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Autore: Thiare    11/04/2018    7 recensioni
"Okay ecco. Questi post-it blu" indicò il blocco a sinistra. "Ne prendi uno e lo attacchi o me lo mostri quando qualcosa è cattivo, negativo, brutto, proprio net, niet, come cavolo si dice..." cacciò da non so dove un piccolo dizionario russo. "Che non ti piace, non ami... ya ne lyu... ya ne lyublyu! Ecco!" gli si illuminò il volto. "Non ami, ya ne lyublyu. Okay?"
Natasha sembrava confusa, ma sussurrò: "Da."
Clint sembrava ancora più felice. "Oh ti bacerei, da sì da!"
Natasha avrebbe voluto ridere di gusto davanti a quella situazione strana, ma avrebbe aspettato che Clint finisse il suo discorso.

In cui Natasha non sa parlare inglese e Clint indossa un adorabile grembiule rosa. [Clintasha]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nick Fury
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Post-it



"Questa invece è la tua stanza."
L'appartamento era grande e luminoso, Natasha continuava a guardarsi intorno inclinando la testa come un gattino. Non aveva ancora spiccicato parola.

Clint attraversò la stanza ad ampie falcate e con un paio di movimenti alzò la tapparella della finestra. Ora la rossa poteva benissimo vedere il colore chiaro delle pareti e la dolcezza in ogni dettaglio dell'ammobilio. Non aveva mai avuto il piacere di possedere qualcosa, era sempre stata lei ad essere posseduta. Camminò piano per la camera accarezzando di tanto in tanto le superfici, dal letto al comò e alla libreria.
Lentamente sorrise senza farlo vedere a Clint, lui non doveva sapere che lei era in grado di sorridere, ma ne era a conoscenza da un pezzo. L'aveva spiata ridere davanti alle sue telenovelas russe, una passione che non avrebbe mai rivelato a nessuno.

Clint Barton aveva scoperto che Natasha Romanoff era disperatamente in cerca del diritto di ritrovare di nuovo la sua vita. E quindi tutta l'infanzia che si era persa, tutte le sue passioni, tutti i piaceri a cui aveva dovuto rinunciare.
Clint l'aveva strappata alla morte e al destino che avrebbe voluto che lei finisse la sua vita combattendo dalla parte dei cattivi e Natasha ancora non era certa di quanto gli sarebbe stata grata.

Si sedette piano sul letto per tastarne la morbidezza, ma fu un gesto rapido e imbarazzato, dal quale si liberò subito avvicinandosi alla finestra, guardando Clint di sottecchi per capire se l'avesse vista.
Non era ancora pronta ad aprirsi con lui, non sapeva ancora se poteva fidarsi o no e di certo non voleva che lui vedesse la Natasha che non era l'agente Romanoff ma una semplice ventenne che stava pian piano scoprendo quello che si era persa della vita.

"Ti piace la vista?" chiese Clint, non aspettandosi risposta. Natasha guardò lontano, oltre lo skyline di New York, oltre i piccoli grattacieli dello SHIELD, oltre l'America. Per un attimo credette di vedere ancora la sua fredda Russia e Ivan che sospirava nel vento tagliente. Il suo cuore mancò un battito e si voltò di scatto.

Clint rimase davanti alla finestra massaggiandosi la fronte. "Okay, non pretendo di fare conversazione con te, vorrei solo sapere se stai bene o no."
Natasha voltò appena il capo per ascoltare l'ultima frase, ma poi proseguì la sua ispezione verso l'armadio.

Era una ragazza bellissima e Clint pensava di averla visitata tutta, la Russia, soltanto guardando lei. Ci vedeva gli Urali su quei fianchi levigati e le fiamme del Palazzo d'Inverno nei suoi capelli e il vento, oh il vento della sua amata Russia, in quegli occhi glaciali. Si soffermò qualche secondo a guardare quella bellissima silhouette, poi disse:

"Capisci quello che sto dicendo?"
Natasha si voltò con grande flemma e lo fissò dritto negli occhi in uno sguardo di ghiaccio.
"Ya ne ponyal, chto ty skazal.*"

Clint si morse un labbro. "Okay, ci servirà un dizionario."


 
*



Il salone era grande e Clint ringraziò chiunque l'avesse progettato perché c'erano ben quaranta metri quadri di spazio che si frapponevano tra la sua camera e la stanza di quella bomba a mano russa con cui non avrebbe potuto comunicare.

"Ma, hey!, siamo una squadra e viviamo insieme, pian piano andrà meglio." si ripeteva ad alta voce condendo l'insalata.
"Preferisci l'acet-OOOH GESU'." e l'insalata per terra. "Nat ti prego avverti quando sei in silenzio alle mie spalle senza che io lo sappia" si chinò a raccogliere le foglie cadute "perché sei una diavolo di spia ninja che non si fa sentire quando si muove." Nat lo guardava immobile pulire per terra. "Proprio come me." concluse con un sorriso rialzandosi in piedi con la ciotola in mano.

Natasha inclinò la testa e si girò a guardare la tavola apparecchiata, poi tolse la coppa di insalata dalle mani dell'arciere e si gettò sul grande divano del soggiorno. Accese la tv sgranocchiando le foglie verdi davanti a qualche film russo. "Krasivyy fartuk."*
"Cos...?" Clint a bocca aperta si sistemò il fiocco del grembiule rosa.


 
*



Tre giorni e due notti di missioni, nessuna ora di sonno.

Quello che Clint non sapeva era che Natasha sapeva pilotare quindici diversi tipi di aerei, ma odiava rimanere seduta nella stiva. Lo sopportava poi con un sospiro costretto, come fanno tutti gli agenti, ma stringeva le mani al sedile e fissava un punto fermo per tutta la durata del volo. Clint aveva imparato a sfruttare il tempo sul jet per medicarsi le ferite e cambiarsi i vestiti, magari tirare anche un pisolino, per arrivare poi a casa e schiantarsi sul letto dove avrebbe dormito per due giorni consecutivi.

Natasha guardò Clint dormire per tutto il viaggio.
Quell'uomo le stava donando pezzo dopo pezzo parti di sé che lui non sapeva essere mortalmente importanti.
Sorrise, lei, come davanti alle sue telenovelas russe.

Quando entrarono nell'appartamento che lo SHIELD aveva gentilmente concesso loro, Natasha si fiondò in bagno senza dire una parola. La doccia era la prima cosa che faceva appena rientrati da una missione. Clint mangiava e fu mangiando che Nat lo trovò uscita dal bagno con un asciugamano attorno al corpo. Attraversò il salone per andare in camera, ma si fermò davanti alla figura esausta ma sempre sorridente dell'arciere.
Inclinò di nuovo il capo in quel modo che lui adorava.

Davanti a lei sul tavolo c'erano due blocchetti di post-it, uno arancione a forma di cuore e l'altro blu della classica forma rettangolare.
"Okay, so che non ci comprendiamo ancora molto, ma siamo partner e io darei la mia vita per te, non so se faresti lo stesso con me ma fa niente. Oh Dio santissimo quanto parlo." si passò la mano sulla fronte mentre Nat aggrottava le sopracciglia. "Il fatto è che avrò tutta la vita per sapere qual è il tuo colore preferito o il piatto che ti piace di più, ora vorrei soltanto sapere come stai o se sei allergica a qualcosa o... non lo so." Si fissarono negli occhi senza capirsi, Clint sospirò.
"Okay ecco. Questi post-it blu" indicò il blocco a sinistra. "Ne prendi uno e lo attacchi o me lo mostri quando qualcosa è cattivo, negativo, brutto, proprio net, niet, come cavolo si dice..." cacciò da non so dove un piccolo dizionario russo. "Che non ti piace, non ami... ya ne lyu... ya ne lyublyu! Ecco!" gli si illuminò il volto. "Non ami, ya ne lyublyu*. Okay?"

Natasha sembrava confusa, ma sussurrò: "Da."

Clint sembrava ancora più felice. "Oh ti bacerei, da sì da!"

Natasha avrebbe voluto ridere di gusto davanti a quella situazione strana, ma avrebbe aspettato che Clint finisse il suo discorso.

"Mentre se ti piace qualcosa o stai bene o ami qualcosa... cuore arancio, okay?" le mostrò un post-it a forma di cuore staccandolo dalla montagnetta. "Tu ami, ya lyublyu, okay?"

Natasha tirò le labbra tutte da una parte in un sorriso divertito. "Da."
"Oh che bello... Allora ecco a te." Clint le porse i due blocchetti e con un gran sorriso andò a farsi una doccia.


 
*



Nei giorni successivi l'appartamento 1051B prese un motivo a pois blu e arancioni sulle pareti, suoi mobili, sui cibi in frigo. Nat credeva che quest'idea dei post-it fosse la migliore che avesse potuto sfiorare la mente dell'arciere.

"Meglio di quella volta in cui mi sono spacciato per tuo fratello ubriaco per salvarti da un possibile proiettile alla testa?"
Nat sorrise appena staccando un altro post-it arancione. Clint alzò gli occhi al cielo. "Oh certo che per te è meglio, ma queste cose le capisci no? Com'è possibile che le capisci?" si buttò lo straccio su una spalla mentre cucinava degli hamburger. Ci aggiunse un po' di sale e si allungò a prendere i panini e quando si voltò le belle cosce di Natasha occupavano il piano accanto ai fornelli.
"Scendi da lì, esistono delle sedie per sedersi, rischi di bruciarti."

Nat voltò il capo dai lunghi riccioli rossi dall'altra parte per nascondere un sorriso. Rise anche Clint, amava prendersi cura di lei.
Inaspettatamente, Natasha staccò un cuoricino arancione e lo attaccò alla padella degli hamburger saltando giù dalla cucina.
Clint si pulì le mani sul suo grembiule rosa. "Oh quella ragazza."


 
*

 

Clint aveva adottato un gatto. L'aveva salvato dalla strada e l'aveva chiamato Freccia.
Freccia amava i croccantini al pesce e farsi lunghe dormite sul letto di Natasha, per questo per giorni Clint avrebbe trovato il suo gatto pieno di post-it blu.


 
*




Natasha aveva rischiato di perdere un braccio, e con il braccio anche la vita, salvandolo da una mina interrata. La rossa era rimasta in ospedale per una settimana, vegliata giorno e notte dal partner. Quando il secondo giorno si era svegliata, però, aveva trovato seduto accanto al suo letto quel grande uomo di Nick Fury.

"Come ti senti?" le aveva chiesto il direttore.
Natasha aveva detto qualcosa in russo, probabilmente una bestemmia. "Come qualcuno che stava per esplodere."
"Quindi non diversamente da tutte le altre missioni."
Nat sorrise aggrottando la fronte dal dolore. "Esatto." si sistemò contro i due cuscini. "Dov'è..."
"A casa, è andato a cambiarsi e a mangiare qualcosa. Erano due giorni che non si alzava da questa sedia."
Natasha voltò la testa verso la finestra. "Quando hai intenzione di dirgli che puoi capirlo e parlare benissimo inglese?"
La spia rise in un colpo di tosse. "Quando smetterà di dire cose idiote pensando che non lo capisco."





Natasha non aveva mai visto Clint così arrabbiato e il fatto che pensasse che lei non lo capisse gli permetteva di dirle tutto ciò che non le avrebbe detto in altre occasioni.
"Quattro mesi, quattro fottuti mesi, Nat, che ti ho risollevato da quella merda che era la tua vita in Russia, non ti ricordi eh? Che eri magra la metà di quanto lo sei ora e incazzata il doppio. Non ti ho portato via da lì perché tu muoia per uno stronzo." Nat aveva fissato la vena pulsante sul collo di Clint per tutto il tempo, poi con la più assoluta calma disse:

"Tu sei il mio partner, sei uno stronzo, ma non uno stronzo qualunque. Ora calmati, stronzo."

Clint era rimasto a bocca aperta. "Non dirmi che per quattro mesi hai davvero creduto che non parlassi inglese."
"Ti odio, roscia tinta."
"Fury sapeva che avresti detto questo."
Clint rise e si passò una mano sulla fronte. "Oh odio anche lui."




Nat tornò a casa qualche giorno dopo e salì le scale dell'appartamento sorretta dall'arciere. Quando aprirono la porta d'entrata Freccia accorse subito in cerca di cibo e di affetto.
Nat si stese sul divano e il gatto le si accoccolò addosso.
"Soltanto perché ti siamo mancati, palla di pelo."
Clint si tolse le scarpe e cercò qualcosa da mangiare. "Ma perché non mi hai mai detto che parlavi la mia lingua? Mi hai fatto sentire uno stupido per mesi con quel dizionario."
"Perché sei uno stupido e almeno hai imparato qualche parola russa, no?"
"Oh da." rise Clint.



Quella sera guardarono le telenovelas russe insieme, finché Clint non si addormentò su Natasha, proprio al punto in cui Ivanova stava per rivelare il suo vero amore a suo padre Igor.
L'episodio si concluse proprio quando Clint si mise a russare contro la sua spalla buona.

Nat accarezzò Freccia e sorrise: sembrava quella la famiglia che si era persa.
"Ya lyublyu."* sussurrò e appiccicò sulla spalla del ragazzo un cuoricino arancione.








*"Non ho idea di cosa tu stia dicendo."
*"Bel grembiule."
*"Io non amo."
*"Io amo."





N.d.a.
Ciao a tutti! E' da tanto tempo che non pubblico qualcosa, ma questa shot è bambina di un parto di poche ore e un'ispirazione di pochi minuti grazie ad un cartone animato che io ritengo stupido ma che mio fratello ama, anzi potrei anche dire che rispetto al cartone animato questa fic sarebbe potuta uscire molto meglio... Stasera mi sento cinica, perdonate *ride stupidamente*.
Dedico questa piccola mia come sempre alla mia socia Becky_99, che mi supporta sempre le idee dell'ultima ora. Love you scricciol.
Spero tanto che vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate!

Just words, fantasies and fortune.
Erika





 
   
 
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