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Autore: Liberty89    05/04/2018    5 recensioni
I suoi passi riecheggiarono appena nel grande salone, simili ai rintocchi di un orologio pronto a fermarsi. Infine lo raggiunse. Ven. Identico a come lo ricordava, nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato, il ragazzo biondo dormiva sereno e niente sembrava in grado di disturbarlo.
Allungò una mano per sfiorargli una guancia, con il terrore di sentirla gelida come il loro mondo, ma la trovò calda e morbida. Aqua sorrise e con la mano libera carezzò le ciocche bionde.
-Andiamo, Ven. Andiamo a cercare Terra.-

Post KH 0.2 BBS - A Fragmentary Passage
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aqua
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Titolo: Havel havalim hakkol havel
Autore: Liberty89
Genere: Angst
Rating: Verde
Fandom: Post-Kingdom Hearts 0.2 BBS - A Fragmentary Passage
Personaggi: Aqua
Avvertimenti: Missing Moments
Note dell'autrice: Salve salve, sono tornata. ...prima o poi tornerò a scrivere anche le mie long, sì. Ma oggi ho una robetta Angstosa (?) tutta per voi, perché a noi (??) piace l'angst. Il titolo è in ebraico e scoprirete poi cosa significa ù.ù Ringrazio il mio atlantideo preferito per il suggerimento a riguardo e vi lascio alla fic. Buona lettura!


Disclaimer: i personaggi della storia non mi appartengono. La fic non è stata scritta a scopo di lucro.


Havel havalim hakkol havel

Trovarsi di nuovo davanti a quel castello le fece trattenere il respiro per un istante. Erano passati tanti anni e nei suoi ricordi sbiaditi il vecchio maniero non appariva così distorto, innaturale, così diverso. Non ricordava di aver ridotto in un simile stato quella che un tempo era stata la sua casa. Una mano le corse al petto, mentre il senso di colpa serpeggiava nel suo cuore.
Nessun suono disturbava il riposo di quel luogo dimenticato e vuoto, ma a lei sembrò di sentire qualche debole scricchiolio, come se il castello fosse vivo e stesse cercando di muoversi nella sua immobilità forzata, come un anziano che tenta di rialzarsi nonostante le articolazioni irrigidite.
Fedele al suo pensiero, il keyblade del Maestro Eraqus comparve nella sua mano in un istante e Aqua lo puntò contro l’edificio. Esso brillò di una luce accecante, che le fece chiudere gli occhi, quando poi tornò a guardare il suo cuore tremò e pianse.
La Terra di Partenza era ricomparsa esattamente come l’aveva lasciata: fratturata, ferita, morta. Il pavimento su cui poggiava i piedi era freddo e spento, privo del battito caldo che aveva sempre sentito e che era ancora presente durante la sua ultima visita. Ora, però, tutto era freddo e inanimato, il cuore di quel mondo aveva smesso di battere e solo grazie al suo sigillo non era finito nel Regno dell’Oscurità, ridotto in frammenti e all’ombra di ciò che era stato.
Fu con passo incerto che s’incamminò sulla scalinata che l’avrebbe condotta all’ampio salone dei Maestri e mai come in quel momento, gli alti battenti le sembrarono tristi figure che attendono da tempo di poter cedere al riposo. Aqua vi posò sopra i palmi, rabbrividendo per il gelo che le trasmise il legno, e spinse. Senza produrre un cigolio, le porte si aprirono sulla sala silenziosa e uno spiraglio di luce la sorpassò per correre all’interno e illuminare i piedi dello scranno centrale. Il luogo dove Ventus stava ancora riposando.
I suoi passi riecheggiarono appena nel grande salone, simili ai rintocchi di un orologio pronto a fermarsi. Infine lo raggiunse. Ven. Identico a come lo ricordava, nella medesima posizione in cui lo aveva lasciato, il ragazzo biondo dormiva sereno e niente sembrava in grado di disturbarlo.
Allungò una mano per sfiorargli una guancia, con il terrore di sentirla gelida come il loro mondo, ma la trovò calda e morbida. Aqua sorrise e con la mano libera carezzò le ciocche bionde.
-Andiamo, Ven. Andiamo a cercare Terra.-
Posò la fronte contro quella dell’amico e respirò il suo profumo, anch’esso rimasto tale e quale a come lo ricordava. Presto, sarebbero stati di nuovo tutti insieme.
Anche la risata graffiante che risuonò poco dopo la ricordava bene. La ricordava perfettamente, ma essa con Ventus non aveva nulla a che fare.

Vanitas Vanitatum, Omnia Vanitas

Si allontanò d’un passo dall’amico e Aqua inorridì: un mefistofelico ghigno deformava il viso del ragazzo, là dove prima c’era un’espressione serena e gentile, e i suoi occhi celesti s’erano tinti d’un gelido oro che potevano appartenere soltanto a una persona.
-Vanitas!-
-Grazie per avermi svegliato, sapevo che prima o poi saresti tornata utile.- disse il giovane, sedendosi comodamente sullo scranno.
Tremando, Aqua indietreggiò ancora. Cosa aveva fatto? Dov’era finito Ven? I suoi occhi si colmarono di paura e di fronte ad essa, Vanitas non poté far altro che scoppiare in una nuova, grassa risata che rimbalzò ovunque nell’ampio salone, ingigantendosi sempre di più.
Aqua si portò le mani alle orecchie e scosse il capo più volte, finché non raggiunse il limite e la sua bocca liberò un grido di pura disperazione.

Si svegliò di soprassalto, ansimando come se avesse appena corso per miglia e miglia. Aqua si guardò attorno e scatto in piedi, keyblade alla mano, pronta a difendersi da Vanitas. Tutt’attorno a lei, però, c’era solo silenzio. Un silenzio interrotto dal lieve sciabordio dell’acqua contro la riva di sabbia scura.
Lentamente, il suo respiro tornò quieto e si disse che no, non si trovava alla Terra di Partenza, ma era ancora al capolinea del Regno dell’Oscurità. Nuove lacrime le bagnarono il viso già striato di scie salate e si avvolse nelle proprie braccia, maledicendo il proprio destino e quella lunga attesa che prima o poi, in qualche modo, sarebbe giunta al termine.

Vanità delle vanità, tutto è vanità
  
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