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Autore: apeirmon    04/04/2018    3 recensioni
"Era ed è così: l’amore di un uomo l’ho sempre sentito come un vincolo che ostacola la mia libertà. Ma l’amore per un luogo del passato è qualcosa di eterno, non dovuto a situazioni precise e puro. Ogni volta che trovo un nuovo sito antico, ne sento tutta l’energia derivata dalla cultura che l’ha realizzato e che ora è perduta."
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri, Lara Croft, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Toronto, Canada, 18 luglio 2001
 
Abbasso gli occhiali da sole rossi per guardare meglio l’edificio in cui dovrò entrare: l’enorme quartier generale della GAHP, Associazione Governativa per la Prevenzione del Calore.
Ma le etichette servono a distrarre dal contenuto.
Mentre in facciata si tratta di un ente che contrasta il riscaldamento globale, propagandato per farla esistere, la GAHP impiega i suoi fondi nella ricerca sulle frequenze elettromagnetiche per il controllo mentale ed emotivo.
Sono stata contattata per ritrovare un oggetto non specificato e ho intenzione di accettare l’incarico. Ma sicuramente non ho intenzione di consegnarlo, di qualunque cosa si tratti.
Vengo accompagnata da una guardia lungo due rampe di scale e poi in un ufficio, alla cui scrivania è seduto un uomo sulla sessantina. La guardia chiude la porta stando fuori
“Si accomodi, Lady Croft. La ringrazio per essere qui. Mi perdoni se non sono stato più preciso nel mio invito, ma non volevo che certe informazioni trapelassero.”
“Non mi offendo facilmente, signor Darren. Spero che l’incarico a cui mi ha accennato valga il mio viaggio in Canada.”
“L’opinione di Suo padre era affermativa. Si tratta di un idolo che, secondo un rotolo cinese del 1420 circa, è composto da un materiale quasi impermeabile a cambi di temperatura, chiamato quagdon. Lo stesso materiale era usato per tenere caldo il cibo durante le spedizioni e le guerre. Ipotizziamo che sia un materiale proveniente da un meteorite. L’imperatore Shenzong lo fece portare a palazzo per agevolare l’esercito nell’undicesimo secolo, Durante una battaglia, i mongoli si impossessarono del quagdon e l’imperatore ordinò di sciogliere con dell’acido tutti gli altri oggetti composti di quel materiale, per evitare che altre popolazioni ne entrassero in possesso. I mongoli portarono i contenitori rubati nella loro terra e abbiamo rinvenuto un manoscritto di un prigioniero cinese che descrive il luogo in cui è stato portato il quagdon.”
“Affascinante, ma non riesco ancora a capire quale sia la Sua richiesta.”
“Quando abbiamo proposto a Suo padre di localizzare il deposito, non è riuscito a indicarci il luogo, ma adesso abbiamo rilevato un’ampia area cava sotterranea nei pressi della capitale mongola, Ulan Bator. Il terreno ghiacciato di quell’area è soggetto a spaccature alla minima esplosione e non riusciamo a trovare l’ingresso. Le Sue recenti missioni le hanno dato una discreta fama e contiamo sul Suo aiuto per ottenere quell’idolo. Studiare quel materiale ci permetterebbe di raggiungere molti risultati nell’industria edile.”
“Sono lusingata e incuriosita. Accetto l’incarico.”
 
 
Residenza Croft, Inghilterra, 20 luglio 2001
 
“...Ovviamente l’idolo non ha la funzione che mi è stata detta. Sono sicura che si tratti di un materiale radioattivo che porta pessimi effetti all’umanità.” finii di spiegare a Winston.
“Come mai avete stipulato l’accordo pur sapendo che vi mentiva?”
“Dovresti sapere che non mi piace il ruolo dello strumento. Ho intenzione di portare dell’acido solforico fumante per disciogliere quel materiale, così che nessuno possa sfruttarlo. Non credo che la parte della distruzione fosse una menzogna. Inoltre, sai quanto sia irresistibile per me l’occasione di ammirare un antico edificio.”
Era ed è così: l’amore di un uomo l’ho sempre sentito come un vincolo che ostacola la mia libertà. Ma l’amore per un luogo del passato è qualcosa di eterno, non dovuto a situazioni precise e puro. Ogni volta che trovo un nuovo sito antico, ne sento tutta l’energia derivata dalla cultura che l’ha realizzato e che ora è perduta.
“Vado da Kyle a chiedergli una fiala di acido. Intanto ti chiedo di scegliermi l’abbigliamento più pesante che troverai: si va in Mongolia.”
 
 
Ulan Bator, Mongolia, 21 luglio 2001
 
Dall’elicottero, posso vedere gli scienziati della GAHP sondare la valle nei pressi della capitale.
Ma io non mi unirò a loro: per scendere sotto terra bisogna partire dall’alto.
“Mi faccia scendere vicino a quelle grotte sul fianco del Bolg Han uul.” ordino al mio pilota.
Lui si avvicina al punto che gli ho indicato e io mi getto nell’aria gelida. Dopo sette secondi, apro il paracadute, che mi lascia atterrare poco più in basso rispetto alle grotte a cui voglio accedere.
Abbandonato il paracadute, scalo la parete di roccia fino a trovarmi all’ingresso di una delle caverne. Accendo la torcia per verificare una mia teoria: i tunnel che sfociano all’esterno sono tutti collegati internamente in un labirinto da cui non sarà facile uscire.
Lo percorro con l’accorgimento di strappare dei fogli dal quaderno che ho portato e di lasciarli appallottolati al centro di ogni apertura che prendo ai bivi.
Dopo qualche miglio che percorro verso il basso, la mia torcia illumina un’iscrizione in cinese antico: “«Qui è conservato il Comunicatore Celeste, donato dal dio del metallo e protetto dal dio della terra. Chiunque voglia sfidare la sacralità del suo nascondiglio dovrà ricaricare il cuore di un terzo dio, dannoso per il primo e favorevole al secondo, per risvegliarlo.» Direi che è la strada giusta. Vedremo se questo dio sarà in grado di proteggere il Comunicatore.”
Proseguendo per quella galleria, mi ritrovo sull’orlo di un precipizio. Una decina di metri più avanti, la strada continua ad un livello più basso rispetto alla precedente. Al centro noto una colonna calcarea piuttosto resistente, così prendo la corda con rampino e la faccio roteare sulla mia testa. Quando la lancio, la corda si avvinghia alla colonna e il rampino si assicura ad essa.
A questo punto, ci vuole precisione: tengo la torcia tra il braccio che regge la corda e il fianco, poi estraggo una pistola. Con un balzo, poggio i piedi sulla parete obliqua e corro su di essa e, un attimo dopo, sparo alla colonna centrale. Immediatamente, io e la corda veniamo sbalzati per inerzia nel prosieguo del tunnel. Per tornare indietro troverò un altro metodo.
Dopo una discesa con un abbassamento graduale delle temperature, trovo una cavità molto più ampia delle gallerie precedenti. La mia torcia illumina un’imponente facciata in giada. Al centro di essa si trova l’alta statua di una tigre antropomorfa.
“Meraviglioso! Questo dovrebbe essere il terzo dio. Nel ciclo degli elementi cinesi è il fuoco ad alimentare la terra con le ceneri e a fondere il metallo. Vediamo...”
Mi avvicino alla parete di giada e lancio il rampino su una delle braccia della statua. Mi arrampico sulla fune sino in cima, poi cammino in equilibrio sul braccio cilindrico fino a poggiarmi al torso. Accendo il mio acciarino e lo avvicino al petto della statua.
Una lingua di fuoco si delinea dal punto in cui è stata accesa ai piedi della statua. Il ghiaccio sottostante si spacca e la statua inizia a sprofondare. Con un salto mi appendo di nuovo alla corda e mi porto al livello del suolo, riuscendo a sganciarla prima che la statua scompaia dentro ad esso.
Sporgendomi nel foro appena aperto nel terreno, vedo una scala verso il basso oltre la testa di tigre.
La grande sala a cui arrivo è illuminata da un gioco di specchi attraverso il ghiaccio del soffitto. Contiene varie piattaforme, alcune connesse da ponti in pietra, sospese su un liquido verde. Direi che fa troppo freddo per un bagno.
Sulla piattaforma più lontana è posata una statuetta celeste rappresentante un albero. È talmente rifinita da sembrare un bonsai. Peccato che non si vedano passaggi per raggiungerla.
La mia esperienza mi suggerisce di spostarmi comunque attraverso uno dei tre ponti a me accessibili. Mentre compio la scelta, noto un’altra iscrizione in cinese sulla parete.
“«A chi saprà ottenerlo, il Comunicatore Celeste irradierà il suo pensiero a chi gli è prossimo. Ma solo dopo che la prossimità gli sarà stata amica.» Come sospettavo: puoi vedere l’intero labirinto, ma non il percorso.” Quando mi sposto su un’altra isola, alcuni ponti vengono sommersi ed altri emergono. Devo solo sperare di fare le scelte giuste.
Procedo con cautela cercando di scegliere le isole centrali, ma anche così, a un certo punto mi trovo bloccata. Osservo il soffitto fino a trovare quello che mi serve: una stalattite sopra una piattaforma.
La mia pistola riesce in una decina di colpi a far crollare il ghiaccio, che colpisce l’isolotto, sollevando un ponte vicino a me. Qualche scheggia di ghiaccio cade nel liquido verde, che inizia a ribollire. Attraverso il nuovo ponte e, mentre dei nuovi si innalzano, sento un’esplosione. Voltandomi, noto del liquido ricadere nel punto in cui erano finite le schegge. L’acqua provoca a questa sostanza gli stessi effetti che genera nell’olio bollente, ma con un lieve ritardo.
Dopo altre due isole, mi trovo di nuovo bloccata. Questa volta, però, non ho bisogno di altri passaggi: sono vicina all’idolo, che si trova tra me e un ponte, e proprio affianco a me c’è una stalagmite che sporge dalla pietra sopra il liquido, presso la parete. Lego la corda allo spuntone e, con un lancio calibrato, aggancio il rampino al ponte. Dopodiché, percorro la fune avvinghiandola con le gambe. Arrivata sopra il luogo in cui si trova la sagoma dell’albero, scendo, facendo risalire uno dei ponti adiacenti alla mia posizione attuale e facendo sprofondare la corda, che si scioglie.
Dopotutto, l’acido che mi sono portata non mi servirà.
Prendo in mano l’artefatto: è incantevole. Mi sembra un peccato doverlo distruggere. Un oggetto capace di mettere in comunicazione telepatica potrebbe, se studiato, non solo sostituire la telematica, ma anche agevolare l’istruzione e creare un mondo privo di menzogne.
Purtroppo, però, so bene che un oggetto così potente non può cadere nelle mani dell’uomo. Le sue capacità vanno oltre il bene e il male e il suo uso, come qualsiasi strumento, dipende da chi lo utilizza. Sto stringendo un sogno, ma se non lo lascio andare si trasformerebbe in un incubo.
“Ottimo lavoro, Lady Croft!”
Mi volto alla voce del signor Darren. È accompagnato da sette uomini armati. Devono avermi vista paracadutarmi e quindi seguita. Ma finché sono vicina all’acido, non rischieranno di perdere l’idolo sparandomi.
“Non intendo consegnarvi l’artefatto. So bene quali sono i vostri fini.”
“Allora aspetteremo che muoia congelata. Non abbiamo fretta.”
Ma ho già pensato a come salvarmi. Impiegando tutta la mia attenzione, immagino un enorme pipistrello sul soffitto della grotta, in un punto preciso. Lascio che la paura mi diventi alleata e la faccio aumentare volontariamente. Poi, desidero di trasferirla.
Vedo l’albero irradiare luce e, subito, gli sguardi degli uomini si alzano nel punto in cui ho immaginato l’animale. Quindi, tutti in contemporanea, vi sparano.
Il blocco di ghiaccio che separa la grotta dalla superficie crolla tra due isole, una collegata a quella in cui mi trovo. Spicco una corsa per raggiungerla, mentre il liquido ad essa vicino ribolle violentemente. Come scendo dal ponte, un altro si solleva tra la sostanza in subbuglio, che cola di nuovo sotto di esso. Con un salto, mi porto sopra il passaggio, lasciando cadere la statuetta nell’acido. Non devo aspettare molto perché un’esplosione faccia sollevare il basamento che mi protegge di decine di metri. Dopo qualche secondo di adrenalina, lo sento atterrare sul terreno.
Vengo sbalzata di lato e rotolo sulla fredda roccia. Quando finalmente riottengo la stasi, riapro gli occhi: sono di nuovo all’aria aperta. Eppure, non sono ancora al sicuro.
 
Correrò lontano dalla cavità di quel mortale gioco di incastri, fino a giungere al mio elicottero.
Come ogni volta che devo abbandonare al suo destino una meraviglia dell’antichità, proverò quella sensazione che ti fa accorgere dell’unicità di quel luogo e dell’impossibilità di ritornarci.
Il valore di un luogo aumenta vertiginosamente dopo la sua scomparsa, come se il fenomeno attivo si trasformasse in potenzialità nei ricordi dell’archeologo.
Nonostante sia riuscita nella mia impresa, tornando all’aeroporto, asciugherò le mie solite lacrime prima che si ghiaccino. E tornerò alla ricerca di un nuovo amore.
   
 
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