervoso per l'imminente spettacolo, sospirava e si passava spesso un fazzoletto sulla fronte lucida per asciugare il sudore che continuava a colare. 

 

Nei camerini, dove gli artisti si stavano preparando all'evento, non c'era che quasi la medesima agitazione.

Nella sua stanza, Michael camminava avanti e indietro a grandi passi, eccitatissimo. 

Avrebbe detto di essere disperato, se il suo umore fosse stato identico a quello di alcune sere prima, quando non aveva ancora perfezionato la sua coreografia.

Eppure quella calma e quella professionalità che lo distinguevano gli imponevano di stare calmo, e dunque reprimeva il suo animo impetuoso nel più profondo del suo essere. 

Doveva concentrarsi, perché il balletto non sarebbe stato una passeggiata. 

Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta interrompendo i suoi pensieri. 

 

- Avanti!! - esclamò con la voce inspiegabilmente più acuta. 

 

Jackie fece capolino nella stanza. 

Katherine aveva insistito perché anche lei si vestisse elegantemente per la serata, e Jackie non si era fatta pregare. 

Indossava un semplice abito color porpora, stretto in vita da una fascia blu i cui nastri cadevano aggraziati dietro la schiena esile, legati da un fiocco. 

Le scarpine minuscole con un tacco non troppo alto le stringevano i piedi altrettanto piccoli, e Michael, osservando l'amica che portava quell'abbigliamento con riservato imbarazzo, pensò che le sue caviglie non erano mai state più graziose.

I capelli erano sciolti, come al solito: una folta massa riccioluta che le copriva le spalle, una criniera così indomabile quanto bella che era un peccato nascondere. 

 

- Ciao Michael - lo salutò lei, guardandolo a metà fra l'ansia e l'eccitazione. - Allora sei pronto? - chiese. 

 

Lui rispose sospirando. 

 

- Il tuo guanto è pronto. - annunciò lei, porgendogli il prezioso ornamento che teneva nascosto nella borsetta di vernice.  

A Michael brillarono gli occhi davanti a quel piccolo pezzetto di puro diamante. 

 

- Grazie Jackie, è proprio come speravo che venisse.

 

Il guanto era diverso da com'era prima: Jackie si era fatta aiutare da un artigiano esperto e, sotto progetto di Michael, avevano cucito su tutta la superficie delle paillette che luccicavano come non mai. 

Parevano proprio delle stelle, e s'intonavano perfettamente ai calzini di Michael, della medesima fattura, e allo sfondo scuro e magnificamente ornato della giacca leggera. 

La camicia pareva anch'essa un unico diamante, e in mezzo a tutto quel brillare Michael era davvero la stella più luminosa. 

Jackie, osservandolo, trovò che quell'abbigliamento fosse fatto apposta per lui: ricordava il cielo, la danza serrata, il piacere notturno di ascoltare la musica. 

E se poi quest'ultima fosse proprio Billie Jean… chiuse gli occhi pregustandosi già la sensazione sublime che quelle note sapevano darle. 

 

- Sono sicura che sarà un'esibizione perfetta. - gli disse sorridendo, e lui ricambiò il sorriso. Aveva proprio bisogno di essere incoraggiato. 

 

- Lo spero anch'io. Ho lavorato a lungo su questa cosa, come ben sai, negli ultimi giorni. 

 

- Oh lo so! - rise lei. Per giorni Michael non si era fatto nè vedere, nè sentire, e aveva lasciato il compito al suo agente di congedarlo in caso di qualunque visita o impegno. 

Lui si fece pensieroso per un pò. Poi, guardandola furbescamente, sorrise sotto i baffi.

 

- So che dovrà essere una sorpresa - disse - ma c'è una cosa, prima che cominci lo spettacolo, che voglio che tu veda assolutamente. Una cosa che non ho ancora mostrato a nessuno, che metterò in mostra per la prima volta stasera davanti a tutti - disse. 

 

Camminò al centro della stanza, mentre Jackie lo guardava incuriosita. 

Cos'aveva ideato ancora quella mente subdola e geniale?

Michael rimase immobile per qualche secondo, e cominciò a fissarla. I suoi occhi divennero quasi cattivi, concentrati. 

Poi, con un rapido e ondulatorio movimento delle gambe, accompagnato dalle braccia, fece quello che sarebbe diventato il Moonwalk.

Il suo passo ancora incerto non era al massimo della tecnica, ma l'avrebbe perfezionato certamente.

Tuttavia, quella piccola danza che cominciò a ballare davanti alla compagna di giochi, soli in quel camerino, per quanto poco curata e improvvisata, bastò per far scatenare lo stupore e la meraviglia in Jackie, i cui occhi cominciarono a brillare come veri smeraldi. 

 

- Oh mio Dio!

 

Appena vide la sua espressione estasiata, Michael cominciò a ridere, imbarazzato per essersi lasciato andare in quel modo. 

 

- Jackie cara, dovresti vedere la tua faccia! 

 

- Bè Michael, permettimi di assumere l'espressione che voglio! Oh mio Dio… è stato fantastico! Ma dove l'hai imparato?

 

- Dei ragazzi che ballavano break dance in mezzo alla strada me l'hanno insegnato quando ho chiesto loro che passo era. E' una cosa che non amo confessare: avrei voluto inventarlo io!

 

- Ballerai in questo modo anche stasera?

 

- Si. 

 

- Allora bello mio, ti assicuro che non solo avrai successo, ma li sbatterai tutti col culo per terra. 

 

---

 

U.S.A. Los Angeles

Motown 25, Yesterday, Today and Forever

13 marzo 1983, sera

 

Il crepuscolo era passato da un pezzo, e la platea aveva già iniziato a riempirsi. Gente di ogni rango, in formale abito da sera, era giunta per assistere a uno dei più grandi spettacoli di quegli anni. 

Ormai la tensione era al massimo non solo nei camerini, ma anche fra lo staff, dove ognuno, tra macchinisti, elettricisti, coro e tutti quanti, si faceva in quattro in una folla corsa alla perfezione. 

Dopotutto, Berry era stato chiaro: nulla doveva andare storto. 

 

Proprio lui, il capo discografico ormai sfinito da tutto quell'andirivieni, attendeva immobile davanti a un'uscita secondaria del teatro, ormai esente dal caos che invadeva le quinte. 

Accanto a lui c'era la bella Diana Ross, acconciata come una regina nel suo abito color oro e bianco, e bellissima come sempre e forse anche di più. 

Sorrideva orgogliosa accanto al vecchio amico, al quale stringeva affettuosamente il braccio, in attesa. 

Entrambi erano lui per accogliere festosamente l'arrivo di una persona molto importante per loro, per gran parte del mondo, e per la musica stessa.

 

- Berry caro, tra quanto arriverà il tuo ospite speciale? - chiese lei, muovendo appena le labbra rosso fuoco e tradendo nel tono della voce una leggera ansia. Desiderava tornare a teatro e controllare che tutto svolgesse per il meglio. 

 

- Tra non molto Diana - rispose l'uomo, che non pareva preoccupato come invece era. - Sono emozionato che una persona così importante mi abbia personalmente chiamato per dirmi di riservargli un posto segreto per assistere allo spettacolo. - aggiunse lasciandosi sopraffare dall'emozione. 

 

Diana gli diede ragione. 

L'uomo in questione arrivò in quel momento a bordo di un'elegante limousine nera. 

Un numerosissimo gruppo di BG in giacca immacolata e cravatta di seta, con un logo d'argento sul petto, si sparse attorno a loro.

Alcuni entrarono a teatro, altri rimasero fermi nella loro posizione, guardandosi in torno, e uno di loro aprì la portiera della lussuosa vettura.

Ne scese una figura distinta e possente, dal fisico un poco più cascante rispetto ai suoi anni d'oro, ma comunque dall'aspetto solenne. 

Gli occhi azzurro scuro erano più limpidi che mai, e i capelli scuri erano piacevolmente pettinati.

Era affascinante nel suo completo di tessuto pregiato. Il suo sguardo pareva essere avvolto dal mistero e il suo sorriso era sereno.

Era Coleman Mitcheel. 

 

Dopo la morte di Elvis Presley era scomparso per parecchio tempo dal palco e dalla carriera, perché il dolore causato dalla perdita di quel carissimo amico l'aveva, ai tempi, debilitato quasi completamente. 

Aveva ripreso, tuttavia, la sua eccellente carriera di cantautore, fino ad allora fiammante, ed era rimasto, nel corso degli anni, l'indiscusso e inimitabile King Of The Music. 

 

Senza farlo attendere oltre, Berry e Diana gli andarono incontro, trattenendo con difficoltà l'enorme euforia che provavano, mentre la stella si chinava per aiutare, con uno stile da perfetto gentiluomo, la moglie a scendere. 

 

Shonda Leona Mitcheel poggiò con grazia i minuscoli piedini a terra e scese, guardandosi intorno con aria estasiata. 

Era bella quasi come Diana, e forse poco più giovane. Il suo viso rotondo era splendente di vivacità e gli occhi gioiosi risaltavano sulla pelle, scura come un palcoscenico. 

Una lunga tela turchese di seta le fasciava il corpo ben disegnato e l'anellino d'oro che portava al dito faceva la sua figura.

I riccioli ribelli ben raccolti incorniciavano piacevolmente gli occhi che mandavano raggi di ilarità e dolcezza. 

Era proprio bella, certo, ma non quanto Diana. 

 

Una volta che i due coniugi Mitcheel furono raggiunti dalla strana coppia di artisti, si scambiarono i saluti. 

 

- Buona sera Gordy. Grazie per averci lasciato due posti. Avevo proprio voglia di assistere a questo spettacolo. - disse Coleman in tono amichevole, e Berry si sentì al settimo cielo. 

 

- Per me è un enorme piacere ospitarvi qui alla Motown, Mr. Mitcheel. Buona sera Mrs. Mitcheel. - E strinse la mano alla donna che sorrideva sempre. Intanto Coleman si presentò a Diana. 

 

- Vi ho visto molte volte alla televisione, ma non ho mai avuto occasione di incontrarvi. Siete più incantevole in carne ed ossa che attraverso uno schermo, Miss Ross. - disse baciandole la mano. 

 

Berry e Diana ringraziarono e si chinarono in segno di rispetto tanta era la suggestione provocata dalla presenza del VIP. Per quanto fosse normale per Berry lavorare in mezzo agli artisti, bisogna riconoscere che davanti alle persone davvero speciali ci blocchiamo sempre tutti. 

 

- Vi accompagniamo subito ai vostri posti. Accanto a voi ci saranno due camerieri ai quali potrete rivolgervi per qualsiasi evenienza. - spiegò Berry, conducendo la comitiva attraverso eleganti corridoi coi tappeti rossi per terra. 

 

- Perfetto. 

 

Le due donne si persero nei loro argomenti preferiti, mentre Berry e Coleman continuarono a parlare di musica. 

 

- Come avete organizzato questa serata, Mr. Gordy?

 

Allo spettacolo mancava quasi un'ora, e Berry si perse a raccontare i dilemmi e le mille fatiche che aveva dovuto affrontare per presentare lo spettacolo quella sera. Mitcheel ascoltava sinceramente attento, in particolare quando Berry iniziò a elencare i vari artisti che si sarebbero esibiti, soffermandosi particolarmente su un nome a noi ben noto.

 

- Ci sarà anche Michael Jackson! - esclamò il capo discografico, cercando di suscitare l'interesse di Mitcheel. Berry ci teneva al successo del ragazzo, e pensava di parlarne bene al famoso cantautore. 

Tuttavia, quella che si interessò di più, una volta pronunciato quel nome, fu Shonda. 

 

- Michael Jackson! - ripetè eccitata. - E' davvero bravo! Il suo nuovo album è uno dei miei preferiti, ed è davvero eccezionale! - E rivolse uno sguardo al marito. - Solo lui non l'ha ancora ascoltato. 

 

Diana sbarrò gli occhi sorpresa, e Mitcheel si affrettò a spiegare.

 

- Ascolto decine di canzoni di tutti i tipi al giorno, e ognuna di loro mi soffermo ad analizzarla, tradurla, comprenderla… Se non ho ascoltato quell'album è perché ho altre priorità! Anche se devo ammettere che è piuttosto interessante…

 

- Perché? - chiese Berry, che non riusciva a capire cosa ci trovasse di interessante se non aveva mai ascoltato una canzone di Thriller.

 

- Questo nome, Michael Jackson.. suona bene!

 

Tutti sorrisero, pur non avendo capito, mentre Mitcheel riprese. 

 

- Comunque non penso che sia qualcuno su cui soffermarsi più di tanto. Non credo che possa fare qualcosa di veramente geniale. Sono consapevole del successo che ha in questo momento, ma credo che sia uno di quelli che fanno furore e poi vengono dimenticati. Ormai succede così molto spesso e penso che lui sia proprio uno di questa categoria di artisti. - Scosse la testa, come se tutto ciò non gli andasse a genio, e in effetti era così. - Ormai gli artisti sono spazzatura, e sono pochi quelli che si salvano. Servono per farti divertire con la loro musica per un giorno e poi vengono gettati come cartacce. Non è triste tutto ciò? Per me si, e dopo la scomparsa del mio amico più caro, Elvis, non credo che possa esserci qualcuno che rimanga, nonostante il tempo… capite cosa intendo?

 

Berry e Diana avevano capito eccome, e sebbene uno fosse deluso del pensiero di Mitcheel su Michael, l'altra era ancor più sicura di sè.

 

Mitcheel si sbaglia. Appena ascolterà Michael capirà e ritornerà sui suoi passi, quant'è vero che mi chiamo Diana Ross, pensava la diva, orgogliosa. 

 

I posti riservati a Mitcheel godevano di un'ottima vista sul palco e sulla platea, e si potevano già distinguere i vari ospiti che prendevano posto. 

Congedati i coniugi Berry e Diana ritornarono alle loro preoccupazioni, perché se nella platea regnava la calma, nei camerini il tempo volava.

 

 

---

 

 

Jackie era senza speranze.

Non sapeva più come prenderlo. Il conto alla rovescia l'aveva fatto andare in escandescenze, e nulla poteva placare il suo animo burrascoso. 

 

- Jackie, passami quell'orologio per piacere. Oh boy, manca veramente poco tempo! Cielo, non mi sento sicuro.

 

- Andrà tutto bene.

 

- No no, sono certo che accadrà qualcosa di sbagliato.

 

- Sarà una meraviglia. 

 

Lui si sedette davanti allo specchio, evitando accuratamente di guardarsi, e cercò di bere un bicchiere d'acqua, senza riuscirci. 

L'ansia gli stava rodendo il fegato. 

 

- Mike, cerca di stare tranquillo, altrimenti davvero non combinerai mai nulla. Bevi. 

 

- Non ce la faccio, sono troppo agitato. 

 

- Sei salito mille altre volte su un palco, e nemmeno e ne accorgevi a volte. Bevi.

 

- Si, ma questa volta è diverso. Non posso permettere che qualcosa vada storto. Dev'essere tutto perfetto.

 

- E così sarà. Ora bevi, altrimenti non riuscirai a cantare.

 

Michael fece per portare il bicchiere alle labbra, ma si trattenne ancora.

 

- Ti immagini se durante il mio turno mi venisse da starnutire? - chiese con aria divertita. 

 

- Hahaha! Sarebbe uno spasso, ma non accadrà. Succederanno solo le cose che vorrai che succedano, se stai tranquillo. 

 

Lui bevve e cominciò a rigirare il capello fra le mani. Jackie glielo prese e glielo mise in testa. Si guardarono attraverso lo specchio. 

Michael era un mare di brillanti.

Jackie era un mare di capelli.

 

- Ti sta proprio bene, il che significa che ho davvero buon gusto nello sceglierti i regali. E i vestiti. - disse lei.

 

- Hai ragione, mi piace proprio. Potrei assumerti come costumista personale, mi saresti d'aiuto, e mi leveresti un impiccio. Fosse per me, resterei tutto il dì in pigiama. - E rise.

 

- E' contro le regole della decenza, e lo sai. Comunque anche il resto mi piace molto, soprattuto la giacca. - disse Jackie, osservando le cuciture quasi invisibili.

 

- Anche tu stasera sei veramente graziosa. - le disse Michael con la sua voce da uomo, e Jackie incontrò attraverso lo specchio i suoi occhi che la ammiravano di nascosto. Sorrise.

 

- Grazie caro. Ho scelto proprio la serata giusta per travestirmi da donna.

 

- La trasformazione è riuscita. - E abbandonò il suo tono pacato e serioso. - Sapevo di aver ragione quando dicevo che in realtà sei un maschio. Mi sembrava troppo strano il fatto che riuscissi a stare con noi senza lamentarti come Janet. 

 

- Ma Mike, si parla di quando eravamo a Gary, due piccoli bambini scemi!

 

- Complimenti alla mia memoria dunque. 

 

Il bussare leggero della porta li interruppe. Era Marlon che era venuto ad avvertirli di muoversi. Era ora di andare.

Michael ricadde nel suo stato d'ansia e non parlò più.

Jackie gli tolse il cappello, gli sistemò il colletto con cura e gli lisciò la giacca, facendogli un sacco di raccomandazioni.

 

- Se devi soffiarti il naso fallo ora, e lo stesso vale se devi usare il bagno. Vacci comunque per sicurezza, perché sul palco è normale che certe cose avvengano senza che ce ne accorgiamo. Lasciati stare i capelli, nasconderemo il codino sotto i vestiti..  così. Stà attento a non farti cadere il guanto e dammi tutto quello che hai nelle tasche. 

 

Michael obbedì, poi vene il suo turno per fare le raccomandazioni.

 

- Sai cosa devi fare. - le disse.

 

- Si. - Confermò lei. - Quando si spengono le luci mi avvicino e da giù ti passo il cappello. Non temere, sarò lì puntualissima, e non mi perderò un istante dell'esibizione.

 

Dalla platea arrivarono fischi e applausi.

Lo spettacolo era incominciato, e il momento di gloria dei Jackson 5 era arrivato.

 

  
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