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Autore: MizuiroTv    05/04/2018    1 recensioni

“someday when you leave me
I bet these memories
Follow you around”
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Judal, Sinbad
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Wildest Dreams – SinJuda 



 







“someday when you leave me

I bet these memories

Follow you around”



 

 

 

 

 

 

Judal viaggiava con la mente mentre aveva appoggiato il capo contro il finestrino del treno che lo portava al suo ultimo anno di college.
Un sospiro e i suoi occhi si rivolgevano al mare, ai ricordi di quell’estate passata, a quel suo primo amore che, come un fulmine a ciel sereno, era arrivato nelle prime giornate estive e se ne era andato nelle ultime giornate.

Breve?
Forse fin troppo, Travolgente? Da morire.

Sinbad aveva 9 anni in più: alto, bello e con quel fascino misterioso a cui non era riuscito a resistere.

Accanto a Judal, si sedettero due ragazzi, probabilmente avranno avuto, su per giù, la sua età o forse erano delle matricole: lui capelli biondi e lei capelli tendente al rosa/fucsia, si scambiarono un tenero bacio e Judal, cambiando canzone dalla sua playlist, non poté far altro  che sospirare nuovamente.

“Wildest dreams’’ di Taylor Swift.

Sull’espressione malinconica del ragazzo, nacque un sorriso, un sorriso quasi malinconico; un sorriso che racchiudeva dei ricordi che mai e poi mai avrebbe voluto dimenticare perchè in quell’estate aveva trovato il suo primo amore il quale gli aveva spezzato il cuore.



[…..]



Judal era solito passeggiare per la spiaggia con un cappellino di paglia, una camicia –nera altrimenti non era contento o soddisfatto della sua vita- degli occhiali da sole a goccia e con un quadernino dai fogli bianchi e una matita.
Quando il sole calava, aveva l’abitudine di sedersi su degli scogli e disegnare o solamente scrivere le sensazioni che provava nel vedere le famiglie accingersi a tornare nelle proprie abitazioni, i bambini che facevano i capricci, perché ancora pieni di energie, le coppiette di giovani, invece, che si avvinghiavano per prendere ancora assieme gli ultimi raggi di sole,

Coppie più anziane che arrivavano proprio nel momento del tramonto per godersi, secondo Judal, il miglior mare.

Judal sorrideva all’acqua: per colpa della sua salute cagionevole, non poteva faticarsi troppo o avrebbe avuto  con molta probabilità delle ricadute.
Quindi l’unico momento in cui poteva andare vicino al mare era la sera tardi.
E proprio in quel momento che lo incontrò.
Stava correndo verso un pallone e si buttò in acqua: un fremito percorre il corpo di Judal nel mentre fissava quel ragazzo.
Il suo sorriso sarebbe rimasto stampato nei suoi ricordi per sempre, probabilmente: forse quello era il più bel sorriso che avesse mai visto.
Judal prese il suo quadernino e cominciò a scarabocchiare qualche studio del corpo di quel ragazzo e soprattutto di quel sorriso, anche se non era così facile poiché era sempre in movimento.

Si sentiva uno stalker, non poteva non ammetterlo, ma sapeva benissimo che non lo avrebbero notato per diversi motivi: innanzitutto erano troppo occupati a divertirsi e poi, perchè notarlo? Non era tipo da essere notato da nessuno.


Si alzò una folata di vento così forte che Judal e alcuni presenti sulla spiaggia sussultavano: come gesto impulsivo il ragazzo si alzò di colpo dallo scoglio in cui era seduto, ma non ebbe cura di tenere una mano sul cappello  che prese il volo e cominciò a fluttuare per la spiaggia.

Judal fece una smorfia.


« Merda!» esclamò e piano piano si mise a correre, sentiva già il cuore pompare troppo forte e per un attimo si sentì morire, avrebbe voluto fermarsi e prendere dalla tasca del costume le pillole, ma  non ebbe il tempo ne di fermarsi, ne di prendere le pillole ne di recuperare il cappello.

«Preso!» sentì una voce per nulla famigliare e il ragazzo guardò dritto di fronte a se.

Era lui.
Era lui e quel stra maledetto sorriso.
Il più alto dei due si avvicinò a Judal e porse il suo cappello.

« Ti ho visto prima su quel masso laggiù e ho pensato proprio che non saresti riuscito a prenderlo, così l’ho fatto io.»  il ragazzo dai lunghi capelli violacei sorrideva.
Judal lo squadrò nuovamente: aveva una pelle molto più scura della sua, le labbra un po’ rovinate da quelli che probabilmente erano morsetti, era probabilmente più alto di lui di 20 cm e forse potevano avere massimo 10 anni di differenze.
Era talmente bello che le guance di Judal si colorarono di rosso: mentalmente si era fatto chissà quante foto di ogni dettaglio sia del corpo che del viso.

«G-grazie» riuscì a dire Judal riprendendosi il cappello «ce l’avrei fatta da solo..» concluse Judal sapendo che aveva detto la cazzata del secolo.

Il ragazzo dai capelli viola si fece una risata a quell’affermazione e Judal stesso gonfiò dapprima le guance e poi rise anche lui.

«Mi chiamo Sinbad e abito poco lontano da qua, non ti ho mai visto da queste parti, sei qui in vacanza?»

Che mi venne un colpo, pensò Judal, come i re dei sette mari.

«Si, mi fermerò qui tutta l’estate» rispose il nero cercando di non guardarlo troppo negli occhi per l’imbarazzo.
«Figo! Allora, se non sono indiscreto, portati alla festa qui in spiaggia stasera!Ci sarà da divertirsi e poi voglio vedere i disegni che hai fatto su di me!»

Sinbad gli fece l’occhiolino e tornò dal suo gruppo di amici che lo stavano aspettando e chiamando.

Quello che Judal fece dopo quell’affermazione fu dare delle testate sul muro di camera sua nella casa dei suoi zii.

Lo aveva notato, lui che era così mingherlino e fragile era stato notato da uno come lui.
Si, come minimo, avrebbe voluto sotterrarsi.
Che scusa poteva dargli?
Sarebbe passato per Stalker.
Ecco, lo avrebbe denunciato, lo avrebbe preso in giro a vita, ne era sicuro.
Forse in questo momento lo stava allegramente prendendo in giro con gli amici che aveva sulla spiaggia.

Era andato completamente in crisi: ci mise due ore a prepararsi: tra scegliere dei vestiti adeguati per una festa, farsi una doccia e legarsi i capelli.

Era pronto: pronto anche a qualsiasi tipo di derisione da parte di Sinbad o da altri.


Ma così non andò.

Quella notte, si proprio quella notte, fu la notte in cui Judal si innamorò di un ragazzo conosciuto per caso.
Quel ragazzo che ancora ‘’perseguita’’ i suoi sogni più proibiti e più belli.
Quel ragazzo che era riuscito ad amarlo totalmente e poi se ne era andato ma non per sua spontanea volontà, per colpa di un incidente in mare.

“Io ti amo Judal ma amo anche il mare“ gli disse tra le lenzuola che sapevano di loro due.
“Non voglio che tu soffra se un giorno  io me ne andassi tra le braccia dell’oceano“ continuava.
Ma a Judal, probabilmente, non gli interessava.
Lo avrebbe amato incondizionatamente.

E così fece, un bel giorno, in una tempesta estiva, uno degli ultimi giorni di vacanza di Judal, Sinbad venne inghiottito dal mare.
Il suo amore, il suo amore più selvaggio era andato via lasciando un vuoto carico di ricordi.


Judal ricordava tutta quell’estate: dal loro primo incontro e dalla loro prima e unica volta insieme a consumare quella passione che colse entrambi e di quel giorno tempestoso che lo portò via.





{·········}



Judal scorreva le foto di quell’estate; foto di Sinbad, foto con loro due e foto con quegli amici che aveva lasciato in quell’isola, nell’isola di Sindria.

Sarebbe tornato, eccome se sarebbe tornato, aveva tante cose ancora da fare, aveva tante cose ancora da fare per Sinbad anche se non c’era più, lo avrebbe amato in ogni sua singola forma e forse, un giorno, si sarebbe lasciato portare via dall’amato mare di Sinbad.


 

   
 
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