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Autore: telesette    04/04/2018    2 recensioni
Fin dai tempi dell’antica Grecia, i cavalieri al servizio della Dea Atena difendono la pace e la giustizia, attraverso i poteri delle stelle dell’universo. Nessuno però ha mai saputo fino in fondo che genere di forze governa l'intera galassia; forze antiche e misteriose sconosciute persino agli dei. Qualcosa di sconosciuto e terribilmente potente si sta risvegliando, qualcuno è adirato con gli dei e coi loro insulsi giochi di potere. Un misterioso cavaliere, dotato di una forza incommensurabile, è comparso improvvisamente al Grande Tempio e sta cercando Pegasus...
Genere: Guerra, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo Personaggio, Ophiuchus Shaina, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Pegasus x Tisifone'
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Nel frattempo, soli nella grande stanza che era stata preparata appositamente per loro, Pegasus e Tisifone rimuginavano attentamente sulle parole che Agoràs aveva detto loro.
Nessuno tuttavia riusciva a proferire parola: Pegasus giaceva sdraiato sul letto, con le braccia incrociate dietro la nuca e gli occhi incollati verso il soffitto, mentre Tisifone sedeva ai piedi del letto con il coniglietto tutto contento accoccolato sulle sue ginocchia.

- Ancora non riesco a crederci - mormorò Pegasus. - L'ordine dell'intero universo nelle mani di un uomo... Mi sembra follia anche solo pensarlo!
- Credo che Agoràs parlasse seriamente - commentò Tisifone con gli occhi socchiusi, senza smettere di carezzare il coniglio lungo la schiena dal pelo morbido. - Un Cavaliere è chiamato a difendere la giustizia, per questo la sua armatura viene consacrata in nome di un ideale!
- D'accordo, va bene d'accordo, ma qui la faccenda va ben oltre il compito di un Cavaliere, non ti sembra?

Pegasus scattò improvvisamente a sedere, scuotendo il polso davanti a sé con veemenza.
Ciò che Agoràs gli stava chiedendo di scegliere se accettare o meno era il compito di ristabilire, proteggere e preservare l'ordine naturale della vita non solo sulla Terra ma anche nell'intero universo. Un compito arduo, già per le stesse divinità, e come poteva un essere umano prendersi a cuor leggero una simile responsabilità?

- Io non so nulla di mondi, universi, "proto-galatti-cosi"... o come accidenti si chiamano!
- Lo so benissimo - fece Tisifone con un sorriso tranquillo. - Castalia non ha mai fatto mistero della tua ignoranza come allievo!
- Ehm... Non intendevo questo
Pegasus divenne rosso in volto per l'imbarazzo.
- Capisco cosa intendi, ti stavo prendendo in giro - lo tranquillizzò lei, baciandolo sulla guancia. - Tu temi di non essere all'altezza del compito per via dell'enormità che esso comporta!
- E non ho ragione, forse?
- Da un punto di vista umano, sì - osservò Tisifone, scuotendo piano il coniglietto appisolato per farlo atterrare al suolo con un salto. - Ma per come ha detto Agoràs, neppure egli stesso può pretendere la perfezione assoluta di un disegno che si porta avanti autonomamente da sempre!
- Sono confuso Tisifone, davvero, non so cosa fare... E' da quando Agoràs ci ha mostrato quell'armatura che non riesco a capire più nulla!

***

Agoràs non parve assolutamente risentito dal silenzio stupito dei due giovani.
Era prevedibile che, messi di fronte ad una simile scelta, il loro cuore umano sarebbe subito andato in confusione con i loro stessi scrupoli di coscienza. Nessun Cavaliere avrebbe mai potuto reclamare un simile impegno di sua spontanea volontà e, se lo avesse fatto, il peccato di superbia lo avrebbe reso comunque indegno di tale compito. Tuttavia c'era ancora qualcosa che il Sommo Creatore dell'universo non aveva ancora mostrato agli occhi sbigottiti dei due terrestri.
Senza aggiungere altro, invitò Pegasus e Tisifone a seguirlo presso la Sala del Comando. Questa era una stanza antica, ricavata da quello che doveva essere uno squarcio dimensionale ( o più semplicemente una "finestra" multipla affacciata contemporaneamente sui mondi ), le cui mura e colonne sembravano attingere linfa vitale da ogni angolo possibile dell'universo. Al centro vi era una specie di scultura ma, come ebbero avuto modo di guardare più da vicino, questa era in realtà un'armatura vera e propria incastonata sul suo piedistallo da tempo immemorabile.

- Questa - spiegò Agoràs. - E' l'armatura principale, ovvero quella da cui hanno avuto origine le armature galattiche fino a quelle minori delle costellazioni, le Sacre Vestigia mai indossate da alcun Cavaliere!
- Non posso crederci - esalò Pegasus.
- L'Armatura delle Armature - fece eco Tisifone.
- A dire la verità, quest'armatura è nata indipendentemente dal mio volere - aggiunse Agoràs. - E' vero che io ho infuso la vita e l'energia delle stelle, nelle corazze da voi conosciute, ma questa è diversa: ogni singolo frammento che la compone, ogni atomo, ogni particella minuscola ed infinitesimale testimonia la volontà e il desiderio di giustizia dell'intero universo... Axia, "valore", il primo ed ultimo tra i tesori... Il Cavaliere che la indossa, oltre a rappresentare il proprio ideale, incarna dentro di sé gli ideali di ogni essere e di ogni specie vivente!
- Non capisco, perché ci sta dicendo questo? - domandò Tisifone perplessa.
- Se come dite quest'armatura non ha mai avuto un degno custode, non potrà mai essere indossata da nessuno - fece eco Pegasus.
- Guardate meglio - aggiunse Agoràs con un sorriso amabile dipinto sul volto. - L'armatura di Axia non ha mai attinto al soffio vitale di nessuno ma, da che siete giunti qui, ha cominciato a svegliarsi per la prima volta!

Di nuovo Pegasus e Tisifone osservarono le Sacre Vestigia con maggiore attenzione.
Era vero!
Lo spesso metallo istoriato che rivestiva l'elmo all'altezza della visiera brillava innegabilmente di un lieve riflesso bluastro, come se l'immenso potere dell'armatura stesse lentamente affiorando dalle profondità imperscrutabili del cosmo.

- Axia ha percepito la presenza di un cosmo adatto - esclamò Agoràs convinto. - Il potere del Cavaliere è ancora latente, perciò non si è ancora risvegliata del tutto, ma quando egli ne sarà del tutto consapevole l'armatura lo riconoscerà come primo e vero custode dell'intero universo!

***

- Non ti sembra assurdo?

Pegasus ancora non riusciva a convincersi. Malgrado le spiegazioni di Agoràs e la sincerità con cui Tisifone insisteva nel sottolineare le sue indubbie qualità, proprio non riusciva ad accettare il fatto che l'Armatura delle Armature fosse da sempre riservata a lui e a lui soltanto.

Era troppo!
Un onore troppo importante, troppo grande per chiunque, il potere di guidare e controllare la vita su ogni angolo remoto dell'universo.

- Qualunque essere umano impazzirebbe all'idea di reclamare per sé un simile potere - esclamò il giovane inorridendo all'idea. - Cosa mai avrei dunque di diverso da tutti gli altri ?!?
- Pegasus, non si tratta solo di purezza e rettitudine - ribatté dunque Tisifone. - Agoràs ce lo ha spiegato: un simile potere non può appartenere ad un cuore empio, ma nemmeno ad una mente fredda ed incapace di provare compassione!
- Certo ma...
- Tu sai cosa significa essere compassionevoli, a prescindere dai tuoi difetti che non sono pochi, è questo che Agoràs ha visto in te... E, a quanto pare, anche l'Armatura sembra percepirlo!

Pegasus sospirò.

- Non lo so - gemette. - Non ne sono sicuro, mi sembra così assurdo...

Tisifone si avvicinò a lui per baciarlo amorevolmente. Le loro labbra si schiusero, pronte ad accogliersi reciprocamente, ma tutt'a un tratto Pegasus si bloccò.

- Io sono un Cavaliere di Atena - disse. - Dal suo amore e dalla sua misericordia le azioni di noi Cavalieri vengono guidate, ella è la nostra guida e la nostra luce, e dovrei dunque io possedere una forza ed un potere a lei superiore? No è inutile, non potrei mai accettarlo, è più forte di me!

Anche Tisifone parve scuotersi, al suono di quelle parole.
Cosa stavano facendo?
Come potevano rinnegare la loro stessa fede, pure in nome di un'ideale apparentemente più grande?
Che Agoràs li stesse forse mettendo alla prova, insinuando il seme del dubbio nelle loro menti, e che tutto quello che avevano visto fosse solo frutto di una semplice illusione?

- Pegasus - fece Tisifone tremante. - Possibile che noi... stavamo davvero per rinnegare Atena?
- Mai - rispose l'altro a denti stretti. - No questo mai, morirei piuttosto, prima di macchiarmi di un simile peccato!

 

continua )

   
 
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