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Autore: Azrael Nightroad    05/04/2018    1 recensioni
Per gli studenti della Shibusen tutto iniziò con una missione apparente normale normale. Non potevano immaginare che gli eventi di quella notte erano solo il preambolo di una battaglia che avrebbe chiamato in causa forze molto più grandi di loro...
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Soul Eater Evans
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Sono passati ben sette anni dall’ultimo capitolo.


Posso solo chinare il capo e scusarmi nei confronti di quelli che seguivano la mia storia e che ho inevitabilmente deluso.
Inutile dire che ne sono passate tante, io sono cambiato e così il mio stile. Ho pensato di applicare correzioni ai capitoli precedenti o addirittura di ripubblicare tutto dall’inizio, ma mi sembra più giusto rispettare il me stesso dell’epoca lasciando invariate anche le cose che avrei modificato. D’altronde il passato è questo. Non si può cambiare, ma può insegnare.


Detto questo, se qualcuno della vecchia guardia si troverà a scorrere tra queste righe, bentornato! Se sei nuovo di questa fic, benvenuto! Spero di riuscire a proseguire la sua stesura (ormai diventata una trilogia nella mia mente) ad un ritmo accettabile nonostante gli impegni lavorativi e familiari.
 

Buona lettura. (Perdonate la formattazione non proprio ottimale, a quanto pare il programma che uso non è del tutto compatibile.)


 

Capitolo 8

Deepest Fear

 

 

4 giorni dopo il rapimento di Maka
Deserto ad un centinaio di chilometri da Death City

 

<< Qualcuno mi ricordi per quale assurdo motivo ci troviamo qui. >>
Seyren sedeva, braccia e gambe incrociate, nel retro di un Hummer della Cerberus mentre Alia, infastidita puntava gli occhi nello specchietto retrovisore per lanciare uno sguardo torvo all’amica.
<< è presto detto: Dato che ho accettato un incarico dalla Shibusen, stiamo andando ad uccidere un uovo di Kishin. >>
<< Non vedo perché dobbiamo sbrigare noi i loro affari. >>
Nel posto del passeggero Rima, conscia di quello che stava per succedere, alzò gli occhi al cielo, mentre con uno stridore di gomme la guidatrice fermava il suv e si girava verso l’albina.
<< Se siamo finite in mezzo al deserto è per colpa della tua brillante idea. Dopo che hai baciato Shadow non avete fatto altro che evitarvi. L’atmosfera in casa è così tesa che potrei tagliarla con un coltello, quindi ho pensato che fosse molto meglio distrarsi con una missione e dare a te, a lui e ad i nostri nervi il tempo di riprenderci. Viviamo ammazzando mostri e voi due vi comportate come ragazzini alla prima cotta. >>
Punta sul vivo, Seyren cominciò ad irritarsi.
<< Oh, i TUOI poveri nervi sono in crisi? Scusa tanto! Io per colpa tua ho fatto una delle cose più imbarazzanti della mia vita! >>
<< Per colpa mia?!? >>
La ragazza girò il volto arrossendo leggermente e rispose a mezza voce.
<< Avevi detto che ero in svantaggio e dovevo recuperare… >>
Ci fu un attimo di silenzio, seguito da una sommessa risata della bionda.
<< Tu si che sai come “recuperare” >>
<< Zitta e riparti. >>
Il veicolo si rimise in marcia.
<< Almeno ora sappiamo che la nostra fredda e letale amica da qualche parche un cuore ce l’ha… >> Disse sorridendo Alia a Rima, che rispose con voce atona << E se avesse anche metà dell’ “esperienza” che hai tu sarebbe già a letto col suo ragazzo… >>
A queste parole la menzionata sgranò gli occhi. L’aveva baciato solo una volta e… beh... avrebbe voluto farlo ancora, ma già questo era stato estremamente imbarazzante, impossibile anche solo pensare di andare oltre. E poi non è il MIO ragazzo. Si disse mentre ricordava l’immagine di lui vicino alla biondina della Shibusen.
Strinse il pugno mentre una profonda tristezza si faceva strada dentro di lei. A quanto pareva un cuore ce l’aveva e, grazie al dolore, ora sapeva piuttosto bene dove era situato.

Alia nel frattempo stava per sclerare.
<< Questo posto deve avere qualcosa di strano, tu all’ improvviso mi diventi umana e lei mi comincia a fare battute… di questo passo io mi farò suora… >>

 

Impiegarono circa un’altra ora prima di arrivare sul luogo della missione. Degli escursionisti erano stati attaccati da “qualcosa” all’entrata della grotta a cui erano di fronte. Il compito era semplice: Trovare e distruggere.
Smontarono dal veicolo rassettandosi i vestiti, Rima indossava il solito top nero con pantaloni mimetici e anfibi, mentre Alia e Seyren avevano sostituito il loro abiti con qualcosa di più pratico, la prima aveva una maglietta a mezze maniche rossa con un disegno tribale nero che partiva dalla schiena e passava sopra le spalle fino a fermarsi poco sopra il seno, pantaloni di pelle neri con una riga rossa lungo entrambe le gambe, stivali corti scuri e un guanto, nero anch’esso, a mezze dita che copriva la mano e l’avambraccio destro, mentre la seconda un top di pelle nero con una maglietta a mezze maniche bianca al di sotto, pantaloni di pelle, stivali ed una sorta di velo, sempre di pelle che partiva da sotto la metà posteriore della cintura e si allungava a coprire il dietro dei pantaloni fin quasi ai piedi.
<< Allora, andiamo? >> Chiese indicando l’antro oscuro che era l’entrata della caverna.

Le altre due annuirono.
Così si incamminarono scrutando le pareti del tunnel con delle piccole torce, accompagnate solo dal suono dei loro passi e di qualche goccia d’acqua che cadeva dal soffitto.
Avanzare era a dir poco frustrante a causa del suolo dissestato e del muschio scivoloso che lo ricopriva rendendo incerto ogni passo. Più volte riuscirono ad evitare una fastidiosa caduta solo aggrappandosi l’una all’ altra.
Dopo circa venti minuti di infruttuosa ed umida ricerca ad Alia cominciavano a saltare i nervi.

<< Alla prossima goccia che mi cade tra maglietta e collo tiro giù questa dannata caverna! >>
<< Ti ricordo che sei tu che ci hai cacciate qui dentro. >> disse Seyren.
<< Vuoi che ti metta di nuovo in imbarazzo spiegandoti il perché? >> rispose l’altra, ricevendo in risposta solo uno sbuffo scocciato.
<< E guarda i miei capelli! Li avevo appena sistemati! Se non appena torniamo non vi chiarite immediatamente io… >>
<< SSSH! >>
Seyren le fece cenno di tacere, mentre Rima indicava un punto poco più avanti dove si scorgeva una fioca luce illuminare le pareti.
Spensero le torce e si avvicinarono con cautela alla fonte luminosa che si rivelo essere un piccolo gruppo di baccelli, attaccati alle rocce, simili a fiori non ancora sbocciati, che emettevano un bagliore verdastro.
<< Che cosa sono? >> Sussurrò la bionda mentre si chinavano per esaminarli.
Rima allungò un dito fino a toccarne uno, ritraendolo poi di scatto quando questo si aprì in cima spargendo un leggero fumo verdognolo e perdendo luminescenza.
<< Non hai per niente il pollice verde. >> scherzò Seyren.

<< Mai sognato di fare la giardiniera. >> Rispose l’amica rimettendosi in piedi. << Guardate, proseguendo aumentano di numero. >>
Avanzarono cautamente tenendo d’occhio le pareti che si andavano man mano ricoprendo di quelle “cose” fino ad arrivare in una zona più ampia dove, oltre a quelli già presenti, spiccavano baccelli grandi come uova di struzzo con luminescenza più accentuata.
Alia fece un passo indietro << Ecco. Io me ne torno in macchina. >>
Rima studiava l’ambiente preoccupata << Grado di pericolo sconosciuto. Tuttavia la missione non è ancora completa. >>
<< Dobbiamo proseguire. >> Sentenziò Seyren indicando l’altro capo dell’antro dove proseguiva il tunnel.

Erano quasi arrivate al centro della camera quando udirono un sibilo ed una leggera vibrazione provenire dai baccelli grandi.
<< Ferme! >> Ordinò Seyren, sperando così di interrompere qualsiasi cosa stesse succedendo, tuttavia il sibilo si fece più acuto ed il tremito si diffuse a tutta la sala, costringendo le ragazze a posizionarsi schiena contro schiena in difesa ed evocare le loro armi.
Rima prese due Soul Crystal dalla cintura e vi incanalò la propria energia azzurra. << Gunslinger. >>

Tra le sue dita comparvero due pistole di grosso calibro, metalliche, dalle linee essenziali, con una lama che partiva dal grilletto e terminava poco dopo la canna.
Alia imitò la compagna caricando i cristalli di energia che presero a sfolgorare di luce dorata e si fusero a formare un grande arco d’oro finemente lavorato. Dall’ impugnatura si allungavano due affilate sezioni curve unite ai capi da un brillante filo d’energia. << Artemis. >>
Infine Seyren invocò il proprio potere che si manifestò restringendo le pupille, colorando le iridi di rosso cremisi e creando una lunga katana. L’impugnatura, composta da steli intrecciati terminava in una rosa schiusa a mo di guardia, dalla quale nasceva la lama intarsiata con scanalature simili a germogli per tutta la sua lunghezza. << Crimson Rose. >>
La tensione si faceva sempre più pesante man mano che sibilo e vibrazione aumentavano di intensità.
<< Spero abbiate visto Alien e siate pronte per quello che succederà. >> Mormorò Alia.

 

Le ragazze scrutavano la stanza cercando di intuire da quale direzione sarebbe arrivato l’attacco, quando con uno sbuffo, i baccelli si aprirono spargendo polline verde dappertutto.
Per qualche secondo ci fu solo il silenzio rotto dai loro respiri. Poi Alia fece un verso disgustato. << Ma che schifo! >>
Rilassandosi leggermente fecero scomparire le armi, mentre Rima controllava quella polverosa sostanza sulle dita.
<< Sembra un meccanismo di difesa. Credo non sia veleno. Avvertite se doveste accusare sintomi strani. >>
<< Io per ora avverto un deciso ribrezzo ed una forte frustrazione per esserci cacciate nel deserto, in una grotta buia, piena di bozzi usciti da qualche vecchio film di fantascienza che ci hanno appena cosparse di polvere che, se anche non ci ucciderà, impiegherà secoli ad andar via. Il tutto per fuggire dalla TUA situazione imbarazzante! >> Rispose Alia indicando l’amica.
La rabbia cominciò a montare in Seyren facendo balenare il bagliore cremisi nei suoi occhi per un attimo.
<< Finiscila e ricorda con chi stai parlando. >>
<< Oh si, ti prego, arrabbiati e brucia questo dannato posto. >>
Uno sparo eccheggiò nella caverna.
<< La missione non è finita. >> Disse Rima, prima di incamminarsi verso l’uscita di quella zona.
Discussioni come quella capitavano spesso, Seyren per quanto leader, era fin troppo suscettibile, mentre Alia dava voce a qualunque lamentela con estrema facilità. Lei era quella che le rimetteva in riga quando occorreva. Erano una bella squadra di ragazze. Letali, ma pur sempre ragazze.


Avanzarono per un po’ in silenzio fin quando non incontrarono una biforcazione.
<< E adesso? >> Chiese Alia << Lanciamo una monetina? >>

Seyren ci pensò un attimo su. << Rima la tua abilità col Soul Hunter non potrebbe esserci utile? >>
<< Posso provare. >>

Come successo durante il rapimento di Maka una sfera azzurra apparve sul palmo della sua mano, ma invece di farla espandere in ogni direzione Rima l’ affondò nelle pietre.
Passarono una trentina di secondi prima che spiegasse che la grotta da li in poi si intricava come una sorta di ragnatela con al centro una “camera” più grande.
<< Ottimo. Ci dirigeremo li. >> sentenziò la leader del gruppo. << Puoi tenere traccia della direzione? >>
Mentre l’amica rispondeva affermativamente Alia le saltò addosso << Brava la nostra cartina vivente. >>
Non riuscendo a scrollarsela dalle spalle Rima disse << Guarda, hai ancora della schifezza tra i capelli. >> spostando immediatamente l’attenzione della bionda da lei alle sue ciocche.
Scuotendo la testa Seyren si incamminò.


Man mano che si addentravano in quel labirinto l’atmosfera sembrava farsi più tetra. Dall’oscurità sembravano provenire inquietanti zampettii che terminavano non appena si fermavano per ascoltare meglio.
Ogni tanto Alia rompeva il silenzio con qualche battuta o aneddoto fuori luogo e le compagne non potevano fare a meno di sorridere. Non le erano mai piaciuti i posti angusti come quello. Stava cercando di farsi coraggio. << Sentite. Perchè non torniamo in superficie e tiriamo giù l’entrata di questo buco rinchiudendo qualsiasi cosa ci sia? >>
<< Non è una soluzione accettabile. >> Rispose Rima
<< E’ probabile che ci siano altre uscite. Gli attacchi potrebbero ricominciare da qualche altra parte. >> Rincarò Seyren.
<< Uff... genietta quanto manca alla destinaz… HEY, MA CHE TI PRENDE? >>
L’amica le puntava una pistola alla testa.
<< Senti, capisco di essere insopportabile al momento ma sono solo nervosa… >>
Il proiettile le sfiorò la testa finendo in una galleria vicina.
<< MA SEI IMPAZZITA? >>
L’altra la superò senza rispondere andando ad ispezionare il punto d’impatto. << Non capisco. >>
<< Ti spiace renderci partecipi del motivo per cui mi hai quasi sparato? >>

<< Alia calmati. >> Seyren era rimasta in silenzio fin’ora e qualcosa nel suo tono la indusse a non rispondere istintivamente. << Probabilmente eri troppo scossa per accorgertene ma c’era qualcosa dietro di te. Rima ha sparato per difenderti. >>
<< Qualcosa che giurerei di aver colpito. >> aggiunse la pistolera guardandosi attorno.
Nessun segno di orme o macchie di sangue in giro. La cosa era semplicemente sparita.
Alla domanda di Alia su cosa fosse le altre descrissero semplicemente un ombra più scura del buio della caverna e con molte zampe.
<< Solo gli insetti giganti ci mancavano… >> disse reprimendo un brivido. Poi rivolta all’amica << scusa se ho gridato… e grazie. >>
Uno sguardo bastò a far capire che non fosse successo nulla.
Osservando la scena Seyren pensò di essere fortunata ad averle come compagne.
<< Forza, proseguiamo con le armi materializzate. >>


Sentendosi un po’ più sicure riuscirono ad avanzare di qualche metro prima che un grido strozzato attirasse la loro attenzione.
Rima era trattenuta per il collo da un tentacolo proveniente dalle ombre. Iniziò a sparare li in mezzo senza alcun risultato. Un altro tentacolo le si avvolse al polso bloccandole il braccio.
Seyren si girò per evitare attacchi da altre direzioni, sentenziando un semplice. << Abbattilo. >> ad Alia, la quale caricò il suo arco di energia fino a farlo brillare di luce dorata e scagliò il colpo dove avrebbe dovuto trovarsi il nemico.

L’impatto provocò un esplosione che scosse tutto l’ambiente e, con un gran fragore, una parte del soffitto crollò facendo scomparire Rima.

Impiegarono qualche secondo per rimettersi in piedi, fissando sbigottite il muro appena creato.
<< No... no, no, NO! >> Alia si lanciò verso di esso. << HO MIRATO BENE! >> urlò mentre gettava pietre qui e la nel tentativo di farsi strada << E’ IMPOSSIBILE CHE ABBIA COLPITO LA PARETE! >>
Seyren conosceva la sua straordinaria abilità e sapeva cosa aveva visto. Non aveva alcun senso.

Pensò di distruggere l’ostacolo, ma se Rima era la sotto avrebbe potuto ucciderla o provocare altri crolli. Usando la percezione dell’anima riuscì a captare un segnale da oltre le rocce quindi iniziarono a chiamare l’amica a gran voce.
Dopo qualche minuto finalmente arrivò una risposta soffusa anche se la quantità di detriti rendeva impossibile la comunicazione.
Alla fine, preoccupata per le sue condizioni, Seyren impugnò la spada e chiuse gli occhi.
<< E’ pericoloso… >> si sentì dire.
<< Lo so, non preoccuparti. >> concentrandosi cercò di determinare la posizione di Rima e il punto giusto dove colpire. << E’ che comincio ad essere stufa di stare qui dentro. >> Non appena la lama iniziò a brillare di energia rossa partì in un affondo scavando un foro nella parete dalle dimensione di una pallina da ping pong.
Tramite di esso riuscirono a parlare scoprendo, con sollievo, che a parte qualche graffio, Rima stava bene.
<< E la creatura? >>
<< Svanita. >>
<< Con la tua mappa riesci a trovare un modo per riunirci? >>
<< A poco più di cinquecento metri da qui i tunnel si ricongiungono. Possiamo incontrarci li. >>
Seyren odiava l’idea di lasciare la sua compagna da sola per quel tragitto ma non vedeva altra soluzione.
<< Ci vediamo li. Stai attenta. >>
Si incamminarono. Alia sembrava molto abbattuta.

<< Non è colpa tua. >>

<< Avrei potuto ucciderla… >>

<< Alia io l’ho visto. Non hai sbagliato. E’ come se gli fosse semplicemente passato attraverso. >>
<< Non avrei dovuto accettare questa missione. Erano affari della Shibusen. >>
L’albina fece un gesto di noncuranza << Ci sarebbero già rimasti secchi. Non sono come noi. Appena ritrovata Rima ammazzeremo qualunque cosa si annidi qui sotto e torneremo a casa. >>

<< Ho toccato un brutto tasto eh? >>
<< Che vuoi dire? >>
<< Della Shibusen. Sai bene che sono tipi in gamba. E anche perché non li sopporti. Ti sei perfino rifiutata di seguire le lezioni con noi. >>
Seyren sospirò << Lo so. Non sono male. Ma io so quel che sono. Io stermino i mostri. E’ la mia vendetta. Devo solo andare avanti trucidando ognuno di quegli abomini. Non ho tempo da perdere in queste cose come… >>
<< Come faccio io. >>
<< … Non volevo dire questo… >>
Passarono alcuni secondi di silenzio.
<< Senti… >> Chiese la bionda << non te l’ho mai chiesto… si dice che il tuo potere… >>
<< Si sia sviluppato quando mi hanno trovata sotto i corpi dei miei genitori appena uccisi, inzuppata del loro sangue? Si, credo sia vero. >> rispose l’altra di getto.
<< Scusa… non volevo ferirti… non posso neanche immaginare come sia stato. >>
<< No. Non puoi. >> guardando la sua amica incupirsi il suo tono si addolcì, anche il suo risveglio non era stato semplice. << I primi tempi alla Cerberus sono stati molto duri. Poi fortunatamente ho trovato buone amiche che mi hanno aiutato ad andare avanti… >>
Alia sorrise. << E Shadow. >>
<< E Shad… NO! Ma che c’entra lui? >>

<< So che è sempre stato gentile con te, anche quando gli altri ti maltrattavano. E poi osi negare ancora dopo quello che hai fatto? >> rispose ormai ridendo.
L’altra si passo una mano sul viso.
<< Io lo odio. Lo odio per come mi fa sentire. E odio la biondina della Shibusen. E odio me. Tra poco odierò anche te se non la smetti. >>

 

Tra una battuta e l’altra arrivarono all’intersezione. Rima non c’era ancora.
<< Per una volta la ritardataria non sono io. >> Disse Alia per sdrammatizzare.
Attesero invano per qualche minuto, poi iniziarono a chiamarla, ma di lei neanche l’ombra. La piacevole sensazione di poco prima stava lasciando di nuovo spazio alla preoccupazione.
Dopo aver cercato di localizzarla di nuovo con la percezione dell’anima, Seyren si alzò dalla pietra dove si era seduta. << Percorriamo il tunnel da dove dovrebbe arrivare. >>
Procedettero lungo il percorso cercandola con ansia crescente.
<< Maledizione! >>
<< Che succede Ren? >>
<< Guarda qui. E’ il foro che ho scavato dall’altro lato con la spada. Dove diavolo è Rima? >>
Cercando con attenzione trovarono il punto da cui si era incamminata. Le tracce proseguivano fino ad un centinaio di metri dal punto d’incontro per poi sparire di colpo.
Frustrate, le due ragazze poterono solo ipotizzare con speranza che, data la mancanza di segni di lotta o sangue, la loro amica fosse stata portata nella “tana” della creatura. Molto probabilmente la stanza grande al centro dei tunnel.
Avendo perso la loro navigatrice decisero di procedere verso l’ultima direzione da lei indicata lasciando segni sulle pareti per non perdersi.
Camminarono per un bel po’ puntando le armi verso ogni minimo rumore, fino ad arrivare in un ambiente dal soffitto molto alto pieno di stalattiti e stalagmiti, con una grande pozza scura al centro. Per arrivare alla prossima galleria avrebbero dovuto percorrere la stretta circonferenza tra le rocce e l’acqua.
<< Non mi piace per niente. >> Mormorò Alia.
Procedettero schiena contro schiena, armi alla mano, sullo stretto passaggio, ma quando furono quasi dall’altro lato, la pietra sotto di lei cedette facendola quasi cadere ed agitando le acque sottostanti.
Agitate, rimasero immobili per qualche secondo.
<< REN! >>
Seyren fu spinta in avanti cadendo all’imboccatura del nuovo tunnel.

Sfruttando lo slancio si rimise in piedi con una capriola, voltandosi appena in tempo per vedere un enorme braccio fuoriuscire dalla pozza, inchiodando alla parete l’amica che l’aveva appena salvata.
Partì all’attacco con un colpo di taglio che avrebbe dovuto reciderlo in due, ma che attraversò l’aria senza incontrare alcuna resistenza. Il nemico sembrava essere del tutto intangibile, ma come faceva a tenere sollevata Alia?
Nel frattempo l’essere stava lentamente emergendo. Sembrava un’ ombra di fattezze umanoidi con braccia innaturalmente lunghe e muscolose.
Ipotizzando che potesse manipolare la densità del proprio corpo balzò verso la mano che imprigionava l’amica e scaricò una serie di affondi rapidi come una mitragliatrice senza riuscire ad ottenere alcun effetto se non uno strano tremore alle sue dita. Lo bloccò stringendo più forte la katana.
Alia nel frattempo si dibatteva nel tentativo di liberarsi. Cercava di mantenere la calma ma qualcosa le impediva di pensare chiaramente.

Il mostro la portò all’altezza della sua testa fissandola dai globi gialli che erano i suoi occhi e proruppe in una cavernosa risata.
Alla slayer quel suono entrò sotto la pelle provocandole un tremore incontrollato. Sentiva di dover fuggire altrimenti sarebbe successo qualcosa di orribile. Fissando quella bocca, seghettata come se l’avesse disegnata un bambino, fu assalita da un terrore che non ricordava d’ aver provato. Con un flash vide l’interno di una vecchia cassa, sentì lo strisciare degli insetti sulla pelle e le schegge di legno conficcarsi nelle sue dita di bambina nel tentativo di liberarsi. Udì le voci di altre bambine schernirla << Ben ti sta! >>, << Muori li dentro! >> e le loro risate mentre si allontanavano. Poi vide una stanza lussuosamente arredata. Le bambine tremanti aggrappate l’una all’altra ora non ridevano più, ma fissavano terrorizzate la sua mano sfavillante di energia dorata e sporca di sangue proveniente dalle unghie spezzate, dai tagli e dallo stomaco della ragazzina dal quale l’aveva appena estratta. La guardò a sua volta per poi passare al corpo che implorava aiuto ai suoi piedi. Infine, sentì se stessa lanciare un urlo disperato.


L’urlo rieccheggiò tra le pareti della grotta.

Mentre l’arco dorato ricompariva tra le sue mani, il mostro mollò la presa come se si fosse scottato.
Alia scoccò tre frecce in rapida successione che, di nuovo, non sortirono effetto e balzò accanto all’amica.
<< Come hai fatto a ferirlo? >>
<< Non ne ho la minima idea. >> rispose tremante e senza fiato.
Si divisero per evitare un pugno che impattò al suolo lanciando polvere e detriti ovunque.
Seyren sfruttò lo slancio per atterrare sul lato di uno stalattite e lanciarsi di nuovo all’attacco. Con un urlo diresse la lama verso la schiena del nemico ma vi passò attraverso come in un banco di nebbia. Nonostante se lo aspettasse dovette usare la spada per rallentare, scavando un lungo solco ed evitando così di sbattere contro la parete vicino all’uscita. Alia atterrò qualche metro più in la gridando.<< Dobbiamo andarcene! >>
Annuì e studiò l’ambiente della grotta. Avrebbe fatto crollare qualcosa per guadagnare il tempo di fuggire.
<< Ren… >>
Si voltò verso la compagna, rimanendo paralizzata.
Dall’oscurità dell’uscita dietro di loro spuntava un tentacolo d’ombra che terminava con il mezzobusto di una bambina. Il suo braccio trapassava lo stomaco di Alia da parte a parte.
Lei riuscì solo a mormorare << Ti prego… aiutami… >> prima di essere risucchiata nelle tenebre.
Partì come un fulmine in quella direzione con la lama crepitante di potere, ma fu raggiunta alle spalle da un manorovescio che la scagliò contro la parete.

Dolorante e folle di rabbia si rimise in piedi e, urlando, scatenò il suo potere.
Polvere e pietre cominciarono a cadere dal soffitto mentre le rocce si crepavano. L’aria si riempì di scariche cremisi.

Fissò l’essere negli occhi. Mostri come lui le avevano portato via la sua famiglia di sangue ed ora anche quella che si era creata stava svanendo. << Mi pregherai di concederti la morte. >>

Se solo quel tremore alle mani fosse cessato… le guardò, sgranò gli occhi e lasciò l’arma che cadde con un rumore metallico. Tutta la sua energia si disperse.
Erano completamente coperte di tagli e cicatrici.
Cadde in ginocchio non smettendo di fissarle. Alia e Rima erano sparite, era rimasta sola… e le sue mani… era tutto come allora.
Il mostro si avvicinava lentamente.
<< VAMPIRA! >>


Si guardò intorno. Chi aveva parlato?
Voltandosi di nuovo verso di lui vide che la caverna era scomparsa. Al suo posto c’era un laboratorio pieno di macchinari accesi. Varie persone osservavano in silenzio una pedana su cui si trovava una ragazzina dai capelli bianchi.
Una delle figure, quella con una cartellina ed una penna tra le mani, indicò il cristallo rosso ai piedi della piccola.
<< Raccoglilo. >>
<< Non voglio… Mi fa male… >>
Le sue mani gocciolavano sangue da tante piccole ferite.
<< Puoi resistere. Raccoglilo. >>
Riluttante lei lo prese e guardò il cubo d’acciaio posto sul piedistallo di fronte.
<< Taglialo. >>
<< No. >>
<< Devi farlo. >> uno degli schermi proiettò l’immagine di due persone su di un tavolo autoptico.
<< Guarda cosa hanno fatto ai tuoi genitori. Loro sono morti per proteggerti e tu non vuoi neanche sopportare un po’ di dolore per diventare in grado di vendicarli? Chissà cosa ne penserebbero. >>
Con le lacrime agli occhi strinse la pietra riversando in essa il proprio potere. Dopo qualche secondo impugnava una lunga katana.
<< Molto bene. Adesso taglialo. >>
Si mise nella posizione che le avevano insegnato e disse sommessamente << Risonanza dell’anima. >>
Dal manico fuoriuscirono tante piccole spine che si conficcarono nelle dita già martoriate incanalando il sangue lungo le scanalature ed il filo della lama facendola crepitare d’energia.

Il fendente che seguì divise il cubo in due metà perfette.
<< Fantastico. >> disse il dottore mentre scriveva qualcosa sui suoi appunti. << Procediamo con qualcosa dalla struttura ancora più solida… >>
Un flash e la scena cambiò. La ragazzina camminava per i corridoi dell’accademia Cerberus. Al suo passaggio molti degli altri studenti bisbigliavano tra loro.
<< Guarda, quella che combatte col sangue. >>
<< Ho sentito che ha bisogno di berlo. E’ una specie di vampira. >>
<< Certo che lo è! Guarda com’è bianca… e quegli occhi! Non è normale. >>

<< A me hanno detto che si taglia le mani da sola… >>

<< Io un morso me lo farei dare per “fare un giro” con lei. >>

<< E’ giorno. Starà tornando nella bara. >>
<< Vampira. >>
<< VAMPIRA. >>
Facendo finta di niente, con espressione fredda, lasciò dietro di se l’eco delle risatine.
All’epoca l’accademia era situata in una zona isolata nei pressi di un lago e fu sulle sue rive che si lasciò andare. Abbracciandosi le ginocchia scoppiò in un pianto incontrollabile.
Non era vero che beveva sangue. Era il suo che veniva risucchiato da quel potere che odiava.
E che colpa aveva se era nata albina come sua madre? Lei e papà adoravano il suo aspetto. Perchè erano dovuti morire?
<< Li odio… Li odio tutti! >>
Un leggero rumore la fece voltare di scatto. Ad una decina di metri da lei un ragazzo era in piedi sulla riva, con le mani in tasca. Il corpo era rivolto verso lo specchio d’acqua, ma la testa era voltata verso di lei e la fissava.
Seyren si asciugò gli occhi rapidamente. Aveva sbagliato ad aver dato per scontato di essere sola.
<< E tu che vuoi? Sei venuto a vedere se fossi a caccia di qualcuno da dissanguare? >>
Nessuna risposta.

Le lacrime ripresero a scorrere.
<< Allora? Hai così paura da non riuscire a parlare? Vattene via! >>

Del tutto incurante delle sue parole il ragazzo le si avvicinò. Il suo volto non lasciava trasparire emozioni. Si limitava a fissarla con due bellissimi occhi verdi.
<< Si può sapere cosa vuoi? >>
Con stupore lo vide togliere una mano dalla tasca per porgerla verso di lei.
<< Io sono Shadow. >>

 

Shadow.
Quel pensiero la riportò alla realtà.
Il mostro, che ormai torreggiava su di lei, stava lentamente sollevando una mano deciso a schiacciarla.
Sapeva di dover fuggire, ma non trovava la forza di alzarsi. Aveva combattuto fino alla fine per la sua vendetta senza riuscire a proteggere le sue amiche.

Pensò al ricordo di quella mano che le veniva offerta. << Avrei dovuto baciarti tanto tempo fa. >> e chiuse gli occhi.
Ci fu un orlo raggelante ed il rumore di pietre fracassate.
Improvvisamente con la mente più libera Seyren guardò il nemico agitarsi nervosamente, qualcosa l’aveva decisamente disturbato, inducendolo a girarsi dall’altra parte.
Raccogliendo la sua arma si alzò in piedi e notò due cose.

La prima: la creatura ora aveva un grosso buco all’altezza delle spalle.
La seconda: nella parete a qualche metro da lei si era appena conficcata, come un proiettile, una lunga spada nera.
Dopo qualche secondo, balzando tra gli ostacoli e l’ombra che cercava di afferrarlo atterrò anche il suo proprietario.
<< E tu che ci fai qui? >>
Shadow estrasse Apocalypse dalla pietra. << Vi ho seguite ovviamente. >>
Fece appena in tempo a mettersi in posizione di difesa per parare un pugno che lo trascinò qualche metro più in la.
La spada si illuminò di energia blu e lasciando una leggera scia tranciò quel braccio facendolo cadere al suolo ad agitarsi prima di tramutarsi in polvere nera che prese a vorticare in giro.
Quindi il ragazzo corse verso il mostro e, saltando, menò un fendente verticale che squarciò l’ombra in due.
Questa si fuse, trasformandosi un un tornado di polvere nera che imperversò per la stanza prima di gettarsi tra le acque da dove era venuto.
Incredula Seyren gli andò incontro. << Come hai fatto a ferirlo? >>
<< In che senso come ho fatto? L’ho colpito. Piuttosto, stai bene? Di solito uno così te lo mangeresti a colazione. E dove sono Alia e Rima? Ho seguito le vostre onde dell’anima ma le loro sono scomparse e la tua ha iniziato a calare improvvisamente. >>
Lei si controllò le mani, trovandole di nuovo normali, quindi spiegò velocemente la situazione. Era giunta a conclusione che tra quelle gallerie si nascondesse qualcosa in grado di far rivivere i ricordi più dolorosi.
<< Capisco. Non deve essere stato facile. >> Poi vedendola stringersi le braccia le poggiò una mano sulla spalla << Non è colpa tua… le troveremo. >>
Rimasero così per alcuni secondi finché la ragazza si ricordò della loro imbarazzante situazione.
<< Andiamo. >> Disse scostandosi e incamminandosi nella prossima galleria.
Camminarono per un po’ in silenzio, l’uno dietro l’altra, senza che accadesse altro. Ormai dovevano essere vicini alla loro meta.
La ragazza sentiva lo sguardo di lui su di se e voltandosi lo vide sorridere.
<< Perchè ridi? >>
<< Niente. Pensavo… >>
<< E a cosa staresti pensando di così divertente in questa situazione? >>
<< A te. >>
Si fermò. Poteva benissimo immaginare a cosa si riferisse.
<< Senti… Mi spiace per quello che ho fatto. Ho creduto che stessi morendo e quando ti ho visto… sono stata contenta… Ora non farti strane idee. E’ tutto qui. >>
<< A me non è dispiaciuto. >>
Il suo cuore perse un battito.
<< Ah… Bene… >>
<< Anzi… >> Disse lui passandole una mano tra i capelli. << Non mi dispiacerebbe rifarlo. >>
Con un brivido lei si ritrasse poggiandosi alla parete. << Che stai dicendo? Noi siamo HellDivers. Non possiamo lasciarci coinvolgere in queste cose. >>
<< Non mi sembra che gli altri ne facciano un problema. >>
La bloccò ponendo le braccia ai lati della sua testa, si avvicinò a sussurrarle all’orecchio << Sono sempre stato attratto da te… >> e la baciò sul collo.
Scioccata e col cuore che batteva a mille Seyren provo a spostarsi ma lui la trattenne.

Aveva fantasticato su qual momento ma invece di essere felice, sentiva crescere il disagio. Non era questo il momento. Non era questo il modo.
Con uno spintone riuscì ad allontanarlo.
<< Stammi lontano. Dobbiamo trovare Alia e Rima. A casa parleremo di questa cosa. >>
In un lampo le fu di nuovo addosso. << Le troveremo. Ma ora questo è più importante. >> Disse abbracciandola.
<< Fermo! >>
Ad occhi chiusi stava avvicinando le labbra alle sue. << La mia bella vampira… >> sussurrò.


Ci fu un lampo rosso. Shadow indietreggiò fissando la katana che lo trapassava.
<< Perchè? >>
Con le mani strette sull’elsa Seyren lo fissava con indicibile odio.
<< Chi sei? >>

<< Sono io… Shadow… >> gli abiti gli si stavano inzuppando di sangue. << Perchè l’hai fatto?.. pensavo mi volessi anche tu… >>
Una torsione della spada. Un grugnito di dolore.
<< Tu non sei lui... Lui non è il tipo da mettere da parte gli amici in pericolo... Lui non mi sarebbe saltato addosso in quel modo... E sopratutto lui non mi ha mai chiamata con quel soprannome. Te lo chiedo per l’ultima volta. Chi sei? >>
Il ragazzo fu scosso da risate che si fecero sempre più forti. Si raddrizzò, pose una mano sulla lama e la estrasse lentamente dal suo corpo.
<< Complimenti. Ci vediamo tra poco. >> disse fissandola da due globi gialli.
Esplose in un mare di tenebra che la inghiottì.


Ci fu solo buio per qualche secondo poi Seyren cadde dolorosamente al suolo.
Si trovava ancora nella grotta, in grande ambiente sempre illuminato dai baccelli verdi e pieno di quelli che sembravano essere bozzoli grandi come persone.
Un rumore di applausi attirò la sua attenzione. << Quasi nessuno riesce a combattere le mie illusioni. >> Disse una voce melliflua. << Quanta fiducia riponi in questa persona. >> Continuò uscendo dall’ombra. << Una persona a cui non è importato se hai attraversato mezzo mondo per stargli vicino mentre stava male. Ha preferito correre a salvare la sua amichetta bionda. >>
L’essere era un gigantesco ragno da cui spuntava un corpo dalle forme femminili ricoperto da peluria e scaglie. Lungo tutta la schiena dell’aracnide crescevano i baccelli verdi che avevano incontrato fino ad ora.
Immediatamente lei le puntò la spada contro.
<< Cosa ci hai fatto? Dove sono le mie amiche? >>
<< No, no,no vampirella mia. >> Rispose agitando il dito indice. << Non è così che ci si comporta. Sei troppo diretta. Non presti la dovuta attenzione alle tue sensazioni. Guardati! Così rigida! Non mi stupisce che il tuo ragazzo preferisca un’altra al tuo posto. Tuttavia sei riuscita a riconoscere la mia illusione, meriti di sapere come morirai al contrario di tutti gli altri qui. >>

Nel dir questo allargò le braccia ad indicare tutti i bozzoli presenti. Molti erano rotti ed al loro interno si potevano scorgere quelle che sembravano mummie, ma due in particolare sembravano recenti e pulsavano lentamente. Da ogni bozzolo partivano una serie di filamenti intrecciati che si univano a formare un unico fascio collegato al posteriore del mostro.
<< Vedi cara ragazza io sono Jorogumo. Ero solo una dei piccoli ragnetti sparsi per il mondo al servizio della strega Arachne. Molto tempo fa, mentre girovagavo come sua spia, mi imbattei in questa grotta e prova ad indovinare cosa vi trovai… no non puoi, certo. Mica sai leggere nelle persone come me. >> Disse con una risata. << Trovai un frammento del potere del primo Kishin! Ashura in persona aveva trovato riparo in questo posto per un breve periodo chissà quando! Me ne nutrii e crebbi. Crebbi saziandomi prima dei miei simili, poi di altri animali fino a risalire la catena alimentare. Ora siete voi il mio pasto preferito! Il vostro spettro emotivo ha una varietà di tutt’altro genere. Un vero buffet! La curiosità che suscita una grotta, il coraggio di esplorarla, l’euforia di una nuova scoperta! Adoro manipolarvi fino a tramutarle nella mia preferita. Il terrore. >>
Seyren balzò verso uno dei bozzoli pulsanti colpendolo con la katana. Non riusciva a percepirle ma era chiaro che Alia e Rima erano li dentro.
La lama rimbalzò sulla ragnatela. Sembrava composta da filamenti metallici morbidi ma estremamente resistenti.
Sentì un colpo alla gamba. La stessa sostanza ora la bloccava al suolo.
<< Quanta scortesia. D’altronde posso risultare logorroica lo so. Ma è così raro poter parlare con una delle mie prede! Di solito mi limito a risucchiare fino all’ultima goccia della vostra energia vitale da questi adorabili bozzoli. E’ qui che accade la magia! La neurotossina presente nelle mie uova, una volta inalata, mi mette in comunicazione con le vostre menti. Io posso leggere i vostri ricordi, farvi vivere i vostri desideri più intensi ed infine tramutarli nelle paure più profonde. Devo solo prelevarvi nel vostro stato confusionale, mettervi qui dentro e gustare lentamente la vostra mente che va in pezzi. >>

Si avvicinò alla ragazza fissandola dagli spaventosi occhi gialli.
<< Beh… a parte la tua. Non sai quante ne ho viste di ragazze innamorate. Quasi tutte cedono al desidero. Le poche che resistono cadono preda della disperazione quando vengono attaccate dalla persona amata. Ma tu no… Tu hai avuto talmente tanta fiducia da rischiare di ucciderla. >>
Seyren la fissava con glaciale freddezza.
<< Io non sono una ragazzina innamorata. Lui mi ha salvata… Mi ha accettata… io gli sono debitrice. E non basteranno le tue schifose illusioni a farmelo dimenticare. >>
Jorogumo si erse in tutta la sua altezza irritata dal suo tono.
<< Beh… questo lo vedremo. >>
Con uno sbuffo i baccelli sulla sua schiena riempirono l’ambiente di tossina.
La giovane fu assalita da violente visioni, in ognuna Shadow la feriva in qualche modo. Si sentì schernire, umiliare, colpire, trafiggere da un esercito di suoi cloni.

Si sforzò di rimanere calma, concentrandosi su di uno dei suoi ricordi più preziosi.


Da quel giorno al lago, si incontravano spesso, perlopiù si allenandosi. Era cosa rara trovare qualcuno al loro livello. Il ragazzo non le parlava molto, le cose che sapeva le aveva apprese dagli archivi. Quasi tutti gli allievi della Cerberus quando vengono iscritti scelgono un nuovo nome, a lui invece era stato assegnato a causa della sua anima particolare. Un essere in cui albergavano sia luce che tenebra... Un’ ombra... Shadow.
Era sempre calmo e composto in modo glaciale. Cortese, ma distante come se fosse su un altro pianeta, costretto a mantenere quello stato per non sbilanciare l’equilibrio precario della propria anima. Faceva parte degli HellDivers, l’elite della Cerberus e stava cercando, con scarsi risultati, di imparare ad usare l’altra metà del suo potere, l’onda anti-demone.
Fu alla fine di una sessione particolarmente impegnativa che successe. Stanca, aveva appena riposto il proprio cristallo dell’anima nel fodero alla cintura e si stava massaggiando le mani, ferite come sempre, quando notò il suo sguardo.
D’istinto cercò di nasconderle ma lui la bloccò.

<< Stanno ancora testando il tuo potere vero? >>
Dopo qualche secondo lei annuì.
<< Perchè non riesci ad accettarlo? >>
La vide voltarsi.
<< Io… lo odio… mi fa male... si nutre di sangue proprio come i mostri che hanno ucciso la mia famiglia... a causa sua sono diventata come loro… non so proprio perché tu mi stia aiutando invece di evitarmi come tutti gli altri. >>
Shadow sospirò e fece per andarsene, ma si fermò voltando solo la testa verso di lei.
<< Sai… io non la vedo così... Io sono un assassino. Tutto ciò che sono è legato alla morte… Il tuo potere invece viene dal sangue che ci da vita. Nel tuo sangue scorre anche quello dei tuoi genitori, quindi tu combatti traendo forza dalla tua vita e dalla loro… trovo che sia bellissimo. >>
Sconvolta girò verso di lui vedendolo sorridere per la prima volta da quando lo conosceva. Le fece un cenno e se ne andò, lasciandola li a piangere col suo cristallo stretto al cuore.

 

Aprì gli occhi e con un unico fendente provocò uno spostamento d’aria tale da disperdere la tossina.
Jorogumo indietreggiò leggermente << Impossibile! >>
Seyren la fissava con sguardo omicida. Gli occhi brillavano di luce cremisi.
<< Risonanza dell’anima. >>
Dalla spada spuntarono spine acuminate che le affondarono nelle dita senza farle alcun male. Da quella fatidica volta in cui aveva compreso la natura del suo potere gli aghi iniziarono a secernere un leggero anestetico che non le faceva avvertire dolore mentre succhiavano il sangue prima di ritrarsi, lasciando comunque la mobilità delle mani immutata. Anche le cicatrici erano man mano sbiadite fino sparire del tutto quando era diventata una HellDiver.
Le scanalature ed il filo si colorarono di rosso sprizzando scariche di potere.
Con un semplice gesto tagliò la tela che le imprigionava la gamba, poi a velocità appena percettibile squarciò i bozzoli dove erano le sue amiche.
Le due si svegliarono come da un incubo, confuse ed impaurite. Chiesero cosa stesse accadendo ma Seyren rimandò le spiegazioni.
<< Per ora mettetevi al riparo. Qui ci penso io. >>
Superato lo stupore Jorogumo caricò urlando con furia e sputando dalle fauci del ragno sotto di lei ammassi di ragnatela nel tentativo di immobilizzare la ragazza che li schivava o tagliava. Saltò, provando a schiacciarla con le enormi zampe, ma lei le evitò balzando all’altezza del suo corpo umanoide. Parò il fendente in arrivo con le scaglie sul braccio sinistro che si creparono perdendo sangue verdastro, mentre con le unghie della mano destra, ora lunghe come pugnali, tentò di squarciarla riuscendo solo a lanciarla verso una delle pareti.
Con una capriola lei atterrò sul muro ripartendo, rapida come un fulmine, all’attacco.
<< Bloody phantom slash! >>
In aria, lanciò tagli rapidissimi in direzione del nemico. Ad ogni movimento dalla punta schizzavano gocce di sangue che disegnarono striature cremisi su tutto il mostruoso corpo.
Jorogumo aveva visto quell’attacco nei ricordi della ragazza.

Fece appena in tempo ad urlare << NO! >> prima che lei, una volta atterrata, girasse la spada e ne colpisse la base dell’elsa con il palmo dell’altra mano.
In ogni punto bagnato dal sangue si aprirono squarci profondi come colpi diretti, facendo barcollare il mostro che crollò al suolo mormorando parole sconnesse.
<< Non è possibile… me la pagherete… me la pagherete cara! Io mi nutro di forza vitale, ma loro… loro sono carnivori… ANDATE FIGLI MIEI! >>
Come sbucati dal nulla decine di ragni grandi come cani di grossa taglia si lanciarono verso la slayer.
Respinse i primi con facilità, la katana saettava nell’aria infilzando e tagliando tutto quel che incontrava, ma il loro numero soverchiante era un problema. Con la coda dell’occhio ne vide uno saltare alle sue spalle. Fece appena in tempo ad alzare il braccio cercando di attutire il colpo prima che una freccia dorata perforasse il ragno. Altri attorno a lei furono freddati da colpi di pistola.
Alia e Rima balzarono al suo fianco e, con uno sguardo d’intesa, si lanciarono al contrattacco.
Perfettamente sincronizzate, le ragazze sfoltirono le fila nemiche in breve tempo. Seyren faceva da avanguardia abbattendo un mostro dopo l’altro. I proiettili lanciati dalle compagne la sfioravano senza mai colpirla uccidendo quelli che le si avvicinavano. All’improvviso un gruppetto si staccò dal resto dirigendosi verso loro due, ma Alia fu rapida a reagire. Colpì il primo con una freccia uccidendolo all’istante e lo usò come trampolino. Durante una capriola in aria divise l’arco dalle affilate estremità in due lame ricurve che affondò nel dorso del successivo.
Rima nel frattempo ne freddò altri due. Un terzo riuscì ad avvicinarla ma lei gli recise le zampe anteriori con la lama di una pistola, puntandogli l’altra proprio in mezzo agli occhi. Lo sparo ridusse la testa in poltiglia.
I pochi aracnidi rimasti cominciarono a battere in ritirata del tutto sordi agli ordini della loro madre.
<< Fermi… FERMI! NON POTETE LASCIARMI QUI! >>
Barcollando tentò di fuggire nella loro stessa direzione, ma un proiettile colpì una delle sue zampe facendola barcollare. Una alla volta tutte vennero immobilizzate.
Le ragazze si avvicinarono all’ormai morente bestia. << Hey Ren. Non ci ho capito molto ma credo che sia questa… cosa… la causa di quel che ci è successo, giusto? >> Chiese Alia.
<< Già… >> nel passarci accanto lei fece “distrattamente” scivolare la spada lungo il corpo peloso tagliandolo e causando un sibilo di dolore. << … si è nutrita delle nostre paure. >>
<< Interessante. Proviamo a vedere se oltre a mangiarla sa anche provarla. >>
E si, guardando quelle tre che la fissavano sorridendo come maniache omicide Jorogumo provò molta paura.

 

Stanche e provate mentalmente ci misero un bel po’ per ritornare all’uscita. Lungo la strada Seyren spiegò per bene cosa era successo.

<< Alia… quella bambina che ho visto… è quella dell’incidente vero? >>
<< Eh si… >> Rispose sospirando. << I miei avevano rifiutato di iscrivermi alla Cerberus, quindi frequentavo un collegio femminile. Lei era a capo di un gruppetto che per vendicarsi del mio bell’ aspetto e buona famiglia giunse a rinchiudermi, con la scusa di un gioco, in una cassa piena di insetti provocando il risveglio dei miei poteri… per poco non la uccisi… Rima tu cosa hai visto? >>
<< Perdonatemi… non mi va di parlarne. >> Disse abbassando lo sguardo.
<< Non preoccuparti. Se avrai voglia di parlarne saremo qui… piuttosto… Ren, tu che hai visto il periodo prima di fare la nostra inestimabile conoscenza, come hai fatto ad uscire dall’illusione? >>
Dannazione ad Alia! Era riuscita ad evitare quel punto fino ad ora.
<< Beh… mi è tornato in mente un ricordo che ha sconfitto la paura… >>
<< Aaaah… scommetto di sapere chi riguardava. >> Disse dandole un colpetto col gomito.
<< Finiscila! Se fosse stato così saresti dovuta uscire molto prima di me, visto il gran numero di spasimanti che hai. >>
La bionda rise.
<< Ren, mi trovano solo attraente. Vanno bene per flirtare, per essere amici, magari per uscire qualche volta al massimo. Quello che avete voi è diverso. Chi vi osserva se ne accorge. E un giorno ve ne accorgerete anche voi. >>

 

Era ormai sera quando finalmente uscirono. Dalla radio del suv Seyren inviò un messaggio alla base che l’accademia aveva istallato nei pressi di Death City dall’incidente col Death Breath.
Poco meno di un’ora dopo un elicottero da trasporto CV-22 Osprey interamente nero atterrò scaricando soldati e truppe speciali armate di lanciafiamme. I ragni rimasti non avrebbero avuto scampo. In pochi sapevano fare pulizia come la Cerberus.
Il comandante dell’unità, già completamente equipaggiato, andò da lei e si presentò facendo il tradizionale saluto militare. << Sergente Alan Spencer a rapporto Signora. Penseremo noi alla bonifica della zona. Il quartier generale comunica che potete rientrare. >>
<< Grazie sergente. Procedete pure. >>
Stava per sistemarsi al posto di guida quando Rima si offrì al posto suo dicendo di volersi distrarre un po’. Non si oppose, si sarebbe riposata. La giornata sembrava non voler finire mai e c’era ancora una cosa importante da fare una volta a casa.

 

Si svegliò col rumore della saracinesca del garage che si apriva. Smontarono tutte insieme ed entrarono nella villa. Al piano di sopra c’erano le loro camere. Rima e Alia avrebbero fatto una doccia per poi incontrarsi nella piccola stanza di sotto adibita ad infermeria, per le medicazioni. Seyren disse di non averne bisogno, le salutò ed entrò in camera sua. Si lavò velocemente poi, facendo meno rumore possibile, sgattaiolò sull’altro lato della casa dove si trovava la camera di Shadow. Maledisse mentalmente il proprio cuore che sembrava fare un rumore assordante e bussò.
Non ricevendo risposta, dopo qualche secondo ritentò, ma dall’altra parte ancora nulla.

Esasperata, provò ad aprire la porta lentamente e ci riuscì, infilando prima la testa vide che in camera non c’era nessuno. Il letto non era stato neanche toccato.
<< Ma dove diavolo è? Perchè deve essere tutto così difficile? >>
Escluse il piano di sotto. Quando erano entrate non avevano visto luci accese, quindi vagò tra le stanze adiacenti e poi al piano di sopra. Lo trovò sul terrazzo che affacciava verso la città.
Dormiva steso su uno dei lettini di plastica bianca che aveva comprato Alia per prendere il sole e, cosa strana vista l’ora, era vestito come se dovesse partire in missione. Uno degli auricolari che aveva alle orecchie era caduto e suonava la versione cantata da David Dreiman di The sound of silence. Su di un tavolino vicino il suo portatile era aperto sulle playlist personali ma chiusa in background c’era la schermata della rete privata Cerberus.

Curiosa, cliccò sul pulsante per riaprire la finestra. Shadow stava consultando il rapporto della missione da cui erano appena tornate. C’erano solo i dati di inizio, la squadra assegnata e la dicitura “Completata. Bonifica in corso.” che era stata aggiunta quando avevano avvertito la base, l’indomani avrebbero dovuto aggiornarlo con la loro relazione sull’accaduto.
Sorridendo, rimise tutto come prima e si fermò a guardare il suo viso addormentato sussurrando << Cretino. >>
Non vedendole tornare da quell’incarico apparentemente semplice, era rimasto ad aspettare notizie o una possibile richiesta di soccorso, già pronto a partire. Probabilmente se avessero tardato ancora se lo sarebbero ritrovato nella caverna.
Diede un calcio ad uno dei piedi del lettino facendolo cadere di lato insieme al suo occupante che si svegliò imprecando. Era già capitato che gli facesse dispetti del genere quando era irritata per qualcosa, ma ora stava solo dormendo!
<< Ren? Ma che ti passa per la testa? >> Poi, vedendo le ferite sul corpo della ragazza. << Stai bene? >>
<< Si, è solo stato più impegnativo del previsto. Tu invece che ci fai qui fuori? >>
Lo vide lanciare una veloce occhiata al portatile.
<< Non avevo molto sonno… Ascoltavo musica… finché una certa lunatica ha ben pensato di farmi rotolare sul pavimento. >>
Lei fece un gesto di noncuranza << Certo, certo… senti… in questi giorni le cose si sono fatte strane… quindi volevo parlare di quello che è successo… >> il cuore sembrava volerle saltar fuori dal petto << ...mi sono resa conto di non averti mai ringraziato per… ecco… quello ce hai fatto per me agli inizi… sei stato il solo a starmi vicino prima di trovare Alia e Rima, quindi... è questo che era… un ringraziamento… >> Dio che scusa stupida.
Anche lui sembrava a disagio. << Beh… di certo è un modo singolare di dire grazie… ma non ne hai bisogno Ren. So bene come ci si sente a odiare se stessi ed in quel periodo mi ricordavi molto me stesso. Solo che, al contrario di me, tu non ne avevi motivo. >>

<< Neanche tu ne hai. Sei una delle persone migliori che conosca. >> rispose lei provocandogli una leggera risata.
<< Hai un serio bisogno di conoscere gente nuova allora. >>
<< Sono seria! Quante vite hai salvato fino ad ora? Quante volte hai rischiato la tua per farlo? >>
Shadow sbuffò scocciato. Avevano già avuto discussioni come quella più volte.
<< Lo sai che il mio potere è instabile. Mi sussurra di rimuovere ogni minimo fastidio nel modo più brutale possibile. Sono come una bomba ad orologeria sempre pronta ad esplodere! Ed ora che sono in grado di usare anche l’onda anti-demone ti chiedo… Sarai ancora in grado di mantenere la promessa che mi hai fatto? >>
Parò lo schiaffo in arrivo appena in tempo.
<< Cerchiamo di non farla diventare un abitudine. >> Disse gelido.
Seyren era fuori di se, la scena in cui lo trapassava con la sua spada le vorticava nella mente.
<< Tu! Tu sei sempre così! Non capisci niente! Vuoi sapere se ne sono ancora capace? Ebbene si! Manterrò la parola! Se mai sorpasserai il limite ti troverò e ti ucciderò con le mie mani! >>
Confuso da quella reazione spropositata Shadow la trattene per le spalle.
<< Calmati e ascolta perché non lo ripeterò… se sono arrivato fino ad oggi… se sono diventato più umano… lo devo alla promessa che mi hai fatto quando mi risvegliai dal primo death breath… Io posso stare tranquillo perché ci sei tu a tenermi d’occhio. >>
Calmandosi Ren lo fissò negli occhi. La teneva ancora stretta per le spalle e, per qualche assurdo motivo, anche le sue mani sembravano smaniare dal desiderio di abbracciarlo.
Fu con la testa completamente in tilt che lo udì sussurrare << Ren… giusto come informazione… >>
<< Si… >>
<< Per caso stai per baciarmi ancora? >>
Con uno spintone lo fece inciampare nel lettino facendo di nuovo ruzzolare entrambi.
<< Vai al diavolo! >> Urlò andandosene sbattendo la porta del terrazzo.
Ancora steso a terra Shadow mormorò << Peccato… >> sorridendo.

   
 
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