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Autore: KatherineFreebatch    05/04/2018    3 recensioni
“Ti diverti ancora a prendermi in giro?”
“Rimani un preda troppo facile ed attraente, Ben.” gli rispose Martin facendogli l'occhiolino.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Benedict Cumberbatch, Martin Freeman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Spencer Hart (On the floor)

Fandom: Cast Sherlock BBC/FreeBatch

Autore: me, my-self and I

Pairing: Benedict Cumberbatch/Martin Freeman (preslash)

Genere: triste, malinconico, sentimentale, e lievemente fluff. 

Tag vari ed eventuali: slash, primo bacio, triste e fragile Benedict, sassy Martin. 

Info: Questa fanfic è ambientata in un mondo in cui Benedict ha divorziato, e i figli non sono suoi o non ne ha (scegliete l’opzione che vi piace di più) ed in cui Martin e Ben hanno litigato ai tempi del fidanzamento di Ben senza più far pace. 

Inoltre questa fic fa parte di una serie di one shots/flash fics/drabbles già scritte. 

Disclaimer: Benedict e Martin non mi appartengono ed i fatti qui descritti sono invenzione e quanto esista di più distante dalla realtà. 

 

 

Spencer Hart (on the floor)

 

Ad essere sinceri, Martin aveva accettato l'invito di Benedict solo per far contento Stan; papà Marvel era stato chiaro con tutte le sue star: sul red carpet di Avenger Infinity War avrebbero dovuto tutti essere allegri, sorridenti, giocosi. Banditi erano i malumori tra colleghi e assolutamente vietati dal contratto erano comportamenti come quello che Martin aveva adottato nei confronti di Benedict negli ultimi quattro anni. 

 

Dal momento in cui Benedict aveva pensato fosse normale vendere l'anima a Weinstein per vincere un Oscar, Martin aveva perso ogni briciola di rispetto per l'amico, sparita era quella chimica particolare ed ambigua tra i due e la loro amicizia si era logorata fino al punto in cui Martin preferiva abbandonare la stanza piuttosto che scambiare due parole con Benedict.

 

 

Ma questa situazione non poteva andare avanti e Benedict aveva fatto il primo passo, aveva invitato a cena Martin a casa sua per ricordare i vecchi tempi, e lui non aveva avuto il coraggio di rifiutare l'invito davanti agli occhi colmi di speranza dell'altro.La cena era andata bene, Benedict addirittura si era preso un giorno libero per cucinare per Martin e lui aveva apprezzato il tempo e l'impegno spesi per mettere insieme un menù vegetariano quando Ben avrebbe potuto tranquillamente usufruire di un servizio di catering e farsi consegnare la cena cinque minuti prima dell'arrivo del collega.

Erano sempre state queste piccole attenzioni, miste a quell'aria un poco imbranata così distintiva dell'attore ad aver attratto Martin a Benedict e anche questa volta non avevano mancato di ammorbidire un poco il biondo.

 

 

“Ho finito ieri di guardare la prima serie di Startup.” disse Benedict, sparecchiando. Un leggero rossore gli colorò il viso ed il collo.” Ottimo lavoro, come sempre, del resto.” aggiunse dopo una breve pausa.”

 

 

Martin sogghignò, un poco sorpreso. Si lasciò cadere all'indietro sullo schienale della sedia, assumendo un posizione calcolatamente scomposta.

“Ti è piaciuto, eh?” gli chiese, prendendolo un po' in giro.

 

 

Benedict annuì, imbarazzato, ed il rossore sulle sue guance si fece più marcato, allargandosi fino a sparire sotto alla sua camicia slacciata fino al secondo bottone. Si affrettò a sparire in cucina e quando Martin gli chiese con tono finto innocente “Qual è la parte che ti è piaciuta di più?” il rumore di un piatto scivolato nel lavandino fece scoppiare a ridere l'attore più vecchio.

 

 

“Whisky? Caffè?” chiese il mancato premio oscar con voce tesa e Martin rise ancora più forte.

“Whisky liscio per me, caro. Nonostante tutto non ho cambiato gusti.”

 

 

Quando Benedict tornò in salotto, due bicchieri di cristallo stretti tra le dita e lo sguardo basso, chiese:

“Ti diverti ancora a prendermi in giro?”

“Rimani un preda troppo facile ed attraente, Ben.” gli rispose Martin facendogli l'occhiolino.

Benedict sospirò, annuì, ed un sorriso incerto gli incurvò le labbra. “Bene, ne sono felice.” azzardò. “Mi sono mancate le tue prese in giro.” sorseggiò il suo drink, nervoso, e di scatto si girò, raggiungendo la finestra con una manciata di passi.

 

 

Martin lo osservò per un istante, lasciandolo a crogiolare nella sua insicurezza per alcuni secondi prima di avvicinarsi a lui.

 

 

“Ammettilo, in realtà sono io ad esserti mancato.” sogghignò dandogli una spallata giocosa.

Benedict si strinse nelle spalle.

“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese dopo un respiro profondo, le dita della mano destra impegnate ad accarezzarsi il collo, l'indizio più lampante del suo disagio.

 

 

Fu il turno di Martin di sospirare e guardare fuori della finestra: non c'era molto da vedere, Benedict viveva in una via residenziale di Hampstead e la cosa più interessante in strada erano i gatti che si aggiravano attorno ai sacchi della spazzatura lasciati sul marciapiede in attesa di essere ritirati dai netturbini durante la notte. Quando la risposta di Martin si attardò ad arrivare, Benedict aggiunse con una voce piccola, piccola:

“E se ti chiedessi scusa? Cambierebbe qualcosa?”

Martin gli posò una mano sull'avambraccio e lo condusse verso il divano. Si sedettero entrambi in modo da poter guardare in viso l'altro.

“In realtà non hai nulla di cui scusarti, Ben.” iniziò sincero. “E, anche se non condivido alcune scelte che hai preso, non sta a me dirti come gestire la tua carriera.”

 

“Ma avevi ragione. Avevi ragione praticamente su tutto.” rispose Benedict facendo spallucce. Finì il contenuto del bicchiere in un singolo sorso e lo posò sul tavolino di fronte al divano.

“Oh, Ben.” sospirò il biondo, posando un braccio attorno alle spalle dell'amico. Lo tirò un poco verso di se. “Facciamo che non sono più arrabbiato con te, a condizione che tu mi perdoni per averti tenuto il muso tutto questo tempo. Che ne dici?”

Benedict si scostò di scatto e si girò verso Martin con gli occhi spalancati e colmi d'incredulità.

“Sul serio?” chiese speranzoso.

“Uh-uh” confermò l'altro con un sorriso.

Ed il moro scattò in pedi, afferrando i bicchieri vuoti.

“Altro whisky, dobbiamo festeggiare!” esclamò ridendo e Martin si unì a lui.

 

 

Mentre Benedict era impegnato a riempire i loro bicchieri, Martin si prese un istante per guardarlo muoversi: il fisico asciutto e slanciato fasciato in un completo nero che ne metteva in risalto ogni curva ed angolo, i movimenti fluidi ed aggraziati, le mani con quelle dita così lunghe da essere ridicole. Tutto di lui era attraente, persino quella gioia un po' infantile che in quel momento si palesava nei piedi che si muovevano a tempo con la musica trasmessa dalla radio che suonava in sottofondo.

 

 

“Stai bene?” gli chiese Martin quando l'altro si girò verso di lui con un sorriso quasi abbagliante “Deve essere strano essere di nuovo single e senza figli dopo così tanto tempo.”

“Mai stato meglio.” ammise il moro con un mezzo sorriso “E' un macigno che mi sono tolto dalle spalle, mi sento libero, mi sento come se fossi in grado di fare qualsiasi cosa.”

“Anche ballare con me?” chiese Martin, ammiccando.

 

 

Benedict sussultò leggermente, arrossì, ma questa volta non distolse lo sguardo.

 

 

“Soprattutto ballare con te.” fece con voce tremula. Azzardò un passo verso Martin allungando le mani verso di lui. Il biondo scosse la testa, cingendolo in un abbraccio.

 

 

“A me piace di più ballare così.” gli sussurrò nell'orecchio facendolo tremare un poco. “Così riesco ad annusarti meglio.” aggiunse affondando il naso nell'incavo del collo dell'amico.

 

 

“Martin...” lo avvertì Benedict cercando di porre un minimo di distanza tra di loro “Forse non è il caso.”

Martin, però, non lo stette ad ascoltare, anzi, lo strinse ancora di più a se, lasciandosi scappare uno sbuffo di sorpresa quando avvertì contro il suo fianco la causa dell'insicurezza dell'attore.

“Ben!” Esclamò, e l'altro tentò nuovamente di allontanarsi, mortificato. “Ben, smettila.” fece scivolare una mano tra i ricci castano-rossicci di Benedict e gli sorrise, malizioso. “Se quello è il tuo problema, temo di essere nella tua stessa situazione.” lo rassicurò stringendosi ancora di più a lui.

 

 

“Martin!” sussultò l'amico, estremamente sorpreso. “Com'è possibile?”

 

 

Il biondo scosse la testa, incredulo.

 

 

“Com'è possibile che io sia attratto da un uomo estremamente attraente come te? Sei sempre bellissimo. Benedict, ma quando cerchi la mia approvazione così diligentemente, diventi irresistibile.” Il moro fece per protestare, ma l'altro lo interruppe. “Sei bellissimo, e questo abito ti sta benissimo.” gli pose una mano sulla guancia, massaggiandogli lo zigomo con il polpastrello del pollice. “Ti sta benissimo, ma ora non ne hai più bisogno.” aggiunse slacciando il singolo bottone della giacca nera. Benedict arrossì, e, senza fiato, scrollò le spalle facendo scivolare la giacca a terra.

 

 

Le labbra socchiuse di Benedict che formavano un cuore quasi perfetto e il desiderio di fargli scivolare in mezzo la propria lingua furono l'ultimo pensiero coerente di Martin per tutta la sera e la mattina seguente.

 
   
 
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