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Autore: DanieldervUniverse    08/04/2018    2 recensioni
Pochi sono gli uomini o le donne che non credono alle coincidenze. Batman è tra questi, e se a Gotham un gruppo di criminali Newyorkesi deruba il museo, e la moglie di un altro noto miliardario è coinvolta, probabilmente bisognerà arrivare a New York per risolvere il caso. E quando Xanatos riceve una visita da certi soggetti poco raccomandabili da Gotham... ci sarà sicuramente qualcosa su cui possono andare d'accordo.
Genere: Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Barbara Gordon, Bat Family, Batman, Damian Wayne
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota dell’Autore: Questa è una one-shot di anticipazione, cioè mostra solo un pezzo della storia interessata. Se volete che continui, recensite, favorite o seguite. O tutte e tre insieme. Alla prossima. Ciao.


L’allarme era stato spento con il giusto anticipo, e le guardie erano state messe fuori combattimento e legate prima che potessero chiamare aiuto.
-I poliziotti di Gotham sono pappe molli- disse Lupo, rimirando a braccia incrociate la porta dello sgabuzzino dentro a cui li avevano rinchiusi.
-Forse pensano che il loro Batman possa fare tutto da solo- sogghigno Iena.
-Finitela di fare i buffoni- li interruppe Volpe, in ginocchio davanti alla cassaforte del cavou -Batman non è una leggenda, e potrebbe essere già qui. Tenete gli occhi aperti.
-E soprattutto le bocche chiuse- aggiunse Dingo, intento a forzare la suddetta cassaforte -Anche un sordo saprebbe dire dove siamo con questo baccano.
-Bah, pensa a fare il tuo lavoro. Batman è solo un uomo, non una leggenda e sicuramente non un gargoyle: non avremo problemi a sistemarlo- sbuffò con orgoglio Lupo, strofinando i possenti pugni l’uno contro l’altro.
-Ricordo che hai detto la stessa cosa anche quando ci siamo scontrati contro i gargoyle, e guarda come è finita- sbottò Sciacallo, con quel suo tono irritante.
-Non prendermi in giro-rispose l’altro, sollevando i pugni e avvicinandosi -Li avevamo quasi presi l’ultima volta, e se non fosse stato per…!
-Ragazzi- li interruppe di nuovo Volpe, posando un braccio sulla spalla di ognuno per evitare che i due uomini si saltassero alla gola in un momento così delicato -Stiamo lavorando assieme per un ultimo lavoro, un lavoro che frutterà un mucchio di soldi, dopodiché potrete prendere quanto vi spetta e rifugiarvi in qualsiasi angolo di mondo vi faccia comodo senza preoccuparvi di avere tutta la polizia degli Stati Uniti, o i gargoyle o Batman alle calcagna.
-Ci siamo- intervenne Dingo in quel momento -State indietro.
La banda indietreggiò prontamente, mentre la carica esplosiva faceva il suo lavoro, friggendo la serratura e aprendo la cassaforte del museo.
-Bene- ghignò Volpe, afferrando un piccolo sacco e avanzando per prima -Prendete quello che volete, ma non più di quanto potete trasportare. Dovremo andarcene in fretta.
-Contaci- le fece eco Dingo -Dopo un anno in clandestinità ho voglia di farmi una bella vacanza e darci un taglio con questa storia del Branco.
-Ah! È questa la gratitudine dopo tutto quello che abbiamo passato assieme?- lo rimbeccò Iena, ma Volpe non si curò ulteriormente dei loro bisticci. La donna si fece premura di ignorare tutti gli inestimabili originali delle opere esposte nel museo di Gotham per raggiungere un piccolo scrigno di ebano lucido, nascosto nel profondo del cavou. Studiò le venature dell’oggetto per un po’, cercando trappole o serratura nascoste, prima di avvicinare finalmente la mano e pronunciare la semplice parola d’ordine. Lo scrigno si aprì con un leggero scatto, e la donna poté sollevare con delicatezza il coperchio, scoprendo una piccola statua di giada che raffigurava una tigre ruggente. Volpe sorrise, prima di estrarre dal sacchetto che si era portata dietro un anello; si avvicinò con cautela alla statuina, cercando l’anfratto in cui infilare il gingillo. Una volta che l’ebbe trovato, s’affretto ad eseguire l'azione, e lo scatto secco la riempì di soddisfazione. Solo allora si azzardò a toccare direttamente l’effige, sollevandola in aria nella propria mano e rimirandola con occhi ammirati: era un’opera d’arte sopraffina, dettagliata e perfetta; era stata intagliata in modo che persino le venature del materiale sembravano seguire il disegno dell’artista. Volpe si perse nella contemplazione di tanta magnificenza finché non udì un improvviso grido di donna. Altre grida di spavento iniziarono a risuonare poco lontano, accompagnate da suoni di lotta. La donna fece scivolare la statua dentro il sacchetto e si tornò rapidamente indietro, accovacciandosi dietro ad uno scaffale per evitare di farsi notare mentre spiava la situazione: il Branco stava lottando furiosamente contro alcune forme sfuggenti, e sembravano essere nei guai.
“Maledizione” pensò tra sé e sé; approfittando della copertura di una bomba fumogena uscì dal cavou non vista e rintracciò rapidamente il bagno di servizio. Si catapultò all’interno, facendo scattare la serratura della porta dietro di sé. Quindi si diresse verso la piccola finestra dall’altra parte del corridoio e ruppe il vetro con un calcio ben assestato, senza subire ferite per via degli spessi stivali. Dopo pochi attimi si stava arrampicando verso il tetto con il suo rampino, sicura che gli altri avrebbero tenuto Batman occupato il tempo sufficiente perché lei potesse fuggire inosservata. Aveva preso quello per cui era venuta, il Branco le era servito come diversivo per coprire il vero furto: non era stata vista, e aveva sicuramente abbastanza tempo per tornare a New York e fugare tutti i sospetti da sé con l’aiuto di Xanatos. Raggiunto, il tetto, tirò fuori il suo trasmettitore e premette il pulsante; in un attimo il segnale radio venne inviato, e dopo pochi secondi il rombo dell’elicottero si fece sentire, mentre il velivolo si avvicinava ubbidiente. Volpe fu sul punto di tirare un sospiro di sollievo quando una voce disse -Pensi di filartela?


A lui e Damian bastò un’occhiata per mettersi d’accordo e scivolare, in silenzio tra le ombre, fino ai bersagli. Lui aveva puntato la donna con i capelli castani a spazzola, e nel momento in cui era distratta a rovistare con i suoi rumorosi artigli di ferro l’afferrò per collo cercando di silenziarla all’istante, ma aveva sottovalutato l’agilità della criminale: quella riuscì a sgusciargli tra le dita dopo averlo colpito al braccio con le sue mani affilate e a lanciare un grido di allarme, prima che potesse abbatterla con un colpo alla nuca.
-È Batman!- esclamò un altro dei criminali, puntandogli contro un brillante fascio di luce. Rimase disorientato per qualche secondo, prima che con un sibilo uno dei boomerang di Damian disarmasse il ladro.
-Si è portato un amico!- esclamò un altro degli uomini, ma Batman sapeva di potersi fidare del suo Robin, e si concentrò sul primo uomo che si trovò davanti. Sembrava australiano, probabilmente di origini native; era corpulento, e aveva i cappelli ridotti ad una cresta lunga dalla fronte alla base del collo, che finiva con un codino. Gli fu addosso ancora prima che potesse finire di estrarre la pistola: l’afferrò per il polso e per il collo, sbattendolo contro uno degli scaffali; quindi, con una torsione della mano lo disarmo. A quel punto il criminale lo respinse con una spallata, e scaglio a terrà delle piccole sfere metalliche; Batman si coprì all’istante gli occhi il mantello, prevenendo il fumo che si sparse da quegli oggetti, e scagliò prontamente un batarang che centrò il criminale alla testa, prima che potesse scappargli. Per buona misura il vigilante lo ammanettò ad una sbarra di ferro, prima di tornare a volgersi verso il resto della lotta.
-Vieni qui uccellino!- gridò in quel momento il più grosso dei criminali, ergendosi in mezzo alla sala con Damian stretto nelle sue forti braccia -Nulla scappa alle fauci del Lupo!
-Mettilo giù e nessuno si farà male- disse con calma glaciale Batman, mentre di nascosto estraeva uno dei suoi bolas dalla cintura.
-Oh bene, l’uomo-pipistrello in persona- replicò il gradasso, scagliando da parte il ragazzo -Quando avrò finito con te dovrai cambiarti nome!
Il criminale balzò in avanti, ma lui fu più veloce, come sempre, e si spostò lateralmente per evitare la carica, per poi scagliare il bolas contro le caviglie dell’avversario, facendolo stramazzare a terra.
-Maledetto!- esclamò quello, liberandosi con qualche difficoltà -Non fare giochetti con me!
Attaccò con un sinistro, ma il supereroe era ben addestrato e il colpo gli scivolò al fianco senza raggiungerlo; a quel punto Batman poté afferrare l’uomo per il bavero della ridicola maglia da scena e sollevarlo rapidamente sopra la spalla, sbattendolo a terra con forza. Il criminale rimase disorientato per qualche attimo, il che permise a Damian di abbattendolo con un calcio al volto.
-Robin!- esclamò il Cavaliere Oscuro, per nulla soddisfatto della ferocia espressa negli atteggiamenti del ragazzo.
-Mi stavo solo assicurando che non si alzasse di nuovo in piedi- spiegò il giovane, impassibile, anche di fronte alle critiche del genitore.
-Batman, qui Batgirl, abbiamo un problem -zckah!
-Batgirl ripeti- disse Robin, ma Batman non esitò a lanciarsi verso il tetto con uno dei suoi rampini.
-Robin! Sul tetto!- esclamò, anche se sapeva che non ce n’era bisogno. Scorse immediatamente un elicottero poco lontano dalla finestra da cui era appena uscito; scagliò un batarang in direzione dell’elica, ma non sortì alcun effetto.
-Batman lascia perdere!- lo richiamò Damian -Sta prendendo quota…!
Ma il vigilante lo ignorò, riconoscendo due forme indistinte intente a scontrarsi sui portelli; d’improvviso una delle due venne spinta indietro, e precipitò giù dal velivolo. Il Cavaliere Oscuro la prese al volo in una manciata di secondi, e con l’aiuto di Robin riuscì a issarsi con essa nuovamente al sicuro.
-Grazie- mormorò Batgirl.
Batman replicò con un cenno del capo, per poi rivolgersi a suo figlio -Tutto bene?
-Si, sono a posto- rispose Robin -Ho subito di peggio.
-Fatti visitare da Alfred una volta che torniamo alla caverna- gli disse comunque, con un tono che non ammetteva repliche.
-Andiamo, non sarà peggio di Bane- replicò il giovane, ma il padre gli diede le spalle, chiudendo la questione.
-Ci è sfuggita una delle criminali- intervenne Barbara, indicando le luci dell’elicottero che si allontanava -Ho cercato di fermarla ma l’elicottero è arrivato prima di me.
-Saresti in grado di ricostruire un’identikit?- chiese Batman, sollevando un binocolo per scorgere qualche dettaglio sulla fiancata.
-Ovviamente- replicò lei. Dopotutto era la figlia del commissario di polizia.
-Abbiamo preso i suoi complici. Con il computer dovremmo trovare facilmente la connessione- intervenne Robin. In pochi attimi i tre sparirono nella notte.


-Il Branco- disse ad alta voce, leggendo lo schermo del computer.
-Nome appropriato, signore- aggiunse Alfred, intento a visitare un reclutante Damian -Mi sorprende quanto che questi individui non siano capitati a Gotham prima. Sembrano quasi di casa.
-Non credo che mio padre sarebbe contento di avere anche i supercriminali di New York in giro per la sua città- replicò Barbara, sorseggiando una tisana calda che il maggiordomo le aveva subito offerto appena era arrivata.
-Erano un gruppo di star della TV, uno show di arti marziali e azione- continuò Bruce, scorrendo il file sui criminali -Ma a seguito di uno strano incidente in cui sono state coinvolte delle modelle si sono dati al crimine. Tutti tranne una- disse infine, facendo apparire sollo schermo il volto di una donna dai lunghi e folti capelli rossi, con una strana stella verde-azzurra sull’occhio sinistro.
-È lei- confermò Barbara -Volpe.
-Figlia di ricchi imprenditori, il padre è proprietario della Cyberbiotic- continuò a leggere lui -E correntemente fidanzata con… David Xanatos.
-Arrestato per ricettazione, ma per il resto è pulito- constatò Damian.
-L’elicottero non aveva segni riconoscimento- rifletté Bruce, restando in silenzio a contemplare il simbolo della compagnia di Xanatos sullo schermo.
-C’è la possibilità che sia coinvolto- osservò il giovane.
-Ma il furto è stato sventato, forse ci riproverà- intervenne Alfred -Intanto, signor Damian, la pregherei di non compiere altre azioni avventate.
-Dobbiamo chiedere al commissario Gordon di darci l’elenco dei beni trafugati dal museo: non sono sicuro che sia andata così- osservò invece Bruce, girandosi verso gli altri.
-E poi?- domandò Barbara, prendendo un altro sorso.
-Poi… andremo a New York per farla finita.


-Signore, posso affermare che il vostro arrivo sia stato… imprevisto- osservò Xanatos, osservando il gruppo di supercriminali che si era introdotto nel suo grattacielo e l’aveva sorpreso nel suo ufficio, all’ultimo piano, e legato alla sedia senza il minimo sforzo.
-Mi dispiace signore. Sembra che abbiano un lasciapassare valido per i sistemi di sicurezza- disse Owen, il suo segretario, seduto nell’angolo opposto della stanza e immobilizzato da dei viticci spuntati da una apparentemente innocua pianta da vaso. Aveva avuto la sfortuna di entrare proprio quando le tre donne guardavano nella sua direzione.
-Oh sì! Ahahahahah, basta un colpetto e boom!- esclamò una delle ladre, vestita in rosso e nero con dei pantaloni di pelle e una giacca da motociclista sopra una semplice maglietta con su scritto “Harley Queen”, mentre tirava una solida martellata al suo schermo personale.
-Harley per favore- intervenne un’altra del trio, probabilmente la più impressionante, una donna dalla pelle tendente al verde e con dei fluenti capelli rossi; vestiva con uno strano abito di foglie, somigliando ad una dea della natura uscita da un quadro del periodo barocco.
-Non preoccuparti Owen- replicò il miliardario, spostando lo sguardo sulle tre donne -Sono sicuro che possiamo aiutarci a vicenda senza contrasti.
-Mi piace il modo con cui parli, tesoro- intervenne la terza figura femminile, la più enigmatica dato che vestiva da capo a piedi da una strana tuta nera, fatto salvo per il volto su cui spiccavano dei grandi occhiali scuri e delle labbra coperte da un rossetto nero. Era quella che lo teneva legato alla sedia usando la sua lunga frusta, un’arma rimarchevole e senza dubbio inusuale per una cittadina di New York.
-Una cosa semplice: noi veniamo, tu ci dai quello che vogliamo, e poi ce ne andiamo senza vederci mai più- continuò lei, sedendosi sulla scrivania davanti a lui e completando la frase con quello che sembrava un miagolio. Solo allora Xanatos notò che aveva una paio di orecchie da gatto sopra al cappuccio.
-Catwoman presumo- disse, deducendo l’identità della ladra -E voi dovete essere Harley Queen e Poison Ivy.
-In mazze e pazze!- replicò Harley, andandosi a sedere affianco all’altra -Vuoi che ti stampi un autografo tesoro?
-Grazie ma non credo non sarebbe all’altezza della vostra magnificenza- replicò il miliardario, sorridendo suadente -Posso dire che questo incontro sia piuttosto illuminante.
-Che carino che sei. Sei ancora più sexy di Bruce Wayne, lo sai?- replicò Harley, scivolandogli in grembo e prendendogli la faccia tra le mani. Non era poi così male, nonostante tutto, ricevere simili attenzioni.
-Oh, l’ho sempre saputo di essere un bambino speciale- replicò lui, facendo un sorriso sensuale.
-Ma sentilo- disse a quel punto Poison Ivy, andandosi ad affiancare a Catwoman -Sembri molto a tuo agio in questa situazione.
-Diciamo che non è la prima volta che devo sfruttare il mio fascino per uscire da situazioni scomode- rispose lui, facendo l’occhiolino ad Harley, che replicò con un gesto analogo.
-Se il tuo fasciano significa che cortesemente accetterai di aiutarci…- continuò Ivy, sfilando la scarpa dal suo piede sinitro, per poi allungare la gamba verso il suo volto.
-Non c’è bisogno di essere così estremi- intervenne Volpe, facendo sobbalzare le tre e persino lui.
-Ciao tesoro. Ho preparato una sorpresa, ti piace?- la salutò lui, mentre la donna appariva dall’entrata segreta dell’ufficio, alla sua sinistra
-Certo. Anche io ne ho una- rispose lei, prendendo un sacchetto dalla cintura e svuotandone il contenuto nel palmo della mano sinistra, rivelando la statuina della tigre di giada. Xanatos sorrise trionfante e lei rispose a tono.
-Allora, signore- continuò Volpe -Vogliamo parlare di affari?

  
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