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Autore: NightWatcher96    08/04/2018    5 recensioni
-Cos'è una sfida questa?!- borbottò.
-No. E' solo un test, oltre che una disintossicazione. Da quanto ho capito, quattro pizze conducono a una dipendenza elevata da carboidrati complessi. Sei fortunato a non essere grasso; almeno con il tuo metabolismo e la tua naturale predisposizione al ninjutsu compensano questo tuo brutto vizio- spiegò Donnie, con una mano sul fianco.
-E scommetto che non riuscirai a resistere un solo giorno!- sghignazzò Raphael.
-Scommettiamo?- riprese acido Mikey.
-Perderai, fratellino- aggiunse anche Leo, divertito.
-Beh, grazie della considerazione, Leo!- sbuffò il minore, scuotendo il capo. -Io dico che sarò in grado di resistere per cinque settimane senza pizza o carboingrati!-.
-Si dice carboidrati- evidenziò Donnie, stoico.
-Quello che ho detto! E vedremo chi riderà per ultimo!-.
Genere: Angst, Fluff, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giorno 30
 
Michelangelo non era riuscito a chiudere occhio. Per tutta la notte era stato scosso da una voglia incredibile di dolci e soprattutto pizza che difficilmente era riuscito a sopprimere, neanche bevendo acqua. Neppure addentando una mela.
Si chiese che ore fossero e soprattutto perché si sentiva così apatico.
-A chi può importare di me- mormorò, gettando le coperte di lato.
Gettò un'occhiata stanca verso la sveglia che non aveva suonato come al solito e l'afferrò; probabilmente, a furia di sbatterla per zittirla l'aveva rotta. Improvvisamente un bussare insistente lo fece sobbalzare.
-Ehi, lumaca! A mangiare!- chiamò Raphael, trotterellando per il piano inferiore.
Preso da un istinto di rabbia, scagliò la sua sveglia nel muro e subito dopo l'impatto si strofinò le mani sul volto, alzandosi.
Ondeggiò pericolosamente, cadendo nuovamente a peso morto sul materasso tiepido.
-Che diavolo...?!- bofonchiò, riprovandoci una seconda volta.
Era così stanco che a malapena sarebbe riuscito a camminare. Dette la colpa all'insonnia che lo seguiva da giorni ormai e si trascinò pesantemente in bagno.
Fu l'ultimo a raggiungere la cucina, come si aspettava.
Salutò tutti e svogliatamente si sedette al suo posto, con un'espressione stanca, apatica e annoiata. La sua famiglia si mise a fissarlo con preoccupazione.
-Che c'è?- disse con malumore, squadrandoli e mentre lo faceva le sopracciglia si alzavano e abbassavano ritmicamente.
-Non hai una bella cera- disse semplicemente Donnie.
-In che senso?-.
-Sembri più scontroso del solito- ammise anche Leonardo, prendendo un biscotto dal vassoio al centro della tavola.
-Non sono scontroso. Non mi piacciono i vostri occhi puntati su di me!- inveì Mikey, sbuffando animatamente.
Donnie e Leo si scambiarono uno sguardo d'intesa ma non dissero nulla.
-Come no. Non vedi che scatti per ogni piccola cosa? Anche su un complimento! E a proposito, cerca di non abituarti a farti chiamare per la colazione- riprese Raph, con un ghigno.
Leonardo lo fulminò con gli occhi: ora che Mikey era così suscettibile, un niente lo avrebbe mandato in bestia. E infatti, l'arancione sbatté violentemente il cucchiaio sul tavolo, trascinando rumorosamente all'indietro la sedia per lasciare la cucina e raggiungere il dojo.
-Bravo- si complimentò acidamente Donatello, passandosi una mano sul viso.
-Che c'è? Non è forse la verità?-.
-Sì, ma devi capire che questa è una cosa seria. A quando pare la totale eliminazione dei carboidrati stanno giocando a gatto e topo con il suo umore. E non va bene- spiegò ancora il genio. -In più non ha neanche toccato cibo-.
Raphael abbassò semplicemente lo sguardo ma sospirando preferì raggiungere il suo fratellino. Lo trovò con le braccia avvolte intorno alla sua pancia e un'espressione dolorante.
-Mikey!- chiamò impaurito.
-Crampi...- gemette, alzando poi una mano. -Vedrai che andranno via. Mi capitano spesso e non è un grosso problema...-.
-E perché non ce ne hai parlato?- rimproverò il focoso, cercando di accompagnarlo verso il divano.
-Perché? Secondo te io sono importante? Valgo in questa squadra? Ammettetelo! E' da quando ho scoperto di diventare una belva che mi trattate come un vostro pari! In realtà cercate di tenermi a bada come una bestia!- sputò Mikey, schiaffeggiandogli la mano.
-Che cosa...?- espiro incredulo il focoso. -Ma di che cosa stai parlando?-.
-Sono un peso per tutto quanti! Sono indisciplinato, stupido, il cervello di gallina, il moscio! Nessuno mi ascolta! Nessuno si cura delle mie idee e se ho da dire qualcosa mi ignorate completamente!- gridò, con la vista annebbiata di lacrime. -Perfino nel maestro Splinter, a volte, vedo una profonda delusione verso di me! Nessuno mi ama, non c'è posto in questa famiglia per me! Pensi che sia facile vedere Leonardo essere impeccabile ogni volta, facendomi rimpiangere di essere un ninja stesso? O te avere una forza capace di sconfiggere intere orde di bot da solo? O Donnie a salvarci vita e gusci ogni singolo giorno? E io invece? Io che cosa sono...?-.
Il focoso rimase talmente sconvolto che non riuscì a spiccicare una sola parola: al contrario, Michelangelo lo fissò con occhi grondanti di lacrime e scuotendo il capo corse dritto in camera sua, sbattendo la porta. Saltò sul letto, solo per affondare la testa nella ciambella fatta con le braccia e portando le ginocchia al petto si abbandonò al pianto.
-Mi dispiace...- mormorò fra un singhiozzo e l'altro.
Se per lui quella di pochi istanti era parsa una scenata insensata per Raphael allora il tempo si era congelato. Michelangelo non si era mai comportato in un modo tanto sconvolgente, così estraneo.
-Raph-.
Il focoso si limitò a girare semplicemente il capo verso il resto della sua famiglia che, intanto, si era fatta strada fino al dojo. Avevano sentito ogni singola cosa. Eccome se lo avevano fatto.
-Non è colpa tua- rincuorò Donnie, poggiandogli una mano sulla spalla.
-Lo so ma è solo che...- pronunciò l'altro, sospirando pesantemente. -Mikey ha detto ciò che ha sempre pensato tutto questo e fa male. Molto male-.
Il maestro Splinter mosse le orecchie, mentre si lisciava il ciuffetto con dubbio. Effettivamente quello di Michelangelo era stato uno sfogo molto duro.
-Raph, Mikey deve smetterla con questa sfida. Ci ha dimostrati che ha saputo mantenere fede alla sua parola!- espresse Leo, quasi implorando.
Il focoso lo fissò per poi scuotere la testa: -Come faremo a fargli cambiare idea? Mikey è più cocciuto di noi tutti messi insieme! Se ha deciso che proseguirà la dieta per un'altra settimana, allora stai pur certo che lo farà!-.
-Potremmo ugualmente provare a parlargli e fargli capire quanto gli vogliamo bene- propose Donnie. -Sapete, ho fatto delle ricerche e le diete senza carboidrati non sono affatto una cosa buona. Mikey ha adottato inconsapevolmente la dieta Dukan, una che va di moda nel mondo degli umani ma se protratta per troppo tempo ha effetti devastanti. I carboidrati sono il carburante del cervello e sicuramente quello sfogo è dettato da un abbassamento ingente di un ormone importante chiamato serotonina che si occupa di regolare in primis il senso di felicità, ma anche di digestione, della memoria e molto altro-.
-Aspetta un secondo!- stoppò incredulo Raphael. -Prima, Mikey era dolorante! Aveva detto di avere crampi in direzione della pancia. Può essere da questo?-.
-Costipazione- evidenziò Donnie, annuendo. -Sì e con tutta probabilità, Mikey ha problemi ad evacuare, nonostante tutte le fibre che assume. Anche questo ha a che fare con la serotonina, credimi-.
Raphael annuì...
 
Giorno 38
 
Mikey si era scontrato più e più volte con i suoi fratelli sia durante i pasti sia nelle ore dedicate alla pratica. I motivi erano stati futili a volte, altri legati alla sua determinazione di portare a termine la sua sfida. Splinter pure aveva cercato di parlargli ma il suo figlio bambino era esploso in crisi di rabbia e pianto che lui stesso non era riuscito a gestire.
"Sono uno stupido..." pensò, stanco di rimuginare su ciò che aveva animato gli scorsi giorni.
Era intento ad annotare tutto nel suo diario segreto ma a differenza delle altre volte ci stava impiegando più tempo a scrivere perché non riusciva a ricordare alcune parole e nemmeno a costruire frasi logiche.
Pochi minuti prima si era dilettato a disegnare ma ciò che la sua mente aveva partorito gli aveva fatto accapponare la pelle. Su fogli bianchi erano nati mostri immaginare intorno a un auto-ritratto. O lui stesso chiuso in gabbia, o di profilo con numerose parole scritte in diverse grandezze come "stupido" e finivano a "farla finita".
Quando si era accorto di aver scritto un sinonimo di suicidio era rimasto fermo e poi aveva annuito. Che senso aveva vivere in un mondo ingrato? E lottare nemici quando gli umani erano così diffidenti? E che ruolo aveva nella sua famiglia?
-Non riesco a disegnare... nemmeno a scrivere...- sbuffò, incurvandosi oltre la spalliera della sua sedia da ufficio rossa. -Perché è difficile concentrarsi? Mi dimentico perfino le cose più semplici!-.
Come un déjà-vu, quel movimento improvviso del suo corpo in un gesto di esasperazione gli causò un dolore vivido al basso addome. Mikey si avvolse subito le braccia intorno, nella speranza di allontanare i crampi e i bruciori. Erano quasi quattro giorni che non era riuscito a evacuare come sempre aveva fatto.
Perfino la sua fame era calata esponenzialmente.
Mikey, stanco com'era, decise di abbandonare la sua stanza e di dirigersi verso il salotto, per distrarsi almeno un po'.
Fece per prendere posto sul divano quando notò Raphael avvicinarsi con un asciugamano sul collo e un'espressione che chiedeva un po' di compagnia. Mikey abbassò lo sguardo e si spostò di lato sul vecchio sofà, dando speranze nel focoso di avere un dialogo.
-Congratulazioni- disse, subito dopo aver preso posto.
Mikey lo guardò stupito e Raph annuì timidamente.
-Ho mantenuto fede alla mia parola, no?- sospirò Mikey, improvvisamente già stanco di quello che sicuramente suo fratello era in procinto di dire.
-Ascoltami... mi dispiace se ti abbiamo fatto pressione e che questa storia sia iniziata per causa mia. Ma davvero, Otouto... puoi anche smetterla questa dieta insensata perché tutti noi abbiamo notato i segni-.
-Segni? Che segni?- gemette infastidito l'altro, alzando gli occhi al soffitto.
-Te li devo elencare, eh? Ok. Sei inappetente, sei dimagrito fin troppo tanto che ora sei sottopeso, sei lunatico! Non vai in bagno, sei stanco per tutto il tempo e ti dimentichi le cose- concluse Raphael. -Ecco. Adesso sai i segni-.
-Mi mancano solo due giorni e ho finito. Perché fermarsi adesso?-.
Una vena di rabbia comparve sulla tempia di Raphael: si alzò in piedi e afferrò saldamente le spalle del fratellino, notando le occhiaie scure sotto gli occhi e l'aspetto malaticcio. Aveva appena scoperto che soffriva anche d’insonnia adesso.
-Sei stato fedele! Ha dimostrato che quando ti metti in testa una cosa la porti a termine ma adesso falla finita che sei ridicolo!- tuonò.
Mikey spalancò gli occhi in pura rabbia e lo spintonò malamente: Raphael barcollò indietro di qualche passo ma urtando il portariviste fra il sofà e la tv si ritrovò col guscio in terra.
-Vuoi la guerra, allora? Ti servono le maniere forti per capire, va bene!- ruggì, saltandogli addosso con uno sprint violento.
Mikey si tolse all'ultimo istante, con una rapida inclinazione del corpo verso destra e fece la cavallina con un solo braccio sul bordo del sofà, correndo verso il dojo.
Raphael gli fu al capezzale in un batter di ciglia: sollevò le braccia come guardia ma anziché i pugni aperti, le mani erano aperte e ricurvo leggermente in avanti cominciò a marciare lentamente in modo circolare, facendo serpeggiare i suoi piedi prima uno e poi l'altro.
La tartaruga con la maschera arancione lo imitava.
-Basta con questa sfida!- gridò improvvisamente il rosso, con un gancio destro.
Michelangelo lo schivò con una rapida inclinazione del viso verso sinistra e bloccò subito con entrambe le mani l'avambraccio, facendosi passare il fratello sul guscio e sbatterlo sul pavimento duramente.
Non calcolò la sforbiciata rasoterra che Raph gli servì nonostante fosse in terra: Mikey cadde duramente al suolo e si ritrovò il muscoloso corpo fraterno a bloccargli polsi e caviglie.
-Mikey, non voglio farti del male ma tu mi stai praticamente convincendo- disse Raph, a poca distanza dal suo viso.
-Non capisci che è una sfida per me? E' importante che la completi o mi sentirò ancora una volta un fallito!-.
Un lampo di stupore accese gli occhi smeraldo del focoso ma quest'ultimo non mollò.
-La tua salute è a duro rischio!-.
-Non m'importa! Io sto bene!-.
-Non essere idiota, Michelangelo!-.
-Perché ti interessa così tanto di me? Eh?! Sentiamo!-.
Raph scosse il capo ed esplose di rabbia, serrandogli la bocca con una mano: -Perché ti voglio e ti vogliamo tutti bene! Mikey, questo non sei tu! Sei ansioso e depresso perché la mancanza di carboi-.
Si interruppe quando notò lo sguardo di Michelangelo cambiare: le vivide iridi si restrinsero in due puntini azzurri e la sua bocca si chiuse. Raph non ebbe in tempo di reagire, allora e il minore rotolò violentemente su un fianco, facendolo cadere e mollare così la presa.
-Mikey!- esclamò il focoso ma in risposta ricevette solo un calcio nello stomaco.
L'Otouto si rimise in piedi, a pugni stretti e senza dire una singola parola gli saltò alla gola. Quella morsa d'acciaio causò un brivido in Raph: l'ossigeno lentamente scomparve dai suoi polmoni e un bisogno ingente di respirare gli fece muovere il corpo, nella speranza di liberarsi.
Il potenziale di Mikey era davvero un demone!
-Fermo!-.
Il rosso schiuse un occhio, senza smettere di stringere l'esile polso di Mikey per farsi lasciare il collo che rischiava di incrinarsi pericolosamente e ringraziò mentalmente qualunque Antenato fosse stato lì in suo aiuto. Leo, che aveva parlato, puntò una katana verso l'Otouto dandogli uno sguardo inferocito.
Donnie brandiva il Bo e Splinter stringeva il suo fido bastone smeraldino con cautela.
-Lascialo andare, fratello!- ordinò Leonardo, con un cenno del capo verso Raph.
Mikey spalancò improvvisamente gli occhi non certo per combattere il mostro dentro di sé bensì per raccogliere abbastanza forza per scagliare pesantemente il povero Raphael verso i due Aniki.
Mentre il corpo del rosso si schiantava contro Don e Leo che gli avevano fatto in qualche modo da scudo, Splinter usò quell'attimo per intervenire: saltò energicamente fino a portarsi alle spalle di Michelangelo e a premere due dita esattamente sulla noce del collo.
L'arancione sollevò lo sguardo verso il soffitto e spalancò la bocca: lentamente, il suo corpo si afflosciò, le spalle rigide si ammorbidirono e i suoi occhi tornarono normali. Con estrema fatica, guardò Splinter alle sue spalle e sorrise dolcemente, prima che il suo mondo diventasse oscuro...
 
Raphael sedeva nel laboratorio di Donatello con le mani incrociate davanti alle labbra e i gomiti sulle cosce. Il suo era uno sguardo assorto, estraneo alla realtà e puntato distrattamente su un corpo che riposava su un lettino, con una coperta gialla addosso, flebo pendenti da un braccio e la pelle pallida, più lattea che verde.
Era seduto lì da un tempo indefinito, ormai.
Una tazza di latte bollente gli comparve davanti: Raph sbatté un paio di volte le palpebre per allontanare il suo stato confusionale e accettò con un lieve cenno del capo.
-Come sta?- mormorò April.
-Non lo so più nemmeno io- sospirò pesantemente il focoso. -E so che è tutta colpa mia. L'ho spinto troppo oltre. Non riesco a togliermi dalla mente le sue parole di odio verso di noi e come mi ha quasi ucciso nel dojo-.
April non rispose né si mosse quando l'altro si alzò in piedi, per sgranchirsi.
-Che volesse solo vendicarsi?-.
-No. Mikey non ne sarebbe mai capace- negò April, appoggiandogli la testa su una spalla muscolosa. -Questo lo so per certo-.
-E allora? Perché...?- continuò Raph, con voce soffocata.
-Sai, il cervello è un organo complesso e affascinante ed è qualcosa che noi non comprenderemo mai a fondo. Mikey ha tenuto per anni quelle emozioni, patendo all'ombra di tutti e giorno dopo giorno ha perso la forza per dimostrarsi forte e felice per tutti- spiegò piano April, prendendo una mano fredda del suo migliore amico.
Anche questo. La mancanza di carboidrati lo aveva portato ad avere problemi di temperatura corporea.
-Novità?-.
I due si voltarono verso la porta dove Casey era seguito dal resto della cricca poi negarono sconfitti.
-Sono cinque giorni che dorme. Posso azzardare che era sonno arretrato- profferì piano Donnie, controllando il piccolo Mikey immobile.
-Abbiamo sbagliato con lui...- espirò d'un tratto Leonardo, di guscio, a braccia conserte.
Gli altri lo fissarono incuriositi, anche se una piccola parte remota del loro cuore conosceva il significato delle sue parole, quasi sussurrate.
-Quando ha gridato tutto quel dolore era solo ciò che pensava. Mai abbiamo trattato Michelangelo come un nostro pari; anzi, forse potrebbe lui stesso elencarci quante volte siamo stati rudi nei suoi confronti. E' vero, è fastidioso a volte e tutti quanti vorremmo che prestasse attenzione in quello che fa e che seguisse meglio gli ordini ma dopotutto, abbiamo dimenticato una cosa fondamentale- disse Leo, voltando leggermente il capo, di quel tanto da lasciar trasparire un sorriso sincero. -E' solo un bambino. Mikey è sempre stato così. Quando c'è un problema lo risolve a modo suo, che siano scherzi, abbracci o cose apparentemente senza senso-.
Donnie guardò Raph e di nuovo Mikey, ancora profondamente addormentato. -Hai ragione, Leo. Forse tutti noi lo abbiamo dimenticato-.
-Possiamo rimediare. Dopotutto, questa sfida ci ha portato a comprendere il vero io del nostro fratellino e come crescere insieme a lui- completò Leo, poggiando una mano su ciascun guscio dei suoi fratelli.
-E non dimenticate che anche noi faremo la nostra parte, se necessario- ricordò dolcemente April, con un occhiolino e l'esile indice puntato verso il soffitto.
-Rossa ha ragione. Mikey è sempre il nostro fratellino, giusto?- sghignazzò anche Casey.
Splinter annuì soddisfatto: quella che gli si ergeva dinanzi era una splendida famiglia...
 
Tutto il dolore del mondo invase bruscamente il suo povero e stanco corpo.
Suoni ignorati per chissà quanto tempo cominciarono a diventare più nitidi.
Blob informi e colorati a chiazze si delinearono lentamente, attraverso una sfocatura bordata ancora di nero.
Non ricordava molto. Era così confuso che quasi non sapeva chi fosse.
Il suo corpo era pesante, dolorante e non aveva nemmeno la forza per spostare un solo dito.
-Shhh. Va tutto bene- sentì sussurrare su di lui.
La figura deforme aveva una maschera viola intorno alla testa e occhi lucidi di uno strano color bordeaux tanto familiare. Era chino su di lui e tratteneva a fatica le lacrime.
Perché piangeva?
-Ce l'hai fatta, campione- continuò.
Michelangelo Hamato ispirò una profonda boccata d'aria e rimase con le palpebre chinate verso il basso per qualche minuto per poi riaprirle e abituarle a quello che gli sembrò essere il laboratorio. Era a casa, allora.
-Non parlare. Sarai molto assetato. Ti prendo un bicchiere d'acqua, va bene?-.
Mikey seguì Donnie che si spostava dal suo letto a una scrivania per afferrare una piccola bottiglia d'acqua naturale. Tornò al suo capezzale, gli sollevò delicatamente la testa nella piegatura del suo braccio, permettendogli così di dissetarsi.
La tartaruga allettata si rese conto solo allora di quanto effettivamente assetato fosse.
-Come ti senti?- chiese Donnie.
L'arancione chinò lo sguardo, pensandoci su ma poi aprì leggermente la bocca per parlare, sperando che avesse voce per farlo: -U... uno schifo...-.
Donnie rilasciò uno sbuffo di risata sollevata mentre lo abbracciava dolcemente e lo rimetteva coricato. Gli fece una carezza amorevole sulla guancia, poi andò a chiamare gli altri che velocissimi allietarono il laboratorio.
Non appena Mikey vide Raphael la sua vista si annebbiò di lacrime e si morse le labbra, cercando di frenarsi in qualche modo. Sia il genio sia il leader posero le loro mani sulle spalle del focoso che addolcito gli si fece avanti.
-Mikey?- chiamò dolcemente.
-M... mi dis... dispiace... p... per tutto...- singhiozzò l'altro, negando.
Raphael gli alzò delicatamente il mento, sedendosi al suo fianco: -Per cosa ti dispiace? Non c'è proprio nulla di cui tu ti debba scusare-.
-Io ti ho quasi ucciso perché tu... voi tutti... volevate salvarmi ma sono stato meschino...- continuò Mikey, rifiutandosi di guardarlo. -Come puoi essere così gentile con me?-.
-Perché ti vogliamo bene, Otouto- rispose Raph, con un sorriso gentile.
Mikey spalancò gli occhi arrossati e di nuovo pianse. A questo punto, il focoso, facendo segno anche agli altri, lo abbracciò dolcemente e non lo lasciò andare gli permise di sfogarsi.
-Ehi, vuoi sapere la novità? Ha resistito per ben sei settimane senza carboidrati! Ci hai praticamente stracciato!- ridacchiò Raphael dopo un lungo silenzio.
-Davvero?-.
-Sì- confermò anche Donnie, asciugandosi qualche lacrime. -Un record!-.
-Sei un campione, Otouto! Uno nato!- si aggregò anche Leonardo.
-Bambino mio, ci hai dimostrato che hai una grande determinazione e una volontà d'acciaio che solo pochi hanno realmente. Sono orgoglioso di te, esattamente come il giorno in cui tu e i tuoi fratelli siete entrati nella mia vita- espresse teneramente anche Splinter.
Il cuore di Mikey traboccò di gioia... dopo tanto tempo era davvero felice e quell'ansia terrificante che lo aveva divorato era stata soppressa.
-Beh, che ne dite di festeggiare allora?- esclamò Raphael, muovendo le sopracciglia.
-Cosa?- chiese Mikey, curioso.
-Non lo so... forse il tuo compleanno?-.
Mikey, ancora una volta, spalancò gli occhi, incredulo. Si era ironicamente svegliato in tempo per il suo compleanno e con tutta la sua famiglia intorno. Era talmente felice che si sentiva sollevato. Senza quasi accorgersene le sue palpebre calarono verso il basso e mentre ascoltava i suoi fratelli si riaddormentò pacificamente.
-Mikey?!- esclamò preoccupato Raphael.
Donnie scosse docilmente il capo: -E' solo stanco. Lasciamolo riposare-.
-Che ne dite di addobbare la tana per il nostro festeggiato come si deve?-...
 
Un profumino invitante lo destò come un incanto dal mondo dei suoi sogni.
Un brusio si fece strada nelle sue orecchie.
Mikey, per la seconda volta, si risvegliò con un senso di confusione. Si guardò intorno, nonostante il buio ed intuì che era ancora nel laboratorio. La stanza aveva alcune luminescenze bluastre di apparecchiature in funzione, odorava di medicinali e dei ronzii facevano da sottofondo.
Spostò lo sguardo verso la porta, dove una luce dorata filtrava. Sentì delle risate giocose e la voce dei suoi fratelli.
-Si divertono- mormorò a voce bassissima.
Poi ricordò. Era il suo compleanno! Mikey spalancò gli occhi e gettò di lato le due coperte, palpandosi le braccia alla ricerca di fili o flebo; non voleva far scattare l'allarme del monitor cardiaco se ne avesse avuto uno e spezzare l'armonia nel soggiorno.
Non aveva più nulla. Sospirò felicemente e cercò di mettersi in piedi.
Un senso di nausea gli fece rivoltare lo stomaco e per un attimo il suo cuore sfondò la gabbia toracica, battendo con violenza inaudita. Le guance di Mikey s'infiammarono probabilmente per un picco di alta pressione ma questo non bastò a fermarlo.
-Bene. Posso farcela- si disse, prendendo un profondo respiro.
Non appena mosse un piede in avanti, crollò dolorosamente in terra, colto da un sordo dolore in tutto il corpo. Non poteva neanche camminare!
Improvvisamente la luce lo colpì negli occhi e una serie di piedi gli furono accanto.
-Mikey! Stai bene? Ti sei fatto male?- sentì chiedersi con apprensione.
-S... sì. Ma non riesco a camminare...- borbottò, mentre Leo che l'aveva facilmente raccolto in stile sposa lo metteva sul lettino.
-Questo perché sei stato anche troppo tempo senza carboidrati. La buona notizia è che li reintegriamo da oggi a piccole dosi- spiegò Donnie, prendendogli prima le mani. -Mikey, non sai quanto mi dispiace. Avrei dovuto studiare attentamente i rischi di una dieta del genere ma non l'ho fatto e ti ho portato in questa situazione. Ma ti prometto che tornerai in sesto! E riacquisterai il peso perduto-.
Mikey si osservò: effettivamente era fin troppo magro.
-Quanto peso?- chiese.
-Quaranta- fu la risposta apprensiva di Donnie.
-Quanto me- espirò incredula April.
Mikey scosse giocosamente il capo e lo abbracciò dolcemente: Donnie si tese come una corda di violino ma poi si sciolse e ricambiò, mentre alcune lacrime colavano sulle sue guance.
-Non è colpa tua. No di certo. Donnie, grazie di tutto- gli sussurrò.
Prima ancora che potesse cadere un imbarazzante sorriso, Casey intervenne con aria giocosa: -Ehi, abbiamo una festa di la e un festeggiato anche!-.
-Giusto, giusto!- ridacchiò April. -Ragazzi, che ne dite? Regaliamo al nostro Mikey un compleanno memorabile?-.
Mikey scese di nuovo sui suoi piedi ma questa volta Leo e Raph erano ai suoi lati, con un braccio ciascuno agganciato sulla sua piccola vita, pronti per offrirgli un supporto.
 
Era così difficile camminare.
Mikey quasi dovette trascinarsi i piedi sul pavimento perché non aveva forza per muovere addirittura le sue gambe. D'altro canto, Leo e Raph non batterono ciglio e non osarono staccarsi fino a quando non lo misero seduto davanti a una bella torta con panna e fragole. Era bianca e rossa, decorata e sopra spiccava un simpatico "Buon Compleanno, Mikey" in caratteri giapponesi di caramello.
Il salotto era stato ben addobbato: palloncini colorati, stelle filanti, luci a intermittenza erano sparsi sapientemente. Due tavoli coperti da tovaglie candide facevano capolino; sul primo c'erano pizze, patatine e tanti altri dolci carboidrati. Sull'altro, la torta, le bevande e la tenera Ice Cream Kitty che faceva le fusa al suo adorato padroncino.
-Grazie...- sussurrò con un fil di voce.
Spensero le luci del salotto, facendo delle candeline l'unica fonte di luce. In coro, cominciarono a cantare la melodia tipica dei compleanni e terminarono con un applauso vigoroso. Mikey sorrise radiosamente ma quando era in procinto di spegnere le quindici candeline si bloccò e nascose il viso dietro le mani, scoppiando a piangere.
Raph alzò una mano per evitare commenti.
-Come ho potuto dire quelle cose? Non ero in me...! Non volevo...! Non volevo davvero! Raph, Donnie, Leo... maestro Splinter io non vi odio, io vi amo tutti! April, Casey, Ice Cream Kitty... voi siete i miei migliori amici! E non vi merito!- esclamò.
Il maestro Splinter gli fu alle spalle e in un rapido gesto lo prese in braccio come fosse stato un bambino piccolo. Lo dondolò leggermente mentre April e Casey guardavano commossi, ricordando la loro infanzia felice con un padre e una madre.
-Va tutto bene, mio piccolo Michelangelo- sussurrò.
-Questa dieta mi ha distrutto- gemette l'arancione, qualche istante dopo.
-No, fratellino. Ricominceremo e starai presto bene- corresse dolcemente Donnie.
-Perché noi siamo una famiglia- aggiunse Leonardo, avvicinandosi.
-E ti vogliamo bene- sorrise anche Leo.
Lo abbracciarono teneramente e finalmente Mikey spense le candeline, nella gioia più grande. Sarebbe stato un po' lungo il suo recupero ma in fondo che aveva da temere? La sua famiglia lo amava davvero e su questo non aveva dubbi.
-Ecco qui! La prima fetta va sempre al festeggiato!- esclamò Donatello, spingendogli sotto al naso una piccola parte di torta. -Un pezzetto alla volta, ricordalo-.
Tremante, prese le bacchette, come da tradizione nella sua famiglia e portò un piccolo boccone oltre le labbra. Masticò a lungo prima di deglutire, assaporare e leccarsi le labbra.
Era così estraneo quel cibo, ma lo ricordava. Ne prese un secondo, mentre cresceva un doloroso crampo allo stomaco.
Fu costretto a fermarsi al terzo, completamente addolorato.
-Piano, Mikey. Bevi un po' d'acqua- fece Leo, spingendogli sotto al naso il bicchiere limpido.
-Buona. Grazie... grazie mille... è davvero il miglior compleanno di sempre!- sorrise il minore.
Aspettarono che prendesse un quarto boccone. Un quinto.
Michelangelo Hamato poteva farcela.
-Raph, potresti portarmi in camera mia, per favore?- chiese improvvisamente Mikey.
Il focoso, il cui piatto era già vuoto, annuì e gli si avvicinò. Pensò che farlo zoppicare per tutte le scale, per giunta in salita non sarebbe stata una buona idea, allora lo prese tra le braccia forti e insieme lasciarono la festa.
Fu Mikey ad accendere la luce, una volta nella sua stanza. Indicò a suo fratello la scrivania dove c'era una cartellina arancione con una serie di disegni e annuendo soddisfatto tornarono nuovamente in salotto.
Nessuno osò fiatare quando il giovane ninja mostrò i disegni che la sua mente aveva creato durante la sua dieta.
Erano spaventosi. Gabbie, esseri oscuri, occhi scarlatti, parole che richiamavano autolesionismo, suicidio e depressione, kunai con sangue rappreso.
-Mikey...- espirò April, mentre lo guardava sconvolta.
-Distruggeteli- ammise, stringendosi le braccia.
Fu Leo a dare un cenno con il capo e mentre il suono degli strappi riverberava tutt'intorno, Mikey sorrideva sinceramente, credendo fermamente che sarebbe guarito.
Sì, altroché se ce l'avrebbe fatta. Era un ninja di un quartetto fortissimo dove il male mai avrebbe trionfato.
-Hai espresso un desiderio?- chiese Casey curioso.
Mikey annuì con vigore. Certo che lo aveva fatto.
-Voglio una cura- ammise semplicemente.
-Beh, l'avrai. Con riposo e- fece Donnie ma fu interrotto.
-No- sorrise Mikey, chiudendo e riaprendo gli occhi limpidi.
-Saremo noi tutti la tua cura, Mikey. Stanne certo. Il tuo desiderio si sta già avverando- rivelò Leonardo, con un'espressione bruciante di determinazione.
Lo abbracciarono ancora una volta. Quelle settimane avevano allontanato il piccolo sole dall'intera famiglia e tutto aveva assunto una sfumatura cruda e bluastra di una vita senza affetto. Era solo stata un'illusione, almeno.
Mikey inspirò a piene narici il profumo di quella stanza e sollevò gli occhi al soffitto. Qualunque cosa sarebbe accaduta nel loro futuro di una cosa era certo... lui sarebbe stato sempre Mikey, il mangia-pizze e avrebbe tenuto insieme sempre la sua famiglia.
Perché era amato e amava a sua volta.
Perché essere ninja era la sua vita.
Perché era una tartaruga ninja.
Perché era Hamato Michelangelo, fiera tartaruga ninja di quindici anni.
 
The End



Angolo dell'Autrice

Che soddisfazione completare una storia! Ok, questa era una one-shot lunghissima che ho tagliato ma era da un'eternità che non mi cingevo a iniziare e soprattutto terminare una storia. Comunque, anche per esperienza personale, se mai vi venisse l'idea di mettervi a dieta, mi raccomando, non tagliate completamente i carboidrati. Tutto quello che ho fatto sperimentare a Mikey è reale, anzi è una testimonianza di una donna italiana che ha provato la Dukan Diet per 5 mesi e si è rovinata permanentemente la salute. Quindi, i carboidrati saranno anche malefici ma se con moderazione anche il gelato può starci!
Un grazie a chi mi segue, legge, nuovi scrittori e passanti!
Alla prossima!
  
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