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Autore: AgenteAlex    13/04/2018    1 recensioni
Mi chiamo Clay Benson, sono stato a capo della Resistenza durante la terza guerra mondiale, una guerra spietata, che non risparmiò nessuno, nemmeno i bambini…
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vi fu un tempo in cui non vi erano né buoni e né cattivi, ma solo “superstiti”.  Era nata “La Confraternita” e tutti dovevano sottostare ad essa. Mio padre mi raccontava sempre di un’era in cui le persone vivevano felici, un’era dove le persone erano libere, un’era in cui non esisteva La Confraternita…Quando iniziò la guerra avevo soltanto 7 anni, mia madre morì a causa dei bombardamenti, mentre io e mio padre riuscimmo a fuggire e a rifugiarsi in un bunker sotterraneo. Pian piano che i giorni passavano, non sentivamo neanche più le urla disperate delle persone, perché di persone oramai non ce n’erano più…Col passare dei giorni anche le scorte di cibo finirono, ed allora mio padre era costretto ad abbandonare il bunker per procurarmene un po’. La Confraternita vigilava le strade 24 ore su 24, nessuno gli poteva sfuggire e se venivi beccato finivi con un colpo in testa. Molte persone si suicidarono, non riuscirono a resistere alle conseguenze della guerra, ma mio padre no! Mi diceva sempre che vedeva “la luce nei miei occhi”, la luce della speranza, la luce della salvezza. Era un giorno di primavera quando i soldati ci trovarono, ricordo ancora quel giorno come se fosse ieri. Gli uomini della Confraternita sfondarono le porte del bunker e fecero irruzione. Mio padre mi ordinò di nascondermi sotto il letto e di non dire una parola, mentre lui rimase lì, a proteggermi. I soldati gli chiesero se ci fosse qualcun altro lì con lui, ma negò. Continuarono con la stessa domanda per diversi minuti, fino a quando non si fece avanti Il Generale (ricordo ancora il suo volto, aveva una grossa cicatrice proprio sotto l’occhio destro, non la dimenticherò mai). Prese la sua enorme pistola e la puntò verso mio padre, ordinandogli di non mentire, ma mio padre rispose ancora una volta che non era presente nessuno lì con lui. A quel punto Il Generale sorrise e ripose la pistola. Pensavo fosse finita, ma fu lì che sentì lo sparo…Vidi mio padre accasciarsi a terra, mi guardò e sorrise, sussurrandomi di non preoccuparmi, perché si sarebbe sempre occupato di me…Quando i soldati se ne andarono, salutai per l’ultima volta mio padre, per poi abbandonare il bunker. Vagai per ore senza una meta, fino a quando non si avvicinò un gruppo di ragazzi, si facevano chiamare La Resistenza…
 
   
 
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