Anime & Manga > Creepypasta
Segui la storia  |       
Autore: Lux in Tenebra    13/04/2018    2 recensioni
"Luce e oscurità.
In un mondo grigio, è quasi impossibile definire dove finisca l'una e inizi l'altra.
Un inteccio di anime legate da un filo rosso sangue. Il loro silenzioso patto stretto alla luce della luna e una maledizione antica che consuma tutto ciò che incontra sul suo cammino.
Le tenebre nascondono.
La luce acceca.
Non c'è una via giusta da prendere, solo tante scelte e due anime unite dal caso.
L'umanità si illude di essere arrivata in cima, ma lì, tra gli alberi più alti, nelle foreste più profonde, esistono creature molto più antiche.
Lui vive.
E ha una storia da raccontare.
Riuscirà il sentimento per la donna dagli occhi ambrati a sbocciare?
O avvizzirà sotto il peso di un passato segnato a fondo sulla pelle?"
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Offenderman, Slenderman, Splendorman, Trendorman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

4. Capitolo

“Una lettera scarlatta”


 
 
“Cortesi abitanti della foresta e miei nuovi vicini,

Mi dispiace di essere arrivata con così poco preavviso, invadendo incautamente i vostri territori senza chiedervi il permesso, ma la situazione in cui mi trovo lo ha richiesto.

Se avessi potuto prevederlo avrei mandato un messaggio con qualche mese di anticipo. Data l’urgenza della situazione però non ne ho avuto la possibilità, visto che ne sono stata informata solo l’altro ieri.
Prima di tutto, come farebbe chiunque con un minimo di educazione, lasciate che mi presenti: sono una strega viaggiatrice, venuta qui da molto lontano per indagare su degli strani avvenimenti che hanno attirato l’attenzione delle mie superiori.

Preferirei parlarne a voce, se fosse possibile, per non far finire questo messaggio nelle mani sbagliate. Il mondo ha occhi e orecchie sparsi ovunque, vorrei premurarmi personalmente che non possano ne sentire, ne sapere ciò che preoccupa l’ordine a cui appartengo. Confido nella possibilità che potremo aiutarci a vicenda, dopotutto c’è un motivo per cui mi sto rivolgendo a voi come possibili testimoni oculari.

Concluderemo poi le nostre presentazioni come si deve di persona.

Non temete, non starò qui per lungo tempo se la fortuna sarà dalla mia.

(Però non vi consiglio di contarci su, non lo è mai.)

Prometto non sentirete emettere nemmeno un fiato, sarò silenziosa come un’ombra alle spalle del suo proprietario.

…                                   

(Questa frase è uscita più minacciosa del dovuto, non fateci caso.)

Insomma, sarà quasi come se non ci fossi in breve.

Dato che sono stata molto sgarbata a presentarmi senza invito, desidero invitare voi per il thè nella mia dimora, a qualsiasi ora vogliate, per fare ammenda. L’invito è esteso per tutta la prossima settimana da oggi, fino al rintocco dell’ultima mezzanotte, allo scadere dei sette giorni.

Sentitevi liberi di presentarvi quando sarete pronti, deve essere alquanto strano avere una strega nei dintorni, se non preoccupante. C’è ancora un po’ di disordine nella mia dimora, ma spero che la cosa non vi turbi eccessivamente.

Finita la settimana corrente, non posso più assicurarvi la presenza di eventuali dolci: noi streghe tendiamo a finirli piuttosto velocemente.

(Per quanto la mia abilità nei filtri non sia niente male, ammetto di non essere molto capace in campo culinario.)

Passate una buona… qualsiasi sia il momento del giorno in cui troverete questa missiva,

Aliaga K.”

 
Rilessi la lettera più di una volta, per assicurarmi di aver capito bene quelle parole e non averne frainteso il significato.

Chiunque fosse quella strega, la prima impressione che mi fece fu che era decisamente una sconsiderata: mandare una lettera del genere a degli slender, pareva quasi come una bizzarra richiesta di morte di qualcuno che aveva finito la sua voglia di vivere.

Era indubbio che la nostra specie fosse tra le meno amichevoli sulla faccia della terra, quindi perché inviare un messaggio di quel tipo? Era forse un caso di semplice ingenuità?

No, non era possibile, era abbastanza potente da nascondere la sua presenza a piacimento, di sicuro non era inesperta. Sapeva esattamente quel che stava facendo e aveva la piena certezza di essere al sicuro, per qualche ragione di cui non ero ancora a conoscenza. Dovevo solo capirne il motivo.

Certo, pensandoci bene, devo ammettere che i miei fratelli erano uno strappo alla regola, ma questo non li rendeva comunque meno pericolosi. Volendolo, avrebbero potuto fare a pezzi chiunque con una facilità disarmante. Avevano però idee profondamente diverse dalle mie: non avrebbero mai preso la mia stessa strada e la cosa, invece che preoccuparmi, mi provocava in parte una profonda sensazione di sollievo.

I miei occhi si staccarono da quelle parole incise da un inchiostro nero, rivolgendosi torvi al fratello accanto a me che stava sbirciando la lettera con il suo fiato caldo sul mio collo. Una venuzza venne in rilievo sulla mia fronte: era terribilmente irritante quando si comportava in quel modo invadente.

Mi fissò con lo sguardo pieno di noncuranza, sistemando l’angolazione degli occhiali con le dita per riportarli perfettamente al loro posto. Come al solito la sua faccia di bronzo era ancora presente.

Credo che quel suo atteggiamento particolare sia dovuto in parte per gli zii che lo hanno cresciuto. Ero quasi sicuro che l’avessero viziato molto, dato che non avevano potuto avere figli loro a causa dell’infertilità della mia cara zia.

Ancora oggi mi chiedo come faccia Trender ad essere così maniacalmente perfetto nel vestire e, allo stesso tempo, ad avere il suo laboratorio nel caos più totale. Mi consolava che almeno la sua stanza fosse solitamente in ordine, eccetto per quelle rare volte in cui aveva le sue crisi da “non ho nulla da mettermi” e allora iniziavano a volare vestiti da tutte le direzioni.

La cosa bizzarra, ora che lo notavo, era che si era stranamente calmato, come se qualcosa lo avesse rassicurato all’improvviso. Strinsi gli occhi ad una linea, quel fatto mi lasciò assai perplesso.

Tutta quella faccenda non faceva altro che stuzzicare le mie corde sbagliate. Era tutto così sospetto. Persino il piccolo vasetto rosso, messo sul tavolino accanto alla porta, era leggermente spostato di qualche centimetro rispetto a quando ero entrato: a dir poco singolare.

C’era qualcosa di errato nel quadro complessivo della situazione.

Il sorriso che aveva dipinto sul volto mi distrasse dal mio flusso di pensieri, prima che potessi arrivare ad una conclusione logica, riportando la mia attenzione al mondo reale. Quell’espressione beffarda non fece altro che farmi sbucare una seconda vena sulla fronte per l’irritazione. Me lo sentivo che stava per rinfacciarmi tutto e la cosa mi infastidì non poco, punzecchiandomi come un sottile ago dietro la nuca.

“Ti prego Trender, sii un bravo fratello e non fiatare…” lo fissai, facendomi più scuro in viso per avvisarlo che quello non era il momento giusto.

Mio malgrado, quel sorriso non fece altro che ingrandirsi, ottenendo soltanto l’effetto contrario di quello sperato.
Era chiaro come il sole che non avrebbe mancato un’occasione simile per nulla al mondo.

 “Te l’avevo detto che avevo ragione io!” Esclamò, pieno di un’allegria che mi provocava solo un gran fastidio. Il suo sguardo deciso, fin troppo.

Tirai un lungo e profondo sospiro per controllare tutti i miei istinti e ritornare il completo padrone di me stesso, prima che potessi nuocergli per sbaglio lanciandogli un libro in testa.

“No, per quanto ne sappiamo potrebbe volerci attirare in una trappola. Questa lettera non prova affatto il tuo punto, le streghe sono furbe e esperte nell’attirare gente ignara nella loro rete. Quella donna è pericolosa. Non hai idea di quali poteri possa avere, né di quali siano le sue vere intenzioni. Fidarsi semplicemente di due parole in croce scritte da uno sconosciuto non è affatto saggio senza avere prima una garanzia che stia dicendo il vero.” Risposi freddamente, seguendo la logica delle cose.

Lui incrociò le braccia, alzando il sopracciglio invisibile.

Una parte di me era sicura che non avrebbe ascoltato nemmeno una singola parola di ciò che avevo detto. Quello sguardo, quella postura, erano quelli di qualcuno che avrebbe fatto tutto il contrario di ciò che gli era appena stato detto.

“Sei proprio un guastafeste Slender! Non solo ammazzi le persone, adesso devi ammazzare anche la gioia di conoscere un nuovo vicino?” ribatté sarcastico, gonfiando il petto. “Insomma, quante volte ci è mai capitata una cosa simile? Siamo sempre soli qui!” Poi, come un lampo improvviso, un pensiero gli attraversò la mente.

 “E per delle buone ragioni, Trender. Non chiedermi di ricordartele.” Alzai il sopracciglio per il suo improvviso cambio di espressione.

Il mio sesto senso mi diceva che Trender aveva qualcosa di strano; era decisamente più legnoso del solito.
La sua espressione si fece scaltra, quasi come se fosse riuscito a scoprire un mio grande segreto fra gli intermezzi della nostra conversazione, il che era impossibile.

“Non pensavo avessi paura, Slender.” Disse lui, la mano posata a coprire la sua stessa bocca e gli occhi assottigliati fino a formare due archi all’insù.

Le mie spalle si irrigidirono di colpo, contraendosi in uno spasmo involontario.

“Ci mancava solo questa. Che altro adesso? Slender che ha paura degli scoiattoli?” Pensai, alquanto seccato da quella insinuazione senza basi.

“Io non ho paura.” Ribattei a denti stretti, mentre il mio corpo mandava brutte onde di energia tutt’altro che positiva. “Semplicemente è una questione di pericolo, non abbiamo la più pallida idea di che cosa possa farci.” Possibile che fossi l’unico a capire quanto fosse rischioso avere una creatura sconosciuta nelle vicinanze?

Ma non mi ascoltò, iniziando a battere chiodo sull’argomento senza lasciarmi nemmeno un attimo di tregua:
“Secondo me ti spaventa l’idea di dover chiedere aiuto a qualcuno al di fuori della famiglia, Slendy.” Dichiarò lui, quasi come se avesse detto una verità assoluta.

“Non ne abbiamo bisogno.” Controbattei io, rimanendo sulla mia posizione.

“Certamente, ma allora dimmi, cosa facciamo se la foresta dovesse morire per colpa della tua testardaggine?” Incrociò le sue lunghe braccia.

“Non accadrà.” Bleffai, fingendo una convinzione che non c’era per davvero nel mio cuore. In tutto quel tempo dentro di me si era insinuato il dubbio. La paura diventava sempre più tangibile ogni anno che passava, mentre quel posto maledetto continuava a pulsare in modo anomalo.

“E come fai ad esserne così sicuro?” Le sue braccia si rilassarono, posando poi le mani sui fianchi.

“Perché so che troveremo un modo…” Piano piano, con quelle parole, stavo iniziando a cedere. Dopo tutti quegli anni di tentativi a vuoto iniziavo a sentirmi stranamente fiacco, come se qualcosa mi stesse risucchiando lentamente le energie. Quel senso di impotenza era frustrante.

“In quanto tempo, Slender? Sono già passati più di venti anni da quel giorno e non siamo riusciti a fare nemmeno un passo avanti. Abbiamo bisogno di qualcuno che conosca un modo per sigillare quell’altare maledetto. Non voglio che la nostra foresta muoia e so che non lo vuoi anche tu, abbiamo troppi ricordi importanti qui, per favore, ascoltami almeno oggi. C’è bisogno di una strega. Perché sputare in faccia al fato quando ci manda un’occasione simile?”

Non aveva tutti i torti, ma nonostante questo il rischio rimaneva. Le mie intenzioni erano tutt’altro che difficili da capire. Perché continuava ad insistere? Volevo soltanto che i miei fratelli fossero…-

“Ma se non vuoi chiedere il suo aiuto, sarò io a farlo!” Esclamò lui, interrompendo di colpo la catena di pensieri. Era inamovibile, il suo sguardo carico di decisione mi diceva chiaramente che non avrebbe mollato.
Alzai il viso, emozioni contrastanti aleggiavano nel mio petto senza posa. Avevo paura, ma non per me stesso, per loro. Erano l’unica cosa che mi rimaneva in quel mondo dimenticato. Anche se la mia vita fosse stata in pericolo, sarei stato felice di saperli lontani e al sicuro.

E fu così che quell’idea nacque, mettendo in moto un lento domino verso un abisso a me sconosciuto.

“Va bene… ma ci andrò da solo e sarò io a prendere la decisione finale. Se non torno entro l’alba, allontanatevi immediatamente dalla zona, andate il più lontano che potete, nascondetevi e restate al sicuro. Per nessuna ragione dovrete venire a cercarmi. E, ti avviso fratello, non provare a seguirmi.” Lo fulminai con lo sguardo, il tono della mia voce basso e cupo, chiaro segnale che non stavo scherzando.

Quell’esperienza per me non era un gioco, anzi, era come buttarsi incautamente tra le braccia del pericolo e sperare di cavarsela indenni. Mi ero chiesto cosa avrebbe fatto mio padre e sapevo bene che lui non avrebbe avuto paura. Avrebbe affrontato il problema di petto, come era sempre stato abituato a fare sin dalla giovinezza. Lui sì che era un vero capofamiglia, nulla, nemmeno i mostri del nostro mondo lo terrorizzavano.
Un giorno, speravo, sarei stato alla sua altezza.

Digrignai la mascella con tutta la forza che avevo in corpo e mi teletrasportai fuori casa, ritrovandomi pochi secondi dopo nel bel mezzo della foresta, desideroso di rimanere da solo per sbollire la tensione che mi si era accumulata su per la schiena.

Aveva smesso di piovere da qualche minuto, l’aria era decisamente umida, e tutto era coperto da minuscole goccioline trasparenti.

Un sospiro lasciò le mie labbra mentre mi carezzavo il viso con la mano. Il rumore del vento che scuoteva leggermente i rami degli alberi la faceva da padrone, coprendo ogni altro suono a me percepibile. Era ancora notte fonda, una notte che preannunciava l’arrivo dell’inverno. Il cielo era ricoperto da stelle luminose che sembravano tanti piccoli diamanti incastonati al suo interno. Iniziai a muovere qualche passo sulle foglie rinsecchite che coprivano il terreno, colorandolo di un arancione acceso durante il giorno. In quei momenti della giornata pareva quasi che il tramonto fosse cascato dal cielo al suolo.

Ora le tenebre della notte ne nascondevano i colori sotto la loro coltre scura. Il vento si calmò, permettendo al silenzio assoluto di da dare sollievo alla mia anima.

Richiamai a mente alcune immagini dal passato, perdendomi in quei pensieri.

Ci sarebbe stata la neve anche quell’anno? Il solo pensiero della foresta ricoperta da quel bianco candore mi metteva uno strano senso di conforto. C’era qualcosa nella neve che mi riportava indietro, ad un tempo lontano, molto diverso da questo. Mi ritrovai con il pensiero nel passato, ricordando la voce di mia madre che mi chiamava tutto ad un tratto.

Un ricordo d’infanzia spiccò tra gli altri, catturando la mia attenzione per pochi attimi, finché il verso di un gufo non mi riscosse.

 
“Chissà se stanno davvero tutti bene…”

 
Pensai, mentre un senso di profonda nostalgia si insinuava sotto la mia pelle, provocandomi un impercettibile fremito sul dorso delle mani.

Iniziai a camminare, addentrandomi sempre di più nel folto della foresta. Conoscevo quel posto fin troppo bene, non avrei mai finito per perdermi, non importava quanto mi allontanassi.

Tutta quella faccenda era strana, tutto ciò che era successo era strano. Non sono mai stato un tipo da credere nella gentilezza degli sconosciuti, essere prudenti era tutto ciò che contava per me, lo avevo imparato a mie spese sulla mia stessa pelle.

Quel ricordo mi punse come un ago che mi penetrava le carni, facendomi rabbrividire d’un tratto. Scossi la testa, cacciandolo via con forza.

Il fatto che qualcuno potesse mostrarsi così amichevole senza avere un tornaconto personale era al limite dell’inconcepibile.

Avevo ceduto mettendo in conto il fatto che, quando Trender si fissava su qualcosa, non c’era speranza di fargli cambiare idea. Piuttosto che mettere a rischio la vita di uno di loro, preferivo andare da solo.
Tirai un sospiro frustrato, sedendomi sul tronco caduto di un grosso albero colpito da un fulmine, fortunatamente asciutto grazie alle chiome delle querce che lo avevano tenuto al riparo. Posai il mento sulla mano, fissando un punto indefinito tra le fronde.

“Non arriverò mai a capo di questa faccenda di questo passo, finirò solo per riempirmi di domande senza risposta.” Riflettei ad alta voce, finendo per mettere un bel broncio sul mio volto.

Destino volle che quella notte non sarei stato solo.

Una grossa foglia scivolò silenziosamente dal cielo e mi si posò sul volto, costringendomi ad alzare lo sguardo.

L’afferrai per il gambo, scostandola dal viso mentre la tenevo tra le dita.

In quel momento la vidi: c’era una figura rossa appoggiata su un ramo. Era abbastanza in alto, mimetizzandosi perfettamente con il colore delle foglie che la circondavano. Dal basso pareva uno strano bozzolo rosso, rendendo quella visione piuttosto strana, così tanto che rimasi interdetto a fissarlo.

Si muoveva, ne ero sicuro. Pareva respirasse piano, senza emettere alcun suono.

Tirai fuori i viticci e, colto da un improvviso senso di curiosità, mi avvicinai silenzioso. Incerto, mi accostai, abbastanza vicino da poterla esaminare chiaramente, ma allo stesso tempo mantenendo una distanza di sicurezza tale da non correre troppi rischi.

Era una persona assopita, ne ero certo, avvolta da una lunga mantella rossa che la ricopriva come un bozzolo, la sua chioma del medesimo colore si mimetizzava così bene con il resto che mi resi conto pochi secondi dopo che non faceva parte della mantella stessa. Era lei: la strega che avevo incontrato dopo la mia battuta di caccia e aveva lasciato quel biglietto.

La sua presenza lì mi confuse non poco e sobbalzai non appena si rigirò nella mia direzione senza cadere, allontanandomi un altro po’, guardingo, ma non parve voler fare altro.

I suoi occhi erano chiusi, il ritmo del suo respiro regolare. Ciò non fece altro che confermare la mia ipotesi che stesse dormendo.

“Si, questa donna è davvero una sconsiderata…”

Pensai, fissando la sua figura assopita priva di ansie e preoccupazioni. Sembrava si stesse riposando da tutta altra parte tanto era tranquilla. Quale persona sana di mente si sarebbe messa a fare pisolini tutta sola in una foresta, sapendo che questa era abitata da slender? Nessuna, quella era la risposta.

Sedendomi sul ramo di fronte al suo, presi a fissarla, non sapendo bene come reagire. Non mi era mai capitata una situazione simile, ero stato colto completamente dall’incertezza, mentre lei se ne stava lì, completamente in pace con se stessa, come se non fossi stato lì anche io.

Dava una strana sensazione fissare qualcuno senza che quello iniziasse a perdere piano piano il senno. Forse era troppo presto affinché riuscisse a sentire i primi sintomi della mia presenza? No, a questo punto avrebbe già dovuto iniziare a sputare sangue da un pezzo. La cosa mi portò a chiedermi se riusciva a sentirmi. Nella foresta, poco tempo addietro, ci era riuscita, ne ero sicuro. I nostri sguardi si erano incrociati anche se ero rimasto invisibile per tutto il tempo e dalle sue azioni non poteva essere una mera coincidenza.

Contemplai tutte le mie possibili azioni ed eventuali risultati, non tralasciando nemmeno uno scenario possibile mentalmente inesplorato. Non avevo fame e di sicuro non avrei ucciso qualcuno senza una buona motivazione dietro, era questa la mia etica. Sebbene poteva essere una minaccia per tutti e quella era l’occasione perfetta per toglierla di mezzo, erano proprio il poteva e i dubbi che Trender mi aveva messo in testa a bloccarmi. E se avesse potuto aiutarci per davvero? Ucciderla sarebbe stato controproducente.

Un poteva non rappresentava una logica certezza, solo una probabilità. In tal caso avrei dovuto assassinare chiunque si fosse avvicinato al nostro territorio e non era né una scelta saggia, né fattibile. Avrei solo attirato l’attenzione degli umani e non umani facendo così.

Oltre a questo bisognava mettere in conto anche un altro fattore: aveva parlato di superiori nel suo messaggio. Cosa sarebbe accaduto se, uccidendola, avessi scatenato qualcosa di molto peggio di una strega sola?

L’incertezza mi stava divorando vivo ed era terribilmente snervante.

Arrivai alla conclusione che sarei rimasto lì ad attendere per verificare di persona la sua effettiva pericolosità e giudicare infine se avessi dovuto toglierla di mezzo o meno. Se si fosse dimostrata ostile, l’avrei uccisa senza il minimo rimpianto. La salvezza della mia famiglia veniva prima di tutto, ad eventuali conseguenze, che avrei comunque preferito evitare, avrei pensato dopo.

“Che razza di situazione… sarebbe stato tutto molto più semplice se Trender non si fosse intestardito a quel modo.” Rimuginai annoiato, mentre i miei viticci si aggrappavano saldamente ai rami circostanti, duri come marmo levigato.

Ma una parte di me era certa che, in tal caso, non sarebbe cambiato molto.

Con il senno di poi, era probabile che anche in tal caso non mi sarei mai potuto aspettare una situazione simile. Insomma, quante volte si può vedere uno spettacolo del genere nella foresta? Uno slender che fissa un bozzolo di stoffa e carne che dorme.

“Detta così pare tutt’altro però…”

Rimasi così catturato dai nei miei stessi pensieri che, quando notai che la strega aveva aperto gli occhi e stava ricambiando il mio sguardo allora perso nel vuoto, per poco non balzai qualche metro più in là. Il suo stato rilassato aveva finito per farmi abbassare la guardia, anche se solo per un millisecondo.

Dovevo davvero togliermi quel brutto vizio di vagabondare mentalmente in momenti così poco opportuni.

Le sue iridi gialle mi squadrarono, immobili, mentre le sue pupille non tremarono nemmeno per un secondo.

Si mise seduta sul ramo, per poi stiracchiarsi, emettere uno sbadiglio, strizzare le palpebre e riprendere a fissarmi con uno sguardo decisamente assonnato.

“Buongiorno.”

Quella fu la prima parola che mi disse.

“… cosa?”

Pensai incredulo, credendo di non aver capito bene.

“O dovrei dire buonanotte?” Chiese confusa, apprestandosi a tirare fuori un vecchio orologio a molla bizzarramente grosso per la sua statura da una tasca sotto la mantella.

“Cosa?”

La mia incredulità non faceva altro che crescere. Avevo decisamente sentito bene.

“Ah no, è passata la mezzanotte, quindi non mi sono sbagliata. Bene!” L’orologio ritornò da dove era venuto, sparendo in quel mare cremisi di stoffa.

“Cosa?!”

Ero rimasto completamente spiazzato dalle sue parole.

“Allora buongiorno signor…? Non credo abbiamo mai avuto occasione di presentarci prima d’ora.” Si sporse un po’ più in avanti, appoggiandosi al ramo con le mani guantate, aspettandosi una risposta da me. Un’espressione seria ma distesa era dipinta sul volto di lei.

“Cosa accidenti sta succedendo?”

Mi chiesi, avendo la netta impressione che quella situazione non fosse stata prevista nella mia lista di possibilità. Mi aspettavo che come minimo si sarebbe spaventata almeno un po’, invece nulla. Se stava bleffando, era incredibilmente brava a farlo. Misi in conto quella possibilità.

E poi il silenzio. Lei che mi fissava e io che, alquanto confuso dal nuovo scenario, continuavo a ricambiare il suo sguardo. Questa volta la mancanza di suoni più che tranquillizzarmi, mi metteva uno strano senso di ansia. Come se una corda di violino fosse stata tesa nell’aria così tanto da rischiare di rompersi.

Lei inclinò la testa di lato, io, di riflesso, la imitai. Devo ammettere che il suo comportamento era curioso.
 
Probabilmente aveva davvero tendenze suicide, ma bisognava anche verificare se fosse stata capace di difendersi da uno slender, il che era più che logico. Dovevo stare attento.

“Non sai parlare la lingua degli umani?” Domandò poi lei, improvvisamente in dubbio se avessi capito o meno quello che mi aveva detto. Non avevo proferito parola per tutto il tempo, lasciando che fosse solo lei a discorrere con me.

“La so parlare, sono loro che non mi capiscono quando lo faccio.” Le risposi con un tono più monotono del necessario.

In parte, e per abitudine, non mi aspettavo che capisse. Dalle mie esperienze i comuni umani non potevano sentire quello che dicevo se non entravo nella loro mente e, esclusi eventuali trucchi, il suo corpo era certamente umano.

Ma buona parte di me sapeva che era sicuramente una strega, aveva di certo qualche asso nella manica e i suoi poteri ne erano una prova assai tangibile. Non credevo che la cosa fosse tutta lì. Dopotutto quale umano riuscirebbe a trasformarsi in un’ombra? Era impossibile.

Anche se il suo odore mi diceva altrimenti, la sua energia aveva qualcosa di inumano. Me lo sentivo, c’era dell’altro. Se avesse avuto un travestimento addosso, lo avrei intuito subito in condizioni normali ma, sapendo troppo poco sulle streghe, non potevo esserne assolutamente certo.

Ero semplicemente abbastanza sveglio da realizzare che i loro poteri erano malevoli e subdoli. Non mi ero mai interessato troppo all’argomento, da quel poco che si sapeva dovevano essere state tutte eliminate durante il periodo dell’inquisizione, quindi, essendo teoricamente estinte, non avrebbero di sicuro comportato una vera e propria minaccia. Invece ora ne avevo proprio una davanti a me, viva e con il sangue che pulsava nelle sue vene. Che cosa misteriosa il fato.

Non ero solito provare a discorrere con nessuno al di fuori della famiglia, eccetto per alcune sporadiche occasioni di poco conto, questa era decisamente la prima volta dopo tanto tempo che provavo a comunicare con qualcuno di sconosciuto.

Era strano per me, avendo perso l’abitudine, ricominciare a parlare con persone che non conoscevo bene.

“Io posso capire quello che dici, quindi di sicuro non ci saranno problemi di comunicazione di quel tipo.” La donna riprese in mano il discorso, dondolando le gambe ad un’altezza che avrebbe fatto venire le vertigini a non poca altra gente.

“Come?” Chiesi io, non aspettandomi risposta alcuna da parte sua.

Mise la mano sul mento e iniziò a riflettere per qualche secondo, presa dalla mia domanda.

“Uhm, è un tratto che tutte noi streghe abbiamo fin dalla nascita. Possiamo parlare con gli spiriti e capirli a nostra volta tramite i nostri poteri innati. Ecco come.” Disse cercando di rendere la cosa facile da capire.

“Ha abbastanza senso… per il momento.” Congiunsi le mani, scrutando ogni sua mossa in cerca di movimenti sospetti che mi mandassero un chiaro segno di pericolo. Per il momento non c’era nulla di strano.

“Avete letto la mia lettera?” Domandò poi, incrociando le gambe senza perdere l’equilibrio nemmeno per un secondo.

Feci sì con la testa, senza rispondere vocalmente, provando ad ascoltare il suono del suo cuore per scrutarvi all’interno la veridicità delle sue parole, man a mano che le pronunciava. Ma con mio sommo stupore non riuscii a sentire nemmeno un battito. Probabile che li avesse celati con un incantesimo.

“Sebbene parlarne qui sarebbe poco saggio, vi chiedo, accetterete il mio invito?” Chiese, rilassando le braccia in grembo. Il ramo era abbastanza grande da tenerla in equilibrio anche senza l’ausilio delle braccia, ma era una posa particolarmente instabile. Sarebbe bastato davvero poco per farla cadere.

“Ad una condizione.” Risposi io, torvo. Nonostante non stesse mostrando segni di ostilità, quell’idea non mi piaceva per nulla: era come un salto nel vuoto. Avevo bisogno di una garanzia per essere sicuro che non ci avrebbe voltato le spalle mentre eravamo distratti.

Lei rimase in attesa, sinceramente interessata da ciò che stavo per comunicarle, sporgendosi un po’ in avanti con il torso.

“Stringi un patto di sangue con me e accetterò il tuo invito.” Le proposi con la massima serietà nella voce.

Era l’unico modo in cui sarei potuto rimanere tranquillo con un essere a me tanto misterioso intorno. I patti di sangue erano veri e propri vincoli sacri basati sul sangue che legavano due persone, una specie di contratto indissolubile, se non di comune accordo, in cui si era tenuti a rispettarne le condizioni. C’era bisogno di un rituale specifico per realizzarne uno e, se una delle due parti avesse deciso di non rispettarlo, sarebbe stata la legge universale ad assegnare una punizione consona al traditore in base alla gravità del tradimento. La parte tradita in tal caso sarebbe stata libera dal patto stesso. Si diceva che un fato terribile attendeva coloro che avrebbero infranto tali patti.

“Non ho nessuna intenzione di fidarmi di qualcuno che appare misteriosamente dal nulla, per ragioni a me ancora oscure, senza avere la sicurezza che tu non possa voltarci le spalle in alcun modo. Per quanto ne so, le streghe potrebbero anche essere estinte e potresti anche essere una creatura bugiarda che sta cercando di attirarci in una trappola, ma se puoi davvero aiutarci e sei sincera nelle tue intenzioni, allora sono sicuro che non rifiuterai.” Mi alzai in piedi sul ramo, aggrappandomi con i viticci sugli appigli intorno a me per rimanere perfettamente in equilibrio.

Sinceramente non pensavo che avrebbe accettato, era più un modo per testare fino a che punto si sarebbe spinta, ma c’erano molte cose che non pensavo su di lei prima di conoscerla per davvero.

Chiuse gli occhi per un secondo, pensierosa, mentre il vento le scuoteva i capelli.

Infine si alzò, aggrappandosi con la mano a parte dell’albero, e assunse un’espressione assai divertita:
“Non ti biasimo perché non ti fidi di me, è una scelta molto saggia la tua.” Si interruppe per una breve pausa, rivolgendo lo sguardo alla luna alta nel cielo, per poi riportare gli occhi sul mio pallido viso.  “Mi congratulo e sono lieta di accettare. Sei molto intelligente, mi piace.”

E così dicendo, scese al suolo con un balzo silenzioso, atterrando perfettamente in piedi e soprattutto senza rompersi nulla.

In un certo qual modo, devo dire che era affascinante poter osservare una creatura simile così da vicino, seppur assai pericoloso.

Ma allora non lo avrei mai ammesso.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Creepypasta / Vai alla pagina dell'autore: Lux in Tenebra