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Autore: Ladyhawke83    07/04/2018    5 recensioni
Essere padre per Callisto era un concetto totalmente nuovo e inaspettato, che faticava ancora a crederci.
Lo stregone rammentava perfettamente cosa avesse provato quel giorno, quando il mago lo chiamò, e senza dirgli una parola, lo condusse sul veliero semi-distrutto ed incagliato nella sabbia, al cospetto di Isabeau e della piccola mezzelfa appena nata.
Appena Callisto aveva incontrato gli occhi di lei, aveva compreso.
Nessuno dei quattro presenti, oltre alla neonata, si aspettava che il padre fosse proprio l’elfo dai capelli bianco-celesti e dall’indole scapestrata.
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Genere: Fantasy, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The magician's promise'
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Arcobaleno nel deserto
 

Essere padre per Callisto era un concetto totalmente nuovo e inaspettato, che faticava ancora a crederci.

Lo stregone rammentava perfettamente cosa avesse provato quel giorno, quando il mago lo chiamò, e senza dirgli una parola, lo condusse sul veliero semi-distrutto ed incagliato nella sabbia, al cospetto di Isabeau e della piccola mezzelfa appena nata.

Appena Callisto aveva incontrato gli occhi di lei, aveva compreso.

Nessuno dei quattro presenti, oltre alla neonata, si aspettava che il padre fosse proprio l’elfo dai capelli bianco-celesti e dall’indole scapestrata.

Non lo immaginava il mago Simenon Vargas, che fino a qualche istante prima, era ancora convinto di essere il legittimo padre della creatura, e non se lo aspettava nemmeno la druida Isabeau. 

La donna, provata dalla fatica del parto, guardava con occhi imploranti e dispiaciuti, il mezzelfo dai lunghi capelli corvini, come a chiedergli il perdono per aver reso quel suo scellerato tradimento così evidente ed umiliante, per entrambi.

Lui se ne era semplicemente andato, allontanandosi a passo svelti, nella sabbia del deserto, incurante della voce di lei che lo chiamava, lo scongiurava di perdonarla.

Vargas non poteva farlo, aveva il cuore a pezzi, a stento riusciva a trattenere la propria rabbia e le lacrime di delusione. Aveva deciso di andarsene prima di dire, o fare qualcosa di cui poi si sarebbe sicuramente pentito.

Lei aveva scelto lo zotico dalle orecchie a punta? Meglio così, si disse. Avrebbe pensato poi a guarire da quell’ennesima ferita sul cuore.

 

“E cosa tu saresti mia figlia?” Disse lo stregone, una volta che rimase solo con la neonata e Isabeau.

“Non mi somigli molto però…” continuò Callisto, tra il confuso e l’esausto.

“Come no? Guarda, ha i tuoi stessi occhi, il colore dei capelli e la piccola voglia dietro l’orecchio è la copia esatta, solo un po' più sbiadita di quella che hai tu vicino al sopracciglio…” Lo rimbeccò lei, punto per punto.

“Con lui come farai?” Chiese l’elfo, ignorando le ultime parole della giovane, troppo preso a fissare nella mente il respiro profondo del sonno della piccola, adagiata fra le sue braccia, immense, al confronto di quello scricciolo tutta occhi e rughine.

“Con Vargas intendi? Non c'è molto che io possa fare, non lo biasimo se non vorrà vedermi mai più”. Ammise lei, abbassando lo sguardo sulle proprie mani.

“Gli ho fatto credere che fosse lui il padre, e per tutto questo tempo l’ho creduto anche io... E invece…” Ad Isabeau mancarono le parole.

“Ma come è potuto accadere?” Chiese Callisto frastornato, anche se felice.

“Non come scheggia, ma quando…” suggerì la druida al compagno.

“Rammenti quel pomeriggio, fuori dalle mura del Castello? Quando mi hai inseguito tra gli uliveti, e poi è scoppiato quel temporale…” Gli rammentò lei, con gli occhi persi nel ricordo.

“… e ci siamo rifugiati in quella casupola, eravamo fradici e…” Lo stregone si interruppe, mentre la luce della verità di quell’attimo, lo colpì in pieno viso come fosse uno schiaffo.

“Ma… io ero convinto tu fossi già incinta del mezzorevchie. Dopo, ehm…il fattaccio ad Ascalon”. Disse lui imbarazzato.

“Si anche io lo pensavo, anche se non volevo che questa bambina fosse figlia di una violenza.” Isabeau faticò non poco a dir quelle parole, troppo vivo, e devastante in lei, era ancora il ricordo dello stupro, e delle parole di Vargas che si abbattevano taglienti come lame su di lei, mentre il mago, la prendeva con la forza, in quel vicolo.

“Ho sbagliato. Mi sono lasciata andare tra le tue braccia, in preda alla disperazione ed alla vergogna.” La voce della druida tremava leggermente.

“Ho fatto l’amore con te, senza curarmi dei tuoi sentimenti… io volevo solo sentirmi di nuovo amata, pulita…” concluse a fatica lei, senza riuscire a guardarlo negli occhi, aveva il timore di vederci riflessa solo l’indignazione, al posto della comprensione.

“Lo so, tesoro. L’ho sempre saputo. Tu mi vuoi accanto, ma abbastanza da smettere di desiderare lui, tu lo ami ancora” Callisto la sorprese sfiorandole una guancia, e le sue parole ebbero su di lei l’effetto di un sigillo che si infrange. Isabeau iniziò a piangere lentamente, per poi singhiozzare sempre più rumorosamente.

“Non fare così, va tutto bene. Ora siamo una famiglia e, anche se non sono come mi volevi tu, io per te, per voi, ci sarò sempre”. Disse lo stregone, asciugando le lacrime di Isabeau con il dorso della mano libera.

“Grazie…” disse solo lei, incapace di formulare una risposta più adeguata a quella dichiarazione.

La neonata in quel momento aprì i suoi bellissimi occhi verde azzurri e fissò suo padre. Per un brevissimo istante sembrò sorridergli facendo una strana smorfietta con la bocca, poi il viso si contrasse diventando paonazzo e uno strillo piuttosto acuto fece fischiare le orecchie sensibili dello stregone.

“Prendila. Prendila tu, per l’amor del cielo…” Disse Callisto, in evidente stato di panico, passando la abambina urlante nelle braccia della madre che sorrideva.

“Ha solo fame, non è vero amore?” Disse lei con voce dolce alla piccina, mentre con un gesto istintivo la attaccava al seno.

“Scusa, per me è la prima volta…” Ammise Callisto un po' a disagio.

“Anche per me lo è. Anche se ho già avuto un figlio, non vuol dire che io sappia tutto di neonati. Ogni bambino è un mondo a sé, ma tranquillo, sarai un ottimo papà per lei”. 

Le parole di Isabeau ebbero l’effetto di un tranquillante su Callisto, che sospirò e rilassò finalmente le spalle contratte.

“Come la chiameremo?” Chiese lui, ad un tratto, sottovoce.

“Airis” disse d’impulso la druida, senza neanche pensarci su.

Lo stregone la guardò aggrottando le sopracciglia un po' perplesso.

“Come l’Arcobaleno che ha seguito la tempesta quel pomeriggio che ci siamo amati… ti piace? “. Chiese lei al compagno.

“È perfetto, tesoro. Ha un suono così musicale e ed etereo…” L’elfo si alzò dal pavimento per sgranchirsi le gambe, facendo attenzione a non far troppo rumore su quelle assai di legno logoro, che componevano ciò che restava del ponte della nave.

“Benvenuta tra noi, Airis S. Logan. Che la benedizione degli illustri draghi scenda su di te e ti accompagni per tutto il cammino”. Disse con tono solenne Callisto, e con un lieve gesto delle dita, inviò la benedizione da sé alla bambina, che aveva ereditato lo stesso suo sangue della stirpe draconica.

Isabeau sorrise, con gli occhi ancora gonfi e arrossato dal pianto, e bacio la piccola Airis sulla fronte, mentre ne ascoltava il respiro leggero e rilassato.

“Una druida mezzelfa con sangue di drago nelle vene, che gran bel miscuglio abbiamo dato alla luce!” Disse infine la donna rivolta all’elfo che stava lì accanto a lei.

“Le persone migliori non sono quasi mai le più semplici…” Ammise Callisto e, chinandosi su Isabeau, la baciò con indicibile tenerezza, badando a non svegliare la piccola.

Intorno a loro spirava un vento caldo e afoso, mentre il sole volgeva al tramonto, dipingendo le dune di sabbia del deserto di Ardivestra di una sfumatura rossa molto particolare, quasi come se anche quella natura così ostile stesse dando, a suo modo, il benvenuto a quella nuova vita appena sbocciata, in attesa solo di essere vissuta.

   
 
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