Film > Iron Man
Ricorda la storia  |      
Autore: vannagio    06/04/2018    5 recensioni
Da quando lavoro per il Signor Stark di cose strane ne ho viste, accidenti se ne ho viste. Ci ho quasi rimesso la pelle, a causa di un paio di quelle cose strane. Ditemi voi chi altro potrebbe raccontare di aver sfiorato la morte in un’esplosione causata da un tizio che si illumina come una lampada a led. Nessuno, appunto. Motivo per cui ormai dovrebbe essere difficile cogliermi di sorpresa, no? Eppure oggi il Signor Stark me l’ha fatta di nuovo.
Come quella volta dell’anello.

[Partecipa al contest "Il pezzo che manca (Missing Moments Contest) - II Edizione", indetto da AleDic sul forum di EFP]
[Partecipa anche all'iniziativa "Gioco di Pasqua 2018", indetta sul gruppo facebook "Il Giardino di EFP"]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harold 'Happy' Hogan, Tony Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'Elivelivolo e dintorni '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Attenzione!
Questa storia è uno spoiler vivente della scena pepperony di "Spider-man: Homecoming", a cominciare dalla citazione riportata dopo il titolo. Credo sia altamente improbabile che i frequentatori di questo fandom non abbiano visto la suddetta scena, ma per sicurezza...
Fanghèrl avvisata, mezza salvata!







_____________________







Quella volta dell’anello




«Tony, ho una stanza piena di persone che aspettano un annuncio importante. Ora cosa devo dire loro?».
«Trova un... E se magari... Ehm... Happy, hai ancora l’anello?».
«Se ho l’a-».
«L’anello di fidanzamento».
«Lo porto sempre con me. Dal duemila e otto».

[Spider-man: Homecoming]




Da quando lavoro per il Signor Stark di cose strane ne ho viste, accidenti se ne ho viste. Ci ho quasi rimesso la pelle, a causa di un paio di quelle cose strane. Ditemi voi chi altro potrebbe raccontare di aver sfiorato la morte in un’esplosione causata da un tizio che si illumina come una lampada a led. Nessuno, appunto. Motivo per cui ormai dovrebbe essere difficile cogliermi di sorpresa, no? Eppure oggi il Signor Stark me l’ha fatta di nuovo.
Come quella volta dell’anello.
Di solito quando mi chiedono di raccontare un fatto bizzarro accadutomi al fianco di Tony Stark... e me lo chiedono spesso, soprattutto le donne, non per vantarmi, ma non avete di idea di quante ragazze ci ho rimorchiato con gli aneddoti sul mio eccentrico datore di lavoro. Cosa sono quelle facce incredule? Uomo di pancia, uomo di sostanza, non lo sapevate? (Sì, Karen mi ha mollato. Tanto tempo fa. Le esplosioni causate dagli omini al led non sono gli unici effetti collaterali del lavorare per un supereroe, purtroppo). Ad ogni modo, quando mi chiedono di raccontare un fatto bizzarro accadutomi al fianco di Tony Stark, stavo dicendo, racconto sempre di quella volta dell’anello.

Allora. È il duemila e otto. Ed è il mio giorno libero. Che per uno come Tony Stark è un giorno lavorativo come un altro, ovviamente. Infatti ricevo un codice rosso. Al Signor Stark non piace perdersi in convenevoli, così di comune accordo abbiamo stabilito di avvalerci di un sistema di comunicazione simile a quello usato in ospedale. Codice rosso vuol dire emergenza. Per intenderci, Vanko che attacca la Stark Expo era un codice rosso. Praticamente venire svegliato da quel tipo di messaggio, a poche settimane di distacco dal sopracitato attacco, mi costa un mezzo infarto. Ma il dovere chiama e un codice rosso è un codice rosso. Così mi precipito alla villa di Malibù di gran carriera, con la giacca da lavoro sopra e i pantaloni del pigiama sotto, e mentre guido come un pazzo prego il Padre Eterno e tutti i santi del paradiso (se allora avessi saputo di Thor, avrei pregato anche Odino, probabilmente) di non farmi trovare un cratere al posto della suddetta villa. Quando arrivo nel parcheggio (niente cratere, grazie al cielo) capisco subito che qualcosa non va. Più che altro mi chiedo “Cosa diavolo ci fanno qui dieci furgoni di una ditta di catering alle nove del mattino?”.
Dentro è ancora peggio. Sono costretto a farmi largo in una bolgia infernale di camerieri in giacca bianca e farfallino nero che si affaccendano avanti e indietro come degli indemoniati. Intuisco che la folla converge compatta vero la balconata padronale, quella con la vista mozzafiato sull’oceano. Ed lì, infatti, che trovo il Signor Stark. Che dirige come un direttore di orchestra (cioè proprio gesticolando, con una bacchetta in mano) i lavori di assemblaggio di una scenografia che sembra essere stata afferrata di peso e tirata fuori dal ballo di fine anno di un qualche film adolescenziale ambientato al liceo. Tipo, c’è un gazebo. Di quelli che si vedono ai matrimoni all’aperto nei parchi o sulla spiaggia. Mia cugina ne aveva uno dieci volte più piccolo, al suo di matrimonio. Solo che qui non siamo in un parco o in una spiaggia, ma su una balconata. Non so se mi spiego. Per di più il gazebo sembra essere stato divorato da un groviglio di piante rampicanti, rose rosse e lucine sparse tra le foglie a mo’ di lucciole. E candele, candele ovunque. Al centro del gazebo, c’è un tavolo. Un tavolo per due, sul quale i tizi del catering stanno disponendo ad arte altre candele. Per un lunghissimo, terrificante istante, mi chiedo se per caso il mio capo non si sia bevuto definitivamente il cervello e non mi abbia chiamato per invitarmi a cena. Poi mi ricordo che da un paio di settimane circa il capo ha una ragazza (non una qualunque, LA ragazza) fissa. E ricomincio a respirare.
«Ah, Happy!». Finalmente il Signor Stark si accorge di me. «Si può sapere dove ti eri cacciato? Non hai sentito la sveglia, stamattina?».
«Be’, oggi sarebbe il mio giorno libero. Ehm...». Visto che non ci sono in vista corpi mutilati o maniaci russi con fruste fluorescenti, ho quasi paura a chiedere: «Qual è l’emergenza, capo?».
«Ho bisogno di... Ragazzi, ragazzi! No, no, no. La fontana non va messa così vicino al tavolo o il cioccolato rischierebbe di schizzare sui vestiti. Voi li vorreste degli schizzi di cioccolato su un abito Armani? Ecco, appunto. Lì, mettetela lì. Bravi». Si volta di nuovo verso di me e mi guarda, sovrappensiero. Negli occhi una luce vagamente spiritata. Penso che mi ricorda tantissimo un'antilope braccata da un leone. Mi chiedo anche se non si sia fatto di qualcosa. «Cosa stavo dicendo?», chiede poi, più a se stesso che a me. «Ah, sì. Ho bisogno dell’aiuto di un esperto».
«Sì», concordo io. «E di uno bravo, anche».
«Come?».
«Ehm, niente, niente. Chi le devo cercare?».
Nel preciso istante in cui il Signor Stark mi circonda le spalle col braccio capisco di essere fregato.
«Non devi cercare nessuno. Sei tu l’esperto».
«Io?».
«Tu».
«Ma è sicuro?».
«Mai stato più sicuro in vita mia».
«Oooookay».
Mi rendo conto solo in quel momento che mi ha condotto in camera da letto, nella quale ci sono quattro energumeni in abito scuro e un tizio mingherlino con una valigetta, disposti ordinatamente a gambe divaricare intorno al letto matrimoniale. Vado incontro ad altri secondi di puro e irrazionale terrore. Ho le ascelle gelide di sudore, l’istinto mi urla di darmela a gambe, l’Happy razionale invece mi ripete che se il mio capo fosse stato incline al sesso gay di gruppo me ne sarei accorto prima. E se avesse avuto un debole per gli ex-pugili in leggero sovrappeso, pure. Il tizio mingherlino apre la valigetta e la posa sul letto. Dentro ci sono cinque anelli. Anelli di fidanzamento, per la precisione. Uno più grosso dell’altro. Non scherzo, ce n’è uno con un diamante delle dimensioni di una palla da ping-pong.
«Quale ti piace di più?», chiede Tony con un sorriso fiducioso.
Di fronte a quella domanda perfino l’Happy razionale vacilla un attimo. Si riprende subito, però. Gli serviva il parere di un esperto, ricordi?
«Sono anelli di fidanzamento».
«Elementare, Watson».
Arrivati qui ci si potrebbe chiedere perché io non sia furioso per essere stato buttato giù dal letto nel mio giorno libero per un codice rosso che evidentemente non è un codice rosso. Be’, i motivi sono due. Primo, ormai ci sono abituato: se cominciassi ad arrabbiarmi ogni volta che il capo ne combina una, l’unica soluzione per non farmi venire un’ulcera sarebbe dimettermi. Due, il Signor Stark sarà mezzo (diciamo pure tutto) matto, ma non è un taccagno, mi paga molto bene. Ed io, non so voi, a non morire di fame ci tengo parecchio.
«Ehm, perché pensa che sia un esperto di anelli di fidanzamento?», chiedo titubante.
«Non stavi per sposarti un po’ di tempo fa? O era il giardiniere?».
«No, ero io», rispondo sconsolato. «Grazie per avermelo ricordato, capo».
«Non c’è di che, Happy. Ora, possiamo darci una mossa? L’appuntamento con Pepper è per stasera e siamo in ritardo sulla tabella di marcia. Volevo regalarle qualcosa di... importante».
«Perché regalarle qualcosa? Se li fa già da sola i regali con i suoi-».
Ed eccola, improvvisa e folgorante, l’epifania. Pepper. Mi si apre un terzo occhio sulla fronte. Ora è tutto chiaro. Spaventosamente chiaro. La rivelazione mi priva della capacità di parola per qualche minuto. Fisso il Signor Stark sbattendo le palpebre.
«Questi sono anelli di fidanzamento, capo», riesco a dire alla fine.
Il Signor Stark mi guarda come se fossi un idiota.
«Ssssì. E. Sa. Tto.» E mi parla, anche, come se fossi un idiota. «Mi pare che lo avessimo già appurato, questo».
«Vuole regalare a Pepper un anello di fidanzamento?».
«Il dono della deduzione non ti appartiene, vero, Happy?».
«Si rende conto che questo non è un regalo normale, giusto? Che un regalo del genere comporta delle conseguenze? Determinate e incontrovertibili conseguenze?».
Lui si fa serio.
«Mi stai chiedendo se sono stupido, Happy?».
A questo punto ho l’intero polo nord nelle ascelle. Certe volte dovrei solo mordermi la lingua e farmi gli affaracci miei, mi dico. Che ti salta in mente di metterti a discutere col tuo capo? Se vuole spendere una piccola fortuna per regalare un anello di fidanzamento alla donna con cui sta insieme da appena un paio di settimane, cazzi suoi. Ha sperperato soldi in modi più assurdi. Come quella volta che ha comprato un’isola solo per prendere il sole in santa pace lontano dai turisti. Per poi stufarsene dopo appena un giorno e rivendere tutto a metà prezzo. Così, anche se con un leggero ritardo, decido di iniziare a trasformare il buon proposito in realtà.
«Assolutamente no», rispondo. «Mi piace quello». Ne indico uno a caso per togliermi d’impiccio. «Sì, quello».
«Ottimo, lo compro», fa lui come se stessimo parlando, che so, di un chilo di arance al mercato.
In quattro e quattr’otto, l’affare viene concluso. Gli energumeni e il tizio mingherlino raccolgono baracca e burattini (ovvero la valigetta con un anello in meno e un assegno da parecchi zeri in più) e se ne vanno lasciando me e il capo da soli in camera da letto in contemplazione dello sfavillante acquisto. O, meglio, lui contempla l’anello, lo tiene tra indice e pollice, sospeso a mezz’aria, fissandolo intensamente, ha di nuovo quella luce folle negli occhi, io invece contemplo la porta chiedendomi se ho il permesso di dileguarmi e cercare di sfruttare al meglio ciò che rimane della mia giornata libera.
«È un bellissimo anello, sono sicuro che Pepper ne sarà entusiasta», dice Tony con una sfumatura da automa nella voce, in confronto alla quale al momento perfino l’inflessione di Jarvis suonerebbe più umana. «Grazie, Happy».
«Si figuri, capo».
Non so cosa caspita succede poi. Non so cosa mi spinge ad aprire bocca nonostante l’ottimo proposito di poco prima. Forse l’ipotesi sempre meno ipotesi e sempre più certezza che il mio capo sia fatto come una pigna. Forse quell’espressione sempre meno folle e sempre più persa sulla sua faccia. O forse... forse sono semplicemente un idiota. Chi può saperlo? Fatto sta che glielo chiedo.
«Signore, ma... ma davvero proporrà a Pepper di sposarla?».
Lui finalmente riesce a scollare lo sguardo dall’anello. E, ohmamma, mi viene il dubbio che stia per avere un ictus.
«Be’, sì. Io amo lei, lei ama me. Sono impegnato in una relazione seria, adesso. È questo che ci si aspetta da una relazione seria, no? Le persone che si amano fanno così. Si fidanzano, si sposano. Fanno figli, invecchiano insieme. E alla fine muoiono. Tu stavi per farlo. Tu sai di cosa parlo». Mi scruta con insistenza, come a volere una conferma, una rassicurazione. «È così, no?».
«Mah... più o meno», rispondo.
Ed è in quel momento, mentre sto annotando mentalmente di darmi una martellata sulle palle la prossima volta che decido di immischiarmi di nuovo nella vita sentimentale del mio capo, che vedo il Signor Stark, Tony L’acqua Lo Bagna E Il Vento Lo Asciuga Stark, accartocciarsi su se stesso e collassare seduto sul letto. Bianco e sudato come un cencio. Gli occhi sgranati e sporgenti come due palle da biliardo. L’anello ancora tra indice e pollice, tenuto alla maggior distanza concessa dalla lunghezza del braccio.
«Cosa diavolo mi è saltato in testa? Comprarle un anello? Chiederle di sposarmi? Stiamo insieme da due settimane!».
«Non per mettere il dito nella piaga, signore, ma era-».
«La amo da impazzire, però... è troppo presto».
«-quello che stavo cercando di dirle prima».
Sembra che il Signor Stark stia iperventilando, così gli faccio aria con un fazzoletto che reperisco in una tasca dei pantaloni del pigiama.
«Non so nemmeno se lei voglia sposarsi», continua lui. «Anzi, ci scommetto che nemmeno lei vuole sposarsi. Non ancora, non adesso. Insomma, è una donna in carriera, ha altro per la testa che passare la vita a sfornare figli. E poi stiamo insieme da due settimane!».
«Sì, questo l’ha già detto», gli faccio notare, continuando a sventolare il tovagliolo.
«Cosa mi è saltato in testa?».
«Anche questo l’ha già-».
«Cosa mi è saltato in testa, Happy?».
Faccio cadere il fazzoletto e alzo le mani in segno di resa.
«Se dovessi azzardare un’ipotesi, direi che si è lasciato prendere un attimino dal panico, signore».
Se possibile, lui si affloscia ancora di più.
«Credo anche io, Happy». Sospira. «Cosa faccio adesso?».
Se ne sta lì, tutto stropicciato, sembra minuscolo su quel letto enorme, fissa l’anello come se ne andasse della sua stessa vita. Non sembra più un folle, o uno strafatto. Somiglia più a un bambino sperduto. Per la prima volta da quando sono stato assunto, lo giuro su Dio e su ciò che ho di più caro al mondo, provo un moto di tenerezza per Tony Stark. Prima di entrare nel panico pure io, l’Happy razionale che è in me viene ancora una volta in mio soccorso ricordandomi che non c’è niente per cui agitarsi, se fossi stato attratto dal mio capo me ne sarei accorto prima. Così raggiungo il minibar (in ogni stanza della villa c’è almeno un minibar) e tiro fuori due bicchieri e una bottiglia di scotch che probabilmente costerà quanto il mio appartamento. Poi con la delicatezza che si riserverebbe solo alla detonazione di un ordigno esplosivo, sfilo l’anello dalla mano del Signor Stark e al suo posto ci incastro uno dei due bicchieri con due dita di scotch (l’altro è per me, che quando mi ricapita di assaggiare dello scotch che costa quando il mio appartamento?).
«Facciamo che questo...» e gli agito l’anello davanti al naso, prima di infilarlo nella tasca della giacca, «...lo tengo io per un po’. Quando sarà pronto, le basterà chiedermelo. Okay, capo?».
Lui annuisce, mentre si porta il bicchiere alla bocca con mano tremante.
«E il gazebo lì fuori? E la fontana di cioccolata?».
«Ha ancora un appuntamento con Pepper stasera, no? Nessuna donna resta insensibile a una fontana di cioccolata. Nemmeno Pepper».
«Le regalerò dei fiori, dato che la faccenda dell’anello è saltata».
Mi siedo accanto a lui.
«Ben detto!».
«Del resto... lei si fa già dei bellissimi regali da sola con i miei soldi».
«Perché è una donna indipendente, che sa quello che vuole».
«Ed è uno dei motivi per cui la amo. Quale uomo non si innamorerebbe di una donna che si fa i regali da sola?».
«Amen, signore».
Alziamo i bicchieri a mo’ di brindisi e mandiamo giù un sorso di scotch.
«Non so niente di questa roba». Il Signor Stark fa roteare quel che resta del suo scotch sul fondo del bicchiere. «Non so come mi devo comportare. Vivo nel costante terrore di mandare tutto all’aria con Pepper. Guardami, mi ero messo in testa di regalarle qualcosa di significativo, fare bella figura, capisci? Invece sono andato completamente nel pallone. È tutto così... stressante, ansiogeno. Forse è per questo che sono andato a parare sull’anello. A volte la mia mente viaggia troppo velocemente e finisco col fare il passo più lungo della gamba».
«Si è lasciato trasportare dall’entusiasmo. Come quella volta che si è preso una sbandata per la cavallerizza e le ha comprato un intero allevamento di cavalli».
«Dio, mi ero completamente dimenticato della cavallerizza!».
«Solo che questa volta non è una sbandata, eh, capo?».
Forse è colpa dello scotch (è davvero forte!), ma mi prendo la libertà di dargli di gomito e ammiccare. Lui la prende bene, infatti sorride.
«No». Fa per portare di nuovo il bicchiere alla bocca, ma si blocca a metà del movimento. Si volta verso di me. «Però anche se non è una sbandata e Pepper non è una cavallerizza... e per fortuna, i cavalli puzzano! Insomma... non c’è nessuna fretta, giusto? Per l’anello, intendo».
«Certo, capo». Bevo l’ultimo sorso e mi tiro in piedi. Do un buffetto alla tasca dove ho riposto il gioiello. «Tanto questo non va proprio da nessuna parte».

E quindi... questa è di quella volta dell’anello.
Che magari la gente ci rimane anche male, perché chissà cosa si aspetta quando mi chiede di raccontare un “fatto bizzarro” sul mio capo e allora mi tocca pure spiegarla. Il fatto è che se lavori per un uomo che è in grado di assemblare un’armatura super futuristica nell’intervallo di tempo che solitamente una persona comune impiega per prendere l’ammazzacaffè, capite bene che le cose bizzarre, le vere cose bizzarre, quelle che davvero ti lasciano di stucco, non sono gli alieni che piovono dal cielo o le divinità che volano grazie a un martello, sono gli eventi normali (che poi... siamo sempre lì, “normali” è una parola grossa. Meno strambi del solito, ecco), perché non te li aspetteresti mai. Ad esempio, da uno come il signor Stark, che cambiava donna come cambia calzini al mattino, non mi sarei mai aspettato che prendesse in considerazione l’idea del matrimonio dopo appena due settimane di relazione. Ha perfino comprato un anello, non si scherza! Okay, cinque secondi dopo gli è venuto un mezzo attacco di panico, ma è il pensiero che conta. Capite perché la considero la storia più stramba del mio repertorio? Pepper è fantastica, lo sappiamo tutti, ma stiamo parlando del Signor Stark. Non mi sarei aspettato che si sposasse, punto.
Invece eccomi qua. Dieci anni dopo. A tastarmi le tasche del completo in cerca del famigerato anello. Francamente non so chi sia più strambo tra noi due, se il capo che si fida di me a tal punto da sapere che dopo dieci anni ho ancora l’anello in tasca oppure io che dopo dieci anni l’anello in tasca ce l’ho per davvero. Poco importa. Tra non molto, in diretta nazionale (o forse addirittura in mondo visione, conoscendo la sua megalomania), il Signor Stark chiederà a Pepper di sposarlo. E lei, razza di svitata, gli dirà di sì. Da non credere, no?
Assurdo, me l’ha fatta un’altra volta.







_____________________







Nick sul forum e su EFP: vannagio
Numero di parole: 3037 (titolo e citazione compresi)
Missing moment:
Nella scena pepperony di “Spider-man: Homecoming”, Tony Stark chiede a Happy se ha con sé l’anello di fidanzamento e Happy risponde “Se ho l’anello? Lo porto sempre con me. Dal duemila e otto”. Ecco, con questa storia ho provato a immaginare come l’anello sia finito nella tasca di Happy.
Nota autore:
Questa oneshot partecipa al contest Il pezzo che manca [Missing Moment Contest] – II Edizione, indetto da AleDic sul forum di EFP, il quale chiedeva di scrivere una fanfiction su un avvenimento che sappiamo essersi svolto per davvero nella storia ma che non ci è stato mostrato.
Partecipa anche al "Gioco di Pasqua 2018", indetto dal gruppo Facebook “Il Giardino di EFP”. Il prompt da sviluppare era “A decide di fare un piccolo regalo a B, ma C si mette in mezzo.” (Sì, per Tony Stark un anello di fidanzamento è un piccolo regalo dal punto di vista economico XD).
Cosa c’è di peggio di una coppia che va in pausa di riflessione offscreen? Una coppia che fa pace offscreen, ovvio! Va be’, almeno sono tornati insieme. Consoliamoci così.
La prima volta che ho visto la scena pepperony di “Spider-man: Homecoming” ci sono rimasta di sasso. “Tony Stark ha comprato l’anello nel duemila e otto? Ma se non stavano ancora nemmeno insieme, nel duemila e otto!”. Poi però ho fatto qualche ricerca sulla linea temporale del MCU e mi sono ricordata che i fatti di Iron Man 2 si svolgono sei mesi dopo quelli di Iron Man 1 (viene specificato nel film), quindi entrambi i film sono ambientati nello stesso anno (ossia il duemila e otto, anno di uscita di Iron Man 1). È plausibilissimo che Tony abbia comprato l’anello dopo aver sconfitto Vanko. Del resto Tony non è nuovo a gesti impulsivi, no? Ogni riferimento a conigli di peluche giganti o sfide lanciate a pericolosi terroristi è puramente casuale...
La Karen di cui parla Happy nel corso della storia è un mio OC. Veniva citata in un’altra oneshot che ho scritto dal punto di vista di Happy, Miss Pepper Potts, ed era la sua ragazza di allora.
Ringrazio Dragana per il betaggio al volo. Sei insostituibile!
Spero che questa piccola scemenza vi sia piaciuta.
A presto!
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Iron Man / Vai alla pagina dell'autore: vannagio