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Autore: Riyu    05/04/2018    0 recensioni
Sta tutto all'interno della mia mente, basta mantenere la calma e scompare.
Sentivo solo il caos, due voci che litigavano fra di loro e mi chiedevano di scegliere.
Ero diventata una marionetta e loro gestivano tutti i miei movimenti, i fili erano scomparsi stava tutto all'interno della mia testa.
Una pedina importante per il loro futuro, una scommessa che oramai dovevano vincere.
La pazzia in confronto a questo è la cosa più bella del mondo, niente più certezze.
Nessuna distinzione fra realtà e fantasia, bene e male.
Le cose in cui non credeva iniziarono a prendere forma davanti i suoi occhi, sta solo a lei la scelta
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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E dopo tutto cos'è la bugia? Solo la verità in maschera C'era uno strano contrasto di odori nella libreria, a primo impatto era pungente e ti pizzicava il naso, successivamente diventava la cosa più piacevole del mondo. Un misto di libri vecchi, odore di carta appena stampata, incenso e lavanda. Questo era il mio posto felice, circondata da pile di libri, da quelli più vecchi a quelli appena stampati. Il parquet di legno che scricchiolava a ogni passo, poltrone che permettevano di sedersi e godere la felicità che quel posto riusciva ad emanare. Scaffali mogano stra colmi che riempivano la piccola libreria situata nella periferia di Vancouver. Inizialmente in possesso di mia nonna, questo piccolo angolo di paradiso era diventato un simbolo del quartiere, una colonna portante oramai centenario. La sua insegna nera decorate a motivi floreali bianchi spiccava a decine di metri di distanza. Mi ero innamorata al primo istante di questo luogo, quasi sei mesi fa. La vecchia casa di mia nonna oramai abbandonata era l'unico posto dove potevo andare in quel periodo. Vancouver Career College, il nome del mio più grande ostacolo. Mio padre era un amante di letteratura e questa passione divenne il suo mestiere, voleva che seguissi le sue stesse orme, che tra qualche anno anche io prendessi una laurea in letteratura e un biglietto diretto verso un futuro che mi faceva schifo. Solo un piccolo problema separava me e il sogno che i miei genitori avevano già programmato nei miei riguardi , ovvero gli esami di ammissione che, ovviamente, non ero riuscita a superare. Non volevo tornare a Toronto con la coda fra le gambe, lo sguardo deluso dei mie genitori e il rimorso per non aver mai detto a loro che lo studio non faceva per me o che letteratura mi faceva schifo. Così loro convivono, da sempre, nella loro piccola bolla di finzione. La mia chiamata il mercoledì puntualmente alle 13 in cui parlavo del più e del meno, il mio esame di ammissione passato a massimi voti e i corsi che andavano a gonfie vele. La mia vita girava attorno ad una grandissima finzione, ma sapevo che quella, alla fine, era la cosa giusta da fare. Dopo la notizia della mia guerra persa contro il college, la scelta che ritenevo più corretta in quel momento era che l'accaduto non mi imponesse tornare a casa, quindi, l'unica cosa da fare era andare da mia nonna, la quale abitava ad un'ora e mezza di distanza dal college. Ricordavo che quando ero piccola passavo tutte le vacanze estive con lei, ma dopo una lite più che brutta con i miei genitori non la vidi più e non ebbi più sue notizie. Così mi armai di coraggio, le mie due valige e quel poco di dignità a che mi rimaneva e presi la strada verso la mia nuova vita. Mi accolse a braccia aperte, come nessuna persona avrebbe mai fatto, e nell'esatto momento in cui affondai nel suo abbraccio un senso di beatitudine mi invase e mi arrivò la prima conferma che la decisione che avevo preso,  era quella giusta. Mi parlò della libreria come una mamma parlava del proprio figlio, con un tono fiero e una luce particolare che le brillava negli occhi. Tutti i giorni li passava li dentro e io andavo con lei, era un posto incantato, quasi speciale,che ti trasmetteva un senso di protezione, riusciva a portarti in un altro mondo quasi come se mi trovassi in una realtà alternativa, ti strappava da ciò che ti circondava ed era in grado di mostrarti un angolo di paradiso aperto a tutti. Dopo la sua morte le uniche cose che mi erano rimaste di lei erano la casa ed il negozio, non avrebbe mai voluto la sua chiusura. Presi la decisione migliore della mia vita e continuai a gestire il tutto con lo stesso amore che lei gli donava, pensando che dovevo renderla fiera di me e che, per renderle omaggio, avrei dovuto realizzare i suoi sogni. Ero riuscita  a crearmi una nuova vita con delle fondamenta precarie, pronte a crollare da un momento all'altro. La cosa non mi colpiva minimamente, avevo imparato a godermi ogni attimo come fosse l'ultimo, e ogni giorno mi sapeva di felicità. D'altro canto qui la vita mi piaceva, avevo il mio ristretto gruppo di amici, tutti nel quartiere mi conoscevano come "quella della libreria" e a me andava più che bene, perché alla fine non avevo nessun aspetto così spettacolare da colpire le persone e restare impressa nella loro mente. Ero semplicemente Grace, una giovane ragazza di 23 anni, bassa e con un fisico abbastanza minuto. Avevo la carnagione bianca uguale al colore della neve che scendeva qui a Vancouver in inverno. Capelli scuri e lunghi, occhi grigi che ricordavano un cielo in tempesta, con delle piccole sfumature di celeste paragonabili al mare in burrasca. Alla fine ero così, una tempesta. Pronta a scoppiare ed arrivare al suo apice da un momento all'altro, ma in fondo aspettavo solo di splendere come il sole aspetta di uscire impaziente dietro alle nuvole. Questa oramai era la mia vita, non era quello che desideravo, ma avevo  imparato a piccoli passi ad amare ogni minima sfumatura del quadro che stavo creando. Un quadro colorato di nero e grigio ma pronto a dare spazio  ogni piccola  goccia di colore che mi infondesse speranza e felicità.
   
 
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