Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: congy    09/04/2018    3 recensioni
Cosa può succedere all'interno di una casa editrice quando l'uomo di cui ti sei invaghita ti soffia la promozione e il lavoro che hai sempre desiderato?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Buon pomeriggio!
Sette anni fa, per diversi motivi, non tutti positivi, abbandonai questa storia. Che era un piccolo svago, un diversivo dalla vita universitaria
Poi l'ho abbandonata perchè tante cose nella mia vita erano cambiate. 
Qualche settimana fa, mentre controllavo le vecchie cartelle, ho riletto questa storia. Ed era carina, piacevole, senza particolari pretese. E sono stata presa dalla foga della scrittura, come non mi succedeva da moltissimi anni.
E così, rieccomi qui, pronta a finire questa storia e a rivedere totalmente e a inserire nuovi capitoli nella ff "Ricominciare a vivere" che, più di questa, mi ha portato via tempo, dedizione e anche lacrime. 
Per cui, se dopo tanti anni, avete ancora il desiderio di seguirmi, bentornati. Se siete nuovi, benvenuti nella storia di Samanta e Daniele.

 

 

 

banner
 

Capitolo 6
Il caffè è la panacea di tutti i mali


“Non che mi dispiaccia quello che sto vedendo, ma, esattamente, cosa stai facendo?” Daniele entra di soppiatto nell’ufficio mentre, da sola, passo un salviettina umidificata su collo e braccia. Fortuna che non è entrato prima o avrebbe visto quella stessa salviettina sulle tette.
“Primo: fa un caldo bestiale, siamo a settembre, ma sembra ferragosto e tu sei così delicato da non voler accendere il condizionatore. Secondo: mi stai dando da revisionare solo romanzi erotici. Hai idea di quello che possono provocare?” esclamo buttando la salvietta nel cestino. Sul serio, da quando sono tornata a lavorare dopo la mia reazione allergica allo stress e le ferie, Daniele sembra intenzionato a mettere a repentaglio il mio autocontrollo. Leggo e correggo romanzi erotici che al confronto le “Cinquanta sfumature” della zia James sembrano essere stati scritti da suorine di clausura.
“Vorrei vederlo, più che altro” sogghigna soddisfatto con una punta di malizia. Da quel giorno, tre settimane fa, non mi ha più toccato, non mi ha più baciato. È quello che gli ho chiesto? Assolutamente sì. È quello che volevo? Beh, qui la questione si complica ulteriormente. Perché più lo guardo, più sono attratta da lui, più so che non posso averlo. Più so che mi sta tentando: mi sento tanto l’Orso Yoghi che non può prendere il miele che gli viene sbattuto in faccia. E Daniele adesso mi sembra molto, ma molto più attraente di un miele millefiori, quel miele che metto sempre nel tè o nel latte come dolcificante. Ogni giorno mi porta un piccolo pensiero che mi fa trovare sulla scrivania – arriva sempre prima di me, dannato perfezionista del cavolo -: una caramella, un cioccolatino, una poesia. Oggi il caffè, ma non un caffè qualsiasi: un espressino freddo con tanta schiuma e tanto cacao amaro in superficie. Stavo per prostrarmi ai suoi piedi e chiedergli di diventare la sua schiava sessuale. Ma poi mi sono ricordata un fatto importante: io non sono fatta per essere una schiava sessuale, anche se mi sottometterei volentieri su quella scrivania. Dannati ormoni.
“Sogna, più che altro! - ribatto con fermezza – sul serio, Daniele, un altro romanzo di questo tipo e mi butto dal balcone! Comprendo che ci possa essere una qualche gratificazione, non lo nego, ma un thriller? Un noir? Un romanzo psicologico in cui il protagonista si faccia le seghe solo mentalmente? Dammi qualcosa di questo genere, ti prego!” mi avvicino al tavolo dove si è appena seduto e mi sporgo verso di lui, mettendo in mostra le mie gemelle cresciutelle. Serviranno pur a qualcosa, oltre che ad essere tenute a bada da scomodissimi reggiseni. Hai le armi, Samanta? Usale tutte.
E lui sembra colpito e affondato. “Stai cercando di corrompermi? Ci stai quasi riuscendo”
“E cosa dovrei fare per ottenere il mio obiettivo?” Dio, Sam, contieniti. Ti stai servendo su un piatto d’argento. Sembri uno di quei maialini arrosto con i bocca una mela. Solo che io voglio altro in bocca. Contegno, contegno.
“Sebbene l’idea di ridurti in mio potere mi alletti alquanto, non ci posso fare niente. Dobbiamo rispondere alle richieste di mercato e il mercato dice che il romanzo rosa, soprattutto quello di impostazione erotica, copre oltre il quindici percento del fatturato annuo nazionale. Inoltre, ho bisogno che ci lavori perché, e mi costa dirlo, sei la migliore qua dentro. Sei l’unica che riesca a trasformare un’accozzaglia infinita di orgasmi in qualcosa che sia piacevole per gli occhi, oltre che per la vagina. Per cui, mettiti al lavoro.”
“Sul serio sono la migliore?” l’ego di Samanta sta per uscire fuori da questa stanza e invadere tutto il piano.
“Mi costa ammetterlo, ma sì. Ami il tuo lavoro, si vede. Ti applichi, sfidi i tuoi limiti e cerchi di superarli. E poi, non pensare di essere da sola in questa lotta impari contro il sesso dilagante. Questi romanzi li sto leggendo anche io. Potremmo fare qualcosa di più divertente, però…” e si allunga anche lui sulla scrivania facendo avvicinare il suo viso al mio. E io annego in quel mare verde che sono i suoi occhi. E sbavo. Quasi metaforicamente.
“E sarebbe?” dico a mezza voce.
“Potremmo leggerli ad alta voce insieme. Sarebbe un’alternativa gradevole…se così vogliamo definirla.” Samanta, non osare visualizzare la scena: tu accanto a lui, lui arrapato, tu di più, tu che ti metti sulle sue gambe e…Basta!
“Tutto vorrei fare meno che finire come Paolo e Francesca. Sono giovane e ho una vita davanti.”
“E chi vorrebbe ucciderti? Hai un marito nascosto nell’armadio di cui non sono a conoscenza?”
“No, ma se entrasse De Santis non ne sarebbe contento, né apprezzerebbe il contesto. A parte una sola volta nella mia vita, ho sempre pensato che fosse asessuato.” E, mentre mi allontano, vengo travolta da una piccola furia rossa che si blocca immediatamente davanti a me con gli occhi sgranati e le guance stile Heidi.
“Ciao Dan. Vatussa, per che ora pensi di finire di lavorare?” la mia nanetta del cuore non perde tempo in chiacchiere. Deve essere successo qualcosa.
“Perché? Devo finire di leggere almeno due capitoli altri. Sta’ robaccia va in stampa tra tre settimane e devo ancora mandarla ai grafici perché sistemino l’impaginazione.”
“Dan, Samanta può avere due ore di permesso? È una questione di vita o di morte.”
“Lu, a meno che non ci sia Sam Heughan nel mio letto, non me ne vado prima. Sul serio, ho un sacco di lavoro da finire e non vedo l’ora di togliermelo di dosso. O mi dici che sta succedendo oppure puoi andare via da sola.” E come gli infanti che appena vedono l’oggetto del loro desiderio cominciano a saltellare e a muoversi convulsamente, così Luciana comincia a agitarsi febbrilmente per poi prorompere in un urlo: “Luca mi ha chiesto di uscire!” Oh, finalmente! Sono due anni che tutti noi sappiamo che hanno una cotta reciproca, ma forse per timidezza, forse un po’ per orgoglio, hanno sempre evitato di fare il primo passo.
“Evvai! Come te lo ha chiesto?”
“Te lo spiegherò dopo. Adesso mi devi accompagnare a fare shopping. Devo comprare un vestito super sexy per stasera. Uno che gli faccia dimenticare come si chiama e sul perché non mi ha ancora sposata.” Ecco, la nana è così. Apparenza da donna senza scrupoli e un cuore immenso che sogna di riempire con l’amore di un uomo e di figli.
“Ma stasera non c’è l’assemblea nazionale di AITI? Quella riunione per traduttori e interpreti?” Oddio, se Luca, che è un traduttore inglese-italiano, l’ha invitata lì come primo appuntamento, direi che quanto a originalità sta messo maluccio. Speriamo che abbia altre doti.
“Sì, infatti. È lì che mi ha invitata ad andare. Allora mi accompagni?” Lu mi prende la mano e se la posa sul cuore. Potrei mai dire di no ad una richiesta di questa portata? Ma prima che io possa rispondere, qualcuno mi anticipa: “Luciana, andate pure. E giacchè fai comprare qualcosa di speciale a Samanta che la settimana prossima mi deve accompagnare a Londra per lavoro.”
“Come, scusa? Io non ne so niente e comunque non vengo da nessuna parte con te.” Luciana mi lancia occhiate di fuoco, ma che ci posso fare? In viaggio con lui, ventiquattro ore su ventiquattro a contatto e tanti cari saluti ad ogni mio tentativo di dimenticarmi di lui.
“Ma hai sentito cosa ti ho detto? È un viaggio di lavoro. Lavoro, Samanta, non una fuga romantica. Sono appena stato in riunione con gli azionisti e abbiamo appena deciso di chiedere alla Penguin di diventare i loro partner unici per la pubblicazione dei loro romanzi in Italia.”
“Cazzo!”
“Puoi dirlo forte. Abbiamo un’occasione straordinaria per far crescere l’Agape e non voglio in alcun modo perdere questa possibilità. Ne va del lavoro di tutti noi. Conosci l’inglese, vero? Devo portare con me gente che non mi faccia fare la figura dell’incompetente che si circonda di persone altrettanto incompetenti.” Perché deve avere sempre così dannatamente ragione. Nonostante la spocchia, lo sa fare il suo lavoro. E bene anche.
“Ho fatto un Erasmus a Cardiff durante l’università. Non sarò una madrelingua, ma qualcosa la conosco. Evita di farmi parlare troppo, nel caso.” E gli sorrido. Perché è impossibile essere arrabbiati con lui quando ti presenta così, con schiettezza e senza fronzoli, la realtà.
“Verrai sul serio? Non devo temere di non vederti in aeroporto? Posso prenotare?” sorride anche lui ora, mostrando una linea perfetta di denti candidi e delle piccole rughe che si accavallano placide intorno a quegli occhi così straordinari.
“No, verrò. Non sono mai stata a Londra e inoltre penso che sia davvero un’ottima opportunità.”
“Bene, quindi noi andiamo. Ciao Daniele, sei stato molto magnanimo a concedermi di portar via la mia Samanta.” E tirandomi per il braccio, Luciana mi porta via dall’Agape. Faccio giusto in tempo a fare un rapido cenno con la mano per salutare, mentre Daniele mi rivolge ancora quel suo strepitoso sorriso.
Appena uscite in strada, vengo condotta in macchina dal lato del passeggero e, senza neanche avere la possibilità di aprire lo sportello, vengo scaraventata all’interno, sbattendo col ginocchio sul cruscotto.
“Capisco l’entusiasmo, ma puoi avere un po’ di rispetto per le mie giunture?”
“Non posso: sono troppo elettrizzata!”
“Lo vedo. Allora, Luca come ha trovato finalmente il coraggio di invitarti?” domando mossa dalla curiosità.
“Beh, non mi ha invitata lui. Sono stata io a fare la prima mossa. Mi sono avvicinata alla macchinetta del caffè mentre lui stava sorseggiando il suo e, molto involontariamente, gliel’ho fatto versare addosso. Poi sai, una cosa tira l’altra, io sono entrata in bagno, gli ho fatto togliere la camicia con la scusa che avevo uno smacchiatore in borsa – Dio, che addominali- e mentre gliela pulivo ho fatto inavvertitamente cenno al fatto che sono appassionata di traduzioni. E il gioco è fatto”
“Chi è che si porta dietro uno smacchiatore nella borsa? E poi, davvero sei appassionata di traduzioni? E soprattutto, non eri tu la strenua sostenitrice del ‘io sono una principessa e tu uno stupido ranocchio e devi prostrarti a miei piedi’?” la osservo sconvolta.
“Questo motto è stato valido fino a tre settimane fa. Fino a quando cioè, dopo che il tuo ranocchio si è prostrato ai tuoi piedi e ti ha dato un bacio di quelli che avrebbero fatto diventare te la regina di Saba e non lui un principe, lo hai preso a pesci in faccia. E da quel momento ho capito che quel poco di intelligenza che ho, la devo sfruttare per ottenere quello che voglio. E io voglio Luca esattamente dal giorno in cui ho messo piede a lavoro.”
“Sono contenta che la mia vita ti dia tanti spunti di riflessione. Comunque, per essere precisi, sono stata io che ho baciato Daniele. E dopo averlo baciato l’ho rifiutato.” Sospiro frustrata. La verità è che ogni volta che ci penso, mi sembra di aver fatto una cavolata. Mi sono sempre vantata di essere in grado di non agire mai d’impulso, ma con lui ho fatto esattamente il contrario. Mi destabilizza, non fa mai niente di quello che mi aspetto. E, se in alcune persone questo provoca eccitazione per le costanti novità che un rapporto del genere può apportare, a me suscita il contrario. Ansia, paura, incapacità di gestire la situazione e, di conseguenza, fuga. Sono una correttrice di bozze, dopotutto. La mia vita è molto metodica e, soprattutto, non particolarmente a contatto con la gente.
“Peggio mi sento! Sul serio, Sam, devi darti una svegliata. Lui ti piace, tu piaci a lui. Perché devi sempre incasinare tutto? Comunque, basta parlare di te, ci sono anch’io al mio primo appuntamento dopo secoli. Devo lasciarlo di sasso.” e dopo averlo detto, comincia a ridere. Ma io la conosco troppo bene.
“Se con il termine ‘sasso’ intendevi qualcosa di ambiguo e a doppio senso, sappi che sei davvero pessima.” Nel frattempo, mentre sto ancora sorridendo, ricevo un messaggio. Di Daniele.
Volo prenotato per lunedì alle 10 e prenotato anche l’hotel. L’incontro con il dirigente della Penguin sarà lunedì sera, a cena. Non scherzavo, devi essere favolosa. Per gli altri. Io lo so quanto lo sei.
“Forza, che ti ha detto? Sei avvampata”
“Mi ha detto che partiamo lunedì. E che l’incontro sarà di sera. E che…”
“E che…? Sputa il rospo, non ti devo cavar di bocca le parole.” Mi incoraggia.
“Ha detto che devo essere favolosa. Per lui lo sono già.” E sospiro.
“E tu uno così l’hai lasciato andare?” mentre afferma questo, Luciana parcheggia in una traversa di corso Como. È la sua strada preferita dove fare shopping. L’accompagno raramente perché ci mette ore a decidere per un solo capo d’abbigliamento. Figuriamoci oggi che è una serata così importante. Io sono molto più rapida. Ma perché ho come l’impressione che mi tratterà come un manichino a cui far provare di tutto? Entriamo da ‘Elison’, la boutique preferita di Luciana. Ma non del mio portafoglio che diventerà inesorabilmente più leggero.
“Cara Luciana…” ci viene incontro Etta, la storica proprietaria; una donna di una dolcezza e di una pazienza infinita: forse è l’unica a non farsi venire una crisi di nervi nel sopportare Luciana in modalità fashion addicted.
“Ciao Etta. Come stai?” Luciana è una cliente affezionata. Da che io ricordi, è sempre venuta da ‘Elison’ per gli acquisti più impegnativi.
“Sai com’è, un po’ di stanchezza alla mia età si avverte, ma non mi posso in nessun modo lamentare. Allora, cosa ti porta qui?”
“Ci servono due vestiti, uno per me e uno per Samanta. Te la ricordi, vero?”
“Ma certo. Bentrovata Samanta. In cosa posso esserti utile?” mi stringe la mano con delicatezza, ma senza invadere il mio spazio. Se c’è una cosa che odio delle commesse è l’insistenza e l’interferenza che mi fanno sempre scappare a gambe levate da un negozio. Ma Etta è sempre stata un amore.
“Ho un incontro di lavoro a cena lunedì. È molto importante e vorrei fare un’ottima impressione. Tuttavia non ho un’idea precisa di cosa possa andare bene per un’occasione di questo tipo. Tu cosa mi consigli?”
“Un abito da cocktail, senza dubbio. Discreto, ma elegante e chic. Scuro possibilmente.” Interviene Luciana che, in fatto di moda, ne capisce molto più di me.
“Sì, credo anch’io. Andiamo sul nero?”
“Sì, per me va bene. Purchè non sia troppo scollato.” E ci dirigiamo nel reparto femminile. Dove divengo, a tutti gli effetti, una bambola nelle mani, non di una, ma di ben due bambine.
Questo è adorabile, ma troppo scollato, questo mi fa i fianconi, questo è troppo corto…sono al quinto vestito e non mi colpisce niente. Mi sento inadeguata a vestirmi così, tanto più che sono abituata ad indossare sempre pantaloni e maglie larghe che nascondono le mie forme non particolarmente in forma. Dopo essere ritornata nel mio peso ideale dopo la rottura con Davide, non sono mai stata più tonica.
“Luciana –dico mentre Etta va alla ricerca di altri vestiti - giuro che se mi fai indossare un altro abito attillato, prendo e me ne vado. Per favore, te ne prego, cerca qualcosa di un po’ più morbido. Mi sento un insaccato.” sto per mettermi a piangere. E lei se ne accorge.
“Sam, sei splendida. Dico sul serio. Sai che non sono una di quelle donne che fa i complimenti alle amiche e poi alle spalle le critica senza ritegno. Se ti devo dire che sei scema, te lo dico. Se ti devo dire che sei bella, lo dico ugualmente. E adesso sei incantevole. Ma se non ti senti a tuoi agio, possiamo cercare qualcos’altro, d’accordo?” annuisco con gli occhi lucidi. Quanto bene voglio alla mia nanetta!
Ed Etta, intuendo forse il significato delle mie occhiate sconsolate allo specchio, porta l’abito perfetto. Color prugna scuro, senza maniche, con una cinta di strass per esaltare la vita stretta e leggermente svasato. Lo indosso e capisco che è lui. Non può essere che lui. Mi sento a mio agio, mi sento femminile, mi sento sexy, mi sento bella. Sorrido soddisfatta mentre Luciana mi scatta a tradimento una foto: “È per gli annali! La mia bambina finalmente indossa un abito e non uno scafandro!”
Rido, mentre ritorno nel camerino, sollevata dall’idea che con questo vestito non sarò invisibile. E mentre faccio scendere lentamente il vestito lungo il mio corpo, ricevo un messaggio che mi fa scorrere un brivido di piacere lungo la schiena.
Sei bellissima. Questo vestito è fatto per te. E per i miei occhi.
Daniele. Ma come avrà fatto? Mi sta seguendo? No, impossibile, non è così stalker. E poi, riannodando tutti i fili, grido incazzata, ma anche tanto, tanto compiaciuta: “Luciana!”
E lei, infilando la testa nel camerino, con un sorriso a trentadue denti, esclama: “Vuoi un caffè? Me lo ha offerto Etta. Lo sai, è la panacea di tutti i mali!”

 
 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: congy