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Autore: vanessagi8    04/04/2018    1 recensioni
I seguenti tre capitoli sono tratti dal mio romanzo "Oltre il tramonto - la storia di Audrey Wright", acquistabile su lulu.com e su Amazon.La storia parla di Audrey Wright, una ragazza profonda e sensibile, la quale troverà una cassetta chiusa a chiave in un casolare e da lì le sorti della sua vita cambieranno. Seguita dall'infanzia all'età adulta Audrey è alla ricerca di sè stessa. Spero vi piaccia ^-^
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
La luna
 
Se non avessero saputo quale fosse casa di Megan tra quelle di quel quartiere, avrebbero potuto riconoscerla tranquillamente. L’unica casa super illuminata, con un andirivieni di gente e poi, naturalmente musica a tutto volume.  Scesero dalla macchina ed entrarono senza neanche suonare, visto che la porta era già aperta.  Dentro erano ammassati parecchi ragazzi, che urlavano e bevevano e ballavano e bevevano. Tra la folla arrivò Megan che quando vide i tre, allargò le braccia,sorridendo in maniera esagerata.
«Ciao ragazzi! Sono contenta che siete venuti. Forza venite con me che vi do qualcosa da bere.»
I ragazzi la seguirono raggianti in cucina e si prepararono tre cocktail. 
«Ai sabato sera con gli amici!» gridò Megan alzando il bicchiere a mo’ di brindisi.
Tutti urlarono la stessa frase e dopodiché continuarono a bere.
Audrey si stava divertendo, ma dopo un po’ decise di uscire per qualche minuto in giardino, per prendere un  po’  d’aria. La situazione fuori non era da meno, anche in giardino c’erano ragazzi che ballavano, alcuni fumavano, altri parlavano semplicemente. Audrey cercò un angolo più appartato. Andò a sedersi sull’altalena che c’era in fondo al giardino. Cercò di sentire il meno possibile tutto quel chiasso e l’unica cosa che fece fu alzare lo sguardo verso il cielo, c’era la luna piena e quella sera sembrava che brillasse di più rispetto alle altre volte. Audrey non si spiegava questi momenti di solitudine, a volte si sentiva fuori contesto, a volte pensava che tutta la vita non avesse un senso. Osservare il cielo era un momento di riconciliazione con il resto del mondo, solo vedere le stelle o la luna le permettevano di capire che in fondo anche lei faceva parte di un qualcosa. 
 
«Bella la luna, vero?» esordì una voce maschile e profonda.
Audrey si girò verso il lato da cui proveniva la voce e trovò un ragazzo: alto,con i capelli castani portati indietro, gli occhi chiari e un paio di occhiali da vista rotondi. Si accese una sigaretta e si avvicinò di più a lei.
«Sì è molto bella.» Il ragazzo annuì e poi tese la mano verso la ragazza.
«William Byron, piacere.»
Audrey alzò le sopracciglia sentendo quel nome e con sguardo perplesso, strinse la mano e rispose:
«Audrey Wright, piacere.» Il ragazzo sorrise leggermente. «A cosa devo questo sguardo perplesso?» Audrey arrossì senza rendersene conto e si spiegò:« E’ un caso ma possiedi un cognome e un nome molto importanti per me. William Shakespeare e George Gordon Byron, due dei miei autori preferiti.»
«Bella e colta.» rispose secco William e Audrey arrossì ancor di più, il rossore era evidenziato dal bagliore della luna che cadeva dolcemente sul suo viso. 
«“Quelli che non vogliono ragionare, sono bigotti,quelli che non possono, sono degli sciocchi,e quelli che non osano, sono degli schiavi.”»Continuò il ragazzo non smettendo neanche per un secondo di guardarla.
«Oh una citazione di Byron, allora conosci anche tu?»
«Ehi anche se sono ad una festa dove l’unico passatempo è bere, non vuol dire che io sia come gli altri.» disse ridendo. Audrey ricambiò la risata e annuì, condividendo il suo parere.
«Wow se qualcuno ci osservasse, penserebbe “Ehi quei tipi sono di una noia mortale”, siamo ad un festino e invece di ballare stiamo guardando la luna e parliamo di Byron.» disse Audrey.
«No, non siamo noi le persone noiose, ma gli altri visto che la maggior parte di loro non sa nemmeno chi siano Byron e Shakespeare, voglio dire non conosceranno mai grandi opere e grandi pensieri come noi due. Poverini.»
Ad un tratto Audrey piacque essere fuori contesto, perché non era da sola.
«Perché siamo qui allora? In una tipica festa fatta da ragazzi quando i genitori non ci sono?» chiese Audrey, gli occhi blu della ragazza assunsero un colore particolare alla luce della luna, sembravano contenere un piccolo cielo e una piccola stella, nonché la luna stessa che si rifletteva su di essi. 
William sorrise, si  grattò la barba e assunse un’aria pensierosa.
«Diciamo che a volte bisogna far parte della massa, essere come loro per divertirci. Andiamo Audrey , diventiamo come tutti gli altri per stasera e balliamo.»
«Ci sto.» Si portò una ciocca di capelli dietro un orecchio e gli rivolse un ampio sorriso. Scese dall’altalena e insieme al suo nuovo amico entrarono in casa a ballare.
La serata proseguì bene, per fortuna nessuno aveva fatto a pugni con nessuno e quando si fece abbastanza tardi, Michael e Camille cercarono Audrey per tornare a casa.
Audrey continuava a ballare con William, si stava divertendo davvero molto,ma poi una mano si poggiò sulla sua spalla, si girò e vide i due amici.
«Dai Audrey torniamo a casa.» disse Michael, poi guardò William e così fece anche Camille. Audrey capì che era arrivato il momento delle presentazioni.
«Sì va bene, ragazzi vi presento William, William loro sono i miei due migliori amici Camille e Michael.»
«Piacere.» risposero tutti e tre accompagnati da un lieve sorriso.
«Beh, William ci rivedremo?» chiese Audrey.
«Spero proprio di sì.»  rispose William rivolgendole un sorriso.
Entrarono in macchina, chiusero le portiere e appena Michael accese il motore, Camille guardò compiaciuta Audrey.
«Allora la nostra Audrey ha incontrato un ragazzo, è veramente carino.»
«Vi siete scambiati i numeri di telefono?» chiese Michael sorridendo.
«Sì, mi ha detto che mi avrebbe scritto lui.» 
«Uh-uh.» pronunciarono all’unisono sia Camille che Michael.
«Devo dire che è stata una bella festa.» Audrey sorrise e poi i tre risero.  
Il giorno seguente, Audrey si svegliò di ottimo umore, diede la dose di coccole mattutine al suo cagnolone Mike e poi scese a fare colazione.
«Buongiorno!»  e un altro buongiorno ci fu come risposta. Sua mamma era impegnata a cucinare delle omelette, mentre suo padre mangiava già.
«Com’è andata la festa?» chiese il padre guardando la figlia.
«E’ andata abbastanza bene, nulla di speciale.» e arricciò il naso involontariamente, lo faceva quando cercava di dire una bugia, in realtà in quella festa era avvenuto qualcosa di speciale: l’incontro con William. Per fortuna il padre non si rese conto del vezzo di Audrey. 
Ed ecco che arrivò l’ora del tramonto. L’appuntamento fisso ormai da tempo con il nonno. Il nonno era già seduto sulla solita panchina rivolta verso l’orizzonte e Audrey arrivò dopo.
«Ciao nonno!»
«Ciao tesoro!» Il nonno diede un bacio alla nipote, dopodiché la ragazza si fece spazio vicino  a lui.
«Sai nonno, sono stata ad una festa ieri e …» con suo nonno non si vergognava di parlare di determinati argomenti, lo sentiva come la persona più simile a lei che si potesse trovare. «… Ho incontrato un ragazzo, William e sembra che per tante cose siamo in sintonia, non è come gli altri ragazzi.»
«Oh sono contento per te, piccola mia! Tu ti meriti un ragazzo che sia alla tua altezza, sei una ragazza speciale, se frequenterai questo William, beh sarà un ragazzo fortunato.»
Audrey sorrise e poi si voltò verso il sole che stava lentamente morendo. Questa parte della routine giornaliera a Audrey non dispiaceva affatto, anzi era la sua parte preferita, la parte in cui poteva stare semplicemente in silenzio e trovare un legame profondo con la natura attorno. 
 
La mattina seguente a scuola, Camille chiese a Audrey se William le avesse scritto, ma ancora niente.
«Si starà facendo desiderare.» disse Michael con un tono un po’ di disprezzo.
E quasi come se l’avesse chiamato,ecco che il telefono di Audrey vibrò nella tasca dei jeans.
Lo prese e trovò un messaggio.
Ehi, sono William. Sei libera oggi pomeriggio?
«Mi ha chiesto se sono libera oggi pomeriggio!» disse tutta raggiante Audrey, Camille e Michael le sorrisero. «Cosa rispondo?»
«Che ne dici con “Ciao, sì sono libera”?» disse Camille guardando lo schermo del telefono di Audrey, quest’ultima annuì ascoltando l’amica e inviò il messaggio.
Ecco che dopo qualche secondo il telefono vibrò di nuovo.
Ti va di prenderci un caffè da Joe , per le quattro all’incirca? 
Certo, ci vediamo lì.
A Audrey vennero le farfalle nello stomaco, era da tanto che non si sentiva così : felice di trovare qualcuno che fosse perfettamente compatibile con lei. 
Passò il resto della giornata, ma appena Audrey tornò a casa sembrò invece che il tempo si fosse rallentato di proposito e che le quattro non arrivassero mai. Alle tre iniziò a vestirsi, decise di mettersi un paio di jeans, le converse bianche e un maglioncino color rosa cipria. Si guardò e riguardò cento volte allo specchio per accettarsi di essere sistemata e di essere carina, alle quattro meno un quarto andò dritto verso la porta, urlando ai genitori : «Mamma!Papà! Io sto uscendo , non faccio tardi, a dopo!»
E senza neanche aspettare una risposta, si chiuse la porta alle spalle e salì in macchina, andando verso il bar.
Ecco che svoltò l’ultimo angolo e si ritrovò davanti l’insegna     “Joe’s” , entrò e si osservò attorno per vedere se William fosse già lì, non vedendolo  prese un tavolo e aspettò guardando fuori dal vetro. 
I minuti passarono e Audrey controllò più volte il telefono per accettarsi che non avesse sbagliato l’orario. Poggiò il mento sulle nocche e continuò ad attendere, nel frattempo iniziava a pensare ad una probabile buca. Ma poi una mano si posò sulla sua spalla e Audrey si voltò di scatto trovandosi davanti William che le sorrideva.
«Scusami per il ritardo.»
«Tranquillo, non fa niente.»
William si sedette e la guardò. «Come stai?»
«Bene e tu?»gli rispose.
«Molto bene.» le sorrise. Ordinarono entrambi un cappuccino e passarono un bel pomeriggio, chiacchierando del più e del meno, conoscendosi maggiormente e trovando molte altre cose in comune. Sembrava il ragazzo esattamente complementare ad Audrey.
«E così, tu e tuo nonno guardate ogni pomeriggio, da ben dodici anni a questa parte, il tramonto. La trovo un’abitudine particolare. Perché proprio il tramonto? E non l’alba, per esempio?»
«Ad essere sincera non lo so, forse perché mi sembra il modo migliore di finire la giornata. Sai, quando sono davanti al tramonto, ho l’opportunità di riflettere su ciò che ho fatto durante la giornata. Il mio motto è di essere sempre produttivi, perché non sai mai per quanto tempo sarai qui, meglio sfruttare al massimo ogni giorno.»
«Un pensiero molto profondo, sei una ragazza sensibile.» Audrey sorrise abbassando lo sguardo, un po’ imbarazzata.«Ma io preferirei comunque l’alba, per iniziare al meglio un nuovo giorno.»
«Punti di vista.» rispose Audrey
Entrambi quando finirono, si scambiarono un abbraccio un po’ impacciato e si rivolsero un dolce sorriso, promettendo di rivedersi ancora.
Per un mese si incontrarono ogni giorno, capitava di incontrarsi anche a scuola, Audrey l’aveva già visto a scuola,quando ancora non lo conosceva, ma ora che erano diventati amici ogni scusa era buona per chiacchierare.
Un giovedì pomeriggio erano al solito posto, da Joe, a ordinare qualcosa di caldo. William aveva qualcosa di strano, non sembrava tranquillo.
«Ehi Will, tutto bene?» Chiese Audrey preoccupata
«Io … beh…» William si passò la mano nervosamente tra i capelli e la guardò più volte, si tolse il giubbotto e sembrava completamente a disagio. «io non sto bene, sono nervoso.»
«Sì, lo vedo. Perché se posso chiedere?» rispose calma Audrey. Non era spiazzata dalla sua strana reazione, era solo curiosa. Di certo William non era un ragazzo come tutti e le interessava parecchio.
«Cosa cavolo ci facciamo qui?» sbottò all’improvviso. A quel punto Audrey alzò le sopracciglia disorientata.
«Me l’hai chiesto tu di venire qui… Possiamo cambiare posto se non ti piace.» William la guardò lanciandogli uno sguardo profondo, Audrey osservò i suoi occhi chiari, aveva una luce particolare che brillava.
«Lo so hai ragione, vedi… non ti senti mai oppressa? Io mi sento oppresso dal tempo, ogni minuto passa e non lo posso più recuperare. Quindi vivo con la paura di sprecare tempo prezioso o di non usarlo bene con chi mi sta intorno.Che cavolo ci facciamo qui? Saltiamo tutti questi convenevoli: appuntamenti, caffè, non servono tutte queste cose. Sono protocolli che fanno tutti e io e te non dobbiamo essere tutti.»A Audrey il suo discorso sembrava perfettamente corretto, gli annuì e si alzò. 
«Andiamo via e facciamo qualcosa che non fanno tutti.»
William la guardò sorpreso in senso positivo, credeva che se ne sarebbe scappata impaurita e invece era d’accordo con lui. Si alzò, le prese la mano e uscirono dal locale.
«Secondo te sono folle?» le chiese.
«No, sono gli altri folli,  io e te siamo gli unici normali.» Audrey gli sorrise ampiamente e William ricambiò quel sorriso,sentendosi perfettamente compreso. 



Note: 
Salve a tutti miei dolci lettori (?) questo è un piccolo assaggio del mio nuovo libro, acquistabile su lulu.com e su Amazon,spero che la storia vi stia piacendo e che vi stia incuriosendo. Recensite per farmi sapere secondo voi cosa va o non va, mi raccomando critiche costruttive. Se volete un quarto capitolo perchè siete insicuri se comprare il libro o meno e volete saperne di più, fatemelo sapere tramite recensione. ^-^
Un bacio
   
 
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