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Autore: Daleko    13/04/2018    1 recensioni
"Lui camminava guardando lei, lei gli trotterellava al fianco fissando la strada. «Ma Nico che ha detto, viene per Olandese?» gli chiese all'improvviso. Alessandro notò lo smartphone crepato che stringeva nella mano destra. «Gli stai scrivendo?» domandò in rimando, occhieggiando lo schermo. «Sì, ma su Whatsapp non risponde» gli mostrò lei: gli ultimi sei messaggi erano stati inviati da Chiara. Alessandro apprezzò mentalmente il non aver trovato emoticon affettuose sullo schermo."
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"«Giuro che questa volta t'ammazzo, questa volta ti... Devi smetterla di tirarmi in mezzo a questa roba, hai capito?» ringhiò il ragazzo al telefono. Ci fu qualche secondo di silenzio riempito solo dalla pioggia. Nicola si era riparato sotto uno dei balconi del primo piano, l'acqua gli schizzava sulle scarpe ma la rabbia gli impediva di sentire freddo. «Senti Nico... Tu non devi rompere i coglioni a me perché tu c'hai i cazzi tuoi per la testa e all'improvviso te ne vuoi tirare fuori, t'è chiaro?». La voce al cellulare era stranamente glaciale, sgarbata, poco familiare. Il ragazzo non fu reattivo come avrebbe voluto."

Storia romantica ambientata all'Università "L'Orientale".

Feb2019: Storia modificata e revisionata.
Genere: Malinconico, Slice of life, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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15.

 

La prima lezione del lunedì mattina era sopportabile solo grazie alla presenza dei suoi amici. Da quando Nicola aveva smesso di frequentare i corsi, Alessandro era tutto ciò che le restava in quelle lunghe e noiose ore buca giornaliere. Il ragazzo era sempre stato molto allegro, estroverso e pronto a farla ridere, almeno quand’erano da soli; ma da qualche tempo, notò Chiara, quel rapporto fra loro due si stava lentamente raffreddando. Non riusciva a capire di chi fosse la colpa, e anche se si sforzava di rafforzare la loro amicizia, ogni volta c’era qualcosa di nuovo che la irritava al punto da farla allontanare. Il modo in cui teneva la penna, quello in cui le scuoteva il braccio per attirare la sua attenzione, in alcuni momenti perfino la sua voce le risultava intollerabile. Non riusciva a non provare una forte vergogna per quella sensazione di fastidio, ma più si sforzava di coglierne la ragione e più quella le sfuggiva.

Quella mattina si rilassavano in attesa della lezione successiva, seduti in cortile a chiacchierare. «Credo di aver finito il catalogo di Netflix» le comunicò Alessandro. Chiara seguì il suo sguardo, concentrato sullo schermo dello smartphone. «Oh, questo qui l’hai visto?» gli domandò a voce alta, portando un’unghia rosicchiata al display e aprendo una delle locandine virtuali. «Sì, ma non era niente di che. Uff, mi sa che dovrò aspettare la nuova stagione di Stranger Things» borbottò fra sé. La ragazza piegò le labbra in una smorfia. «A me non è piaciuto. Troppo macabro» si giustificò rapidamente. L’espressione di Alessandro era di puro disgusto. «Tu non meriti un abbonamento a Netflix!» esclamò. Chiara scoppiò a ridere. «Ma dai, non è che perché…» «Tu non lo meriti!» «Ale, dai però…» «Verrai risucchiata nel Sottosopra!» «Ma la pianti?» «Eretica!» «Oh, aspe’» lo interruppe, improvvisamente seria. Recuperò il cellulare da una tasca della giacca. «Oi! Tutto okay?!» si agitò al telefono. Alessandro la fissò incuriosito, riponendo il proprio smartphone. «Cosa? Sì. Aspetta, c’è un aereo, non sento nulla…» approfittò della rumorosa pausa per coprire il microfono con una mano. «È Nico!» scandì silenziosamente all’altro amico; quello alzò le sopracciglia, avvicinando un orecchio al retro del cellulare di Chiara, per origliare la conversazione. «Okay, dimmi» riprese lei. Ascoltarono in silenzio per un po’. «Sì, sì, ma certo… Aspetta, segno il nome» continuò a parlare, gesticolando intanto verso Alessandro. Lui le tese il proprio cellulare, lei aprì il loro social in comune e digitò qualcosa nella barra di ricerca. «Foto? …okay, trovato. Sì, ti faccio sapere. Sicuro che stai bene? Vuoi che passo… Okay, okay. Ti scrivo più tardi. Ciao…» terminò la telefonata con un vago turbamento nella voce, e quando riabbassò lo smartphone rimase a fissare per un po’ lo schermo statico, intenta in qualche riflessione. «Allora? Che ha detto?» incalzò Alessandro, recuperando il proprio cellulare e guardando il profilo social sullo schermo. «E questo chi è?» continuò. «Ah, ma niente. Un amico di Nico, pare l’abbia bloccato o qualcosa del genere e si è preoccupato. Mi ha chiesto di vedere se lo becco a lezione» spiegò a bassa voce, poi scrutò gli altri presenti in cortile; non le sembrò di riconoscere il ragazzo in foto. Alessandro ghignò. «Beh, qual è il problema? Ora lo aggiungo e glielo chiedo direttamente. Problema risolto» concluse. «Ecco qui, richiesta inviata. Nico ti ha detto altro? Come sta?» s’interessò nel frattempo. Chiara scosse la testa. «No, non mi ha detto niente. Sembrava di fretta, tra l’altro. A te sta rispondendo?» «No, credo stia ignorando un po’ tutti. Dai ma non prendertela, lo sai che è fatto così…» «Sì, sì, figurati. Novità dal tipo?» chiese adocchiando lo schermo. Alessandro scosse la testa, riaprendo l’applicazione e cercando nuovamente il nome del ragazzo. «Ma che ca… Non lo trovo più!» esclamò stupito. Chiara rise. «Ti ha bloccato? Davvero? Devi fare proprio un’ottima impressione!» commentò divertita. «No dai, mi ha bloccato per davvero? E perché? Ma chi lo conosce?!» ribatté lui indignato. Ripose il cellulare, irritato. Chiara gli pizzicò una guancia, chiudendola fra le nocche di indice e medio. «Quanto sei carino quando ti arrabbi!» notò. Alessandro arrossì, distogliendo lo sguardo. «Ah–ha. Simpatica» borbottò. Un rapido silenzio imbarazzato scese fra i due. La ragazza provò a rimediare, recuperando l’ultimo argomento di conversazione, ma prima di poter formulare una parola di senso compiuto fu interrotta da qualcun altro. «Ale!» esclamò una voce femminile; un momento dopo Cinzia invase il loro campo visivo, sedendosi sulle ginocchia del ragazzo e scoccandogli un bacio sulle labbra. Chiara portò lo sguardo al pavimento. «Ciao Chia’!» «Ehi, ciao…» «Ale, ti va se andiamo da me? Dai» provò a convincerlo con voce lamentosa. Il ragazzo la fissò per un po’. «Beh… Perché no. Chiara, ti spiace passarmi gli appunti?» si rivolse all’amica, e si stupì di trovarla con le gote arrossate, livida di rabbia. «Guarda che non prendo appunti per darli in giro!» scandì irritata. Alessandro, perplesso, provò a spiegarsi. «Lo so, ma tanto devi passarli comunque a Nico, no?» chiese retoricamente. Cinzia improvvisò una risatina, alimentando il nervosismo dell’altra. «Non c’entra niente! Non passerai mai l’esame se non segui!» sbottò alzando la voce. Alessandro provò a ribattere, ma l’altra ragazza s’intromise con l’intento di sdrammatizzare. «Chiara!» attirò la sua attenzione ridendo nuovamente. «Non fare così, sembri Hermione di Harry Potter!» la prese bonariamente in giro. Chiara scattò in piedi, con il volto paonazzo e lo zaino in una mano. «Guarda che Hermione e Ron alla fine si mettono insieme!» quasi le urlò in faccia, allontanandosi a grandi passi. Cinzia rimase a fissare il punto dove, fino a un attimo prima, era seduta la sua amica. Entrambi allibiti, impiegarono un po’ per riprendere la conversazione. «Ma che voleva dire?» domandò ad Alessandro, il quale si strinse nelle spalle. La ragazza appariva alquanto turbata, e lui si affrettò a distrarla. «Allora, andiamo da te oppure vuoi restare seduta qui? Guarda che pesi… Ahia!» esclamò, colpito alla spalla da un pugno di Cinzia. «Non ti permettere più di dire che peso!» rispose lei. Gli scoccò un altro bacio sulle labbra, poi si alzò e aspettò che lui facesse lo stesso. S’incamminarono mano nella mano, diretti in strada, con le dita intrecciate.
 
 Chiara entrò nell’ascensore con largo anticipo, trovandolo vuoto. Aspettò che le porte automatiche si richiudessero e si appoggiò a una parete, sospirando e portando gli occhi a una mano; si accorse di tremare lievemente. Lo specchio le restituì il riflesso di una ragazza triste, agitata, con le gote ancora purpuree sotto il trucco leggero. Avvertiva sentimenti contrastanti verso Cinzia; erano amiche, certo, ma… Fu difficile ammettere di provare un forte senso d’inferiorità nei suoi confronti. Cinzia era sempre stata quella carina ed estroversa; sempre a dieta, con belle forme e un look appariscente, non le era difficile metterla in ombra. Chiara non si era mai apprezzata molto, e anche se detestava i capelli ricci e vaporosi, il naso grosso e i chili di troppo, non aveva mai trovato la forza di Cinzia per migliorarsi. Per provarci, almeno; e non era mai neanche stata una sua priorità. Specchiandosi di sbieco, nell’ascensore, quasi come vergognandosene, non capiva infatti il perché di quegli insoliti pensieri. Perché, poi, aveva risposto in modo così stupido a quella battuta su di lei? Era talmente arrabbiata!
Le porte dell’ascensore si aprirono, Chiara entrò nel corridoio affollato e rimase ferma, indecisa sul da farsi. Controllò l’orario, e giudicandosi in anticipo s’incamminò alla sua sinistra, diretta alle sedie, pensando a come occupare il suo tempo. Non riusciva a smettere di pensare ad Alessandro e Cinzia, e più ci pensava più la sua agitazione aumentava. Avrebbe potuto chiamare Gio, ma l’idea di sentirlo non la entusiasmava…
«Oh, scusami!» esclamò preoccupata. Sovrappensiero com’era, era andata a sbattere dritta contro un ragazzo. Era fermo a chiacchierare con i suoi amici, quindi si limitò a borbottarle un “tranquilla” a mezza voce. Chiara lo scrutò rapidamente, e sentendosi a disagio si affrettò, riprendendo a camminare. Non era intenzionata a origliare, ma una frase le arrivò alle orecchie e la indusse a voltarsi, tornando a osservare il gruppetto fermo nel corridoio. Si grattò il mento, riflettendoci su, poi tornò sui suoi passi. Batté delicatamente su un braccio del ragazzo colpito poco prima, provando ad attirare la sua attenzione. I ragazzi attorno a lui si voltarono a guardarla; erano pressappoco una mezza dozzina, e Chiara si sentì rimpicciolire. «Scusa, sei… Sei Raf, giusto?» domandò con voce sottile e titubante. L’altro la squadrò. «Ci conosciamo?» ribatté l’altro. Era molto brusco e Chiara si pentì subito di essere tornata indietro. «Posso… Posso parlarti un secondo?» balbettò con lo sguardo basso. Raf la osservò per qualche altro momento, poi fece un cenno agli amici e si allontanò di qualche passo, seguito dalla ragazza. Infilò le mani nelle tasche, continuando a fissarla come se avesse fatto qualcosa di deplorevole. «Sì, scusami, non volevo… non volevo disturbarti. Sono… Sono un’amica di Nico e lui si chiedeva se andasse tutto bene» mormorò con voce tremante. Aveva già dimenticato tutto il malumore causato da Cinzia, sentendosi terribilmente fuori posto. Raf fece un passo indietro, scuotendo una mano tra loro due. «Non voglio più sentirlo, chiaro? Digli di smetterla di cercarmi!» ringhiò in risposta. Chiara sembrò rimpicciolire ulteriormente. «Sì, sì –chiaro. Scusami, io non… Quindi devo dirgli che stai bene? Cos’hai fatto a…?» azzardò, distogliendo nuovamente lo sguardo. Il ragazzo non sembrava essere particolarmente in forma; chiuso com’era nel giubbotto, l’unica parte visibile era il viso, coperto da diversi ematomi e punti chirurgici su di un sopracciglio e il labbro inferiore. Nonostante la curiosità, comprese di aver formulato la domanda più inopportuna che potesse venirle in mente. Il ragazzo le si avvicinò, inducendola a indietreggiare come in un valzer d’inquietudine. «Sono caduto dallo scooter, ma non vedo come questi possano essere cazzi tuoi o di Nicola. Se mi cerca di nuovo, giuro che cambio numero. Levati dalle palle» sibilò tra i denti, ostile, prima di allontanarsi e tornare dai suoi amici. Chiara rimase dritta sulla mattonella, con le gambe flaccide e lo stomaco ingarbugliato. Quella giornata era da dimenticare al più presto, continuò a ripetersi in mente. Cambiò idea sulla sua destinazione, e con un rapido dietrofront si diresse verso l’aula, dove estrasse il cellulare con l’intento di scrivere a Nicola. “Ho beccato quel ragazzo in corridoio. Dice che non devi cercarlo più o cambia numero di cell, e che sta bene anche se è caduto dallo scooter, ma non voleva che te lo dicessi, solo che può andare a cagare e te lo dico lo stesso. Non posso sapere cosa sta succedendo, eh?” inviò e rimase in attesa. Il messaggio venne contrassegnato come spedito, poi come ricevuto e infine visualizzato. Nicola cominciò a digitare qualcosa, poi s’interruppe, poi riprese e s’interruppe nuovamente. Alla fine Chiara ebbe una risposta: «Grazie». Sospirò. «Ma perché stamattina mi sono alzata dal letto?» si lagnò sottovoce. L’aula era ancora occupata dalla lezione precedente, e in attesa di poter entrare si avvicinò a un muro, dove scivolò verso il basso per sedersi sul pavimento impolverato. Armeggiò brevemente con gli auricolari, intenzionata a ingannare il tempo con un po’ di musica, quando lo smartphone richiamò la sua attenzione, illuminandosi e vibrando. Chiara fece roteare gli occhi verso il soffitto, annoiata, poi rifiutò la telefonata in arrivo. Invece inviò un messaggio: “Scusa Gio, sono a lezione. Ti scrivo più tardi” tagliò corto. Ricordò a se stessa che quella giornata, prima o poi, sarebbe finita, e si convinse a resistere un altro po’. L’aula si liberò dopo pochi minuti, permettendole di occupare la mente concentrandosi su di una lingua straniera. Non sentì nessuno dei suoi amici per il resto della giornata.

 



Note dell'Autore

Non immaginate che spasso ricevere le vostre opinioni: non ce ne sono due che la pensano allo stesso modo, sui personaggi del racconto. Continuate a scrivermi (o recensite!), mi fa sempre piacere!

NB: Tutti i personaggi sono solo frutto della mia immaginazione.
   
 
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