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Autore: Chiaroscura69    15/04/2018    0 recensioni
''Sapevo già chi avrebbe scelto, tuttavia durante la cerimonia, che si svolse appunto la notte, riuscii a convincerla di concedermi un ballo. Il vento, mio dolce amico, iniziò a picchiettare sul pelo di un ruscello che scorreva lì vicino, creando una dolce canzone che ci guidava. E mentre ballavamo, all'improvviso, una scintilla mi scappò dagli occhi e volò via, posandosi nel suo cuore. La fanciulla spalancò gli occhi e il suo cuore prese fuoco, brillando nell'oscurità della notte.''
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è una storia che mi compiaccio di raccontare ogni volta che mia figlia viene a trovarmi per mettere in pausa la sua frenetica vita nella grande metropoli dove vive insieme alla sua nuova famiglia. Porta con sè sempre i suoi figli, ancora bambini, ancora impressionabili e fantasiosi, che per smentire la propria infantile ingenuità, fingono di non credere alla storia che sto per raccontare.
Tuttavia, lo ammetto, se l'avessero raccontata a me, probabilmente anche io avresi stentato a crederci.
Abito in un paesino quasi disabitato; le costruzioni sono molto antihe ma perfettamente conservate, come se nemmeno il Tempo dimorasse in questo luogo quasi magico. La mia casetta da su uno strapiombo e ogni volta guardare il panorama dal balcone mi provoca un forte senso di smarrimento e angoscia. Nonostante questo il panorama è decisamente suggestivo e ricco di fascino. La mia casa si aggrappa sulla cima del monte Blu, talmente anziano che alcuni pastori affermano che sia nato insieme alla Terra stessa.
Non abita quasi nessuno qui, tranne appunto quache pastore ed in effetti comprendo le difficoltà che si potrebbero riscontrare: qui si vive come forestiri della vita, così lontani dall'umanità tutta che talvolta non ci si sente nemmeno più parte di essa.
Ad ogni modo, quando i miei dolci nipoti vengono a trovarmi pare che la stessa Natura ne tragga beneficio e fiorisca in quella stessa istanza come per voler impressionarli.
Ed i miei fanciulli lo sentono il richiamo della Natura, lo sentono forte e irresistibile, tuttavia il grigiore della città incombe come una cappa sui loro cuori ed è impossibile per loro rispondere completamente.
Eppure ogni volta mi chiedono di portarli a scoprire il cuore della Natura, un posto che solo noi conosciamo. Si tratta di una sorta di avvallamento nel bosco che ricopre come una virente veste il monte Blu, nel quale scorre un ruscello argentato e placido che nasconde un misterioso segreto di leggende antiche.
Ogni volta a mezzogiorno una brezza leggera.smuove le fronde degli alberi, picchia sulle rocce e sul ruscello creando un'ipnotica e languida canzone. All'improvviso il riscello scintilla e ribolle, come se prendesse vita.
Ed ecco che i miei bambini strepitano e urlano felici ed increduli. A quel punto Sergio, il più grande fra loro, sentendo su di sè la responsabilità e l'onore di poterlo fare, ansiosamente mi chiededi iniziare a raccontare.



''Era una giornata di primavera, la Natura si apriva tutta ai nostri occhi. Io avevo solo 6 anni ed ero una bambina terribilmnete vispa e curiosa. Mi piacevano da morire i fiori e il loro sbocciare improvviso, o almeno così appariva ai miei occhi. Non potevo sapere che lo sbocciare di un fiore è un lungo cammino di pazienza e sacrifici pari a quelli che tutti noi facciamo per crescere. I miei genitori sapevano che durante le prime giornate di primavera io ero praticamente introvabile, così per quel giorno non mi avevano assegnato nessuna mansione da svolgere. Del resto, ero troppo impegnata a seguire una farfallina variopinta.
La farfallina mi condusse rapidamente dentro al bosco del monte Blu, ma io sapevo perfettamente di non poterci andare. Molte leggende si narravano di quel luogo e i miei genitori mi avevano espressamente vietato di metterci piede. Ecco perchè mi avevano accollato una balia pedante e arcigna che mi seguiva a ruota. Nonostante avessi provato a convincerla a farmi scoprire quel meraviglioso luogo tante volte lei si era sempre riufiutata cercando di acciuffarmi. Peccato per lei che io fossi più veloce e riuscii a svignarmela prima che potesse fare qualsiasi cosa.
Accadde così che mi persi nel bosco.
Il sole calò, lasciandomi a vagare nell'oscurità della notte in completa solitudine. Chiamai più volte Serafine, la mia balia, ma nessuno rispose mai.
Il buio mi aveva sempre terrorizzata e ogni ramo mi sembrava una mano adunca pronta ad afferrarmi qualora avessi abbassato la guardia. Iniziai a piangere dalla paura e a correre alla rinfusa.
Fu allora che la sentii. Una canzone, portata dal vento, volteggiava tortuosamente nel silenzio, accarezzando piano le foglie ed i fiori. All'improvviso qualcosa iniziò a brillare e mi resi conto di trovarmi vicino ad un ruscello.
Una strana tranquillità mi pervase completamente e come spinta da un impluso irrefrenabile seguii la musica. Curiosamente mi trovai a seguire in realtà il ruscello e costeggiandolo notai che si il livello dell'acqua si alzava e si abbassava lentamente, come se stesse respirando.
Non ho idea di quanto effettivamente io abbia camminato, forse passarono ore, forse solo pochi istanti, ma all'improvviso un'apparizione mi sconvolse.
Ero giunta all'origine del ruscello e proprio lì si proiettava una figura evanescente che suonava dolcemente un pianoforte. La figura era quella di un uomo che piangeva silenziosamente, e le sue lacrime, anch'esse evanescenti, scivolavano lentamente nel ruscello.
''Chi sei?''chiesi turbata.
L'uomo non mi rispose ma mi osservò con occhi tristi e gonfi di pianto continuando a suonare.
Mi sedetti su una roccia e chiusi gli occhi per ascoltare meglio la canzone.
''Questa musica è bellissima''osservai a voce alta.
L'uomo sembrò sorridire o forse fu solo una mia impressione e all'improvviso mi sentii terribilmente stanca. Chiusi di nuovo lentamente gli occhi e mi addormentai.
''Vuoi conoscere davvero la mia storia fanciulla?''udii indistintamente nel sonno.
Non sapevo chi avesse parlato ma sospettavo che si trattasse del pianista.
''Ma...ma io sto dormendo?''chiesi con titubanza.
''Oh sì, devi scusarmi ma non potevo interrompere la mia canzone''
''Non importa...Ti prego raccontami, tanto ho tutta la notte!''
''Se davvero lo vuoi ti racconterò il segreto del bosco, nonchè la mia storia...''
''Certo!''
''Tanti secoli fa, nei tempi in cui esisteva solo le montagne e la Terra stessa, c'era una fanciulla straordinaria in questo bosco; era figlia del Cielo e della Terra, aveva gli occhi di lui e la dolcezza che proveniva dallo spirito materno di lei. Questa fanciulla aveva una particolarità, un destino da portare a termine. Si chiamava lsorropia, o l'Equilibrio. Era luce e ombra, giorno e notte, sole e luna.
Era nata per fare una scelta, la scelta giusta. Durante il giorno i suoi capelli rifulgevano di luce dorata e durante la notte scintillavano d'argento vivo.
La giovane viveva in tenera armonia con un giovane, anch'egli straordinario. Figlio del Raggio di sole e dell'Alba, aveva l'allegria e il calore del padre e la bellezza malinconica della madre. Quel giovane ero io.
Io non avevo un destino, ma avevo un Amore, così profondo e puro che al mio passaggio fiorivano i germogli e si sprigionavano gli intensi profumi della primavera.
La fanciulla però non ricambiava il mio amore che con l'affetto sincero che si prova per un fratello. Ed in effetti era proprio così che ella mi vedeva, così simile a lei da sembrarne il fratello.
Vi era però un ultimo ragazzo in questo bosco, di cui non ho ancora parlato. Un ragazzo fatale, figlio del Buio e della Stella più brillante di tutte, aveva l'oscurità del padre nel cuore e il fascino sfolgorante della madre. Lui era un buco, un enorme buco che attirava a sè ogni cosa, ma seppur sturo di ogni genere di entità, era pur sempre vuoto.
La fanciulla era attratta dalla sua voragine e non poteva sottrarsi al richiamo del fosco giovane.
Io non potevo porvi rimedio e per quanto brillassi, lui splendeva di più.
Ma lei aveva un destino, e doveva fare una scelta.
Dopo non poco tempo giunse il giorno in cui la Fanciulla avrebbe completato il suo essere unendosi a uno di noi. Sapevo già chi avrebbe scelto, tuttavia durante la cerimonia ,che si svolse appunto di notte, riuscii a convincerla a concedermi un ballo. Il vento, mio dolce amico, iniziò a picchiettare sul pelo di un ruscello lì vicino, creando una dolce canzone che ci guidava. E mentre ballavamo, all'improvviso, una scintilla si staccò dai miei occhi e volò via, posandosi nel suo cuore. La fanciulla spalancò gli occhi e il suo cuore prese fuoco, brillando nell'oscurità della notte.
In quel momento ella mi amò.
Ma il fosco giovane si accorse subito di aver perso il suo magnetico ascendente su di lei e capì che la scelta non sarebbe più stata a suo favore.
Esercitava su di lei ancora un certo influsso ed essendone consapevole la convinse a sua volta a concedergli un ballo. Durante il ballo le sussurrava dolci nenie nelle orecchie che la stordivano e sembravano placare il suo cuore in fiamme, ricoprendolo di una sottilissima cortina nera.
Alla fine lui la baciò. La voragine nel suo cuore si spalancò per ingoiarla e io mi lanciai verso di lei per salvarla. Non potei nulla.
Ma lei aveva un destino, doveva fare una scelta. La scelta giusta.
Sottraendosi alla violenza del risucchio cadde sul ruscello e lì si lasciò morire. Lei era l'Equilibrio e l'unica scelta che poteva compiere era qulla di rimettersi alla più arbitraria delle entità, la Morte.
La presi tra le braccia mentre mi regalava il suo ultimo respiro e le mie lacrime di fuoco compirono un prodigio. I suoi capelli color argento, poichè era notte, si fusero con il ruscello e il suo cuore, che splendeva dorato come il Sole, divenne il raggio più luminoso di mezzogiorno.
Il fosco giovane dal dolore assorbì nella sua voragine tutte le pietre della valle e si trasformò in un enorme monte bluastro, dove ora si trova la tua casa. Ed io?
Io sono diventato un simulacro di me stesso, perchè la Natura non ha voluto annientare del tutto la mia esistenza, nel tentativo di ristabile l'Equilibrio.
E così ogni notte soffro nel ricordo dei suoi occhi dell'immensità del cielo. Un giorno un giovane che ti assomiglia davvero tanto, dopo aver sentito la mia storia, mi fece dono di questo pianoforte. Ora ogni notte suono la canzone che ballammo insieme e che la fece innamorare di me. Il ruscello, che ha ancora una parte di lei, gorgoglia, respira, danza.
E lo stesso durante il giorno, a mezzogiorno in punto, quando il suo caldo Raggio mi illumina il viso, io inizio a suonare''.
''Ma perchè ti mostri alle persone?''domandai confusa e affascinata da quell'incredibile creatura.
''Perchè raccontare la nostra storia la rende eterna e inoltre le sto regalando una seconda vita. Una parte della fanciulla che amo vivrà sempre in te d'ora in poi. Tuttavia solo pochi possono ancora sentire e comprendere il richiamo della Natura. Tutti coloro che non ci riescono, per quanto io urli, non possono sentirmi''.
All'improvviso mi svegliai e mi accorsi sgomenta che si era fatto giorno. Attesi fino a mezzogionro finchè non apparve il Pianista e con un cenno del capo e un sorriso lo salutai, lasciandolo all'amore per la sua fanciulla.
Curiosamente trovai in poco tempo la strada per uscire dal bosco. Tornata a casa subii la legittima preoccupazione di mia madre mentre notai che mio padre non era affatto ansioso nè in collera. Per anni mi chiesi il perchè di quella strana reazione ma solo dopo la sua morte scoprii che era stato lui il giovane che aveva donato il pianoforte al Pianista nel bosco.E a dirmelo non fu che il pianista stesso, con cui negli anni ho stretto una forte amicizia''.


Dopo aver concluso il racconto Anna, la figlia di mezzo, mi chiede se credo veramente in quella storia bizzarra. E io rispondo come sempre:''E' stato tutto un sogno forse, chissà''.
Sergio e Anna ridono e mi prendono per mano, spingendomi per tornare a casa. Invece Tommaso, il più piccolo dei miei nipoti, aspetta che mi liberi dalla presa dei suoi fratelli e si gira guardando un punto preciso. In quel momento io lo raggiungo e prendendolo per mano saluto con lui il Pianista, che mi sembra sorrida, o forse chissà, magari è solo una mia impressione.
   
 
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