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Autore: Alice_g1    04/04/2018    7 recensioni
Lentamente la cercai.
Consapevole che quel gesto, mi sarebbe costato molto caro.
Ed eccola li, più bella di come la ricordavo, più donna di quanto avrei voluto.
Sana, la mia Sana, stretta in un vestitino che, in un passato non poi così tanto remoto, mi avrebbe fatto salire il sangue alla testa.
Tutto di lei mi sembrava diverso, eppure, non sembrava fosse passato nemmeno un secondo, dall’ultima volta che l’avevo stretta tra le mie braccia.
ESTRATTO DAL CAPITOLO 16
Ho deciso di cambiare il rating in arancione su richiesta di alcune di voi =)
Genere: Erotico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Sana/Akito
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Ciao amiciiiiii
Sono tornata, ( siamo quasi alla fine di questo parto podalico, il prossimo sarà l’epilogo ), ho approfittato dell’influenza che mi ha colpito a Pasqua ( mai una gioia) per rimettere mano a questo capitolo, anche se in realtà era già pronto non mi convinceva al cento per cento, mi sembrava incompleto ed essendo il penultimo volevo che fosse  “perfetto”, ci sono riuscita? ovviamente no, nella mia testa ho un milione di idee che sembrano super, ma appena le metto nero su bianco un esercito di scimmie che ballano la macarena si palesano davanti a me =/
Bando alle ciance, vi lascio al capitolo e spero solo che vi piaccia almeno un pochino!
Come sempre vi invito a commentare e farmi sapere cosa ne pensate, il vostro parere è linfa vitale per me, lo sapete!
Vi mando un grosso bacione
L.Q.
 
 


 
< Sempre e per l’eternità è questa la trappola
Perché ti amo ancora e ti amerò sempre
ma non mi fido di te>
 
 
 
 
 
 
Sento le sue dita sistemarmi il vestito, mi viene quasi da ridere pensando a questo gesto cosi gentile dopo il nostro violento amplesso,  la passione tra noi non era mai stata un problema ma ora, qui appoggiata contro il muro ansimante e sudata capisco che niente di tutto quello che è successo nell’ultima ora ha a che fare con la passione, volevamo ferirci, scaricando sui nostri corpi tutta la frustrazione provata in questi ultimi due anni, ti amo avrei voluto dirgli, ti ho sempre amato avrei voluto urlargli, ma non sarebbe servito, non questa volta.
Ci scambiammo un lungo sguardo, i nostri occhi, come in un campo di battaglia, studiavano l’avversario cercando di capire chi avrebbe sparato per primo, nessuno dei due aveva la forza di parlare, nessuno dei due aveva il coraggio di porre quella domanda che, ero sicura ci stesse dilaniando l’anima, continuavo ad osservarlo, osservavo il suo viso, studiavo i suoi lineamenti diventati più maturi, impressi nella mente il suo profumo per non rischiare di dimenticarlo mai.
Nonostante il tempo trascorso non potei non chiedermi che cosa mi univa a lui da non riuscire a vivere senza, cercai di ricordare il momento in cui il mio cuore aveva deciso di celebrale quel matrimonio indissolubile, perché dopo due anni eravamo ancora qui?, qual era la ragione?, forse il punto era proprio quello, che non c’era ragione alcuna, era così e basta, forse gli anni trascorsi ad essere l’uno per l’altra un ancora di salvezza ci aveva resi calamite indivisibili.
Sentii Akito schiarirsi la voce, ma le sue parole sono così diverse da quelle che avrei voluto sentire…
“ Dovresti andare” annuii incapace di dire niente, raccolsi le scarpe buttate in un angolo, questa volta sarebbe stato un addio, conscia di questo mi avvicinai, vedendolo arretrare il mio cuore perse diversi battiti, sapevo di non meritare un assoluzione, sapevo di non essere degna di quel contatto, ma ci provai lo stesso, lo strinsi a me con uno slancio che aveva il gusto di sogni infranti, beandomi di quel profumo che apparteneva a lui, e a lui soltanto, stretta in un abbraccio che fu inaspettatamente ricambiato sensazioni che riposavano latenti dentro di me esplosero come un tuono durante una tempesta in piena estate, come un flash di bianco accecante la mente tornò indietro a quel giorno di fine settembre quando annoiata dalle lezioni, sfogliai il libro che Aya teneva sul banco, ripensai a quelle parole sottolineate tra le mille pagine nere < disprezzami, bastonami, trascurami, smarriscimi, basta che tu mi permetta, benché indegna, di stare con te>1 , calde lacrime scivolarono dal mio viso macchiando la sua camicia, solo ora la verità di quelle parole mi furono chiare, lo strinsi ancora di più a me chiedendogli un muto perdono per il mio egoismo, il suo amore era come un faro luminoso cosi impossibile da non vedere, eppure io quell’amore cosi puro lo avevo schernito, lo avevo avvilito.
“ Mi dispiace”, sapevo di dovergli molto di più di una semplice parola, dieci misere lettere non sarebbero mai bastate.
“ Non vedo di cosa tu debba scusarti”
“ Lo sai bene”
“ Sono passati due anni Kurata”, era davvero così? Due anni erano stati davvero sufficienti a cancellare ogni cosa?
“ Hai ragione…ti saluto”, mi allontano da quel abbraccio, inermi lungo ai fianchi le sue braccia stringono con forza il bordo della camicia, so che nonostante tutto la consapevolezza del fallimento, del nostro fallimento, faceva male anche a lui.
“ Kurata?”
“ Si?”
“ Dispiace a me”


 
 
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POV. TSU :

Rimango a fissare per diversi minuti la porta, facendo roteare il collo della bottiglia ormai vuota, appena i miei occhi avevano incontrato quelli nocciola di lei un mix di nostalgia e astio mi aveva colpito, mi mancava la sua amicizia, in realtà mi mancava tutto di quella vita ormai cosi lontana, lei non sembrava essersi accorta di me, tanto meno di lui, Akito, l’unico amico che mi era rimasto, forse, l’unico che avevo mai davvero avuto, il suo sguardo nascondeva un infinità di sentimenti, agli occhi di molti sarebbe sembrata semplice  indifferenza ma io lo conoscevo, lo conoscevo bene, sapevo che rivederla sarebbe stato come un colpo al cuore, infondo un amore come il loro nemmeno tra un milione di vite te lo scrolli di dosso, trattenerlo non sarebbe servito, convincerlo a parlarle sarebbe stato solo un torto, < L’ho vista..vai> dentro di me però si accese la speranza che quello scatto fulmineo verso l’uscita, Sana lo stesse facendo per raggiunge lui, nonostante il tempo mi avesse unito molto a Fuka non potevo non sperare un finale diverso, chiunque sapeva che quei due si appartenevano, il concetto era chiaro, lei amava da sempre lui, lui era da sempre pazzo di lei, ciò nonostante riuscirono a incasinare tutto, coinvolgendo due vittime ignare colpevoli solo di essersi innamorati di due anime destinate, la nostra intera esistenza infondo si basava proprio su questo, il destino, l’unico valido avversario delle nostre scelte, un tempo credevo che il mio fosse lei, Aya, un brivido mi percorse, negli ultimi due anni avevo sigillato quel nome insieme ad ogni ricordo felice, nonostante ammisi la sconfitta, nonostante lasciai che un altro se la portasse via, non riuscivo a non odiarli, non riuscivo a mantenere quella promessa fatta, io l’amavo e lei mi aveva lasciato, io ero pronto a sposarla e lei mi aveva tradito, il ricordo del suo sguardo cosi colpevole non mi abbandonò per mesi, ogni notte quello sguardo mi veniva a trovare come un visitatore non gradito, e fu proprio in una di quelle notti cosi rumorose che decisi di correre verso il primo pub aperto sperando che bere come una spugna mi aiutasse ad anestetizzare il dolore, ma a quanto pare il destino continuava a farsi beffa di me quando dopo anni, proprio in quella notte in cui il passato volevo solo seppellirlo incontrai Ishida2 ignaro di tutto il mio sofferto trascorso mi raccontò di aver incontrato Aya e Gomi in America e che sembravano molto felici, l’ultima cosa che ricordai di quella notte fu l’odore agre di alcool nella stanza e il profumo di mora della sconosciuta che mi dormiva accanto.
Dopo quella notte passarono i giorni, le settimane, ma niente, riuscii solo a ricordare quanto la testa mi sembrò leggera dopo qualche bicchiere in compagnia di una bella ragazza, e cosi decisi di non smettere, di non smettere di sentire la testa leggera, tagliai i capelli, comprai vestiti nuovi , eliminai gli occhiali da secchione e sotterai il vecchio Tsu.
“ Sei rimasto solo?” sorrisi.
“ Dipende”
“ Da?” sicuramente da vicino era ancora più sexy, un corpo da urlo, lunghi e mossi capelli biondi, e due occhi di un verde mai visto prima, una barbie.
“ Da cosa farai una volta finito il tuo turno”
“ Finito il turno faccio quello che fai tu”, bingo
“ Ti aspetto allora”
La guardo allontanarsi osservando il suo sedere tonico stretto un jeans volutamente attillato.
“ Ah…comunque mi chiamo Yume” 3
“ Sei un sogno allora”
“ Come dici?, ah si…il mio nome…e tu?, tu chi sei?” bella domanda, chi sono?, da due anni a questa parte non lo sapevo più, non mi fidavo più di niente, tanto meno delle donne, dopo Aya per me l’amore era solo un illusione, giurai a me stesso che non avrei permesso ad un'altra di distruggermi, ma di certo non lo avrei detto a lei, non qui, non ora…cosi mi limitai a sorriderle malizioso.

“ Chiunque tu vuoi che io sia”
 

 
 
***********************
 
 
 
 
POV. HISAE :
 
Sbuffo per la centesima volta, l’insistente vocina gracchiante della segreteria telefonica iniziava a darmi sui nervi, dove cavolo si è andato a cacciare?
Guardo la sfilza di chiamate senza risposta e mi indispettisco ancora di più, accidenti a te Tsu dove diavolo sei.
“Niente?”
“ Macché, sparito”
“ Prova a chiamare Akito”
“ Come se non ci avessi già provato, nemmeno lui mi risponde”, la vidi alzare le spalle come se la cosa non la preoccupasse minimamente, forse era proprio cosi, non aveva più nulla di cui preoccuparsi, da quando le cose presero una nuova inevitabile piega, lui era molto cambiato,  era più dolce, più presente, insomma il fidanzato che tutte vorrebbero e che lei dopo una vita passata a masticare veleno era riuscita ad ottenere, le sorrisi, non potevo che essere felice per lei, Fuka, l’unica amica che avessi, l’unica che mi era rimasta, ricordo ancora le interminabili giornate al centro commerciale, le nottate a mangiare schifezze guardando film comici, non eravamo mai più tornate sull’argomento, nessuno ne parlava e io non potevo che esserne sollevata, Fuka e Akito si limitarono a starci accanto come meglio potevano, facendo finta che quell’enorme casino non fosse mai successo.
Ripresi il telefono in mano facendo l’ennesimo tentativo a vuoto, lanciai il telefono sul letto con un moto di rabbia, non avevo intenzione di passare l’ennesimo sabato chiusa nel campus, o peggio ancora a fare da candela a Fuka e Akito solo perché il signorino si dileguava per infilarsi nel letto di chissà chi, la rottura fra me e Gomi non fu come quella tra Tsu e Aya, ammetto che i primi mesi furono tremendi, vederli insieme era devastate, come era devastate vedere una delle mie più care amiche spalleggiarli, sapevo che per lei sarebbe stata più dura, infondo, noi tre eravamo inseparabili dalle elementari, ma a quanto pare solo io la vedevo in quel modo, così giorno dopo giorno il muro di risentimento e indifferenza diventò sempre più alto e spesso che finii per odiare anche lei, Sana, mi sembrava di sentirlo ancora bruciare sul viso il segno del suo tradimento, il segno del suo voltafaccia, quel giorno segnò la fine di ogni cosa, con quello schiaffo mettemmo fine ad ogni tipo di rapporto e da li, il gelo totale, l’unico che manteneva un minimo di educazione nei suoi confronti era Tsu, forse perché era troppo buono, forse perché sapeva, sarebbe finita cosi, fortunatamente il tempo sembrò essere clemente con noi e i pochi mesi rimasti alla fine della scuola volarono in un batter d’occhio, ci diplomammo e le nostre strade finalmente si divisero, scoprii che loro si erano trasferiti a Boston, ne fui sinceramente sollevata, nonostante lo avessi lasciato libero di amare un'altra il suo tradimento non fu facile da digerire, avrei sofferto comunque, ma vederlo lasciarmi per la mia amica beh, era tutta un'altra storia, appurai con lo scorrere del tempo che proprio grazie ad esso, tutto sembrò passare, iniziai a stare bene, nonostante le cicatrici erano più evidenti che mai le portavo con orgoglio, erano la prova che quello che avevo vissuto non solo non mi aveva uccisa ma bensì, mi aveva resa più forte, affrontai quel nuovo capitolo della mia vita con un ritrovato vigore e tornai a sorridere, infondo al mio cuore sapevo, che era stata la scelta migliore.
“ Non ha senso sprecare il sabato chiuse qui dentro, andiamo a berci qualcosa”, mi alzai di scatto dalle lenzuola.
“ Hai ragione Fuka, prendo la borsa”
Camminare tra i lunghi viali dell’università lo avevo sempre adorato, ogni stagione aveva un caratteristico profumo e nell’aria quel giorno, si sentiva chiaro quello di ciliegio.

 
 


 
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POV. GOMI :

 
Odiavo gli aeroporti, e odiavo ancora di più prendere l’aereo, non che soffrissi di vertigini o non avessi un buon rapporto con l’altezza, ma era il mancato controllo che mi faceva impazzire, sapere che la mia sorte era nelle mani di qualcun altro mi rendeva parecchio nevrotico, avevo passato metà della mia vita a prendere ordini da qualcun altro e nonostante fossi diventato un uomo continuavo ad odiare quella sensazione di sottomissione, ma non potevo farne a meno, non questa volta, < tuo fratello ha avuto un incidente> queste furono le lapidarie parole di mia madre, < torna a casa>, casa…tzk, il Giappone non era più la mia casa, Boston era la mia casa, l’America era la mia casa, Aya…era la mia casa, ma a quanto pare a nessuno importava, dovevo tornare punto e basta!
Controllai per l’ennesima volta il tabellone luminoso, l’enorme scritta Departures di un giallo fluorescente mi ricordava la prova che da li a poche ore avrei dovuto sostenere, sarei stato un sciocco a pensare che non li avrei rincontrati, loro…i miei amici.
Per molti, comprese le nostre famiglie la scelta di scappare a migliaia e migliaia di chilometri era stato un errore, < non vedo perché devi andare in America per avere un laurea> era stato il commento dei miei genitori, < come se il vostro comportamento si potesse cancellare andando dall’altra parte del mondo>, le parole sarcastiche di suo padre, l’unica che capii fu Sana, capiva il nostro bisogno di mettere una sostanziosa distanza tra noi e quella situazione, forse perché, anche lei lo aveva fatto, mi sentivo costantemente in colpa per il dolore che avevo causato, avevo perso un amico, una fidanzata, avevo perso molto più questo in realtà, se lei mi avesse lasciato non avrei più avuto nulla, ciò nonostante non mi pentii nemmeno per un secondo di quella scelta, meglio un rimorso che un rimpianto dicono, infondo il rimorso non è altro che uno stato di pena che nasce dalla consapevolezza dei mali commessi, altra storia era il rimpianto, e mai e poi mai avrei permesso che Aya, la mia dolce Aya diventasse un rimpianto.
L’amavo…dio se l’amavo, per un suo sorriso avrei sopportato ogni dannazione, per un suo bacio avrei combattuto fino alla morte,  per il suo amore avrei lottato a mani nude contro il mondo.
Si, non mi importava!, potevo sopportare gli sguardi di Hisae, avrei resistito alle battute sarcastiche di Fuka, avrei perpetuato la mia causa anche contro l’odio degli unici amici che avevo mai avuto, per lei ero pronto a farlo e lo avrei fatto.
“ Tutto bene?”
“ Si Aya”, le sorrisi
“ Sei preoccupato per Satoshi?”4
Un po’” mentii, non volevo sapesse che non era di mio fratello che mi preoccupavo.
“ Andrà bene”, e il modo in cui lo disse sembrò avere un doppio significato, “ Ci sono io con te”
“ Lo so”
“ Gomi?”
“ si?”
“ Ti amo”
“ Ti amo anch’io”.
 
 

 

PREMESSE A FINE CAPITOLO:
 
  1. “disprezzami, bastonami, trascurami, smarriscimi, basta che tu mi permetta, benché indegna, di stare con te” è un passaggio di “ Sogno di una notte di mezza estate”, ho una ship particolare per Shakespeare, e questa frase mi è sembrata perfetta.
  2. Ishida, vi ricordate di lui?, il ragazzo sopracciglia hihi, nell’anime mi pare si chiamasse Isidoro o qualcosa del genere =)
  3. Yume è un tipico nome nipponico che appunto significa sogno.
  4. Nell’anime mi pare di ricordare che Gomi avesse un fratello, non sono sicura che venga mai detto il suo nome, nel dubbio me lo sono inventato =).
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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