Libri > Twilight
Ricorda la storia  |       
Autore: Tati Saetre    04/04/2018    3 recensioni
Sono passati diciassette anni da quando Bella è stata rapita dai Volturi. Ora crede che siano la sua famiglia, l'unica famiglia di cui può fidarsi. Ricorda solo loro.
Sono passati diciassette anni da quando Edward ha cercato in ogni modo di riavere Bella, senza ottenere nessun risultato.
Dopo diciassette anni, si rincontrano. Le circostanze sono diverse, ma loro? Edward è davvero chi dice di essere, o sta fingendo? Bella inizierà a ricordarsi qualcosa del suo passato, o resterà per sempre prigioniera dei Volturi?
CONTINUO DI "FALSE BUGIE". SE NON L'AVETE LETTA, VI CONSIGLIO DI FARLO PRIMA
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“Non ti lascerò mai sola

NOTE A FINE CAPITOLO!

 

Primo capitolo - Bella

 

“Non ti lascerò mai sola.

Ti proteggerò.

Bella, ti proteggerò.

Non sarai mai sola.”

 

Sobbalzo, sudata dalla testa ai piedi. Ho anche il fiatone, mentre cerco di rimettere insieme i pezzi.

L’ho sognato di nuovo.

Non ci metto molto a capire cosa sia successo, durante il sogno.

L’ho sognato di nuovo.

Nel sogno mi trovo in una stanza illuminata, che mi acceca. Mi ricordo soltanto il mio respiro mozzato, e quella voce così dolce e rassicurante, promettendomi che non mi avrebbe mai lasciata sola.

Da quando ho memoria, quel sogno ha sempre fatto parte di me. Ci sono notti in cui non lo rivivo, ma io spero sempre che torni nella mia testa. Vorrei riuscire a capirne di più, vorrei vedere i lineamenti della persona che mi parla. L’unica cosa di cui sono sicura, è che è un uomo. Un ragazzo, almeno credo. Da quando sono qui in ogni voce ho sperato di trovare la sua, ma non ci sono mai riuscita. Nessuno dei ragazzi, qui, ha una voce delicata e rassicurante.

Chiunque fosse – però -, non ha mantenuto la parola.

Sono sola.

So per certo poche cose, ma proprio su una, non posso sbagliarmi: Sono sola.

 

Questo pensiero mi perseguita per metà giornata, fino al pranzo. Dopo il sogno non sono più riuscita a riaddormentarmi, così ho deciso di prendere in mano un vecchio libro che mi ha dato Aro tempo fa.

Addestramento alle nuove reclute. Vol. 1 Aro, Marcus e Caius Volturi.

Avevo storto il naso leggendo chi erano gli autori del libro, però non avevo osato disobbedire ad una delle gentili richieste di Aro.

Il libro era diviso da una parte teorica ed una pratica, e continuo a sperare che non debba prendere parte a quella pratica. Non voglio infliggere ad altri quello che è stato fatto a me, ben che meno a Tanya e Edward.

Sono proprio loro a riportarmi con i piedi per terra, quando butto un’occhiata all’orologio. Mancano appena venti minuti alla nostra lezione. Rabbrividisco al solo pensiero. Ancora mi chiedo perché Aro abbia scelto me, e non i suoi prediletti: Jane e Alec. Loro hanno sempre seguito alla perfezione l’addestramento alle nuove reclute, Jane è stata proprio in prima linea quando si era trattato di addestrare me. Rabbrividisco di nuovo, pensando al tutto quel dolore che mi ha inflitto.

Diciassette anni fa. Sembra che sia passato soltanto un giorno, da allora.

Mi alzo, e lentamente mi dirigo ai sotterranei.

Buffo, perché qui esistono sotterranei nei sotterranei.

“Bella.”

“Alec.” E’ proprio lui ad accogliermi, aprendo la porta dietro le sue spalle.

“Avrai modo di osservarlo, prima.” Mi segue, nella piccola stanzetta circondata da mura buie e che cadono a pezzi. Conosco bene questa stanza. E’ divisa in due parti, e proprio davanti a me trovo uno spesso strato di vetro che mi separa dall’altra parte della stanza. A differenza del buio che circonda me e Alec da questa parte, lì una luce accecante fa chiudere gli occhi al ragazzo disteso su un letto di ferro, coperto da un semplice lenzuolo bianco e stracciato.

Edward.

I suoi polsi sono stretti nelle catene malandate, che ormai hanno visto passare troppa pelle sotto di loro. La luce lo sta accecando. Indossa soltanto dei pantaloni che gli arrivano sopra il ginocchio. Il petto nudo è coperto da graffi, e vedo l’addome alzarsi ed abbassarsi lentamente.

Sta cercando di respirare. E a quanto pare, non ci riesce così bene.

Dentro di me sento il sangue ribollire. So cosa sta provando, lo so perfettamente. So che prima di me è passata Jane, senza che neanche Alec me lo confermi. Conosco lo sguardo di chi conosce Jane, solo per poco. So cosa può infiggergli con una sola occhiata.

“E’ tutto tuo, Bella.” Mi ridesto di scatto, togliendo per la prima volta da quando sono entrata lo sguardo dal suo corpo.

Tutto mio?”

“Prima di fartelo conoscere per bene, Aro e Jane sono passati per dargli un’occhiata.”

“Un’occhiata?” Alec ride, pensando di essere divertente.

“Sì. Hanno cercato di farlo parlare in qualche modo, senza successo.

“Perché con me le cose dovrebbero cambiare?” Chiedo di getto, senza pensare.

“Aro pensa che un metodo più consono e delicato possa essere più utile del solito addestramento.” Storce il naso, buttando un’occhiata dietro il vetro.

“Non sei d’accordo?”

“Nessuno è mai venuto su bene senza il vero Addestramento. Ma gli ordini del Capo non si discutono, quindi ora tocca a te. Alec fa per andarsene, ma lo fermo di nuovo.

“La ragazza?”

“Oh, hai ragione. Li vedrai separatamente. Forse nemmeno ti occuperai di lei.”

“Perché?”

“Credo che le domandi bastino per oggi, mia Stella.” Ha usato lo stesso tono di Aro, facendomi rabbrividire.

“Va bene.”

“Per qualsiasi problema, sono con Jane nella stanza accanto.” Chiude la porta dietro di sé, e anche stavolta non ho bisogno di spiegazioni. So che nella stanza accanto i gemelli si stanno occupando della ragazza. Tanya.

Non ho dimenticato i loro nomi, come potevo? Rivedere e rivivere tutto quello che io ho passato… Se avessi soltanto qualche potere come loro, farei in modo che tutto questo non accada.

Pensa a Edward. Pensa a Edward.

Alzo lo sguardo, trovandolo come prima: rannicchiato da un lato, con gli occhi serrati.

Starà morendo di fame.

E nelle mie vene scorre del sangue.

Dovrei schiacciare l’altoparlante per dirgli qualcosa, per farlo almeno alzare da quel pezzo di ferro. E’ così che funziona, ogni volta: parli con la nuova recluta attraverso il vetro, cercando di fargli capire le cose più importanti. Poi, le guardie di Aro – le più forti – si occupano di lui. Lo prendono, e lo spostano in un’altra stanza. Dove non ci sarà più un vetro a separarci. Aro racconta che non c’è voluto molto, per farmi arrivare alla Fase 2, come la chiama lui. Sono stata molto collaborativa, sin dall’inizio. La Fase 3 invece, non sono riuscita ancora a superarla dopo diciassette anni. Uccidere. Non ne ho la forza, ne la volontà. Ma so che Edward lo farebbe.

Perché è diverso da me. L’ho capito dai suoi occhi rossi, dai canini sporgenti e dal ringhio che ha fatto. Ho visto molte volte la sua espressione sugli altri. Ho visto Aro e i suoi fratelli che mangiavano, e non erano loro. Era un puro istinto animalesco, niente di più. I loro occhi iniettati di sangue, l’odio che ribolliva dentro di loro, i canini sporgenti… Edward è un vampiro. E non è come me. Nessuno, qui, è come me.

Spingo lentamente la maniglia che ci separa, cercando di fare meno rumore possibile. So che non dovrei farlo, lo so benissimo. So che non dovrei passare dall’altro lato, non così presto. O almeno, non posso farlo da sola.

Ma io non sono come loro.

Quando richiudo la porta alle mie spalle, quasi strillo dallo spavento.

E’ qui, a pochi centimetri da me. La distanza è così poca, perché le catene non gli permettono di avvicinarsi di più. Se solo faccio un passo, avrà il suo pranzo servito su un letto di ferro.

Senza nessuna fatica.

E-Eward.” Sussurro, maledicendomi. La prima regola dell’addestramento è semplice: non farti sorprendere impreparata. Ed io, in questo momento, non nemmeno quello che sto facendo.

Quello che esce dal corpo di Edward è un altro ringhio, stavolta più contenuto dell’altra sera. Mi scruta, iniziando dal mio viso e andando giù fino alle gambe. Poi, torna a puntare lo sguardo su di me.

“Isabella.” Allargo gli occhi, deglutendo rumorosamente.

E’ un vampiro e sente tutto, Bella.

Ma nessuno mi chiama così. Nessuno. Non qui.

Mi scruta di nuovo, posando quegli occhi rossi nei miei. E’ trasandato, i capelli sono attaccati alla fronte, e le cicatrici sul corpo non sembrano di certo farlo stare bene.

“Isabella.” Ripete, questa volta sussurrando dolcemente. Cerca di avvicinarsi di più, ma le catene glielo impediscono.

“Come fai a sapere il mio nome?”

Che domanda stupida, Bella. Stupida. So come fa a sapere il mio nome, ma non di certo quel nome.

“Io… ho molta sete, Isabella. Veramente tanta.” So anche cosa sta cercando di fare. Ammaliarmi. E’ una cosa che riesce bene alla maggior parte dei vampiri, soprattutto quando sono come Edward.

Belli come Edward, con una capacità persuasiva come poche.

Ma non posso farmi ammaliare da un vampiro. Non quando proprio Aro in persona mi ha chiesto di prendermi cura di lui. Addestrarlo. Se cercasse di farmi del male, non farebbe nemmeno in tempo. Sono la Stella di Aro, una pietra preziosa qui.

“Spostati.” Questa volta non lascio che dica niente, perché poso entrambe le mani con forza sulle sue spalle, cercando di rimetterlo al suo posto, sopra quel letto. Ma quello che accade è fuori ogni mia aspettativa. Mi aggrappo con forza alle sue spalle, cercando di non cadere. La testa mi gira vorticosamente, mentre immagini su immagini si affollano nella mia mente.

Quella che credo essere una scuola, e quattro ragazzi seduti su una panchina

Un uomo con i baffi e una divisa da poliziotto.

Una cucina piccola, una tazza di latte e cereali.

Un cielo grigio, e tanta pioggia.

Una macchina grande, vecchia e rossa.

Un ragazzo dai capelli rossi, un sorriso bianco e dei bellissimi occhi dorati.

Mi stacco con forza da lui, con le spalle al muro. Faccio in modo che le catene non possano farlo avvicinare tanto.

C-cosa C-cos’era quello…”

Ero io. Io, in un’altra vita. Una vita che non ricordo, e che non sono mai riuscita a ricordare. Cerco di respirare lentamente, mentre il suo sguardo è ancora puntato su di me. Gli occhi mi bruciano, ma cerco di riportarmi alla realtà.

Non è possibile. Avrà dei poteri come quelli di Jane e Alec. Può farmi vedere cose che non sono mai successe. Cose che desidero di vedere.

“Isabella.” Alzo lo sguardo, posandolo con decisione su di lui. “Isabella.” Ripete nuovamente, questa volta in sussurro. Non sei sola. Non sarai mai sola.” Cerco a tastoni la maniglia della porta, aprendola e uscendo di corsa. Ancora di corsa e con il fiato rotto, trovo la porta della mia stanza. Entro, boccheggiando.

E’ lui.

Il mio sogno, è lui.

 

NOTE:

Eccomi qui! E’ passato un po’ di tempo, da quando avevo detto che avrei pubblicato la seconda parte di False Bugie a Marzo. Povera me, chiedo perdono.

C’è voluto un po’ per partorire questa storia, perché non volevo lasciare nulla al caso. Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! E spero di leggere i vostri pareri, voglio proprio sapere secondo voi cosa succederà!

Un abbraccio, e grazie mille per aver letto <3

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tati Saetre