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Autore: OnceUponADream    02/07/2009    3 recensioni
Sentiva un grande vuoto dentro. Un vuoto che non riusciva a colmare. Di solito lo ignorava. Ma il vuoto era più forte di lei. La coglieva alla sprovvista quando meno se lo aspettava. Quando riusciva a trovare un attimo di serenità, e la riportava giù con se. Non c’erano appigli, e lei continuava a cadere.
Modificata e corretta nel marzo 2012
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva 16 anni, aveva amici, aveva una famiglia. Ma era infelice; non stava bene, si sentiva sfruttata, usata sola, indifesa. Non sapeva a cosa aggrapparsi; non sapeva come ritrovare la felicità perduta. Si chiedeva se era mai stata felice in vita sua, si chiedeva come mai aveva questo disperato bisogno di sentirsi amata, si chiedeva come mai non si sentiva amata, si chiedeva perché si sentiva ignorata. Si domandava se non era un peso per gli altri; ma era un attrice; era brava a fingere: aveva imparato a mascherare il dolore, la preoccupazione, la sofferenza, dietro una maschera di innocua innocenza e felicità. Solo a volte si rinchiudeva in silenzi, che nessuno comprendeva.
Era considerata la classica brava ragazza, ma a lei non andava bene: era stanca di venir chiamata a fare qualsiasi cosa, era stanca di non saper dire no, era stanca di non essere integrata; era stanca, tanto stanca. Voleva solo chiudere gli occhi e non svegliarsi più, voleva dormire in eterno, voleva smetterla di soffrire, inutilmente, chiedendosi se le persone che lei riteneva importanti la reputava tale.
Era stanca di piangere in silenzio cosicché nessuno potesse accorgersene, era stanca di dover mentire a se stessa e agli altri, era stanca di lottare, era stanca di non essere capita, e aveva troppa paura o vergogna per spiegare come stava. Era stanca di mostrarsi forte quando in realtà era una debole che aveva bisogno dell’approvazione degli altri. Era stufa di incassare colpi senza far capire quanto stava male. Era stanca di non sapere cosa fare, di non avere progetti, di non avere idee.
Era stanca di vivere. Era stanca tanto stanca. Voleva una pausa, ma non riusciva ad averla, voleva smetterla di pensare quelle cose, ma non ci riusciva.
Era stanca di avere le occhiaie per le notti passate insonni, era stanca dei continui e martellanti mal di testa. Era stanca di andare in crisi alla prima stronzata, era stanca di essere la prima, di dover aiutare, di dover badare, era stanca.
Non voleva lottare. Tutti le ripetevano: “La vita è fatta di ostacoli, dobbiamo rassegnarci e superarli.” Lei aveva solo continuato a superare ostacoli, su ostacoli e cosa aveva ottenuto alla fine? Nulla!
Non voleva più dare una mano, non voleva più essere chiamata solo se c’era bisogno, non voleva più essere solo la ruota di scorata….
Sentiva un grande vuoto dentro: un vuoto che non riusciva a colmare. Di solito lo ignorava; ma il vuoto era più forte di lei, la coglieva alla sprovvista quando meno se lo aspettava; quando riusciva a trovare un attimo di serenità, la riportava giù con se: non c’erano appigli, e lei continuava a cadere. Sapeva di non essere abbastanza forte per combattere contro il vuoto, ma sperava di essere in grado di ritrovare al meno un po’ di lume prima di commettere qualche idiozia.
Ma doveva combattere una dura battaglia conto una voce dentro di lei e non era sicura di riuscire a batterla. Si ripeteva che non era sola, ma non bastava a convincerla; lei si sentiva sola. I commenti, le rassicurazioni delle persone a lei vicine, non servivano a tranquillizzarla; la voce le diceva che era sola, che non aveva nessuno, che nessuno interessava a lei. E lei che era una bambina in cerca di attenzioni, appena queste venivano a mancare stava male.
Capiva benissimo che il suo era un comportamento infantile ma non riusciva a farci niente. Aveva 16 anni, quando si lasciò andare. Aveva 16 anni, e faticava a ricordare cosa voleva dire felicità. Aveva 16 anni ma era una bambina.
Aveva solo 16 anni……
  
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