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Autore: _valy    13/04/2018    3 recensioni
Da novembre a giugno, l'evoluzione della relazione tra Alex e Sam raccontata lungo un arco di otto mesi.
(Alex Danvers/Samantha Arias)
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(aprile)
 

 
“Questo week-end c’è una conferenza a Metropolis -”
 

Sam inizia con queste parole ed un tono di supplica - e tre giorni dopo Alex si ritrova su un aereo (no, non un semplice aereo. Su uno degli aerei privati della L-Corp, perché a quanto pare ne hanno più di uno) diretta a Metropolis per un soggiorno di due giorni. La hostess le offre dello champagne, e nonostante Alex l’abbia vista gettare un’occhiata alle sue scarpe e ai suoi jeans, non fa alcun commento. Alex le è stranamente grata per questo. Si sente già abbastanza fuori luogo così, con il suo giubbotto di pelle e i suoi jeans casual - e fa volentieri a meno di una battuta piccante da parte del personale di volo. (Il disagio diminuisce quando assaggia lo champagne. Dio, i pregi di essere ricchi.) Sam alza lo sguardo dai report che sta leggendo, gli ultimi preparativi prima dell’incontro.
 

“Tutto bene? Ho quasi finito.”
 

Alex annuisce, e si rimette a giocare con il telefono. Sam le lancia un’occhiata divertita, e poco dopo si fa versare dello champagne.
 


 
L’hotel in cui ha luogo la conferenza è semplicemente enorme, un palazzo in centro Metropolis, che trasuda grandezza e importanza e -
 

“E vanagloria, ok? E snobbismo. Posso dirlo? È fantastico eh, ma è da snob. Si capisce già dal nome, Olimpo Hotel. Olimpo, la dimora degli dei. Chi dà un nome simile a un hotel?”
 

Sam la fissa per un istante, prima di lanciare uno sguardo divertito al concierge di fronte a loro e ritirare le chiavi delle camere che lui le sta sporgendo. (“Suites,” l’ha corretta Sam qualche minuto prima. Alex preferisce continuare a parlare di camere.)
 

“Vuoi davvero saperlo?”
 

(È ovvio che non voglia saperlo. Era una domanda retorica, non è minimamente interessata alla storia dell’Olimpo Hotel e della famiglia che l’ha costruito. Anzi, è sorpresa che Sam la conosca. Non è cresciuta a Metropolis, dopotutto. Ma magari questo hotel riveste una certa importanza nella storia della città, e Lena gliene ha parlato in qualche occasione. Sì, è probabile.)
 

Ma poi le porte dell’ascensore si chiudono e loro iniziano a salire, e gli occhi di Alex notano una particolare lettera impressa sul tastierino dell’ascensore. Sam incrocia il suo sguardo e inizia a ridere divertita.
 

“Impressionante disponibilità di capitale, senso di grandiosità e ossessione per i nomi greci - chi se non i Luthor?”
 

(Alex capisce perché la conferenza ha scelto questo hotel come location.)
 


--
 


La sua stanza (“Suite, Alex. A Lena verrebbe un colpo se ti sentisse chiamarla stanza”) è immensa, ben più spaziosa del suo appartamento, e dotata di ogni genere di comodità. Alex è impressionata, al punto da scrivere un messaggio a Lena per complimentarsi del buon gusto in fatto di hotel della sua famiglia. La risposta di Lena non si fa attendere.
 

Lena - 12.07
Siete al 27simo piano giusto? Entra nel bagno
 

E così Alex scopre una stanza con luci regolabili in colore e intensità, un televisore e una vasca idromassaggio (immensa, anche quella, perché è ovvio). Un messaggio veloce a Sam, e Alex ha deciso che è qui che trascorrerà l’intero pomeriggio.
 

(Sam - 12.25
L’hai già provata?? Oh mio dio, io ci sono rimasta delle ore la prima volta. Goditela! Ci risentiamo più tardi!)
 



Sam bussa alla sua porta verso le sei, e insieme decidono di scendere al ristorante al piano terra per cena. Sam le racconta degli incontri appena conclusi, delle due ricercatrici a cui la L-Corp è interessata e a cui lei dovrà proporre un contratto prima che qualche altra multinazionale lo faccia, del discorso che dovrà tenere domani. È appassionata, è chiaro, ma Alex non ha problemi ad individuare quella traccia di nervosismo e di ansia che trapela dalle sue parole, dal modo in cui muove la mani, dalle sue espressioni facciali.
 

(Ma tace. A volte, come con la rosa rossa al centro del loro tavolo per due, come le candele accese e l’atmosfera romantica, è meglio fingere di non notare.)
 

Per il resto della cena, Alex le parla di Ruby, e di Kara e Lena, e Sam sorride e quella traccia di preoccupazione svanisce.
 


 
“È la prima volta che la L-Corp, e la LuthorCorp, prima, manda a questa conferenza qualcuno che non è un Luthor. È sempre venuto Lionel Luthor, ha tenuto lui per anni il discorso di chiusura. E poi ha iniziato a venire Lex Luthor. E Lena. Lei l’ha fatto tre volte.”
 

Glielo dice in ascensore - e Alex ragiona che esistono luoghi più appropriati in cui discuterne. Così, quando l’ascensore si apre al ventisettesimo piano, Alex invita Sam nella sua suite e le offre un bicchiere di un vino rosso di cui, in tutta onestà, non sa leggere il nome.
 

Sam ridacchia divertita, come fa ogni volta che Alex si comporta in modo così esagerato, ma accetta il bicchiere e si siede sul divano. Alex si siede al suo fianco.
 

“Hai il discorso con te?” Le chiede, e Sam annuisce. “Vuoi che lo riguardiamo insieme un’ultima volta? Solo una. Puoi leggerlo a me esattamente come lo vorresti leggere domani, con le pause ad effetto e tutto il resto, e io posso suggerirti dei cambiamenti, se mi sembra il caso - e tu potresti provare un’ultima volta quella nuova versione. E se invece non mi sembrerà opportuno cambiarlo, avrai il tuo discorso, e saprai come leggerlo, e potrai tranquillizzarti. Che ne dici?”
 

Sam annuisce, di nuovo. “Dico che è un’ottima idea,” le risponde, mentre estrae dalla borsa un plico di fogli.
 

“Vai, mettiti lì al centro.”
 

E così Sam si alza, si sposta di fronte al divano, e dopo essersi schiarita la gola inizia a leggere.
 


 
“È perfetto,” le dice Alex venti minuti dopo, e le porge il bicchiere di vino. “Sei per-sei stata perfetta.”

 
“Sei sicura?”
 

“Sono più che sicura.” (E Alex deve ripeterglielo sette volte, ma alla fine Sam se ne convince.) “E ora via dalla mia suite, c’è un episodio di ‘Orange is the New Black’ in TV e tu hai bisogno di riposarti per domani.”
 

“Ma sono appena le nove!” Sam è inorridita e assolutamente decisa a non muoversi.
 

“E allora? Domani ti devi svegliare presto.”
 

“Alex. Fammi spazio su quel divano.” (E Alex non inizia ad arrossire solo perché Sam ha tirato fuori la sua voce da donna in posizione di potere.)
 

“No.”
 

“Alex.”
 

“No.”
 

“Alex.”
 

Al terzo Alex (accompagnato da sguardo supplichevole e da labbra imbronciate), Alex cede. (Vorrebbe dire che si pente di aver ceduto venti minuti più tardi, quando Alex e Piper iniziano a fare sesso in un bagno, ma nonostante le sue mani sudate e le sue orecchie rosse non è così.)
 

(“Andrà tutto bene,” le ripete prima di accompagnarla alla porta. Sam le sorride, la ringrazia, ed esce.)


 
--
 


“Come hai fatto a -”
 

“Shh, non farti sentire. Non devo attirare troppo l’attenzione.”
 

Ha impiegato quasi cinque minuti per riuscire a capire come intrufolarsi dietro le quinte senza l’apposito pass. Per sua fortuna, c’è un motivo se è diventata un’agente DEO, e alla prima occasione utile è riuscita a rubare un pass e entrare.
 

Sam lancia un’occhiata al pass che si è appesa al collo, ma scuote la testa divertita.
 

“Per quanto io non condoni il furto, sono felice che tu sia qui - signor Manett. Devi aggiornare la tua foto però, sei molto più femminile nella realtà.”
 

“Ah, ah. Ma come sei divertente. Uh, una guardia. Fingi di parlare con me di cose legate al tuo microfono.”
 

Tutto sommato, non hanno molto tempo per loro (tra gli ultimi ritocchi al trucco, e le indicazioni del vero tecnico del suono) ma Alex non si pente di essersi intrufolata.
 

Quando Sam è sul punto di salire sul palco, Alex le stringe la mano e le sorride.
 

“Andrà bene,” le dice. E spera che Sam ci creda tanto quanto ci crede lei.
 

(Quando Sam inizia a parlare, Alex recita le prime battute insieme a lei. “Cinque anni fa, ero in questo stesso hotel, ad un’altra edizione di questa stessa conferenza, seduta su una di queste stesse sedie su cui oggi sedete voi.” Ma poi una guardia inizia a lanciarle strane occhiate, e Alex deve correre ai ripari.)
 


 
“I miei complimenti.” Alex glielo dice girando un leccalecca alla fragola nella mano, e Sam lo afferra e lo scarta in un istante. “Il tuo preferito, mi sono ricordata.”
 

“Non dovevi.” Sam ha le lacrime agli occhi. Alex spera che siano dalla gioia. (Non le piace fare piangere le donne. Per niente.) “Non ti ho trovata quando sono tornata dietro le quinte.”

 
“Eh no, ho rischiato di essere scoperta. E così sono tornata tra i comuni mortali, in fondo alla sala. Ho trascorso gli ultimi venti minuti a discorrere con un giornalista che era convinto che tu fossi Supergirl. È stato divertente.”
 

“Oh Dio, lo immagino.”
 

“E tu, hai fatto tutto quello che dovevi fare?”
 

“Mhm, ho assunto quelle ricercatrici di cui ti parlavo. E mi sono assicurata alcuni finanziamenti statali piuttosto cospicui. E credo di aver rassicurato gli investitori circa le nostre intenzioni future.”
 

“E hai recitato il tuo discorso magnificamente. Una vittoria su tutti i fronti, insomma,” commenta Alex.
 

“E ci ho pure guadagnato un leccalecca!” Sam lo dice scherzando, e il suo sorriso è contagioso. “Torniamo nella suite per un’ultima visita alla vasca idromassaggio? La partenza è programmata per le 15, se ti va bene.”
 

Alex non può far altro che annuire - la sua attenzione interamente rivolta alla vasca.
 


(Tre ore più tardi, stanno sorseggiando un bicchiere di champagne a bordo dell’aereo. Alex lancia un’occhiata a Sam, e non può fare a meno di sorridere. Ha ai piedi un paio di converse sgualcite ma visibilmente nuove, una camicia a quadretti completamente abbottonata e un paio di jeans che Alex non le ha mai visto prima addosso. La hostess fissa Alex, vestita come all’andata, e poi Sam - e non commenta. Quando si allontana, Sam si volta verso di lei e le fa l’occhiolino.) 
 


 
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(maggio)
 



Alex aspetta che siano le undici di sera prima di chiamare Kara. (Dal tono di voce con cui risponde al telefono, sua sorella non è troppo contenta di ricevere una sua chiamata a quell’ora.)
 

“Ho una domanda,” esordisce senza mezzi termini non appena Kara accetta la chiamata con uno sbuffo.
 

“E questa domanda non poteva aspettare fino a domani mattina?” Ribatte Kara in un attimo, e onestamente Alex si sentirebbe un po’ di più in colpa se solo Kara non fosse un’aliena che non necessita di otto ore di sonno a notte per non avere le borse sotto agli occhi la mattina successiva - e se questa non fosse la loro ormai classica routine ogni volta che una delle due chiama l’altra dopo le dieci di sera. “ Non che non mi faccia piacere sentire la mia cara sorellona, ma ho appena evacuato una palazzina che ha preso fuoco e ho i capelli che puzzano e un’immensa voglia di farmi una doccia e mettermi a dormire.”
 

Alex lo sa. Nonostante non fosse il suo turno al DEO J’onn l’ha aggiornata via messaggio circa i movimenti di Supergirl quella sera - una rapina a mano armata in una banca, una sparatoria nella zona industriale e l’incendio di quel palazzo. Alex non ha dubbi che Kara sia vicina all’essere esausta e non veda l’ora di buttarsi a letto e di chiudere gli occhi in attesa che l’indomani sorga il sole.
 

“Sarò breve,” le promette, e dati i rumori provenienti dal telefono Alex immagina che Kara si sia seduta sul divano e abbia iniziato a sgranocchiare patatine (al formaggio - è pronta a scommettere). “Ma ho un dubbio che mi sta mangiando viva e o te ne parlo o lo affogo nel whiskey, e ho pensato che in quanto sorella premurosa tu preferissi la prima opzione.”
 

“Mmh, ricatto emotivo,” scherza Kara, a metà boccone, e nonostante non possa vedere il suo volto, Alex è sicura che stia sorridendo (e che abbia patatine sparse ovunque sul divano). “Le tue tecniche di manipolazione migliorano di giorno in giorno.”
 

E in tutta onestà, una parte non così piccola di Alex vorrebbe che fosse così. Preferirebbe di gran lunga che quella sua introduzione fosse una chiara esagerazione, giustificata dall’intenzione di convincere Kara ad ascoltarla a tutti i costi. (E invece.)
 

“Nessuna manipolazione, Kara. Semplice constatazione della realtà. Questa è davvero una situazione in cui non c’è altra opzione oltre a te e la bottiglia,” ammette a voce bassa, imbarazzo evidente nella sua voce. (Si augura che Kara sia troppo stanca per individuarlo, o troppo immersa nel cibo - ma forse dovrebbe darle più credito.)
 

“Nemmeno Sam? Lei è molto più brava di me a rispondere a certe domande. E Lena mi ha detto che oggi doveva lavorare fino a tardi per non so quale affare con Pechino, quindi le probabilità di trovarla sveglia a quest’ora sono molto alte. Non che io non voglia aiutarti eh,” si affretta ad aggiungere . Come se Alex potesse anche solo sospettarlo. “È che per essere un’esperta in finanze e piani di ripresa economica Sam ha un certo dono con i discorsi motivazionali e le domande amletiche.”
 

(E ce l’ha davvero. Purtroppo -)
 

“Purtroppo no.” Ammette Alex rassegnata. “Per una volta, questa non è una domanda che posso fare a lei.”
 

Decisamente no. E poi, in parte perché Kara non le ha ancora risposto e in (ben più grande) parte perché Alex ci sta rimuginando sopra da giorni ed è finalmente arrivata al punto in cui le è stato possibile condensare tutti i suoi dubbi e le sue perplessità in qualcosa di molto simile ad una domanda grammaticalmente sensata ed accettabile e ora che questa domanda è formata nella sua testa non può (non può davvero) tirarsi indietro e non cercare una risposta e fingere che la sua vita sia esattamente come era prima (prima che Ruby le mettesse questo tarlo nella testa - prima che Sam facesse quella battuta sul programmare le vacanze insieme - prima che l’insegnante di Ruby la scambiasse per sua madre) - per tutte queste ragioni e per altre ancora, Alex ignora le rituali lamentele di sua sorella e decide di dare concretezza ai suoi dubbi.
 


“Pensi che io e Sam ci comportiamo come due amiche?”
 

(Non può fare a meno di rabbrividire, dopo aver parlato. E di tirare un sospiro di sollievo, perché finalmente è lì, reale, quasi palpabile nella sua semplice forma interrogativa - quel magma di emozioni e sentimenti e speranze e paure che l’ha tenuta sveglia questi ultimi tre giorni. È meno terrificante, ora che è lì fuori.)
 

Kara, dal canto suo, impiega qualche secondo per riprendersi e rispondere alla sua domanda. (Alex non può biasimarla per questo.)
 

“Co-cosa?”
 

“Ti ho chiesto se pensi che io e Sam ci-”
 

“Oh, oh.. Quindi me l’hai chiesto davvero.. Mi hai dav-non l’ho solo immaginato, non sono stata io a capire male.”
 

“Beh, hai un super udito, per quanto io odi chiamarlo così. È un po’ difficile per te capire male.” Alex le risponde con un tono volutamente freddo, la voce bassa. Dopotutto, fingersi distaccati è sempre il modo migliore di affrontare una conversazione alla quale si è estremamente interessati. (Così le hanno insegnato i tuoi anni di liceo, dopotutto.)
 

“È che non mi aspettavo una domanda del genere. Mi immaginavo che, che ne so, mi chiedessi se mi andava di andare al cinema a vedere un film dell’orrore o cose così. Non che mi chiedessi se tu e Sam vi comportate da amiche. Insomma,” Kara prende un respiro profondo, prima di alzare e allargare le braccia e riabbassarle velocemente. “Che domanda è? Siete amiche, è ovvio che vi comportiate da amiche.”
 

“Mhm, mhm.” Nonostante l’assoluta convinzione di sua sorella, Alex non è ancora pronta a lasciar perdere la discussione - non dopo aver impiegato così tanto tempo per venire a patti con se stessa e trovare il coraggio di anche solo introdurre questo argomento. Per sua fortuna, Kara non ha ancora esaurito le rassicurazioni.
 

“Tutte le cose che fai con Sam sono normali. Sono cose da amiche. Buone amiche. Che poi è quello che siete. Non c’è niente di strano.”
 

“Lo penso anch’io,” annuisce Alex, appoggiandosi ad una sedia con il fianco.
 

“Ecco. Come per me e Lena. Tu e Sam siete come noi due, e fate le cose che facciamo noi.”
 

“E voi siete amiche.”
 

“Infatti. Ce-certo che siamo amiche. Insomma, non fate niente di strano.. Vi vedete due o tre sera a settimana, come noi. E due o tre volte la settimana mangiate pranzo insieme.”

 
“E Sam e Ruby hanno dei vestiti a casa mia. E io ho dei vestiti da loro.” Precisa Alex. Non sa esattamente perché, ma le sembra necessario aggiungere questo particolare.
 

“Normale. È lo stesso per me e Lena. Io ho addirittura due spazzolini a casa sua.” (Oh, bene. Bene. È rassicurante sentire queste parole, iniziava seriamente a pensare che fosse strano avere il proprio spazzolino a casa di Sam. E un pigiama.)
 

“E ho accompagnato Sam ad alcuni incontri di lavoro e ad alcuni gala, ma l’hai fatto anche tu.”
 

“Perché è quello che fanno le amiche! Ci sono quando serve!”
 

“Infatti..”
 

Kara sembra molto convinta della sua posizione, e le sembra altrettanto desiderosa di trasferire parte di questa convinzione in lei, perché dopo un attimo di silenzio inizia a parlare in quel tono che assume quando vuole veramente convincere il suo interlocutore della correttezza della sua posizione - e semplicemente non smette più. (Alex la lascia continuare per qualche minuto. È una buona sorella, dopotutto. E non le dispiacerebbe uscire da questa conversazione con un po’ della sicurezza di sua sorella.)
 

“Vedi? È come ti dicevo io.. Voi siete amiche, e fate cose da amiche, e chi se ne frega se magari qualcuno alle vostre spalle fa delle scommesse su quando vi fidanzerete o se ti chiedono quand’è che metterai l’anello al dito o se fanno delle battute sull’andare a letto col capo o se ti chiamano ‘signora Luthor’ - solo perché arrivate a lavoro insieme tutte le mattine e ogni tanto magari invece di guardarla negli occhi le guardi le tette e una volta, una volta sola!, le hai toccato il sedere e -”
 

(Ma quando è troppo, è troppo.)
 

“Kara?”
 

“Sì?”
 

“Stavamo parlando di me e Sam.”
 

“Oh, giusto, sì. Giusto. Mi sono persa un attimo. Sai, la foga del momento, l’enfasi della giornalista che è in me.”
 

“Mhm mhm.”
 

“Già. Scusa se sono partita per la tangente. Spero di-spero di averti aiutata, però..”
 

“L’hai fatto, come sempre.” Alex non può fare a meno di rassicurarla - ma non sta mentendo. Kara l’ha aiutata con i suoi dubbi, come sempre.
 

“Quindi è a posto?”
 

“Sì, Kara. È a posto,” le risponde - pronta a chiudere la conversazione e a permettere a sua sorella di concedersi una più che meritata doccia e di mettersi a letto. Anche Supergirl ha bisogno di un po’ di riposo. “Mi hai aiutata davvero, e ora tocca a me aiutare te, e lasciarti riposare!”
 

“Ne possiamo riparlare domani, se ti va. Davanti a caffè e ciambelle, magari!”
 

“Beh, ovviamente non posso che dire di sì al cibo! Ma per il resto sono a posto così.. Insomma, mi hai confermato che è come pensavo anche io. Siamo amiche. Va bene così.”
 



Siamo amiche. Siamo amiche.
 

Alex se lo ripete mentre lei e Kara si salutano e si danno appuntamento per l’indomani, mentre si lava i denti e si cambia indossando il pigiama (pantaloncini corti grigi e canotta bianca - perché l’altro pigiama è a casa di Sam ora), mentre si infila sotto le coperte e mette il telefono in carica.
 

Siamo amiche.
 

Se lo ripete mentre chiude gli occhi e cerca di dormire. Se lo ripete quando si rigira nel letto, quando inizia a pensare a Sam e a Ruby e all’ultimo messaggio che Sam le ha mandato poche ore prima.
 

Siamo amiche.
 

Se lo ripete - e ad ogni ripetizione, ne è più convinta.
 

Vorrebbe solo riuscire a ripetere con convinzione anche l’altra parte - e dire che Siamo amiche. E va bene così.
 


(Tre giorni dopo, CatCoMagazine pubblica un articolo firmato Kara Danvers - 10 segni per capire che tra te e la tua BBF è amore. Il giorno dopo, CatCoMagazine pubblica un altro articolo firmato Kara Danvers - Da amicizia a amore. Un viaggio in cinque tappe.
Alex legge entrambi gli articoli cinque volte - e poi cancella la cronologia del suo PC.)
 

(Dopo l’uscita del secondo articolo, Sam le manda un messaggio - Kara e lena?? <3 <3 ho sempre pensato che ci fosse qualcosa tra loro! quali amiche si comportano così?
Alex lo legge appena prima di entrare al DEO - e l’occhiataccia che le lancia J’onn la dice lunga su dove è andata la sua immaginazione.)
 


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(giugno)


 
Alex ha organizzato tutto. Ci ha impiegato quindici giorni, sette ore e ventisette minuti, ma per giovedì sera ha un piano estremamente dettagliato salvato su un file sul suo PC, sotto il nome ‘Il piano’ (perché non ha mai avuto moltissima fantasia), letto e approvato da Kara, James e Lena. Il piano è suddiviso in sette fasi successive, ciascuna delle quali a sua volta associata ad ulteriori passi intermedi, orari di inizio e di fine e piano B nel caso in cui fosse necessario cambiare qualche dettaglio in corso d’opera. (Alex è piuttosto orgogliosa di sé, se deve essere sincera.)
 

Mette in atto la prima fase quella sera stessa - con un semplice messaggio che le è costato quarantacinque minuti del suo tempo - e quando il suo telefono si illumina con una risposta e Alex gli lancia una nervosa occhiata veloce, non può che sorridere come un’ossessa. Il primo passo è fatto - e ora tutto ciò che deve fare è aspettare che arrivi sabato sera.
 

( Alex [21.45] - Hei Sam, ti andrebbe di cenare insieme sabato? Stavo pensando al l Palace, verso le 8?
 

Sam [21.51] - Ma certo! Mi farebbe molto, molto piacere!)
 
 

--
 

 
Sam la chiama mentre sta scendendo nel garage del DEO, pronta a salire sulla moto e tornare a casa dopo la fine del suo turno. Alex ha a malapena il tempo di accettare la chiamata e salutare, prima che Sam inizi a parlare, entusiasta.
 

“Ce l’ho fatta Alex! Oh mio Dio, finalmente! Hanno accettato, hanno firmato!”
 
Alex impiega un paio di secondi per realizzare di che cosa stia parlando, finché non ricorda che Sam è stata impegnata in una lunga trattativa nelle ultime settimane e che quel pomeriggio aveva una riunione con il CEO della compagnia che la L-Corp aveva intenzione di acquistare.

 
“Ce l’hai fatta! Ne ero sicura!”
 

“Oh Dio Alex, non hai idea di quanto sono sollevata.. Sono contentissima, questa cavolo di trattativa mi ha tenuta sveglia per settimane!”
 

“Credimi, lo so! Ho perso il conto di quanti messaggi mi hai mandato alle tre di notte perché non riuscivi a dormire.. L’hai già detto a Lena?”
 

“Oh, no, non ancora. È una news dell’ultimissima ora, la riunione è appena finita e ho pensato di chiamare prima te..”
 

Oh. Alex è commossa. Sam ha chiamato lei prima di Lena - ha pensato a lei prima di pensare a quella che è letteralmente la proprietaria della compagnia per cui lavora.
 

“Sono veramente contenta per te, Sam. È stato un grande colpo..”
 

“Oh sì. E tra l’altro, stavo pensando - ti andrebbe di festeggiare, stasera? Con me e Ruby.. Anticipiamo la cena di domani sera, possiamo andare in centro e cercare un tavolo in una delle pizzerie lì vicino - non so, tipo verso le 7.30? So che una pizza non è quello che avevi in mente per domani, ma lo sai come è fatta Ruby, e avrei voglia di festeggiare senza organizzare chi sa che cosa..”
 

Il piano è l’unica cosa a cui riesce a pensare - le passa di fronte agli occhi, con le sue 18.000 parole salvate su Word, i quindici giorni, sette ore e quarantacinque minuti che le è costato - e per un istante Alex considera la possibilità di rinunciare all’invito di Sam, di inventare una scusa - qualunque cosa pur di mantenere in vita il piano, pur di avere una possibilità. (Non può continuare a procrastinare. Non può continuare a pensare Domani, domani, glielo dirò domani e vedere quel domani non arrivare mai.) Ma poi -
 

“Allora, ti va?”
 

Sam glielo chiede con un filo di voce - e come può Alex dirle di no? Come può rinunciare ad oggi - solo per la remota eventualità di un domani? Ha posticipato così tante volte - una in più non farà alcuna differenza.
 

“Ma che domande fai, ovvio che mi va!”
 

Sam le risponde con un “Sì!” che le fa tremare le ginocchia. Dio, l’effetto che le fa quella donna è imbarazzante. (E come diavolo ha fatto a non capirlo prima? Come ha fatto a non rendersi conto, per mesi, di essere innamorata di lei? Forse J’onn non ha tutti i torti quando le dice che è un’idiota.)
 
 

 
Arriva a casa Arias un’ora dopo, i capelli ancora umidi dopo la doccia veloce, una bottiglia di rosso e un semplice mazzo di rose bianche in mano (è stata una scelta dell’ultimo minuto. Il fioraio le ha lanciato un’occhiataccia quando è entrata nel negozio due minuti prima della chiusura, e le ha giurato di non avere più nessuna rosa rossa. Alex non è del tutto sicura che fosse la verità). Sam e Ruby sono già vestite, pronte per uscire - e Sam sorride quando Alex le porge i fiori e la bottiglia.
 

“I fiori per le congratulazioni, e la bottiglia per un’altra sera,” le spiega, alzando le spalle in un chiaro segno di nonchalance. (O meglio, Alex spera che sia chiaro. In realtà ha impegnato dieci minuti a scegliere la bottiglia, e l’intero viaggio dal fioraio a lì a chiedersi se non fosse esagerato presentarsi con un mazzo di fiori.)
 

Ma Sam scuote la testa, facendole segno di entrare in casa.
 

“Non dovevi Alex. Sei sempre troppo gentile con me..” Alex la segue in cucina, la osserva posare la bottiglia sul tavolo e aprire l’anta di un mobile per prendere un vaso in cui mettere i fiori. “Ma la bottiglia potrebbe essere già per stasera, dopo il ristorante, che ne dici? Se non lavori domani ovviamente.”
 

“Inizio a mezzogiorno,” le risponde con un sorriso. “Quindi direi di sì.”
 

È Ruby a richiamarle alla realtà, urlando dal salotto. “Allora, ci siete? Venite? Ho fame!”
 

“A quanto pare non ho fatto un bel lavoro nell’insegnarle le buone maniere,” borbotta Sam voltandosi verso di lei, ma un attimo dopo posa il vaso sul tavolo e fa segno ad Alex di incamminarsi verso l’uscita. “Andiamo! Destinazione pizza!”
 


 
La prima pizzeria è piena, e la seconda non ha un tavolo libero fino alle otto e mezza di sera. Quando entrano nella terza pizzeria e il cameriere le informa che dovranno attendere altri dieci minuti per un tavolo, Sam e Alex si guardano un istante negli occhi prima di decidere.
 

“Asporto?”
 
 

 
Quindici minuti più tardi stanno passeggiando lungo il perimetro di National Hero Park, una confezione con i tranci di pizza e un paio di lattine di coca-cola tra le mani. Ruby sta ingoiando un trancio di pizza dopo l’altro, mentre Sam le ricorda di non abbuffarsi e scuote la testa ad ogni nuovo boccone. Alex cammina al loro fianco, sorridendo e scuotendo la testa con lei ogni volta che incrocia lo sguardo di Sam.
 

“Alex, dille qualcosa anche tu. Ormai ascolta più te di me!”
 

“No, no. Non voglio immischiarmi. Aprirò bocca solo per mangiare..”
 

Ruby sorride e le batte il cinque. “Passiamo davanti alla statua di Supergirl?” chiede loro, e come possono rispondere di no a una richiesta simile?
 
 

--
 


Tornano a casa Arias un’ora e mezza più tardi, e Alex si ferma di fronte all’ingresso, pronta a salutare e tornare a casa. Ma Sam la guarda con uno sguardo interrogativo, inclinando la testa di lato come per cercare di capire perché non sta entrando con loro.
 

“La serata non è certo finita agente,” le dice - e no, non sono farfalle quelle che sente muoversi nello stomaco. “Ma per te sì!” aggiunge melodrammatica guardando Ruby. “Domani pomeriggio hai la partita di calcio, e come pensi di segnare se ti si chiudono le palpebre?”

 
Alex sente Ruby borbottare mentre si toglie le scarpe ed entra in casa, ma un paio di minuti più tardi ha addosso il pigiama e ha dato ad entrambe la buonanotte.

 
“Allora, apriamo il rosso?”
 

“Sperando che sia buono!”
 
 


Mezz’ora più tardi la bottiglia è sul tavolino del salotto, vuota. Alex è seduta in un angolo del divano, le gambe distese e intrecciate con quelle di Sam.
 

“Wow. Era buono eccome. Sei stata gentile a portarlo.. E premurosa..”
 

“Oh. Ehm, grazie. Sì, grazie.”
 

E forse è l’alcool (deve essere l’alcool, non c’è nessuna altra valida spiegazione - ha fatto una visita oculistica poche settimane fa) ma Sam le sembra più vicina. Si sta avvicinando? È così ubriaca?
 

“Sei sempre molto premurosa..”
 

Oh Dio, sì - si sta avvicinando. Le loro gambe non sono più intrecciate, e Sam ha spostato le sue ed è seduta al suo fianco ora. E la sta guardando negli occhi, e sta posando una mano sul suo ginocchio e Alex deve rispondere. Deve aprire bocca e dire un paio di parole dotate di senso e deve assolutamente evitare di comportarsi come una ragazzina alla prima cotta gay.
 

“Beh, ehm.. Sì, sì. Perché sei una mia amica,” sono le parole che escono dalla sua bocca - perché a quanto pare riesce a gestire alieni grandi tre volte lei ma non una donna a meno di cinquanta centimetri di distanza. Sam sembra trovare divertente la sua risposta, perché abbozza un sorriso e le si avvicina ulteriormente, con un’aria che in altre circostanza Alex descriverebbe quasi cospiratoria.
 

“Ah sì?” Le chiede con un filo di voce. Un filo molto, molto sexy di voce. (Dio, Alex adora la sua voce. È così calda e profonda ed espressiva. E le fa un certo effetto, soprattutto quando Sam è così vicina.) “Sono una tua amica?”
 

“Sì..” Le risponde borbottando, la speranza di mantenere quel briciolo di dignità che ancora possedeva ormai svanita. “Una-un’amica..”
 

Sam la fissa per qualche istante - e Alex non può che chiedersi se ha sbagliato, se ha detto qualche parola di troppo, se ha rivelato inavvertitamente in qualche maniera i suoi sentimenti, perché quello sguardo - Alex non lo hai mai visto prima. Sam ha una mano sul suo ginocchio, e l’altra ha appena preso possesso di un ciuffo dei suoi capelli, lo sta rigirando tra le dita con una lentezza esasperante. E i suoi occhi rimangono fissi sui suoi, per un secondo, e poi due, e tre. Alex è pronta ad interrompere il silenzio, ma ancora una volta Sam la sorprende.
 

“Solo quello? Solo.. Solo un’amica? O..”
 

“..o?” Non sta succedendo. Non può essere vero. Deve aver capito male, deve aver frainteso la domanda(ma quante interpretazioni possono essere trovate ad una frase simile?), perché non è possibile che Sam le abbia appena chiesto quello che lei crede che le abbia appena chiesto. (Il suo cervello sta facendo le capriole in aria. È un arcobaleno di colori.)
 

“Stavo pensando.. Magari, magari sono qualcosa di più.. Di solo un’amica.”
 

Oh Dio. L’ha detto. Sam l’ha detto. Alex ha impiegato due giorni a scrivere il discorso con cui avrebbe dichiarato i suoi sentimenti e Sam ha bevuto tre bicchieri di vino e le ha chiesto se prova qualcosa per lei. Alex è nel panico. Fa quello che fa sempre quando è nel panico - abbassa lo sguardo, diventa rossa e borbotta.
 

“Di più? Mi-mi chiedi se sei di-di più, tu per me?”
 

Sam cerca di nuovo i suoi occhi prima di rispondere. Sta sorridendo, ma Alex può vedere il nervosismo dietro quel sorriso. “Uh uh. Magari.. Perché tu lo sei, per me. Più di un’amica, intendo dire..”
 

“Sì?”
 

Questa volta Alex non distoglie lo sguardo, perché non vuole perdersi un istante. Vuole vedere Sam avvicinarsi ancora di più, vedere i suoi occhi che si abbassano sulle sue labbra, vedere il sorriso che cresce, le labbra che si arricciano.
 

“Sì.. Posso?”
 

Alex le risponde sporgendosi in avanti, annullando le distanze. (La bacia - e spera che le sue labbra sappiano esprimere tutti i sentimenti a cui la sua mente non sa dare forma.)
 

(Sei tu. Sei qui. Tutto, possiamo avere tutto.)
 
 

--
 


“Avevo un piano,” le dice tra i baci. “Te lo giuro!”
 

Sam non pare convinta, perché non fa altro che alzare un sopracciglio, inclinare la testa di lato, e poi continuare a baciarle il collo. “Adoro il tuo profumo..”
 

“Te lo giuro, domani.. Te l’avrei confessato domani.. Avevo programmato tutto..”
 

“Mhm mhm, e io sono un’aliena..”
 

(Alex ha ogni intenzione di insistere - ma Sam le morde il lobo dell’orecchio e improvvisamente non ha più molta voglia di parlare.)
 


--
 


Alex si sveglia in un letto che non è il suo, con addosso un pigiama che è suo ma che profuma di un altro ammorbidente, con un braccio attorno alla vita e dei lunghi capelli castani che le solleticano la schiena.


E Ruby ad un metro da lei.
 

“Ciao Alex. Finalmente! Pancakes?”
 
 

 


 
 
Note:


Ho scritto e riscritto il finale almeno tre volte - e non sono ancora del tutto soddisfatta di come è uscito ma c’est la vie. Spero che vi sia piaciuto!


 
   
 
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