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Autore: the winter soldier    10/04/2018    0 recensioni
Secondo gli psicologi ogni essere umano reagisce in maniera diversa ad una tragedia. Per quanto si possano essere fattori in comune come il lutto o la rabbia alcune persone possono avere reazioni inaspettate e quasi assurde agli occhi degli altri.
Questa è stata sicuramente una reazione estremamente inaspettata, derivante da la più grande tragedia della storia moderna, che ha portato un normale ragazzo di Roma a trasformarsi in un demonio e custode della città eterna.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Il portone si chiude fragorosamente dietro di lui inquietandolo leggermente, l’atmosfera alquanto cupa non aiuta di certo. Sui muri sono appollaiati dei falchi in pietra, gli ricordano i gargoyle della cattedrale di Notredame. Continua a camminare per una ventina di metri fino a trovarsi di fronte ad una scalinata che porta verso il basso. Gli scalini sono bianchi, limpidi, marmo forse.
Scalino dopo scalino inizia a scendere. Dopo alcune decine di secondi vede della luce sul fondo della scalinata. Finalmente i suoi piedi toccano il fondo, da lì fa solo un paio di passi in più. Si trova in una grande sala circolare circondata da colonne. Il pavimento è di un legno splendidamente lavorato, probabilmente molto antico. La sala non ha un soffitto ma da bensì su di un piano ulteriore. Sente un leggero tonfo dietro di lui, si gira di scatto. Un uomo con un costume grigio scuro lo scruta. Porta una maschera anch’essa grigia con sopra fissata una grossa decorazione di metallo molto simile alla testa del falco pellegrino. L’uomo scruta Lorenzo attraverso della strane ed alquanto inquietanti lenti giallastre. Una katana sta fissata alla sua schiena. Sente un altro tonfo, poi un altro ed un altro ancora finchè non si ritrova completamente accerchiato, saranno una quindicina di individui più o meno.
Il cuore di Lorenzo batte all’impazzata e proprio quando inizia a formarsi nella sua mente il dubbio che non sia stata un buona idea andare lì degli individui emergono dall’oscurità del piano superiore, solo una ringhiera in pietra li divide dal piano sottostante. Si tratta di dodici persone, sei maschi e sei femmine, alcuni hanno tratti chiaramente di origine asiatica, gli altri decisamente di origine mediterranea. Hanno tutti approssimativamente più di ottanta anni. Analizzano Lorenzo, lo studiano. Lui prova a prendere parola
:”Sa… Salve…. Iii… io sono..”: non lo fanno finire, uno degli anziani prende parola
:”Sappiamo bene chi sei, ti abbiamo osservato per settimane, te e molti altri”: la sua voce e profonda ed intimidatoria malgrado l’età. Una signora tra i suoi compagni prende la parola
.”Sì, ma ci era stato riferito che avevi declinato la nostra offerta..”: Lorenzo non riesce a trattenere la vergogna ma riesce comunque a rispondere
:”Ho cambiato idea. Mi è stato detto che qui verrò allenato a combattere, a diventare migliore, per poter fare la mia parte, per trovare un mio posto nel mondo… per non avere più paura”: il cuore gli batte forte e sente i vestiti inzupparsi di sudore, non si è mai trovato a suo agio a parlare difronte agli sconosciuti, non che la situazione di per sé aiuti oltretutto. Gli anziani si limitano a guardare, in silenzio. Senza preavviso i “falchi” si scansano lasciando libere le scale, tranne uno che si stanzia al lato di queste. Gli anziani prendono di nuovo la parola
:”Seguilo, lui ti mostrerà il tuo alloggio”: Lorenzo obbedisce senza obbiettare o fare domande, meglio non accaparrarsi l’antipatia di quelli ha già capito essere i grandi capi.
Per il tragitto sulle scale il falco resta muto solo arrivati in prossimità di alcune altre scale sul piano superiore parla
:”Sapevo che alla fine avresti cambiato idea, ne ero quasi sicuro”: la voce e famigliare, non ci mette molto a riconoscerla
:”Francis?”:  lui lo guarda pur non potendo vedergli la faccia è sicuro che sotto quella maschera stia sorridendo compiaciuto
:”Il tuo allenamento inizierà nel pomeriggio, per ora resta nel tuo alloggio, verrò io a chiamarti quando sarà il momento:”
:”Ok…. Tra quanto arriviamo al mio alloggio dato che l’hai nominato”: Francis si ferma, Lorenzo fa ancora un paio di passi prima di accorgersene. La sua guida indica la porta a fianco, non si era reso minimamente conto di aver percorso così tanto. Francis apre la porta per permettergli di entrare. La stanza è alquanto spartana, un letto, un armadio e un comodino, il bagno è dietro ad una porta difronte alla porta della stanza
:”Ti è concesso mantenere i contatti di qualunque tipo con amici e parenti. Per ora ambientati pure”: Lorenzo si limita ad annuire. Francis chiude la porta.
Lorenzo inizia ad ambientarsi, non molto facile data la situazione. Si siede sul letto grigio, vi poggia sopra lo zaino rosso che si è portato. Da dentro tira fuori il suo nokia, dalla rubrica trova il numero di casa sua, ci vuole un po’ la sua mano trema troppo. Parte la chiamata, la madre risponde, la sua voce è ansiosa
:”LORENZO!!! TESORO COME STAI????”: Lorenzo deve allontanare per un attimo il telefono dall’orecchio per quanto è alto il tono
:”Sto…. Sto bene mamma”: fa fatica a parlare :”Avete letto….. il messaggio?”:
:”Certo che si ma…. Tesoro, ti preghiamo… ritorna a casa!”:
:”Io…. Non…. Non posso proprio ora”: subentra il padre
:”Perché? Ti tengono lì con la forza??”:
:”No ma… ma lo devo fare, e sento nel mio cuore, che sto facendo la cosa giusta”: i genitori restano in silenzio per qualche secondo poi la madre risponde
:”OKKKKkkk ma… promettici che ci chiamerai ogni giorno, promettilo!!”:
:”Ve lo giuro… Ve lo giuro su ciò che ho di più caro al mondo”:
:”Ok….. allora per ora è tutto immagino. Ti vogliamo bene…. ricordalo sempre”:
:”Buona fortuna”: aggiunge il padre. Lorenzo li saluta poi chiude la chiamata. Resta immobile e senza che se ne accorga passano un paio d’ore. Francis, stavolta senza costume, apre la porta della stanza e gli lancia dei panni piegati
:”Indossali, quando hai fatto scendi nella stanza da cui ti ho accompagnato”: Lorenzo annuisce. In un paio di minuti indossa l’uniforme che gli è stata data. E’ grigia scura molto aderente, cosa che fa risaltare il suo fisico quasi scheletrico. Indossa le calzature che gli sono state lanciate insieme ai panni, gialle molto scure senza lacci, in stoffa flessibile ma resistente.
Mentre scende il respiro si fa affannoso, sempre di più. Infine piedi posano di nuovo sul pavimento in legno della sala incontrata poche ore prima dentro ci saranno una ventina di giovani. Uno lo riconosce in fretta Alberto coi suoi capelli rossi, gli altri non gli dicono nulla, solo uno ragazzo forse di un paio di anni più grande e una bella ragazza dai capelli castani attirano la sua attenzione, per il resto nulla. Poi pero nota qualcuno che conosce molto bene, un ragazzo alto dai capelli castani
:”Francesco!!”: esclama felice Lorenzo. L’altro si gira, stranito sulle prime, ma quando vede Lorenzo diventa improvvisamente euforico
:”Oh cazzo ciao Lo’!”: i due si abbracciano
:”Che cazzo ci fai anche tu qui??”: chiede perplesso Lorenzo
:”Ah boh, si vede che le mie doti atletiche abbiano attirato l’attenzione di questi cari signori”: risponde con un certo sarcasmo :”Tu invece? Come mai ti hanno “preso”?”:
:”Sinceramente? Sto ancora cercando di capirlo”:
:”Che minchia significa?”:
:”Non so, sento di dovermi trovare qui…. Ma un’altra parte di me dice il contrario”:
:”A quale parte vuoi dare ascolto?”:
:”Mi trovo qui no?”: accenna ad un sorriso, l’amico gli mette una mano sulla spalla e sorride a sua volta.
Le mura perimetrali scendono nel pavimento rivelando una zona nascosta. Inizialmente gli spazi liberati sono completamente avvolti dall’ombra poi un dopo l’altro dei neon si accendono rivelando armi da taglio vere e in legno, manichini e qualunque cosa adatta all’addestramento di combattenti. In mezzo alle varie aree i “falchi” tra cui Francis accolgono le nuove leve. Dopo qualche minuto inizia ufficialmente l’allenamento.
Gli allievi sono in piedi in cerchio, al centro Francis ed un altro falco danno una dimostrazione di lotta. Sono veloci, quasi impossibile seguirne i movimenti, i pugni sono rapidi e di inaudita precisione, tutti provenienti dall’alto, come l’attacco in picchiata di un falco pellegrino, alcuni esemplari di questa specie osservano la scena dai loro nidi, disposti intorno all’area di allenamento.
Lo scontro pur essendo di dimostrazione è intenso, tutti restano a bocca aperta. Dopo solo alcuni minuti lo scontro di dimostrazione finisce, Francis e il suo avversario sono del tutto incolumi, tranne per un paio di ematomi e il filo di sangue che esce dal naso di entrambi, se lo tolgono col dorso della mano. Francis inizia a parlare
:”Nello scontro che avete appena visto vi abbiamo mostrato pressoché tutte le mosse offensive e difensive dello stile del falco, ora vogliamo che facciate lo stesso contro i manichini, so bene che ancora non conoscete le varie tecniche, quindi per ora limitatevi a seguire queste direttive: i colpi devono partire dall’alto, devono essere i più rapidi possibili, i più precisi possibili e soprattutto, se puntate sulla vostra collera… non fatelo”: tutti i neofiti restano interdetti. Fioccano i commenti, nessuno comprende l’ultima direttiva. Alberto prende parola
:”La collera non dovrebbe farci dare colpi più forti?”:
:”Classico errore da rissa di strada. Sì; è  vero… se la si incanala, la collera se deve essere usata deve potenziare i colpi che vengono inflitti non farli partire. La collera non deve mai prendere il controllo dello scontro o gli attacchi saranno casuali, più potenti ma facili da schivare e vi faranno sprecare energie preziose. Ci vogliono anni per riuscire ad incanalare la rabbia nello scontro nel modo giusto. Per il momento limitatevi a seguire le direttive che vi ho dato”:
Gli allievi eseguono.
Lorenzo inizialmente fatica anche solo a colpire i manichini, non si era mai interessato prima d'ora al combattimento, e si vede. Il polso è tenuto nel modo sbagliato e dopo pochi colpi inizia a far male. Anche le nocche dopo un po’ risentono degli impatti e si arrossano. Guardandosi intorno nota di non essere l’unico ad avere difficoltà, anche Alberto sta visibilmente avendo dei problemi con la postura delle mani.
:”Tieni le mani nella maniera sbagliata”: dice una voce femminile dietro di lui. Girandosi vede la ragazza che aveva notato appena arrivato. Arrossisce un istante per il commento
:”Mai stato molto atletico”: risponde mentre si passa la mano sulla nuca imbarazzato. Lei accenna un sorriso mentre si avvicina al manichino
:”Il polso deve essere più duro e soprattutto dritto, così”: un destro colpisce il manichino molto più forte di quanto Lorenzo non sia riuscito a fare. La ragazza lo invita a riprovarci seguendo l’esempio, il pugno colpisce il manichino con più forza ma il polso si piega di nuovo all’impatto non cambiando la sostanza più di tanto. Lei gli prende il braccio. Tiene il suo polso ben dritto con la sua mano poi tira un pugno insieme a lui. Il risultato è molto meglio
:”Vedi? Ora si ragiona. Per altro quasi mi dimenticavo, io sono Erica”:
:”Lo-Lorenzo, cioè, m-m-m-mi chiamo Lorenzo”: da lontano Francesco li vede e sorride. Il volto di Lorenzo diventa rosso porpora quando se ne accorge.
Nel pomeriggio inoltrato la progenie tiene delle lezioni, come a scuola, queste si concentrano soprattutto su anatomia, chimica e investigazione. Lorenzo impara sin da subito a distinguere i vari tipi di droghe e veleni, le zone del corpo da colpire per causare maggior dolore, utile in combattimento o per ottenere informazioni, impara anche a distingue i tipi di schizzi di sangue.
Durante la lezione tutti stanno ad ascoltare attenti uno più di tutti, Alberto, lui appare più concentrato di tutti, assimila ogni singolo dettaglio. Anche Lorenzo fa lo stesso, anche se le mani tramano leggermente mentre scrive a causa dei pugni dati tempo a dietro, le nocche sono ancora rosse e infiammate, ma quasi non le sente, inizia a sentirsi bene finalmente.
La sensazione continua per tutta la sera, anche per i giorni seguenti e per quelli dopo ancora, man mano che il suo corpo si fortifica pur lentamente.
Dopo un mese le mani non fanno più male i pugni sono molto più potenti rispetto a prima, tanto che dal manichino si staccano dei pezzi ad ogni sessione. Alcuni suoi compagni iniziano a dire che dentro di lui lui si nasconda il diavolo per la violenza con cui colpisce il manichino e per l’espressione terribilmente sorridente che ha mentre lo fa, considerando soprattutto che le nocche grondino sempre sangue. Solo tre persone stanno tranquillamente vicino a lui allenandosi al suo fianco, Erica, Francesco e Alberto.
Per un anno, gli allenamenti corpo a corpo continuano durante i quali gli allievi imparano i vari pugni e parate che devono apprendere.
Alla soia dell’anniversario dell’inizio di questo viaggio, pur ben lontani dalla meta gli anziani decidono di fare un piccolo torneo, per la precisione una battle royal tutti contro tutti, per constatare quale allievo abbia imparato di più dagli insegnamenti dati sin ora.
 La sera prima dell’evento Lorenzo, dopo aver chiamato i suoi genitori come ogni giorno da quasi un anno si siede sul letto e guarda con sguardo tranquillo il muro beige della sua camera, sorride, sa che può farcela, gli basterà  solo tenere il polso dritto
   
 
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